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Era un vero piacere per l’intelletto assistere a un tale incontro di menti sopraffine. Ogni frase era più che attentamente selezionata, non un monosillabo in meno, non una virgola in più; le parole erano ben pensate, disposte con coerenza, prudenti e insinuanti a un tempo; il tono era cortese, affabile, quasi seducente, senza tuttavia risultare stonato o innaturale; le espressioni impassibili erano raramente interrotte da mutamenti di cortesia, quali brevi sorrisi o sguardi incuriositi. Era una conversazione di cui Cicerone avrebbe cantato le lodi, un perfetto esempio di oratoria classica che ben poche persone, di quei tempi, sarebbero state in grado di eguagliare. Jacqueline era letteralmente in estasi per aver trovato una così degna compagna in quella giovane creatura; avrebbe quasi potuto dire di essersi ritrovata in Arya, nella sua voglia di farsi valere, nel suo autocontrollo impensabile per la maggior parte dei ragazzi della sua età. Era stranamente in sintonia, con lei, quasi fossero legate da qualcosa che ancora non avevano svelato, che giaceva ancora sepolto nella penombra di quell’apparentemente innocuo scambio di opinioni. Cosa fosse quel non detto, ancora non le era chiaro, seppure qualche sospetto era affiorato nella limpida mente dell’angelo oscuro celato sotto la celestiale maschera di Jacqueline; tuttavia, ovviamente, non avrebbe fatto accenni, ne tantomeno si sarebbe data certezza prima di essere in luogo e momento più idonei. La mente di Arya le era affine, lo sentiva come una brezza lieve ma ben percepibile sulla pelle e lo leggeva nei suoi occhi che parevano nascondere segreti ancestrali. Le parole della Prefetta le valsero un secondo, impercettibile accenno di sorriso da parte della Studentessa più anziana, nei cui occhi brillò la scintilla del trionfo. Il suo istinto le aveva fatto intuire fin da subito le immense potenzialità di quel fortuito incontro tra la neve che glassava il panorama di Hogwarts e, come spesso accadeva, aveva avuto ragione. *Non esiste il caso, perché il caso è la Provvidenza degli imbecilli, e la Giustizia vuole che gli imbecilli non abbiano Provvidenza… mia cara Arya, questo non è che l’inizio di qualcosa di ben più importante di un’amicizia tra concasate* Gli occhi blu erano accesi di entusiasmo maligno, e presto la Prefetta avrebbe avuto di che deliziare la propria eccelsa mente assieme alla più matura Jacqueline che già pregustava il futuro che le attendeva da quell’istante in poi. Vedo che ci troviamo in accordo in proposito, mia cara… Spero bene che sapremo sfruttare nel modo più idoneo ciò che questo incontro ci ha insegnato; anzi, sono quasi certa che avremo modo presto di imparare ancor di più dai nostri futuri incontri.. ora, vogliate perdonarmi, ma devo raggiungere la scuola. Madame Bennett non apprezza i ritardi, e devo sistemare alcune faccende con lei, prima di poter riprendere appieno la mia carriera studentesca. È stato un piacere, e o sarà ancor di più in futuro, incontrarvi… Aurevoir, ma chère Con una piccola riverenza di saluto, Jacqueline ghignò e riprese la strada che aveva interrotto per raggiungere il castello; tuttavia, quando fu distante ma non fuori portata d’orecchio, una frase si aggiunse al saluto di poco prima, appena sussurrata ma ben udibile da Arya: Ricorda sempre, Arya: non esiste Bene e Male, esiste solo il potere... E quelli troppo deboli per averlo
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