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Stavo camminando per tornare a casa dalla stazione alle 21.40 ed ero al telefono. Parlavo per i cazzi miei, quando noto un ragazzone con altri due, altissimi, giovanissimi, che si sporge verso di me e mi fa: "che c'è, ti faccio paura?"
Non so, forse la mia faccia era talmente disgustata e il mio tono troppo scocciato (essere dei pezzi di merda dentro ogni tanto serve, diciamocelo), ma il mio "sto parlando al telefono" sembra averlo scoraggiato. Mi sono voltata 47284739 volte per capire se mi stava seguendo, ma niente, ero più io mossa dal desiderio di tornare indietro con un piede di porco pronta a far roteare i polsi per bene come mi hanno insegnato per anni a lezione di violino. Ma non è questo il punto. Se fosse stato un banale, inconsistente, fastidiosissimo catcalling, avrei rosicato di meno. Invece tu mi hai chiesto con un largo sorriso, di notte, in una piazzetta solitaria, circondato dai tuoi amichetti mentre io ero sola, se avessi paura di te. Totalmente a caso. Non riesco a trovare le parole per descrivere questo enorme divario. Che dire, me la sono cercata (semicit.). Effettivamente respiro e cammino, porcadonnola.
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