« Evviva lo Zufolo » Mary Grenger
Lo store musicale londinese era diventato ormai uno dei luoghi più familiari, apprezzati e piacevoli in assoluto per Oliver. L'amicizia che aveva stretto con il proprietario, il signor Vinaccia, superava di gran lunga una semplice relazione lavorativa, e nell'ultimo periodo iniziava ad affezionarsi ai clienti ancor più del solito. Come quella ragazzina dai dreadlocks variopinti, di tanto in tanto stuzzicati da un lieve incantesimo di librazione che la rendeva quasi una Medusa dei giorni odierni; aveva chiesto un violoncello che potesse
contemporaneamente cambiare colore, forma e melodia al solo contatto. Una peculiarità tanto fattibile quanto fuori dall'ordinario, così Oliver le aveva spiegato come la magia più malleabile potesse tranquillamente giungere in soccorso - una coppia di trasfigurazioni, e giù di lì -, e come allo stesso modo lo strumento potesse risentirne nella sua più limpida qualità musicale. Un conto era suonare un violoncello, un altro conto era suonare un mini-violoncello. O un violoncello gigante. Alla fine la ragazzina si era lasciata convincere ed era stato bello per lui osservarla andar via con un'ampia custodia di pelle nera sotto braccio. Portare in armonia uno strumento e il suo suonatore era una di quelle sensazioni prive di confronto, senza alcun prezzo. Un po' come se da parte propria, curiosamente, Oliver riuscisse a far trovare l'anima gemella di qualcuno. Sovrappensiero com'era, ritornò al bancone per sistemare i plettri coloratissimi che un vecchio, abituale cliente aveva ordinato pochi giorni addietro. Un concerto di soli chitarristi, aveva detto. Forse ne poteva uscire pure un articolo per la Rubrica musicale del Profeta, il giovane commesso si era ripromesso di ripristinarla il prima possibile.
Con l'ultimo plettro in cassetto, Oliver recuperò un paio di occhiali da vista - non erano i suoi, ma la montatura aveva un ché di particolare. Con ogni probabilità qualcuno li aveva dimenticati al negozietto o ancor più semplicemente appartenevano all'altro commesso, James. Li infilò al volto per provarli, portandosi oltre il bancone fino ad imbattersi, distrattamente, in una figura che avrebbe riconosciuto in ogni tempo, e in ogni altro luogo.
«Mary, è meraviglioso-»Con l'espressione punta di sorpresa e vivo entusiasmo, Oliver si ritrovò presto piacevolmente coinvolto dall'arrivo della concasata. La guancia pizzicò al bacio passeggero, così al volo, anche quando l'altra si allontanò di nuovo; sorrise con gioia, e una parte di sé si accorse di essere improvvisamente, pienamente travolto da un soffio di malinconia. Di trascorsi, esperienze, memorie mai dimentiche, e di un pizzico di spensieratezza che in passato coltivava con più dedizione. Si riallacciò subito alla conversazione, inconsapevolmente ancora con gli occhiali al volto: James avrebbe fatto storie, lo sapeva, ma quel paio concedeva al Caposcuola Grifondoro una nota sbarazzina.
«Una casa tutta tua? Questa sì che è una grande notizia.»Non riuscì a rispondere alla domanda d'esordio, quel
come stai parve sfumare via alla sua attenzione al pari di una frase da circostanza; per lui, attento ai dettagli, era ovvio che non fosse sfuggita, ed era altrettanto ovvio che non fosse in grado di commentare a dovere. Confuso, avrebbe potuto dire. Preoccupato, nostalgico,
arrabbiato, avrebbe ancora aggiunto. E anche elettrizzato, avventuroso, pieno di aspettativa: c'era un viaggio in programma per lui, e dietro il bancone del pianoterra aveva raccolto mappe, cartine e tutta una serie di informazioni. Si ripromise di concentrarsi al meglio per le richieste di Mary e così avanzò di un passo, sfiorandole appena un braccio.
«È sempre una bella idea affidarsi alla musica. Allora, per la radio risolviamo subito, seguimi pure.» Gentilmente, guidò così l'amica poco più avanti. Il salone del pianoterra brillava di uno e più strumenti, perlopiù classici e non incantati, Oliver invece proseguiva verso una direzione apparentemente chiusa, priva di un'uscita o un ingresso secondario. La parete conclusiva aveva un abitacolo che somigliava ad un ascensore, un po' come quello ministeriale, circondato da tutta una serie di poster di cantanti, band e musicisti del panorama tanto babbano quanto magico. Il volto più gioviale, paffuto e roseo di una donna di bell'aspetto, con tanto di capigliatura voluminosa, si animò alla loro presenza e ammiccò con divertimento. L'abito azzurrino, vestito di pagliette luminosissime, chiarì che si trattasse di un poster incantato. Oliver lo indicò, prima di invitare Mary a superare le porte improvvisamente aperte dell'abitacolo di fronte.
«Celestina Warbeck, stella internazionale. Nonché la mia cantante preferita.» Un occhiolino a sua volta, e un bacio teatralmente sensuale nei riguardi della cantante in cornice. Poco dopo, le porte si aprirono su una stanzetta molto caratteristica: sembrava un sotterraneo, una cantina variopinta, con lampade caleidoscopiche sospese a mezz'aria da un punto all'altro, lasciando così che un'atmosfera pacata, soffusa, appena delicata sfumasse con la costante melodia di canzoni, brani e hit musicali che risuonavano da tante radioline - mille forme, mille colori, lì sulle mensole fino al soffitto. Al centro, e ovunque fino alle pareti, scivolava un dedalo di scaffali con così tanti album da non ammettere un conto neanche approssimato. La voce proprio di Celestina Warbeck intonava
Un calderone pieno di forte amor bollente dalle frequenze di Radio Strega Network. Con sicurezza, Oliver fece un cenno all'amica, guidandola più avanti. Di fronte, Mary avrebbe potuto scegliere la radio che più desiderava: il colore, la dimensione, la struttura, ce n'erano alcune perfino a triangolo.
«Ogni radio costa cinque Galeoni, permette di passare ad un colpo di bacchetta dalla musica babbana a quella del nostro mondo. Scegli pure. Per gli album, vediamo un po'.» Il suo sguardo cambiò per davvero. Dapprima come una semplice, rapidissima scintilla luminosa, fino a solleticare le guance in vere e proprie fossette di un sorriso pieno. Quella era la parte che più apprezzava di tutto il suo lavoro presso Zufolo. Era il momento in cui poteva ispirare e lasciar ispirarsi, affidandosi alla sua più grande passione, alla conoscenza del panorama musicale e ad una preziosa empatia che da sempre aveva contraddistinto tutto se stesso. Non appena Mary fosse stata pronta, Oliver l'avrebbe così condotta agli scaffali dedicati al genere rock. La memoria tattile si collegò ad ogni altra consapevolezza, mentre la mano destra così scivolava tra gli album fino a recuperarne una coppia. Copertine frizzanti, dalle tempre smeraldine e nere, con chitarre, bassi, banjo insieme ad un gruppo dai vestiti eccentrici, di vecchia generazione.
«Non puoi dire di conoscere il rock senza aver mai ascoltato le Sorelle Stravagarie. Curiosità: sono tutti musicisti uomini.» Un altro occhiolino, e via.
«Consiglio di prendere entrambi gli album, ma attenzione. Tales of Witchcraft and Imagination è il secondo, il più recente, e consiglio di ascoltare questo prima delle Compilation d'esordio. Capirai il perché.» Poggiò entrambi di lato, avanzando poco oltre. Uno sguardo accurato, ed estrasse presto un altro album, la copertina di un intenso giallo, con una motocicletta sgargiante e quelli che somigliavano a vere e proprie creature magiche.
«On the Highway of Reborn, il primo album della band The Hobgoblins. Sì, se te lo stai chiedendo, non sbagli. Sono Goblin in motocicletta, e hanno un gusto musicale molto interessante. Ascoltalo e se ti piace, abbiamo anche il secondo album. Aggiungo anche Emily, Emily... Dove sei, Emily-» Si schiarì la gola, girandosi letteralmente per raggiungere lo scaffale alle sue spalle. L'etichetta
pop svettava a caratteri cubitali su un trafiletto in plastica colorata.
«Eccola qui, Emily Vannet e il suo unico CD, Fly with me, baby! Molto spumeggiante, anche ironico, ma alcuni testi sono davvero belli, e lei è sensazionale. Certo, un po' spericolata. Sai, Mary, ad un suo concerto Vannet diede in omaggio troppe api frizzole, e con troppe intendo... troppe. Era una propaganda per uno dei suoi brani, Fizzing Whizzbees, ma è seguita una vera e propria intossicazione da pungiglione di celestino. Quasi volavano tutti, chi si scontrava a destra, chi a sinistra. Alla fine è intervenuto il San Mungo. Comunque, è arte anche questa.» Sorrise, poggiando l'ultimo CD sugli altri - sullo sfondo verde, una donna dai capelli cortissimi, di un arancio fiammeggiante, vestiva un completino di pelle nera piuttosto aderente, e si muoveva con così tanta energia da sembrare pronta a schizzare via dall'immagine. Un altro disco arrivò prestissimo nel suo palmo, quasi di scatto, e Oliver parve carezzarne la superficie con più gentilezza. La stessa donna familiare, quella del ritratto incontrato poco prima in negozio, sorrideva con maestria, la pelle olivastra e il viso ridente, scintillava sulle tonalità dell'azzurro tanto del vestito quanto dello sfondo.
«Celestina Warbeck non può mancare, è la regina indiscussa del pop. Questo contiene i brani più famosi, e devi conoscerli. Insomma, anche solo per cantarli con me e la Signora Grassa.» Un commento divertito, e sospirò. Oliver soppesò ancora un istante gli scaffali, indeciso se prendere altri album o meno; alla fine, invece, tornò su Mary. Aveva parlato forse anche troppo.
«Direi che per iniziare ci siamo, sono generi simili, ma voci diverse. Ognuna con le sue caratteristiche, ricapitolando io consiglierei: due CD delle Sorelle Stravagarie, un CD di Celestina Warbeck e un altro di Emily Vannet, infine il primo CD degli The Hobgoblins. In totale... » Socchiuse gli occhi, conosceva ormai i prezzi a memoria.
«In totale undici Galeoni, per tutti. Più la radio arriviamo a sedici. Cosa ne dici? Questo qui, invece, è da parte mia.» Non era chiaro di come né quando avesse recuperato l'ultimo album, se l'avesse nascosto dietro la schiena o già l'avesse avuto in tasca, quasi come in vero e proprio anticipo sui tempi. Stringeva tuttavia una copertina delicata, con un bagliore arcobaleno che sfilava via da una mano eterea, candida, di pelle diafana. Il titolo,
Armocromia, sfumava sull'indaco in stile ancor più elegante. Oliver non lo poggiò sulla pila dei CD, lo porse invece direttamente alla concasata.
«Malala Wisk, l'ultimo album. Perché una casa nuova è felicità, è indipendenza, è un inizio a tutti gli effetti. Ed è bello, lo è davvero. Ma una casa nuova è anche nostalgia, malinconia, incertezza, e i brani qui contenuti sapranno colmare dolcemente tutti quei momenti. E poi.» Sorrise, sorrise ancora.
«Mi piace pensare che nella tua nuova vita possa esserci ancora una parte di me, Mary.»Non aggiunse altro, non le spiegò che quell'album fosse per lui prezioso più di tanti altri, né le disse di come la musicalità di Malala Wisk, la Veela Cantante, non fosse per nulla paragonabile a tutti gli altri.
Armocromia era dolcezza, ed era dolore. E come ogni altro dolore era rinascita, e infinito incanto. Al momento opportuno, con l'accordo e la conferma della Grifondoro, tutto poté tornare al pianoterra del negozio, i conti compiuti e l'omaggio aggiunto - avrebbe tolto la spesa dell'ultimo CD in regalo dalla sua paga, non sarebbe stato affatto complicato. A quel punto, un altro bacio da parte propria. Così passeggero, al volo, sulla guancia destra di Mary. Un altro bacio, e tutta la gentilezza di un'amicizia a cui Oliver teneva molto.
Per qualsiasi modifica, scrivimi pure. Altrimenti possiamo già considerare aggiornato. Passa a ritrovarmi, ricorderò gli altri album che posso consigliarti.
♫ Radio Magica | 5 Galeoni
♫ CD Sorelle Stravagarie #1, #2 (+2 PS) | 4 Galeoni
♫ CD Celestina Warbeck #2 (+1 PS) | 3 Galeoni
♫ CD The Hobgoblins #1 (+1 PS) | 2 Galeoni
♫ CD Emily Vannet (+1 PS) | 2 Galeoni
extra CD Malala Wisk #3 (+1 PS) | 3 Galeoni
Totale | 16 Galeoni
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