Jean Grey
17 anni - versione fantasma
Dal primo momento in cui era stato annunciato il ballo di fine anno, Jean aveva iniziato a sentire fitte allo stomaco. Regolari, fastidiose, ogni volta che le veniva il pensiero. Era abituata alle fitte, ma di norma erano di tutt'altro genere. Di eccitazione, il più delle volte. Quelle, invece, erano fitte di ansia. Da quando era arrivata a Hogwarts, non c'era stato ballo a cui avesse partecipato che non le avesse in qualche modo stravolto la vita. E Merlino solo sapeva quanto Jean avesse bisogno di tranquillità. Inizialmente aveva deciso che non ci avrebbe proprio messo piede, il giardino sarebbe stato off limits per lei fino all'anno successivo. Ma poi si era messo di mezzo il lavoro. L'Ars Arcana aveva deciso di allestire uno stand al ballo, e almeno per quello non si sarebbe tirata indietro. Anche perché se l'avesse fatto probabilmente Megan le avrebbe tolto il saluto almeno per una settimana. Si era quindi messa l'anima in pace e aveva accettato di presenziare al ballo, ma solo per la parte della serata in cui Megan non fosse stata disponibile a servire. Per il resto, non avrebbe interagito con nessuno, se non con la clientela e quel simpaticone di Timothy.
Arrivata la sera del ballo, presi i dovuti accordi con Megan riguardo la serata, Jean decise di passare tutto il tempo che poteva ritagliare prima dell'ora X per studiare, alla luce della lanterna del suo comodino. Il terzo anno non sarebbe stato facile, per niente, ne era consapevole e per la prima volta da anni trovava lo studio una valvola di sfogo dal resto dei pensieri che la assillavano costantemente. Dopo un po' chiuse il libro, indossò un paio di shorts neri, una canottiera rossa e un paio di sandaletti, si legò i capelli in uno chignon e si diresse verso il ballo, con il solo scopo di raggiungere la bancarella.
Non seppe dire quali divinità avessero deciso di assisterla, ma riuscì a non incrociare nessun viso noto nella strada fino al banco di Ars Arcana. Il ballo procedeva tranquillo, o almeno così le sembrava, non le interessava particolarmente seguire le vicissitudini degli studenti. Non quella sera, almeno. Aveva fatto voto di isolarsi dai drammi, e lo avrebbe rispettato a ogni costo. Arrivata allo stand, notò che Megan non c'era già più, doveva aver appena finito. Giusto in tempo. Salutò Timothy, ma questo parve non sentirla, o fingere di non sentirla. Il caos era effettivamente tanto, e il suo collega pareva indaffarato a servire i clienti. Jean notò con piacere, osservando la cassa, che ben più di una persona aveva già fatto acquisti. Lo sapeva, era certa che l'accurata selezione di articoli messa a disposizione per quel ballo avrebbe avuto successo.
Continuando a pregare nella buona sorte che l'aveva assistita fino a quel momento, entrò ufficialmente in servizio. Svariate persone si avvicinarono, studenti e adulti, qualcuno solo per guardare, altri per aprire effettivamente il portamonete. Qualche faccia nota, alcuni volti appena conosciuti. L'atmosfera era più gradevole di quanto Jean avesse preventivato. *Ma quindi è così che ci si sente a partecipare a una festa senza drammi? Forse dovrei farlo più spesso.* Servì i clienti alternandosi con Timothy, che a questo punto non poteva non averla vista, anhe se sembrava far di tutto per farla sentire invisibile. Non che gliene importasse, in effetti.
Dopo un lasso di tempo non meglio identificato, Jean stabilì che il suo turno era finito. Avrebbe lasciato le ultime cose a Timothy, ma comunque si premurò di lasciare la postazione in ordine e annotare regolarmente ogni vendita nel registro, segnando il suo nome di fianco a ogni acquisto da lei gestito. Si chiese se aspettare Megan o meno, ma chissà dov'era in quel momento, forse tra le braccia di Draven in qualche angolo sperduto del giardino, o più probabilmente a bere whisky. Le avrebbe chiesto più tardi di raccontarle la sua serata. «Io vado!» disse al suo collega, per poi allontanarsi senza attendere una sua risposta. Nella strada fino alla sua camera assistette alla classica walk of shame di chi aveva esagerato durante la festa, ai pianti di chi probabilmente era stato scaricato dalla propria cotta, ai gridolini di chi aveva partecipato alla giornata più bella della sua vita. Un po', dovette ammetterlo, sentì la mancanza di tutto quello, e pensò tra sé che forse sarebbe stato divertente fare un salto, trovare i suoi amici e farsi una bevuta veloce. Ma decise di mantenere fede al suo voto, e tornò in camera senza voltarsi indietro. La prossima volta, magari.
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Chiedo innanzitutto scusa per aver scritto il post più asettico della mia storia in questo forum, ma era il massimo che potevo fare in queste circostanze
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