Lo osserva di sottecchi, quell’Agente Raziah. Il sopracciglio dell’Auror è leggermente alzato, in un chiaro e palese intento di valutazione, un’analisi che non cela, non né fa mistero, giacché la discrezione in un simile contesto pare oltremodo poco opportuna. E lui non se fa un cruccio, né tanto meno scrupoli. E’ lì, che - analitico - si prende quello che è un assaggio della tempra dell’Agente Antimago, o quantomeno prende visione di ciò che nota e ascolta.
Non rimbrotta in merito quella forma di impazienza stemperata dall’orgoglio, nemmeno si lascia toccare più di tanto da essa, ma è comprensivo e un poco più paziente dell’altro, sotto certi aspetti, specialmente nel denotare quanto Raziah si stia prodigando nell’essere un valido supporto nonostante le proprie umane limitazioni, in attesa del mediatore. Ed è dettaglio, in effetti, che lo induce a storcere il naso e a serrare la mandibola.
«
Voglio sperare per lui che abbia una valida scusante.» replica, tagliante, in tutta la propria compostezza. Lo sguardo si sofferma sui Maridi, non seguono più Raziah, giacché è ben consapevole di averlo lì vicino, a portata. Vedere gli abitanti del Lago agitati e con le pinne che picchiano sulla superficie, non è molto rassicurante. «
La situazione è già complessa di suo. Abbiamo un cadavere, che vorrei esaminare a mia volta, dei Maridi incazzati da gestire e un’intera corte di spettatori, tra Maghi e Babbani, indesiderata e attirata qui da quel scribacchino scriteriato che ha pubblicato l’articolo. Ahhhhh… sia mai che Lucas Scott entri nel mio campo visivo, potrei seriamente cantagliene quattro!» E questo è - più o meno - il sunto della situazione con anche ciò che vorrebbe poter fare. Ma tant’è che i Maridi, ora, paiono avere la precedenza in assenza di mediatore.
Lo sguardo ricade nuovamente sull’Antimago, che si avvicina per tradurre il suo discorso. Poi che tenti di avvertirlo con lo sguardo, di fare attenzione nel farsi troppo vicino, è un qualcosa che si può notare, ma che di certo è una cosa che solo Raziah può scegliere se seguire o meno; quello di Weiss è solo un mero e silenzioso consiglio nel procedere con cautela, senza fare troppe pressioni. Pressione che sale, però, quando nota un Tritone avvicinarsi, con i denti aguzzi in mostra e il tridente che non promette niente di buono. Eppure l’Auror mantiene i nervi saldi, non si fa scalfire e mantiene lo sguardo fermo e placidamente composto su quello del Tritone, senza arroganza o segno di qualsivoglia sfida, affinché non si senta minacciato in alcun modo e quindi legittimato a reagire.
La reazione di Raziah lo mette in allarme, i sensi che scattano come molle e cerca con la mancina di andare incontro al braccio dell’altro, come a volerlo aiutare ad allontanarsi a sua volta. Coglie le parole tradotte e la mascella si contrae, la fronte si corruga, perplesso ma al tempo stesso riflessivo. Anche durante una situazione di forte stress deve saper mantenere il sangue freddo e la propria lucidità, ed ciò che cerca di abbracciare con tutto sé stesso, senza esitazioni di sorta.
E poi lo nota. Sì, gli occhi chiari si puntano sul pezzo di carne lanciato sulla terraferma, la coda di un Maride sprovvisto della parte superiore. Ora realizza, sì, il motivo di un tale odio, di una così spiccata sete di vendetta. «
Sangue chiama sangue…» sussurra flebilmente, più a se stesso che a qualcuno in particolare. Una mera constatazione, una riflessione che rispecchia la realtà. Ad un omicidio, segue molto spesso un altro omicidio, dettato dalla vendetta. Ma lui è lì anche per questo: per impedire che la violenza generi altra violenza, perché non vi può essere giustizia se non si interrompe un simile circolo vizioso. «
Ho come l’impressione che qui abbiamo un duplice omicidio.» dice, stavolta, in tono grave, proprio a Raziah e ai suoi due colleghi.
Poi però viene colto alla sprovvista. Un getto d’acqua si innalza, fino a travolgere lui e gli altri. L’impatto per un attimo lo lascia senza respiro, per poi essere libero, sì, ma ritrovandosi a terra e pervaso da un dolore sottile, tollerabile. Digrigna i denti, mentre tenta di rialzarsi il più velocemente possibile, la mancina che fa da appoggio sul terreno, il piede destro che si puntella sulla pavimentazione, mentre la forza che imprime con l’ausilio della schiena vada a dare lo slancio decisivo; gli arti, ovviamente, devono fungere da supporto a quella spinta oltre che da bilancieri, onde evitare di finire nuovamente a terra.
Contestualmente a ciò, l’Auror non esita un secondo, non ci pensa nemmeno due volte, ma va’ a cercare con la mano dominante l'impugnatura della bacchetta, che cerca di avvolgere con una presa salda e sicura. Una volta sfilata, qualora non vi siano impedimenti di sorta, la propria diletta tenterebbe di focalizzarsi su quel bersaglio sensato e logico su cui andare ad operare senza intaccare la sicurezza di chi è stato travolto e trascinato, né tantomeno dare un motivo in più ai Maridi di fare del loro peggio. Non è un danno a loro stesso, quello che va’ a cercare, ma ad una via di fuga per gli altri e l’acqua è la loro condanna. Dunque le acque del lago sono il bersaglio sul quale va’ a concentrarsi. Tenta di sgomberare la mente, abbracciare quella sua capacità di Occlumante, benché basica, affinché l’Abisso che regna al di sotto di quella superficie acquosa possa paragonarsi al nulla più assoluto nella propria mente, e quindi galleggiare in una sorta di vuoto oscuro. Non c’è pensiero che lo assilli dunque, l'obiettivo è già stato definito, pertanto è con determinazione e sicurezza che, senza alcuna esitazione, prova ad operare nella maniera più rapida possibile, in cui vuole andare ad arrestare il moto dell’acqua e permettere così agli altri di uscire da lì senza ulteriori intoppi e in sicurezza.
«
Arresto momentum!» scandisce ad alta voce, in maniera nitida, decisa, altisonante, quella formula che potrebbe fare la differenza. E non vi è altro desiderio, per lui ora, se non quello di soccorrere chiunque sia alla mercé del Lago. L’Acqua non è clemente, non guarda in faccia nessuno, ma è capricciosa, mutabile. E non può semplicemente permettere che si prenda qualcosa che non è suo.
Se ciò va’ a compimento, prova ad urlare agli altri, in suggerimento. «
Uscite da lì, presto! Sfruttate le barche per il Carpe Retràctum oppure l’Ascendio!»
Inventario
- Bacchetta;
- Distintivo Auror;
- Anello del lupo e ciondolo della volpe (oggetti comuni);
- Sigarette e clipper;
- Bracciale Celtico Originale;
- Avversaspecchio;
- Orecchie Oblunghe;
- Bracciale di Damocle;
- Anello dell’Eroe;
- Fascicolo caso Wisk;
- Copia della Gazzetta del Profeta.
Stats & Conoscenze
PS: 290/305
PC: 250/256
PM: 277
Exp: 43,5
Incantesimi: - Classe I, II, III, IV, V complete, esclusi i proibiti; Iracundia (Classe III), Ignimenti (Classe IV), Claudo/Parclaudo, Nebula Demitto (Classe V);
- Classe VI appresi: Incarceramus, Realtas;
- Classe VII appresi: Magisterium;
- Incantesimi da Auror: Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.
- Mutas/Immūtas (appresi tramite Apprendimento Animagus);
- Ardemonio (conoscenza puramente teorica appresa all'evento Narcisi e Fiamme).
Abilità: Occlumante Apprendista, Animagus Inesperto (Volpe rossa).