Safarà

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view post Posted on 7/10/2018, 12:32
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Secondo Anno

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WOLFGANG BOGDANOW

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Quel giorno, Wolf non aveva fatto neppure in tempo ad entrare nel negozio che il Proprietario se ne era andato di fretta in furia, senza neppure un saluto o un indicazione su quello che avrebbe potuto aspettarsi: nelle tre ore che era rimasto da solo, aveva dovuto calmare una signora isterica che si lamentava di aver perso tutte le dita della mano destra per colpa di una teiera maledetta, un ragazzino con ancora il latte alla bocca che avrebbe voluto tentare la sorte come Garzone - come se lui o Nieve potessero lasciare il loro posto al primo venuto - e, infine, un aspirante giornalista che aveva dovuto mettere alla porta senza perdersi in troppe chiacchiere.

Solo una volta liberatosi di tutti quegli scocciatori, aveva potuto iniziare a lavorare alla contabilità del Safarà, rendendosi conto che tra le pagine dei libri maestri c'era un appunto del Proprietario - apparentemente quel pomeriggio sarebbe dovuta arrivare la professoressa McLinder a ritirare un pacchetto messole da parte. Un pacchetto dal valore di 136 Galeoni e 13 Falci, se stava leggendo correttamente la scrittura a zampa da gallina di quel vecchio uomo.

Oh, lupus in fabula: Atena McLinder aveva appena oltrepassato le porte cigolanti del Safarà, dirigendosi senza esitazione verso di lui - camminava con sicurezza, ma il segreto che qualche mese prima Nieve gli aveva rivelato offuscava qualsiasi autorevolezza. Ovviamente, nulla di quanto stesse pensando in quel momento, si rivelò nel suo volto e, dopo averle rivolto un saluto cortese, si diresse nel retrobottega a prendere il pacchetto che il Proprietario le aveva messo da parte: sopra di esso, trovò l'ennesimo biglietto, recante la descrizione del contenuto.

Ecco a lei il suo pacchetto: sono 136 Galeoni e 13 Falci.

Solo dopo aver ritirato il compenso pattuito e averla salutata, Wolf si preoccupò di segnare sui libri contabili anche la nuova vendita.



AGGIORNATO
 
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view post Posted on 19/10/2018, 12:44
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isshonome
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PS: 171 ☯ PC: 115 ☯ PM: 115 ☯ EXP: 26


Probabilmente era passata da poco l'ora di pranzo. Era uno di quei pochi giorni liberi che si concedeva dalla vita ministeriale. Quella prima meta' giornata l'aveva passata a passeggiare per Hogsmeade dove aveva avuto la fortuna di trovarsi a discutere piacevolmente con alcuni signori di mezza eta' ai tre manici, fra una burrobirra e l'altra. Nelle loro varie discussioni e temi trattati si fini' a vociferare sul commercio, uno dei suoi campo di lavoro...tenne quasi una lezione sull'applicazione della legge magica in termini commerciali, su cosa sarebbe stato opportuno intervenire e su quali punti cardine sarebbe stato opportuno rimanere inamovibili. Era in uno di quei punti che la compagnia fece voce unica circa un posto celato nella penombra a Hogsmeade...un commercio sui generis. Gli fu consigliato di fare un salto per capirne il senso. Se c'era un locale che commerciava in maniera tutta sua pezzi e articoli tutti suoi non trovabili da altre parti, chi era Issho per non andare a curiosare? Ecco che dunque si ritrovo' nel vialetto che gli fu descritto e indicato. Effettivamente l'atmosfera era decisamente tetra. Non ci si finiva per caso in quei luoghi, dove il buio e i toni scuri facevano da perfetto riassunto a una idea di commercio non tanto indicato, come descrissero i conoscenti del giapponese. Spiccava l'insegna Safara', forse la cosa piu' sobria e normale che si poteva trovare di un locale ma, in modo quasi stonato, quando il giapponese ebbe la brillante idea di addentrarsi nel locale ecco che il cigolare sinistro di quella porta lo scosse profondamente nell'animo...non era abituato; era in netto contrasto con la sua natura felice, spensierata e gioiosa. Rimugino' qualche secondo sul perche' si trovasse in quel posto, quando deciso e sicuro di se' avanzo' all'interno. Lo stesso clima esterno si ripresentava anche dentro quelle pareti, illuminate quasi passivamente da deboli luci di fiamme di candele riflesse dalle vetrine ben serrate e contenenti pezzi curiosi e quasi mistici, in perfetta sincronia con l'atmosfera tetra e misteriosa del locale; aiutavano quegli odori di pozioni in produzioni ad appensantir il carico. Decise che non avrebbe perso tanto tempo all'interno di quel posto troppo anomalo per lui. Si limito' a dar uno sguardo in giro e rimaner colpito da quello che forse era una cosa che avrebbe portato con se' a casa quell'oggi. La descrizione dell'oggetto e il nome riportato in vetrina, gli avevano aperto un mondo dove lui si sarebbe perso e applicato: quello del pensiero. Di impeto e volonta', notato anche in ultimo delle ben fatte calzature elfiche, strinse forte a se' il bastone di bambu' suo alleato e avanzo' al bancone per comperare il tutto. Salve...si osservo' intorno, per concludere subito dopo: Desidero acquistare quel Pensatoio e queste calzature elfiche, sempre che siano disponibili. In caso di transazione a buon fine, avrebbe fatto strada per tornare da dove era venuto...da un posto letteralmente piu' tranquillo e felice.

simbolo2issho




CITAZIONE
Richiesta compera:

- Pensatoio 35 Galeoni
- Calzature degli Elfi 25 Galeoni
Totale: 60 Galeoni
 
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view post Posted on 30/10/2018, 14:44
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WOLFGANG BOGDANOW
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Stava morendo di fame.

Era stata una mattinata completamente al di fuori del suo controllo: erano entrati tanti di quei clienti che non aveva neppure avuto il tempo di aggiornare i registri di cassa, figuriamoci di mangiare - il Vecchio gli aveva sempre ripetuto che come Garzone vi erano delle responsabilità cui lui non poteva sottrarsi e non aveva nessuna intenzione di lasciare Nieve a gestire conti e scontrini incomprensibili anche a lui che li aveva emessi. Questi erano i motivi per cui, in quel momento, invece di farsi sostituire dal proprietario e godersi il pranzo ai Tre Manici di Scopa, Wolf aveva chiesto di poter usare la propria pausa per aggiornare i libri contabili.
Presto anche quell'ora di pausa sarebbe terminata, la Caposcuola Rigos sarebbe arrivata per dargli il cambio e lui sarebbe tornato a Hogwarts: un salto nelle Cucine e gli Elfi Domestici avrebbero risolto in fretta il suo problema - fortuna che aveva praticamente finito di riportare l'ultimo acquisto della giornata nel libro cassa.
L'abituale cigolio della porta d'ingresso gli fece alzare lo sguardo dalle entrate e dalle uscite - da tutti quei numeri che iniziavano a incastrarsi tra loro, somigliando sempre di più a tanti piccoli ragni in movimento su un foglio bianco - lasciando entrare una figura particolare. Un uomo alto, più alto rispetto alla media asiatica, con lunghe basette e spettinati capelli, non più corvini: tuttavia, ciò che più colpiva il suo sguardo erano le due grosse cicatrici che, partendo dal centro della fronte, scendevano al di sotto degli occhi - il chiaro segno di una vita intensa.
Wolf, dopo aver risposto al saluto dell'uomo, si affrettò a recuperare gli oggetti in questione: era evidente che quell'uomo particolare non era interessato a passare ulteriore tempo all'interno del Safarà e lui non aveva intenzione di far proseguire oltre i propri "straordinari".
Le Calzature degli Elfi costano 25 Galeoni, mentre il Pensatoio costa 35 Galeoni: in totale vengono 60 Galeoni.


AGGIORNATO
 
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view post Posted on 2/11/2018, 17:35
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You are not saving this world, you are preparing it for me.

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Maurizio Pisciottu ◆ 27 anni ◆ Antimago - Lycan

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Non era la prima volta che andava da Safarà, era un luogo dall'aspetto tremendamente oscuro, eppure così affascinante, uno dei posti più belli si Hogsmeade. L'Italiano aveva preso il vizio di portarsi del caffè da casa e riscaldarlo magicamente, col tempo stava imparando ad apprezzare l'uso della magia, amava ancora farsi le cose da se, ma la magia lo aiutava quando aveva poco tempo.
Attraversò il portone proprio mentre stava per dare l'ultimo sorso alla bevanda quando vide proprio l'ultima cosa che si sarebbe mai aspettato
"NGHHH!"
Fu l'unica cosa che riuscì a dire visto che il caffè era ancora troppo caldo e gli esplose in gola. Si avvicinò al bancone con gli occhi spalancati, aveva già visto quella ragazza!
"TU!"
Gli riportò alla mente diversi Parigini ricordi...ma la ragazzina era dietro il bancone, si guardò intorno in quel negozio così misitico e oscuro.
"Devo sedermi!"
Quella ragazza così simpatica lavorava nel posto più oscuro di Hogsmeade?!?
"Ti hanno, rapito?!? No, non puo essere...TU LAVORI QUIII?!?"
Ancora confuso le porse il biglietto con su scritto quello che avrebbe dovuto acquistare. Il sorriso della ragazzina adesso aveva un non so che di inquietante, così sbarazzina e alla fine...così oscura!
"Oh, vorrei anche fare infondere la mia bacchetta con una pietra magica...oh, ti prego non dirmi che lo fai tu!"

PS: 201 ◆ PC: 139 ◆ PM: 141





PAGARE E SORRIDERE!

-Occhio e cuore di banshee
- Copricapo Troll
- Pietra per bacchetta Magica
 
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view post Posted on 6/11/2018, 16:46
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entropia.

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Un ghigno si dipinse sulle labbra sottili di Nieve, non appena l'avvicendarsi di sorpresa e realizzazione consentì l'ingresso al divertimento. Agguantò la bacchetta e fece levitare uno sgabello accanto al cliente in un eccesso di zelo. Quindi, rinfoderò il catalizzatore e poggiò entrambi i gomiti sulla superficie del bancone. I palmi delle mani reggevano il viso, conferendole un'espressione angelica e impertinente insieme.

Annuì con convinzione. «Mh-mh,» gli confermò. «Lavoro proprio qui. E da parecchi anni, tra l'altro!» Diede una rapida sbirciata al foglietto di Maurizio. Un brillio negli occhi grandi espresse il compiacimento che provava alla prospettiva di un guadagno tanto consistente. Ridacchiò. «Okay, okay, signor menestrello. Diamoci una calmata, non trovi? Mettiti pure a sedere e ti spiegherò tutto.»

Safarà aveva un aspetto particolarmente seducente quel giorno. Nieve aveva trascorso le ultime ore a fare sfoggio delle proprie doti magiche, mettendo in pratica i suggerimenti che le aveva dato Grimilde dopo un tè dell'ultimo secondo presso i Tre Manici di Scopa. Perché ci aveva messo tanto a fare le cose come si conveniva a una strega? Gettò una rapida occhiata alla teca con le pietre, che rilucevano di uno splendore sinistro. Era fiera del proprio operato almeno quanto dell'oggettistica venduta presso il negozio!

Sollevò l'indice davanti al viso di Maurizio. «Numero uno: non sono stata rapita, né sono stata costretta. Ho scelto io di lavorare qui, mi piace moltissimo e nessuno potrebbe mai schiodarmi da questo posto.» All'indice seguì il medio. «Numero due: si dice incastonare, non infondere.» Anulare. «Numero tre: sì, sarò io ad occuparmene. Dimmelo ora se hai bisogno di un goccetto, perché non vorrei vederti stramazzare al suolo... Oddio, veramente vorrei eccome, ma non darebbe una buona impressione ad altri eventuali clienti, se dovessero entrare mentre sei privo di sensi.»

Sparì nel retrobottega prima che Maurizio potesse ribattere. Quando riemerse dalla zona del locale ove il datore di lavoro trascorreva buona parte del proprio tempo, Nieve stringeva una bottiglia bassa e panciuta. Versò un dito di Whisky Incendiario all'uomo, dopodiché si assicurò di far sparire il fiasco tra gli scomparti del bancone.
Un paio di minuti dopo, gli articoli richiesti da Maurizio facevano bella mostra davanti a lui, rischiarati dalla luce fioca della finestrella alla destra dell'uomo. Nieve gli dava le spalle.

«Hai una gran bella bacchetta, sai?!» commentò, rigirandosela tra le mani e mordendo il labbro inferiore per trattenere il riso, quando si accorse dell'equivocità della frase. Lasciò correre! «Non so se sei istruito circa il procedimento che sto per effettuare. Mi sposto perché tu possa vederlo, ma non allarmarti.» Il tono frizzante aveva, pian piano, lasciato spazio ad un atteggiamento più professionale. Adesso, Nieve brandiva la propria bacchetta con movimenti calmi e misurati, mentre quella di Maurizio giaceva tra gli incastri di uno strumento d'eccezionale fattura. Un colpetto dopo, il catalizzatore dell'uomo tremava in preda agli spasmi e la pietra s'insinuava con forza nell'impugnatura. «Ho scelto una pietra color fumo perché trovo che si sposi bene col legno di cui è fatta la tua bacchetta. Avrei potuto decidere di incastonarla lateralmente. Qui, vedi?» Indicò una zona a metà dell'elsa. Intanto, accompagnava l'avanzata della pietra dall'alto, brandendo il tiglio argentato. «Però, trovo che sia una posizione poco adeguata, a meno che non ci siano necessità estetiche particolari. Alcune bacchette terminano con pomelli delicatissimi ed è un peccato rovinarli. In tal caso, sono la prima a suggerire di procedere in modo meno convenzionale. Nel tuo, però, trovo che la collocazione tradizionale sia preferibile.» Tacque. La bacchetta di Maurizio sussultò un'ultima volta, prima di arrendersi. Nieve si concesse un sospiro di sollievo. «Ti suggerisco di lasciare la tua bacchetta in pace per oggi e di tornare a usarla domattina. Per esperienza, so che legno, nucleo e pietra impiegano un po' a trovare un accomodamento. Se proprio non potessi farne a meno, ti consiglio di non strafare. Sia la bacchetta che la pietra sono senzienti... più o meno. Da' loro il tempo di trovare l'agio necessario a funzionare come si deve.» Restituì la bacchetta all'uomo: era tiepida a contatto coi polpastrelli freddi. Gli sorrise. «Dubito che tu possa avere problemi, ma, se così fosse, noi siamo qui. Intanto, il totale...» Raccolse gli oggetti, riponendoli in un involto di velluto scurissimo. «Mi devi 200 galeoni e 10 falci, ma vanno bene 200 in onore dei bei vecchi tempi. Passa pure quando vuoi!»

Gli rivolse un occhiolino.


Maurizio
Totale spesa: 200 galeoni. Aggiornato.


Edited by ~ Nieve Rigos - 6/11/2018, 17:25
 
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view post Posted on 11/11/2018, 20:10
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LA MANGIAMORTE

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Tornare da Safarà era sempre un tuffo nei ricordi. Lì aveva giocato lungamente con Severus da dietro al bancone, organizzato con Fyria, Emily e Boniak i più sorridi piani, lottato con l’oscuro contro un ostico Remus, e coltivato ottimi garzoni, come Francois e Brooke. Di quei volti, del suo passato solo uno continuava ad essere presente nella sua vita e le aveva consegnato una nuova missione da compiere. Ma prima di allungare la mano di Voldemort su ciò che desiderava, avrebbe dovuto fare un po’ di shopping.
Mise mano sulla porta d’ingresso, varcandolo senza troppi preamboli e osservandosi mollemente attorno. Il luogo aveva ancora un che di mistico, appariva solo più ordinato e pulito rispetto all’ultima volta che vi aveva messo piede. Fu abbassando lo sguardo sul bancone, rivolgendo alla garzona lo sguardo che vide un volto noto.

-Maurizio? Ma che gramo ci fai qui?-

si avvicinò a lui, scendendo i pochi gradini che separavano l’ingresso dall’interno del negozio, volgendo verso la garzona un sorriso e un

-Salve…-

decisamente cortese. Ovviamente non l’aveva riconosciuta, non aveva capito che si trattava di quella ragazza che meno di un anno fa si era rivelata l'essere umano più indisponente che potesse esistere sulla terra.

-Se hai fatto…-

mosse verbo in direzione dell’italiano, cercando quindi di avanzare di un passo e superarlo oltre la sua mole, allungando verso la giovane la lista di oggetti.

-Data la mole di oggetti pensa che potrebbe farmi un piccolo sconto?-

un sorriso sghembo tra le labbra, quasi ammiccante, speranzosa che la sua richiesta venisse accolta.




SPOILER (click to view)
Anello mistico delle sirene + 7 Corpo 34 galeoni

Calzature dgli elfi +5 Mana 25 galeoni

Fascia del peccato +5 Corpo 22 galeoni

Mantello della resistenza + 8 Corpo 30 galeoni

Stivali Drow +7 Mana 35 galeoni

Copricapo del Troll +8 Corpo 30 galeoni

Ciondolo scaglia di basilisco +4 Mana 20 galeoni

Ciondolo corno di unicorno +4 Corpo 18 galeoni

Anello del troll +5 Mana 25 galeoni

Amuleto zampa di manticora + 5 Corpo 23 galeoni

Spilla luna calante 35 galeoni e 10 falci
// dovrebbe essere 297 galeoni e 10 falci il totale a meno che non fai uno sconticino :shifty:
 
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view post Posted on 14/11/2018, 14:04
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entropia.

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Maurizio non aveva ancora lasciato il locale, quando la porta di Safarà si schiuse e rivelò il profilo di una donna dai lineamenti affilati. Nieve, com’era sua abitudine fare, ne studiò sagoma, posa e aspetto. Aveva imparato a procedere in quel modo in seguito a un episodio risalente al suo primo anno come garzona: un cliente dall’apparenza rispettabile aveva tentato di forzare magicamente una teca, approfittando dell’inesperienza e della buona fede della Grifondoro. Da quel giorno, aveva imparato che non esistessero clienti affidabili, non quando si metteva piede in un negozio del calibro di Safarà.
La bocca dell’islandese si contrasse in preda alle emozioni. Dapprima, la colse l’incertezza: sospettava di aver già incrociato il proprio cammino con la donna, eppure non le riusciva di collocarla in alcun modo nel suo vissuto. Seguì la sorpresa quando le fu possibile recuperare il foglietto sul quale erano appuntati gli articoli d’interesse della cliente. Batté le palpebre, incapace di convincersi che la semi-sconosciuta facesse sul serio. Negli anni, non le era mai accaduto di assistere ad una simile circostanza.
Recuperò gli oggetti, avendo cura di spuntare ciascuna voce a mano a mano che procedeva a soddisfare la richiesta d’inchiostro. Infine, si preoccupò di radunarli sul bancone perché la cliente potesse accertarsi di avere tutto e fare delle eventuali modifiche. Intanto, indietreggiò quanto bastava a dare due colpi con le nocche sullo stipite della porta che immetteva nella zona adibita ai conti. Pochi minuti dopo, la sagoma squadrata del datore di lavoro apparve sulla soglia. Nieve si prese una manciata di secondi per sussurrargli una richiesta. Meno di un istante dopo averle risposto, l’uomo era sparito.

«Il totale è 297 galeoni e 10 falci, ma andranno bene 297 galeoni,» disse allora. Era reticente a trasmettere il messaggio del datore di lavoro, sicché la posa delle labbra oscillava tra il divertito e l’imbarazzato. “Dille che, se vuole contrattare, c’è sempre quella stramaledetta ambulante e che qua le sue sottane non servono a ottenere un bel niente. Se ha i soldi, bene. Altrimenti, quella è la porta!” «Il proprietario dice che non rientra nella politica di Safarà operare sconti e che suppone lei abbia la giusta dose di acume e gusto per capire che l’oggettistica in vendita non si presti a contrattazioni. La ringrazia, comunque, per averci preferito e le augura una buona giornata.» Ironico che Nieve Rigos, che non brillava per diplomazia, avesse svolto il ruolo di mediatore in una disputa verbale. Si morse l’interno della guancia per trattenere il riso. «Buona giornata a entrambi, in realtà!»

Lo sguardo passò rapidamente in rassegna entrambi i clienti.


Rowena
Totale spesa: 297 galeoni e 10 falci.
Sconto applicato: 10 falci.
Totale effettivo: 297 galeoni. Aggiornato.


Prossimo turno: Wolfgang

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 8/1/2019, 13:17






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Elijah Sullivan
Caposcuola Serpeverde - 17 anni


Gli avevano parlato molto di quel negozio, ma non ci era mai entrato. Un Serpeverde del sesto anno gli aveva detto che c’erano parecchi articoli interessanti che valeva davvero la pena andare a vedere. Doveva comprare un paio di stivali e Alexander gli aveva spiegato che lì ne vendevano un modello che gli sarebbe piaciuto sicuramente. Avevano gusti molto simili nel vestire, era un dato di fatto. Quel consiglio valeva la pena di essere seguito, e decise di spendere parte del suo pomeriggio libero per visitarlo. Non voleva trattenersi molto, solo lo stretto necessario per i suoi acquisti per poi tornare tranquillamente a studiare.
Aprì la porta d’ingresso, spingendola con la mano aperta, e si ritrovò davanti una delle ultime persone che voleva vedere in quel momento. La sua amicizia con Wolf era come ferma su un binario morto, Elijah non capiva il suo comportamento. Ci aveva pensato, certo, ed era giunto alla dolorosa conclusione che qualcosa nel loro rapporto fosse cambiato, e non da parte sua. L’ultima volta che si erano incontrati, il suo migliore amico si era comportato in un modo che non era riuscito a classificare. Gli aveva inviato un regalo a Natale, proprio perché per Elijah non era cambiato nulla, ma non aveva ricevuto alcuna risposta. Quella cosa, a differenza della prima, l’aveva classificata molto più facilmente. Era per quel motivo che non lo aveva più cercato.
Voleva quello? Molto bene! Non era una sua scelta, ma non avrebbe avuto alcun problema ad adeguarsi all’evidenza dei fatti.
Si avvicinò al bancone, senza il minimo indugio. Desiderava fare un acquisto e l’avrebbe fatto.
- Ciao – si limitò a dire senza inoltrarsi troppo in dissertazioni non richieste e nemmeno in saluti calorosi. Non li riteneva affatto opportuni e, soprattutto, non aveva alcuna voglia di farli – Vorrei prendere, per favore, un paio di stivali, quelli lì a destra, gli stivali Drow. Porto 44. Grazie.


- Stivali Drow

:flower:



 
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view post Posted on 10/1/2019, 11:24
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WOLFGANG BOGDANOW
PREFETTO SERPEVERDE
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Stava male.

Da quel dannato ballo era come se sentisse continuamente i postumi di una sbronza - peccato che quella sera avesse bevuto una semplice birra ed erano ormai lontani i giorni in cui bastava così poco per farlo star male. Inoltre, ormai erano passati giorni da quella tremenda festa e quello che stava provando in quel momento non era per nulla paragonabile alla familiare sensazione delle conseguenze di un po' di sano divertimento - dei, divertimento.
Erano giorni e giorni che lui non si divertiva e la causa del suo neonato stato d'animo purtroppo era solamente lui - doveva smetterla di comportarsi come un pazzo, doveva smetterla di rivedere quella scena ancora e ancora. E ancora - Megan con il suo vestito dorato, la schiena scoperta, stretta nelle braccia di Elijah, elegantissimo nel suo completo blu.

La stessa persona che era appena entrata nel suo negozio e che lo guardava come se fossero due estranei.

Non riusciva neppure più a dormire, ogni volta che chiudeva gli occhi era come se si trovasse nuovamente in Sala Grande a farsi divorare lo stomaco da quel piccolo mostro verde chiamato Gelosia - non dormiva, mangiava pochissimo e non riusciva a guardare negli occhi suo fratello. I pensieri che l'avevano tormentato al ballo, quella stringa sconclusionata di paranoie senza senso lo assalivano ogni volta che anche solo pensava di trovarsi faccia a faccia con il suo nuovo Caposcuola - oltre che una profonda sensazione di vergogna e rimorso. Era suo fratello e lui si era sempre fidato di lui ed ora provava del fastidio anche solo nel ritrovarselo davanti - proprio non riusciva a sopportare quelle percezioni.

«Ciao»


Ancora una volta non riusciva a guardarlo negli occhi, ancora una volta l'imbarazzo rischiava di farlo soffocare nel suo stesso "non detto" - e se avesse avuto ragione? Era proprio lui la persona che avrebbe dovuto trovarsi a disagio in quella situazione? Senza perdere altro tempo - voleva solamente ritrovarsi di nuovo da solo con i suoi pensieri, per quanto distruttivi fossero - si recò nel retro bottega a prendere il numero esatto degli stivali richiesti da suo. Dal suo attuale cliente.

«Sono 35 Galeoni.»

 
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view post Posted on 19/1/2019, 21:26
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Fiona adorava accompagnarla ovunque da quando le lettere e i fiori del misterioso ammiratore avevano movimentato le giornate della sorella maggiore e innescato un principio di curiosità irrefrenabile nei confronti del Prefetto giallo-nero. Quali erano i suoi segreti? Chi erano le persone che incontrava? Tutte queste domande - e qualche altra - erano la prassi ed ogni volta che le due Moran incrociavano il proprio cammino, l’una non faceva che indispettire l’altra in modi che, almeno la maggiore delle due, non avrebbe ritenuto umanamente possibili, né accettabili.
«Sei proprio una ficcanaso.» esclamò spazientita, con un sorriso divertito a fior di labbra «Non dovresti entrare al Quartier Generale, ma alla Gazzetta del Profeta. Saresti brava, sul serio.» e condì quel sarcastico commento con dolci pacchette sulle spalle appesantite dal cappotto. «Ma se non riesco a mettere insieme un discorso di senso compiuto nemmeno per Peverell.» rispose lei, inebetita, forse più del dovuto, dalle risposte della sorella. Scoppiarono a ridere entrambe e nel lasciarla sola ai Tre Manici di Scopa, Thalia promise di tornare subito da lei. «Devo sbrigare un paio di faccende, tu ordina pure. Pago io.» e così dicendo si voltò, diretta da Safarà. Non entrava in quel posto da secoli, ma qualcosa le diceva che Wolfgang Bogdanow e Nieve Rigos non avrebbero avuto nulla in contrario sulla sua visita inaspettata. «Buon pomeriggio!» esclamò gioviale, sperando di incrociare gli occhi verdi dell’amica. Dopo un breve giro di perlustrazione e un rapido conteggio dei Galeoni a disposizione, il Prefetto fu pronto ad assolvere al proprio dovere. «Vorrei gli Occhi di Fenice, se possibile.» e aspettò diligentemente di essere servita. Scambiate poche chiacchiere di cortesia - nel caso della Rigos giusto una frecciatina o due come di consueto - sarebbe uscita con un passo baldanzoso. La prossima tappa era proprio sulla strada verso i Tre Manici.

➴ Occhi di Fenice [40 Galeoni]
Da scalare dal Conto di Casata, thanks :fru:
 
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view post Posted on 4/2/2019, 14:17
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WOLFGANG BOGDANOW

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Non riusciva a farsi passare quella strana sensazione di nausea.

Erano giorni che mangiava pochissimo, troppo disgustato da quello che aveva visto - o che credeva di aver visto - ma provava un senso di repulsione ogni volta che pensava di recarsi in Sala Grande: detestava sentirsi in quel modo, ma aveva come la sensazione che i suoi "sintomi" fossero psicosomatici. Non aveva ancora parlato con la causa del suo malessere, sinceramente non ne aveva intenzione e al momento preferiva concentrarsi sui suoi impegni scolastici ed non - quel mattino, poi, stava coprendo il proprio turno da Safarà, senza altra distrazione che gli oggetti in esposizione. Dei, avrebbe pagato qualsiasi cifra per una distrazione qualunque - un cliente o un centinaio non avrebbe fatto alcuna differenza, l'importante era semplicemente che qualcuno varcasse quella dannata soglia.

Thalia, ciao - forse una divinità esisteva veramente, sembrava che le sue preghiere fossero state esaudite. Gli sembrava che fossero passati secoli dall'ultima - e prima volta - che si erano parlati e il ricordo gli provocava una sensazione dolceamara: cercando di non pensare a quella volta in Biblioteca, Wolf si recò alla vetrina accanto all'ingresso e recuperò l'oggetto indicato dal Prefetto giallo-nero - Ottima decisione, prima o poi mi deciderò anche io ad acquistarli.

Dopo averle fatto il pacchetto, Wolf attese il pagamento da parte di Thalia e una volta uscita dal negozio si sbrigò ad aggiornare i libri contabili - doveva ammetterlo, non era mai stato tanto efficiente come in quel periodo.





Aggiornato - scusa per il ritardo Thalia

 
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view post Posted on 23/2/2019, 07:12
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~ It's very rude to disturb attractive people ~

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Ekaterina entrò nel negozio posto in cima ad una serie di scalini. L'odore di polvere e magia era intenso.
Quel luogo così profano aveva un che di sacrale, forse, donatogli dalle candele che si riflettevano sulle vetrine; i raggi, impertinenti, sfioravano tutti gli oggetti facendo brillare, alcuni, di una luce caleidoscopica e ipnotica.
Con lo sguardo, la donna, carezzò tutto ciò che nelle teche era, così gelosamente, custodito.
Trovò alcuni oggetti di pregio e si avvicinò al bancone; non appena ebbe modo di vedere il commesso disse con tono saldo ma a voce piuttosto bassa:

- Buongiorno - sembrava quasi che ciò che si sarebbero detti di lì a poco fosse un segreto, una confessione privata e confidenziale. Non era circospetta, non nascondeva niente o, almeno, non dava l'impressione di farlo.
Desidererei acquistare i seguenti oggetti - disse avvicinandosi ulteriormente al bancone.


Bastone da passeggio che nasconde la bacchetta magica + 12 se coniugato con la pietra della bacchetta magica 70 galeoni

Pietra per bacchetta magica +12 Mana. 90 galeoni e 10 falci

Pensatoio 35 galeoni

Per un totale di 195 Galeoni e 10 Falci
 
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view post Posted on 1/3/2019, 16:23
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entropia.

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uwCrzUd“Non vorrei sembrare patetico, ma mi dispiacerebbe di più convivere col rimpianto di non averti parlato. Possiamo vederci nell’ufficio al terzo piano stasera, durante l’ora di cena? Porta pure un oggetto qualsiasi dal negozio e lo comprerò per farmi perdonare del disturbo. Per favore, Nieve, vieni…
Rupert”


«Siamo diventati la posta del cuore, adesso?»
«COSA?!» Nieve saltò giù dallo sgabello come colpita da una fattura orcovolante. I suoi occhi si posarono sulla sagoma del datore di lavoro, che le stava accanto e occhieggiava la pergamena svolta. Non si era curata di nasconderla, distratta dalla sorpresa di quel contatto inaspettato. «Oh…» fece, recuperandola. Solo a quel punto gli rivolse un’occhiataccia. «Ma lo sai che non sono affari tuoi?»
«Sono affari miei eccome, se proprio ci tieni a saperlo, visto che lavori per me. Dovresti imparare a tenere separate le cose. Prima tua madre — colpo basso! — ora lo spasimante. Porta un coniglio e un cilindro e siamo peggio di quegli ambulanti che fanno gli spettacoli sotto Natale.»
Nieve rimase un attimo interdetta, infine rise.
«Ma porta di là quel tuo culone! Sai solo lamentarti. I tuoi affari vanno molto meglio da quando mi hai assunta,» fece, tronfia. Dopodiché aggiunse: «Se così non fosse, mi avresti già licenziata.»
Lo sentì bofonchiare pigramente qualche parola, mentre tornava nel retrobottega.
«Sono sempre in tempo a rimediare!»

Nieve aveva ancora sul viso l’espressione monella di chi ha appena ottenuto una piccola vittoria quando Ekaterina subentrò in scena in veste di cliente. Le candele sospese — una recente aggiunta del negozio — resero manifesto il suo stupore senza che l’islandese sentisse il bisogno di nasconderlo. Era una delle persone più distinte ed eccentriche che le fosse mai toccato di servire da quand’era garzona presso Safarà. Preso atto degli articoli richiesti, le rivolse un sorriso sornione.

«Sissignora!» Con un movimento accennato della bacchetta, fece levitare il Pensatoio sul bancone. «Se intanto vuole dare un’occhiata a questo, si senta libera di farlo. Nel frattempo, prendo pietra e bastone.»

Due giri di chiave e due click più tardi, Nieve aveva recuperato il necessario ed era tornata in postazione. Tra le dita della sinistra, stava stretto un bastone in pregiata fattura sulla cui cima svettava una pietra lavica magicamente lavorata; nella destra, invece, una gemma così chiara da parere trasparente. Ne vendevano poche di quelle, meno favorite rispetto a colori dalle tinte più forti. Quando aveva intravisto il bianco dei capelli della donna, tuttavia, si era sentita obbligata a scegliere in tal senso.

«Il totale è 195 galeoni,» le comunicò, le mani che trafficavano alla ricerca dei giusti imballaggi. Il bastone andava posizionato in una scatola longilinea di un nero inchiostro; Nieve, che aveva regole tutte sue nella vita come nel lavoro, concedeva quel trattamento solo a pochi scelti. «Il negozio si occupa anche dell’incastonatura della pietra nella bacchetta, se fosse interessata.» Munita del tiglio argentato, Nieve recuperò un panno di velluto scuro da uno scaffale alto alle sue spalle e vi avvolse accuratamente il Pensatoio. «In ogni caso, chiunque sia a occuparsene, le suggerisco di lasciare a riposo la bacchetta alcune ore prima di utilizzarla perché pietra e nucleo possano familiarizzare.»

A pagamento effettuato, le allungò i tre involti.

* * *

Intrecciò le stringhe del mantello ad altezza clavicole. Un ultimo sguardo al negozio per assicurarsi che tutto fosse al suo posto e sarebbe potuta tornare a Hogwarts, si disse.
«Allora, ci vai?» Nieve rivolse un’espressione confusa al proprio datore di lavoro, la mano sul pomello della porta d’ingresso. «Nell’ufficio vuoto, dallo spasimante.»
«Che ti frega?! Non siamo mica la posta del cuore!»
Uscì dal negozio di gran carriera per impedirsi di ridere e concedere un pareggio all’altro. Non si accorse di essere arrossita.



Ekaterina
Spesa complessiva: 195 galeoni e 10 falci.
Sconto applicato: 10 falci.
Totale effettivo: 195 galeoni. Aggiornato.

Perdona il ritardo, Eky, ma mi ero proprio scordata. :fix:
Ah, e l'incastonatura non è obbligatoria ai fini dell'aggiornamento. È sono una mia fissa. :ue:


Edited by ~ Nieve Rigos - 1/3/2019, 16:41
 
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view post Posted on 5/3/2019, 10:49
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"Ho notato spesso che voi studenti lavorate nei negozi, come garzoni. Avete un incentivo ministeriale per farlo o siete solo iperattivi?" Chiese mentre esaminava alcuni ciondolo dall'aspetto vagamente pacchiano. " Lei è della scuola, vero? " si fermò a guardare una coppia di armadi svanitori mentre ascoltava la giovane. Poi tornò verso il bancone attirata dal pensatoio. Era bello e lucido ed emanava un segreto bagliore, riflesso in qualche modo alterato, e distorto, delle candele che barluginavano cupe ed illuminavano il locale.
La polvere le pizzicava il naso, la sentiva risalire su per le narici ed arrivare fin all'attaccatura del naso; fu quando le salì dietro il palato che non trattenne lo starnuto. Sembrò, per quanto trattenuto, un terremoto che faceva vacillare una struttura già pericolante e, come quei malati che sopravvivono a tutti, anche questa volta la struttura rimase salda; dopo aver tratto un fazzoletto dalla manica stretta della mano sinistra, con un gesto da prestigiatore di rione: trionfale e vagamente ridicolo, si soffiò il naso. Silenziosamente.

Estrasse, a quel punto, dalla borsa un portamonete nero e da quello i soldi richiesti: "Ecco, signorina: 195. Riuscisse lei già a incastonare la pietra le sarei obbligata infinitamente , mia cara."
Disse tornando verso il bancone e guardando la giovane negli occhi. Così poté osservare la creaturina che stava dietro a quella tavola di legno scuro, rigata dal tempo, e poté notarne la pelle pallida, quasi diafana, e la corporatura esile che, come la lingua di fumo prodotta dalla candela esausta, si tendeva e lambiva l'eternità del cielo. Le mani della anziana con le dita vagamente contorte, più per genetica che per vecchiaia, si appoggiarono alla tavola e sul volto si distese un sorriso incoraggiante mentre vedeva, ammirata, la sequenza dell'impacchettamento. Aveva sempre ammirato un pacchetto ben fatto: riusciva a infondere un pizzico di allegria e mettere il desiderio di scartarlo pur sapendo benissimo il contenuto.

A fine delle varie operazioni e, assicuratasi di aver pagato anche l'eventuale sovrapprezzo del lavoro, fece per andarsene. Poi si bloccò un istante. "Ma cara, lei mi ha fatto uno sconto di 10 falci, posso lasciarglieli in mancia, sempre che non sia contro la "politica del negozio", per ringraziarla della sua gentilezza? Una cioccolata calda o anche solo per andare a comprarsi una manciata dolci da Melopoli.. Miel.. -come si chiama già?- beh ha capito"
 
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view post Posted on 8/3/2019, 22:20
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entropia.

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uwCrzUdLa risata che emerse dalle labbra di Nieve fece vibrare la luce tremula che promanava dalle candele e, per un attimo, le fiammelle brillarono più intensamente. Pur avendo un aspetto banale, erano intrise di una magia particolare come particolari erano la fama, la politica e lo staff del negozio: quei moccoli dall'aria spettrale potevano assorbire l'energia di chi orbitava loro intorno — poco poco, chiaramente, e senza la pretesa di sfinire. Volevano solo... imparare. Cosa, d'altro canto, non era dato saperlo.

«Nessun incentivo, ahimè,» rispose, proprio mentre rinfoderava la bacchetta, gli occhi ancora fissi sulle linee pulite del Pensatoio. «Non so cosa spinga gli altri, ma nel mio caso posso dirle che ho un solo motivo: fare quello che mi pare senza doverne rendere conto per forza agli altri. Sa, la famiglia e tutto il resto,» fece, neppure troppo velatamente allusiva.

Le occorsero una manciata di minuti per recuperare gli articoli e dovette chiederne in prestito altri al tempo tiranno per l'impacchettamento. L'invito della donna al di là del bancone, nelle forme di una richiesta di prestazione d'opera, accese i suoi occhi grandi di un bagliore vibrante, vivo. A quel punto, Nieve annuì, recuperò la bacchetta di Ekaterina — ne avrebbe amato il nome, se soltanto l'avesse conosciuto! — e le diede le spalle per procedere all'incastonatura. Per una preferenza assolutamente arbitraria e priva di spiegazioni, si fece da parte quanto bastava perché l'altra assistesse a ciascuno dei passaggi di quel complesso meccanismo.
Le mani di Nieve, sincronicamente addestrate al rituale, erano pronte a eseguire, mentre una piena concentrazione calava su di lei e spingeva le sopracciglia a inarcarsi appena sul naso. Inserì il catalizzatore della cliente — la quercia catturava i bagliori delle fioche luci dell'ambiente e si atteggiava, mettendo in mostra le venature — nel marchingegno in dotazione al negozio con l'elsa rivolta verso l'alto. Dopodiché afferrò la pietra e ve l'accostò. La bacchetta di Nieve, chiarissima a confronto, segnò un movimento secco e breve, bastevole ad attivare la procedura: la gemma cominciò a librarsi e l'arma di Ekaterina a tremare, mentre il tiglio argentato accompagnava il movimento dall'alto come un avvoltoio vigile in attesa che l'ultimo spasmo decreti l'ora del pasto. In quell'occasione, quando infine la bacchetta della donna cedette alla pietra, Nieve poté giurare di averla sentita sospirare.
La restituì alla legittima proprietaria, non prima di averne tastato la superficie. Il legno era tiepido come un corpo dopo una notte di passione.

«Ha fatto un ottimo acquisto,» le disse, sorridendo, benché alcune rughe ancora permanessero a incresparle la fronte. Rigirò la propria bacchetta, esibendone la base dove figurava una pietra della stessa natura, ma di colore differente. «A dimostrazione del fatto che non lo dico solo perché lavoro qui. Ho racimolato i soldi per mesi per poterci riuscire.» Appuntò il catalizzatore alla cintola con l'attitudine di un guerriero sicuro di sé. Infine, sorrise alle parole di Ekaterina. «Non posso accettarli, ma la ringrazio,» rispose. «Uno sconto è uno sconto. D'altra parte — l'espressione di Nieve tradì una monelleria tutta naturale, che non si avvicinava neppure alla lontana alle molestie dei commessi di altri negozi — prometto di accettare la mancia alla prossima occasione, se dovesse pensare di tornare a trovarci. Sarebbe la benvenuta!»

 
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