| Erano sicuramente finiti in una città fervente d'attività, in una bella piazza, sgombra, piena di quella che pareva una folla altolocata, magistrati, centurioni, e sacerdoti davano sfoggio dei propri seguiti, tra ricchi patrizi, e notabili. Il traffico pareva regolarsi da sè, tra insulti ed urla, un ammasso confuso di carri pareva confluire in un senso o nell'altro, in entrata o in uscita dalle porte della città, poco distanti. Le Torri giallognole, figlie del deserto, svettavano, alte, immense,sul resto della città, o almeno sulle basse costruzioni, povere in gran parte, che si affastellavano in quella prima cerchia di case. Sistematicamente, infaticabili, coppie di sentinelle battevano il lungo perimetro, sfavillando sotto i raggi perpendicolari del caldissimo Astro. L'ombra quasi collassata ai piedi dell'Obelisco, pareva indicare l'ora azimutale, non era quindi molto tardi, il traffico nelle strade pareva confermarlo. All'interno della città, salvo nelle ore più calde, e forse nemmeno in tal caso, la vita non cessava, semplicemente ci si ritirava sotto i freschi portici, per continuare in attesa che la gran calura smettesse, e cedesse il passo al vento, che spirava dalle alture. Erano lì, tutti riuniti, in quella piazza, circondati da una lingua ben più raffinata, quello che pareva Greco, privo di inflessioni dialettali, nella sua forma più alta. Oltre l'Adriatico, in fondo, era quella la Lingua Ufficiale, il Latino per Roma, il Greco per Bisanzio. Una grande arteria commerciale, percorsa dai carri, attraversava la piazza nella parte più lontana dalle gradinate del Tempio, quella che pareva essere la giugulare del traffico cittadino, una doppia ordinata colonna di carri, in attesa, tutti carichi. Il vantaggio di dirottare tutto il traffico su quell'unica grande strada, permetteva di potersi aggirare per la città, in relativa sicurezza, evitando di finire travolti da un conducente sbadato. Certo, nulla era certo, ma la probabilità di finire investiti si ridimensionava notevolmente. Corrieri, cavalieri, staffette, nobili e militari affollavano nonostante tutto le rimanenti strade, e viottoli, ma era comunque più vivibile. Quattro diverse strade si intersecavano in quella piazza, due conducevano alle mura, e quindi alle porte, le altre due si inoltravano nella metropoli. Una relativamente più sgombra, fiancheggiata da minuscoli tempietti, ed edicole consacrate, la seconda più stretta, almeno all'apparenza, ricolma di gente, merci, bancarelle. Manifesta era anche la differenza tra le folle, piccoli gruppetti ben ordinati e distinti di persone, tranquille, prive di fretta batteva i templi, un marasma di colori e volti assiepava le bancarelle. Bambini, fanciulli, giovani, un'incredibile numero di giovani popolava quella parte della città, indubbiamente non doveva essere la più ricca, ma comunque già a sufficienza da poter essere un vanto delle autorità cittadine. Le vie perfettamente squadrate, formavano un ordinato reticolo urbano, lo sguardo si perdeva, in una lunga successione si slarghi, e viuzze, palazzi, e templi da un lato, ed una lunga indistinta serie di botteghe, e persone, lunga migliaia di passi, nella seconda strada. Distanti, quasi puntellati da colonne, archi ed obelischi, macchie di verde, palme, cipressi, querce, alberi, si alternavano tra quelli che sembravano luoghi cerimoniali, privati, sacri e pubblici. Immensi, sulla città, secondi a volte solo alle torri ed alle mura, che abbracciavano in un caldo abbraccio il tutto, si levavano un mare di Templi, tutti orientati verso il Sole, selve e selve di colonne di marmo, immense, decine di metri, profusioni di marmi ed oro, riccioli di fumo, quasi a conferma dei riti celebrati, dei sacrifici, e dell'operosità di una potente casta sacerdotale. Variavano per dimensioni, ma non poi molto per forme, colonne, più o meno numerose, un timpano triangolare, ed una lunga serie di tegole. Ammassi e complessi residenziali degni di nota, svettavano dimessi nel verde del centro, quasi silenti, a godersi il Sole, intorno a quello che sembrava un possente ma minuscolo Forte... Tra le imprecazioni, un giovane cavaliere, intabarrato in un lungo mantello rosso, si fece largo in quell'orda di ragazzini, proseguendo lungo la piazza al galoppo, per poi dirigersi verso le grandi porte. La contemplazione era ormai finita, il momento d'incanto era terminato, era ormai tempo d'agire. Il vecchio, che attirava una certa serie di sguardi incuriositi dei cittadini, tornò a farsi avanti, domande, c'erano domande che richiedevano risposte, prima di sparire negli angoli più impensati della Metropoli. In fondo, dovevano trovare un Tempio, nulla di impossibile, certo, forse il numero poteva complicare la ricerca, ma nulla di impossibile. Erano abituati a ben peggio...
Sì, dunque, due domande, due risposte, per così dire... Se non trovate il Tempio, sarà più difficile poi tornare indietro, come anche se finirete per dividervi. Il Tempo all'interno del Libro scorre diversamente che non nella nostra realtà, lo stesso scopo del Libro sembra suggerirlo, quindi se anche io tornassi indietro, e poi ritornassi subito a cercarvi, non escludo che potreste aspettare una decina d'anni, contro una decina di minuti della nostra Hogwarts. Quindi vi consiglio di fare il possibile, per raggiungere tutti insieme il Tempio. Ha anche ragione la signorina Lockhart, se già di per sè normalmente entrare in un Tempio non è per tutti, ma solo per pochissime persone, entrare in Tempio ancora da inaugurare potrebbe essere forse non molto agevole. Ma son certo saprete comunque trovare la Via, avete le Chiavi, dovete semplicemente trovare la giusta porta, per così dire... Quanto al resto, lo scoprirete... vivendo, siete parte della Storia, nella Storia, avete un semplice lavoretto da portare a termine, per tornare ad Hogwarts, senza troppa fretta. Tecnicamente il nostro incontro sarà durato una manciata di secondi, salvo complicazioni, certo. Con ciò, abbiate rispetto, e timore reverenziale per chi non è giovane, non sono numerosi in quest'epoca, e se sono arrivati così in là con gli anni, il più delle volte c'è anche una ragione. E... ricordatevi del Medaglione, abbiate fiducia! Buona fortuna, ed a presto. Palmyra ci aspetta!
Ecco, ormai era fatta. Un'ultima occhiata, un ultimo discorso. Si sarebbero rivisti, almeno con la maggior parte, forse meno in fretta di quanto non stessero preventivando, forse dove non se lo sarebbero aspettato, ma era pur sempre un dettaglio. Insignificante forse no, ma comunque un dettaglio. Palmyra li stava aspettando, si avviò tranquillo, lungo la prima strada, direzione imprecisata, solo un enorme sorriso, ed un'aria compiaciuta. A zonzo per la Storia... Bene, saluti a tutti, Peverell vi lascia al Master! Inizia ufficialmente la Quest, quindi ligi al dovere... U.u Avete sino a Sabato\Domenica!
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