Tassorossso - I Anno
L'indipendenza è dono e castigo,
i segreti tuoi pregi alla meta io dirigo.
Ogni filo d’erba sembra contenere una biblioteca dedicata alla meraviglia, al silenzio e alla bontà.
(Fabrizio Caramagna)
Le giornate sono sempre qualcosa di così terribilmente insolito, scandite da qualcosa di talmente invisibile da renderle immuni dal gioco dei dadi degli umani. Un filo d'erba, un cinguettio lontano, il sussurro del vento. Morbida era la terra primaverile su cui le gambe di Alina poggiavano, un po' piegate e un po' rosse sulle rotule rotonde e sporgenti. Leggeva i suoi appunti il libro per l'esame dell'indomani: oramai era pronta a passare al nuovo anno. Aveva perso tanto di quel tempo sui libri che non si ricordava nemmeno che faccia avesse lei stessa, tra quel turbinio di capelli e ramati e la pipì-strella che le dormiva soave tra quei filamenti sottili, all'ombra di un salice.
Amava molto quel posto, ci andava molto spesso: si sentiva così tanto a suo agio nel respirare un'aria viva, diversa dalle solite e fredde pareti del castello. Stare nella sala comune le piaceva il giusto: quando non c'era nessuno o la notte, era tutto così decisamente adorabile e morbido, se il tempo si materializzasse fisicamente tra le dita sottili e magre. Ora teneva stretto ed aperto il libro di Erbologia, guardando affamata le piante disegnatevi sopra. Le ricordavano quei disegni di quel tizio, Doré si chiamava? A sua madre piaceva molto: tra quelle linee intrecciate e quella pulizia nella realizzazione. Anche Alina ci aveva provato a copiarlo ma, i suoi risultati erano decisamente mediocri.
Eppure, non le dispiaceva mai provare una cosa una seconda volta, vista la sua famelica curiosità. Era seduta, con le gambe piegate sotto la lunga nera, facendola sembrare oltre che senza gambe anche più bassa di quello che sembrasse in realtà. Una piccola bambolina, dallo sguardo azzurro perso tra quelle parole e il cuore dentro ad sogno chiuso nel cassetto.
narrato - « parlato. » - "pensato"