Helena S. Whisperwind | Tassorosso | 12 anni | I anno
Un rumore di passi, stavolta molto più pesanti rispetto a quelli di poco prima, fa rapidamente voltare Helena. Intravede con la coda dell’occhio una sagoma nascondersi dietro un albero, probabilmente di un ragazzo, a giudicare dalla corporatura.
Oh, è arrivato Pollicino. Che fa, il timido?Si chiede perché se ne stia lì, fermo, dietro quel tronco. Forse è un tipo losco, o impacciato, o qualcuno che vorrebbe farle uno scherzo. O forse è solo un tipo strano che si diverte a nascondersi dietro agli alberi.
C’è chi gli alberi li taglia, chi li abbraccia, chi ci balla attorno e chi invece li usa per nascondersi, come lui e come lo scoiattolo, che appena lo sente esclamare qualcosa corre via terrorizzato saltando da ramo in ramo.
«L’hai fatto spavent…» esclama subito lei, leggermente infastidita, bloccandosi quando lo vede uscire goffamente allo scoperto.
È un corvonero, è un ragazzino del primo anno e sta roteando su se stesso come una trottola. Quando si accorge di essere visto arresta il suo piroettare, un po' come un bambino immobilizzato da
1...2...3...stella! Sì, stella,
stai là.
Ad Helena scappa una risata nel vedere la sua posa, con quel braccio in su che regge il mantello e i libri sotto l’altro, così solenne da risultare caricaturale e decisamente comica.
Ecco il motivo di tanta agitazione: c’è un insetto, presumibilmente un’ape o una vespa, che gli ronza attorno con insistenza e sembra intenzionato a volerlo pungere da un momento all’altro, probabilmente impermalosito per qualche motivo sconosciuto.
Per quanto sia divertente osservarlo, di certo una puntura non sarebbe piacevole, senza contare che potrebbe persino essere fatale, se lui ne fosse allergico.
Vorrebbe aiutarlo e con il Cucurbita andrebbe sul sicuro, ma perché non cimentarsi in qualcosa di nuovo?
Non è semplice da quella distanza, ma forse la bacchetta, con un po' di concentrazione, riuscirebbe a comprendere le sue intenzioni. La tassorosso quindi la punta verso l’insetto, la tiene ferma ed inclinata verso il basso, con il polso verso l’alto e il braccio teso:
«Pàstor»L’insetto malefico aumenta di dimensione, perde le sue fattezze e prende velocemente quelle di un cane, cadendo al suolo come un sacco di patate: adesso è un corgi color miele con delle strisce nere proprio sul sedere. Ha una corporatura simile a quella di una vespa, con il corpo allungato e più o meno gli stessi colori. A colpo d’occhio sembrerebbe una trasfigurazione ben riuscita, ad esclusione di quelle strampalate zampette gialle, sottili e allungate, dotate di artigli ed escrescenze simili a spine. Piuttosto creepy, se non fosse per la presenza di ridicoli ciuffetti di pelo sparsi e il tremore che le scuote affaticate sotto il peso del corpo da canide.
Helena lo osserva con una smorfia, l’abominio si guarda attorno stranito e protesta con uno strano verso che suona un po’ come l'abbaiare di un cane dal fondo di una galleria, ascoltato da un orecchio oblungo il cui filo passa attraverso un grosso alveare.
«Povero canevespa! Ma almeno ora non punge più»Ridacchia e si rivolge al ragazzino, un po’ dispiaciuta, un po’ divertita, ma decisamente soddisfatta.
«Stai bene? Cosa stavi facendo lì dietro?»Pumpkin Fields Forever