Mentre ancora si stavano recando all’ingresso della Serra una studentessa (Helena) - Tassorosso, a giudicare dalla divisa - si era avvicinata al francese chiedendogli come avesse trascorso le vacanze estive. Le dedicò un sorriso fugace mentre come durante il precedente ballo invernale Jane si ritrovò a pensare che Lucien riuscisse davvero ad essere un ottimo docente a giudicare da come gli si rivolgevano gli studenti del castello. Tuttavia, non colse subito il riferimento del proprio coinvolgimento riguardo la fantomatica
consegna, ma la gomitata e lo sguardo eloquente del francese le fecero connettere la discussione con un
regalo che aveva ricevuto poco tempo prima. «
Oh! Ehm… certamente! » Si ritrovò a rispondere con una lieve indecisione, figlia dell’imbarazzo che non esitò a farla arrossire lievemente. Avrebbe atteso che la studentessa si allontanasse prima di avvicinarsi a Lucien e sussurrare sottovoce parole cariche di una curiosità che aveva presto velocemente il posto dell’imbarazzo. «
Poi mi spiegherai quanto e soprattutto come sono correlati i tuoi studenti alla bambola che ora si trova nel mio appartamento… professor Cravenmoore. » Strinse la mano al docente mentre il divertimento illuminava il suo volto, pronta a proseguire all’interno della serra.
Il breve momento dedicato ai trattamenti di bellezza a base di Mandragora sembrava aver presto raggiunto la sua conclusione, e Mireen aveva presto ripreso le fila del discorso virando verso la parte più
peverelliana della lezione, dedicata alla storia sull’origine delle Mandragore e alla leggenda che vi aleggiava intorno. Jane aveva ripreso a scrivere gli appunti con ordine sul foglio di pergamena davanti a sé, prestando attenzione a non perdere nemmeno un dettaglio: non aveva dubbi che la docente di Erbologia fosse molto preparata sull’argomento, ma non per questo rimase meno stupita sulle sue ampie conoscenze sulla materia in questione. Quando le parole di Mireen menzionarono le proprietà psicoattive della Mandragora e i suoi utilizzi meno canonici nell’Antico Egitto, non riuscì a trattenere uno sguardo di sfuggita verso Lucien, chiedendosi incuriosita se le foglie della Mandragora che si sarebbe portato nella capanna a fine lezione avrebbero finito per annoverarsi tra gli ingredienti delle sue
preparazioni.
La spiegazione subì un’improvvisa interruzione, e Mireen richiamò l’attenzione dei partecipanti mentre nuove boccette, ceste e caraffe prendevano posto sul tavolo: l’ora degli appunti era finita ed era giunto il momento di
fare invece che ascoltare. Mentre la docente decantava gli effetti benefici dell’unguento che dovevano preparare, Jane stava già leggendo con attenzione la pergamena che riportava i singoli passaggi da eseguire, cercando di cogliere le possibili insidie. Una preparazione semplice a primo impatto, ma avendo pensato immediatamente a Isabel come destinataria del suo unguento - la cugina avrebbe voluto partecipare alla lezione, ma era stata trattenuta al Ministero all’ultimo minuto - doveva accertarsi di non compiere alcun errore. Dopo aver macinato con attenzione le foglie di Mandragora, andando ad ottenere una polvere finissima dalle svariate sfumature verde scuro, andò ad aggiungervi una consistente quantità di petali e fiori - nel caso di Isabel, era sempre meglio
abbondare con la dolcezza. Di tanto in tanto lanciava un’occhiata in direzione di Lucien, seduto accanto a lei e intento a compiere le sue medesime azioni. Giunto il momento in cui bisognava dedicare i propri pensieri al ricevente dell’unguento, si concentrò sul legame che la univa alla cugina, costruito in pochi recenti anni ma con le radici che si approfondivano in un passato di cui non poteva avere memoria. Terminato il procedimento, appoggiò la boccetta di vetro sul tavolo, ammirando per qualche istante le sfumature multicolore che i petali andavano a creare al suo interno. Un’altra boccetta prese posto nel suo campo visivo, accompagnata dai sussurri di Lucien al suo orecchio: mentre ascoltava le motivazioni dietro la necessità dell’allontanamento del francese si ritrovò ad annuire comprensiva - le aveva già menzionato le problematiche che gli Ippogrifi avevano creato negli ultimi giorni, le allusioni nelle ultime parole pronte a far scattare il suo sguardo verso gli studenti nelle vicinanze, soprattutto un giovane Corvonero (Edmund), temendo che avessero sentito più di quanto sarebbe stato consono. «
A dopo, allora. Cerca di non stancarti troppo. » Avrebbe sussurrato l’ultima parte del saluto nell’orecchio del francese, prestando più attenzione di quest’ultimo nella possibilità che raggiungessero le persone più sbagliate.
Ancora con la boccetta regalatele da Lucien nel suo campo visivo e le guance leggermente arrossate, la sua attenzione venne presto richiamata da Mireen e dalla ripresa della lezione, questa volta pronta a focalizzarsi sulle varie sottospecie più rare di Mandragora presenti nel mondo. Lo sguardo affascinato dell’ex corvonero scivolò da un disegno all’altro cercando di cogliere ogni minimo particolare: concluso anche quel capitolo, la Fiachran si spostò in un’altra zona della serra, facendo segno ai partecipanti di avvicinarsi.
Era giunto il momento più esoterico della lezione, come precedentemente annunciato: Jane si ritrovò a sentirsi più attratta verso l’amuleto che prometteva di favorire il sonno - l’aspetto che forse le interessava maggiormente a causa dell’insonnia che nei primi mesi dell’anno era stata sua compagna costante. Per quanto riguardava la parte dei
sogni, un brivido di diffidenza scese velocemente lungo la sua schiena facendola tremare impercettibilmente: il confine tra sogno e incubo era una linea sottilissima e che facilmente poteva essere sorpassata senza accorgersene, e da tempo la porta verde oliva non si era presentata ai loro appuntamenti notturni. Se possibile, preferiva continuare la nuova tradizione degli incontri mancati. Decise quindi che avrebbe regalato l’amuleto a Grace, che spesso condivideva con lei i solchi violacei sotto gli occhi e non solo a causa dei turni di notte. Si avvicinò quindi al primo tavolo, approfittando di passare accanto a Mireen per farle i complimenti a voce, stringendole fugacemente il braccio. «
E’ tutto strepitoso… sei davvero una docente fantastica! » Corredò i complimenti con un sorriso sincero, per poi dedicarsi alla creazione del primo amuleto. Scelse una stoffa color amaranto, morbida e liscia come la seta al tatto, costellata da quelle che sembravano piccole riproduzioni di Pesci Ninfea di una gradazione più chiara. Estrasse la bacchetta, puntando poi l’elce in direzione dell’ago e castando l’incanto richiesto. «
Ago Impnetio! » Creata la struttura base del sacchetto - i punti leggermente storti, poiché un conto era cucire pezzi di stoffa, un altro era
ricucire le persone - vi aggiunse all’interno i frammenti di radice di Mandragora, insieme a piccoli ciuffi di lavanda e petali di gelsomino. Conclusa la composizione, prestando attenzione a pronunciare la formula indicata da Mireen mentre dava gli ultimi punti. «
Somnum faveo, somnium appello. »
Quando giunse però il momento del rituale dell’Homunculus, l’entusiasmo che l’aveva animata fino a quell’istante subì un calo repentino di consistenza, e valutando se provare o meno l’unguento rivitalizzante creato poco prima - e che Lucien le aveva consigliato di conservare per il loro incontro a fine giornata - decise di limitarsi a osservare gli altri partecipanti alle prese con l’intaglio delle radici. Ne approfittò quindi per avvicinarsi ad Oliver, sperando di non essere di troppo disturbo a lui e alle persone che lo circondavano. «
Ciao Oliver! » Un sorriso gentile le avrebbe illuminato il volto mentre si fermava accanto alla sua postazione. «
Come stai? Come ti sta sembrando questa lezione? La professoressa Fiachran è davvero notevole, vero? » Avrebbe poi notato Aquileia nelle vicinanze, accennando quindi un saluto in sua direzione. «
Anche se i miei ricordi mi confermano che la professoressa Goodheart non aveva nulla da invidiarle, mi pare. Ciao Aquileia! »
jane read | 20 y.o. | healer