Mentre si allontana dall’Obelisco, fatica a sentirsi davvero leggera. Sorride, ma sta solo cacciando indietro il senso di nostalgia. Ha lasciato solo una conchiglia dietro di sè, ma ha in mente Lucy e il suo viso serio che salutandola le ricorda di quel piccolo pegno. Sembra solo ieri che l’arrivo di una lettera portata a becco da un gufo la porta a nascondere alla sua migliore amica che andrà a studiare in un castello magico. Lei ha promesso che non avrebbe dimenticato tutti i momenti insieme e che ce ne sarebbero stati altri ugualmente intensi, tutte le volte in cui sarebbe tornata a casa.
Solo quando incontrò gli occhi di Gwen sorrise con la sua solita sincerità. Il sorriso aperto di chi sente di non mancare alla promessa: ogni volta che ritroverà Lucy sarà uno scambio di esperienze e le nuove amicizie non sostituiranno le precedenti.
Ebbe una strana sensazione, ma pensò subito che l’amica avesse subìto maggiormente il distacco dalla sua offerta. E certo i mutamenti si avvertivano anche nell’atmosfera. Memory guardò alla volta cesellata e giudicò non ci fosse ancora una luce da afflizioni, quindi provò a distogliere Gwen dai suoi pensieri. O forse voleva solo rafforzare la convinzione che il proprio non era ancora un taglio netto con l’altro suo mondo. Ecco, forse si sarebbe concessa di tenere a bada la subdola tristezza, comportandosi da bambina ancora per qualche tempo.
GwenAvvicinò le dita e se Gwen l’avesse lasciata fare, avrebbe preso la sua mano. Continuò con lo stesso tono caldo, soffuso nell’atmosfera in cui erano immerse:
Dobbiamo assolutamente passare a salutare gli Elfi del Focolare Domestico. Vedrai, ti piacerà molto il loro banchetto.• • IL FOCOLARE DOMESTICO • •
• • VESTITI & VESTITI • •
Salutò con la solita cortesia gli Elfi. Anche loro erano diventati parte delle sue amicizie. Nuove e del tutto impensabili. Presentò loro Gwen: non sapeva se davvero non li conoscesse ancora. Poche parole e la loro molta dolcezza. E i pensieri di Memory, aiutati dai versi della Fenice - mai conosciuti prima in quei toni, ora percepiti come un lamento che tiene all’amo una parte di lei - restarono quindi al suo essere ancora una bambina. Gli occhi cercarono l’uccello di fuoco e una ruga si formò tra le sue sopracciglia percependola arruffata. Tornò al banchetto, a riservare un po’ di attenzione qui e là agli oggetti in vendita. Aveva un’idea su come avrebbe potuto essere usata la somma raccolta e ammise che saperlo faceva parte del suo crescere. Cercò il confronto con Gwen prima di capitolare sui propri acquisti. Voleva il suo parere o semplicemente scambiare dei commenti con lei. Non era un normale momento di compere: i suoi pensieri erano comunque davvero rivolti alla Luna, al cambiamento, alla voglia di non fallire quella prova interiore a cui stava provando a sottoporsi, al capire meglio se stessa. Anche discorrere sugli oggetti a cui prestavano attenzione, in fondo la riportava alla riflessione sull’eccezionalità della luce, che gradatamente dal carminio aveva cominciato a diffondere il buio, a poco a poco sempre più vivido. Al tempo stesso teneva d’occhio Gwen e come di tanto in tanto sembrava perdersi guardando nel vuoto.
Certo, sembrano interessanti anche quelle cose lì.Ringraziati gli Elfi e ricevuti gli articoli che aveva indicato, si diresse con Gwen poco più in là, al banco dove pregiate stoffe invitavano gli astanti.
Se non sapessi di trovarmi dove mi trovo, forse spenderei tutti i miei pezzi d’oro. invece, era distratta dal dondolìo ritmico delle note e per la consapevolezza del luogo e di ciò che era in corso, a dispetto delle apparenze. Perciò si stava dedicando solo alla selezione di pezzi unici, che non avrebbe forse più avuto occasione di comprare. Ma al di là di questo, teneva d’occhio i movimenti intorno a lei, soprattutto sopra la piattaforma, confortata finchè la musica degli Hobgoblins manteneva la cadenza costante. Certo, più della sacerdotessa immobile nella sua meditazione, attirava molto di più lo stato a tratti preoccupante della fenice. Tra tuniche e mantelli, fu più facile ritagliare un piccolo spazio un po’ più tranquillo e allora decise di osare.
Sto pensando a cosa significa per me aver lasciato quella conchiglia.
Devo ammettere che mi dispiace. Mi sento come se mi fossi separata da chi me l’ha regalata. Però sai, voglio pensare a ciò che mi porterà questa perdita. Penso sia il momento di non essere legata solo a qualcosa che posso sentire tra le mani. Ciò che conta resterà ugualmente dentro di me.Si dilungò in un preambolo confuso, finchè arrivò a ciò che le premeva chiedere a Gwen:
Anche tu sei dispiaciuta della perdita? Ascoltò le parole di Gwen con attenzione e qualcosa le sembrò restare nel silenzio, ma la seguì immediatamente, quando chiese ciò che voleva acquistare. Così anche Memory porse al commesso ciò che desiderava e alla svelta pagò. Voleva sbrigarsi a riavvicinarsi all’amica e a camminare un po’ distanti dai gruppetti, se avesse desiderato andare in fondo all’argomento e condividere di più le loro riflessioni, visto che la sua sembrava turbarla.
• • • •
Seguì con pazienza il tentennare della giovane. Non la disturbava, ma si stava dispiacendo per lei. Almeno finchè non arrivarono quelle parole.
Fu un momento del tutto assurdo. La ragazza le aveva appena rivelato un tassello molto importante della sua vita, qualcosa di estremamente spiacevole. Eppure la sola cosa che gridava nella sua testa era:
“ti ha nascosto la verità. ti ha nascosto la verità. ti ha nascosto la verità”. Un’eco prepotente che sovrastava il groviglio di fatti:
Chi ho di fronte? Non mi ha mai detto una cosa così importante. Mi ha nascosto ciò che è davvero. Perchè non mi ha mai dato fiducia? Chi è davvero questa ragazza?Io… non ti ho mai nascosto niente, mi fidavo di te… - un leggero sussurro. Poi distolse lo guardo sconvolto dall’incredulità e pronunciò altre parole senza senso:
Devo andare ora…Si sganciò dal tocco dell’altra e si allontanò. Scappò in effetti, da quella persona e dalla sua rivelazione. Si sentiva ferita, perchè non trovava ammissibile il suo tacere per così lungo tempo. Avevano attraversato troppi momenti insieme. Fin dalla prima volta, in Galles, Memory si era preoccupata per lei. Fin da subito le aveva affidato le sue gioie e le sue insicurezze. Era sempre la prima tra i suoi pensieri. Anche nel fuoco di una Hogsmead stravolta, era rimasta al suo fianco. Aveva sempre voluto condividere con lei ogni cosa. L’aveva protetta quella volta in cui si erano cacciate insieme a Nocturn Alley, sotto lo sguardo arcigno di quella spaventosa Vecchia. Erano state sempre insieme, eppure
lei non le aveva detto ciò che contava davvero nella sua esistenza. Non riusciva nemmeno più a pensarlo il suo nome… Gwen o Susan o nessuno dei due.
La delusione montava sempre più in una rabbia sorda. Si mise a camminare a vuoto, ancora tra i banchi con i loro “specchietti” per attirare gli sguardi su prodotti e oggetti e stoffe. Tutto era imperdibile, tutto era eccezionale, tutto era unico… tutto era inganno. Ecco cosa la circondava e sentì bruciare ancor più la rivelazione, perchè l’inganno era dentro di lei e nelle parole che continuavano a vorticarle nella testa.
• • RITUALE • •
La fenice stride e si muove.
Memory cercò la sua immagine e le sembrò non poter trovare un sollievo.
E’ un grido che suscita disperazione, il suo; atterra poco distante da dove i passi della ragazzina si sono arrestati, lì, sulla piattaforma; il suo fulgore è spento.
Il silenzio ha inghiottito la musica e il gong riverbera nella pancia della ragazzina. La fenice si muove di nuovo, fino a sfuggire dagli occhi di Memory, che restano sulla pedana ad osservare gli officianti.
E’ la sacerdotessa a muoversi ora. Lenta, come il respiro di Memory.
Poi all’improvviso, Memory restò senza fiato alla vista di quel gesto forte e ancor più per la determinazione con la quale la donna si procurò l’emorragia. Gli occhi strabuzzati tornarono a distendersi, continuando a seguire i tre sulla pedana. Si chiese perchè l’uomo, un suo seguace, mostrasse tanta disapprovazione.
La apostrofa in malo modo e quella parola radica dai timpani di Memory fino alla sua mente
… e subito nell’immaginazione apparve il volto della Concasata. Memory ingoiò a vuoto, abbassò il capo scoprendosi a stringere i denti e al pari i pugni lungo i fianchi. Non le erano mai piaciuti gli ipocriti; per quanto la riguardava erano solo buoni a mostrare una faccia molto diversa da quella che avevano realmente. Sentì le labbra assottigliarsi, mentre ancora nella memoria riviveva il volto e le parole di quella che fino a poco prima credeva un’amica.
Ogni suono rimbombava tra le sue viscere e la sua testa, mentre in gola cominciò a sentire un macigno. In quell’istante avrebbe voluto avere a disposizione diversi macigni e barricarsi contro tutto il via vai che le ronzava intorno. Eppure dapprima non riuscì a muoversi da lì, neppure di un passo, per un tempo che ad un tratto le sembrò infinito. Alzò lo sguardo verso il punto in cui la volta magica incorniciava la Luna. Forse un tentativo di distendere i muscoli aggrovigliati del collo. Osservò il satellite protagonista della serata e allora vide come il suo rossore fosse inconsueto. Tremolò davanti ai suoi occhi, sanguinante e racchiusa in uno squarcio…
Riabbassò il capo, tanto che le ciocche dei capelli ricaddero a coprirle parte della visuale. Ma non importava, vedeva abbastanza da muoversi in direzione dell’Obelisco. Non sapeva cosa avrebbe offerto questa volta. Nemmeno quello era importante in quell’istante. Giunse e si accovacciò alla base dell’altare. Le dita poggiarono sulla fredda pietra, mentre l’altra mano accomodò dietro l’orecchio i lunghi capelli.
Tirò su col naso e allora la mano lasciò la pietra per correre al viso. Il liquido scorse copioso, come non si sarebbe nemmeno aspettata. Osservò le goccioline sui suoi polpastrelli. Non fu necessario alcun indugio, alcuna riflessione esplicita: era questo ciò che sentiva di essere in quel momento, solo puro rammarico. Dunque, che altro di lei poteva dare se non questo?
Allungò le dita, prima che non fossero più in grado di trattenerle e attese che le goccioline convogliassero sulla punta, finchè finalmente le sue lacrime si infransero sulla pietra.