Safarà

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view post Posted on 17/5/2019, 00:04
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«Gneeeeeeeeeveeeeeee? Yuhuuuuuuuu!».
KC fece leva sui palmi e si sporse sul bancone di Safarà. Cinque cuoricini rosa delle dimensioni di acini d'uva le sfrecciavano ancora attorno alla testa dall'ultimo profiterole ingollato al Madama Piediburro. Allungò il collo per curiosare nella zona riservata ai garzoni - oltre ovviamente a cercare dove si fosse cacciata la sua concasata. Accanto a lei, sulla superficie di legno erano stati adagiati gli articoli su cui aveva messo le grinfia.
Una rapida occhiata era bastata per farle capire che il negozio di Hogsmeade era una valida concorrenza per Magia Sinister in quanto a manufatti curiosi. Chiaramente non era lì per il suo vecchio pazzo e sgorbio capo le avesse chiesto di indagare su che tipo di articoli vendessero, o per sperimentarne alcuni in modo tale da copiarli scoprirne i benefici effetti nel momento del bisogno.
«Grifabella, ho un lavoretto per te!».
La bacchetta in pugno non era una minaccia, né il goffo tentativo di una rapina. La possibilità di farsi incastonare una pietra oscura e sconosciuta all'impugnatura in modo tale da potenziare i suoi incantesimi era davvero allettante. Grazie al culo al mazzo che si era fatta a lavoro e a scuola era riuscita a guadagnare abbastanza da permettersela.
«Vorrei poterti dire che son qui per sommergerti di monetine d'oro, ma in realtà ho solo un buono, più una piperilla se la vuoi».
Fece un rapido conteggio dei soldi che aveva in tasca e percepì una stretta al cuore nell'impilarli in un'altissima colonna sul bancone. «E nonostante il buono mi si son prosciugate le tasche».


Pietra per bacchetta magica - 90 galeoni e 10 falci - Posso scegliere l'immaginetta? :*-*:
Mantello della Resistenza - 30 galeoni
Ho un buono generale da 40 galeoni. Almeno credo :fix:
 
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view post Posted on 19/5/2019, 16:15
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wzJ7ZwS«Compungo!»

Seduta a gambe semi-incrociate sul pavimento del negozio, in un angolo lontano in penombra alla sinistra della porta d'ingresso, Nieve Rigos teneva la bacchetta ancora puntata in direzione delle natiche di Casey Bell. Aveva un enorme sorriso in volto, gli occhi illuminati dalle candele sospese che adornavano il locale e l'atteggiamento monello che si addiceva all'occasione. Quando aveva visto il figurino della concasata oltrepassare la soglia, aveva fatto presto ad acquattarsi per impedire di essere scorta. Così, l'aveva osservata raccattare gli articoli senza proferire parola, pronta ad intervenire di lì a poco. Il fatto che la Bell le avesse servito l'occasione su un piatto d'argento era bastato semplicemente a facilitare le cose.

Si alzò e mise le mani ai fianchi. «Lo so che Sinister è un po' vichingo, ma qui da Safarà non ci piace che facciate i porcelli. Siamo noi a prendere gli articoli, non voi comune plebaglia.» La supponenza con cui le si era rivolta perdeva di credibilità a confronto con l'espressione del viso. Quando sfilò accanto alla ragazza, fu più forte di lei trattenersi dal rifilarle un colpo d'anche: «Con quel sederino, non fatico a credere che Randy ti abbia chiesto scusa-perdono-pietà e che ora sia bello che inguaiato.» Le fece passare confidenzialmente un braccio attorno alle spalle. Aveva già dato un'occhiata alla mercanzia riposta sul bancone e considerato rapidamente l'ammontare della spesa e dei relativi guadagni. La bacchetta sguainata, che giaceva tra le mani di Casey, poteva dire soltanto una cosa: incastonatura. Osservandola di sottecchi da così vicino, mentre ancora stentava a liberarla dalla presa in cui l'aveva avvinta, le propose un'alternativa. «Se dovessi essere in difficoltà economiche, puoi sempre pagare in natura, Bell. Ho come l'impressione che sapremmo sfruttare le tue doti,» fece, ammiccando in direzione del didietro del giovane Prefetto. «Mentre ci fai un pensierino, vado a recuperare le pietre.»

Fece ritorno in prossimità del bancone meno di un paio di minuti dopo e lo oltrepassò per dare un certo rilievo alla propria condizione di aspirante negoziante. Esibì a Casey la migliore collezione di gemme che si fosse mai vista: raccolte in un cofanetto rettangolare, sfilavano l’una accanto all’altra in una nutrita varietà di nuances. Nero, bianco, rosso, lavanda, ambra, verde, azzurro: non aveva che da scegliere.

«Dimmi quale preferisci, consegnami la bacchetta e lascia fare a Ninì.»



Ti aggiorno al prossimo giro, dolcetto!


Edited by ~ Nieve Rigos - 26/7/2019, 14:49
 
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view post Posted on 21/5/2019, 10:21
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«STRONZA!».
KC, ancora dondolante sulla cima del banco, si portò entrambe le mani alla chiappa sinistra oscillando pericolosamente e ruzzolando una volta per tutte dalla parte opposta. Sottosopra, vide da sotto il tavolo lo sberleffo della Rigos amplificarsi in una risata e raggiungerla impettita.
«Che cosa ci posso fare se il garzone di Safarà invece di accogliere i clienti si nasconde per aggredirli?».
Fece spallucce e con una capriola si riassestò e si alzò per guardarla dritto negli occhi. L'espressione corrucciata non durò molto poiché in cuor suo sapeva che la compagna scherzava. Oppure era troppo ingenua per credere il contrario.
«Da Sinister non ci passa nemmeno per lanticamera del cervello di farlo. Piuttosto che attentare personalmente alla vita altrui disseminiamo trappole nel negozio. Sarà più vile, ma sai che gioia vederli scappare urlando per Nocturn Alley». Forse si trattava persino degli unici momenti in cui aveva visto ridere il boss.
Parò il colpo d'anche di Nieve piantando i piedi per terra ma fece finta di oscillare pericolosamente su una vetrina colma di vasellame in porcellana. Cosa che corse il rischio di fare sul serio sentendo la battuta sul suo sedere e su Camillo. Che Nieve li avesse visti mentre si scambiavano i pizzicotti? Ciò nonostante la proposta del "pagare in natura" la lasciò piuttosto interdetta.
«Nieve, suvvia. Siamo compagne di stanza. Hai bisogno di ricattarmi con un Mantello della Resistenza e una pietra per palpare il mio fantomatico culetto?».

La scatola delle gemme che la Rigos portò un paio di minuti più tardi fece brillare gli occhi di KC come due strobosfere. Nonostante la sua incondita semplicità era pur sempre attratta dalle cose belle.
«Sono tutte bellissime, ma quella nera è la più elegante. Quanto tempo ci vorrà per incastonarla?».
 
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view post Posted on 22/5/2019, 21:22
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wzJ7ZwS«E nera sia!»

Le dita di Nieve scivolarono sinuosamente sulla mano di Casey, sfiorando la bacchetta, le nocche e, per finire, il polso della compagna — aveva un'espressione da canaglia sul viso pallido. Sottrasse il catalizzatore alla presa della concasata senza dire una parola, dunque le voltò le spalle.
Per aver lavorato negli anni sempre presso la stessa attività commerciale, ne conosceva angoli e sistemazione a memoria. Avrebbero potuto bendarla, farla girare in tondo una decina di volte e costringerla a una seria infinita di saltelli; e sarebbe comunque riuscita ad orientarsi, non appena i suoi polpastrelli avessero sfiorato il profilo di una teca o la superficie fredda di una vetrata.
Raggiunse lo strumento che più le piaceva di tutto il negozio e trattenne il respiro. Posizionata la bacchetta di Casey nell'imbuto di rame con l'elsa rivolta verso l'alto, condusse la pietra scura in prossimità della sporgenza in legno. Benché sapesse quali reazioni aspettarsi dall'intera procedura, stentò ad eseguire i fatidici gesti. Non perché ne temesse i risvolti; non perché il marchingegno avesse un qualche difetto; non perché avesse sbagliato un passaggio. L'aspettativa di cui era gravida l'aria le colmava il corpo di tensione e la mente di brio. Riusciva a visualizzare ciò che sarebbe accaduto, nonostante la stasi cui aveva costretto lo spazio intorno a lei — era il brivido del potere a sollecitare l'indugio, la brama di chi sappia di poter cambiare la realtà in un attimo. Infine, eseguì un battito col tiglio argentato e la sospensione cessò. Supervisionandone le fasi dall'alto, Nieve condusse magicamente la pietra in direzione del catalizzatore della compagna e sorrise quando lo percepì resistere nelle forme di un lieve sobbalzo — era frizzante come Casey. Ma non avrebbe potuto resistere, come la Bell non poteva nulla per smorzare la sfacciataggine della compagna di stanza.
Tirò un sospiro di soddisfazione quando la procedura giunse a completamento. Estraendo la bacchetta dallo strumento e appuntando la propria alla cintola, la posizionò sui palmi aperti e la rese alla cliente.

«Non preoccuparti se la senti tiepida: è perfettamente normale,» le disse quando arma e proprietaria si furono ricongiunte. «E lasciala stare per un po'. Stasera, prima di andare a fare la ronda, passo a dargli una controllatina, ma sono sicura che per domani sarà come nuova. Letteralmente.» Si dedicò agli impacchettamenti. «Hai un buono da 40 galeoni, vedo,» mormorò col foglietto tra le mani. «Su un totale di 120 galeoni, me ne devi 80.» Levò gli occhi sulla Bell, maliziosissima. «I 10 falci verrò a riscuoterli in stanza: dopo la bacchetta, darò una controllatina anche a te.»

E rise.



Casey
Spesa complessiva: 120 galeoni e 10 falci.
Buono spesa utilizzato: 40 galeoni (Generico).
Sconto applicato: 10 falci.
Totale effettivo: 80 galeoni.

Aggiornato.
 
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view post Posted on 12/6/2019, 22:36
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D’accordo. A quanto pareva il suo inconscio e perciò inaspettato desiderio di fare acquisti non si era esaurito con quanto comprato a Londra la settimana precedente. No, a quanto pareva mancava ancora qualcosa perché i desideri di possesso che nemmeno credeva di avere si placassero.

A onor di cronaca, quando si era scoperta con ancora addosso quella tendenza a ignorare improvvisamente i prezzi, il suo prima pensiero era stato il visitare Ars Arcana. Il negozio di anticaglie magiche rimaneva il suo preferito, nonché la fonte di quasi tutti i gioielli che portava addosso. Orecchini, bracciale e amuleto venivano tutti dalla medesima bottega. Per non parlare del mantello cinese, della lanterna magica, della pochette e della sacca medievale. Aveva reso l’idea. Ah, c’era anche quel diadema che aveva comprato l’estate del suo primo anno ad Hogwarts e mai messo per ovvi motivi. A volte si riprometteva di indossarlo in occasione di un ballo scolastico, salvo saltare puntualmente tutti i balli e tutte le feste che la scuola organizzava.

La visita da Ars Arcana, comunque, non aveva prodotto i risultati sperati. Che fosse un bene o un male questo era ancora da decidere. La ragazza aveva passato dei minuti buoni china sulle vetrine, spostandosi dai monili tipicamente femminili agli oggetti più maschili, senza che però nulla catturasse la sua attenzione al punto da aprire il portafogli. C’era stato un momento in cui si era incantata davanti a un delizioso bracciale egizio d’oro, salvo poi ripensarci perché non avrebbe avuto occasione di indossarlo nella vita di tutti i giorni e, per il momento, preferiva evitare di comprare un altro gioiello destinato a rimanere nel cassetto.

E ora si ritrovava da Safarà. Era la prima volta che Elhena entrava in quel negozio. Probabilmente la ragione era da imputare alla sua fama di bottega di oggetti oscuri, il genere di ambiente da cui la ragazza preferiva stare alla larga. Un po’ c’era in lei del pregiudizio, era la prima ad ammetterlo. Ma l’ultima volta che aveva visitato un negozio di magia oscura le cose non erano finite troppo bene.

Cioè, la penultima. L’ultima volta aveva trovato un amico e un aiuto per superare le proprie paure. Evitava ancora Nocturn Alley e Magie Sinister se poteva, ma almeno ora non vomitava più al solo metterci piede.

Di fatto la spinta finale per dare a Safarà una chance erano stati due monili che aveva visto addosso ad Amber. Da lì aveva chiesto un po’ in giro fino a scoprirne la provenienza. Nella sua testa si era prodotto il più semplice dei sillogismi. Se li indossava la concasata, non potevano essere oggetti così negativi.
Oddio, il dubbio che Amber nascondesse qualcosa le era passato per mente, dopotutto il suo nome non era nell’elenco nella Stanza delle Necessità. La Tassina aveva poi scosso con violenza la testa per scacciarlo. Il mondo non si divideva tra membri dell’E.S e Mangiamorte. A Gerusalemme la neo-eletta Caposcuola aveva ampiamente dimostrato di meritare la sua fiducia.

Quindi, per estensione, valeva la pena dare una chance anche a Safarà.

A ripensarci, era stato un ragionamento alquanto infantile.

Comunque, ora era da Safarà. Più precisamente era un quarto d’ora buono che camminava tra gli scaffali senza avere la più pallida idea di cosa scegliere, ma con la certezza di dover comprare qualcosa.

Di primo acchito la pietra per bacchetta aveva subito attirato la sua attenzione. Almeno finché Elhena non aveva letto il prezzo. Si era allontanata dal prodotto fingendo indifferenza. Escludeva in toto anche i ciondoli. Troppo grandi perché, uniti all’amuleto che già portava, non facessero un effetto pacchiano.

Orecchini non ne vendevano. I vestiti non la interessavano più di tanto. L’unico bracciale a quanto pareva toglieva la salute. Rimanevano gli anelli e poco altro.

Senza contare quei cinque minuti buoni che Elhena aveva passato interrogandosi se, a diciotto anni, avesse sviluppato sufficienti ricordi negativi da necessitare di un pensatoio. Riconobbe anche la spilla che aveva visto indosso ad Amber, ma di nuovo passò oltre.


* Continua così e ti farai odiare dalla commessa *

Di fatto ormai comprare qualcosa diventava quasi un imperativo morale. Andando per esclusione, la scelta si chiudeva notevolmente. Una volta che la Tassina ebbe eliminato anche gli anelli dall’equazione, rimanevano solo …

”Oggetti della banshee” commentò tra sé. Non ricordava sul momento esattamente cosa fosse una Banshee. Una creatura della mitologia celtica, probabilmente, ma più in là non andava. Di certo non le avevano ancora affrontate come argomento a Difesa.
Spaziò con lo sguardo tra il cuore e l’occhio e di nuovo indietro. Ne lesse le specifiche. Valutò il prezzo.

Forse l’occhio al momento le era più utile e più nelle sue corde.


Salve, vorrei quest’occhio della Banshee.

Nel frattempo cominciò a contare i Galeoni.

 
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view post Posted on 15/6/2019, 10:42
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Nieve Rigos era tutto — ma proprio tutto — fuorché una commessa invadente.
Per dovere di cronaca, ci sarebbe da dire che non lo fosse mai stata e per ragioni che si erano evolute di pari passo ai traguardi della sua scalata anagrafica. Inizialmente, fresca di divisa scolastica e senza la benché minima idea sul concetto di lavoro retribuito, si era lasciata guidare dalla ritrosia: il timore di commettere uno sbaglio, risultando fastidiosa e spingendo i clienti ad andar via, le aveva impedito di farsi avanti per scongiurare il licenziamento; silenziosissima, scambiava con gli avventori le battute strettamente necessarie a soddisfare le imposizioni della cortesia e del buonsenso. Gli anni, una maggiore sicurezza e l'indomita sfacciataggine che aveva trovato finalmente modo di esprimersi anche a Hogwarts, infine, erano sopraggiunti a dare un senso differente a quella propensione plasmata dalla paura, rendendola efficiente e partecipe nella giusta misura in base al tipo umano col quale finiva per interfacciarsi di volta in volta.
Adesso, Nieve Rigos si muoveva per Safarà come se non esistesse altro posto al mondo capace di farla sentire altrettanto a proprio agio; e, in parte, non era proprio che così.
Pertanto, i suoi occhi seguirono Elhena saltuariamente durante l'attenta ispezione cui sottopose gli espositori del locale, distanziandosi da lei quanto bastava ad occuparsi dell'ultimo carico che non aveva ancora avuto modo di sistemare. Quelli, si diceva quando il lavoro la oberava e le impediva di compilare le ultime pergamene in vista degli esami, erano i momenti in cui sentiva la mancanza di Wolfgang. Nel momento in cui la voce della ragazza decretò la scelta definitiva, Nieve annuì e le sorrise, prima di raggiungerla nei pressi della teca ove si trovavano gli Occhi delle Banshee.

«È un ottimo acquisto,» le disse, mentre trafficava con la chiave e, infine, lasciava che l'espositore prendesse nota dell'impronta dei suoi polpastrelli; solo allora scattò e le concesse di accedere al suo contenuto. «Ne vendiamo moltissimi... a chi ha occhio, è chiaro,» continuò con quell'atteggiamento che osava sfoggiare a lavoro, tipico di chi abbia trovato il giusto equilibrio tra il distacco professionale e la propria innata giovialità. «A titolo informativo, i poteri dell'Occhio della Banshee si accrescono se sei in possesso anche del Cuore della Banshee. Se dovessi trovarti bene con questo, nulla ti vieta in futuro di pensare alla combinazione.»

Il suo datore di lavoro, si disse, sarebbe stato fiero di lei in quel momento. Indurre il cliente ad aumentare il numero degli acquisti, e farlo anche con un certo sottile garbo, era ciò che le riusciva meglio e le aveva garantito nel tempo un aumento dei guadagni. Se Elhena avesse deciso di fidarsi del suo consiglio, ora come in futuro, avrebbe potuto ritenersi soddisfatta. Non che, d'altra parte, le avesse mentito: gli Oggetti della Banshee andavano effettivamente combinati per una resa migliore in termini di potenza. Desiderava, comunque, lasciarle la possibilità di scegliere con tutta calma senza darle l'impressione che fosse stata messa lì dal proprietario del negozio per venderle pure sua nonna.
Le fece cenno di seguirla verso il bancone.

«Il totale è 40 galeoni puliti puliti,» commentò infine, allungandole l'involto di velluto scuro ove aveva riposto l'articolo acquistato dalla cliente. «È stato un vero piacere!»



Gwen
Spesa complessiva: 40 galeoni.
Totale effettivo: 40 galeoni.

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view post Posted on 15/7/2019, 11:58
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Tempo. Ecco di cosa aveva davvero bisogno. Possibile che nessuno lo vendesse, in maniera legale perlomeno? Un quarto d'ora per un galeone. A Killian pareva un ottimo affare ed era pronto a sganciare buona parte del suo stipendio per poter mettere in tasca qualche minuto in più da utilizzare, ad esempio, per respirare o per le altre cose che solitamente le persone che non sono perennemente di fretta fanno. Ma no, il suo orologio - che aveva indossato si o no due volte a causa delle continue dimenticanze - non avrebbe guadagnato alcun giro di lancette bonus e quindi eccolo lì ad affrettarsi su per la scalinata angusta che conduceva al negozio. Cinque minuti erano più che sufficienti per concludere l'acquisto, no? Forse sette, considerando le variabili clientela e servizio. E gli imprevisti? Non poteva tralasciarli, lo sapeva per esperienza. Va bene, dieci minuti si disse mentre entrava con il mantello leggero svolazzante dietro i suoi rapidi passi.

Salve, sto cercando il Mantello della Resistenza

Era una bugia. Gli occhi grigi ancora in fase di adattamento alla penombra del locale non si erano posati nemmeno un istante sulla merce esposta, pertanto non c'era stata alcuna ricerca dell'oggetto richiesto. Lasciare fare a chi di dovere aveva un duplice vantaggio: lui non avrebbe sprecato preziosi secondi che minacciavano di rendere anche quella decina di minuti un tempo insufficiente, il commesso non avrebbe dovuto rimediare alla sua frenesia rimettendo in ordine là dove si era abbattuta facendolo rovistare tra la merce con poca attenzione. Per rendersi un cliente ancora più amabile o detestabile, a seconda dei punti di vista, tirò fuori i galeoni necessari prima ancora che gli venisse detto il prezzo, ammucchiandoli sul bancone in bella vista. Erano giusti, li aveva ricontati mentalmente. Tutti felici e contenti, insomma.
E, parlando per lui, quasi in orario.

 
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view post Posted on 15/7/2019, 14:59
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Si era meritata un weekend di riposo, disse tra sé e sé camminando al fianco degli altri studenti che come lei desideravano distrarsi con un'uscita ad Hogsmeade dopo una settimana di studio intenso.
Niente di trascendentale, una mezz'oretta spesa da Fortebraccio ad assaggiare i nuovi gusti di gelato e chiacchierare del più e del meno con alcune compagne di corso; poi una camminata per la via principale allo scopo di smaltire i ragazzi e pavoneggiarsi difronte alle calorie —o era il contrario? Si confondeva sempre—; ed infine lunghe, lunghissime ore spese ora in un negozio ora nell'altro.
Ora, probabilmente non proprio ore, e di certo l'idea non la disgustava così tanto, ma Niahndra non era tipo da aspettare fuori dai camerini per approvare o meno l'outfit altrui: se entrava in un negozio era per comprare qualcosa, altrimenti si annoiava.
«Entriamo a Safarà, hanno sempre dei ciondoli bellissimi.»
Oh, questo era più interessante. Chissà se avrebbe potuto scovare anche dei nuovi orecchini, di quelli pareva non averne mai abbastanza e ogni volta si divertiva a giocare con combinazioni diverse.
Entrarono in quattro o cinque e subito si dispersero, formando e sciogliendo sotto gruppi più piccoli. La tassorosso si mosse verso gli accessori, rovistando tra pendenti e bracciali senza riuscire a trovare quello che cercava.
«Guardate qui, ragazze!» Si mossero come una mandria durante il periodo di transumanza verso il punto di raccolta e trovarono Margareth che indicava una serie di pietre colorate. «È la pietra di Savannah Morgan. Da quando ce l'ha è diventata imbattibile nei duelli simulati di difesa. Non smette di parlarne, dice che siano più potenti di quei vetri rotti del Wizard Store.» Ci fu una pausa imbarazzante prima che Margareth riprendesse. «Senza offesa, Niahndra.»
La morettina scrollò le spalle raccogliendo tra le dita una delle pietre per osservarla. Differiva da tutte quelle che aveva avuto modo di vedere nel negozio in cui aveva iniziato a lavorare qualche mese addietro. Il prezzo era spropositato in confronto a quelli a cui era abituata, ma se i risultati erano tanto eccezionali... in effetti aveva avuto l'impressione ultimamente che la bacchetta le resistesse in qualche modo; sentiva che non fosse in grado di raggiungere il suo massimo potenziale.
Forse così avrebbe risolto il problema.
«Hai intenzione di comprarla?»
«Bisogna studiare la concorrenza.» Sul suo volto si aprì un sorriso ferino. «E sono stufa di sentire la Morgan gongolare.»

Si accodò al cliente che già era in fila per la cassa e ne approfittò per iniziare a contare i galeoni necessari. Erano tanti soldi da spendere tutti in una volta, ma si trattava di uno sfizio che era pronta a concedersi.
Solo quando lo stangone che la precedeva si fece da parte, Niahndra riuscì a riconoscere le fattezze della commessa.
Più magra e leggermente più alta, ma non c'erano dubbi che fosse proprio Nieve, la ragazza conosciuta durante un ballo estivo. *A cui hai dato un nome falso ma non una spiegazione decente*. In sua difesa, non era mai riuscita a trovare il momento adatto né tanto meno aveva capito quanto dirle oltre a due goffe parole in croce per metterla in guardia da Weiss. Si chiese se lo frequentasse ancora.
*Fatti gli affari tuoi.* Ecco sì, avrebbe mantenuto le distanze, senza forzare una conversazione che —immaginava— nessuna delle due avrebbe trovato piacevole intrattenere proprio in quel momento.
«Mmh ciao.» Fece scorrere l'oggetto sul bancone fino a lei. «Prenderei questa pietra per bacchetta.»
 
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Non si era curata di sollevare lo sguardo, quando la porta del negozio si era spalancata e la monotonia dell'ultima ora era stata spezzata dall'avvento di un cliente. Seduta su uno sgabello, con la mente in fiamme, Nieve tentava di dare una parvenza d'ordine allo stipo dove dimoravano i suoi pensieri. Si rincorrevano come delinquenti in preda a una scorribanda notturna senza darle tregua e Dio solo sapeva quanto avesse bisogno di pace in quel periodo della sua esistenza; in particolare quel giorno.
Un ragazzino del secondo anno, secco come un fiammifero, si era fatto trovare sull'uscio di Safarà all'inizio del suo turno di lavoro. Con la tracolla appuntata alla spalla e l'aria stanca di chi dovrebbe dormire di più e meglio, Nieve aveva dovuto raggiungere l'ultimo gradino della scalinata — il più vicino al negozio — per accorgersi di lui. La richiesta le era piombata addosso nelle forme di una supplica prima ancora che potesse proferire qualsiasi domanda: poteva dargli una fiala di Bully (is) Old Fashioned e aiutarlo a sopravvivere alle ultime settimane di scuola senza finire con la testa ficcata nel gabinetto? Le si era stretto lo stomaco e aveva smesso di respirare nello stesso momento in cui si era resa conto di non poterlo aiutare, ma di desiderarlo con tutta sé stessa. Così, si era maledetta una volta di più per aver partecipato al Barnabus — perfino adesso che si erano presi una pausa, non faceva che seguirla ovunque, soffocandola col peso delle aspettative altrui. E lei, che con la seconda prova aveva deluso i giudici giocandosi la prima posizione, aveva finito col deludere anche il bambinetto. Non le aveva nemmeno dato il tempo di offrirgli una mano, che si era scapicollato giù per le scale ed era sparito oltre l'angolo.
La voce dello sconosciuto la raggiunse meno di un istante dopo l'ingresso. Sorpresa, allora, la Rigos rimediò all'errore di aver tergiversato e saltò giù dallo sgabello. Quasi ci rimase secca nel riconoscere, nei tratti dell'avventore, uno dei quattro giudici del torneo. Lo guardò, istupidita, per una manciata di secondi senza proferire parola. Infine, batté velocemente le palpebre e chiuse la bocca per non fare la figura dell'idiota.

«Glielo prendo subito» gli disse, incapace di mascherare la propria sorpresa. Si affrettò a sparire oltre la porta che conduceva sul retro. Una volta oltrepassata la soglia, mosse un passo rapido verso sinistra e si appiattì contro la parete a occhi sbarrati: era una persecuzione. Le ci vollero un paio di minuti per trovare l'articolo — ebbe cura di selezionare una misura che si adattasse alla stazza dell'uomo — dopodiché tornò dietro il bancone. Fu sollevata di trovare l'ammontare necessario alla conclusione dell'affare già pronto per essere incassato. «Trenta galeoni» riferì, comunque, più per trasparenza che non per eccesso di zelo. «E buona giornata!»

A quel punto, Nieve avrebbe volentieri — molto volentieri — gradito una pausa. La testa continuava a pulsare e l'incontro le aveva messo nuovamente lo stomaco sottosopra proprio quando s'era convinta di averlo giust'appena arrabattato alla bell'e meglio. Invece, oltre le spalle in movimento dell'uomo, fece capolino la figura di Renée, o Niahndra, o quel che diamine era. Ricambiò l'occhiata di lei con espressione imperscrutabile, facendo oscillare lo sguardo dal viso della Tassorosso alla pietra che le stava porgendo ai faccini sconosciuti dietro di lei. Mentre fuggiva a gambe levate lontano dal giudice Resween, poco prima, le aveva strappato un mezzo sghignazzo — più simile al grugnito di chi abbia una colica — la comparazione colorita tra le pietre di Safarà e quelle del Wizard Store. Il ricordo bastò a sollevarle gli angoli della bocca.

«Questa è una copia» le disse, atona, accennando al modellino che Niahndra le aveva portato e che tenevano in esposizione fuori dalle teche protettive. Dunque, agguantò la copia, circumnavigò il bancone, dissigillò lo scomparto in vetro con le chiavi che aveva in dotazione e, recuperata una pietra, tornò dalla ragazza. «Fanno 90 galeoni e 10 falci» le comunicò senza smettere di fissarla e si umettò le labbra. Residuavano in lei tracce di un vecchio, sciocco rancore per una bugia che non aveva mai capito e che, a suo tempo, l'aveva fatta sentire l'orfanella fuori dal giro che era sempre stata. Adesso, tuttavia, che il tempo era trascorso e la vita le aveva servito un boccone infinitamente più amaro, aveva ancora senso tenere il muso per una sciocchezza? Sospirò, interrogandosi a riguardo. Era troppo stanca per avercela con Astaroth, col mondo, con sé stessa e anche con Niahndra. Assecondando la propria indole, decise di deporre l'ascia di guerra e le rivolse un sorriso disteso. «Non so se ti possa interessare» aggiunse, mentre si allungava sotto il bancone per recuperare un involto di velluto ove riporre l'articolo, nel caso di un diniego da parte della compagna «ma ci occupiamo anche in incastonare la pietra nella bacchetta. E ti posso assicurare — rivolse alla Alistine e all'intero gruppo una smorfia malandrina, prima di ammiccare all'indirizzo della prima — che anche in questo siamo meglio del Wizard».



Killian
Spesa complessiva: 30 galeoni.
Totale effettivo: 30 galeoni.

Aggiornato.

Miscake
Spesa complessiva: 90 galeoni e 10 falci.
Totale effettivo: 90 galeoni e 10 falci.

Aggiornato.


Edited by ~ Nieve Rigos - 15/7/2019, 22:35
 
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Hameeda diceva sempre che si teme il giudizio altrui solo perché è uno specchio del giudizio che in realtà riserviamo a noi stessi.
Niahndra non era sicura di concordare, ma quando si ritrovò a fronteggiare lo sguardo criptico di Nieve vi proiettò tutte le sue distorsioni cognitive interpretando un'espressione perfettamente neutra nel peggiore dei modi possibili. *Mi odia. Ora sbotta. Anzi, no, mi ignora. Me lo merito????? Forse si è dimenticata, o non gliene può importare 'na mazza.*
Se non altro le ragazze erano troppo impegnate a chiacchierare tra loro per prestare attenzione a quello scambio poco appassionante.
Rilassò appena le spalle quando la commessa si allontanò dal bancone liberandola momentaneamente da quel giogo che era il suo cipiglio, salvo poi torchiarla di nuovo senza che la morettina potesse trovare il coraggio di reagire. A disagio, si limitò a sostenere quell'occhiata, curiosa al tempo stesso di cogliere una qualunque variazione nei lineamenti di lei: una piega che ne anticipasse la collera, un respiro più profondo che ne preannunciasse la stizza. Invece, ottenne un sorriso.
Il disagio si tramutò in confusione, poi in diffidenza, per sfumare infine in resa: le accennò un sorriso di rimando.
Aveva giusto posato sul banco la sacchetta con i galeoni quando ebbe modo di assimilare la sagace frecciata che le era appena stata rivolta. Avrebbe potuto prendersela o contestarla in qualche modo se avesse pensato di averne qualche diritto; perciò si limitò a reggere il gioco e slacciò la bacchetta dalla coscia per posarla sul bancone tra i risolini sommessi delle amiche sintonizzatesi al momento opportuno, le stronze. «Non me ne vorrai, allora, se verifico di persona.»
Avrebbe atteso con pazienza che l'operazione venisse eseguita per poi fingere di valutarla assumendo l'atteggiamento formale di un supervisore un po' bacchettone. Sistemò sul naso degli occhiali immaginari. «Un lavoro accettabile.»
Sorrise e le voltò le spalle, decisa a non forzare ulteriormente la mano alla fortuna.
Forse ci sarebbe stata una seconda occasione, un nuovo primo inizio; forse no.
In entrambi i casi non lo avrebbe scoperto quel giorno.
 
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view post Posted on 26/7/2019, 13:43
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entropia.

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Gli occhi di Nieve brillarono di una birbanteria selvaggia, quando le mosse di Niahndra sancirono definitivamente l'inizio della loro tregua. Non l'aveva mai dato per scontato, il risultato. Di fronte agli input che aveva messo sul tavolo per quella mano di gioco, la sua interlocutrice avrebbe potuto rispondere con un rifiuto — il suo passato, del resto, non le aveva insegnato altro. Ottenere il beneficio della distensione, dunque, corroborò il sistema della Grifondoro e ne alleggerì i livelli di tensione. Così, mentre rivolgeva a Niahndra un ammicco con le sopracciglia e le sottraeva la bacchetta per procedere all'incastonatura, Nieve tirò e fisicamente, e metaforicamente un sospiro di sollievo. Il masso che portava sulla gobba era talmente pesante che la rimozione di un sassolino piccino picciò come quello poteva fare la differenza. Per paradossale che rischiasse di apparire agli occhi di molti, sciogliere il nodo di un'interazione umana — e scioglierlo positivamente, in barba agli schemi che la volevano sempre soccombente — era di vitale importanza per Nieve Rigos.
Lavorò con attenzione perché il rituale avesse successo di fronte ai suoi occhi e alle varie paia dei clienti alle sue spalle: stringeva e agitava il tiglio all'occorrenza e seguiva il procedimento senza distogliere mai lo sguardo. Osservare la Grifondoro nell'atto del lavoro apriva una finestra tutta nuova su chi fosse veramente, al di là della vivacità scanzonata con cui le piaceva apparire in pubblico. Si distese soltanto quando il marchingegno ebbe terminato e i suoi polpastrelli restituirono il catalizzatore a Niahndra, facendole le raccomandazioni del caso — lasciare a riposo l'arma per una notte, consentendole di imparare a tollerare quella nuova presenza.
Oltre le ciglia lunghe, le sue iridi scrutavano il naso della Tassorosso, immaginando di visualizzare gli occhialetti che l'altra vi aveva posizionato per reggerle il gioco. «Per servirti» concluse, lasciandola andare.

Quando la porta si richiuse alle spalle del gruppetto, nello spazio placido di Safarà, Nieve gettò il capo all'indietro, chiuse gli occhi e rise. Si sentiva bene, adesso.

 
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view post Posted on 28/7/2019, 09:57
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Safarà

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«S
ono troppo piccoli, Digos, per Diana! Non ho il piedino di una damigella ming!» Tuonò Dorian, scagliando via lo stivale con la foga di Genoveffa che malmena il granduca. Un anziano cliente, un vecchietto goffo e miope, si riparò tremando dietro ad uno scaffale, con un misto di imbarazzo e paura.
«Non startene lì impalata come Cinderella coperta di carbone, su!» piagnucolò affettato, facendole il verso. D’altro canto, l’innocenza della garzona si sposava perfettamente con le sue maniere burbere: dall’esterno parevano una vergine e un uomo anziano messi a fuoco in uno sketch da commedia dell’arte.
«E non osare ridere! Non ho certo i piedi grossi, è la calza a fare spessore!» aggiunse, vagamente imbarazzato.
Se il numero fosse stato disponibile, avrebbe pagato quel paio di Stivali Drow e se ne sarebbe andato immediatamente, buttandosi, sdegnato, quella brutta faccenda alle spalle.

© lovecraft.


Come intuibile, prendo lo stivaletto! :quote:
 
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view post Posted on 29/7/2019, 13:21
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entropia.

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FF3XKCW«Io non ci vado!»
Gli occhi del datore di lavoro si levarono dalla missiva che lo aveva occupato nell’ultima ora. Si posarono su Nieve attraverso le lenti tonde, che portava sul naso.
«È quel tuo professore che odi, non è così?» le domandò, incuriosito.
«Sì. Scambiamoci, per favore. Io faccio il prossimo e tutti quelli dopo ancora, lo giuro» supplicò.
Il ghigno insorto sulle labbra dell’altro bastò a farle da rifiuto, ancora prima che glielo esibisse a voce. La carogna — che aveva ottenuto un sommario resoconto dalla Grifondoro circa l'avversione che provava per l'insegnante di Difesa come spiegazione per l'assenza data dalla slogatura alla spalla — si divertiva come un matto a stuzzicarla sull'argomento.
Nieve deglutì, nonostante tutto incapace di non sperare in un esito differente.
«Siete amici ora che ti ha promossa all’esame, no? Vai a fare quello per cui ti pago profumatamente» le disse senza girarci troppo intorno, dilettato dall’idea di prendersi gioco di lei a quel modo.
La Rigos assottigliò lo sguardo, fulminando il suo interlocutore.
«Sei peggio di quello là» lo accusò in un sussurro seccato, prima di fare ingresso nella bottega.

* * *

«Vuole che provi con un Reducio?!»

Leggermente china su Dorian, con la bacchetta stretta nella mano destra e la punta rivolta al piede dell’altro, Nieve sganciò la provocazione con quell’aria innocente che gli occhi grandi avrebbero reso credibile… non fosse stato per l’arriccio monello della bocca. Fu comunque lesta a raddrizzare la schiena, rinfoderare l’arma e sparire nel retrobottega poco dopo, decisa a risparmiarsi l'ennesima sfuriata dell'affezionato cliente.
Una volta in salvo, le mani della Rigos trafficarono lungo la pila di stivali che tenevano fuori dalla portata degli avventori, mentre si concedeva la risata che aveva trattenuto a stento — e malissimo — in presenza del docente. Aveva scelto appositamente un numero piccino quando il Midnight le aveva comunicato di cosa abbisognasse; una vendetta minuscola per l'ostinazione con cui seguitava a storpiarle il cognome da anni. E, tuttavia, mai si sarebbe aspettata di godersi uno spettacolo simile.
Con le labbra ancora incurvate verso l'alto, scosse il capo nel controllare che il paio recuperato fosse, adesso, adatto alle misure dell’altro, colta da un pensiero inatteso come inatteso era stato l'episodio cui aveva avuto la fortuna di assistere: per la prima volta da sempre, Dorian le era appena apparso umano e addirittura buffo, oltre lo spesso strato d'isteria con cui aveva preso a inveirle contro. E quella goffaggine era bastata ad impedire che il tono alto della voce suscitasse in lei il senso di momentaneo annichilamento che la prendeva ogni qualvolta un uomo più grande le impartiva un ordine perentorio.
Tornando da lui, riuscì perfino a dargli i vent'anni che aveva, invece dei settantacinque che s'incaparbiva a dimostrare con l'atteggiamento da vecchio bacucco saccente.

«Provi questi: quattro taglie in più dovrebbero bastare» lo canzonò e, benché si fosse ripromessa di rimanere seria, non fu capace di trattenere il riso che imbrattò la fine della frase. Gli porse le calzature, aggiungendo: «Vado a occuparmi del cliente che ha terrorizzato, nel frattempo. Se non dovessero andare bene, abbiamo la misura per Troll in magazzino. Un fischio e corro a prendergliela! Non che pensi che lei sia così vile da abbassarsi per forza a fischiare. Faccio per dire! Andrà bene anche uno svolazzo della mano». Si morse l’interno della guancia, impenitente. «E non si preoccupi: il prezzo è sempre 35 galeoni, piedone più piedone meno».

Lo congedò circa cinque minuti dopo, a labbra serrate, senza aggiungere una sola parola a quanto aveva già detto, certa di aver tirato la corda a sufficienza per quel giorno.



Dorian
Spesa complessiva: 35 galeoni.
Totale effettivo: 35 galeoni.

Aggiornato.


Il modo in cui Anastasia scuote la giacca dell'omino mi fa morire malissimo. Ci ripenso random e rido sola, maledetto.
 
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view post Posted on 2/9/2019, 11:03
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Il primo giorno a Hogsmeade di ritorno dalle vacanze estive aveva sempre un sapore unico. Il villaggio magico pareva dare il meglio di sé sotto la lieve luce settembrina, in quella Scozia dove l'autunno arrivava presto. C'era però ancora sufficiente tepore da poter girare in maniche di camicia sotto il mantello di lana opportunamente imperviato contro la pioggerella che era tanto frequente a quelle latitudini.
Se poi eri uno studente anziano, potevi stare sicuro che buona parte degli abitanti del villaggio ti avrebbe riconosciuto e salutato lungo la via.
Nel tragitto fino a Safara, Elhena si era già trovata due volte a fermarsi per scambiare le usuali chiacchiere di circostanza. Sì, era pronta per il nuovo anno. Si annunciava difficile, ma settembre sembrava un po' presto per fasciarsi già la testa. Ci sarebbe stato tutto il tempo per agitarsi per gli esami di fine anno.
Così Elhena si era destreggiata fino a infilarsi nella viuccia parallela che conduceva a Safara. Nessuna esitazione questa volta. Aveva bene in mente quello che voleva acquistare e sapeva a chi chiedere.
Negli ultimi tempi a Hogwarts sembrava essere scoppiata una moda delle pietre da bacchetta, cui nemmeno i suoi concasati parevano essere immuni. E ora anche lei era stata contagiata. Aveva snobbato l'idea per un anno e passa, un po' a disagio al pensiero di aggiungere un elemento estraneo a una struttura che in teoria era già perfetta e completa di per sé. I fatti avevano dimostrato il contrario.
In effetti non c'erano stati segnali che le bacchette arricchite presentassero problemi di sorta. Anzi, i loro incantesimi a lezione erano nettamente superiori ed Elhena presto si era accorta di non riuscire a tenere il passo se non facendo il doppio della fatica.
Per mettere da parte le remore rimanenti, su quanto fosse etico affidare il proprio potere magico a un aiuto esterno rispetto a un percorso di crescita, era servita tutta l'estate. Finché non si era detta che continuare a insistere sulla filosofia del rifiutare ogni aiuto sarebbe stato come andare in battaglia senza armatura o correre mentre tutti sfrecciavano in macchina. Liberissimi di farlo, ma il risultato non poteva certo essere brillante.
E poi senza continuo studio ed esercizio dietro, nemmeno una pietra per bacchetta poteva fare miracoli.

Elhena aprì con cautela la porta d'ingresso, dirigendosi a passi leggeri verso il bancone. Si aspettava di trovare il prefetto Rigos a svolgere i suoi compiti da garzona. Si chiese tra sé come avesse passato le vacanze, considerato quanto traumatico fosse stata la fine del ballo, soprattutto per i Grifondoro.

"Ciao" esordì, poggiando le mani sul legno del bancone. "Avete ancora quelle pietre per bacchetta? Mi sono decisa a fare un investimento e comprarne una. Le incastonate anche, giusto?"
E nel mentre che chiedeva, aveva pescato la bacchetta dalla tasca della gonna.
"Le pietre sono tutte uguali?" domandò, per continuare subito dopo con un "Comunque, fai tu. Quella che si abbina meglio. Legno di ciliegio, lacrima di sirena" descrisse la bacchetta mentre la porgeva a Nieve.

Finito tutto il processo, parve ricordarsi di colpo qualcosa.

"Già che ci sono, prendo anche un cuore della Banshee."

 
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view post Posted on 6/9/2019, 12:35
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IDidd4eC'erano lussi che in quel di Scozia proprio non ci si poteva permettere: uscire senza mettere in conto di imbattersi in un acquazzone, ad esempio; o commettere l'errore di non portarsi dietro una giacca o un mantello col rischio di soccombere alle carezze del vento; o, ancora, farsi trovare carponi sul bancone durante l'orario di apertura del negozio presso il quale si presta servizio. Da quando si era trasferita per ragioni di studio, Nieve Rigos aveva impunemente e reiteratamente ignorato i primi due accorgimenti. Quel giorno, Elhena Attwater la beccò in flagrante mentre contravveniva al terzo e ultimo della serie.
Con un occhio chiuso e l'altro aperto e la posa di un gatto che voglia stiracchiarsi la schiena, la Grifondoro stava accovacciata sul bancone di Safarà a prendere le misure. Non era dato sapere i dettagli della sua decisione. In linea di massima, si sarebbe potuto dire che fosse stata colta da un'idea bislacca e il raziocinio non avesse fatto in tempo a dissuaderla dal procedere. Quando la porta del negozio si spalancò per accogliere un nuovo avventore, Nieve era talmente immersa nei suoi calcoli che non se ne avvide. Per questa ragione, la voce e l'inattesa vicinanza della Tassorosso la fecero letteralmente saltare in aria, quando giunse il tempo di saluti e richieste.

«Peste e corna, soldato!» L'esclamazione le sfuggì di bocca, mentre si drizzava istantaneamente e portava la mano destra al petto. Il suo cuore stava scalpitando contro le ossa del costato come se la sua speranza fosse quella di sfondarlo e concedersi una bella vacanza da quella mezza matta della sua signora. Gli occhi grandi di Nieve raggiunsero quelli di Elhena senza che si fosse ancora decisa a saltare giù dal bancone. «Mi è preso un colpo! Scusami!» E rise, gettando il capo all'indietro. «Pietra per bacchetta, mh?» le chiese con sguardo sornione. «Ottima, ottima scelta, ragazza mia» aggiunse, recuperando l'arma della ragazza per darle un'occhiatina. «Non è che io sia un'esteta, ci tengo a precisarlo. Però, abbiamo una pietra con una sfumatura azzurrognola che potrebbe starci molto bene, per come la vedo io». Espressione intenta e bacchetta tra le mani, Nieve se la rigirò un paio di altre volte prima di realizzare che... «Oh, ma io sono ancora quassù in ginocchio. Manco fossi una geisha!» Ridacchiò, ricacciando indietro l'amarezza del ricordo di Astaroth e del modo in cui l'avesse introdotta al mondo della seduzione con tutti i suoi rituali. Scese con un saltello. «Sarai servita in men che non si dica» la rassicurò.

Recuperata che ebbe la pietra dalla teca, la Rigos tornò in postazione, si assicurò di ottenere la momentanea disponibilità della bacchetta di Elhena — solo allora realizzò di non conoscerne il nome, sebbene qualcosa le suggerisse di spremere di più le meningi per cavare l’informazione dal suo riottoso cervello — e si dispose di fronte allo strumento che usavano per l’incastonatura.
D’un tratto, assunse il contegno serio, composto e attento che sfoggiava con grande parsimonia nella vita di tutti i giorni. Da quando il suo sistema era andato in cortocircuito, le oscillazioni la conducevano da un estremo all’altro sulla scala delle emozioni. Che fosse relativamente serena o in preda a un attacco di panico da mascherare debitamente agli occhi altrui, eppure, era raro che la si vedesse optare per una diligenza alla Moran o alla Hydra. Il lavoro — e quella particolare fase del mestiere — facevano sempre eccezione.
Estratta la propria bacchetta, dunque, Nieve posizionò l’arma di Elhena e avvicinò la pietra. Da Safarà non si occupavano di gioielli — “Non siamo mica una gioielleria da strapazzo! Lascia quelle beghe da donnetta al Wizard!” le ricordava, all’occorrenza, quel burbero del suo datore di lavoro — né il proprietario nutriva una particolare simpatia per le chincaglierie brillanti. Un oggetto, nel negozio nascosto di Hogsmeade dalla nomea più discutibile del mondo magico inglese, aveva valore in relazione al suo potenziale e a quanto potesse essere sfruttato e accresciuto. Le bacchette erano, quindi, la sacra reliquia e andavano maneggiate con cura.
Mentre la pietra si faceva spazio tra le venature del legno di ciliegio, seguendo il ritmo imposto dalla mano ferma della garzona, Nieve si domandò con un certo orgoglio quanto rinomata fosse la fama del negozio tra le mura del castello e quanti non avessero avuto che da elogiare il suo lavoro in fatto d’incastonatura. Da che aveva cominciato a lavorare lì e la voce si era sparsa, avevano dovuto raddoppiare l’ordine di pietre. Non senza qualche lamentela, il datore di lavoro aveva infine concesso alla Rigos di scegliere qualche nuance in più rispetto al nero. Agli occhi della Grifondoro, quel permesso era valso a farle da conferma circa i propri meriti.

«Ecco a te» disse, rivolta a Elhena, quando ebbe finito. Le restituì il catalizzatore tiepido solo dopo aver controllato che la pietra avesse aderito al legno senza nuocergli in alcun modo. «È perfettamente normale che tu percepisca questo calore: il nucleo non la prende mai bene quando viene perpetrata questo genere d’invasione. Dalle una notte di tempo e si abituerà. A tutte le bacchette piace fare un po’ le sostenute». L’improvvisa richiesta della cliente le strappò, dapprima, un’espressione sorpresa e, di seguito, una malandrina: sebbene continuasse a sfuggirle il nome della ragazza, ricordava perfettamente di averle suggerito di accoppiare gli oggetti della Banshee, l’ultima volta che si erano incontrate in quello stesso negozio. «Ottima scelta anche in questo caso». Le consegnò l’articolo in un apposito sacchetto di velluto di un intenso color ambra, non senza averglielo prima mostrato. «Andranno bene 135 galeoni. Ti aspettiamo presto!»



Elhena
Spesa complessiva: 135 galeoni e 10 falci.
Sconto applicato: 10 falci.
Totale effettivo: 135 galeoni.

Aggiornato.
 
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