Posts written by Kevin ¬

view post Posted: 29/12/2023, 17:37     Caress - Paiolo Magico
«E io vedo te.»
Le parole di Emily sfiorarono le sue labbra in una sussurrata carezza, che lo fece sussultare appena. Fu un brivido lungo un secondo, ma tanto gli bastò per sentirsi vivo. Per desiderare ardentemente che la distanza tra i loro volti si colmasse.
Il fatto che Emily lo vedesse, così come lui vedeva lei, e che non vi fosse niente da spiegare, nulla di cui giustificarsi o per il quale provare rancore era… magnifico.
Non lo aveva mai dato per scontato ed in cuore suo non credeva nemmeno di meritarlo, ma non avrebbe osato sottrarvisi. Seppe che, per quanto effimero, per quanto minacciato e fragile, esisteva in quel momento un barlume di inaspettata gioia alla portata della sua mano. L’occasione di uscire da se stesso e, dunque, l’unica cosa in grado di salvare i suoi occhi dall’oscurità.
Doveva solo afferrare quella sensazione, per una volta, perdervisi senza temerne le conseguenze. Emily gli stava donando un posto sicuro dove rifuggire, nel quale non avrebbe dovuto più nascondersi, nemmeno da se stesso. Senza rendersene conto, probabilmente, lui le stava offrendo la stessa cosa. Si stavano salvando a vicenda.
Fuggivano in un regno di malinconica leggerezza, accessibile soltanto a loro due, dove i peccati dell’uno o dell’altra non significavano più nulla. Continuavano ad esistere, certo, ma non definivano più ciò che erano.
Fu quindi egoisticamente bello abbandonare ogni difesa; lasciarsi andare alle braccia di qualcuno in grado di condividere il suo stesso dolore, la sua fragilità. Il tocco delle mani di lei sulle sue guance lo rassicurava, donandogli la forza di non tremare.
Respirarono la medesima aria per un istante, come a voler condividere l’ultima boccata di ossigeno prima della lunga immersione. Le loro labbra si sfiorarono, quelle di Kevin in attesa, ad un passo dall’abisso. E poi Emily giunse, non per spingerlo giù, ma per portarlo in salvo.
Quasi non udì quel suo “No” impertinente, mentre accoglieva le braccia della ragazza e la stringeva finalmente a sé. Negli attimi sospesi la osservò con delicata intensità: sembrava risplendere di una luce improvvisa, diversa, capace di esaltare la sua malinconica bellezza. Seppe che lo stava portando via ancora prima che glielo dicesse. E lui si lasciò andare completamente, assecondandola.
Danzarono, come corpi morti nelle ombre proiettate dai loro stessi demoni. Braccia e gambe di freddo marmo, pronte a sgretolarsi nella foga di trovarsi.
Entrambi naufraghi. Entrambi abissi. Un solo modo per salvarsi: chiudere gli occhi e lasciarsi annegare.

«Emily...» riuscì infine a sussurrare, prima che tutto sparisse.
Tutto, eccetto le labbra di lei. E la baciò come se non avesse mai baciato. Come se non l’avesse mai baciata. La strinse a sé con più forza, mentre lo spazio attorno a loro si deformava per rimodellarsi. Vorticarono insieme, i loro corpi e i loro demoni, spettatori impotenti di quell’atto di ribellione.
L’aria di mare li accolse infine nel sipario di un tramonto morente. Le onde in lontananza si rompevano in schegge iridescenti, come vetro infranto contro gli scogli. Nella penombra, il mondo continuava ad esistere. Ma non importava, poiché nulla esisteva per davvero ad eccezione di loro due.
Nessun mare, nessuna dimora e nessuno a sorvegliarla. Tutto era contorno indistinto, irrilevante. Solo Emily e Kevin avevano consistenza, danzanti al margine del loro stesso abisso. Planarono leggeri su tutto il resto, autentici nella loro malinconia. Splendenti nonostante il dolore.
Dolore. Era quello che li accomunava. Non meramente il dolore che portavano da tempo nei loro cuori, bensì quello che riuscivano a sentire l’una nel cuore dell’altro, e viceversa. Parlavano con quei dolori, li accudivano e li sfidavano, giungevano a comprenderli. Quella era la zattera sulla quale avrebbero affrontato insieme il naufragio.
Il loro bacio era unione nel dolore. Un legame indissolubile, solenne, vasto come lo spazio e silenzioso come le profondità dell’oceano. Un legame pesante, ma al tempo lieve come un sospiro, delicato come l’incontro delle loro stesse labbra.
Labbra che infine si separarono. Kevin quasi non se ne accorse. Continuò a guardare Emily intensamente, facendosi carico del suo silenzio. Del suo dolore. Nessuna parola avrebbe spiegato più di quello sguardo, che si insinuava ora nel bagliore azzurrino delle iridi di lei come un’ancora verso il fondale.
Ma una cosa la disse, perché non avrebbe mai sopportato di tenere quella verità tutta per sé.
«Hai degli occhi che non ti ho visto mai.»
Nel parlare, la guidò oltre la soglia. Avrebbero raggiunto un letto, o forse nemmeno. Se Emily avesse acconsentito alle sue carezze, si sarebbero spogliati di maschere e segreti, per donarsi un qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto togliere loro.
Una notte passata a restituirsi la vita, l’un l’altra, con le labbra e con le mani. Una vita dentro l’altra, ogni palmo di pelle un viaggio, una scoperta, un ritorno. Nella bocca di lei a sentire il sapore del mare, sul seno di lei a dimenticarlo. Nel grembo di quella notte stravolta, oceano in burrasca, naufragio. Lapilli di onde nel buio, rumore e silenzio, sospiri. Sospiri nella gola di Kevin, in quella di Emily. Sospiri ad ogni passo nuovo in quel mare che valicava monti mai visti.
Ad un tratto le avrebbe baciato gli occhi, quegli occhi che non le aveva mai visto addosso prima di quel momento. Ed avrebbe visto: sé stesso, Emily, il loro riconoscersi, il loro ricongiungersi. Un legame profondo. E nemmeno sarebbe stato Amore, per quanto stupefacente. Sarebbe stata la cura di una ferita mortale: mani, pelle, labbra, stupore, sesso, sapore, tristezza e desiderio. Non più morte, non più omicidio, non più assassini.
E nel naufragio di tutto, il corpo di lei sarebbe diventato improvvisamente isola. Isola di salvezza, sulla quale sbarcare per sfuggire alla tempesta. Ne avrebbe baciato le sponde, proteggendola con la carezza della sua bocca.
Ed infine non più isola, ma vascello navigante nell’oceano della notte, pieno di sospiri. Pieno di segreti, ma non più i loro. Loro sarebbero stati nudi, spogliati di tutto. Nudi nell’oscurità del loro abisso, laddove non avevano più nulla da nascondersi.
No one can judge, we are the same in the Dark.
view post Posted: 2/11/2023, 12:45     +1Oggetti Infestati - Sala quiz e concorsi
NOME PERSONAGGIO: Kevin P. Confa
BIGLIETTO SCELTO (NOME E NUMERO): Libro di Aberdeen - 25
view post Posted: 28/7/2023, 13:42     This or That? - Angolo Giochini
Fredda, a tratti ghiacciata. Ban assoluto per chi si fa la doccia calda anche d'estate.

Una vita intera senza telefono o una vita intera senza carta igienica?
view post Posted: 17/7/2023, 20:29     Caress - Paiolo Magico
Si era abbandonato alle acque azzurrine delle iridi che indugiavano dinnanzi a lui, come l’estuario di un fiume in procinto di concluderne il cammino verso il mare. Era rimasto in balia di quell’intensità silente, lasciandosi cullare dalle onde calme e al tempo stesso così violente. Aveva finito per mischiarsi egli stesso alle eleganti sfumature argentee, come olio su tela. Sotto lo sguardo persistente della ragazza si era sentito improvvisamente senza difese, eppure al sicuro come non mai.
Non gli era dato sapere quali misteri nascondessero le profondità di quelle acque; Emily sapeva bene come non esporsi mai completamente, e Kevin aveva oramai imparato ad accettarlo e a rispettarlo. Ma ciò non voleva dire che si sarebbe accontentato della superficie, dei segni convenzionali che era possibile scambiarsi senza alcun pericolo. Affatto, si sarebbe addentrato negli abissi perché era per lui impensabile appagarsi di qualche piccola goccia del mare sconfinato, per poi restare assetato per il resto della vita.
Per lui che viaggiava costantemente tra due estremi, quelli dell’assenza e della sconfinatezza, era impossibile vivere nel mezzo tra il vuoto cosmico e l’emozione più intensa.
Era sicuro che Emily riuscisse a capirlo, che percepisse la sua necessità di vedere attraverso la torbida limpidezza di quello specchio d’acqua. Sperava fortemente che, in qualche modo, lei condividesse quell’intimo bisogno di scavare al di sotto della superficie. Avrebbe dato tutto un altro senso al loro legame appena riscopertosi. Desiderava poter contare sulla ragazza; viceversa, voleva che lei potesse fidarsi di lui senza riserve, a prescindere da tutto. A prescindere dal fatto che la vedesse incrinata come non lo era mai stata. Spezzata, come l’anima stessa del ragazzo.
Eppure, nonostante le sue ferite, lui era lì per offrirle una mano da afferrare negli abissi; sarebbe poi stato a lei scegliere se fare leva su di essa per rimettersi in piedi oppure trascinarla con sé nell’estrema profondità di quell’oblio.
Da un lato, sapere di trovare Emily ad attenderlo rendeva la discesa verso l’oscurità un po’ meno dolorosa. L’omicidio avrebbe macchiato per sempre la sua esistenza ma – e lo sentiva nel profondo – non era nulla che la ragazza non sarebbe riuscita a comprendere. Osservandola quella sera, gli sembrava addirittura che lei sapesse già tutto, senza che vi fosse stato il bisogno di spiegarle alcunché.
E lui – dannato lui – non desiderava altro che lasciarsi andare. Voleva accarezzare il legno dei vascelli che in quello stesso mare avevano affondato le proprie speranze, osservare i resti delle città che ne erano state sommerse, i volti delle persone che l’abisso aveva chiamato a sé. Si sarebbe unito a loro volentieri, fosse anche per una singola notte. Perché chiudere gli occhi e annegare gli sembrava l’unica via di uscita possibile.
Quelle oscure profondità, dopotutto, erano per lui spiagge sulle quali naufragare. Luoghi paradossalmente ameni, cheti come le rare anime che lo sconfinato mare era riuscito a sanare piuttosto che annientare. Quel medesimo mare che rispondeva al nome di Emily Rose e che, in un punto non identificabile del proprio microcosmo interiore, abbandonava ogni maschera al fine di mostrarsi per ciò che era realmente. Un semplice e bellissimo mare.

Comprese di non volersi più sottrarre a quelle onde, per quanto capaci di portarlo alla deriva. E le onde, a loro volta, non si sottrassero a lui. Impattarono con dolcezza contro il suo corpo, e lui si sentì volubile.
La carezza del respiro di Emily sulla sua pelle lo fece rabbrividire per un istante, annebbiando la sua mente più del Whiskey Incendiario appena sorseggiato. Si allontanò dal mondo esterno, dalle cose materiali e dal peso che gli gravava sul cuore per assaporare a pieno quella sensazione, smarrendosi nel labirintico percorso creato dalle efelidi che costellavano con grazia il volto della ragazza. Poi nuovamente nei suoi occhi, fino a quando le loro fronti non furono che ad un palmo di distanza.
Emily e Kevin respirarono la medesima aria. Condivisero in silenzio i loro dolori, le loro emozioni, senza che fosse necessario aggiungere futili parole. Il loro dialogo viaggiava su di un altro livello.
E fu bello, egoisticamente bello, scoprire qualcuno con cui dividere parte del proprio macigno interiore. Forse, in quella delicata fase della sua vita, non aveva tanto bisogno di salvezza quanto di una persona che avesse una ferita simile alla sua.
Accennò un sorriso in risposta alla reazione iniziale della ragazza. Le sue parole avevano suscitato in lei una genuina tenerezza, dimostrata da quel suo dolce distogliere lo sguardo ed ancora di più dal contatto che ella aveva ricambiato quando le aveva afferrato la mano improvvisamente. Era stata una dolce carezza, l’esaltazione di ogni altra percezione. La cacofonia interiore gli aveva infiammato il petto, provocandogli una dilaniante e meravigliosa sensazione di leggerezza mista ad euforia. Aveva visto la morte in viso per la prima volta solo poche ore prima, ma non si era mai sentito così vivo come in quel momento.
«E tu, cosa vedi?» Chiese infine Emily, dopo un’attesa incalcolabile. Fu dunque lui ad abbassare lo sguardo, per un attimo, come se fosse stato colto di sorpresa da quella domanda. Le iridi etero-cromatiche non vagarono tuttavia lontano, limitandosi a posarsi sul mento di lei per poi risalire lentamente fino alle sue labbra.
In realtà, Kevin aveva avvertito l’arrivo di quella domanda sin dal principio, come un treno in lontananza al quale non era possibile sottrarsi. Tornò a specchiarsi nel mare argenteo, preparandosi all’impatto.
«Vedo il tuo dolore, Emily.»
Disse lentamente, senza più distogliere lo sguardo. La voce era calma e profonda, per nulla incrinata dall’incertezza.
«E, forse per la prima volta, vedo anche la tua fragilità.»
Ammise con l’onestà di una persona amica. Non voleva che lei si sentisse giudicata, giacché non lo avrebbe mai fatto. Gli sembrava come se il mondo le avesse voltato improvvisamente le spalle, più di quanto non lo avesse già fatto in passato. Non era tanto diversa da lui, dopotutto, e per questo la capiva. Non avrebbe potuto essere diversamente: nell’oscurità ognuno era uguale all’altro.
«Ma ti vedo autentica in questa debolezza.»
Asserì infine, quasi istintivamente, lasciandosi scappare una nota malinconica del tono della voce. Credeva davvero a quelle parole; Emily ne avrebbe avuta conferma semplicemente guardandolo negli occhi da quella effimera distanza, così ravvicinata da esporlo al più diretto dei giudizi. Un giudizio che, tuttavia, lui non temeva.
La sua espressione si alleggerì poco a poco, come catturata da un pensiero fugace. Un fascio di luce improvviso che fa il suo ingresso in una stanza buia mostrando gli infiniti granelli di polvere sospesi nell’aria. E lui, Kevin, capì di doverne soffiare via un bel po’.
«Ma – ehi – sembri anche più sensibile e meno stronza del solito. È un qualcosa di positivo, credo.»
Cercò di mantenere fino all’ultimo un barlume di serietà, ma fallì miseramente. Era giusto abbandonarsi alla leggerezza, dato che si era ormai fatta merce così rara. Le sorrise, stavolta pienamente, come se fosse la cosa più naturale da fare in quel momento. Come se tutto andasse bene e le loro vite non fossero irrimediabilmente segnate. Come se lui non avesse ucciso una donna sconosciuta poche ore prima.
Il secondo dopo, quando quel breve momento di spensieratezza si ritrovò ad essere un semplice ricordo, le labbra del ragazzo si erano già ricomposte e le iridi etero-cromatiche avevano viaggiato per un instante verso la sala dalle luci soffuse. Persone – vite insignificanti – che riempivano gli angoli del locale, sorseggiando dai propri bicchieri e riempiendo l’aria di respiri e parole futili. Si chiese se avessero mai visto la morte negli occhi, se comprendessero l’importanza di ogni loro singola azione in quel mondo. Lui la capiva, adesso che era già troppo tardi per salvarsi. Capiva che la morte avrebbe aleggiato costantemente sulla sua testa, così come su quella di Emily. Loro erano già morti, dopotutto. Lo erano stati dal primo attimo in cui avevano incrociato lo sguardo del Signore Oscuro.
«Ti darò una vera risposta, allora.»
Acconsentì infine e, nel voltarsi, si scoprì qualche centimetro più vicino a lei. Il respiro di Emily era come brezza marina. Inspirò chiudendo gli occhi, preparandosi a salpare.
«Sei qui perché i naufraghi non cercano necessariamente una spiaggia sulla quale sbarcare.»
Disse lentamente, soppesando ogni sillaba. Il riflesso del Glencairn poggiato sul bancone distorceva la scena, facendo sembrare i lunghi capelli della ragazza delle lingue di fuoco sospese. Ma lui sapeva che, almeno per quella sera, non erano altro che onde del mare.
«Alcuni cercano solo il fondo degli abissi più oscuri.»
Ammise, dando sfogo ad un intimo pensiero. Lui ne sapeva qualcosa, ed era sicuro che Emily lo avesse intuito. Una pausa, poi un lungo respiro ed un altro passo verso l’oblio.
«Ma tu hai me, ed io ho te. Entrambi naufraghi. Entrambi abissi.»
Si fece ancora più vicino. Con estrema lentezza, come a volerle dare il tempo di fuggire, se solo lo avesse voluto. Le sua bocca si mosse seguendo il richiamo del mare, giungendo a sfiorare quella di Emily. Le labbra si fermarono appena prima del contatto, promettendo alla ragazza un bacio che rimase invece sospeso.
Il cuore di Kevin parve fermarsi per un istante, ostruendogli il petto. L’aria gli mancò improvvisamente. Le sue stesse labbra vibrarono, dimenticandosi del sapore del whiskey. Il Paiolo Magico sparì; non era mai esistito.
«Ecco perché sei qui. Resta con me stanotte.»
Le parole furono un sussurro, una carezza non poi così diversa da quella che si erano scambiati in precedenza. Non si rese neanche conto di aver parlato, tanto era immerso nella contemplazione degli occhi di lei.
Il tempo si fermò, ad un passo dall’abisso. Attese che Emily lo spingesse giù, una volta per tutte. Nel naufragio di tutto, chissà se avrebbero mai ritrovato il modo di tornare a galla.
No one can judge, we are the same in the Dark.
view post Posted: 18/6/2023, 19:48     +11Hogwarts Awards - Off-Topic
hogwarts awards 2023


Salve gente, vi starete chiedendo cosa abbiamo in mente quest'anno? Bene, lo scoprirete in fretta, chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare nel magico mondo delle serie tv della nostra infanzia/adolescenza!
Click! Ascoltate, è il suono del telecomando che sceglie quello che è diventato negli anni il vostro drama/comedy/crime/fantasy show preferito. Voi intanto siete comodi sul divano, avvolti in una copertina, a sgranocchiare qualche snack e a sorseggiare una bella tisana calda.
3, 2, 1, ora ri-sollevate le palpebre…

Una pioggia di meteoriti vi accoglie, un piccolo Camillo Breendbergh compare dal nulla da Cesare al Testa di Porco (quello che fa i supplì con la colla vinilica fino alle 4:00 di notte) e viene adottato da una coppia locale, Daddy Toobl e Trhesy Torre. Da grande scopre di avere strani poteri, come ad esempio quello di starnutire Whiskey Incendiario invecchiato dodici anni in botti di rovere, e comincia ad utilizzarli per contrabbandare la pregiata merce in quel covo di alcolizzati che è Hogwarts. Ma, come tutti, ha anche dei punti deboli: il cristallo verde lo paralizza, il cristallo rosso gli fa perdere i freni inibitori. Una volta Eloise Lynch gli ha messo in tasca una pietruzza color rubino ed il nostro eroe, fuori controllo, incontra Vagnard Von Kraus e rischia di farsi menare peggio di Erika Ostensen quando non andò a rivedere le immagini al VAR durante la finale Grifondoro-Serpeverde.
Kevin, a suo rischio e pericolo, interviene e, dopo aver convinto Camillo dell’utilità della propria sopravvivenza in vista della Grigliata di Tassorosso di Paquetta, riesce a risolvere la situazione. La pietruzza si scioglie e viene subito presa da Cesare del Testa di Porco per usarla al posto del pomodoro nei supplì.

Riecco il buio, un secondo click riecheggia nelle orecchie.
Il piccolo schermo s’illumina ancora e davanti a voi si presenta un nuovo scenario.
Emily Rose, Megan M. Haven e Lucas Scott sono coinvolti in un incidente aereo, che li rende naufraghi su un’isola deserta e misteriosa. Il buon Lucas, mentre era intento a leggere “Strega Moderna” sulla spiaggia, viene rapito e si risveglia nelle cucine del Testa di Porco di Cesare. Il suo carceriere, tale Nieve Rigos, gli spiega che lì stanno testando la ricetta segreta per i supplì “Tutti i gusti più uno” e che lui gli serve per scrivere un articolo di giornale ingannevole da pubblicare sulla Gazzetta del Profeta a scopo promozionale. Lucas non collabora, quindi viene rinchiuso nella cella frigorifera insieme al guanciale di Ippogrifo scaduto nel 2016. Nel frattempo le sue compagne, non vedendolo più in giro, si preoccupano e vanno a cercarlo. Dopo alcune difficoltà trovano una pista di Polvere Buiopesto Peruviana, che Lucas era solito portare con sé per sniffarla e dimenticarsi delle cagate che è costretto a scrivere per la Gazzetta solo per pagarsi le bollette di Villa Scott. Raggiungono il luogo di detenzione e cercano di liberare il loro “amico”, ma Cesare le sorprende e tenta di fermarle oppugnando i cubetti di guanciale contro di loro. I nostri protagonisti di certo non stanno a guardare, si difendono dicendogli che il supplittaro di Diagon Alley li sa fa’ meglio di lui. Il loro piano riesce e Cesare torna a fare supplì di altissima qualità e libera Lucas, che tanto come giornalista non valeva un ca’. E vissero tutti felici e contenti, tranne il povero guanciale di Ippogrifo destinato alla carbonara di quella sera.

Tutto comincia ad offuscarsi, la vista si opacizza, la testa ciondola…
Mica vi state addormentando davanti al televisore eh? C’è tempo per un altro episodio, andiamo, non siete curiosi di scoprire quali avventure vi spettano?


IL PIU'

1. PG più gentile? Oliver qui c’ha l’abbonamento. Noialtri muoviamo dei pezzi di sterco.
2. PG più arrogante? Draven, peggio di Irama.
3. PG più divertente? Daddy ci prova. Che poi il suo umorismo faccia pena è un altro discorso, o forse è proprio questo che lo rende divertente.
5. PG più altruista? Memory, la regina degli assist.
6. PG più egoista? Nieve e Casey, ma fanno bene.
7. PG più estroverso? Eloise e Camillo, fatevi curare.
8. PG più introverso? Draven, peggio di Ultimo.
9. PG più imprevedibile? Camillo, l'unica cosa che si può prevedere è che farà una cazzata immane.
10. PG più ribelle? Nieve e Alice, fuori dagli schemi.
11. PG più idealista? Daddy ci riprova. Che poi i suoi ideali facciano ancora più pena del suo umorismo è un altro discorso, o forse è proprio questo che lo rende il perfetto idealista.
12. PG più cinico? Megan che non c’ha voglia di vivere.
13. PG più fastidioso? Lucas, un sondaggio dice che nel mondo è odiato più di lui solo Joffrey Baratheon. Ma io personalmente gli voglio bene.
14. PG più affascinante? Megan e Emily, due fascini complessi.
15. PG più marpione? Mireen qui avrai sempre il mio voto. Come mi’ nonno col PD!
16. Docente più affascinante? Peverell, il fascino della Magia antica.
17. Studente più diligente? Derek e Thalia
18. Docente più cattivo? Non lo so. Non consegno una lezione dal lontano 2010.
19. Studente più pigro? Kevin ovviamente (vedi sopra).


IL PIU' MOD/STAFFER

1. Mod/Staffer più disponibile? Draven
2. Mod/Staffer più creativo? Megan
3. Mod/Staffer più carismatico? Daddy


MIGLIOR

1. Miglior studente e miglior studentessa? Derek Hide e Thalia Moran
2. Miglior Prefetto? Camille
3. Miglior Caposcuola? Megan
4. Miglior Grifondoro? Alice
5. Miglior Serpeverde? Draven
6. Miglior Corvonero? Edmund
7. Miglior Tassorosso? Eloise
8. Miglior adulto? Daddy Papà Toobl
9. Miglior lavoratore (adulto)? Lucas, un “onesto” giornalista.
10. Miglior garzone/commesso? Draven anche se si fuma 10 sigarette durante la pausa.
11. Miglior docente? Daddy
12. Miglior new entry? Adeline
13. Miglior bromance? Derek e Edmund
14. Miglior rivalità? Kevin e Vagnard, da sempre e per sempre.
15. Migliore amicizia? Megan e Jean
16. Miglior coppia? Megan e Draven
17. Miglior Roler? Chi sono io per dirlo? Ma è sempre bello leggere Emily, Megan, Oliver, Niahndra.
18 Miglior Grafico? Megan


QUIDDITCH

19. Miglior battitore? Niahndra & Mary srl, un’associazione a delinquere che non cambierei per nulla al mondo.
20. Miglior cacciatore? Edmund è stata una piacevole sorpresa. Menzione d'onore a Emily, che meritava di giocare più di mezza partita.
21. Miglior cercatore? Elizabeth è stata quasi perfetta. Menzione d’onore a Megan per averla battuta.
22. Miglior portiere? Camille, saracinesca pazza sgravata, te se ama.


PARTNER IDEALE

1. Partner ideale per Eloise? Camillo. Perché non buttare benzina su una fiamma già accesa?
2. Partner ideale per Emily? Kevin
3. Partner ideale per Megan? Kevin
4. Partner ideale per Draven? Kevin. E con questo tris abbiamo risolto ogni problema.
5. Partner ideale per Daddy? Kevin. Nieve


CHI?

1. Chi vorresti come sorella? Eloise per un’adolescenza al sicuro dalla noia.
2. Chi vorresti nella tua casata? Draven per un inspiegabile senso di affinità.
3. Chi vorresti come compagno di stanza? Camillo per bestemmiare male ogni giorno.
4. Che animale (anche illegale) vorresti avere? Datemi 300 snasi da mettere in giardino e sono contento.
5. Chi ti piacerebbe sfidare a duello? Lucas, gli ho perfino lanciato il guanto (con dentro un bel cazzotto) di sfida ma lui ha scelto di non raccoglierlo. Ma anche Vagnard, per chiudere un cerchio iniziato secoli fa con l'occhio bello.


CANTA TU!

Scene iconiche. Personaggi indimenticabili. Tutto meraviglioso, ma spesso a rendere unica una serie tv sono le sigle! Ammettiamolo, tutti abbiamo la nostra preferita, quella che abbiamo cantato a squarciagola e, siamo onesti, non proprio in maniera fedele. Infatti, capitava spesso che le inventassimo (ANIUANAUAIIIIIIIIIII, vi dice niente?) perché non capivamo le parole originali. Ecco, torniamo ai bei tempi, inventiamo le sigle!
Datevi alla pazza gioia! Dove indicato, sostituite il pezzo originale con il nome di un PG / luogo del forum / un’azione.
Pronti? Cantate voi!

Ve ne concedo una.

(The O.C)

We’ve been on the run
Driving in the sun
Looking out for Erika
Quidditch pitch here we come
Right back where Occhibelli started from
Hustlers grab your brooms
The Snitch shadow has boobs
Driving down the 101
Quidditch pitch here we come
Right back where “Thank you Daniel” started from
Quidditch pitch
Here we come!
On the stereo
Listen as we go
Niahndra's bat gonna stop Vagnard now
Quidditch pitch here we come


Siete stati fantastici, delle vere Rock Star! E ora, come tali, salutate!

XOXO Occhibelli Ebbasta



SHIP

Mettere a paragone scene cult di alcune serie tv, inserendo i pg al posto dei protagonisti:

- È la giornata del cornetto ad Hogwarts! Eloise ne offre due a Camillo, che però accetta solo se accompagnati da abbondante droga caffè. (Lorelai × Luke)

- Daddy è l'unico vero amore di Megan, tutti gli altri sono solo un diversivo. (Chuck × Blair, semicit. di Chuck)

- Draven appena ha incontrato Kevin voleva ucciderlo, ma si sa che da enemy to lovers è un attimo! (Buffy x Spyke)

- Jean ama le dichiarazioni plateali e Alice si chiede perché, ogni volta, si umili così. Semplice, ha perso la testa per lei! (Seth x Summer)


DICHIARAZIONI SCABROSE

- Il tuo PG soffre di vertigini e si trova, per sua sfortuna, sull'alta terrazza della Torre di Astronomia. Chi, con un bacio, lo convincerebbe a restare ad osservare il panorama? (The O.C; Ryan e Marissa)
Un Dissennatore, ma solo se bacia bene.

- Jerk & Bitch! No, non sono offese, sono solo termini affettuosi con cui il tuo PG e Lord Voldemort rafforzano il loro legame di fratellanza. (Supernatural; Sam e Dean)

- Sai cosa piace al tuo PG di Lucas Scott? NIENTE! (The O.C)
Oserei dire che calza alla perfezione.

- Il tuo PG ed il suo Caposcuola sono chiusi in un bunker e lei insiste perché venga eseguita una certa sequenza di incantesimi, altrimenti potrebbe scatenarsi una brutta maledizione. Il tuo PG che fa? Si fida e procede, oppure prende e se ne va? (Lost)
Premesso che Thalia è una personcina affidabile, se gli chiedesse di fare in sequenza un Waddiwasi, un Macedonis e un Veronesi almeno un paio di domande Kevin se le farebbe.

- Megan e Draven stanno insieme, il tuo PG è geloso e ruba il pegno che rappresenta il loro legame. Draven se ne accorge, lo cerca ovunque. Il tuo PG che fa, lo restituisce o lascia che i due litighino finché la coppia scoppia? (Gilmore Girls; Dean, Rory & Jess)
Francamente Kevin se ne sbatterebbe le gobbiglie del pegno, che con ogni probabilità sarebbe il classico ciondolo di Pandora con lo stemma di Corvonero e la scritta “Learning, Wit, Bourbon”. Ma se davvero arrivasse a rubarlo allora andrebbe fino in fondo senza rimpianti e si godrebbe la scena. Bella merda, eh?

- Il tuo PG, che lo voglia o meno, è l'angelo custode di Peverell. Il professore chiama a gran voce il suo nome, ha imminente bisogno d'aiuto. Il tuo PG che fa? Si materializza di corsa e lo salva, oppure lo abbandona al suo destino? (Streghe)
Innanzitutto spiegatemi chi non vorrebbe essere l’angelo custode di Peverell. Comunque, Kevin lo salverebbe senz’altro, ma solo in cambio di una modesta ricompensa: i M.A.G.O. di diritto e una scorta di the nero settimanale. Metteteci pure un paio di Galeoni e l’abolizione permanente della Scuola di Atene.

- Se dopo il coprifuoco il tuo PG, mentre è in giro a bighellonare tra i corridoi, incontrasse un Prefetto/Caposcuola durante il turno di ronda, che scusa utilizzerebbe per difendersi ed evitare la punizione? Ah, dimenticavo, ha solo 5 parole a disposizione per formulare la frase! (Buffy)
Oh ce sta Peverell ‘mbriaco!

FINE. ADDIO.
Non chiedetemi mai più di farli.


view post Posted: 16/4/2023, 19:00     Caress - Paiolo Magico
Il volto di Emily si fece più vicino, a tal punto da sembrare intenzionato ad immergersi nel flusso eterocromatico delle sue iridi, intenso specchio di quelle della ragazza. La distanza di un sospiro – forse lo stesso che gli mancò in quel preciso momento – a separare l’oceano dei loro occhi.
Da quella breve distanza, la bellezza della ragazza era capace di avvolgerlo. Lo accarezzava dolcemente con le sue mani eteree, simili a quelle di una giovane madre. Al tempo stesso, incuteva in lui la stessa paura della funesta tempesta in grado di scuotere terra e cielo.
Una bellezza che era delicato sussurro, in grado di parlare direttamente alla sua anima e, al contempo, di cedere ai suoi silenzi come una fievole fiamma, tremante all’incombere dell’oscurità. Emily era la fiamma, lui era l’oscurità. Lui era la fiamma, Emily era l’oscurità. Uno scambio alla pari, tacito accordo di due cuori martoriati dalle contraddizioni, provati dal fato e dal tempo.
Una bellezza che sorgeva da Oriente, come il sole più luminoso, ma che solo nel momento del tramonto emanava la sua vera essenza.
La bellezza di Emily viveva nel fascino della luce morente, nelle oasi crepuscolari create dall’orizzonte aranciato, il quale si fa sempre più intenso in direzione del suo oblio.
La bellezza di Emily si abbandonava alle tenebre più oscure, ed in esse continuava ad esistere con l’intensità di una stella.

Lui, Kevin, si perse in quell’oscurità ma non la temette, non se ne sentì sopraffatto. La accolse invece nel suo cuore, deciso a farne tesoro. Non aveva più paura delle tenebre, giacché il suo animo vi si era ormai immerso completamente. Capì, piuttosto, che solo attraverso quell’oscurità sarebbe stato in grado di vedere Emily per davvero.
Sostenne dunque lo sguardo ravvicinato e, istintivamente, si fece anch’egli avanti di un centimetro. Sondò l’azzurro delle iridi della ragazza, naufragando nelle sfumature argentee di quel mare d’inverno. Poté sentire il respiro di lei sulle labbra socchiuse, come carezza del vento sulle fronde degli alberi. Passarono interminabili secondi, senza che vi fosse bisogno di proferire parola.

Il debole lume delle candele le baciava il volto, creando giochi di luci e ombre sulle efelidi sparse. Il candore della sua pelle era tela perfetta per la luce calda delle fiammelle. Il silenzio amplificava ogni minimo dettaglio, immobilizzando i loro corpi in uno spazio sospeso e immutabile, difeso da qualsiasi interferenza esterna.
In quel luogo astratto – eppure così reale – non esisteva nient’altro che loro: nessun Paiolo Magico, nessuna Londra, nessuna Hogwarts. Nessun Signore Oscuro. Nessun omicidio.
La mano tremò improvvisamente, facendo vacillare il liquido ambrato dentro il bicchiere. Emily aveva appena posato il proprio, anche lei colta dall’incertezza. Eppure, alcune parole uscirono dalle sue labbra e si adagiarono nell’aria: un monito, o forse un consiglio, ma di quelli che difficilmente venivano seguiti perfino da chi si trovava a darli.
«Impossibile. Temo di avere un debole per le persone disgraziate.» Aveva cercato di nasconderle il mezzo sorriso, ma la risposta era giunta comunque istintiva, ironica quel tanto che bastava da non minare la veridicità di quelle parole.
Fu a quel punto che bevve dal Glencairn. Il whiskey avvolse il suo palato e si infranse sulla sua gola come cascata infuocata. L’improvviso calore nel petto gli fece provare un contrastante sollievo, mentre un brivido improvviso gli graffiava le spalle partendo dalla nuca. Il corpo si irrigidì appena, lasciando poi che il braccio scattasse in direzione del bancone per posare il bicchiere ormai vuoto. Infine, si rilassò al tepore della dissoluzione.
In quella cacofonia di sensazioni, si insinuò una voce – quella di Emily. E una domanda, la più semplice e complessa al mondo.
«Perché?»
Un pesante silenzio a scandire il momento, nel quale gli occhi di Kevin cercarono intensamente un appiglio in quelli di Emily. Lo trovarono solo per un istante, mentre lei si volgeva completamente verso di lui, prima che le sue labbra si muovessero ancora.
«Perché sono qui?»
Lo sguardo della Serpeverde si distolse, come foglia cullata via dal vento dell’incertezza. Ma la mano di Kevin si mosse rapida per afferrare la lamina in volo e non perderla. Si allungò istintivamente, andando a cercare quella di Emily.
Provò un brivido quando le loro pelli si toccarono – quella della ragazza fredda come neve – ma non ritrasse l’arto a quel contatto improvviso. Lasciò invece che una lieve carezza risvegliasse il dorso della mano di lei, per offrirle l’appiglio di cui sembrava necessitare. Emily gli pareva spezzata almeno quanto lo era lui, e tanto bastava per dargli la forza di non restare inerme. Lui era lì per lei, a prescindere da quanto simili o diverse potessero realmente essere le loro anime, o le ombre che le attanagliavano. Non importava quanto oscuro potesse risultare il suo cammino, avrebbe da quel momento in poi lasciato sempre accesa una flebile luce per lei, per darle modo di trovarlo anche nel più profondo degli abissi.
Era un legame, il loro, che percorreva strade invisibili, diramate in tante piccole vie che rispondevano al nome di comprensione, empatia, appartenenza. Un vincolo reciproco, vissuto però nella libertà più assoluta, capace di coinvolgere a tal punto da riuscire ad appagare ogni mancanza tangibile. Il loro legame era approdo all’orizzonte di un mare in tempesta.
Non sempre, dopotutto, l’isola sulla quale si desidera ardentemente sbarcare ha l’aria di una terra lucente e piena di vita. Rare volte, è possibile trovare più conforto nel terreno arso, laddove la nascita di un singolo fiore ha tutta un’altra valenza. È nelle terre aride che si impara infatti a custodire le cose davvero importanti, l’indispensabile, ciò che ci permette di esistere e non diventare noi stessi granello di sabbia nel deserto circostante. Lui si sentiva pronto ad essere quell’isola, per Emily. E voleva sapere – doveva sapere – se lei era pronta a fare lo stesso.
*Ecco perché sei qui.* Si disse.

Le lasciò lentamente la mano, per non far sì che il contatto divenisse per lei opprimente. Distolse lo sguardo ma non arretrò, rimanendo invece isola calma e paziente. La sua voce risuonò tale, quando avvolse l’aria tra di loro.
«Sei qui perché nessuno di noi è mai completamente isolato dentro di sé.» Una pausa. Le iridi eterocromatiche si soffermarono sulle mani di Emily, segnate dalle fiamme. Avrebbe voluto sapere di più su quell’incidente, sul passato della ragazza e su ciò che realmente provava. Avrebbe voluto, sì, e al contempo non lo riteneva necessario. Non gli serviva sapere, quando era in grado di capire.
«Sei qui perché ricerchi te stessa, e sai che l’unico modo per ritrovarti è farlo attraverso gli occhi di chi riesce a vederti dentro.» E la guardò, sperando che lei comprendesse. La guardò, e vide.
Vide la fragilità del suo petto e le crepe nel suo cuore. Vide l’ombra cinerea sul suo volto ed il profondo oceano dei suoi occhi, e sperò che gli restituissero lo sguardo. Si sarebbe allora sporto ancora un po’ verso le acque azzurrine, ora argentee, desiderando nient’altro che sprofondarvi.
E, attraverso quello specchio, avrebbe visto il legame che li univa, sottile come un filo di seta. Ed avrebbe capito, infine, che era semplicemente destinato ad esistere.
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view post Posted: 10/3/2023, 16:14     Caress - Paiolo Magico
Ancora lì, immobile nella sua aurea di pateticità, in silenziosa polemica contro l’ingiustizia insita nella sua stessa esistenza. Animato dall’effimero quanto appassionato sforzo di rimanere presente a se stesso, nonostante la realtà architettasse di tutto per condurlo verso la distruzione.
Ancora lì, sospeso nell’atmosfera come un solletico di musica da quattro soldi, sommesso nell’angolo più remoto di una Londra silente. Lì, con il peso nel cuore ed un velo di pece sugli occhi distratti. Con due bicchieri dinnanzi, e cento demoni alle spalle.
Avrebbe pagato da bere ad ognuno di loro, ma a nessuno di essi avrebbe lasciato prendere il sopravvento. Li avrebbe domati, sedati con il nettare della dissoluzione, combattuti fino allo stremo; e mai si sarebbe consegnato ai loro artigli. Avrebbe caricato il peso di quel fardello sul cuore incrinato, soffocando le bestie fino a farle sparire. Fino a renderle parte di sé, schiave però di un’invisibilità perenne.
Nessuno ne avrebbe conosciuta l’esistenza. Nessuno li avrebbe mai più notati. E lui sarebbe stato ancora lì, con i bicchieri probabilmente vuoti, e niente alle sue spalle.

Era tuttavia riuscito ad aggrapparsi a qualcosa, a qualcuno che non fosse egli stesso. Ad una persona che – lo percepiva nel profondo dell’anima – poteva conoscere demoni assai simili ai suoi.
Quella che lo legava ad Emily Rose era una tacita connessione, ammantata di morte e vitalità al tempo stesso. Due tizzoni ardenti che avevano danzato in passato sotto il medesimo fuoco, per poi separarsi e rotolare lontani l’uno dall’altro. Piogge differenti avevano spento il loro ardore, e venti differenti avevano cercato di ravvivarne invano la scintilla. Mani diverse ne avevano infine sgretolato la consistenza. E loro, spezzati e comunque indistruttibili, erano tornati a rotolare. Si erano poi ricongiunti nel punto di origine; le fiamme non vi erano più, eppure erano entrambi tornati a bruciare, ad auto-alimentarsi, finalmente consapevoli di non essere poi così diversi.
Una sensazione lacerante, quella di non sentirsi soli nella sofferenza. Ma anche il sollievo più grande.

Immerso in quei pensieri, l’attese. Attorno a lui i suoni rimanevano indistinti, le facce inconsistenti. I due bicchieri sul bancone in legno erano un silenzioso richiamo, al quale tuttavia resisteva imperterrito. Lei sarebbe venuta, e l’avrebbe salvato dall’abisso.
E mentre osservava le sfumature ambrate dentro al Glencairn, un’ombra gli passò accanto. La fragranza dei suoi capelli risvegliò in lui un ricordo che credeva perduto. Kevin socchiuse gli occhi, inarcando appena la nuca. Fu travolto dal suo arrivo prima ancora che si materializzasse al suo fianco, avvalendosi della consueta eleganza di quella chioma baciata dal fuoco. Seducenti zampilli rossastri: come falò nei boschi, regnavano sul buio circostante.
E occhi chiari, di un azzurro quasi argenteo. Occhi colmi di un’emozione nascosta, sopita nell’iride come un antico tesoro seppellito nelle profondità della terra. Occhi che sembravano capaci di guardargli attraverso. Silenziosi e possenti; pieni di vita e pieni di morte, in egual misura. Occhi che conosceva, nei quali riusciva quella sera a specchiarsi come mai prima.
Accolse le gemme azzurrine e ne seguì gli spostamenti, volgendosi a loro. Ne abbracciò l’essenza e, in silenzio, le invitò a scrutargli dentro. Lui si trovava lì, inerme, spoglio del muro della diffidenza. Con l’anima indelebilmente macchiata di un sangue estraneo, all’apice della fragilità interiore, ma aperta all’unica persona che poteva comprenderla senza giudicarla.
Non crollavano le macerie della sua intima essenza, sorrette com’erano da quell’inspiegabile desiderio di provare ancora emozioni autentiche, unica vera fonte di salvezza dalla sua personalissima dannazione eterna. Non crollavano, perché lui vedeva Emily, e vedeva le sue ferite. Le sentiva, le comprendeva. Vi erano certo i segni visibili, quelli che costellavano la pelle nivea delle sue mani delicate, ma era per lui impossibile fermarsi alla semplice evidenza. No, alcuni segni non si potevano osservare, eppure erano estremamente reali, perfino più dei primi. Capiva che esisteva un mondo nascosto al di là dello sguardo della ragazza, celato dietro al tenue rumore della sua voce che infine accarezzò l’aria come un sospiro.
«Non hai iniziato a bere. Dovevi proprio essere sicuro che sarei venuta»
Una constatazione semplice, che nascondeva un significato profondo. Si chiese se fosse davvero così: era stato tanto sicuro che sarebbe venuta? Forse era semplicemente l’unica cosa alla quale aveva potuto aggrapparsi, proprio come quando le dita ossute dell’Oscuro Signore avevano accarezzato i capelli biondo cenere: non aveva forse chiuso gli occhi, aggrappandosi con tutto se stesso all’idea che le mani fossero quelle di Lei? Non era stato forse quello ad impedirgli di crollare?
«Un secondo in più e li avrei bevuti entrambi» Mentì lui con maestria, cercando di nasconderle un mezzo sorriso. Non le avrebbe confessato quanto profondamente grato le fosse per non essere venuta meno a quella tacita richiesta di aiuto partorita nel letto di un ospedale. Voleva dire tanto per lui, ma nel profondo forse Emily già lo sapeva.
Lasciò che ella prendesse posto al suo fianco, resistendo all’impulso di abbandonarsi alle sue braccia, di urlare, di piangere, di spaccare il bicchiere contro il muro. Avrebbe voluto far esplodere la cacofonia di emozioni che lo straziava dall’interno, ma non lo avrebbe fatto a discapito della ragazza, cedendo all’egoistico bisogno. Lei era lì per lui, ma non doveva dimenticarsi che anche lui era lì per lei.
«Brindiamo allora» Disse improvvisamente, afferrando il bicchiere colmo del liquido ambrato e aspettando che Emily lo imitasse. «Alle nostre anime tormentate, che non ci fanno dormire la notte. Ma che riescono forse a farci sentire meno soli, poiché accomunati dalle medesime disgrazie» E sulla scia di quelle parole, incrinate appena dall’emozione di mostrarsi in tutta la sua autenticità, le iridi etero-cromatiche si mischiarono a quelle argentee. Sondarono quel mare ghiacciato senza invadenza, desiderando solo di perdervisi eternamente.
Il liquore ambrato e avvolgente avrebbe allora dato profondità al tempo, annebbiando appena i sensi e rallentando la loro caduta verso gli abissi. Simbolicamente, li avrebbe uniti ancora di più in quel legame. I due tizzoni ardenti, che potevano ancora illuminarsi a vicenda grazie alla flebile luce delle loro anime incrinate, mentre i demoni attorno non avrebbero potuto far altro che guardarli con impotenza.
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view post Posted: 5/3/2023, 15:40     Cigarette. - Nocturn Alley

Il silenzio lugubre di Nocturn Alley faceva da perfetto sfondo alla loro misera interazione, esacerbando quel senso di noia apparente. Eppure, nell’intimo di sé, Kevin si sentiva tutt’altro che annoiato dalla piega presa dalla conversazione. Aveva concesso a Shaw l’occasione di confermare quel barlume di interesse che era riuscito dapprima ad illuminare – seppur per un brevissimo istante – l'eterocromia delle sue stesse iridi.
Qualcosa gli suggeriva, tuttavia, che Draven non avesse accolto le sue parole con il medesimo spirito, e che non provasse alcuna serenità nel condividere con lui nemmeno il più semplice ed irrilevante momento di circostanza.
Una convinzione che infondeva in Kevin un senso di delusione. Le astratte mura che il Serpeverde frapponeva tra la sua vera essenza e ciò che le rimaneva estraneo sembravano solide come la dura pietra. Il biondo le percepiva nello sguardo a tratti torvo, costantemente privo della fiamma viva dell’interesse. Le notava con evidenza nella postura del corpo e nei gesti distratti, disinteressati. Le toccava definitivamente con mano attraverso le parole del suo interlocutore.
La sigaretta venne portata alle labbra con un gesto rilassato, mentre le parole di Shaw si perdevano nell’aria. Kevin inspirò e chiuse gli occhi, godendosi l’effimero momento. Quando fuoriuscì dalla sua bocca, il fumo si amalgamò con la risposta del Serpeverde, fendendo lo spazio tra di loro.
Una finissima vena comparve sulla tempia del Tassorosso, esprimendo silenziosamente il suo disappunto dinnanzi alle parole appena udite. Scosse la sigaretta con un gesto fin troppo deciso, prima di osservare Draven attentamente. Non lo avrebbe trattenuto contro la sua volontà, ma al contempo non si sarebbe sottratto nel controbattergli.
«Trovo poco saggio giudicare una persona dalle apparenze.» Sentenziò, senza distogliere lo sguardo da quello del ragazzo dinnanzi a lui. Lo squadrò per un secondo, prolungando il silenzio. Prese tempo per soppesare le parole da dire, concedendosi un altro breve tiro dalla sigaretta accesa.
«Magari ci sarà l’occasione di un nuovo confronto, in futuro. Se ci tieni così tanto, assicurati di essere presente.» Concluse con un’eloquente alzata di sopracciglia, prima di portare la mano verso la tasca sinistra dei pantaloni. Ne estrasse il pacchetto offertogli da Draven e con calma glielo porse, andando contro l’esplicita richiesta del ragazzo.
«Serve più a te, credimi. Il lavoro è stressante, soprattutto se i clienti si mettono a rompere i coglioni.» La velata autoironia avrebbe forse sciolto la rigidità del momento. Kevin non aveva niente contro Shaw, a maggior ragione dopo aver constatato come la sua ostilità non rappresentasse altro che un semplice meccanismo di difesa.
Era così affascinante provare a leggere le persone. Privilegio e supplizio allo stesso tempo. Ma era così affascinante provare ad entrare in quelle mura di pietra, pur senza muovere un passo verso di esse. Cautela e sfrontatezza allo stesso tempo. Ma era così affascinante cercare di capire e, magari, sbagliarsi.

view post Posted: 8/2/2023, 23:48     Caress - Paiolo Magico
Eccolo lì, ad annegare nel plumbeo fiume infernale della sua mente. Inerme, come un dannato senza torcia sull’orlo del più buio degli abissi, di cui era perfino in grado di avvertire l’umida profondità dall’odore, quasi fosse cosa reale. Ad aspettarlo, nel profondo del baratro, i demoni del suo passato, presente e futuro; mostri sprovvisti di volto ma dotati di occhi scintillanti, silenziosi nelle tenebre, capaci di rendere la notte perfino più buia.
Il quadro fedele di una sorte irrimediabile, un destino al quale non era possibile sottrarsi. Poteva forse ritardarlo, resistergli fino allo stremo, aggrappandosi ai barlumi di umanità che ancora tappezzavano il suo cuore straziato. Oppure, in maniera decisamente meno nobile, poteva – almeno per quella sera – rifugiarsi nel bere e vagare nelle lande della dissolutezza, schiavo di sensi annebbiati.
Si passò una mano sui morbidi capelli biondo cenere, gli stessi accarezzati con freddezza dal Signore Oscuro qualche ora addietro. Poté avvertire un brivido lungo la schiena al semplice riemergere di quel fresco ricordo. Si chiese cosa avessero provato le lunghe dita ossute, se fossero davvero capaci di percepire il tatto come lo facevano gli altri esseri umani o se – alla stregua di eterei artigli capaci di insinuarsi fin dentro l’essenza delle persone – fossero in grado di afferrare e graffiare i pensieri più reconditi, i sentimenti più intimi.
Forse la sua mente appariva all’Oscuro Signore come un intricato labirinto, esattamente come accadeva a lui stesso. Certo, se così fosse stato, si sarebbe trattato di un assurdo scherzo del destino. Non poté fare a meno di sorridere amaramente a quell’idea.
Le iridi etero-cromatiche non si unirono alle labbra, restando inespressive. I suoi erano solo pensieri folli, che gli intimavano silenziosamente di riprendere il controllo di sé. Possedeva ancora una coscienza dopotutto, seppur indelebilmente macchiata dall’omicidio. Quella sbavatura di sangue lo avrebbe accompagnato per il resto dei suoi giorni, minacciando di farsi sempre più estesa ed intensa. Un coltello eternamente conficcato a lacerargli l’anima ed il petto, del quale non era certo avrebbe retto il peso.
Fuggire. Poteva essere quella la soluzione? Correre via – come il codardo che forse era – da ciò che lo circondava e cercava di soffocarlo lentamente. Voltare le spalle alla realtà che già conosceva, al mondo che gli apparteneva, ed alle cose che ancora amava. Scappare da Hogwarts, dalla sua stessa casa, dai pochi affetti che gelosamente serbava nell’abisso del suo cuore incrinato. Dirigersi in capo al mondo, senza una destinazione particolare, per seguire il semplice ma complesso desiderio di ricercare un posto diverso, che avesse in sé il non essere quel luogo in cui era costretto ad esistere nella sua stessa evanescenza, come un fantasma intrappolato nell’universo terreno.
Ma i suoi demoni erano ombre, e come tali lo avrebbero seguito ricordandogli degli errori insanabili, delle scelte sbagliate e della profonda tristezza della sua esistenza.

«Due Whiskey Incendiari. Lisci.» Ordinò senza troppi convenevoli al cameriere che gli passò affianco, arrestandone bruscamente l’avanzata. La soluzione più facile per cercare di annegare l’implacabile flusso mentale. Non vacillò dinnanzi allo sguardo stupito dello sconosciuto, bensì lo sostenne con glaciale freddezza. Finché non ebbe la meglio.
Attese di essere servito nel silenzio più totale, facendo di tutto pur di non cadere nuovamente nei meandri della sua mente. Osservò distrattamente il locale semi-vuoto, perdendosi tra il leggero brusio della sala e i cigolii dei vecchi mobili in legno, tra l’odore della polvere e quello della birra, tra la luce soffusa degli interni ed il nero pece oltre le finestre consunte; il Paiolo Magico aveva sicuramente visto tempi migliori. Almeno in merito a quel particolare, riusciva ad avvertire una certa sintonia.
Quando il liquido ambrato giunse all’interno dei due Glencairn, Kevin si limitò a fare un cenno al cameriere. Non appena il secondo bicchiere toccò il tavolo, adagiandosi al fianco del primo, la sua mano si mosse istintivamente ad allontanarlo. Spostò il whiskey verso l’estremità opposta del tavolo, all’indirizzo della sedia vuota dinnanzi a lui.
Restare. La vera soluzione. Il suo inconscio – che forse rappresentava in quel momento la parte di lui più assennata – già sapeva. Agiva.
Si affidava a Lei, senza la certezza che ciò si trattasse di vera salvezza. Poteva anche essere eterna distruzione, ma non gli importava. Le fiamme, dopotutto, erano capaci di purificare come di annientare. Così come il whiskey. Così come Emily Rose.
Ma qualcosa di profondo lo spingeva ad aggrapparsi a quella flebile e silente promessa che si erano fatti, alla carezza delle delicate dita sul letto di ospedale, le uniche in grado di far diventare quelle cadaveriche e ossute un lontano ricordo.
Sedeva dunque al tavolo, in solitudine come un forestiero, con le iridi etero-cromatiche immerse nel vuoto profondo. Osservava senza realmente vedere i due bicchieri di whiskey dinnanzi a lui, rifuggendo saggiamente dal tumulto, cercando barlumi di quiete, giacché gli era impossibile trovarla dentro di sé.
Nell'oblio. Anelava le fiamme, il whiskey, una carezza.

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view post Posted: 28/1/2023, 13:32     I Flappers - Giardino
Helena e Megan, entrambe impeccabili
1252 replies since 29/8/2011