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Mugugnò patendo un dolore che solo raramente aveva avvertito nella sua vita e che cocente gli rammentava momenti ben poco felici. Sirius White, il docente di pozioni della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, mago adulto ed abile pozionista dall’esperienza ampia e vissuta, avvertiva, impotente, la bruttissima sensazione di essere in difficoltà. E tutto a causa di una pazza, maledetta piromane dai coloro rosso-oro. Avrebbe voluto urlare, di rabbia e di dolore ne aveva a sufficienza ma mentre le fiamme lambivano il suo corpo divorando gli strati di pelle, l’unica cosa che il docente desiderava era uno stramaledettissimo attimo di tregua che non voleva saperne di venire. La ragione gli urlava contro la necessità di ripiegare ma la follia di quella studentessa che aveva davanti, tradiva la cruda realtà dei fatti: non era ammesso riposo ma solo annientamento reciproco. Non c’era più alcuna strategia in quello scontro e per quanto Sirius cercasse di dimostrare il contrario, il corso del duello aveva preso ben altra piega. Casey non vedeva l’ora di bruciarlo vivo, probabilmente lo desiderava morto a quel punto. Sirius non intendeva, dal canto suo, cedere di un solo passo, a costo di bruciare vivo. Ma questo dove lo avrebbe, anzi li avrebbe portati da lì a qualche breve attimo? Qualcuno avrebbe mai ceduto prima dell’altro? Niente affatto. Le corde e la posizione innaturale potevano pur stare iniziando a far pesare i loro effetti sul corpo di Casey così come le fiamme imponevano una reazione decisa ma l’imperativo resta solo quello: andare avanti. Il docente aveva provato a porvi una fine ma l’aguamenti si era risolto in uno spettacolo di elementi al centro del campo di combattimento e nient’altro di più. Che fosse stata la stanchezza, che fosse l’istinto di sopravvivenza poco importava perché quel duello, ormai Sirius lo sapeva, avrebbe portato entrambi i duellanti ai loro più estremi limiti. Quantomeno il loro doveva sembrare uno spettacolo unico degno di una finale di quel tipo. Ma sarebbe stato il dolore, la consapevolezza di dover far qualcosa per quelle fiamme che sembravano voler attecchire anche agli strati più profondi del suo fisico, a spingere il docente a far leva sul proprio istinto prima e sul corpo poi in modo da portarlo a posarsi completamente in avanti sul pavimento, un estremo tentativo per avere ragione delle fiamme residue. Qualcuno avrebbe potuto biasimare le sue mosse ma come poteva ricorrere a un incantesimo difensivo o una controfattura efficace quando la controparte aveva solo deciso di agire per ottenere la sua fine? Non gli era rimasto che quella alternativa, cedere completamente alla forza di gravità e rovinare in avanti sul suolo con il proprio fisico nella speranza che bastasse a ridurre gli effetti deleteri dell’incendio. Se non tutto, quanto meno in parte. Certo, c’erano ancora altre fiamme da estinguere ma se fosse riuscito almeno a spegnere quelle che minacciavano il suo corpo, il resto sarebbe stato più facile. Torace ed arti contro il pavimento inoltre gli avrebbero consentito, lo sperava, di attingere a zone di queste non ancora incantate dal lapsus. Sarebbe forse stato possibile tentare una rotazione sul lato a quel punto? Non lo sapeva ma avrebbe dovuto pensarci in un secondo momento in quanto non poteva dimenticare di avere ancora Casey di fronte a sé, sicuramente pronta a fare la sua mossa. La rapidità era allora imperativa. Per questo motivo non aveva atteso gli effetti dell’aguamenti, per questo stesso motivo non aveva lasciato a quello spettacolo di elementi il privilegio di attrarre la sua attenzione. Ci avevano pensato le fiamme e il dolore, la necessità e lo spirito di sopravvivenza a dettare la sua mossa successiva. Sì, giacchè una volta ottenuta quella nuova posizione, prona, sapeva perfettamente cosa doveva fare: mettere finalmente fuori gioco quella piromane e prendersi con la forza la sua sacrosanta e meritata tregua. Doveva sfruttare il tempo che aveva a disposizione, cercando di dominare il dolore, attingendo anzi da esso tutta la forza che gli fosse stato possibile, cosicché appena fosse riuscito a rivedere nuovamente il corpo di Casey, avrebbe disteso il braccio dominante che nel frattempo aveva piegato dietro la propria spalla destra, come nel tentativo di lanciare una canna di pesca. La sua concentrazione poteva anche risentirne ma non la sua motivazione e il suo desiderio di porre fine a quelle prime drammatiche battute. Doveva solo tenere una buona presa sulla bacchetta, evocare un buon incantesimo e lasciare ad abiti zuppi e una pedana da quel lato completamente bagnata il compito di fare il resto. D’altronde se fosse anche riuscito parzialmente a fare il suo dovere l’incantesimo avrebbe dovuto lasciare Casey stordita per qualche attimo consentendogli di pensare con calma al resto. Doveva solo resistere un altro poco. Nello spazio di brevi attimi avrebbe dunque lasciato andare la mente al pensiero dei temporali, ancora una volta si sarebbe appellato agli elementi della natura. Voleva imbrigliarne la forza, brandirne la scintilla che dalla magia e dal suo dolore fisico serpeggiava forte dentro di lui. Non si trattava di una semplice esecuzione ma di un atto di estrema disperazione. Aveva avvertito il dolore delle fiamme che lo divoravamo, la rabbia cocente del sentirsi sopraffatto come vinto dagli ostacoli magici e dalle necessità. Poteva ancora attingere alla sua scintilla mortale? Al suo imperativo e cocente desiderio di avere ragione di Casey? Si era sentito solo rare volte così e questo era tutto dire. Lo scoppiettare di fiamma, il respiro vitale reso più rapido dal dolore fisico, il battito accelerato del suo cuore, tutto era energia, dentro e fuori di lui. C’era elettricità nel suo corpo, nella sua mente, sulla pelle che attraverso le terminazioni nervose si faceva testimone centrale della sua percezione dolorifica così come in ogni cellula del suo cuore che attraverso vie specializzate conduceva lo stimolo necessario ad affrettarne il moto. Tutto in quel momento era attacco o fuga, tutto era istinto primordiale di sopravvivenza e lui, Sirius White, avrebbe tentato di attingere a questa elementare energia. Doveva dar forza e concretezza alla sua magia. Doveva colpire Casey, doveva fermarla prima che potesse fare qualsiasi altra cosa. Il braccio sarebbe allora scattato in avanti con estrema rapidità puntando esattamente al suo obiettivo disteso ed incatenato. Rapida l’esecuzione e rapida la formula nella scelta della variante più abbreviata ma ugualmente efficace, la presa sulla bacchetta mai allentata ma via via più forte per reggerne l’eventuale contraccolpo. << Sèuz >> Pochissime sillabe eppure così cariche di intenzioni. Pochi lettere ma una grande, imprescindibile speranza, il fondo del suo vaso di Pandora. • CONOSCENZE: X |