L'ufficio del Guardiano, Quest Fissa

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view post Posted on 7/11/2019, 15:58
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Il Fato

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La Foresta pullulava di creature tremende, ma tra tutte le specie esistenti, quella incontrata da Clarissa era la peggiore. Per anni - forse addirittura secoli - il Ministero aveva lottato contro queste orribili bestie, capaci di stregare la mente e il corpo, soggiogandoli al proprio volere. Decine di bambini sparivano ogni anno dall’alba dei tempi, lasciando famiglie distrutte e devastate dal dolore per la perdita.
Gregor era uno di quei bambini e Clarissa, tenera come una gemma in boccio, rischiava di seguirne le terribili sorti. Non fosse stato per l’intervento tempestivo di Angela, la Corvonero avrebbe allentato la presa dal mantello della donna, rispondendo a quel richiamo sì malevolo, ma allo stesso ammaliante. C’era nella risata della creatura quella componente di attrazione tipica delle cose malvagie: per quanto fosse auspicabile restarne alla larga, ecco che il corpo agiva differentemente dalla testa e subito ci si approssimava al pericolo, senza considerarne le conseguenze.
Angela non rispose alla domanda rimasta in sospeso sulle labbra tremule di Clarissa, concentrandosi a cercare il nemico nascosto. Erano nel loro territorio, giocavano una partita complessa su un piano del tutto disagevole per entrambe. Il suo incantesimo non aveva fatto altro che spaventare la creatura, colpendo un tronco e lasciando che una pioggia di pulviscoli e corteccia si depositasse sul terreno innevato e immacolato. La donna non si accorse nemmeno dell’assenza di presa della piccola sul proprio mantello e mosse qualche passo allontanandosi da lei. I suoi piedi affondarono nella neve e una nuova risata riempì l’aria, raggelando il sangue delle due streghe immediatamente. Quel verso acuto, malefico e stordente si originò nel medesimo momento dell’incanto di Clarissa, il cui getto di luce rossastra s’infranse sull’albero davanti a lei. La Creatura era ancora nascosta, sana e salva nel suo habitat naturale. Il suo compagno, un essere celato alla vista da un altro albero - più vicino ad Angela - venne allora in soccorso del primo: un’altra risata, più acuta e penetrante, costrinse Clarissa a lasciar perdere qualsiasi tentativo di restare concentrata sulla porpria salvaguardia. Le tempie e la testa in generale sembravano pulsare come in preda ad una febbre altissima; a quel sintomo si aggiunsero i ben noti capogiri e il desiderio incomprensibile di prendere una strada diversa da quella di Angela. Non a destra, dunque, ma a sinistra in direzione del rilievo sul quale il castello incastonato nella pietra si trovava. Sentì Angela urlarle di fermarsi, di non andare, ma il suo corpo rispondeva a stimoli che la donna non poteva certamente capire. Poi, a dispetto di ogni più rosea previsione, Angela smise di turbarla e un tonfo sordo, attutito dalla neve, alle spalle di Clarissa le annunciò che qualcosa di pesante doveva essere caduto a terra. Le risate cessarono, sostituite da una sorta di ringhio gutturale e se il primo essere ancora non osava farsi vedere, il secondo era balzato su Angela, atterrandola e afferrandole gli arti superiori con le mani, fatte di artigli. Se Clarissa aveva la forza di voltarsi, ora, lo doveva alla sensazione che qualcosa non stesse andando per il verso giusto e - nel farlo - avrebbe visto i capelli biondi di Angela brillare sulla neve sotto di lei alla luce argentea della Luna piena. La strega lottava con tutte le forze, ma quella creatura pareva sopraffarla col proprio peso. Sembrava enorme, ma se fosse stata più lucida, Clarissa si sarebbe resa conto di non essere molto più alta di quella bestia dal corpo spigoloso e dagli artigli lunghissimi. «Va- vai via!» urlò Angela, volgendo la guancia ad un fendente mirato ai suoi begli occhi. L’artiglio si abbatté allora sulla carne, striandola di rosso vivo dall’angolo esterno dell’occhio sinistro fino all’angolo della bocca schiusa. La risata del secondo animale, all’improvviso, parve ancor più vicina di prima, e prima che potesse accorgersene anche Clarissa fu spinta a terra. Il volto affondò nella neve, senza che le mani potessero attutirne la caduta. Stava per accadere anche a lei ciò che era successo ad Angela? E soprattutto, se la sarebbero cavata? Riemergendo, Clarissa avrebbe scorto solo allora un esemplare identico all’altro, in piedi davanti a lei, con le iridi giallastre puntate contro il suo corpicino tremante e le fauci spalancate. Alla vista del sangue di Angela nemmeno l’altro aveva saputo resistere alla tentazione. In fondo, agli Erkling piaceva fin troppo.



Clarissa Scott:

PS: 92/100
PC: 45/50
PM: 44/50


Angela:

PS: 155/160
PC: 103/110
PM: 109/110


Erkling 1:

PS: 100
PC: 100
PM: 100


Erkling 2:

PS: 100
PC: 100
PM: 100



L’incantesimo è andato a buon fine, ma l’Erkling non è una creatura stupida ed è rimasta ben nascosta dopo l’intervento di Angela. Riesci tuttavia a farlo restare nell’ombra, nonostante la confusione mentale non ti consenta di prendere propriamente la mira. Se può esserti utile per la narrazione, è come se Clarissa fosse sotto l’effetto di un Confundus ogni volta che una risata si propaga nell’aria grazie all’eco del luogo.

Nella seconda parte del post, Angela è sotto attacco da parte di uno dei due Erkling - che la ferisce ad una guancia -, mentre l’altro si scaglia su Clarissa “con garbo”. A te la scelta su come affrontare queste temibili creature per restare in vita il più a lungo possibile. Come sempre, occorre operare una distinzione tra le conoscenze del PG e quelle del player, dunque Clarissa non ha idea di che cosa sia un Erkling e di come potergli sfuggire.

Ti rinnovo la mia più totale disponibilità attraverso la casella MP qualora sorgessero dubbi e/o domande circa lo svolgimento della quest.
 
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Clarissa Scott
view post Posted on 10/11/2019, 14:00




N
onostante i voti tutt'altro che eccellenti in Difesa contro le Arti Oscure, Clarissa si era convinta che la responsabilità fosse da attribuire a lei ma solo in parte. Era evidente che il professore non riconoscesse il suo valore, che non capisse che lei poteva dare di più e lo avrebbe fatto, se le fosse stata data l'opportunità di provare cosa sapeva fare. Ma quando il suo incantesimo non riuscì, in quella notte di terrore, la piccola Clary comprese di essere stata eccessivamente arrogante a credere di potercela fare, a credere di valere di più.
La consapevolezza bruciante di aver fallito, tuttavia, era nulla se paragonata al dolore pulsante che la colpì alle tempie, costringendola a portarsi su di esse le mani chiuse a pugno, serrare le palpebre sugli occhi lucidi e digrignare i denti. Era come se lame infuocate le penetrassero la mente, spingendola a fare qualcosa che in fondo all'animo sapeva non avere alcun senso. Era stordita, confusa, non aveva idea di cosa dovesse fare ma, ogni qualvolta quella risata esplodeva in un eco di paura tra le fronde scure della foresta, il corpo della piccola si muoveva, compiendo passi nella direzione opposta a quella in cui si trovava Angela, la sua unica fonte di salvezza.
Poi, d'un tratto, la risata si fermò e questo diede il tempo a Clarissa di voltarsi indietro, mossa da un briciolo di apparente lucidità e dal suono di un tonfo secco attutito dalla coltre di neve.
Angela giaceva supina al suolo, con un mostro enorme a tenerla prigioniera e ad impedirle di muoversi. La bambina si portò le mani sul volto come a coprire quella visuale, terrorizzata e consapevole del fatto che, una volta fatta fuori Angela, lei sarebbe stata la prossima vittima.
Avrebbe voluto essere più forte, più coraggiosa, ma la testa le faceva male, lei non aveva idea di cosa fosse quella spaventosa creatura e qualcosa, dentro di lei, la spingeva a non arrestare la sua camminata verso il castello.
Sentì Angela spronarla ad andare via e lei era intenzionata a darle ragione: per la prima volta, ciò che doveva fare coincideva con ciò che voleva fare. Diede le spalle alla donna e accelerò il passo verso il castello, lasciandosi cullare dalla sensazione di benessere dovuta alla consapevolezza di star facendo la cosa giusta... almeno fino a quando non si rese conto che si trattava unicamente della cosa più semplice e, come le aveva sempre detto sua madre, spesso le due cose non coincidevano.
Riuscì a costringersi a restare lì dov'era, ruotando a fatica il corpo verso Angela e scorgendo una striatura rossastra sul viso dalla pelle altrimenti perfettamente candida. Fu solo un attimo e il braccio destro sollevò la bacchetta verso la creatura che teneva intrappolata la sua compagna, la mano tremava ma la determinazione non le mancava, quella non le era mai mancata. Si preparò a lanciare un incantesimo, ma la risata riprese a riecheggiare nella sua mente, imperiosa e malevola, costringendola a riabbassare il catalizzatore e a struggersi nel tentativo di resistere alla tentazione di andare verso il castello; poi, senza neppure accorgersene, venne scaraventata al suolo anch'ella, interrompendo con la caduta qualsiasi tentativo di fuga o di salvataggio.
Il colpo fu violento, la caduta attutita dalla neve, certo, ma il corpo della piccola era dolorante. Nel sollevare il capo, la bambina vide una seconda creatura, identica a quella di poco prima e dalle iridi gialle, così simili alle belle pietre che aveva intravisto pochi attimi prima dietro un albero.
Il corpo di Clarissa iniziò a fremere, scosso da tremiti di puro terrore e poche lacrime tracciarono bollenti il profilo delle gote esangui della bambina. Con le mani dietro di sé e scalciando un paio di volte, Clarissa tentò di allontanarsi dalla creatura, ma era consapevole che non sarebbe riuscita ad andare da nessuna parte.
Poi un attimo di lucidità: se anche nelle sue più rosee aspettative fosse riuscita a lanciare un incantesimo, il mostro che poneva su di lei la propria attenzione sarebbe riuscito a schivarlo senza alcuna difficoltà; era Clarissa fra i due ad avere paura, e la tal cosa giocava a vantaggio del suo avversario. Tuttavia, il secondo mostro, quello che stava ferendo Angela, non badava a lei, motivo per cui non avrebbe tentato di difendersi dal suo attacco.
Fu la scelta di un attimo, quella di vita o di morte, che portò Clarissa a sollevare la bacchetta verso l'Erkling che teneva distesa al suolo Angela, e verso di lui castò uno degli incanti più forti che conosceva.
«Flipendo!»
Con la speranza che bastasse quanto meno a permettere ad Angela di riprendere in mano la situazione e liberarsi di entrambi gli avversari finalmente usciti allo scoperto.


Statistiche:
PS: 92/100
PC: 45/50
PM: 44/50

Inventario:
-la bacchetta
-una fiala di decotto al Tiramisù (acquisito a lezione)
 
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view post Posted on 19/11/2019, 16:56
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Il Fato

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Per avere Clarissa, dovevano sbarazzarsi di lei. Inutile fingere che l’attacco ad Angela fosse del tutto casuale o che, al contrario, quello mancato alla più giovane fosse frutto di un Fato benevolo e generoso. Angela lottava con le unghie e con i denti, preda della paura atroce di essere vittima di quelle bestie, proprio come il suo tenero bambino. Gregor, ingenuo e solo, dov’eri finito? A questo pensava la donna, schivando come poteva i fendenti rivolti ai suoi occhi colmi di lacrime. Non piangeva per se stessa, né per la paura. Le lacrime bruciavano i bordi netti dei tagli sul suo viso, mescolando il ferro del sangue al salato delle lacrime sulle labbra schiuse in un lamento impercettibile. Un colpo perfetto dell’Erkling (1) le strappò di mano la bacchetta - che volò lontana, in mezzo alla neve alle sue spalle - e il sangue cominciò a colarle lungo il polso ferito. (-7PS; - 5PC) Gocce rosse, dense e viscose, pronte a gelare, tinsero il candore delle nevi di un inverno senza fine. Sembrava inutile lottare, oramai, e il verso gutturale delle bestie lasciava presagire solamente in parte ciò che sarebbe avvenuto in seguito.
Poi, come un deus ex machina, Clarissa - invece di salvar se stessa - prese la mira e decise di voler segnare un colpo a favore di Angela. Eppure il getto di luce scarlatta non si abbatté con forza sull’Erkling, che sovrastava la sua guida, e quella barcollò solamente a causa della distrazione cagionata dall’urlo della piccola. Nonostante quelle note fossero musica per le sue orecchie, quello non cadde, ma quel semplice sbilanciamento consentì alla donna di scalciare con forza l’aggressore, facendolo cadere nella neve. Trovando una forza innata in se stessa, Angela non perse tempo e riacquisì la propria bacchetta, maneggiandola con tenacia, seppur la mano ferita dolesse fortemente. Un primo incantesimo offensivo si abbatté sul suo nemico (1) (-7PS; - 4PC) e un altro ancora. La bestia, si ritrasse non una, ma ben due volte e la donna sembrò non badare alla giovane che le aveva salvato la vita tanto prontamente. L’unico desiderio di Angela era trovare Gregor e spazzare via quelle creature immonde.

E Clarissa? Qual era il destino scritto per lei? Non appena l’incantesimo fu eseguito, il compagno di caccia (2) si avventò con foga su di lei, artigliandole le gambe e stringendole con le dita lunghe. Il dolore, la paura e la sorpresa si sarebbero mescolate nella mente e nel cuore della Corvonero, preda della legge universale della natura che vuole il più debole soccombere al più forte. La bestia la stringeva e la trascinava a sé, facendole entrare la neve tra le labbra ancora schiuse e intirizzite dal freddo. (-3PS; - 3 PC). La scia di neve smossa dal suo corpo avrebbe dovuto attirare l’attenzione di Angela, ma senza indugio, quella aveva seguito il suo nemico tra i primi alberi della foresta. Se non fosse stato per gli sporadici bagliori di luce, Clarissa non avrebbe saputo dov’ella si trovasse. Eppure, le bestie non ridevano più. La sua mente era lucida, seppur annebbiata dal dolore. Che fare allora? Sola e dolorante, inesperta di creature magiche e incantesimi difensivi, stava forse per perdere la vita?




Clarissa Scott:

PS: 89/100
PC: 42/50
PM: 46/50


Angela:

PS: 148/160
PC: 95/110
PM: 109/110


Erkling 1:

PS: 93/100
PC: 96/100
PM: 100


Erkling 2:

PS: 100
PC: 100
PM: 100


Ben trovata Clarissa.
D’ora in avanti proseguirai la tua quest con me. Ti invito a rivolgerti alla casella MP del MasterHogwarts qualora sorgessero dubbi/perplessità circa la quest in corso.

L’incanto purtroppo non va a segno, a causa dell’errata esecuzione. Ti invito ad avvalerti della Descrizione Incanti (Qui) per l’esecuzione corretta.

Angela è libera, seppur ferita, e si lancia all’inseguimento dell’Erkling (1), lasciando Clarissa per il momento da sola. I poteri dell’Erkling - quelli davvero nocivi - sono legati alla risata e senza quel particolare escamotage, il tuo Mana torna piano piano alla normalità. Clarissa è lucida mentalmente, libera di agire in qualsiasi modo desideri, coerentemente con le difficoltà della situazione.
 
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Clarissa Scott
view post Posted on 24/11/2019, 19:47




L
'incantesimo non era andato a buon fine, cosa su cui francamente non aveva troppi dubbi. La confusione che fino a quel momento aveva invaso la sua mente la rendeva facile preda di quelle creature e della paura, portandola a errare laddove sarebbe stato tanto semplice riuscire.
Eppure, il suo grido distrasse abbastanza la creatura da convincerla a lasciare la presa su Angela, anche se solo per un momento. La strega riuscì a recuperare la propria bacchetta, incurante delle ferite e del sangue, e a confrontarsi con la creatura, scacciandola tra gli alberi. Clarissa per un momento si sentì al sicuro, ma quando vide Angela inseguire il mostro, la paura si impossessò nuovamente di lei. E non fu l'unica cosa che la imprigionò, poiché la seconda creatura si avventò sulle sue gambe e la trascinò via, segnando il tragitto col suo corpicino, che si dimenava per riuscire a scappare dal destino che l'attendeva. Urlava, o cercava di farlo a causa della neve che le rendeva difficile persino parlare o respirare, mentre tentava di chiedere aiuto ad Angela o a chiunque si fosse trovato nei paraggi. Non poteva farcela da sola, ecco a cosa pensava mentre la mano stringeva ancora la bacchetta ma il terrore la divorava.
Cosa le avrebbe fatto quel mostro? Angela avrebbe davvero lasciato che la uccidesse o che si cibasse di lei? Lacrime amare iniziarono a fluire dagli occhi serrati, un po' per la neve e un po' per non voler accettare la verità. Nonostante tentasse di dimenare le gambe da quella presa talmente salda da ferirla, si aggrappava con la mano sinistra al suolo, trascinando dietro di sé malloppi di neve fresca e gelida senza però riuscire a rallentare il suo nemico. Tossiva e arrancava, sentendo la gola bruciare per gli sforzi che faceva nel tentativo di chiamare aiuto, ma sapeva bene in fondo al cuore che nessuno sarebbe accorso.
Si era fidata di Angela, aveva utilizzato il suo unico colpo a disposizione per aiutarla, sperando che lei potesse liberarsi facilmente di entrambe le creature, ora che le aveva sotto tiro, e invece...
Con quella consapevolezza la ragazzina smise di agitarsi, cercando di sollevare il capo a sufficienza per far sì che la neve non la ostacolasse ulteriormente; la mano destra puntò saldamente la bacchetta davanti a sé, proprio in direzione della creatura, e il polso compì veloce tre rotazioni in senso orario.
E uno...
Ripetè la formula nella mente, in modo da non sbagliare neppure una sillaba e darle l'intonazione corretta.
E due...
Gli occhi puntavano imperterriti il nemico, cercando di non badare alle lacrime che le appannavano la vista.
E tre.
«Flipendo!»
Quella volta, sarebbe stato per lei.


PS: 89/100
PC: 42/50
PM: 46/50
 
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view post Posted on 7/12/2019, 11:32
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Il Fato

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Erano attimi concitati, animati dall’esplosione in lontananza degli incantesimi di Angela e dall’opprimente tamburellare del cuore di Clarissa contro le costole. Persino scivolare nella neve gelida, trascinata a forza da mani sconosciute, aveva perso ogni importanza. L’imperativo era sopravvivere, incurante del freddo, della paura o del dolore: più Clarissa si aggrappava a cumuli di neve ghiacciata in superficie e più la creatura aumentava la pressione sulle sue gracili gambette. La stringeva come se non volesse separarsi da lei mai più. E la Corvonero, per quanto terrorizzata da quei momenti e dalla propria sfortuna, non voleva arrendersi. Se Angela l’aveva abbandonata davvero, Clarissa avrebbe dovuto cavarsela da sola; la situazione, tuttavia, non era pienamente a suo favore. Scalciando e strattonando, la bambina si dimenava con vigore crescente - contro ogni aspettativa - assestando colpi a casaccio in qualsiasi parte del corpo che l’Erkling potesse esporle passo dopo passo. Per un attimo le sarebbe sembrato di sentire la creatura perdere il passo a causa di un colpo diretto alle gambe senza eccessiva pianificazione (-5PS; - 2PC). Eppure, più Clarissa colpiva, più la bestia rinsaldava la presa e stringeva le dita ossute nella carne celata dalle vesti che Angela le aveva prestato (-4PS; - 2PC). Fu forse aggrappandosi a quel dolore che la piccina trovò la forza - ma ancor più il coraggio - di tentare un’ultima disperata manovra: un nuovo calcio e l’obiettivo di destabilizzare l’Erkling andarono a buon fine e, finalmente, Clarissa percepì allentarsi la pressione sulla gamba destra. Era fatta: sarebbe bastato voltarsi appena, arrestando la marcia, per voltarsi ed eseguire un incanto, questa volta più preciso. Tre rotazioni più decise, enumerate mentalmente e desiderate quanto l’istinto di sopravvivenza le avrebbe permesso; la formula, infine, suggellò l’esecuzione ed ecco che - nonostante una volontà minata dalla paura - un getto di luce scarlatta si originò dalla bacchetta della giovane strega, abbattendosi sul petto della creatura, impegnata a riprenderla con ogni sforzo possibile. In fin dei conti, era già un giorno che del buon cibo non giungeva alla loro portata: era questione di vita o di morte. Gli Erkling non erano creature stupide, ma non erano nemmeno capaci di arrendersi di fronte alle difficoltà. Dopo essere stato scagliato lontano, per circa due metri, ed aver sbattuto contro il tronco di un abete, l’animale fu ricoperto dalla neve caduta dai rami sovrastanti, senza sparire tuttavia alla vista (-8PS; - 4 PC; - 3PM). Smarrito e intontito dal colpo ricevuto, l’Erkling si rimise in piedi dopo qualche istante di incertezza: i suoi occhi iniettati di sangue e bramosi di vendetta individuarono immediatamente Clarissa, ancora stesa nella neve, ma non più prona. Ora il suo viso rigato di lacrime gelate era rivolto al cielo oscuro, alla Luna argentea e alla creatura che, in un ringhio disumano, desiderava vendicarsi dell’affronto subito. Clarissa doveva preparsi e doveva farlo decisamente in fretta.




Clarissa Scott:

PS: 85/100
PC: 40/50
PM: 48/50


Angela:

PS: 148/160
PC: 95/110
PM: 109/110


Erkling 1:

PS: 93/100
PC: 96/100
PM: 100


Erkling 2:

PS: 87/100
PC: 94/100
PM: 97/100


 
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Clarissa Scott
view post Posted on 17/12/2019, 23:03




S
entiva quegli artigli affondare nella carne delle proprie gambe senza alcun ritegno e paradossalmente la sensazione derivante dalla carne lacerata andava di pari passo con quella relativa alla maggiore libertà che andava ad acquistare mano mano che assestava una tallonata al corpo esile ma estremamente forte della creatura.
L’impellente necessità di fuggire e salvarsi la vita le rendeva possibile non focalizzare la propria attenzione sul dolore alle caviglie, tentando invece in ogni modo di trovare una via di fuga. Di Angela neppure un segnale, era evidente come si fosse dileguata e Clarissa, se ne avesse avuto modo e tempo, si sarebbe data della stupida per essersi fidata di lei e aver tentato di aiutarla per ripagare il favore che la donna le aveva rivolto.
Ma ci sarebbe stato altro tempo per pensare a questo. Al secondo calcio bene assestato, la presa sulla gamba destra venne a diminuire e quel momento fu essenziale per lei, che riuscì a voltarsi, puntare la bacchetta contro la creatura e castare l’incanto offensivo.
E andò a buon fine.
L’Erkling venne colpito dalla luce scarlatta della bacchetta della ragazzina e fu scaraventato contro il tronco di un abete. Clarissa osservò la propria opera con la bocca spalancata e il viso rigato da lacrime dovute più alla paura che non al dolore.
Quando vide la creatura rimettersi in piedi, lei fece lo stesso, tentando di far forza sulla caviglia ferita e sanguinante e ricacciando indietro le lacrime, per quanto fosse impossibile ignorare la paura.
L’Erkling era furibondo e Clarissa ne era consapevole. Che fare? Si lasciò andare all’istinto e seguì il movimento della bacchetta, che si sollevava in direzione della creatura che voleva fare di lei il proprio pasto serale. Avrebbe tentato un altro attacco cercando di sconfiggerlo? Non era certa di avere la preparazione adatta per farlo -considerazione rafforzata dalle irrilevanti conseguenze generate nel mostro a seguito dell’attacco- motivo per cui decise di attuare una seconda strategia: avrebbe tentato di rallentarlo, iniziando poi a correre a perdifiato verso il castello, ignorando il più possibile il dolore alla gamba. Non aveva altra scelta, il secondo Erkling poteva tornare in qualunque momento e ormai lei non contava più sull’aiuto di Angela.
Non le era difficile focalizzare la propria attenzione sulle gambe dell'avversario, poiché dopo che si era messo in piedi esse erano semplici da individuare. Clarissa era consapevole del fatto che, se avesse voluto che l'incantesimo avesse successo, avrebbe dovuto concentrarsi, nonostante la paura la accecasse. Tuttavia, a mente fredda e col senno di poi, avrebbe individuato qualcos'altro, oltre il timore, ad animarla: un'adrenalina che per via delle circostanze non era in grado di riconoscere come tale. Voleva vivere, e quel desiderio, paradossalmente, la faceva sentire viva.
La bacchetta puntò quelle gambe e il polsò compì un movimento curvilineo, quasi a voler imitare il colpo di una frusta, mentre la punta del catalizzatore andava a orientarsi nuovamente sugli arti inferiori della creatura. Durante quel movimento, la ragazzina immaginò le gambe del nemico divenire molli, quasi gelatinose, in modo da rallentare visibilmente la sua andatura e darsi così il tempo di scappare.
«Gambemolli!»
Clarissa diede voce alla formula tentando di mantenere un tono deciso, piuttosto alto e soprattutto scandendo bene lettere e sillabe, in modo che fosse chiaro il proprio intento più a se stessa che al nemico.
Non era un granché come scelta, ma era di certo tutto ciò che poteva permettersi in quel momento.
Se fosse riuscita nel proprio intento, si sarebbe rivolta verso il punto in cui doveva trovarsi il castello e avrebbe iniziato a correre a perdifiato, senza guardarsi più indietro, facendo di tutto per ignorare il dolore alla gamba e sperando che le luci della fortezza le fungessero da guida.


PS: 85/100
PC: 40/50
PM: 48/50
 
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view post Posted on 20/12/2019, 18:19
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Il Fato

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Un battito di ciglia, un respiro lungo e profondo, il bruciore della pelle scorticata - pulsante, vivo come il cuore che le batteva nel petto - e gli occhi spaventati rivolti alla creatura in lenta, ma graduale ripresa. Clarissa non aveva chance di sopravvivere restando in quella foresta. L’Erkling si sarebbe ripreso e, veloce come il vento che ora soffiava da est, l’avrebbe raggiunta di nuovo irretendola con la sua risata malevola. In lontananza, l’unica certezza che Angela fosse viva e fosse ancora lì, in quei boschi, era data dallo scoppiettio lontano di incanti infranti sulla corteccia degli abeti; voltandosi verso il punto in cui l’aveva vista sparire, Clarissa avrebbe notato dei foschi bagliori di luce - talvolta rossi, talvolta biancastri; eppure, la Corvonero non desiderava sapere dov’ella fosse, poiché la sua vita era appesa ad un filo, sostenuto solamente dalla volontà della giovane streghetta stessa. Angela non aveva meriti o obblighi verso di lei, non più.
Clarissa decise in fretta che cosa dovesse essere fatto: la bacchetta sollevata di nuovo contro la creatura, quest’ultima protesa in avanti, e una strategia ben precisa nella mente. Stanca, dolente e spaventata, Clarissa dimostrava ancora una volta l’acume di un Corvonero degno della sua Fondatrice. Se non poteva sbarazzarsi definitivamente dell’Erkling, rallentarlo sarebbe stata la sua unica possibilità di salvezza. Il castello si ergeva sullo sperone di roccia che sovrastava quella porzione di bosco: la pietra nera, coperta di licheni e muschi in molte zone, era una parete pressoché liscia al tatto, con pochissime asperità a cui potersi aggrappare. Clarissa, però, non poteva saperlo. Così, quando l’incanto ebbe successo e la creatura si trovò instabile su quelle che dovevano essere le ginocchia ossute (-8PS), Clarissa avrebbe dovuto correre con quanto più fiato avesse in corpo, mettendo da parte la paura, sperando di sopravvivere grazie all’ausilio della propria intelligenza e scaltrezza. Chiunque avrebbe potuto ingaggiare un duello, ma nessuno con la stessa inesperienza di Clarissa Scott avrebbe saputo tener testa ad una creatura simile. Ed il fatto che ne avessero incrociate ben due, non doveva far ben sperare la giovane: forse, dopotutto, tra i boschi fitti, coi tronchi sempre più ravvicinati e la neve compatta, se ne nascondevano a decine. Il suo pensiero, tuttavia, non era rivolto a questo, bensì al castello.
Che corresse o camminasse, Clarissa avrebbe potuto scorgere chiaramente le luci soffuse illuminarne le stanze, come piccoli puntini luminosi simili a stelle lontane. Quanta strada avrebbe dovuto compiere per arrivarci? E soprattutto chi viveva in quel maniero irraggiungibile? Il dolore alla gamba restava costante, col bruciore della pelle esposta a diretto contatto con la pezza dei pantaloni che Angela le aveva prestato. Le fibre si appigliavano ai sottili lembi di pelle sbrecciata, causandole ancor più pena (-4PS; - 2PC), ma la piccola continuava a procedere, lasciando via via dietro di sé una quantità sempre minore di sangue. All’inizio, scivolando lungo il polpaccio magro, quello aveva macchiato le vesti, salvo poi gocciolare piano piano insozzando la purezza della neve gelida. Presto avrebbe trovato ristoro - quello era il suo unico pensiero.

Ma la foresta aveva davvero finito con lei?

Un ululato lontano, un ultimo scoppio e un bagliore. E fu il silenzio. La creatura notturna aveva smesso di seguirla - se mai aveva potuto farlo davvero - e di Angela non v’era traccia.
Costeggiava l’asperità rocciosa, la giovane e talentuosa Clarissa, immaginando forse il tepore di un caminetto acceso e un pasto caldo, magari anche un sonno ristoratore tra coperte pesanti e un cuscino di morbide piume. Invece, tutto ciò che aveva era il freddo gelido dell’inverno e la paura nel cuore.
Un corridoio di neve intonsa costeggiava la roccia liscia - ora poteva vederla e toccarla - e le piante dai fusti larghi ed alti; la neve aveva ricominciato a cadere da poco quando la piccina, sfinita dalla corsa udì quella risata terribile. Poi, come all’improvviso, il suono tremendo sembrò ovattato, come se si trovasse all’interno di una campana di vetro o di una bolla di sapone. Che cos’era accaduto? Niente intorno a lei sembrava mutato. Ad eccezione di una cosa: un portale scavato nella roccia distava a poco più di una decina di metri da lei. Di foggia semplice, tutt'altro che elaborata, si trattava di un architrave con due stipiti intrasiati di quelle che dovevano essere rune antiche; la porta vera e propria era in realtà di pesante legno dipinto per sembrare fatto di roccia. Sulla sua superficie nessun segno, né un battocchio per poter bussare e rendere nota la propria presenza. Un torcia, appesa a lato, il cui bagliore si riverberava nella neve fresca, era comparsa altrettanto improvvisamente nello scenario. Di nuovo, una domanda già pensata. Che cos’era accaduto?




Clarissa Scott:

PS: 81/100
PC: 38/50
PM: 50/50


Angela:

PS: 148/160
PC: 95/110
PM: 109/110


Erkling 1:

PS: 93/100
PC: 96/100
PM: 100


Erkling 2:

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view post Posted on 19/5/2020, 22:52
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Alice Wagner
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A lice si trovava a bighellonare al piano terra, con la pancia ancora piena del pranzo servito in sala grande, al quale non si era risparmiata di abbuffarvisi come se non avesse mai visto cibo prima d'ora. Come ogni volta dopotutto. Aveva un'andatura piuttosto lenta, quasi come se stesse passeggiando più che spostarsi da una parte all'altra del castello come tutti gli altri, in piena isteria. Sulla sua spalla, anche lui abbuffato come un uovo ripieno, stava accoccolato il suo scoiattolino Tobi che più della sua padrona sembrava in una trance mistica post-pranzo.
Alice aveva l'aria di chi non aveva per niente voglia di sorbirsi due ore di lezione di pozioni e se ne stava al momento con la bocca a mezz'aperta aspettando uno sbadiglio grande quanto un portone, mentre la mano volava a voler nascondere la smorfia. Nel mentre della manovra acrobatica, le capitò di notare con la coda dell'occhio uno stanzino che non aveva mai visto prima. Non le sembrava nemmeno possibile che ci fosse uno stanzino da quelle parti e presa dalla curiosità non esitò ad avvicinarsi quattamente per darci una sbirciatina all'interno. Tobi sembrò risvegliarsi dal suo sonno, anche lui preso dalla stessa curiosità di Alice, per cui entrambi fecero leggermente capolino dalla porta, con questo guizzo di luce negli occhi. Manco avessero trovato un forziere fantasma. Forse però avevano trovato il modo di darsi una svegliata. La prima nota dolente che colpì entrambi, una volta avvicinatisi, più che l'angustia del luogo, fu la puzza di pesce fritto e l'odore di chiuso oltre che un soave fetore di cibo per gatti. Alice pensò che quello fosse sicuramente un luogo che valesse la pena d'essere esplorato, dopotutto che avventura sarebbe mai stata se si fossero trovati in un posto che odorava di rose? Probabilmente l'avventura di qualcuno con un minimo di cervello in più. Affondati ormai con entrambi i piedi nella trappola, non poterono fare a meno di proseguire immergendosi in quel perfetto nascondiglio di cianfrusaglie che avrebbe potuto portare all'esaurimento nervoso perfino Marie Kondo. Prima di tutto perché per per Alice era impossibile pensare che qualcuno di quegli oggetti rintanati lì potesse portare anche un minimo di gioia, ma soprattutto perché c'era davvero un gran casino.Insomma in giro c'era di tutto, da semplici oggetti dimenticati per sbaglio in aula, fino ad una perfetta riproduzione del sistema di torture da far invidia alla Santa Inquisizione. Qualcosa di decisamente interessante, se si pensa al fatto che tutto questo era possibile trovarlo in un ripostiglio nascosto, in una delle Scuole di Magia e Stregoneria più importanti al mondo. Alice tuttavia sembrava avesse appena scoperto l'America e l'idea del pericolo non la sfiorava nemmeno per sbaglio. Lei adorava le sfide! Si fermò dunque dietro il vecchio Gazza e la gattina inquietante di lui, intenta a cercar di capire con quale tipo di principio stesse cercando di far ordine, sollevò un sopracciglio divertita. Si sentiva quasi sua mamma, intenta a guardare se stessa scavare nella confusione << Ahm, pulizie di Primavera?>> esclamò ironica, accennando un sorrisetto nascosto << Magari posso essere d'aiuto?>> aggiunse velocemente, sempre con i suoi modi affabili. Sapeva bene quanto fosse scontroso il vecchio Gazza, ma non le importava.



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«A pity they let the old punishments die. God, I miss the screaming.»
Un fragoroso starnuto del vecchio Argus Gazza rimbombò fra le pareti incrostate dell'ufficio. Con un soffio lo strato di polvere su un arnese arrugginito e acuminato, simile a una tagliola, si produsse nell'ennesima nuvola che andò a inondare lo stretto ambiente dall'aria già irrespirabile. Il guardiano sembrava assorto nella contemplazione della trappola per volpi, e non si accorse subito di esser stato chiamato da qualcuno sul ciglio dell'ingresso - vuoi anche, e soprattutto, per la sordità che l'avanzare dell'età gli donava. Mrs Purr, anch'essa acciaccata e spelacchiata, scostò lo sguardo dai batuffoli di polvere nell'aria alla figura della ragazzina, ed in particolare su quella dello scoiattolo sulla sua spalla che annusava stomacato il puzzo emanato dalle crocchette. Col suo sonoro miagolio - seguito da una leccata del muso - Gazza si voltò allarmato notando Alice. Mise a fuoco per qualche secondo, nel tentativo di identificare colei che aveva osato disturbarlo nella sua sacra dimora, e per capire cosa diamine fosse la palla pelosa rossiccia che si muoveva nervosamente sulle sue spalle.
«Tu!» gridò puntandole il dito avvizzito addosso. «Tieni le mani in vista, marmocchia. Se vedo che ti intaschi qualcosa giuro che ti appendo per le caviglie al pendolo della Torre dell'Orologio.»
La minaccia suonava patetica di suo, anche perché Peverell non avrebbe mai permesso una cosa del genere. Si sperava che il vecchio preside si limitasse a punire i suoi studenti per le loro marachelle passate, future e presenti con la Scuola di Atene, e non con quei terribili metodi medievali.
Si alzò arrancando per avvicinarsi, e così fece anche Mrs Purr in maniera più fluida balzando sopra una mensola. La guardò sospettoso, pungendola con uno sguardo cupo e cirrotico, così come la gatta, che coi suoi occhi seguiva attenta i movimenti dello scoiattolo.
«Cos'è che hai detto? Vuoi dare una mano?!» Non appena Argus ripeté le parole della fanciulla si rese conto che in fondo non aveva detto nulla di male. Tuttavia, perdinci, la sua persona doveva essere rispettata in quel castello, anche se era troppo sordo per capire subito cosa gli diceva la gente! Se solo fosse stato un mago... gliela avrebbe fatta vedere a quegli studentelli scansafatiche come si filava dritto! In effetti però c'era qualcosa in cui Alice poteva aiutarlo. Quel registro... il catalogo degli oggetti dispersi. Insomma, lui non aveva tutta questa pazienza da star lì ore e ore a compilarlo, e trovava scrivere con la piuma e il calamaio parecchio ostico.
«Vuoi collaborare? E allora prendi quel libro e cataloga tutti gli oggetti che ci sono in questo armadietto. Niente cena in Sala Grande se non avrai finito!»
Potevano essere un po' ingiusti i modi scelti da Gazza, ma riempire quel catalogo sarebbe stato davvero un bel gesto nei confronti di un povero magonò. L'armadietto era colmo di roba, cianfrusaglie noiose, il libro sembrava intoccato da anni a giudicare dallo strato di polvere che ne incrostava la copertina e le pagine attaccate, ed era un miracolo se l'inchiostro dentro il calamaio era ancora liquido. L'unica cosa che mancava all'appello era la piuma d'oca per scrivere. Guardandosi attorno Alice ne avrebbe trovata una in cima a uno scaffale. Il colore, di un rosso sgargiante come i suoi capelli, era difficile da non notare. La bellezza dei suoi filamenti, toccati da colpi aranciati che la rendevano pari al guizzo di una fiamma, la rendeva imparagonabile a qualsiasi altra piuma mai vista.
«E siediti in quell'angolo, così che io ti possa tenere sotto controllo!»

Benvenuta Alice! Posta pure le tue statistiche e l'inventario plausibile. Ti ricordo che da regolamento prima di una qualsiasi modifica ai post bisogna scrivere al Master e attendere la sua convalida. Per qualsiasi dubbio scrivimi un mp.
 
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view post Posted on 2/6/2020, 18:01
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A lice starnutì vigorosamente a causa della polvere lanciata in aria dal vecchio Gazza, agitando la mano a mezz'aria come a volerla scacciare dalla sua faccia. Difficile capire in che direzione precisa fosse stata dispersa dato che lì dentro era quasi buio pesto. Gli occhi della gatta però non le sfuggirono, come poteva sottrarsi da uno sguardo così inquietante? E insomma a lei i gatti facevano anche simpatia solitamente, ma mrs Purr faceva gelare il sangue nelle vene << Ehi amico io mi guarderei le spalle fossi in te, quella ti guarda come fossi un pasticcino alla zucca>> sussurrò Alice allo scoiattolino appeso sulla sua spalla, il quale sembrò condividere la sua preoccupazione con uno squittio sonoro. Non passò poco prima che il vecchio Gazza si accorse di loro, giusto quello che per Alice sembrò un tempo decisamente lungo, ma come si vociferava in giro, non pareva sentirci troppo il vecchio guardiano. Alice sollevò le mani in aria senza farselo ripetere due volte, inghiottendo saliva nell'immaginarsi la scena di lei sottosopra a quell'altezza. Non sembrava promettere bene, Tobias fece lo stesso, fissando però la gatta. Rappresentavano l'immagine perfetta di un duo comico << Ehi ehi, vengo in pace okay? Ahm... Signor Gazza?> domandò come se non sapesse nemmeno lei come approcciarsi al guardiano, insomma era venuta con le buone, non voleva di certo finire in punizione. Anche se l'idea di intascarsi una di quelle trappole mortali l'entusiasmava non poco. Forse se fosse riuscita a distrarlo...ma i pensieri correvano veloci e il vecchio aveva già cambiato argomento. Prima l'aveva sgridata come se avesse tentato di derubarlo quando voleva solo offrirsi come volontaria e poi, qualche secondo dopo, ci aveva ripensato. Alice in tutto ciò non aveva ancora abbassato le mani. Teneva d'occhio però la propria bacchetta continuamente, la aveva infilata in una tasca interna della gonna così per poterla trasportare comodamente ed era diventata la sua abitudine controllare che fosse lì. Di solito le capitava di farlo in situazioni in cui avvertiva il pericolo avvicinarsi, quale situazione migliore di quella?
Il vecchio finalmente sputò il rospo e le ordinò brutalmente cosa fare << Oggetti da catalogare?? >> chiese Alice con voce poco sorpresa. Davvero? Di certo non proprio quello che si aspettava. Insomma in una stanza ripiena di così tante stramberie voleva sperare in un incarico più avventuroso. Nonostante ciò, aveva ora finalmente abbassato le mani e sembrava essersi incuriosita riguardo al suo compito, almeno questo gli avrebbe dato la possibilità di dare un'occhiata in giro e soprattutto di non finire appesa a testa all'ingiù dalla torre dell'Orologio.Si sarebbe quindi diretta verso l'armadietto, posando gli occhi chiari su quello che doveva essere il libro di cui il vecchio parlava. Alice avrebbe provato a toccarne la copertina con l'indice medio, tastando i centimetri di polvere accumulati sopra << Bleah>> una smorfia schifata le si sarebbe quindi dipinta sul volto e un successivo starnuto. Okay quella era roba di secoli fa, per quanto le riguardava poteva risalire perfino ai tempi della fondazione di Hogwarts. Avrebbe quindi provato a sollevare il libro e portarlo nell'angolo suggerito da Gazza, notando con dispiacere la consistenza decisamente curiosa dell'inchiostro presente nel calamaio << Oh Gott>> avrebbe successivamente commentato da sola nella sua lingua madre, un bisbiglio piuttosto acuto, mentre gli occhi si interrogavano alla ricerca di una piuma. Non sembrava essercene nemmeno una in giro, se nonché ad un tratto qualcosa di rosso ed acceso parve comparire nel suo campo visivo. Era una piuma bellissima, non ne aveva mai vista una così scintillante. Come poteva quel posto possedere una cosa del genere? Senza troppo indugio Alice avrebbe provato a prenderla, afferrandola con un gesto veloce e slanciato, prima che Gazza potesse farle alcun tipo di ramanzina.



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Punti Statistica

Salute: 100

Corpo: 50

Mana: 50

Esperienza: 1

Pozione: 0

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Inventario

Bacchetta (Legno di Sequoia, Piuma di Ippogrifo, 11pollici, Flessibile)

Fischietto richiamo scoiattolo

Collanina con una piccola volpe intagliata in legno

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view post Posted on 10/6/2020, 12:02
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«A pity they let the old punishments die. God, I miss the screaming.»
Il pronostico del giorno decretava un pomeriggio noioso, da passare all'insegna della polvere e della puzza delle scatolette per gatti. In effetti, Alice cosa si aspettava di trovare lì dentro? Un passaggio segreto che la portasse dritta dritta da Zonko? Un uovo di drago in procinto di schiudersi confiscato a uno studente troppo temerario? In mezzo a tutte quelle cianfrusaglie, l'unica cosa in grado di intrattenere l'attenzione della piccola Grifondoro era la presenza di Mrs Purr, che sembrava aver puntato il suo scoiattolino come digestivo post-pranzo.
Andare alla ricerca di novità fresche spesso non portava a nulla, ma nel momento in cui si accettava la quiete ecco che l'inaspettato veniva a scombussolare quanto di acquisito, persino nel momento più inopportuno. Tobias, orecchie e coda tese, aveva captato il pericolo: la spelacchiata Maine Coon si era preparata a spiccare un balzo e così egli stesso aveva fatto, dritto verso una mensola piena di barattoli di gobbiglie incrostati di polvere e ragnatele. Il tempismo della gatta aveva spaccato il capello in quattro, cogliendo l'attimo in cui Alice si era distratta per cogliere la piuma rossa per attaccare il suo amico divora-nocciole. La rincorsa era appena cominciata, ma Alice, anche se avesse colto la situazione in atto, non avrebbe potuto farci nulla. Un lampo di luce scarlatta simile a una fiammata dipartì dall'oggetto che aveva appena afferrata, divorandola e inghiottendo tutto ciò che la vista aveva registrato di quel luogo. Un leggero dolore agli occhi, la sensazione di farsi vapore, il tatto e la forza-peso del suo corpo che venivano meno, e non rimase nulla della fatiscenza dell'ufficio di Gazza, nemmeno il miagolio minaccioso di Mrs Purr e gli squittii spaventati di Tobias.

Per quanto la Grifondoro avesse cercato di lottare non avrebbe potuto resistere al potere segreto della piuma. Solo il tempo fu in grado di ridurre quel terribile bagliore, dando sollievo ai suoi occhi chiari e permettendole di percepire di nuovo il corpo in forma fisica, a partire dal pizzicore degli arti che sembravano essersi addormentati. La grande luce si era ristretta, lasciando per un tratto la vista appannata. Ridotta a una grossa macchia rossa, si dimenava furiosa, rivelando lentamente la sua vera natura: un falò, i cui lapilli dipartivano da ceppi scoppiettanti. Resasi conto di quella novità, Alice avrebbe compreso di trovarsi in un mondo ben lontano da quello dell'ufficio del guardiano di Hogwarts. Di Tobias non vi era traccia, e nemmeno della vecchia Mrs Purr. Guardandosi attorno avrebbe notato che le cianfrusaglie impolverate avevano mutato forma e si erano trasformate in esseri umani dalla pelle rossastra baciata dai raggi del tramonto, che cantavano a squarciagola, che danzavano saltando e roteando e che suonavano tamburi e flautini intagliati nel legno. Le loro teste erano cinte da copricapi fatti di piume d'aquila, e c'era chi ne possedeva una cascata, chi solo una. Alice, in tutto ciò, era seduta a gambe incrociate ad ammirare la scena assieme ad altri tre ragazzini della sua età, due maschi e una femmina. Tutti e quattro erano vestiti con la stessa casacca di pelle - la divisa di Hogwarts era scomparsa. Delle donne pellerossa stavano passando dietro e davanti a loro per legargli i capelli in lunghe trecce brune, cingere le teste con nastri propiziatori e tingere i loro volti. Quando passarono davanti ad Alice, le trecce rosse e gli occhi chiari suscitarono in loro stupore. Decisero dunque di ornarle guance, fronte e mento dello stesso colore, mentre gli altri due ragazzini, che la squadravano incuriositi, rispettivamente di giallo e blu, e la ragazzina, più infastidita che altro dalla sua presenza, di verde.
Di tempo ce ne fu poco per continuare a fissarsi e a studiarsi, poiché i tamburi e i canti si zittirono all'improvviso, lasciando focalizzare l'attenzione di tutti i presenti su un uomo abbastanza vecchio ma dalla muscolatura ancora possente, con un copricapo realizzato col grande teschio e il becco di un volatile e delle piume che scendevano fino ai suoi polpacci, che impose la sua figura davanti al fuoco.
«Augh!» disse questi, e la tribù rispose imitandolo in coro. «AUGH!»
«Oggi celebriamo il grande rito di passaggio tanto atteso. E' scritto nel firmamento, le stelle mi hanno parlato cedendo la parola alle aquile. I loro disegni nel vento erano chiari questa mattina, e le mandrie di Re'em in avvicinamento indicano che questo è il giorno più propizio.»
Gli astanti si espressero in urla e saltelli, un colpo di tamburo sottolineò le parole del grande capo.
«Io, Aquila in Volo, faccio le veci degli Dei, e gli Dei dicono che solo tre di questi giovani guerrieri sono degni di superare la prova per far parte ufficialmente della Tribù delle Piume!» La risposta del pubblico si fece risentire ancora più forte, i flautini di legno intonarono note lunghe e acute. Il grande capo fece un passo avanti in direzione di Alice, e le prese la piuma rossa trovata nell'ormai lontanissimo ufficio di Gazza, che ella teneva ancora fra le mani.
«Tre frecce piumate verranno scoccate oltre la radura, e coloro che le riporteranno qui verranno incoronati del titolo di Giovani Falchi! Colui che non ci riuscirà sarà bandito dalla vallata per sempre
Le grida dei pellerossa furono più intense che mai. Sembrava che Alice fosse stata catapultata in una situazione del tutto fuori dal normale. Tobias non c'era più, e forse era stato già pappato da Mrs Purr. Come avrebbe potuto salvarlo se l'unico legame che aveva ancora col castello in Scozia le era stato strappato di mano per essere scagliato a chissà quante yarde di distanza?

Tre arcieri muniti di arco lanciarono le tre frecce dalle piume scarlatte - una di queste era la nostra - oltre le spalle dei quattro ragazzini, dove si estendeva una fitta foresta. Scomparvero oltre le chiome degli alberi, disperdendo il loro colore acceso nel verde della vegetazione.
«Ai posti di partenza.» sentenziò Aquila in Volo. «Via!»
I tre ragazzini pellerossa si fiondarono in corsa nella boscaglia, la tribù aveva intonato un canto energico. Il ritmo furioso tamburi segnò l'inizio della gara.
 
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D iciamo che una volta entrata all'interno dello "Sgabuzzino" o meglio dire "Ufficio" come era solito chiamarlo il vecchio, Alice si aspettava di potersene uscire con qualche souvenir, magari qualche pezzo di arnese che le sarebbe potuto servire per costruire uno degli aggeggi che aveva in mente. Non aveva di certo programmato di finire intrappolata in una condanna punitiva, fatta di polvere e noiosi materiali da catalogare. Senza contare le continue minacce di morte poste, anche poco candidamente, dalla gatta spelacchiata di Gazza al suo amichetto arrampicatore. La Grifondoro ora non aveva più il tempo di maledirsi per aver messo piede lì dentro, preferiva iniziare e portarsi avanti con il lavoro e finire, se tutto fosse andato secondo i piani, almeno prima di cena.
Nel peggiore dei casi avrebbe dovuto tentare di distrarre il guardiano e darsi alla fuga, inimicandoselo forse per sempre. Ma alla fine, quale studente non era già considerato da lui un nemico giurato dell'ordine pubblico? Lo squittio dello scoiattolino arrivò troppo tardi alle orecchie di Alice, che aveva ormai afferrato la piuma, dalla quale una luce intensissima sembrava star divampando.
Ebbe forse un secondo di tempo per urlare, o pensare nel caso non fosse riuscita a pronunciar parola << Tobi!!! Neeeein!>> prima di avvertire uno strano bruciore agli occhi, sentire il corpo come leggero, inconsistente, quasi come se lei stessa stesse per svanire nel nulla. Una sensazione che non aveva nessun pari con quelle provate in precedenza, nemmeno quando quella volta salì sulla giostra che, sospesa in aria, roteava in tutte le direzioni possibili. Cosa le stava succedendo? Aveva per sbaglio urtato contro qualcosa e perso i sensi? Non riusciva a ricordarselo.
Le ci volle una quantità di tempo indefinita prima che potesse percepire nuovamente il suo corpo, anche se il bruciore degli occhi le dava ancora qualche problema.
Provò ad aprirli lentamente tentando di portare allo stesso tempo una mano dietro la testa, come a volersi accertare di non avere un enorme bozzolo.
C'era qualcosa di strano comunque. Il suo sesto senso aveva iniziato ad allarmarsi.
La prima cosa che urtò il suo naso fu un odore totalmente diverso da quel fetore d'interni precedente, sembrava di stare all'aperto, l'avevano trasportata da qualche parte?
Gli occhi, ora aperti, avevano finalmente rivelatole la presenza di un falò, e le orecchie iniziavano a regalarle dei suoni, che se da prima le arrivavano ovattati, ora riusciva chiaramente a percepire. Che fosse andato in fiamme l'intero castello?
Oltre che uno scoppiettio di legna da ardere, iniziava ora ad avvertire intorno a sè danze e urla di persone intorno a lei. Persone. Persone vestite in modo.....strano. Persone che sembravano totalmente somiglianti a degli indiani d'America, con tanto di piume e copricapo, ma a proposito di piume. Si rese conto di avere ancora la piuma rossa in mano.
Sbattè quindi le palpebre più volte, totalmente incredula. Si sentiva bene ora, le sembrava di essere perfettamente in sé e tutte quelle strane sensazioni precedenti stavano lentamente svanendo.
Ma...stava sognando. Non c'era altra spiegazione plausibile, aveva decisamente urtato le testa ed era finita in coma o qualcosa del genere, magari ora era in infermeria e stavano chiamando i suoi genitori per dirgli che era grave, ma se si fosse trattato di un sogno, perché teneva ancora la piuma tra le mani?
Gli occhi chiari ora vagavano spersi e sembravano notare a poco a poco i dettagli della scena, come ad esempio il cambio d'abiti repentino avvenuto su lei stessa.
Tirò gli occhi al cielo roteandoli, sempre più convinta di essere lei stessa il problema e che tutto quello stesse avvenendo nella sua testa
<< Oh Gott Alice, ne hai di fantasia eh...>> sussurrò mentre si rendeva conto, tastando sul capo con la destra, di non avere assolutamente nessun bitorzolo. Questo era strano. E soprattutto era strano il fatto che riuscisse ad avvertire il proprio corpo come se fosse perfettamente sveglia. Mentre realizzava tutto ciò doveva avere in viso un'espressione piuttosto sorpresa se non sconvolta e ogni volta che il suo cervello elaborava una nuova informazione, le sembrava di dare di matto. Aveva infatti notato, con un po' di ritardo, che accanto a lei sedevano degli altri ragazzetti, vestiti come lei, che la fissavano curiosi. Alice avrebbe voluto dire qualcosa, ma quando fece per aprir bocca delle donne le si avvicinarono per intrecciarle i capelli e colorarle il viso di rosso. Sembrava tutto così reale. L'idea di potersi trovare effettivamente in un posto sconosciuto ed aver viaggiato nel tempo e nello spazio non la sfiorava minimamente, era convinta di star sognando.
Ecco uno dei mille motivi per i quali Alice non è stata smistata in Corvonero.
La scena sembrava farsi interessante quando ad un tratto tutti i suoni di tamburi e danze cessarono e prese parole quello aveva tutta l'aria di essere il capotribù. Egli salutò la propria gente con un sonoro AUGH e dato che tutti intorno a lei sembravano replicare, fece di conseguenza, anche se in ritardo e con una palese dosa di incertezza della voce
<< A-A-aaug! >>
e sollevò la mano a mezz'aria, sentendosi un po' Pocahontas. Risultando probabilmente fuori luogo.
Il grande capo a quanto pare doveva fare questo grande annuncio alla tribù, nel quale spiegava le modalità del rito di passaggio. Alice si voltò come a voler vedere in viso questi giovani ragazzetti che dovevano affrontare la prova, prima di rendersi conto che stava parlando di loro quattro. Lei compresa. Sgranò gli occhi pensando che dovesse esserci qualche errore, non potevano parlare di lei, lei stava sognando. Giusto? Ma ad ogni frase tutto quello le sembrava sempre meno un sogno e più uno strano tipo di realtà. Si era resa conto solo ora di aver lasciato Tobias e Mrs Purr in uno scontro pericolosissimo e tutto era avvenuto nel momento in cui aveva colto la piuma! Che fosse una specie di passaggio verso un regno sconosciuto? Tornò a guardare la piuma, magari se avesse chiesto in giro avrebbe potuto trovare un modo per tornare indietro.
Il grande capo però prima che lei potesse far nulla le strappò la piuma dalle mani, consegnandola a degli arcieri che l'avrebbero scagliata chissà dove, Alice impallidì e provò ad alzarsi urlando un << Oh NO!! No! Aspettate---!! >> ma il suono degli strumenti avrebbe potuto probabilmente coprire ogni sua protesta. Alice non poteva far nulla, perché la piuma era stata ormai lanciata e lei si era ritrovata senza volerlo in una competizione che se non avesse vinto avrebbe finito per rovinarla!
Il suono della partenza era stato annunciato e tutti erano schizzati veloci come lepri, nella più disparate direzioni. Lei era rimasta ancora lì imbambolata, incerta sul da farsi.
<< Oh e va bene! Va bene, vincerò la vostra stupida competizione, a costo che mi ridiate la mia piuma! >> bofonchiò verso nessuno in particolare, ma con una stizza da farle colorare lo sguardo dello stesso colore dei capelli.
Avrebbe quindi provato a dirigersi in una direzione presa a casaccio, senza troppa fretta, dato che non aveva la più pallida idea di dove fosse stata spedita la sua piuma.
Essendo Alice una persona MOLTO competitiva non si sarebbe di certo tirata indietro.
Avrebbe vinto quella stramaledetta competizione, le bastava solo prendere la sua.....ma a proposito, che fine aveva fatto la sua bacchetta? Sudò freddo per un momento, provando a tastare quella casacca che indossava. Chissà se fosse riuscita a trovarla? In caso contrario avrebbe dovuto arrestarsi immediatamente per cercare una qualche arma, magari qualcuno dei pellerossa avrebbe potuto rifilarle un arco o qualcosa da utilizzare in caso di pericolo. Insomma con i pellerossa non si scherzava mica!


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La nuova avventura era piombata addosso ad Alice in maniera del tutto inaspettata. A dire il vero, era stata proprio lei ad averla afferrata alla prima occasione, benché non contasse di essere risucchiata e spedita sin dall'altra parte del mondo, chissà dove, chissà quando, e soprattutto chissà come. Poche spiegazioni le erano state date sul da farsi, su cosa si nascondeva in quella boscaglia in grado di renderla un Giovane Falco degno di entrare a far parte della Tribù delle Piume. Ma poi perché avrebbe dovuto desiderare di farne parte? Gliel'avevano chiesto o era un onore talmente grande che nessuno, persino lei, si sarebbe mai potuto sognare di rifiutare? Ciononostante Alice seguiva la sua strada, spinta dalla necessità di ritrovare quella piuma per tornare da Tobias e per salvarlo da Mrs Purr. Qualsiasi cosa avesse dovuto affrontare sarebbe stato fatto unicamente per lui, a meno che non trovasse più sfiziosa l'idea di lasciare Hogwarts per imparare il tiro con l'arco e l'arte di costruire capanne circolari con rami e pelli di Re'em... Di sicuro però aveva la magia dalla sua parte. La fida bacchetta era immune ai trabocchetti della piuma rossa, ed era rimasta al suo fianco, riservandosi un posticino in una delle due tasche della casacca che invece aveva sostituito la divisa scolastica.

La foresta era un ambiente totalmente dissimile dalla prateria al suo limitare, in cui i Nativi avevano stanziato la loro tribù. Sarebbe stato molto difficile acclimatarcisi del tutto, soprattutto per l'ammassarsi delle felci sul terreno, che erano così tante da impedirne la vista. Su di esso non era stato battuto un sentiero, e camminando si poteva sentire sotto le verdi piante invasive l'impaccio delle radici degli alberi. I tronchi enormi, infatti, dipartivano dal mare di felci come scogli, per inerpicarsi su fino a nuvole composte dal loro fogliame. Sembrava un po' di addentrarsi nella Foresta Proibita del castello, ma si sperava che Alice non fosse in grado di compiere quel paragone, considerato che l'accesso alla seconda era proibito a tutti gli studenti del primo anno.
Essere certi sulla direzione da prendere poteva essere un problema. A un primo sguardo ogni punto cardinale era segnato dallo stesso coprente manto di felci. A est gli alberi davano l'idea di esser ancor più fitti, a ovest il nulla assoluto puntellato di altri alberi, a sud c'era la prateria della Tribù delle Piume, mentre a nord, a una trentina di metri da lei, alcune rocce scure si ammonticchiavano l'una sull'altra in compagnia del muschio. Se avesse controllato a dovere, si sarebbe resa conto della peculiare forma delle rocce in cima alla piccola montagnola, limate a mo di conca. Poteva essere uno sprazzo di sentiero? Senza dubbio da lì sopra avrebbe potuto avere una visuale più completa dell'ambiente circostante. Bastava ricordarsi in che direzione erano state lanciate le frecce. Semplice, no?

Tuttavia, oltre alle radici degli alberi e alle rocce, si nascondeva qualcos'altro sotto le felci. Pochi passi, e dei suoni che avevano ben poco a che fare con la foresta giunsero alle orecchie di Alice. Si trattava di lamenti, di singhiozzi strozzati e mormorii provenienti da dietro il tronco di una grossa quercia. Sarebbe bastato avvicinarsi un po' per notare la bambina pellerossa che aveva preso parte con lei alla gara accasciata al suolo. Il suo piede sinistro si era impigliato in una grossa radice dell'albero. Livida in volto, dipinta di verde e sporca di terra, mormorava fra sé e sé una promessa di riscatto.
«Lo farò vedere io chi vincerà la gara a quei due zotici!»
Ma la promessa non poteva che rimanere vuota senza l'ausilio delle gambe. Ogni tentativo di liberarsi risultava vano: la fessura in cui si era incastrato il piede era troppo stretta e la corteccia dell'albero talmente ruvida da non permetterle di scivolare via come un'anguilla. Alice a questo punto aveva di fronte due vie: cogliere la palla al balzo e lasciare la sfidante indietro oppure aiutarla.
 
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view post Posted on 21/6/2020, 10:33
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner
Grifondoro | Studentessa I anno | 11 | Scheda | Outfit |♪XwFHG5M
A lice si era catapultata in quella avventura senza nemmeno saperlo. Non poteva di certo immaginare che raccogliere una semplice piuma avrebbe finito per farla viaggiare nello spazio e nel tempo. La Grifondoro tuttavia non si pentiva di averlo fatto e nonostante avvertisse la preoccupazione di dover in qualche modo trovare quella piuma per poter tornare a casa, sembrò anche iniziare ad abbracciare lo spirito di avventura. Soprattutto ora che aveva scoperto di avere la bacchetta con sé. Tastando un po' in giro, all'interno della casacca, riuscì ad identificare il legno ruvido di cui era composta la sua bacchetta. Piena di gioia la afferrò tra le mani, finalmente sicura ora, di poter far vedere a tutti di che pasta fosse fatta. Certo era ancora al primo anno e non conosceva chissà quanti incantesimi, però era certa che se qualcosa fosse andato storto la magia non l'avrebbe abbandonata. Un brivido di elettricità percorse il suo corpo, si stava addentrando nella foresta e per un momento le sembrò di tornare a casa. Gli odori ed i suoni del bosco le erano mancati, fece un gran respiro e con tanta energia positiva iniziò a pensare al meglio da farsi. Di fronte a si era aperto un ammasso di verde un po' disordinato, la dimensione degli alberi era enorme, questi erano alti con radici prosperose, senza contare l'infinità di felci sul terreno. Era decisamente difficile orientarsi una volta addentratasi verso l'interno. Alice poggiò una mano sul tronco di un albero vicino, aveva bisogno che la natura le desse forza. Le sembrava quasi di avvertire i respiri e i battiti di linfa che scorrevano all'interno di ogni quercia, fece ancora un gran respiro e sorrise, non aveva paura. La natura era la sua compagna fedele e nonostante si trovasse sperduta all'interno di essa era certa di poter arrivare ad utilizzarla a suo vantaggio. Iniziò a guardarsi intorno, non poteva tornare indietro verso la prateria perché era chiaro che le frecce fossero state lanciate nella direzione del bosco, quale era difficile da dire. Alice voltò il viso verso est e poi verso ovest, sembrava che da entrambe le parti gli alberi fossero fitti, troppo fitti per poter proseguire velocemente. Forse se avesse provato a proseguire verso nord, verso quelle rocce, sarebbe riuscita ad avere una visuale migliore delle frecce. Inoltre, avendo un campo visivo più aperto avrebbe potuto anche orientarsi meglio. Mentre si incamminava, ormai decisa, verso nord, avvertì dei suoni che mano a mano iniziarono ad assomigliare a lamenti. Alice sgranò gli occhi, che qualcuno fosse finito in una trappola? Iniziò a guardarsi intorno e a proseguire con cautela nella direzione dei mugolii, non voleva di certo finire anche lei nella trappola! I passi la condussero dalla ragazzina, quella dipinta di verde, che Alice aveva visto poco prima alla cerimonia. Immediatamente corse in suo soccorso, non ci pensò due volte. Il suo spirito Grifondoro era evidente in questi casi, avrebbe sempre cercato di aiutare qualcuno in difficoltà, era competitiva è vero ma ad armi pari. E non avrebbe mai e poi mai preferito la vittoria ad una vita umana, questo era semplicemente impossibile per lei anche solo pensarlo << Oddio!! Ehi, tutto bene?? Come sei finita intrappolata lì??!>> si chinò, fino a piegarsi alla sua altezza, notando solo dopo il fatto che non riuscisse a proseguire perché incastrata in una cavità della radice. La rossa sembrò riflettere per qualche minuto, non poteva liberarla a mani vuote, non aveva nessuna arma! L'unica cosa che poteva venire in suo soccorso era la magia. Ma quale incantesimo avrebbe potuto utilizzare? Le serviva qualcosa per tagliuzzare la radice in maniera da liberare l'altra dalla sua stretta. La soluzione arrivò dopo pochi secondi. Ma certo! Come aveva potuto non pensarci prima? Avrebbe provato ad utilizzare un Diffindo.
Certo, era vero che la professoressa McLinder le aveva chiaramente spiegato quanto fosse inefficace contro certe superfici di pietra o metallo, ma magari se si fosse impegnata al massimo avrebbe potuto rompere il legno, quel tanto che bastava per liberare la ragazzina << Non preoccuparti, ci penso io. Però non devi muoverti va bene? Stai ferma e vedrai che tra poco sarai libera. E--chiudi gli occhi va bene? >> le disse Alice, guardandola seriamente in viso, voleva trasmetterle sicurezza e rassicurarla forse era il modo migliore per non farla andare nel panico. Insomma magari lei non sapeva nulla della magia! Tirò fuori la bacchetta e la puntò verso la parte esterna della radice in maniera da non entrare in contatto con il piede della ragazzina, nel peggiore dei casi avrebbe finito per graffiarla, ma voleva comunque evitarlo. In questo modo avrebbe potuto comunque rompere la radice e darle modo di liberarsi, almeno teoricamente. Sapeva che la pronuncia dell'incanto non doveva avere nessun tipo di inflessione particolare, per cui pronunciò in maniera sicura <<Diffindo!>> se l'incantesimo avesse avuto l'effetto sperato, la radice avrebbe dovuto spezzarsi se non del tutto, almeno un minimo, per permettere all'altra di sgusciare via.


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Punti Statistica

Salute: 100

Corpo: 50

Mana: 50

Esperienza: 1

Pozione: 0

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Inventario

Bacchetta (Legno di Sequoia, Piuma di Ippogrifo, 11pollici, Flessibile)

Fischietto richiamo scoiattolo

Collanina con una piccola volpe intagliata in legno

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