| | »Niahndra Alistine La punta della stilografica raschiò la pergamena vergandola di sottili parole, la mano si muoveva velocemente e quasi a scatti facendo attenzione a non sbafare l'inchiostro, come spesso invece le capitava; ormai era passato un anno e ancora rimpiangeva le sue amate biro colorate, o persino un pennarellino a punta fine perché, dannazione, non c'era volta che non macchiasse il foglio mentre scriveva. Lasciò penzolare pigramente una gamba dalla sedia intingendo nuovamente la punta nell'inchiostro; doveva darsi una mossa se voleva finire il compito di Incantesimi per l'indomani, la data di scadenza. Perché si ritrovasse sempre all'ultimo, non se lo sapeva davvero spiegare, continuava a rimandare e rimandare, soprattutto gli obblighi più noiosi; era la forza di volontà a mancarle in quel particolare periodo, uno stimolo se così si voleva dire. La Tassina sbuffò rumorosamente guadagnandosi un'occhiataccia da parte della bibliotecaria - la terza nel giro di quaranta minuti -, forse tentare di studiare lì non era stata un'idea così grandiosa, quel silenzio invece che indurla a concentrarsi, riusciva solo ad invogliarla a chiudere le palpebre, man mano più pesanti. *Ehi, bell'addormentata, sveglia.* Si tirò un pizzicotto sulla coscia per riacquisire un minimo di lucidità mentale, e un sorrisetto tirato si dipinse sulle sue labbra quando la mente corse a quello strano pomeriggio in cui ci era andata maledettamente vicina, a conoscere la bella Aurora. *Vuoi darti una mossa oppure no?* Scelse deliberatamente di ignorare quella domanda che il cervello le aveva posto in un picco di diligenza, certa che la risposta sarebbe stata comunque e inevitabilmente "no"; oramai lo sapeva per esperienza, era inutile stare a rimuginare sui libri se tanto le mancava la carica: stava solo perdendo tempo sperando di imparare tutto per osmosi, tanto valeva impiegare quel tempo in attività più utili, no?
*Tipo?* Tipo tutto, considerata la piega che aveva preso quel pomeriggio. Si guardò attorno in cerca di ispirazione, finché con uno scatto deciso non chiuse il libro e si alzò pronta a tornarsene in camera; la bibliotecaria la salutò al settimo cielo, grata probabilmente che Nia fosse dell'opinione di averla importunata abbastanza. I corridoi erano gremiti di chiacchiericci futili e vani che non mancavano di ricordarle quanto il Natale fosse vicino, era tutto un invitarsi e scambiarsi doni a vicenda, tutta quell'allegria riusciva persino ad irritarla; cos'aveva di tanto speciale quella data se comunque non avrebbe potuto passarla con i familiari, come la tradizione suggeriva? Oh no, lei rimaneva lì in disparte, spettatrice muta della trepidazione altrui, consapevole del fatto di doversi rassegnare all'idea di esserne esclusa, ancora una volta; ancora una maledettissima volta. Qualcosa all'altezza del petto si strinse con violenza improvvisa, stritolando quello che si presupponeva essere il suo cuore, l'ennesima fitta dolorosa che le ricordava di averne ancora uno sotto quegli spessi strati di ghiaccio con cui lo aveva avvolto; sperava di tenerlo al riparo, lontano da ogni sofferenza, ma di tanto in tanto qualcosa si incrinava là dentro, minacciando di annientarla una volta per tutte. Lo sguardo ceruleo cadde su due ragazze un poco più grandi di lei intente ad emettere gridolini molesti che rasentavano acuti inimmaginabili mentre una terza più silenziosa, ma visibilmente eccitata, scartava in fretta e furia un pacchetto regalo tutto colorato; la Tassina si fermò di botto, beccandosi qualche accidente da parte di chi camminava proprio dietro di lei ma non se ne curò più di tanto: un campanello d'allarme si era accesso all'istante nella sua mente, un promemoria urgente a cui ancora non aveva dato ascolto da un paio di settimane a questa parte. L'aveva accantonato, semplicemente, come con i compiti di Incantesimi, in attesa del momento propizio; si rese conto che con tutta probabilità quel momento era arrivato: fra i due mali, avrebbe scelto quello minore. Era da tempo che si era promessa di cercare una piccolezza da regalare a Leah, un dono - con la scusa del Natale - per poter esprimere ciò che non riusciva a dire a parole; qualcosa di semplice e diretto, com'era suo solito, ma che la ragazzina avrebbe sicuramente compreso. Solo che come le capitava sempre, non aveva alcuna idea di cosa regalarle. Aveva sceso le scale, intanto, e si era fiondata in camera a tutta velocità impiegando giusto un paio di minuti per prendere qualche spicciolo, la giacca e la sciarpa e rapida com'era arrivata, ne uscì; un'occhiata veloce all'orologio da polso la rassicurò, aveva ancora tempo per fare una scappata ad Hogsmeade, sempre che ci fosse qualcuno disposto ad accompagnarla. Maledisse nuovamente quelle scale e il dormitorio nei sotterranei, così dannatamente fuori mano e raggiunse la Bacheca vicino all'ingresso principale con il petto ritmato da un imbarazzante accenno di fiatone. *Cavolo, meno male eri atletica, Nia.* Sì ignorò e tornò a guardare quelle lancette sottili: mancava poco alle cinque. | ©ode by •SbiruRingrazio chiunque avesse voluto fare da baby-sitter (?), ma sto aspettando quel masochista di Horus
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