| ||
La giornata non si era ancora conclusa. Non che fosse stata del tutto pesante, ma il caldo asfissiante era davvero insopportabile. Lui, in giacca e cravatta, stava decisamente schiattando nonostante sudasse raramente e relativamente poco. Ha avuti non pochi problemi da piccolo per quanto riguardava la sudorazione. Ma questa è un'altra storia.
Facendo girare la bacchetta e sventolando una copia del 'Profeta' per dare un po' di aria a quel povero viso ormai quasi rosso come un semaforo per il caldo. Cercò riparò intento a tornare al suo albergo al centro di Londra, ma aveva bisogno di bere qualcosa. Le mentine, per quanto zucchero potessero dargli, non erano per nulla sufficienti a fargli passare quel mal di testa che la pressione bassa, a causa del grande caldo, gli stava causando. Finalmente, dopo aver camminato un bel po', si riparò sotto una piccola tettoia di un negozio che non riconobbe subito, ma che l'essere passato in giovine età gli fece provare una strana sensazione di nostalgia subito dopo. Come proprio Diagon Alley con tutti i suoi negozi aveva fatto. Il Serragio Stregato. L'odore di peli e piume, nonché ovviamente di cacche nauseabonde, fuoriusciva dalla vetrina leggermente aperta per far passare quel poco di vento che l'assolatissima giornata offriva. Da piccolo, aveva comprato per la sua compagnia a Hogwarts una gatta dal pelo scuro, sempre arruffato, che ricordava con nostalgia. La chiamava Delilah. Purtroppo, morì di vecchiaia il suo quarto anno a scuola. Nonostante volesse sempre apparire come una persona forte, nella sua allegria e rassicurazione, la sua morte lo colpì così tanto che non frequentò le lezioni dei due giorni seguenti, rimanendo chiuso in dormitorio, scendendo solo per mangiare qualcosa e inviare qualche lettera alla madre. Accantonando i brutti ricordi, entrò nel negozio. Un grosso frastuono di versi differenti espressi come urla in un unico istante gli colpì le orecchie, tappandosele all'istante. Tra l'odore, le piume svolazzanti e le rane che saltavano, un gufo bruno gli volò sopra la testa, poggiandosi poi sul suo trespolo come a farsi notare e a dire "Ehi, sono in vendita". Sorrise a quel pensiero e si avvicinò al bancone, quasi non riuscendo a sentire le sue parole nel frastuono. - Vorrei quel birbantone lì, per cortesia! - Indicando il gufone che cominciò subito dopo di nuovo a volare per il negozio. |