«A pity they let the old punishments die. God, I miss the screaming.»
Il pronostico del giorno decretava un pomeriggio noioso, da passare all'insegna della polvere e della puzza delle scatolette per gatti. In effetti, Alice cosa si aspettava di trovare lì dentro? Un passaggio segreto che la portasse dritta dritta da Zonko? Un uovo di drago in procinto di schiudersi confiscato a uno studente troppo temerario? In mezzo a tutte quelle cianfrusaglie, l'unica cosa in grado di intrattenere l'attenzione della piccola Grifondoro era la presenza di Mrs Purr, che sembrava aver puntato il suo scoiattolino come digestivo post-pranzo.
Andare alla ricerca di novità fresche spesso non portava a nulla, ma nel momento in cui si accettava la quiete ecco che l'inaspettato veniva a scombussolare quanto di acquisito, persino nel momento più inopportuno. Tobias, orecchie e coda tese, aveva captato il pericolo: la spelacchiata Maine Coon si era preparata a spiccare un balzo e così egli stesso aveva fatto, dritto verso una mensola piena di barattoli di gobbiglie incrostati di polvere e ragnatele. Il tempismo della gatta aveva spaccato il capello in quattro, cogliendo l'attimo in cui Alice si era distratta per cogliere la piuma rossa per attaccare il suo amico divora-nocciole. La rincorsa era appena cominciata, ma Alice, anche se avesse colto la situazione in atto, non avrebbe potuto farci nulla. Un lampo di luce scarlatta simile a una fiammata dipartì dall'oggetto che aveva appena afferrata, divorandola e inghiottendo tutto ciò che la vista aveva registrato di quel luogo. Un leggero dolore agli occhi, la sensazione di farsi vapore, il tatto e la forza-peso del suo corpo che venivano meno, e non rimase nulla della fatiscenza dell'ufficio di Gazza, nemmeno il miagolio minaccioso di Mrs Purr e gli squittii spaventati di Tobias.
Per quanto la Grifondoro avesse cercato di lottare non avrebbe potuto resistere al potere segreto della piuma. Solo il tempo fu in grado di ridurre quel terribile bagliore, dando sollievo ai suoi occhi chiari e permettendole di percepire di nuovo il corpo in forma fisica, a partire dal pizzicore degli arti che sembravano essersi addormentati. La grande luce si era ristretta, lasciando per un tratto la vista appannata. Ridotta a una grossa macchia rossa, si dimenava furiosa, rivelando lentamente la sua vera natura: un falò, i cui lapilli dipartivano da ceppi scoppiettanti.
Resasi conto di quella novità, Alice avrebbe compreso di trovarsi in un mondo ben lontano da quello dell'ufficio del guardiano di Hogwarts. Di Tobias non vi era traccia, e nemmeno della vecchia Mrs Purr. Guardandosi attorno avrebbe notato che le cianfrusaglie impolverate avevano mutato forma e si erano trasformate in esseri umani dalla pelle rossastra baciata dai raggi del tramonto, che cantavano a squarciagola, che danzavano saltando e roteando e che suonavano tamburi e flautini intagliati nel legno. Le loro teste erano cinte da copricapi fatti di piume d'aquila, e c'era chi ne possedeva una cascata, chi solo una. Alice, in tutto ciò, era seduta a gambe incrociate ad ammirare la scena assieme ad altri tre ragazzini della sua età, due maschi e una femmina. Tutti e quattro erano vestiti con la stessa casacca di pelle - la divisa di Hogwarts era scomparsa. Delle donne pellerossa stavano passando dietro e davanti a loro per legargli i capelli in lunghe trecce brune, cingere le teste con nastri propiziatori e tingere i loro volti. Quando passarono davanti ad Alice, le trecce rosse e gli occhi chiari suscitarono in loro stupore. Decisero dunque di ornarle guance, fronte e mento dello stesso colore, mentre gli altri due ragazzini, che la squadravano incuriositi, rispettivamente di giallo e blu, e la ragazzina, più infastidita che altro dalla sua presenza, di verde.
Di tempo ce ne fu poco per continuare a fissarsi e a studiarsi, poiché i tamburi e i canti si zittirono all'improvviso, lasciando focalizzare l'attenzione di tutti i presenti su un uomo abbastanza vecchio ma dalla muscolatura ancora possente, con un copricapo realizzato col grande teschio e il becco di un volatile e delle piume che scendevano fino ai suoi polpacci, che impose la sua figura davanti al fuoco.
«Augh!» disse questi, e la tribù rispose imitandolo in coro.
«AUGH!»«Oggi celebriamo il grande rito di passaggio tanto atteso. E' scritto nel firmamento, le stelle mi hanno parlato cedendo la parola alle aquile. I loro disegni nel vento erano chiari questa mattina, e le mandrie di Re'em in avvicinamento indicano che questo è il giorno più propizio.»
Gli astanti si espressero in urla e saltelli, un colpo di tamburo sottolineò le parole del grande capo.
«Io, Aquila in Volo, faccio le veci degli Dei, e gli Dei dicono che solo tre di questi giovani guerrieri sono degni di superare la prova per far parte ufficialmente della Tribù delle Piume!» La risposta del pubblico si fece risentire ancora più forte, i flautini di legno intonarono note lunghe e acute. Il grande capo fece un passo avanti in direzione di Alice, e le prese la piuma rossa trovata nell'ormai lontanissimo ufficio di Gazza, che ella teneva ancora fra le mani.
«Tre frecce piumate verranno scoccate oltre la radura, e coloro che le riporteranno qui verranno incoronati del titolo di Giovani Falchi! Colui che non ci riuscirà sarà bandito dalla vallata per sempre.»
Le grida dei pellerossa furono più intense che mai. Sembrava che Alice fosse stata catapultata in una situazione del tutto fuori dal normale. Tobias non c'era più, e forse era stato già pappato da Mrs Purr. Come avrebbe potuto salvarlo se l'unico legame che aveva ancora col castello in Scozia le era stato strappato di mano per essere scagliato a chissà quante yarde di distanza?Tre arcieri muniti di arco lanciarono le tre frecce dalle piume scarlatte - una di queste era la nostra - oltre le spalle dei quattro ragazzini, dove si estendeva una fitta foresta. Scomparvero oltre le chiome degli alberi, disperdendo il loro colore acceso nel verde della vegetazione.
«Ai posti di partenza.» sentenziò Aquila in Volo.
«Via!»I tre ragazzini pellerossa si fiondarono in corsa nella boscaglia, la tribù aveva intonato un canto energico. Il ritmo furioso tamburi segnò l'inizio della gara.