Posts written by Mistake

view post Posted: 30/4/2024, 16:46     icebreaker ~ /ˈaɪsˌbreɪ.kər/ - La Capitale del Mondo Magico
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It's so nice to meet you. let's never meet again

N
iahndra osservò affascinata l'improvvisa durezza che sfiorò con dita di nuvola il volto dolcissimo e fanciullesco della padroncina di casa, intimamente divertita all'idea di star assistendo a qualcosa che sarebbe dovuto rimanere celato. Non che Sir McAllen si fosse reso conto di trovarsi al limite di un precipizio, gli alligatori ad attenderlo nella fossa.
Il sorriso curioso che Niahndra aveva sul volto assunse una sfumatura tra l'enigmatico ed il sornione, la piega intimidatoria di chi sa qualcosa che tu non sai, occhi vivaci sotto le palpebre leggermente abbassate. C'era solo una cosa che preferiva allo sguainare le fauci per rimettere a posto qualcuno, ed era guardare qualcun altro farlo al posto suo e toglierle l'incombenza. Si mise comoda sulla poltroncina in prima fila: lo spettacolo stava per cominciare.
Rimase immobile, il sorriso da Gioconda ancora in posa, mentre l'ultima arrivata prendeva il controllo della situazione calandosi perfettamente nella parte dell'anfitrione. Sperò con tutta sé stessa che mollasse la bomba dei genitori morti così a secco, giusto per godersi l'effetto sorpresa sulla faccia del vecchiardo. Invece, assottigliò gli occhi senza sgretolare l'espressione a quel "Ninì" inaspettato e alzò di poco il mento come a dire che aveva la sua attenzione e che, sì, ovvio che avessero quella confidenza.
*Andiamo, non mi deludere adesso*.
Lo scambio che seguì quasi l'avrebbe demoralizzata per la sua banalità se solo un qualcosa sotto i bordi delle parole non le avesse fatto drizzare le antenne, unico indizio che tradiva una comunicazione diversa e più profonda dalla quale lei era esclusa ma che venne recepita chiara e tonda dal bacucco. Vedere la sua faccia raggrinzire come una prugna secca e assumere una tonalità simile per lo sforzo di contenere l'affronto che sicuramente accusava in quel momento fu senza alcuna ombra di dubbio il momento più alto della serata. E la ragazza non aveva neanche dovuto scomporre la facciata serafica con la quale era arrivata. Niahndra ne fu colpita e avrebbe volentieri preso appunti.
Poi, il colpo di scena.

«E beh, lei. Chi non la conosce, nelle nostre cerchie?».
Il sopracciglio scuro tremò sarcastico, salendo rapido e ridiscendendo come a dire "ah sì?". Anche in questo caso, Niahndra preferì tenere la bocca chiusa, soprattutto perché era consapevole del fatto che vi fossero dei sottintesi in gioco —tra l'ospite di casa e Johnny— che lei non era sicura di aver colto completamente. Era abbastanza certa di poter affermare di aver appena assistito alla versione posh di un burn pazzesco, ma le finezze del caso ahimè le sfuggivano.
Tuttavia, rimanere silente non era più un'opzione improvvisamente.
«Oh, sai come sono queste cose, mia cara». Il timbro era leggermente più acuto del normale, ma Niahndra confidò nel fatto che nessuno ci avrebbe fatto troppo caso. «Ho dovuto licenziare l'intera impresa perché non sono riusciti a localizzare l'origine di quel tremendo fischio di cui ti parlavo». Stava andando bene? Non ne aveva idea. Tendeva a straparlare quando pensava di dover performare senza esserne all'altezza. «Trovare dei professionisti competenti è un lusso, oramai». Lo sdegno, invece, era tutto genuino adesso.
Per fortuna che la pantomima andò avanti senza problemi, con forse quello che era il secondo stereotipo più abusato da tutti i registi e sceneggiatori: l'annusata la degustazione del vino. A Niahndra erano sempre sembrate tutte balle, ma forse era perché era cresciuta a cracker stantii e acqua di rubinetto. McAllen, d'altro canto, pareva al settimo cielo e lei sperò che fosse abbastanza per dimenticarsi di lei.
Il braccio femminile le venne porto come salvagente e lei non poté che aggrapparvisi mentre ancora imitava di riflesso la postura dell'altra.
«Ragazza, —soffiò quasi incredula mentre si allontanavano— Non so cosa è successo, ma so che è stato brutale».
Faceva strano il contatto pelle a pelle con la sconosciuta, ma Alistine avrebbe preferito quel male alla prospettiva peggiore di essere di nuovo gettata in pasto ai lupi senza l'addestramento appropriato.
«Fa differenza se dico di no?».
Aveva avvicinato l'orecchio al volto dell'altra e al commento sul Tavernello le scappò una risata fin troppo somigliante ad un latrato. La bloccò di colpo coprendosi la bocca con la mano, ma ormai aveva già attirato più di un'occhiata di disapprovazione dai cosiddetti NPC. Si schiarì la gola e riacquisì compostezza.
«Che genere di esperimento? Sbugiardare i wannabe sommelier?», inquisì. Poi, si ricordò delle cose importanti. Per gli altri, almeno. «Ma prima rammentami da dove ti conosco».
Se il nomignolo la infastidiva, non lo dette a vedere. Era in debito, dopo tutto.

view post Posted: 28/4/2024, 19:54     respectless - La Capitale del Mondo Magico
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could you maybe hold my hand
Piano piano, a Niahndra sembrò di tornare in possesso di un corpo e di non essere, invece, un'entità immateriale senza alcun vincolo a tenerla salda. Percepì il proprio peso sbilanciato sulle dita dei piedi, il suo intero essere che pendeva inconsciamente verso l'unico punto fermo della stanza. Eppure persino Adam, granitico nella sua sicurezza, parve tentennare e perdere stabilità, e quello era un capolavoro che Niahndra difficilmente si sarebbe stancata di osservare, per quanto ostico da digerire e far coesistere col tumulto che invece provava lei.
«No». La ragazza si affrettò a scuotere la testa quando Adam le domandò se fosse morto qualcuno anche la seconda volta che aveva urlato. «Mi sono imbattuta in un sortilegio che teneva sul filo della vita degli alberi parlanti– non è importante adesso, vai avanti», tagliò corto con uno scatto della mano. Nel farlo, si rese conto di star stringendo ancora la bacchetta e la riagganciò ai passanti dei pantaloni; aprì e chiuse un paio di volte il pugno, rifiutandosi di controllare il dorso. Il bruciore che sentiva era illusorio e le cicatrici ormai vecchie di un decennio. Suor Prudenzia non poteva nuocerle.
Era più importante adesso carpire quante più informazioni possibili su qualunque cosa le fosse successa un paio d'anni addietro. Era una messaggera di morte, le aveva detto la signora con la veletta al tempo, ma Niahndra non aveva saputo che farsene di quella spiegazione sbilenca e ingannevolmente poetica, quando di poetico in quella condizione mostruosa non c'era proprio niente.
Trasse un brusco respiro alla menzione di Pandora, studiò avida l'espressione di Adam imitando involontariamente quel suo sporgersi in avanti. Pandora era come lei. Una parte di Niahndra lo aveva sospettato o, comunque, aveva sospettato che quella storpiatura fosse stata il motivo per il quale era stata abbandonata; buttata via, come qualcosa di rotto o difettoso. Era acqua, avvelenata alla sorgente.
"Sei già una banshee", aveva detto, "speravo che non ti succedesse". Niahndra sentì il grumo rosso nel suo petto tremare e pulsare per la collera crescente mentre l'ennesimo tassello del puzzle si incastrava nella sua testa. Avrebbe potuto evitarlo. Qualunque cosa le fosse successa, qualunque fosse stato il trigger di quella mutazione, avrebbe potuto essere evitato se solo qualcuno si fosse degnato di avvisarla per tempo e fare qualcosa, invece di offrirle solo rimpianti e sensi di colpa inutili. Di fronte a quella nuova prospettiva, Niahndra sentì la rabbia crescere e divampare, repentina e accecante. Sapere che quella specifica piega degli eventi non solo era stata prevista, ma addirittura "pianificata" fu probabilmente la scoperta più indigesta fino a quel momento. Perché lei era andata nel panico. Si era rintanata in un angolo —esattamente come avvertiva l'esigenza di fare adesso— come una bestia ferita, sola, confusa e tremendamente terrorizzata. Si era raggomitolata in posizione fetale e aveva singhiozzato fino ad addormentarsi. Nemmeno Sam c'era stato, dopo che lei lo aveva volontariamente escluso, dopo le bugie e i sotterfugi alle spalle.
Niahndra sentì gli occhi pizzicare e distolse rapidamente lo sguardo; i denti affondarono nel labbro inferiore e premettero forte abbastanza da permetterle di concentrarsi sul dolore e impedirsi di scoppiare a piangere. Avrebbe preferito mozzarsi una mano piuttosto.
Era una questione di orgoglio, prima di tutto, ma anche e specialmente una questione di necessità. Le risultava impossibile scrollarsi di dosso il presagio ominoso, la minaccia velata di suor Prudenzia che le intimava di rimanere presente e preparata, salda sui piedi. Non poteva permettersi di lasciarsi andare. Lo doveva, se non a sé stessa, almeno a Sam che l'aveva accolta a braccia aperte più volte di quante Niah ne riuscisse a ricordare, che si era addormentato con lei durante gli incubi, che le parlava a bassa voce, così da non ridestare i suoi demoni. Che l'avrebbe seguita all'inferno senza battere ciglio, se lei glielo avesse permesso.
*Oh*. Un altro clic fastidioso di realizzazione.
Non era l'unica ad essere stata derubata di qualcosa. Lo lesse suo malgrado nel mutare delle espressioni di Adam, nelle sue parole e, più ancora, nei suoi respiri e sospiri, nello spazio tra le parole stesse. Se lei si sentiva vuota, come un pozzo da riempire, Adam le appariva adesso traboccante di un qualcosa che non aveva mai avuto sfogo e che non lo avrebbe mai avuto perché deprivato del suo scopo. Sostituito.
Forse fu per quello che lasciò correre l'ennesimo rifiuto da parte sua di menzionare o sentir menzionare Sam, sforzandosi di non prenderla sul personale o scattare sulla difensiva. Aprì bocca per dire qualcosa di confortante, ma le parole sfuggivano; c'era troppa roba dentro perché lei potesse trovare un modo di verbalizzarla. Desiderò allora allungare la mano, stringerla brevemente al braccio di Adam solo per comunicargli in un qualunque modo che —in quell'imperversare rabbioso che erano i suoi sentimenti— una parte di sé gli era grata di essere tornato indietro per lei. Il suo corpo, tuttavia, non si mosse, paralizzato sotto l'intensità di quel suo sentire. Si detestò.
Avrebbe continuato a detestarsi se Adam non l'avesse distratta con l'ennesima domanda, così mondana e straordinariamente normale da lasciarla completamente di stucco. Fu come un reset che la ripristinò alle impostazioni di fabbrica. La risata le scappò dalla gola fragorosa e sincera, abbastanza convulsa da scuoterle petto e spalle, e farle buttare la testa all'indietro. Niahndra ne riprese controllo qualche istante dopo e a fatica, passandosi una mano sul volto.
«Dobbiamo lavorare sul modo in cui gestisci le notizie bomba». Ma non c'era biasimo nel tono di voce, solo incredulità divertita.
«E ho una fame da lupi». Si rese conto, con quell'ultimo check enterocettivo.
La nozione che vi fosse una realtà al di fuori da quel retrobottega la sorprese immensamente.
while I spiral out of control?
PS 354 • PC 259 • PM 248263 • EXP 80
■ Natura banshee
■ Vocazione occlumante apprendista
■ Incantesimi iniziali [click]
■ Appresi: I, II, III, IV classe (proibiti esclusi)
■ fattoriam, colossum, repsi genitum, flagrate, salus dono, nebula demitto, expecto patronum, stupeficium, heolo benedici, cave inimicum, deprimo, plutonis
■ Bacchetta magica (appesa ai pantaloni)
■ Amuleto greco (al collo)
Anello Nosferatu (pollice sinistro)
■ Pantaloni chiari
■ Cintura di Skuld
■ Sacchetta medievale che contiene:
■ Portamonete
■ Avversaspecchio

■ Libri scolastici (sul tavolo)
■ Calderone + utensili (in retrobottega)
Dettaglio oggetti
Cintura di Skuld: Capace di mutare nel colore e nell'elasticità, permette di essere usata come una corda per scalare pareti o legare oggetti/persone.

Sacchetta medievale: Comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro. All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile (max 5 oggetti di medie dimensioni).

Avversaspecchio: Uno dei primi prototipi che nacquero a Londra nel periodo in cui Jack Lo Squartatore seminava il terrore. Piccino e compatto, sta in una mano: in ottone laccato o intarsiato, per uomini e donne, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio. Decorazione Floreale. [+3PS]

Clessidra incantata: Riporta la situazione al turno precedente, usabile una sola volta in quest.

Anello Nosferatu: Induce paura in uno o più pg o png. Usabile 1 volta per Quest. Utile per incanti e pozioni oscure. Utilizzato

Pantaloni chiari: proteggono dal fuoco non magico e dal calore. Sono comodi ed elastici. Blu scuro.
view post Posted: 23/4/2024, 18:48     respectless - La Capitale del Mondo Magico
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one foot in the ground
Corrente elettrica, ronzio, mormorio lamentoso. Un cigolare, da qualche parte; rumore di passi, penna che grattava sulla carta. Difficile distinguerli in quel calderone che mescolava memorie, ricostruzioni e oblii necessari.
Niahndra aveva scoperto che, laddove la mente non si rivelava all'altezza, il corpo ricordava perfettamente: il martellare nel petto, i respiri bruschi da colibrì in gabbia, le pupille dilatate, l'iperfocalizzazione. A volte bastava un semplice odore per farla scattare, a volte erano due occhi infossati e una ruga di disappunto.
Altre era una minaccia inespressa, come un cappio rosso intorno al collo.

Il grido di avvertimento le rimase incastrato in gola, ma era già tornata al piano d'esistenza a cui apparteneva. Piatto, stranamente bidimensionale.
Lo sguardo era già lì, sul collo di Adam, prima ancora che lei potesse recuperare del tutto coscienza e corporeità. Al posto del segno vermiglio che temeva di vedere, rimaneva soltanto la scritta "Abstemious" a deriderla.
Niahndra deglutì e rilassò di riflesso le spalle, il sudore si raffreddava già lungo la schiena. Aveva tempo, forse. Non doveva significare per forza qualcosa, giusto? Era stato un trucco della mente, un effetto ottico; volubile, illusorio, incerto.
*Come Brigit?*.
Il pensiero venne prontamente bandito dalla testa, veloce com'era apparso.
Sentì la presa di Adam allentarsi e qualcosa in lei lo supplicò silenziosamente di continuare a stringerla un po' più a lungo, almeno finché non si fosse sentita di nuovo intera, perché non si fidava del fatto che, senza un collante esterno, i pezzi di cui era composta non sarebbero finiti irrimediabilmente alla deriva.
Desiderava anche prolungare all'infinito quella stasi, prima che la realtà si abbattesse di nuovo su di loro, prima di dover trovare le parole per spiegare cosa fosse successo, prima di trovare una scusa per nascondere quell'abominevole storpiatura che la affliggeva. Il fatto che Adam prendesse le distanze da lei giunse senza sorpresa, ma fece male ugualmente.
Rimase in silenzio mentre lo osservava trasformare la preoccupazione in rabbia e si chiese se esistessero delle parole in grado di convincerlo del fatto che non ci fosse niente di ripugnante in lei. Una battuta su quanto fosse svampita, spossata dalle giornate infinite di lavoro e dalle lunghe nottate di studio, sfiancata da quella serie di rivelazioni. Uno scherzo di cattivo gusto, tutto qua.
«Io–», deglutì senza avere la minima idea di cosa dire.
«Sei già una banshee».
Niahndra aggrottò la fronte, rigida sotto quella sentenza lapidaria. La bambina dentro di lei si fece piccola piccola all'idea di aver commesso un qualunque passo falso.
«Una cosa?». La domanda le sfuggì senza che potesse trattenerla; era spaventata, sì, ma ancora più affamata di capire, dare un nome alle cose, conoscerle e vivisezionarle finché non avessero fatto più paura. Adam, tuttavia, aveva altri piani.
Niahndra trattenne il fiato, disorientata da quel rapido susseguirsi di reazioni, domande, scoppi emotivi. Se l'Adam che si era fatto strada in negozio predatorio e baldanzoso l'aveva messa sulla difensiva, questa versione scattosa e scomposta le instillò una paura fottuta nel midollo. Era la conferma di qualcosa che già sospettava —condanna ineludibile.
«Due anni». Rispose meccanicamente, poi ritrattò. «E mezzo, in realtà. Quando–».
Lanciò un'occhiata al pavimento, ma le tracce di terra erano scomparse.
«Quando è morta suor Prudenzia». Difficile dimenticarlo, nemmeno lei in effetti ne era uscita indenne. L'aveva avvertito distintamente, un qualcosa che veniva scoperchiato —benda strappata dagli occhi. La realtà aveva cominciato a graffiare molto di più da quel giorno.
Per non parlare delle urla.
Distolse lo sguardo per un altro istante, ma non le serviva ricordare. «Una quando è successo tutto, e poi un'altra volta ancora».
Rispondere alle domande dell'altro venne istintivo e naturale, dato il senso di urgenza instillato. Era un tentativo di ammansirne le reazioni e riportare la situazione al suo livello basale nell'unico modo che conosceva. Quelle erano cose che sapeva, e il sollievo di avere qualcuno di fronte a direzionarla in quel rompicapo aveva fatto passare in secondo piano un diverso tipo di considerazioni, il tipo che aveva a che fare col perché Adam sapesse esattamente che domande porre.
Se non escludeva attivamente lo stimolo, poteva sentire ancora la stretta fantasma nel punto in cui era stata afferrata in precedenza. Non aiutava al sovraccarico. Il mal di testa che il presagio le aveva lasciato s'acuì.

«Tu te lo aspettavi». Si rese conto di averlo pensato solo dopo aver udito la sua stessa voce. «E non mi stai guardando come se fossi pazza».
Gli ingranaggi rallentati della sua testa fecero clic. «Sta per succedere qualcosa di orribile. Ma tu già lo sapevi, non è così?», incalzò incapace di togliersi dalla testa l'ultima minaccia di suor Prudenzia.
O il collo spezzato di Brigit.
«È per questo che sei qui?».
Forse, si ripeté Niahndra, forse Adam aveva già un bersaglio sulla schiena prima di entrare in negozio; forse, per una volta tanto, non era solo la tragica conseguenza dello starle intorno.
"Noi dobbiamo fare una cosa", aveva detto.
E tanti auguri all'arrivarci con calma.
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PS 354 • PC 259 • PM 248263 • EXP 80
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■ fattoriam, colossum, repsi genitum, flagrate, salus dono, nebula demitto, expecto patronum, stupeficium, heolo benedici, cave inimicum, deprimo, plutonis
■ Bacchetta magica (appesa ai pantaloni)
■ Amuleto greco (al collo)
Anello Nosferatu (pollice sinistro)
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■ Cintura di Skuld
■ Sacchetta medievale che contiene:
■ Portamonete
■ Avversaspecchio

■ Libri scolastici (sul tavolo)
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Cintura di Skuld: Capace di mutare nel colore e nell'elasticità, permette di essere usata come una corda per scalare pareti o legare oggetti/persone.

Sacchetta medievale: Comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro. All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile (max 5 oggetti di medie dimensioni).

Avversaspecchio: Uno dei primi prototipi che nacquero a Londra nel periodo in cui Jack Lo Squartatore seminava il terrore. Piccino e compatto, sta in una mano: in ottone laccato o intarsiato, per uomini e donne, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio. Decorazione Floreale. [+3PS]

Clessidra incantata: Riporta la situazione al turno precedente, usabile una sola volta in quest.

Anello Nosferatu: Induce paura in uno o più pg o png. Usabile 1 volta per Quest. Utile per incanti e pozioni oscure. Utilizzato

Pantaloni chiari: proteggono dal fuoco non magico e dal calore. Sono comodi ed elastici. Blu scuro.
view post Posted: 16/4/2024, 20:59     Le Gioie di Brixton - La Capitale del Mondo Magico
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ire che Niahndra fosse in imbarazzo sarebbe stato usare un eufemismo. Già da sola la sua temperatura corporea avrebbe dovuto garantirle lo status di supernova, ma qualora ciò non fosse bastato il resto l'avrebbe fatto la minaccia di esplodere sul posto. Cosa non avrebbe dato in quel momento per evaporare, per far sì che la terra si aprisse sotto i suoi piedi e la inglobasse per intero.
Benché non potesse vederli, percepiva gli sguardi stralunati dei passanti bruciare sulla pelle, facendole venire voglia di sfilarsela di dosso.
«Cam, giuro su—».
«E va bene!».
L'esclamazione la bloccò sul posto, prendendola alla sprovvista quanto il movimento inconsulto con cui Camillo liberò la mano dalla sua presa. Non aveva la minima idea di cosa lo avesse convinto a cambiare idea così repentinamente (si rifiutava di credere che potesse essere per bontà del proprio cuore o pietà nei confronti di lei), ma a disorientarla più di ogni altra cosa fu scovare sul volto del ragazzo un'espressione angosciata, gemella di quella che indossava lei. La confusione aumentò al sentire le parole successive, sostituite da qualcosa che somigliava sospettosamente all'orrore quando intuì il sottotesto implicito. Compensò con un passo indietro il movimento deciso di Breendbergh, registrando nel mentre il nuovo quanto inaspettato punto di contatto tra di loro. A quel punto, l'improvvisa consapevolezza di avere una forma fisica, un corpo, con i suoi attributi e le implicazioni che si trascinava dietro, la travolse di botto facendole rimescolare la bile. Se si era avvicinata —e non ricordava di averlo fatto— era stato per pura disperazione, per la necessità fisica di interrompere il teatrino e riappropriarsi a forza dell'anonimato.
Stava per aprire bocca e giustificarsi quando l'altro frappose tra loro un sacchetto portamonete e...un anello? Buffo. Sembrava quasi quello che le aveva regalato Eloise– Lo sguardo cadde di scatto sulla propria mano destra, dove di solito portava la semplice fascia argentata e, come previsto, non la trovò. Stessa cosa per il suo borsello. I denti degli ingranaggi nella sua testa fecero clic.
«Brutto figlio di meg–». La mano venne mossa ad arpione in avanti, ma Camillo era già sgusciato all'indietro come un'anguilla e la guardava adesso mettendo in mostra la dentatura che Nia gli avrebbe voluto spaccare. Se non avesse già raggiunto da qualche minuto il massimo grado di rossore che la sua pelle era capace di assumere, Niahndra avrebbe probabilmente preso fuoco e iniziato a fumare dai pori.
«Vai al diavolo», sibilò quando infine ebbe realizzato cosa fosse davvero successo negli ultimi minuti. La canzone, il diversivo, il momento in cui l'aveva allontanata. Aveva preso a camminare incontro al disgraziato, ma pareva più un toro inferocito che ha visto rosso che un'aspirante borseggiatrice. La sua rabbia era reale. «Vai al diavolo, Breendbergh— a quel giro il tono si era alzato accusatorio e di diaframma —Ne ho pieni i boccini delle tue stronzate».
Ormai il pubblico l'avevano attirato, ma qualcosa era scattato dentro la Alistine e difficilmente sarebbe stata in grado di frenare la collera che nasceva dalle viscere.
«Finisce sempre così, con te che non riesci a tapparti la bocca e io che devo pagarne il prezzo ogni santissima volta».
Non le era mai capitato di fare scenate pubbliche, non era semplicemente il tipo; ma c'era un limite a quello che la sua apparenza granitica poteva sopportare e Millo l'aveva oltrepassato da un bel pezzo. Se lei aveva sbagliato a non mettere in chiaro le cose prima, avrebbe rimediato adesso.
«Ti dà fastidio che ti tocchi?», scimmiottò muso "a muso". Non il suo momento migliore, decisamente. Specie perché allungò le mani per toccarlo di nuovo solo per dispetto, detestandosi nel mentre; ma aveva un'argomentazione da sostenere. «A me danno fastidio le tue battute allusive, i nomignoli, le serenate. E trovarmi un fottutissimo coltello puntato contro! Ma non mi sembra che tu, invece, ti sia mai fatto problemi».
Vergogna bruciante a parte, faceva bene sfogarsi. Ad ogni parola vomitata, un peso che neanche sapeva di avere si sollevava dallo stomaco. Una parte di lei riconosceva l'ingiustizia di sollevare tutte quelle rimostranze all'improvviso e in un colpo solo, ma non era contraria al giocare sporco —specie quando l'umiliazione pizzicava ancora fresca sulla pelle.
Così, tra un brancicamento e l'altro, mentre strattonava la giacca dell'altro sul lato sinistro, con tocco leggero cercò la tasca destra.


Scusa il ritardo, pupo. Decidi tu se la bimba riesce a riprendersi la refurtiva o no. :mani:
view post Posted: 15/4/2024, 15:53     respectless - La Capitale del Mondo Magico
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Believe Nothing You Hear
C'era qualcosa di profondamente sconcertante nel modo in cui la vulnerabilità emergeva a tratti sui lineamenti dell'altro, gemella di quella che Niahndra sentiva pesare sul proprio cuore. Come una bestia che si muoveva innaturalmente docile per non spaventare, che spalancava il ghigno invitante chiedendo di ignorare il sangue sulle zanne.
Al commento sulla professione Niahndra sbuffò suo malgrado, divertita. Scandagliò quel "cacciatore di taglie autorizzato in autonomia dal M.A.C.U.S.A." e un brivido leggero le corse lungo le vertebre. Perché non era sorpresa? Sembrava esattamente il tipo di persona da incastrarsi in scelte professionali eticamente discutibili ed aiutava a contestualizzare almeno in parte quello che era successo in negozio. Forse, l'averla fatta sentire una preda braccata non era stato qualcosa di personale quanto più...deformazione professionale?
*Beh, almeno era tecnicamente legale. E poi, in cosa dovrebbe essere diverso da quello che suggeriva la professoressa Walker?*.

*Analisi ed interpretazione?*
Per poco non le mancò un battito, il volto che si illuminava grazie al proverbiale clic di lampadina. Aveva senso. Non era forse quello che faceva in continuazione? Non soltanto per indole o inclinazione, ma anche per quella curiosa quanto criptica natura che possedeva? Da quando i sensi di banshee si erano risvegliati, la vita era diventata un continuo tentativo di analizzare, interpretare e tradurre segnali, input e stimoli. Poteva diventare il suo lavoro? Rubò un'occhiata alla donna mentre gli ingranaggi del suo cervello ripresero a lavorare, lenti ma ottimisti.
«Ricercatrice di reliquie o di persone...», lo ripeté quasi senza rendersene conto. «Tipo un investigatore privato?». In effetti, si disse corrugando la fronte, a Cadair Idris aveva trovato il punto di accesso e, in seguito, era stata in grado di localizzare il calderone incantato. «Questo potrebbe piacermi». Parlò come se stesse saggiando l'idea, sorpresa di non averci pensato prima.

cornerstone

Niahndra si chiese se prima o poi le loro strade sarebbero state destinate a incrociarsi lo stesso, mosse dalla medesima vocazione. Si chiese anche quanto le scelte fossero veramente scelte, e quanto un semplice arrendersi alla canzone che scorreva nelle vene —disegno divino, trama del destino.

Era stato uno di quei fili a distrarre Niahndra. A volte capitava che lungo la ragnatela che mappava il globo venissero trasmesse voci e suoni, originati a chilometri e decenni di distanza. Ed esattamente come una vecchia radio talvolta captava segnali che provenivano da una stazione diversa, anche le orecchie di Niahndra si sintonizzavano su quella infestazione sonora, guidate dal caso, dalla vicinanza, dal suo stato emotivo.
Il rumore di elettricità statica le riempì la testa, soffocando in un brusio qualunque parola fosse uscita dalla bocca di Adam. La nota ronzante divenne l'unico stimolo che era in grado di processare, premeva sui timpani, sul corpo, tutt'intorno a lei. Il vetro infranto ferì il cervello e Niahndra strinse gli occhi nella semioscurità. Vibrava anche lei, al ritmo delle ombre; il ronzio persisteva tutt'ora, sfiorava la pelle con mille zampe d'insetto e lei si divincolò disgustata.
«Non mi toccare», intimò al buio. Fu il sibilo di un serpente a sonagli.
C'era qualcosa, si disse; qualcosa da afferrare, da trattenere. Difficile, come passare un filamento invisibile nella cruna d'un ago. Il collo scattava nella direzione in cui vedeva il buio mutare densità, sempre un istante in ritardo rispetto a qualsiasi cosa s'agitasse nel tessuto stesso della realtà.
Non che servisse vedere, quando il suo corpo riconosceva abbastanza per entrambi: fiato corto, viscere soffocate, collo incassato. D'improvviso, Niahndra tornò la bambina che fu —spaventata, fraintesa, sbagliata. Era di nuovo seduta alla scrivania di suor Prudenzia con le mani che pizzicavano ad ogni parola incisa con quell'inchiostro di sangue. Si vergognava delle cicatrici, di come gridassero al mondo la sua cattiva condotta, la sua natura corrotta.
Aveva provato a resistere ed illudersi che no, non era stata contaminata alla radice; ma con quale coraggio avrebbe potuto argomentarlo adesso, quando ad ogni passo avvertiva il respiro nefasto dell'oltretomba? Quando Adam le offriva uno riflesso così limpido di quel che era —massa informe dai denti aguzzi, che poteva divorare fino a sentirsi male; ma mai fino a sentirsi sazia.

Suor Prudenzia si sbagliava su una cosa, però. Se non c'era alcun dio che potesse ridarle indietro la sua purezza, a che pro, allora, genuflettersi, piegarsi e rattrappirsi nella speranza di un'assoluzione che non sarebbe mai giunta? Che senso aveva deformarsi e farsi violenza? Un vizio, quello, che aveva provato a imporle anche Renzo, col suo sorriso carismatico e i modi crudeli. Niahndra aveva sentito la catena attorno al collo anche al tempo; aveva strattonato anello dopo anello retrocedendo fino a trovare la pancia della bestia, la fornace viva e pulsante di quel che era.
Solidità, nel mare d'illusioni.
I nervi formicolarono d'energia trattenuta a stento, sulla pelle Niahndra vide baluginare venature d'inchiostro. Veleno, l'accusava suor Prudenzia; ma la ragazza le riconobbe per quel che erano.

«Dei marcatori». La risposta giunse rapida e terribilmente semplice. Stava tornando l’aria di beffarda onniscienza. «Come dei sassolini lasciati a terra per ricordarsi la strada, come il filo d’Arianna all’interno del labirinto. Una segnaletica, che ti instradi e ti rammenti come e dove tornare».
markings

D'improvviso, fu acutamente consapevole della stretta sulla sua spalla, corda di sicurezza; ed il ronzio vacillò. La sagoma di Prudenzia incombeva minacciosa, all'altro capo di quel tiro alla fune con la sua sanità mentale; ma —si accorse Niahndra— non era lei a strattonare. Non era la vecchia la pietra d'angolo sul quale faceva perno l'intera stanza. In quel gioco di equilibri e corpi, di direzioni e micro-oscillazioni, Adam svettava saldo nella sua brutalità. Incarnava non la fede in dio, ma l'assoluta convinzione nella forza di gravità; non la promessa tradita dell'Eden, ma la tagliente concretezza di quel che era.
Con uno sforzo disumano, Niahndra staccò lo sguardo dalla tonaca infangata dell'apparizione e percorse a ritroso la via per posarlo sul fratello.

«Sono qui».
Sperò che fosse la verità.
and Only One Half That You See
PS 354 • PC 259 • PM 263 • EXP 80
■ Natura banshee
■ Vocazione occlumante apprendista
■ Incantesimi iniziali [click]
■ Appresi: I, II, III, IV classe (proibiti esclusi)
■ fattoriam, colossum, repsi genitum, flagrate, salus dono, nebula demitto, expecto patronum, stupeficium, heolo benedici, cave inimicum, deprimo, plutonis
■ Bacchetta magica (appesa ai pantaloni)
■ Amuleto greco (al collo)
Anello Nosferatu (pollice sinistro)
■ Pantaloni chiari
■ Cintura di Skuld
■ Sacchetta medievale che contiene:
■ Portamonete
■ Avversaspecchio

■ Libri scolastici (sul tavolo)
■ Calderone + utensili (in retrobottega)
Dettaglio oggetti
Cintura di Skuld: Capace di mutare nel colore e nell'elasticità, permette di essere usata come una corda per scalare pareti o legare oggetti/persone.

Sacchetta medievale: Comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro. All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile (max 5 oggetti di medie dimensioni).

Avversaspecchio: Uno dei primi prototipi che nacquero a Londra nel periodo in cui Jack Lo Squartatore seminava il terrore. Piccino e compatto, sta in una mano: in ottone laccato o intarsiato, per uomini e donne, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio. Decorazione Floreale. [+3PS]

Clessidra incantata: Riporta la situazione al turno precedente, usabile una sola volta in quest.

Anello Nosferatu: Induce paura in uno o più pg o png. Usabile 1 volta per Quest. Utile per incanti e pozioni oscure. Utilizzato

Pantaloni chiari: proteggono dal fuoco non magico e dal calore. Sono comodi ed elastici. Blu scuro.
view post Posted: 10/4/2024, 21:29     respectless - La Capitale del Mondo Magico
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...
«Al momento no, nessuno di voi due lo è, stai tranquilla».
Con quelle parole, Niahndra tornò a respirare. Assorbì la risposta poco a poco, annuendo con la testa come a dire "okay, va bene" mentre aspettava che anche il resto del corpo recepisse la notizia e uscisse dallo stato di attacco o fuga in cui verteva. Fu uno shift sottile, ma evidente per chiunque la stesse osservando con interesse: le spalle si rilassarono appena, la tensione nei muscoli cominciò a sciogliersi, il collo non sentiva più il filo tagliente della ghigliottina. Incamerare ossigeno non sembrava più un compito impossibile.
Aveva percezione di come dovesse essere apparsa agli occhi dell'altro, nel chiedere la rassicurazione che le serviva: terrorizzata, bisognosa, debole. Qualità che Niahndra aveva sempre dovuto pagare a caro prezzo, perciò gli fu grata per il cambio di registro e per la risposta diretta; dubitava infatti che i suoi nervi avrebbero retto ancora a lungo.
In quel momento, come polvere in controluce, intravide in lui l'immagine del fratello che avrebbe potuto essere, in una vita totalmente altra. Il groppo in gola che sentì a quel punto non aveva niente a che fare con Sam, e tutto con le occasioni perse prima di cominciare. Col rimpianto di qualcosa che non era mai stato, che forse non sarebbe mai stato, e di cui —scopriva— aveva una nostalgia terribile. Fu per quello, forse, che gli permise la confidenza, che lasciò che il canetta le filtrasse sotto pelle e si facesse strada fino al cuore, al riparo. Cain dava l'impressione di averne bisogno e, in tutta onestà, ne aveva bisogno anche lei.
La intimorivano ancora le zone d'ombra di lui, quel guizzo rabbioso ed esplosivo che vedeva sobbollire appena sotto la superficie; non tanto perché le fosse estraneo, quanto per la sua disarmante familiarità.
Contenere i due sentimenti opposti per farli convivere dentro di sé richiedeva uno sforzo indicibile.

Solo quando vide il bigliettino fatto scivolare sul legno, Niahndra si accorse di quanto l'altro si fosse avvicinato. Eppure, il ricorso ad un "intermediario neutro" come il tavolo (al posto di un passaggio di mano) fece apparire la distanza tra loro ancora incolmabile. Non era sicura di sapere cosa pensasse al riguardo; nel dubbio, non si spostò, ma anzi protese il braccio per raccogliere il rettangolo di carta nero. Lo studiò in silenzio, avida; polpastrelli leggeri sul rilievo, occhi rapiti dalla scritta animata.
«Adam». Tentò di far sue quelle lettere, spostando lo sguardo su di lui. Comprendeva adesso la nota di umorismo che gli aveva velato l'espressione all'inizio e ne sorrise di riflesso. «Biblico».
Poi, in un flash, registrò in ritardo il nome che le era stato ringhiato e si rese conto di averlo involontariamente chiamato "Cain" ad alta voce solo pochi minuti prima, ed il sorriso si tinse d'imbarazzo e di scuse.
Tornò ad esaminare il biglietto e una ruga di confusione comparve tra le sopracciglia. «Alistine? Non...Linsey? Credevo–». Si fermò per raccogliere i pensieri, sentiva ancora gli strascichi dell'ansia minare il suo controllo.
*Come un puzzle, Niah*.
Difficile ricordarselo, col suono dei vetri scricchiolanti sotto le scarpe come ossa in pieno inverno ancora nelle orecchie; con l'ombra di Suor Prudenzia che ancora la tallonava dalla tomba. Niahndra sbatté le palpebre per cancellare l'immagine della donna riversa sul pavimento dalla mente.
Cercava un modo di riassumere le informazioni, snocciolarle secche e sterili nel modo più conciso possibile, ma pareva un compito senza speranza. Non aveva mai dovuto raccontare ad alta voce quanto fosse successo. Le veniva da vomitare.
«Il mio vero cognome è Linsey, o almeno è quello che mi è stato detto quando è successo— Distolse lo sguardo per il tempo di uno svolazzo vago con la mano libera —tutto quel puttanaio».
Non aveva il coraggio di risollevare lo sguardo o di suggerire che forse Adam aveva davvero sbagliato sorella. Che forse quello era davvero un terribile malinteso. Strinse il biglietto da visita nella mano con la bacchetta, come per paura che le venisse strappato via.
«I Linsey pagavano la referente delle adozioni, suor Prudenzia, per impedire che io venissi data in affido. Ci è finita nel mezzo anche un'altra bambina dell'orfanotrofio, adottata al posto mio da una coppia di babbani che l'ha abbandonata di nuovo quando lei ha cominciato a manifestare segnali di magia. Lei è mmh–». Cercava le parole adeguate, per prendere le distanze. Minimizzare. «Diciamo che non l'ha presa bene. Non l'ha presa bene per niente —lo sguardò tornò saettante su Adam— Ha attirato tutte le persone che riteneva colpevoli, suor Prudenzia, Sam e me, per vendicarsi e... cristo». Come la descrivevi una roba del genere? Come spiegavi la responsabilità di dover scegliere chi viveva e chi moriva? Come giustificavi l'essere stata pronta a condannare a morte suor Prudenzia pur di salvare Sam? Come sopportavi la consapevolezza della futilità di quella scelta, quando Sam ci aveva quasi rimesso la vita lo stesso?
«Non è stata colpa mia», aggiunse in un mormorio che sarebbe dovuto rimanere nella sua testa. «Suor Prudenzia sarebbe morta lo stesso». Il tono meccanico di qualcuno che aveva dovuto ripeterselo a lungo per convincersene, e che forse non ci era mai riuscito.
Come gestivi il senso di colpa per essere stata l'unica a uscirne indenne, quando eri anche il motivo per cui l'intero inferno si era scatenato?
Niahndra scosse le spalle, sciogliendo la presa con cui nel frattempo aveva arpionato il tavolo da lavoro. «Sam si è offerto di accompagnarmi ai possedimenti in Scozia, ma non ho intenzione di ripetere lo stesso errore due volte».
Fece del suo meglio per ignorare il ritmo scadenzato sulla cassa del morto, ma il suo sguardo finì comunque attratto in un punto imprecisato della stanza.
«È inutile che insisti, vecchia».
Anche quello sarebbe dovuto rimanere nella sua testa.
I'm not entirely here
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view post Posted: 7/4/2024, 18:19     +6Manuale del perfetto rincorbellito - Off-Topic
Il premio rincorbellito della settimana lo vince l'amica che non sento per mesi, poi arriva a caso con notizie bomba che mi fanno schizzare la pressione sanguigna alle stelle, e poi non risento per mesi.
Oggi mi chiama, ed è subito tachicardia. Il mio "ehi" è comprensibilmente diffidente.
Lei: "ehi come stai? Io tutto okay a parte che ho la bronchite e tossendo mi sono provocata una frattura scomposta alla costola".

Io così che progetto di non tossire mai più nella mia vita:

view post Posted: 7/4/2024, 13:52     respectless - La Capitale del Mondo Magico
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I sat alone, in bed 'til the morning
«Nulla di dannoso, è più per gioco».
In realtà non ne era così sicura, ma non le sembrava neppure una buona idea suggerire che Lex potesse correggerle le pozioni con sostanze potenzialmente nocive. Era solo che sul momento non le era venuto in mente nient'altro. Era difficile sostenere il tipo di focus, intenso e mirato, al quale l'altro stava sottoponendo lei e qualsiasi cosa la sfiorasse anche solo tangenzialmente. Soprattutto, rendeva difficile ragionare. Il commento su Lex era scivolato via dalle sue labbra portandosi dietro un rimpianto immediato; non tanto per aver disseminato informazioni —era stato in parte intenzionale—, ma per non averle falsate quel poco che sarebbe bastato a capire se Cain avrebbe riconosciuto la bugia oppure no. Lo sguardo rapace con cui lui aveva studiato il negozio, gli appunti di Niah e adesso il retrobottega facevano presupporre che molti dei dettagli della sua vita gli fossero sconosciuti; ma questo portava soltanto più dubbi e più domande. Era entrato a colpo sicuro in negozio, in un giorno in cui sapeva di trovarla sola a fine giornata: aveva avuto fortuna o aveva iniziato a osservarla molto prima? Impossibile, era rimasto sorpreso dal sentire di Sam.
*No, era incazzato. Ferito, forse, ma non sorpreso*.
Okay, forse Sam era un tabù ma non necessariamente un tassello oscuro per lui. Cosa significava? Provò a dare uno strappo leggero a quel pensiero, ripercorrerlo a ritroso per vedere quale altra tessera del domino avrebbe fatto cadere con sé. Era maledettamente difficile ragionare in quel momento, tenere in bilico più piani allo stesso tempo, ma ci provò comunque. Sam, l'orfanotrofio, le adozioni, le donazioni...
Avevano sempre saputo dove trovarla, per tutto quel tempo. Per forza. Non era stata Suor Prudenzia a dirglielo, o almeno il suo ricordo? I Lindsay sovvenzionavano l'orfanotrofio e in cambio Niah era rimasta lì dentro, almeno fino a quando Sam non l'aveva presa con sé. Suor Prudenzia sapeva anche quello. E, comunque, non era come se Niahndra fosse totalmente sparita dai radar, dal momento che frequentava Hogwarts. Persino Cain aveva fatto un commento a riguardo. Ma allora perché lui le aveva dato ad intendere che non sapesse che fine avesse fatto? Niahndra partiva dal presupposto che lui fosse rimasto con la sua —la loro— famiglia, ma forse...non era quello il caso? Era stato tenuto all'oscuro? Perché? Era stato un danno collaterale, tanto quanto lei?
Benché si fosse rifiutata di ripercorrere la strada delle proprie origini con Sam, Niahndra non aveva avuto alcun motivo di dubitare della veridicità delle sue informazioni né l'aveva tutt'ora, se non per un puro esperimento mentale —di quelli che le piacevano tanto. Cain, in fondo, non l'aveva contraddetta quando aveva menzionato l'orfanotrofio.
*Niah...*
Aveva già detto che era difficile ragionare? Avrebbe dato qualsiasi cosa in quel momento per del tempo e della solitudine totale, così da potersi rigirare tra le mani le tessere del domino fino a trovare l'incastro giusto. Prima, però, avrebbe dovuto raccoglierle tutte. E quello era un altro paio di maniche ancora.

Non biasimava lo sbigottimento sul volto dell'altro. Niahndra sapeva di star evitando domande decisamente più sensate e che premevano tutt'ora sulle labbra per uscire; ma sentiva anche l'urgenza del momento, la scarica febbrile che permeava l'aria, le potenzialità inespresse. La ghigliottina sospesa nel vuoto, pronta a calare sulla sua testa. Su quella di Sam.
Per quanto l'idea di poter usare la magia senza il vincolo di una bacchetta l'affascinasse, era più preoccupata di capire l'estensione delle capacità di Cain. Qual era l'utilità del portabacchette vuoto? Era qualcosa che l'aveva disturbata dall'inizio, insieme al modo calcolato con cui si muoveva nello spazio, insieme a come il suo primo istinto fosse ostruire le vie di fuga —l'aveva fatto anche col ragazzino odioso, prima che con lei. Più lo guardava e più l'unica cosa che Niahndra riusciva a vedere era la violenza che prometteva.
*Bimba–*.
Era sembrato sincero, prima, almeno a sprazzi; aveva pensato di aver intravisto delle crepe nel breve istante di vulnerabilità che si erano concessi entrambi, ma era disposta a scommettere tutto su quello? Magari non dipendeva nemmeno da lui. Ricorrere alla magia in quel modo per lui era sembrato naturale, quasi automatizzato, ma se era abituato a non usare la bacchetta perché tenere il fodero? Magari non ci aveva rinunciato volontariamente, il che significava che potesse avere dei conti in sospeso; significava che Cain potesse non essere la cosa peggiore che sarebbe arrivata a bussare alla sua porta.

«Me l'ha insegnata un compagno di cella sudafricano, studiava a Uagadou».
Niahndra rimase impassibile, ferma in quell'immobilità innaturale di chi è acutamente consapevole di essere sotto osservazione. Come se, sforzandosi di tenere tutto fermo in lei, anche il resto sarebbe rimasto sotto controllo; una compulsione alla quale non riusciva a sottrarsi, malgrado l'irrazionalità della sua natura.
Sotto l'apparenza granitica, magma fuso. Era pericoloso? Ovviamente sì. Che cazzo aveva fatto per finire in cella? Qualcosa di terribile, sicuro: andiamo Niah, l'hai visto? Ti sei vista? Era uscito...legalmente? Cristo, c'era qualcuno sulle sue tracce?
*Niah–*.
Non adesso, doveva ragionare.
*Tesoro, questo non è ragionare. Sei in una spirale ossessiva*.
No. Era solo che le informazioni erano troppe e al contempo troppo poche. Era solo che Cain rubava l'aria in una stanza già satura di residui di ingredienti pozionistici. Era solo che non riusciva a stringere la bacchetta abbastanza da permettere al dolore di schiarirle la testa, e le schegge di vetro erano state aggiustate. Era solo che l'unica cosa a cui riusciva a pensare era di trovare un modo di andarsene da lì, toccare casa per il tempo necessario a prendere l'essenziale, pescare Sam e sparire senza lasciare traccia. Anzi. Al diavolo le valigie, li avrebbero soltanto rallentati.
«Cain—», interruppe secca. Il nome pizzicò bugiardo sulla lingua, una svista. «non fraintendermi, sto amando questa inutile partita a scacchi in cui mi dai informazioni a cazzo e io devo fare i salti mortali per capire cosa vuoi *arriva al punto arriva al punto sei fuori tempo sei fuori tempo* Ma ho bisogno di sapere chiaramente se Sam...se io e Sam siamo in pericolo, perché l'ultima volta–». L'aria fischiò tra i denti quando ingollò un respiro. «Non voglio ripetere l'ultima volta».
Era possibile, si rese conto, che fosse davvero in una spirale; ma non era forse legittimo il terrore che le stritolava i polmoni tra dita nodose? Aveva già visto quel pattern, era stata colpa sua anche quella volta. Stava ritardando l'inevitabile. L'ombra di Suor Prudenzia l'aveva raggiunta.
Tip. Tap. Tip tap. Taptaptap.

All'improvviso, Niahndra se ne rese conto.
L'odore di sangue nella vasca degli squali era il suo.
I'm crying, "They're coming for me"
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view post Posted: 5/4/2024, 20:42     respectless - La Capitale del Mondo Magico
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Despite all my rage I am still
Ovviamente era stata seguita nel retrobottega. Niahndra avrebbe dovuto prevedere che il cartello "staff only" non si applicava ai fratelli apparsi misteriosamente dal nulla una sera di primavera. Ingenua lei a sperare il contrario.
«Cerca di non inalare troppo, non so se il mio collega ha buttato roba strana nel calderone mentre non guardavo».
Fu strano rompere la sequela di imprecazioni e incantesimi per avvertirlo. Non era del tutto sicura di come muoversi in uno spazio condiviso con Cain —doveva smettere di chiamarlo così nella sua testa— adesso che non si stavano più urlando addosso. Una piccola parte di lei era grata per quell'incidente pozionistico perché le stava dando la possibilità di concentrarsi su un problema concreto e contingente, qualcosa che richiedesse la sua attenzione totale e la distraesse da qualsiasi altra cosa fosse avvenuta di là. Il che le ricordava che non aveva nemmeno chiuso a chiave la porta del negozio. Era tentata di chiedere all'altro di farlo (visto che si sentiva come se fosse a casa sua), ma dubitava che sarebbe stata ascoltata; il cane da guardia pareva in tutto e per tutto intenzionato a starle alle costole per il momento.
*Un po' tardi per recuperare vent'anni di arretrati*.
*Cristo, Niah, basta*.

Osservò la bacchetta aspirare anche l'ultima goccia di intruglio con un "mmh" di approvazione, ma quando fece per passare al calderone questo prese ad aggiustarsi senza che lei avesse fatto niente. Il tintinnio del vetro attirò il suo sguardo verso il tavolo da lavoro e da lì Niahndra lo spostò verso Cain, trovandolo concentrato ad occhi chiusi e col palmo proteso.
*Disarmato un paio di boccini*, brontolò nella sua testa spostando il peso sui talloni e poggiando la mano sinistra a terra per avere maggiore stabilità. Qualcosa, sul viso di lui, l'avrebbe dovuta trattenere dal commentare ad alta voce, ma in fondo Niahndra non era mai stata particolarmente brava a rispettare le norme sociali o a camminare in punta di piedi intorno alle cose, quindi perché cominciare adesso?
Fischiò. «Gran bel trucco».
Alla fine si era alzata per esaminare la situazione sul tavolo da lavoro. Il ricettario di pozioni la guardava sornione dal leggio su cui l'aveva posato, alcuni zampilli macchiavano le pagine ma per fortuna era ancora leggibile. Ampolle e ampolline erano tornate integre, il sangue di salamandra si era conservato, altre cose no. Recuperò con la mano libera uno dei guanti protettivi usandolo come presina per sollevare il calderone ancora bollente e poggiarlo di nuovo da dove era caduto.
«Me lo insegni?». Una domanda posta con studiata nonchalance mentre tornava a fissarlo per saggiarne la reazione. Forse un grazie sarebbe stato più appropriato e in effetti lo aveva sulla punta della lingua insieme a una dozzina di altre domande. Voleva sapere perché lei fosse finita in orfanotrofio e suo fratello no. Voleva sapere perché ogni sua adozione fosse stata osteggiata, tranne quella di Sam. Voleva sapere perché Cain pensasse che fosse morta. Voleva sapere perché fosse l'unico, con ogni probabilità, a cui fosse importato abbastanza da cercarla lo stesso.

Qualcos'altro però l'aveva distratta.
L'odore del sangue nella vasca degli squali.
just a girl in her (back) room
Modifica approvata dal master.
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Edited by Mistake - 5/4/2024, 22:41
view post Posted: 3/4/2024, 21:55     respectless - La Capitale del Mondo Magico
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I am a shell, a used up bullet casing
Faceva freddo ora che l'incendio si era estinto. Il leggero odore di carbonizzato era l'unico indizio rimasto del disastro che aveva imperversato, almeno all'apparenza. Nel profondo, Niahndra sapeva di aver ferito tanto quanto si era sentita ferita lei e, sebbene non conoscesse l'entità dei tagli, sospettava che ne avrebbero sentito entrambi i postumi per molto tempo ancora. C'era quiete, adesso, quella tipica che seguiva una calamità naturale —quando ti rendi conto che sei sopravvissuto e devi fare i conti con le conseguenze.
Persisteva la tentazione di attaccare di nuovo in reazione al dolore dipinto sul volto del ragazzo e che lei tradusse come compatimento; ma la tregua ormai era in moto e, per quanto potesse non piacerle sotterrare l'ascia di guerra, non poteva negare di essere troppo sfibrata per un altro round. Specie se l'altro si fosse ostinato ad incassare soltanto, ad assorbire come fosse improvvisamente diventato di gomma.
Fu faticoso mantenere la schiena diritta e le emozioni a bada dietro al cipiglio nel momento in cui si rese conto che Cain stava toccando la croce. Non sapeva se fosse un tic nervoso o un tentativo (inconscio?) di ripercorrere i passi di lei, ma quasi si sentì piegare sotto la nuova ondata di vergogna per l'accesso che le era stato dato poc'anzi, e per quel che lei poi ne aveva fatto. Avrebbe dovuto farsi bastare quello che aveva visto perché sospettava che difficilmente le sarebbe stata concessa di nuovo una cortesia simile. Era puro business adesso, rammentò a sé stessa, solo i pezzi di un maledetto puzzle da mettere insieme.
Avrebbe fatto del suo meglio, se il brontolio minaccioso non l'avesse distratta. Se ne accorse tardi, mentre l'altro già parlava.

«Oh cazzo», soffiò fuori sbarrando gli occhi, con metà del corpo che aveva già oltrepassato la porta del retrobottega grazie ad un riflesso spinale mentre il cervello ancora faceva i salti mortali per elaborare l'informazione per intero.
«Cazzocazzocazzo», continuò a cantilenare finché percorreva in volata i metri che la separavano dalla scena del crimine. C'erano giorni in cui il retro del negozio diventava un dannatissimo labirinto dal momento che Camillo aveva trovato nella trasfigurazione la sua vocazione più sentita, ma in quel caso le sarebbe bastato farsi guidare dal naso. Un olezzo di spezie bruciate aveva già cominciato a impregnare l'aria.
«Cazzo», reiterò con particolare verve quando con la suola della scarpa per poco non scivolò sulla pozza liquida che si era formata a terra. Si resse allo scaffale sulla destra e col piede scansò uno scatolone perché non si infradiciasse.
A parte qualche articolo difettoso che aspettava di essere riparato e alle riserve di magazzino, il resto dello spazio era stato monopolizzato proprio da lei. Sul tavolo era stata imbastita alla meno peggio una postazione da pozionista, ampolle e ampolline giacevano disordinate qui e là così come il tagliere sul quale aveva sminuzzato la radice di eleuterocco più di 6 ore prima. Da qualche parte doveva esserci ancora una fiala di sangue di salamandra. Il fuoco andava ancora, il calderone in peltro era finito a terra rovesciando tutto il frutto del suo duro lavoro. Ah, e si era anche rotto. Certo, perché no.
Durante il processo di valutazione danni, Niahndra era tornata a impugnare la bacchetta, determinata a gestire quella crisi come faceva di solito: imprecando, ma con metodo. La priorità era la fiamma ancora viva per cui fu lì che focalizzò la sua attenzione, sull'improvvisarsi pompiere per un giorno. Un movimento dall'alto verso il basso della bacchetta, seguito da un deciso «Extinguo» quando mise a fuoco...beh, il fuoco. Doveva sparire, l'ultima cosa che le serviva era dover spiegare a Breendbergh perché il suo negozio fosse finito carbonizzato.
A quel punto, Niahndra tirò su col naso certa di star inalando più peperoncino di quanto il medimago consigliasse. Con un sospiro si abbassò accanto alla pozza versata. «Che spreco».
Intinse la punta del legno magico nel lago di quasi-corroborante. Dubitava che ci fosse qualcosa di salvabile per cui, col cuore in frantumi, si preparò ad aspirarlo. «Tergèo». Impresse per bene l'accento sulla seconda vocale, quasi a voler invogliare quel macello a lasciarsi assorbire di buon grado.
Se quei primi interventi avessero avuto successo, allora forse avrebbe anche potuto pensare al calderone spaccato; aveva l'animo in pace, avrebbe tentato un Reparo e a mali estremi si sarebbe presentata da Mondomago di prima mattina l'indomani.
Che gran giornata di merda.
E non era ancora finita.

...poteva rimanere rintanata lì per sempre?
As in, the aftermath of something lethal
PS 354 • PC 259 • PM 263 • EXP 80
■ Natura banshee
■ Vocazione occlumante apprendista
■ Incantesimi iniziali [click]
■ Appresi: I, II, III, IV classe (proibiti esclusi)
■ fattoriam, colossum, repsi genitum, flagrate, salus dono, nebula demitto, expecto patronum, stupeficium, heolo benedici, cave inimicum, deprimo, plutonis
■ Bacchetta magica (appesa ai pantaloni)
■ Amuleto greco (al collo)
Anello Nosferatu (pollice sinistro)
■ Pantaloni chiari
■ Cintura di Skuld
■ Sacchetta medievale che contiene:
■ Portamonete
■ Avversaspecchio

■ Libri scolastici (sul tavolo)
■ Calderone + utensili (in retrobottega)
Dettaglio oggetti
Cintura di Skuld: Capace di mutare nel colore e nell'elasticità, permette di essere usata come una corda per scalare pareti o legare oggetti/persone.

Sacchetta medievale: Comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro. All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile (max 5 oggetti di medie dimensioni).

Avversaspecchio: Uno dei primi prototipi che nacquero a Londra nel periodo in cui Jack Lo Squartatore seminava il terrore. Piccino e compatto, sta in una mano: in ottone laccato o intarsiato, per uomini e donne, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio. Decorazione Floreale. [+3PS]

Clessidra incantata: Riporta la situazione al turno precedente, usabile una sola volta in quest.

Anello Nosferatu: Induce paura in uno o più pg o png. Usabile 1 volta per Quest. Utile per incanti e pozioni oscure. Utilizzato

Pantaloni chiari: proteggono dal fuoco non magico e dal calore. Sono comodi ed elastici. Blu scuro.
view post Posted: 3/4/2024, 16:04     icebreaker ~ /ˈaɪsˌbreɪ.kər/ - La Capitale del Mondo Magico
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All we ever hear from you is blah, blah, blah

O
vviamente qualcuno le aveva preso il soprabito all'entrata, dopo averla salutata con un inchino ed un affettato "miss Alistine" che ancora le prudeva sulla pelle. Ovviamente l'atrio era più spazioso della sua camera nell'appartamento di Londra. Ovviamente sarebbe bastato uno solo dei candelabri nell'ampia sala piena di cristalli per pagare la retta di Hogwarts fino ai M.A.G.O. Ovviamente aveva già attirato più di un'occhiata sconcertata e compatita; strideva lì in mezzo come un'unghia sulla lavagna.
Niahndra aveva notato tutti quei dettagli a labbra strette e con un lampo di odio negli occhi che non era riuscita a camuffare nemmeno sotto gli strati di ombretto e mascara. Avrebbe dovuto aspettarselo, e in effetti era così, ma certe cose non facevano davvero presa finché non le vivevi sulla pelle in prima persona e la serata di beneficenza in questione rientrava a pieno titolo nella categoria.
Si era convinta a presentarsi lì raccontandosi la mezza balla del "do giusto un'occhiata, che male può fare" ed era stata ripagata con una serie infinita di pagliacciate che le avrebbe fatto risalire su pure le tartine al salmone che non aveva toccato (la prima buona idea da quando aveva ricevuto la lettera d'invito). Il primo rospo da ingoiare era stata una presentazione con diapositive di un'ora sull'orfanotrofio in cui lei era cresciuta, raccontato da una signora con le guance rosse, lo scollo volgare ed un trillo insopportabile nella voce che evidentemente non vi aveva mai messo piede in vita sua. Invero, Niahndra dubitava che ciascun singolo ospite a quell'evento di gala si fosse mai spinto oltre i quartieri da bianchi, ricchi sfondati e con la puzza sotto al naso in cui era nata, cresciuta e pasciuta.

L'ultimo rospo, che non sarebbe mai diventato principe, di una lunga lista era invece Sir John McAllen —per servirla, miss.
Fosse stato in suo potere, Niahndra avrebbe continuato ad evitare ogni singola persona lì dentro esattamente come aveva fatto nell'ultima ora e mezzo, ma il viscidone era stato sorprendentemente abile nel metterla all'angolo e chiuderle la via di fuga col bastone tenuto con nonchalance appena appena troppo distante dal corpo. Da allora, erano passati undici minuti e trentasei secondi in cui Niahndra era stata costretta ad ascoltare come l'orfanotrofio fosse il paradiso in terra e che, per come trattavano i bambini lì, era quasi un peccato che non ci fossero più orfanelli nel mondo.
«Un esempio unico di misericordia, davvero», commentò per l'ennesima volta senza che l'altro sembrasse cogliere l'atonicità e l'assoluta mancanza di interesse nella sua voce. «Svolgono il lavoro del Signore, non c'è che dire».
Si chiedeva quale fosse il momento giusto per parlare della morte accidentale di Brigit, così da massimizzarne il potere sconvolgente. Aspettava di cogliere l'attimo. Stava giusto per aprire bocca —solo la smorfia ferina ad anticipare le sue attenzioni— quando una voce nuova s'insinuò con maestria nello spazio tra lei e McAllen.
«How do you do, darling?».
Non era esattamente confusione quella che contagiava i lineamenti di Niahndra, ma forse perplessità, quella sì. Durò un istante o poco più, il tempo di voltare il capo nella direzione della nuova arrivata. I tratti asiatici stonarono immediatamente, così come la nuvola vaporosa che costituiva il suo abito. Giunta come raggio di sole, ad un passo dal temporale.
La perplessità sfumò prima ancora di aver intaccato la smorfia dispettosa che era comparsa sulla bocca di Niah, e lasciò spazio ad una vivace curiosità che ne allargò il sorriso.
«Una delizia», subentrò lei imitando la cadenza della ragazza, appena dopo essersi riscossa dalla sorpresa di essere avvicinata nientemeno che dalla figlia dei padroni di casa. Una figlia che le sembrava familiare. «E così tanti ospiti affascinanti! Sir McAllen stava giusto chiedendomi dei miei genitori, e di come si siano interessati a questa nobile causa».
L'espressione altera tradiva un "can you believe the nerve" inespresso, ma che la giovane avrebbe colto se —come sospettava Niah— l'aveva riconosciuta come "intrusa" in quel circo.

view post Posted: 2/4/2024, 13:49     respectless - La Capitale del Mondo Magico
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The dog that weeps after it kills
Niahndra vide il rogo divampare, rapido e accecante, e una parte di lei non poté che bearsi di quel calore ai limiti del sopportabile. Non si sarebbe ritratta se una di quelle lingue le avesse ustionato la pelle, giudicandola una punizione equa per aver consapevolmente gettato benzina sul fuoco.
Per dio, qualcosa in lei ci sperava. Occhio per occhio. Divina retribuzione.
Eppure sapeva per esperienza che niente poteva ricacciare giù il fiotto di bile che le avvelenava il palato. Confessarsi aveva funzionato per un po', quando ancora era convinta che il senso di colpa potesse farla tornare pura, intera; ma c'era un numero limitato di volte in cui potevi ripetertelo senza che perdesse significato, e lei aveva rinunciato dopo qualche dozzina.

È buio all'interno del confessionale.
Le prime volte Niahndra ha cercato di scrutare attraverso la griglia per dare forma al sussurro profondo che sciorina formule ormai familiari. È stata la prima, tra i bambini dell'orfanotrofio, a ricevere il sacramento della confessione —o
conversione, come piace chiamarlo a Suor Prudenzia.
A lungo andare, Niahndra ha dimenticato che al di là della griglia è seduto qualcuno. È rimasta solo una voce incorporea. L'unica, a detta di Suor Prudenzia, che vada ascoltata.

«Il Signore ha perdonato i tuoi peccati. Va' in pace».
Le ginocchia dolgono quando Niahndra si rimette in piedi, ma le sue spalle sono più rilassate adesso. Sorride, rincuorata.

È di nuovo immacolata.

— Locked

E poi, poteva davvero dirsi pentimento il suo? Se si fermava dopo ogni carneficina solo per il tempo necessario a commiserarsi, prima di riprendere in mano il bisturi unicamente per la curiosità scientifica di capire come funzionasse l'anatomia della sofferenza —dove risiedesse?
Avrebbe saputo rispondere adesso: nelle fauci sfregate, nelle dita avvinghiate ai jeans, nella vampa d'odio dietro agli occhi.
D'improvviso però non rimase che cenere, e Niahndra vacillò sotto quell'inaspettata assenza. Sapere di meritare il castigo —desiderarlo ed attenderlo come Isacco sul Moriah, neanche fosse ingranato nelle sue ossa— e non riceverlo fu forse la mortificazione più grande. Rimaneva come uno squilibrio nell'universo, un debito da saldare. L'orgoglio le avrebbe impedito di capitolare, tuttavia c'era ancora sufficiente decenza in lei da farle distogliere lo sguardo poco dopo, bruciante di vergogna. Non guardò a terra, era troppo testarda per quello, ma altrove sì.
Niahndra sapeva tutto riguardo la domesticazione o almeno sapeva abbastanza da aver riconosciuto il tintinnare metallico di un catenaccio strattonato al ritmo di un dacci un taglio, o finisci abbattuto.
*No*, si corresse; non c'era un padrone in quello scenario. Era, piuttosto, il travestimento disturbante di un lupo che si forzava pecora e reggeva la parte a malapena per il tempo necessario. Quante volte ci aveva provato lei?

«Suor Prudenzia dice che ai grandi non piacciono le bambine che non si sanno comportare da bambine».
«Che vuol dire?» Chiede con le lacrime agli occhi Niahndra, dopo l'ennesima adozione fallita.
Non si è resa conto che
essere una bambina non è abbastanza e che ci sono regole specifiche da seguire su come comportarsi. Regole che tutti conoscono, apparentemente, tranne lei.
È come essere invitati ad una partita di
nascondino senza che le regole le vengano spiegate; poi tutti partono a giocare aspettandosi che lei si arrangi imparando man mano. Allora lei si impegna, in preda all'ansia osserva gli altri muoversi e ne studia le azioni; il suo cervello si sforza di elaborare informazioni, ma per quanto possa essere rapida —e lo è— gli altri hanno un vantaggio incolmabile su di lei.

Quando, molto tempo più tardi, i signori Morton arrivano all'orfanotrofio, Niahndra fa di tutto per piacere a loro. Indossa l'abito bello della domenica, lo stesso che solitamente rifiuta di mettersi per come le gratta sulla pelle; spazzola i capelli con cura fino a far sparire i nodi; risponde con garbo alle loro domande, si sforza di parlare; tende le labbra in un sorriso, perché è così che le bambine per bene dimostrano felicità e garbo. Soprattutto, non fa ricorso alla magia né, tantomeno, nomina le voci.

Alla fine non è comunque abbastanza per essere adottata.

— Locked

Non finiva mai bene, non era semplicemente credibile.
Ciò nonostante, Niahndra riconosceva lo sforzo di andare contro natura, perché era anche il suo; quindi il minimo che potesse fare era obbligare le proprie gambe a non indietreggiare nonostante il sussulto violento del corpo, troncato agli esordi, appena l'altro ebbe fatto un passo in avanti.
Che denti aguzzi che hai, nonna.
Sarebbe stata una bugiarda a negare che le parole di lui non stessero facendo presa almeno sulla sé bambina, scoperchiando un cordoglio dimenticato e che tornava a pulsare dolorosamente come una vecchia slogatura mai guarita del tutto. Quanto facile sarebbe stato a quel punto smettere di tenere tutto stretto e semplicemente lasciar andare, crogiolandosi nel conforto di sapere che qualcun altro avrebbe badato a lei? Era stata la stessa sensazione che aveva provato quando Sam era tornato per tirarla fuori dall'orfanotrofio; aveva morso anche al tempo, prima di cedere al sollievo. Come un bagaglio abbandonato all'aeroporto che aspetta soltanto di essere reclamato. Era piuttosto patetico. Lei era patetica.
Non era pronta ad un cambio di paradigma così strutturale, non adesso che aveva appena finito di fare (male) i conti con la propria situazione. La sua bolla riusciva a malapena a contenere lei e Sam, le risultava impossibile metterla in discussione così come le risultava impossibile vestire i panni da sorella per qualcuno di cui aveva ignorato l'esistenza in tutti i suoi diciotto anni di vita. Poco importava cosa pensasse l'altro, che l'avesse tenuta in braccio quando era appena nata, che avesse speso ogni singolo fottuto giorno a cercarla; rincorreva una chimera, un'ideale che calzava troppo stretto. Aveva il terrore che gli sarebbe bastata un'occhiata per rendersi conto che Niahndra non era la sorella che lui si aspettava. E a quel punto quanto avrebbe impiegato a sparire?
«Non capisco cosa tu sperassi–».
Fu il suo turno di mordersi la lingua in uno scatto nervoso e stizzito. Scalpitava, come belva in gabbia; risentita e rancorosa per quel freno autoimposto. Ingoiò le parole una a una, e poi per buona misura prese anche un profondo respiro; l'aria uscì in un soffio lento e costante.
«È interessante», cominciò da capo quando fu sufficientemente certa di poterselo permettere. «Perché qualcuno si è impegnato parecchio affinché io rimanessi in un buco di orfanotrofio. È il tipo di cosa che tende a lanciare un messaggio piuttosto chiaro per una bambina».
Era ingannevolmente calma, adesso. Si era sforzata di eliminare l'accusa nel tono di voce, ma aveva ancora un intero vialetto di ghiaia da togliersi dalle scarpe. Se fosse stata a malapena più codarda avrebbe continuato a rifarsela con chi forse, dopotutto, non ne aveva la responsabilità; ma c'era un numero limitato anche per le volte in cui potevi brandire il bisturi, prima di accorgerti che eri al contempo chirurgo e paziente, e che le viscere sul tavolo operatorio erano anche le tue. Non che avesse ancora del tutto desistito.
Assottigliò lo sguardo incamerando per la prima volta i lineamenti affilati di Cain, esaminandoli sotto una diversa luce; si mosse a disagio intorno agli occhi e gli zigomi, ripensò a quel ringhio sotto i bordi delle parole, ai movimenti da predatore, a quella rabbia inesplosa.
Forse, più di tutto, Niahndra aveva il terrore di essere esattamente la sorella che lui si aspettava.
Ma non aveva il cuore adesso di sviscerarne le implicazioni. Adesso davanti a lei doveva fingere che ci fosse un puzzle, e con quelli aveva tutta l'esperienza del mondo.
Mosse pigra la mano con cui teneva la bacchetta, come a suggerire di passare oltre, e poi riagganciò il legno ai pantaloni.
«Da capo, allora. Una cosa alla volta».
is no better than the dog that doesn't
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Sacchetta medievale: Comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro. All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile (max 5 oggetti di medie dimensioni).

Avversaspecchio: Uno dei primi prototipi che nacquero a Londra nel periodo in cui Jack Lo Squartatore seminava il terrore. Piccino e compatto, sta in una mano: in ottone laccato o intarsiato, per uomini e donne, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio. Decorazione Floreale. [+3PS]

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view post Posted: 29/3/2024, 17:34     respectless - La Capitale del Mondo Magico
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Childhood is a knife stuck in your throat:
Nel corso della sua giovane vita, Niahndra si era ritrovata dalla parte sbagliata di una bacchetta numerose volte —che fosse su una pedana regolamentata oppure no— e, benché ogni fibra del suo corpo detestasse sentirsi sotto tiro, puntare a propria volta la bacchetta contro qualcuno per un motivo che esulasse dal contingente bisogno di proteggersi richiedeva un tipo di coraggio tutto diverso. Non poteva fare a meno di percepirlo come qualcosa di estremamente personale. Sospettava che fosse una delle conseguenze del tenersi il cuore tra i denti: se volevi mordere abbastanza in profondità, dovevi correre il rischio che un pezzo rimanesse incastrato —proprio lì, nell'impronta dei canini.
Forse era per quello che, nonostante l'apparente posizione di vantaggio di cui godeva, Niahndra non poteva fare a meno di sentirsi insopportabilmente scoperta e vulnerabile, in attesa di un colpo che tardava ad arrivare. Di fronte, una statua indifferente che non poteva scalfire.
A meno che...
All'ultimo, ecco l'accenno di movimento, una crepa nel marmo così sottile che in un primo momento pensò di essersela immaginata. Niahndra si sporse contro ogni buon senso, incantata dalle increspature —negli occhi, nella bocca, nei pugni. Famelica e impaziente, temeva di vedersi chiudere lo spiraglio davanti. Era la cosa più vicina ad un fantasma del passato su cui avesse messo le mani da così tanto tempo e, nonostante le riserve, la tentazione di far presa e tirare pur di trovare una risposta ai suoi interrogativi era semplicemente irresistibile.
Abbassò lo sguardo all'altezza del petto di lui, attirata dal tamburellare del battito; un mezzo respiro di incertezza e la mano abbandonò il bavero della giacca per girarsi delicatamente la croce argentata tra le dita. Era un gioiello appariscente da indossare, considerò assorta ricollegandolo al legame tra Pandora e l'orfanotrofio. Quel pensiero punse nel profondo. Perché diamine la stessa donna che l'aveva abbandonata le avesse anche impedito di rifarsi una famiglia, era qualcosa che ancora Niahndra non riusciva a spiegarsi.
«Adesso–».
Incoraggiata dall'esitazione che aveva colto, Niahndra si lasciò distrarre dalle linee di inchiostro che si inerpicavano dalle clavicole al collo di lui. Avvertì l'impulso violento di tenerlo fermo per tutto il tempo che le fosse servito ad esplorare i tatuaggi, uno a uno finché non fosse stata soddisfatta delle informazioni raccolte. Si chiedeva se le avrebbero rivelato qualcosa di personale o se lui si tatuasse sulla pelle la storia di qualcun altro, esattamente come faceva lei: date, immagini, parole che non sempre le appartenevano e di cui non conosceva il significato.
«– adesso ascolti quello che tuo fratello è venuto a dirti».
Il tono enfatico ed il dissiparsi del ringhio sarebbero stati abbastanza per costringerla a sostenere di nuovo il contatto visivo, ma fu il resto a troncarle il respiro in gola.
Apnea, cortocircuito. Alla fine, il colpo era arrivato.
Niahndra aveva abbaiato una risata. «Continui a viziarmi».
«Per forza», era stata la risposta pronta di Sam. «Rientra tra i compiti da fratello maggiore. Subito dopo prenderti in giro come se non ci fosse un domani».

Il ricordo di Sam la colpì a tradimento, accusatorio, e Niahndra divenne d'un tratto dolorosamente consapevole di sé e delle circostanze: indipendentemente delle reminiscenze dell'altro, lei a distanza di braccio si trovava uno sconosciuto.
A meno che...
L'appellativo le strappò uno sfarfallio di palpebre; sul suo volto si alternarono rapidi sorpresa, riconoscimento, confusione. Da ultimo, improvvisa diffidenza. Eccola di nuovo, quella dissonanza cognitiva che suonò come un allarme nella sua testa.
Si ritrasse senza preavviso, il braccio armato che tornava lungo il fianco. Cain era forse l'unica persona che avesse mai incontrato a diventare più pericolosa quando aveva una bacchetta puntata contro. L'apparente vantaggio l'aveva portata a sentirsi più sicura, a sottovalutarlo. Se ne vergognò.
«L'unico fratello che riconosco è quello che mi ha cresciuta».
Un monito.

A beneficio di chi, tra i due, non avrebbe saputo dirlo.
It cannot be easily removed
Lo diamo per scontato, va bene? Q_Q
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view post Posted: 26/3/2024, 14:11     respectless - La Capitale del Mondo Magico
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I am the shape you made me:
Suor Prudenzia l'aveva visto subito che quella non avrebbe portato altro che guai, sin da quando non era che una neonata troppo vorace che sottraeva latte agli altri poppanti; d'altronde, Niahndra non aveva fatto altro che scrutare silenziosamente i dintorni da quando era arrivata in fasce in orfanotrofio. Non una parola, non un gorgheggio, neppure uno strillo o un piagnisteo. Pareva quasi che volesse tenersi tutto ben stretto, senza il rischio di cedere anche solo la minima parte di sé.
Violent act

L'orfanotrofio non era mai stato un posto sicuro in cui esprimere le proprie emozioni liberamente; Niahndra l'aveva dovuto apprendere nel modo crudele in cui apprende chi è abbandonato a sé stesso: a tentativi, quando la posta in gioco era la vita. Non ricordava un prima, non consciamente almeno, ma c'erano giorni in cui sospettava di non essersi sentita al sicuro nemmeno nell'utero materno. Poi smetteva di pensarci perché faceva troppo male.
Faceva male, adesso, anche guardarsi allo specchio in quegli occhi indecifrabili che promettevano solo una caduta senza fine. Era un riflesso distorto, deformato; ancora troppo, terribilmente riconoscibile per non metterla a disagio. Le ricordava quello che già avvertiva: come negli anni fosse diventata sempre meno ragazza e sempre più lepre, gatto, cane rabbioso.
Nemmeno quello in negozio era uno spazio sicuro in cui esprimere le sue emozioni. Persino nella sua furia, Niahndra sapeva di star giocando col fuoco; se ne rendeva conto da come avvertiva il calore lambirle il volto. Un passo falso suo, un capriccio dell'altro, e le fiamme avrebbero lasciato la loro impronta sulla pelle. Non aveva dubbi che sarebbe accaduto, i segnali c'erano tutti; era solo che non riusciva a interessarsene: per quanto male avrebbe potuto fare ustionarsi, chinare la testa e rotolarsi a terra —docile e remissiva— in quel momento sarebbe stato cento volte peggiore.
Non avrebbe chiesto scusa per questo. Nemmeno dopo aver sentito l'inciampo nella voce dell'altro. Non aveva idea di dove collocare quel primissimo, misero indizio di umanità nel grande schema delle cose e comunque gli ingranaggi ormai erano in moto: Niahndra aveva reagito alla spinta —la caduta che ne sarebbe seguita non era che frutto di inerzia, a quel punto. Inevitabile quanto la forza di gravità.

Batté con stizza sulla porta sigillata, un primo colpo funzionale e l'altro di puro sfogo nel rendersi conto che le pareti le si stavano stringendo intorno. Braccata, come un animale. L'insulto le infiammò le vene.
«Voltarmi le spalle è una mossa del cazzo».
Finalmente concordavano su qualcosa. E a dispetto di tutto, una parte di Niahndra non poté fare a meno di chiedersi se a indisporlo fosse stata "soltanto" la stupidità della mossa in quelle circostanze o, anche, la mancanza di rispetto che implicava; quel "non sei la cosa più urgente per me adesso" sottinteso. Qualcosa di molto piccolo e infantile dentro di lei sperò che fosse la seconda. Aveva bisogno di sapere, mentre si voltava di scatto, di non essere l'unica a subire i contraccolpi emotivi di quel confronto. Aveva bisogno di sapere, mentre chiudeva paradossalmente la distanza, di non essere l'unica a doversi piegare ad un istinto che ripudiava. Aveva bisogno di sapere, mentre una mano estraeva la bacchetta per puntargliela alla gola e l'altra afferrava un lembo della giacca di pelle, di non essere l'unica a sentire l'ineluttabilità delle circostanze.
«Mi hai dove volevi. Adesso?». La voce uscì come un sibilo, a mascella serrata. Detestava essere stata costretta, né più né meno come una cavia sperimentale alla mercé del ricercatore. Conosceva quel gioco perché era lei a condurlo di solito.
Con la vicinanza, giungeva anche la vulnerabilità —una domanda inespressa. Il corpo rimase rigido, in attesa del colpo che si aspettava di ricevere. Non c'erano spazi sicuri per esprimere le proprie emozioni; l'ennesima cicatrice le sarebbe servita come monito. Aveva imparato a proprie spese di essere destinata a rimanere chiusa come un pugno, o sventrata come un pesce con le interiora sul tavolo. Non c'erano vie di mezzo quando avevi il cuore al posto sbagliato.

Perché, che cazzo ci faceva ingabbiato tra i denti?
Filth teaches filth
Stesso discorso sul condizionale, neanche a dirlo.
PS 354 • PC 259 • PM 263 • EXP 80
■ Natura banshee
■ Vocazione occlumante apprendista
■ Incantesimi iniziali [click]
■ Appresi: I, II, III, IV classe (proibiti esclusi)
■ fattoriam, colossum, repsi genitum, flagrate, salus dono, nebula demitto, expecto patronum, stupeficium, heolo benedici, cave inimicum, deprimo, plutonis
■ Bacchetta magica (appesa ai pantaloni)
■ Amuleto greco (al collo)
Anello Nosferatu (pollice sinistro)
■ Pantaloni chiari
■ Cintura di Skuld
■ Sacchetta medievale che contiene:
■ Portamonete
■ Avversaspecchio

■ Libri scolastici (sul tavolo)
■ Calderone + utensili (in retrobottega)
Dettaglio oggetti
Cintura di Skuld: Capace di mutare nel colore e nell'elasticità, permette di essere usata come una corda per scalare pareti o legare oggetti/persone.

Sacchetta medievale: Comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro. All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile (max 5 oggetti di medie dimensioni).

Avversaspecchio: Uno dei primi prototipi che nacquero a Londra nel periodo in cui Jack Lo Squartatore seminava il terrore. Piccino e compatto, sta in una mano: in ottone laccato o intarsiato, per uomini e donne, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio. Decorazione Floreale. [+3PS]

Clessidra incantata: Riporta la situazione al turno precedente, usabile una sola volta in quest.

Anello Nosferatu: Induce paura in uno o più pg o png. Usabile 1 volta per Quest. Utile per incanti e pozioni oscure. Utilizzato

Pantaloni chiari: proteggono dal fuoco non magico e dal calore. Sono comodi ed elastici. Blu scuro.
view post Posted: 25/3/2024, 00:28     respectless - La Capitale del Mondo Magico
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Did you expect us to sit back
No, Niahndra non stava bluffando. Proprio per niente. Quel gioco di trincea e negoziazione dei confini stava rapidamente erodendo la sua pazienza ed era certa che non sarebbe riuscita a mantenere i toni (almeno apparentemente) civili ancora a lungo. Mal sopportava gli imprevisti, le invasioni e chi pensava di poter avere libero accesso a lei, per cui era facile intuire come quella situazione la stesse provando.
Snervata dalla prolungata fissità di cui lo sconosciuto aveva fatto mostra, accolse con diffidenza quel mezzo passo —più simbolico che altro— all'indietro. L'accenno di sorriso le confermò qualcosa che aveva già dato per scontato, ovvero che quel teatrino fosse stato intenzionale e deliberatamente volto a innervosirla. Detestava essere messa alla prova. Non aveva nulla da dimostrargli. E allora perché le nocche prudevano per il bisogno di ricombinargli i lineamenti? Non era più neanche una questione di sentirsi in pericolo, c'era solo l'urgenza viscerale di rimetterlo al suo posto.

«Ti ho tenuta tra le braccia quando sei nata, Niahndra, non chiamerai nessuna cazzo di sicurezza».
Fu il suo nome a farla trasalire; perfettamente distinguibile e familiare nonostante la cadenza estranea e irriconoscibile che deformava le altre parole. Che cosa ci faceva tra le sue labbra? Non gli apparteneva.
Poi, a scoppio ritardato, giunse anche il resto. Era il passato che tornava a minacciarla. Suor Prudenza nella cassa. Sam in un letto di ospedale.
Afferrò i bordi del bancone con veemenza tale da sbiancarsi le nocche, pentendosi di averlo volontariamente frapposto come ostacolo tra sé e lo sconosciuto. Se non ci fosse stato, non aveva dubbi che si sarebbe avventata su di lui alla cieca.
«Wow». Dalla gola le uscì infine una risata incredula e priva di qualsiasi traccia di calore. Lo sguardo trovò di nuovo quello dell'altro e mostrava esattamente cosa pensasse di lui. «Devi proprio avere una faccia come il culo per venire qua così».
Dire che stava vedendo rosso sarebbe stato un eufemismo. Se il ragazzino spocchioso di prima le aveva fatto girare le palle, l'assoluta sfacciataggine di quella situazione minacciava adesso di farle perdere il lume della ragione.
Il suono del timer calò come scure, ricordandole all'improvviso dell'esistenza di un resto oltre a loro e alle scintille che stavano sfrigolando nello spazio che li separava.
Il tono rabbioso che seguì le era familiare, possedeva la sagoma inconfondibile della stessa museruola che suor Prudenza aveva provato ad imporle. Avrebbe dovuto sputare sulla sua tomba; si sarebbe accontenta di farlo adesso, sulla sua memoria.
Niahndra si sporse in avanti, incurante di star scoprendo i canini. «Vaffanculo», scandì con cura sopra il trillo del timer che aveva recuperato con la mano destra. Lo tenne alto per mostrarglielo —ancora in funzione— e poi glielo lanciò con uno scatto del polso.
«Hai aspettato diciotto anni. Puoi aspettare altri cinque minuti».
A quel punto si sarebbe voltata per sparire nel retrobottega. Aveva un rischio incendio da gestire.
Forse, almeno quello, sarebbe riuscita a prevenirlo.
And take your insolent, brazen display?
Sono tante azioni e non ho (sempre) usato il condizionale, ma va da sé che è tutto a discrezione tua, master :fru:
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■ fattoriam, colossum, repsi genitum, flagrate, salus dono, nebula demitto, expecto patronum, stupeficium, heolo benedici, cave inimicum, deprimo, plutonis
■ Bacchetta magica (appesa ai pantaloni)
■ Amuleto greco (al collo)
Anello Nosferatu (pollice sinistro)
■ Pantaloni chiari
■ Cintura di Skuld
■ Sacchetta medievale che contiene:
■ Portamonete
■ Avversaspecchio

■ Libri scolastici (sul tavolo)
■ Calderone + utensili (in retrobottega)
Dettaglio oggetti
Cintura di Skuld: Capace di mutare nel colore e nell'elasticità, permette di essere usata come una corda per scalare pareti o legare oggetti/persone.

Sacchetta medievale: Comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro. All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile (max 5 oggetti di medie dimensioni).

Avversaspecchio: Uno dei primi prototipi che nacquero a Londra nel periodo in cui Jack Lo Squartatore seminava il terrore. Piccino e compatto, sta in una mano: in ottone laccato o intarsiato, per uomini e donne, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio. Decorazione Floreale. [+3PS]

Clessidra incantata: Riporta la situazione al turno precedente, usabile una sola volta in quest.

Anello Nosferatu: Induce paura in uno o più pg o png. Usabile 1 volta per Quest. Utile per incanti e pozioni oscure. Utilizzato

Pantaloni chiari: proteggono dal fuoco non magico e dal calore. Sono comodi ed elastici. Blu scuro.
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