Il Retrobottega, e la Scopa, Accessori di Prima Qualità per il Quidditch

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view post Posted on 17/3/2013, 20:29
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Il Fato

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Fare un salto al negozio di accessori per il Quidditch durante il pomeriggio era diventata un'abitudine degli studenti di Hogwarts. Abitudine che, per chi presidiava la cassa all'interno della bottega, valeva una fortuna. La stagione invernale del torneo di Quidditch scolastico era ormai inoltrata, ma il locale non aveva smesso di essere la meta principale dei giovani giocatori. I garzoni servivano quotidianamente i rappresentati di ognuna delle quattro squadre, tentandoli talvolta con la merce nuova di zecca che riempiva gli scaffali più in mostra.
Al contrario, il giovane Istruttore di Volo incaricato di saggiare la preparazione dei possessori delle Gelbstrum se ne stava costantemente nascosto nei meandri del Magazzino, spolverando qua e là in attesa di scovare qualcuno interessato a tale pratica.
La gente lo aveva visto all'opera pochissime volte, tanto che non molti erano a conoscenza di quest'ulteriore servizio offerto dal proprietario del negozio.
Quel giorno, tuttavia, non appena ebbe udito in lontananza le richieste dei due ragazzi, si fiondò concitato nella sala principale della bottega, sbucando da un varco avvolto nella penombra. L'eccitazione metteva in risalto i suoi occhi verdi, mentre il volto punteggiato di rada barba, nera come i suoi capelli, era contratto in un sorriso di gioia.
Magnifico! Ci penso io, Gary. Seguitemi ragazzi!
Congedando il garzone, che se ne tornò alla risistemazione degli scaffali, invitò i prefetti con un cenno e s'infilò nello stesso varco da cui era fuoriuscito. Scesa la breve scalinata in pietra che percorreva uno stretto e umido corridoio, si trovò di fronte ad una porticina in legno chiusa da un catenaccio. La spalancò con un gesto della bacchetta e attraversò l'angusto passaggio che vi era celato.
Non appena i due giovani avessero imitato le sue mosse, si sarebbero ritrovati a calpestare la corta erbetta sulla quale si sviluppava il campo da gioco dedicato a prove del genere.
L'ambiente era del tutto simile ad un normale stadio di Quidditch, eccetto le dimensioni che, al contrario del Campo di Hogwarts, erano notevolmente ridotte.
Su un solo lato dello stadio si ergevano i tre anelli, mentre ad attenderli a centrocampo vi era un esemplare della scopa che entrambi desideravano cavalcare.
Venite, raggiungiamo il centrocampo! Se non avete con voi il manico di scopa in questione non fa nulla. Come potete vedere mettiamo a disposizione le nostre per il corso di abilitazione.
Senza smettere di fornire loro indicazioni, puntò la bacchetta in direzione dell'ingresso e nel giro di qualche istante videro comparire una seconda Gelbstrum, intenta a raggiungerli e a posizionarsi sull'erba accanto alla sua gemella.
Immagino siate abbastanza navigati da poter sostenere questa prova... se mi date i vostri nominativi potete cominciare anche subito, insieme.
Prenderete confidenza con la scopa, richiamandola ed analizzandone i vari dettagli, prima di prendere il volo.

Così dicendo, fece comparire un taccuino e una penna e cominciò a scribacchiare qualcosa, spostando ogni tanto lo sguardo sui ragazzi ed osservandoli con una smorfia di concentrazione, come se li stesse esaminando.

 
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view post Posted on 18/3/2013, 16:47
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In attesa del garzone, una voce familiare giunse alle orecchie di Horus che si voltò verso la fonte. Affianco a lui, il Prefetto riconobbe uno dei giocatori della squadra Corvonero, nonché Prefetto anch'egli. Con un cenno di cortesia, Horus lo salutò, ma prima ancora che potesse appellare alla mente il nome del ragazzo, giunse il presunto (ed entusiasta) esaminatore. Seguendo l'invito dell'uomo, Horus lo seguì dietro il bancone, nascondendo la curiosità che a poco a poco lo assaliva. Si era chiesto dove diamine potessero far fare pratica a chi desiderava prendere il possesso di quella scopa, visto che di cortili non ce n'erano e la strada principale non era proprio l'ideale. Fu dunque con stupore che Horus si ritrovò a scendere degli scalini di una sorta di retrobottega insolito, intravedendo poco più in basso quello che sembrava un vero e proprio Campo di Quidditch in miniatura.
*Per le brache di Merlino...!*
Il suo sguardo avido si posò su tutto lo stadio, soffermandosi per un istante sui tre anelli, perfetta copia di quelli che tante volte aveva visto in Campo. Al centro non v'era la cassa con Pluffa, Bolidi e Boccino, bensì una splendida scopa, la gemella di quella che lui custodiva gelosamente in dormitorio. E sempre sotto i suoi occhi, grazie ad un movimento di bacchetta dell'uomo che era con loro, puff, eccone comparire una seconda per far fronte alla richiesta dei due ragazzi. Il cuore balzò nel petto, seguendo l'entusiasmo del loro esaminatore. Era lì, finalmente, e la curiosità lasciava spazio alla competizione, spingendo Horus a voler fare del proprio meglio per portarsi a casa quel benedetto foglietto. Aveva atteso fin troppo e man a mano che raggiungeva la scopa a centrocampo, il desiderio di salire in sella e provare l'ebrezza del volo si faceva più forte.
« Immagino siate abbastanza navigati da poter sostenere questa prova... se mi date i vostri nominativi potete cominciare anche subito, insieme. »
La voce dell'uomo distolse Horus dai suoi pensieri, costringendolo a spostare lo sguardo dalla Gelbsturm al viso dello sconosciuto. Navigato? Poteva dirsi navigato?
« Spero di essere all'altezza... » disse, sincero, abbozzando un sorriso. Può darsi che fosse navigato, del resto una certa esperienza in volo ce l'aveva. Ma esaltare le proprie capacità era qualcosa che non era mai stato in grado di fare. Prima raggiungi l'obiettivo, poi puoi anche crogiolarti nel tuo successo, questo si era sempre ripetuto. Odiava la boria altrui; e si vedeva a cosa portava, pensò ironico ricordando gli ultimi risultati.
« Il mio nome è Horus Ra Sekhmeth, sir. » concluse poi rispondendo alla domanda. Nell'attesa che l'uomo desse il via libera, Horus si tolse il mantello, ripiegandolo con cura e appoggiandolo a terra. Non voleva intralci, non in quella prova. Fatto ciò, una volta avuto l'ok, il Tassorosso si diresse con calma verso il manico nuovo di zecca, chinandosi appena per osservarlo meglio e lasciare che la mano scivolasse sul legno. Poteva dire, quasi, di conoscerlo a memoria, tante le volte che aveva passato a lucidarlo o semplicemente a sognare di cavalcarlo. Sapeva benissimo che la scopa è solo un misero mezzo e che stava alla bravura del giocatore saperlo sfruttare, eppure era un'attrazione che trascendeva il compito in sé.
Le dita scivolarono saggiando il legno perfettamente sagomato, seguendo la curva che il manico prendeva per agevolare la presa e la seduta del giocatore. Un fremito lo colse, immaginando che di lì a poco sarebbe salito in sella, l'aria tra i capelli. Oh, non si aspettava certo che sarebbe stato semplice, ma l'avrebbe addomesticata.

*Sarai mia.*
Un ultimo sguardo alla saggina dove neanche un ramoscello era fuori posto ed Horus si alzò, terminando così il primo approccio. Era necessario sentire la scopa sotto le dita, conoscerla in ogni sua forma per poterla comprendere e divenirne il padrone.
Posizionandosi alla destra del manico, Horus tese la mano sinistra sopra di esso, parallela, il palmo disteso e le dita pronte ad afferrare la scopa al momento giusto.

« Su! » esclamò perentorio e deciso, senza lasciar comunque intendere un'eccessiva arroganza. Andava pur sempre trattata con un certo polso. *Sulla via della pazzia!*
I suoi occhi non osavano spostarsi dal manico, fissandolo ardentemente, mentre si teneva pronto per l'eventuale presa, sperando di cominciare bene almeno in quel piccolo, primo passo.


Edited by Horus Sekhmeth - 18/3/2013, 17:08
 
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Bart Blaze
view post Posted on 18/3/2013, 18:47




Bart notò di sfuggita un cenno di saluto da parte del ragazzo che sostava al suo fianco e fece per ricambiare quel gesto convenevole, quando una figura catturò prepotentemente la sua attenzione e il suo sguardo: un uomo, spuntato da chissà dove, aveva fatto la sua improvvisa quanto stramba comparsa dietro al bancone.
Il suo sorriso gongolante e la sua espressione gioiosa sprizzavano ridondanza da tutti i pori, tanto che Bart si chiese se quello avesse frainteso le loro richieste. Contrariamente a ciò, tuttavia, gli occhi del signore parevano emanare perspicacia e astuzia; le sue iridi smeraldine caddero per pochi secondi su quelle consimili del Prefetto, per poi spostarsi sull'altro ragazzo.
Nel momento in cui il mago li invitò a seguirlo, il Corvonero mosse qualche passo incerto. In effetti, non aveva ancora notato il varco che a prima vista risultava quasi indistinguibile e che si apriva, per così dire, sul retro del negozio. Quando vide l'uomo attraversarlo, riuscì a malapena a distinguerne i contorni offuscati.
Seguì così il Prefetto Tassorosso e si infilò nell'apertura. Oltre la soglia partiva una scalinata i cui gradini calavano gradualmente e alla cui base si trovava una porta.
Bart badò bene a dove metteva i piedi mentre ridiscendeva gli scalini in pietra e si ritrovò così, sano e salvo, dinanzi all'uscio semi-spalancato della porticina in fondo. Gli altri due l'avevano già varcato, perciò lui si apprestò a raggiungerli.
Non sapeva esattamente cosa aspettarsi dall'altro lato del battente. Di certo non lo aveva sfiorato nemmeno lontanamente il pensiero che lì sotto, nelle profondità sotterranee inghiottite dall'umidità e dal freddo, in corrispondenza di qualche stretto angiporto, si trovasse un campetto da Quidditch, con tanto di anelli dorati - disposti solo su un lato - e di erbetta verde, la quale ricopriva la superficie ovoidale del terreno. Bart fissò sbigottito lo scenario che si presentò ai suoi occhi così inaspettatamente e la voce della loro guida, che li esortava a dirigersi verso il centrocampo, parve giungergli quasi come da lontano. Il ragazzo rivolse il suo sguardo verso il punto dall'uomo indicato e gli balzò agli occhi la vista di un manico di scopa, adagiato sul suolo erbaceo, inerte. Quel fusto riuscì ad eclissare per pochi secondi tutto il resto e solo quando nel suo campo visivo ne entrò un altro identico Bart ebbe modo di riscuotersi dal suo rapimento.
Le parole pronunciate dall'esaminatore si accavallarono le une sulle altre in diverse eco e il Corvonero non capì inizialmente cosa questi avesse sostanzialmente detto. Ciononostante, sentì il proprio collega comunicare nome e cognome al tester e si apprestò dunque a fare lo stesso.


- Bart Blaze - esalò il ragazzo, lasciando che la sua voce rimbombasse nel silenzio assoluto del luogo. Odiava il fatto che le sue parole venissero violate più e più volte, quasi in segno di scherno, e venissero loro propinate in modo alterato. Quando la ripercussione delle onde sonore si esaurì, Bart poté udire le altre parole del collaudatore, il quale si munì successivamente di carta e penna e si mise a scribacchiare convulsamente.
Il ragazzo distolse l'attenzione dalla sua figura per destinarla esclusivamente al modello di Gelbsturm che aveva fatto il suo ingresso da pochi secondi - o minuti, Bart non avrebbe saputo dirlo con precisione -. Si appropinquò così al manico e vi si chinò per osservarne le caratteristiche. Aveva sì avuto modo di vederlo parecchie volte in vetrina, ma non era però riuscito ad esaminarlo a fondo e ad analizzarne ogni dettaglio, anche quello apparentemente più insignificante.
Ora invece avrebbe potuto farlo. Certo, non avrebbe potuto impiegare secoli solo per ammirarlo e studiarlo approfonditamente, anche perché presto lo avrebbe dovuto montare; doveva prenderci mano e abitudine, cominciare ad imparare le sue particolarità e le sue funzioni. Ma per il momento lasciò vagare il suo sguardo incontentabile, che tentava di cogliere ogni singola minuzia fosse riuscito ad individuare.
Istintivamente allungò una mano e carezzò il legno, sfiorandolo e assaporandone la precisione con cui era stato intagliato. Una volta che i suoi occhi furono sazi, il ragazzo si sollevò e si posizionò di fianco all'asta lignea. Proprio come qualche metro più in là faceva l'altro ragazzo, Bart allungò il braccio destro, distendendolo in posizione perfettamente parallela al manico di scopa, e distanziando le dita, le cui falangi rimasero leggermente curvate, pronte per afferrare il fusto. Così facendo, egli si schiarì la voce e deglutì.

- Su! - esclamò, fissando dritto in fronte a sé e attendendo di poter stringere finalmente le dita attorno al ceppo cilindrico.

 
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view post Posted on 19/3/2013, 21:12
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Il Fato

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L'uomo afferrò i nomi dei due esaminandi, continuando a scrivere assorto sul suo fedele taccuino, e lasciò ad entrambi il tempo di toccare con mano cosa li avrebbe attesi di lì a poco. Il suo sguardo tornò ai due non appena due "Su" enunciati con determinazione rimbombarono nel vasto stadio.
A quel comando, espresso con fermezza e concitazione, i due manici di scopa scattarono, staccandosi dalla morbida erbetta e giungendo nel pugno dei due studenti. Il contatto fu vigoroso, quasi prepotente, come se le scope avessero voluto dimostrare la loro superiorità ed al contempo intimidire i giovani Cacciatori.
Bene bene! Pare che vogliano mettervi alla prova!
Quando vi sentite pronti, montateci su e cominciate a librarvi in volo.

Avanzò occupando lo spazio fra i due ragazzi, e indicò ad entrambi la saggina delle rispettive scope. Serbando loro un'occhiata di monito, fornì le ultime indicazioni prima di farsi da parte e dar loro la possibilità di prendere il volo.
La saggina dei giganti è poco incline agli urti...il minimo colpo e l'intera scopa potrebbe sfuggirvi di mano.
Dovete imporre i vostri comandi con una certa gentilezza, e scoprirete che malgrado questa sua caratteristica renda ostico il controllo generale, si tratta di una delle migliori scope in assoluto.

Batté le mani con un'espressione soddisfatta, quasi emozionata, e indietreggiò fino a lasciare libero l'intero perimetro del campo. La prova effettiva sarebbe cominciata a breve, e lui era pronto ad intervenire qualora qualcosa fosse andato storto.
Riportò il taccuino sotto il naso, pronto a trascrivere tutti i i suoi pensieri circa il comportamento degli studenti, e rivolse loro un ultimo sguardo.
Bene, percorrerete in volo ognuno il perimetro di una diversa metà campo. Quando fi troverete uno di fronte all'altro, virerete e taglierete la linea di metà campo fianco a fianco.

 
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view post Posted on 20/3/2013, 16:58
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Non appena il suo ordine risuonò deciso, la scopa a terra saltò immediatamente su, nel palmo del ragazzo che richiuse le dita attorno al legno. Era stato più violento, meno dolce di quello della Nimbus o della Firebolt, decisamente vigoroso mentre il legno impattava sulla sua mano come un ammonimento, quasi come la Gelbsturm stessa volesse rimarcare il suo ruolo. Gli angoli della bocca si incurvano ed Horus osservò con sfida la scopa che teneva in mano; decisamente non sarebbe stata una passeggiata. Era lì, tuttavia, per farsi valere, non per farsi piegare da un mezzo.
Il Prefetto alzò il viso verso l'esaminatore, scrutando il suo volto gioviale ed annuì con un cenno del capo alle sue istruzioni, registrando nella mente le nozioni che l'uomo aveva fornito loro. Poi si voltò, dando le spalle ai due e visualizzando di fronte a sé la metà campo che gli spettava, quella di sinistra.

« Bene, comincio. » dichiarò più a titolo informativo che altro. Prese un bel respiro e strinse le dita sul legno, poi si mise cavalcioni, percependo appena il tremolio della scopa. Gomiti ben stretti al corpo e poi via, una bella spinta con i piedi nel terreno erboso, ritrovandosi in aria, il manico verso l'alto. Le gambe si strinsero appena, cercando di non arpionare con eccessiva violenza la scopa, quanto più di mantenere un contatto più gentile, pacato, come l'esaminatore aveva provveduto a far presente. Rimessosi in quota, né troppo alta, né troppo bassa (questo per evitare di sfracellarsi a terra in caso di caduta e di non rischiare di non avere uno spazio di manovra se troppo in basso), senza dunque spingere eccessivamente e bruscamente il manico, Horus, con uno sguardo alla sua destra per osservare la distanza dal bordo campo, provò a direzionare il manico puntandolo verso quella direzione, cercando così di poter seguire meglio il semicerchio dell'arena prendendolo largo, vista la pratica che doveva fare.
*Da brava...*
La Gelbsturm obbedì rapida, così fluidamente che quasi sembrava comprendere i pensieri del giovane, ma la flessibilità della scopa era sempre un'incognita a cui Horus doveva far fronte. Con lo stesso garbo, il ragazzo rimise in traiettoria il manico, accompagnandolo con attenzione nella posizione iniziale per mantenere una distanza dai bordi e non rischiare di colpirli con la saggina, onde evitare sbandamenti di sorta. Il cuore batteva forte, la concentrazione per quel volo era ai limiti massimi, neanche stesse correndo per tentare un tirol. Non aveva molto tempo a sua disposizione e doveva sfruttarlo al meglio per poter svolgere quella prova in maniera eccellente. Lo sguardo puntava di fronte a sé, seguendo il bordo-campo, mentre il corpo calibrava i movimenti da fare. Le mani e i polsi accompagnavano i movimenti della scopa, il petto non era eccessivamente schiacciato sul manico, quanto più ad una certa distanza per garantire un moto sì sostenuto, ma non troppo veloce o troppo lento, cercando di mantenere una velocità costante e non esagerata, anche questo per evitare sbandamenti vari e per non forzare né la scopa né le sue capacità di principiante in sella alla Gelbsturm. Voleva guidarla e al contempo lasciarsi guidare da lei, dovevano condividere lo stesso volo, quasi entrambi fossero alla pari. Avrebbe continuato a mantenere quel contatto delicato per tutta la durata del volo, accompagnando e non costringendo la scopa nei suoi spostamenti e nella sua corsa lungo il perimetro, piegando lateralmente il corpo quando necessario, e muovendo con decisione ponderata polsi e mani, mentre nella testa continuava ad incitarla, quasi i suoi pensieri potessero davvero giungere alla sua cavalcatura. Forse era più un modo per spronare sé stesso. Altrimenti sarebbe stato davvero scemo, si disse.
E quando, finalmente, la chioma fiammeggiante di Blaze, questo il nome che aveva ricordato, avesse fatto la sua comparsa davanti a lui, allora le spalle del ragazzo si sarebbero irrigidite, il corpo si sarebbe teso per la virata più grande e lunga che dovevano compiere in quella prova.
Con attenzione e concentrazione, Horus avrebbe direzionato il manico verso sinistra, allungando le braccia e facendo scivolare le mani un po' più avanti per darsi stabilità, invitando così la Gelbsturm a virare; le gambe avrebbero appena stretto un po' di più la presa, quel poco che serviva per aiutare la scopa nel cambiamento di direzione, per dimostrarle che era qualcosa che dovevano fare in due e che non l'avrebbe sfruttata e basta. Forse era sciocco da pensare, ma se il contatto era tutto per quella scopa, allora Horus avrebbe fatto di tutto per garantirsi quell'alleata.


Mi sono permesso del metagame per il piccolo spostamento iniziale o sennò non si finiva più XD
In ogni caso, scusi egregio (?) Master per il post un po'... così.
 
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Bart Blaze
view post Posted on 21/3/2013, 16:42




La scopa, inizialmente adagiata sul prato, scattò in su e andò a cozzare col palmo aperto della mano destra del Corvonero. Questi serrò subito le dita affusolate attorno al manico, quasi temendo che questi potesse ricadere per terra e lui avesse così fallito l'esercitazione.
Deglutì il grosso nodo che si era andato a formare nella sua gola ed espirò l'aria che aveva trattenuto, in attesa di stringere la Gelbsturm. Abbassò così lo sguardo e lo fece fluire lungo tutta la lunghezza del palo, permettendo agli occhi di correre per l'intero asse legnoso e giungere a visualizzare infine la coda di forma allungata.
Bart sollevò il capo non appena sentì la voce gaudente del loro scrutinatore e ascoltò attentamente le sue parole, che si sarebbero dimostrate senz'altro d'aiuto in quell'imminente esperienza di volo con una scopa diversa da quelle che precedentemente il Prefetto aveva avuto il piacere di collaudare.
Annuendo alle ordinanze assegnate dall'uomo, egli si apprestò a montare sul manico. Quasi gli pareva di avvertirne l'esigente richiamo sotto i suoi tremiti convulsi. Forse era lui che trasferiva energia ed eccitazione nel fusto e che irradiava una tale agitazione da sentirsi le gambe tremanti.
Il giovane mosse dei piccoli passi per sistemarsi meglio accanto alla scopa e per finire sollevò la gamba destra, decidendosi a salire a cavalcioni del manico a guisa di un cavaliere. Stabilizzò il peso del proprio corpo e acquistò un certo equilibrio, portando le mani in avanti e saldandole per bene sulla parte apicale del manico. Le sue ginocchia erano leggermente piegate, i piedi piantati sul terreno pronti per dare lo slancio e le gambe pronte a staccarsi dal suolo.
Pochi secondi dopo, il ragazzo trasse un profondo respiro, pressò con la superficie plantare dei piedi sull'erba e si spinse in avanti. Il manico era di poco virato in su, sicché, una volta disgiuntosi dal manto erboso, egli avesse potuto intraprendere un volo verso l'alto, salendo man a mano di quota.
Bart si ritrovò ben presto scagliato in aria, sbalzato in avanti, e tentò di mantenere presa ed equilibrio richiesti per rimanere in sella, unendo le gambe e i gomiti all'asse della scopa e chinando il busto.
A primo impatto, sembrava quasi che il volo stesse avvenendo senza l'ausilio della scopa, senza alcun mezzo volante. Al Corvonero piacque per un attimo pensare che stesse fluttuando, che stesse volando da sé con la stessa naturalezza con cui nuotava in acqua. Si beò di tale illusione che lo faceva sentire libero, infinito, svincolato da qualsiasi regola fisica, per un tempo che parve eterno e colmò il suo animo di quella sensazione di leggerezza.
Fu costretto poi a ritornare alla realtà e a riprendere il controllo della scopa. Non poteva mica permettersi di rimanere con occhi trasognati in aria, aveva una prova da eseguire. L'altro ragazzo aveva già virato e proseguiva verso la sua metà campo. Bart deviò così di poco il manico e accelerò, abbassandosi su di esso e guardando dritto in fronte a sé. Il volo risultava molto fluente ed era vero che la scopa rispondeva ad ogni minimo comando: bastava un lieve tocco ed essa cambiava rotta. Insomma, era molto flessibile e scorrevole, ma proprio per questo difficilmente maneggevole; perlomeno, così pareva ora al ragazzo. Magari ci avrebbe fatto l'abitudine col tempo... D'altronde, lui era ormai avvezzo ai comandi della Firebolt, differenti da quella scopa così imponente eppure così accondiscendente, duttile e snella.
A Bart bastò muovere la punta del manico di qualche centimetro per percorrere l'intera curva della metà campo destra. Non osò frenare, per evitare di prendere una traiettoria interrotta, irregolare e rallentata, perciò tenne alta la guardia e la prudenza. I suoi occhi erano spalancati, la sua mente aveva cancellato ogni pensiero fuorché la Gelbsturm e la sua modalità di guida, che il Corvonero imparava progressivamente. Il suo mantello sventolava, così come i suoi capelli, e ciò gli faceva percepire la velocità con cui avanzava in modo forse più accentuato. Era stato per aria in parecchie occasioni, perciò aveva da tempo superato il timore di perdere il controllo della scopa; eppure tale paura aveva cominciato ad insinuarsi in lui e minacciava di angustiarlo durante il suo avanzamento.
Bart strinse i denti e proseguì, imperterrito, concludendo il suo volo semicircolare. Con gli occhi cercò l'altro astante e, che questi gli fosse di fronte o meno, Bart virò comunque verso sinistra, procedendo lungo una linea rettilinea e sperando che il Tassorosso fosse al suo fianco.

 
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view post Posted on 23/3/2013, 19:04
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Il Fato

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Il primo approccio fu, per entrambi, totalmente positivo.
L'istruttore, oltre il perimetro del campo, osservò i due studenti "arruffianarsi" la rispettiva scopa levandosi in cielo con la massima cautela. Eppure, malgrado l'esordio vincente, l'uomo non mantenne a lungo la sua espressione tranquilla.
Come se avesse già previsto un seguito disastroso, mosse qualche passo in avanti e fece aderire la punta della bacchetta sul collo, lateralmente.
Hey ragazzi! Non eccedete con la dolcezza, dovete trovare una via di mezzo fra il garbo e il comando, altrimenti le scope vi sfuggiran...
La sua voce, amplificata dal Sonorus, si interruppe prima che potesse portare a conclusione la frase rivolta ai ragazzi. Ed il perché parve chiaro a tutti e tre i presenti, come una sorta di conferma al monito espresso dall'istruttore.
Lusingate dalle eccessive cure rivolte loro dai ragazzi, le due Gelbsturm decisero di ricambiarli dando loro del filo da torcere. Era noto a tutti il loro carattere ribelle e suscettibile, come d'altronde lo era quello dei Giganti, i loro genitori. Ebbene, qualora il loro condottiero non si fosse rivelato abbastanza determinato, e si mostrasse al contrario timoroso, allora esse non avrebbero esitato a prendersi la mano.
Il fusto su cui era steso Bart, senza alcun segno di monito, sterzò improvvisamente verso sinistra, prima che egli potesse raggiungere il punto d'incontro fra le traiettorie dei due ragazzi. Costringendo il Corvonero ad una cavalcata furibonda, intenta a disarcionarlo, la scopa proseguì con un moto a zigzag irregolare verso il centrocampo. Nei pressi della coda cominciò a fuoriuscire del fumo giallognolo, che rapidamente si espanse lasciando alle spalle del ragazzo una scia compatta.
La sua gemella, nel frattempo, volle comportarsi analogamente ma trovò resistenza da parte di Horus, che in qualche modo era riuscito a mostrarsi più convinto nei comandi. Essa si limitò quindi a vibrare prepotentemente e ad abbassarsi gradualmente di quota, pur mantenendo, sul piano orizzontale, la traiettoria imposta dal Tassorosso.
Come l'istruttore previde, portandosi una mano alla bocca spalancata, i due ragazzi erano effettivamente in procinto di scontrarsi. Se il candidato bronzo-blu non avesse corretto prontamente la traiettoria, o l'altro non avesse invertito la rotta, lo schianto sarebbe stato inevitabile.

 
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view post Posted on 25/3/2013, 12:59
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Durante il volo, mentre la sua concentrazione era al massimo, la voce dell'esaminatore giunse all'improvviso, amplificata dalla magia. Senza staccare gli occhi dal percorso che stava compiendo, Horus tese le orecchie ascoltando attentamente l'ammonimento. Diamine, aveva esagerato? Eppure era convinto di aver trovato un giusto equilibrio per imporsi senza prepotenza a quell'arrogante di una scopa. Spostando lo sguardo verso il Corvonero, tuttavia, Horus capì a cosa si riferiva l'uomo. Come se fosse a cavallo di una bestia imbizzarrita, il ragazzo cominciò a sterzare e virare paurosamente, la Gelbsturm impazzita che lasciava dietro di sé una spessa scia gialla. Ma Horus non ebbe neanche il tempo di riuscire a capire il da farsi, che immediatamente la sua scopa cominciò a vibrare, abbassandosi di quota. Istintivamente, il ragazzo strinse ancor di più le cosce al manico, le dita ben arpionate al legno, cercando di mantenerla sotto controllo. Forse il giusto equilibrio l'aveva quasi trovato, se la sua Gelbsturm manteneva quell'andazzo. In ogni caso, doveva recuperare in fretta.
Alzando inquietato lo sguardo dal manico e puntandolo davanti a sé, con il cuore in gola, il Tassino capiva che di lì a poco lui e il ragazzo si sarebbero scontrati con un sonoro botto. Doveva recuperare? Beh, doveva farlo ora, e rapido.

*Ok, vediamo che sai fare, bella.*
Ringraziando mentalmente di aver tenuto una certa distanza dalle pareti del bordo campo, aiutandosi con un colpo di reni, Horus direzionò il manico tutto verso sinistra, in una sorta di testa coda, cercando di imprimere abbastanza forza, senza tuttavia risultare brusco. Doveva virare e fare dietro-front in fretta, non far imbizzarrire anche la sua, di scopa. In concomitanza a quel movimento, spinse leggermente il manico verso il basso, in modo da scendere di quota di qualche livello durante l'inversione di marcia; la schiena di piegò un po' di più, il petto scese verso il legno, senza tuttavia toccarlo ancora. Prendere troppa velocità avrebbe rischiato di destabilizzarlo, si disse valutando rapido la situazione. Con il resto del corpo, ancora una volta, si sarebbe piegato nella direzione intrapresa, per favorire una virata più rapida e, di nuovo, per cercare di fondersi con il suo mezzo, imprimendogli la sua volontà.
Con quella manovra sperava di riuscire non solo a togliersi in fretta dalla traiettoria del ragazzo —nel caso non fosse riuscito a virare—, ma, grazie alla leggera discesa, si sarebbe portato ad una quota nettamente più sicura, non tanto per un'eventuale caduta, tanto per prendersi spazio per quell'inversione e portarsi fuori tiro dalla Gelbsturm del Corvonero. Per la tensione, Horus si morse il labbro, mentre i secondi scivolavano fin troppo lenti sotto i suoi occhi. Sapeva di esser pronto di riflessi, ma sapeva altrettanto bene quanto tutto potesse andare storto. Tuttavia, era fin troppo orgoglioso per permettere a quella prova di andare male, scope o meno, doveva passarla. E quella dannata Gelbsturm avrebbe dovuto esser sua.



Scusate il ritardo, so che andiamo di fretta, ma ieri ero relativamente a pezzi. @_@
 
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Bart Blaze
view post Posted on 25/3/2013, 17:07




La scorrevolezza del moto aereo si interruppe alquanto bruscamente. Bart aveva tentato di concludere la curva della semicirconferenza destra del campo, ma la Gelbstrum che cavalcava non glielo permise.
Anticipato da parole urlate dall'esaminatore - parecchi metri più giù -, il manico iniziò a vibrare sotto il suo corpo, scosso da tremiti che minavano la sua stabilità. Poi, del tutto inaspettatamente, esso si volse con forza verso sinistra e si gettò a capofitto in direzione del centro-campo.
Un'imprecazione indicibile balzò in mente al Corvonero mentre questi cercava di imporre comando sulla traiettoria compulsiva della scopa. Tuttavia, non gli fu inizialmente molto facile, data la confusione suscitatagli dalla sorpresa e dalla violenza del movimento: il manico aveva infatti intrapreso una rotta molto irregolare, tortuosa e serpentina. Bart si trovava così sballottato a destra e a manca sul fusto, il cuore in gola e il sudore che gli imperlava la fronte e ammorbidiva la presa delle sue mani. In quei secondi, il mondo tutt'intorno gli apparve sfocato, indistinto, caotico, mentre la paura lo mordeva in petto e gli offuscava la mente.
Digrignando i denti, egli abbrancò l'asse di legno con lo scopo di immobilizzarne la folle corsa e ristabilire la retta via. Difatti, quel galoppo funesto lo avrebbe probabilmente portato a schiantarsi col Tassorosso se uno dei due non si fosse celermente e prontamente premurato di deviare la propria marcia. In più, con la coda dell'occhio egli aveva notato dei vapori ocracei fuoriuscire dall'estremità della sua Gelbstrum e la cosa lo insospettì non poco: per un attimo temette che la scopa si fosse danneggiata - anche se sfiorò col pensiero alternative ben più catastrofiche e circostanziate - poi i ricordi, relativi alle partite scolastiche di Quidditch e alle visite periodiche che aveva fatto al manico in quel negozio - lettura delle caratteristiche innovative compresa - lambirono la sua memoria: quella scopa aveva la particolarità di emettere fumo dalle sfumature giallastre ad ogni virata.
Bart fissò lo sguardo dinanzi a sé e si concentrò sui movimenti da compiere: innanzitutto assicurò ancora una volta la stretta delle sue mani, contratte nell'apposita incavatura situata lungo la parte superiore del manico; allacciò ulteriormente le gambe attorno all'asse della scopa e impresse forza nei propri muscoli, così da bloccare l'andamento zigzagante che rischiava di disarcionarlo di lì a poco.
Una volta riottenuto il pieno controllo delle proprie azioni e della guida, avrebbe virato completamente a sinistra, affiancando la linea centrale della metà-campo e proseguendo lungo di essa, come era stato loro detto di fare.
L'ansia del fallimento si era affacciata per un attimo nella sua mente, prospettando un fiasco totale seguito da una scottante delusione e magari anche imbarazzo. Ora cercava di arginare quelle preoccupazioni, di spingerle nell'anfratto più recondito della propria psiche e di evitarne la concretizzazione e l'esternazione sul piano di coscienza.
Voleva meritare il possesso di quella scopa e sperava di poterlo dimostrare.

 
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view post Posted on 26/3/2013, 17:25
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Il Fato

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L'istruttore continuava a premere i polpastrelli sulle labbra secche, terrorizzato dalla circostanza in cui si trovavano i due ragazzi e, soprattutto, incapace di agire attivamente se non lanciando moniti a destra e a manca.
Improvvisamente la sua espressione divenne ancor più allarmata, gli occhi strabuzzati fissi sulle sagome degli aspiranti piloti e attenti a non perdersi un solo istante della scena che si evolveva rapidamente.
Se in un primo momento Bart era divenuto il protagonista della tragica vicenda, l'attenzione dell'uomo venne prontamente catturata da Horus, e dall'impresa pazza che si accingeva a compiere.
Piano, Secchement!
Furono le uniche parole - storpiate - che riuscì a pronunciare, prima di ammutolirsi definitivamente e assistere passivamente a quanto accadde. La manovra del Tassorosso fu brusca, certo, ma provvidenziale. Facendo ricorso a quel giusto mix di tirannia e dolcezza cui aveva fatto menzione lo stesso istruttore, il ragazzo riuscì in una virata completa atta a intraprendere repentinamente la traiettoria opposta alla precedente. Come il tentativo fosse andato a buon fine, quello era un altro conto.
La pesantezza della ramazza, unita alla sua particolare ostinazione, aveva reso quel testacoda grezzo, poco fluido, e non mancò di recare delle evidenti sorprese. Mentre la scopa si assestava, con la grazia di un motocarro babbano, una nuova fumata gialla invase il campo, partendo questa volta dalla suddetta. Il vapore si espanse andando ad ostacolare la vista di Bart, che nel frattempo aveva ripreso il controllo della sua scopa, ma entrambi poterono considerarsi salvi... per il momento.
L'istruttore tirò un sospiro di sollievo ed analizzò la situazione con un'espressione ancora un poco turbata. Da un lato vi era Horus, alle prese con una scopa sbatacchiante, reduce da una brusca virata e che doveva quindi riprenderne completamente il controllo. Dall'altra Bart, che pareva aver risolto i suoi problemi di equilibrio ma era finito in una nuvola di fumo giallo canarino. Entrambi si trovavano ancora nei pressi del centro campo.
Convintosi, l'uomo diede nuovi ordini agli esaminandi.
Grazie al cielo! Ora, ragazzi, voglio che concludiate la vostra prova percorrendo una zona di campo a vostra discrezione, ricorrendo ad una traiettoria leggermente ondulata.
Giunti al termine del percorso frenate lentamente...ed evitate di sterzare.

 
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view post Posted on 26/3/2013, 19:56
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Horus sentì a malapena il suo nome venire storpiato; l'importanza di quel momento cruciale era così sacro che neanche un'imprecazione per salvaguardare il suo povero cognome poteva esser pensata. Durante la manovra, la Gelbsturm che cavalcava aveva, fortunatamente, eseguito l'ordine, sebbene la sua testardaggine le impedisse di cedere definitivamente ai comandi del suo cavaliere. La scopa, infatti, aveva cominciato non solo a tremare, ma anche a sbatacchiare irrequieta.
*Avanti, piccola testarda!* la spronò mentalmente il ragazzo, mentre cercava di tendere i muscoli delle braccia affinché riportassero il manico in linea orizzontale e piegarla dunque al suo volere, le gambe ben strette che facevano resistenza, opponendosi a quel movimento ribelle. Se lei era testardo, lui lo era ancora di più ed era deciso a non assecondare i suoi capricci, gentilezza o meno. Nel frattempo, con la coda dell'occhio, Horus scorse una nube ocra dietro di sé, segno che la brusca virata era stata ancor più violenta del previsto. Sorrise tra sé e sé; quella scopa era davvero ostica di carattere, se mai ne potesse avere uno. E la cosa era anche divertente, quando non rischiava di spiaccicarsi a terra o contro il Corvonero.
Rapido, riportò lo sguardo davanti a sé e tese le orecchie non appena percepì la voce dell'esaminatore; da lì sotto lo spettacolo doveva esser stato ancora più tremendo. Annuì alla richiesta del tipo, nonostante fosse consapevole che lui non avrebbe mai potuto vederlo, e scivolò un po' di più sul manico.
Gli occhi saettarono verso destra, e il ragazzo decise che avrebbe ripercorso il semicerchio del campo in senso contrario a quello dell'andata. Ancora una volta, dunque, Horus strinse la presa sul manico e lo spinse verso la direzione desiderata, facendo attenzione a non aumentare troppo l'angolo di virata, ma a mantenerlo dolce per poter eseguire una curva non troppo brusca, in grado di seguire il perimetro del campo. Il ragazzo, con il corpo, cercava di seguire e aiutare, come dovuto, la sua scopa. Le cosce allentarono di poco la presa, per allentare un pochino la presa e lasciare "uno spazio" alla scopa, non soffocandola, ma le mani stringevano il legno per far capire alla Gelbsturm che era lui che decideva, sebbene fossero entrambi ad eseguire le manovre. Horus assottigliò gli occhi a causa del vento, coadiuvando i suoi movimenti seguendo attentamente il percorso ideale che si svolgeva davanti a lui. Quando fu sicuro della sua distanza col bordo campo, respirò e spinse nuovamente il manico verso sinistra, allo stesso modo in cui inizialmente aveva spronato la sua Gelbsturm ad avanzare. Presa sicura e decisa, ma lasciando a quei gesti un piccolo margine per il carattere burrascoso della scopa. Tempo qualche secondo, e poi ancora, il ragazzo piegò il manico verso destra, facendo intraprendere alla Gelbsturm il moto ondulatorio richiesto dall'esaminatore. Tra uno spostamento e l'altro attendeva qualche secondo, per cercare di mantenere l'andamento più morbido, meno brusco e violento di un zigzag normale, evitando così anche di sterzare. Il cuore batteva calmo nel petto, così come la sua sicurezza doveva mantenersi in ogni gesto che compiva. Aveva eseguito una manovra azzardata, poco prima, il peggio poteva anche esser passato, ma se si dimostrava debole ed indeciso, sicuramente la sua cavalcatura non avrebbe apprezzato e avrebbe fatto di testa propria. Così, Horus avrebbe continuato a percorrere quel semicerchio seguendo quel moto, finché, a qualche metro di distanza dal centro-campo, ad una distanza dunque giudicata adeguata, avrebbe riportato la scopa in traiettoria lineare e, a poco a poco, avrebbe alzato gradualmente il petto; anche qui il giovane sarebbe stato attento a non frenare bruscamente, quanto più ad arrivarci per gradi alzandosi a poco a poco, abituando la scopa ai suoi comandi con decisione, ma con garbo.

*Decisione, garbo, garbo, decisione. Manco fosse una ragazza.*
 
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Bart Blaze
view post Posted on 29/3/2013, 14:05




Bart era finalmente riuscito a raggiungere il centrocampo. Non ebbe però il tempo di tirare un sospiro di sollievo che si ritrovò circondato da una nube giallastra che gli annebbiò la vista. Aveva di nuovo sbagliato qualcosa?
La sua domanda trovò risposta nell'urlo frenetico e conciso dell'istruttore, la cui voce gli giunse lontana chilometri e chilometri. Oppresso da quel fumo, pensò che le parole dell'uomo risultassero alterate a causa dalla distanza o da chissà quale altro fattore. Ad ogni modo, Bart intuì che egli si riferiva al Tassorosso, la cui scopa era probabilmente fonte del gas paglierino che offuscava la sua visuale.
Il Corvonero fu perciò costretto a frenare di scatto, discostando il busto dalla sua Gelbstrum e issandolo di parecchi centimetri, imprimendo forza nelle braccia e nei lombi. Quando fu convinto di essersi fermato a mezz'aria, sollevò la mano destra dal manico e la agitò dinanzi a sé, nel disperato e piuttosto ridicolo tentativo di scacciare la nuvola e diradarla.
Sentiva, qualche metro più in là, i movimenti e le manovre del compagno. Affinando l'udito e cercando di percepire dove questi si trovasse, riprese il controllo della scopa e la indirizzò verso avanti, riducendo l'angolo che il suo petto formava con l'asse del manico.
Così facendo sarebbe fuggito dalla nebbia ocracea e avrebbe potuto continuare la sua esercitazione. L'esaminatore, infatti, stava proprio in quel momento impartendo loro altre direttive, assegnando loro il compito di mettere in atto una traiettoria ondulata lungo una zona del campo.
Bart strinse le labbra e corrugò la fronte, stringendo gli occhi per vedere oltre la nube effondente e cercando di concentrarsi su quell'ultima parte della prova pratica. La richiesta dello scrutinatore comportava una certa lucidità e abilità, e non era certo da prendere sottogamba. Il Corvonero aveva avuto modo di sperimentare un siffatto tipo di spostamento con la Firebolt diverse volte, ma ora doveva mostrarsi capace di fare lo stesso con quella scopa così esigente e un po' ribelle.
Prese così posizione: rialzò di poco il torace dalla linea della scopa, così da evitare una corsa forsennata e troppo accelerata, e poi strinse la mano portante attorno al fusto cilindrico, a pochi millimetri di distanza dalla mancina; era importante avere una salda presa, poiché soprattutto grazie alla pressione delle mani il moto ondulato avrebbe potuto avere luogo.
Bart tenne le cosce ben premute e contrasse i muscoli delle gambe nel sollevare la parte apicale della Gelbstrum con l'ausilio delle mani, irrigidite e sbiancate dall'ingente pressatura che esercitavano sul manico. Salì così di quota, gradatamente, il viso rivolto verso il soffitto: l'assenza del cielo che solitamente lo sovrastava nel campo di Quidditch della scuola gli diede una soffocante sensazione di chiusura. Ignorando il solaio, il ragazzo sollecitò ulteriore forza nelle mani, distendendo gli avambracci, quasi come se stesse allontanando da sé il manico, e chinando così il busto, di modo che la distanza fra il suo corpo e la scopa rimanesse invariato. La rotta si sarebbe così raddrizzata e, dopo aver percorso qualche metro, il ragazzo sarebbe sceso nuovamente di quota, seguendo una lieve curva e usufruendo alla stessa maniera della spinta delle mani. Avrebbe successivamente ripetuto le stesse operazioni finché non si fosse avvicinato al bordo della metà-campo sinistra - poco prima occupata dal Tassorosso -. Prossimo al limite, avrebbe frenato progressivamente mentre si trovava sul tragitto rettilineo interposto fra le due ondulazioni, sicché avrebbe interrotto il movimento e si sarebbe arrestato. Superato quell'esercizio avrebbe potuto alfine acquisire dimestichezza con la Gelbstrum...

 
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view post Posted on 29/3/2013, 18:12
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Il Fato

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Come il prospettarsi di un dolce lieto fine, l'istruttore abbandonò ogni cenno di tensione e timore e sorrise soddisfatto in direzione dei due ragazzi.
Gradualmente, entrambi avevano dimostrato di esser in grado di far fronte alle difficoltà del pilotaggio, superando gli inconvenienti susseguitisi durante la prova e uscendone indenni.
In quel momento il loro volo proseguiva senza evidenti intoppi, lo stile richiesto dall'uomo era stato raggiunto e i manici di scopa cominciavano a rallentare sotto la guida degli studenti.
Quando entrambi si furono arrestati, l'istruttore si lasciò sfuggire un breve applauso ed infine fornì le ultime indicazioni per il completamento della prova. A giudicare da come gli luccicavano gli occhi sembrava avesse in mente qualcosa di particolare...
Perfetto! Direi proprio che ci siamo! Ora non resta che un'ultima piccola prova...
Staccò rapidamente la bacchetta dal collo e la puntò verso il lontano ingresso del mini-stadio. Dallo stretto arco in pietra sbucò improvvisa una Pluffa consunta che, sfrecciando a mezz'aria, raggiunse la salda presa dell'uomo. Questi, sorridendo eloquente, la sostenne verso l'alto e si assicurò di avere la completa attenzione dei ragazzi.
Ultimo step prima di ottenere il patentino. Al tre lancerò la Pluffa in una zona imprecisa del campo...voglio che il più vicino la raggiunga, la colpisca e la spedisca all'altro impartendole una traiettoria non troppo semplice; il secondo dovrà riceverla.
State pronti! 1...2...3!

Non appena il conto fu ultimato, il simpatico istruttore lanciò la Pluffa in aria e, caricando l'altro braccio, la colpì violentemente. La traiettoria che assunse la sfera vermiglia era diagonale ascendente, e dalla zona centrale del bordocampo - dove sostava l'uomo - proseguiva spedita verso la metà campo destra.
Nel momento in cui venne identificata la direzione della palla, automaticamente vennero definiti anche i ruoli di quel complesso passaggio. Ce l'avrebbero fatta in due a cogliere al volo l'occasione per uscire vittoriosi dall'esame?

 
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view post Posted on 31/3/2013, 16:26
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Finalmente la Gelbsturm cominciò a dimostrare di volersi "alleare" con lui. Dopo aver percorso metà perimetro quasi senza intoppi, piccoli sbandamenti ripresi appena in tempo, la scopa cominciò a rallentare seguendo i movimenti di Horus. Una soddisfazione cominciò ad irradiarsi in lui come piacevole calore nel petto e quando si fermò, il ragazzo rimase con le gambe penzoloni, godendosi l'aria che l'accarezzava mentre la tensione della prova si scioglieva. Avevano terminato? Il Tassorosso abbassò lo sguardo dove l'esaminatore si esibiva in un piccolo applauso. Sembrava essersi ripreso dall'ansia del quasi-scontro, il viso molto più gioviale: era dunque finita? Davvero? Evidentemente no. L'uomo aveva ancora qualcosa in mente, stando da quanto diceva. Un'ultima prova li attendeva sotto forma di Pluffa che giungeva in volo tra le mani dell'esaminatore. Prima ancora che egli potesse spiegare, Horus capì: un recupero o un passaggio, questo era richiesto ai due. Ed infatti l'ipotesi trovò conferma poco dopo, quando l'uomo si preparò al lancio.
Analogamente, anche Horus si strinse alla scopa, puntando gli occhi come una predatore famelico sulla sfera vermiglia, incontrata ed ambita sul Campo troppe volte. Una veloce occhiata alla posizione di Blaze gli fece capire che lui, il Corvonero, sarebbe stato il ricevente. Toccava ad Horus sfrecciare al recupero e poter permettere al compagno di afferrare la Pluffa. Con un sorrisetto ironico, il Tassino pensò a quanto fosse buffo come in partita loro due fossero rivali, pronti ad ostacolarsi in quei passaggi ed ora, in quella prova, si ritrovassero a dover collaborare. In ogni caso, non appena la Pluffa venne colpita, tutti quei pensieri svanirono e la sua concentrazione si focalizzò sul calcolo della traiettoria. La palla, impattata con violenza, procedeva spedita verso la metà campo dove si trovava lui, eseguendo un moto diagonale verso l'alto. L'unica strategia che si delineò nella sua testa, rapida, fu la più semplice: virare e tagliare la metà campo obliquamente, trovandosi così ad anticipare la Pluffa, incidentando sul suo moto.
Rapido, il giovane si tuffò sul lucido manico, sfiorando il petto sul legno; le mani mossero con attenzione la scopa, facendola virare verso destra in modo da poter seguire la traiettoria decisa. Contemporaneamente Horus fece poca forza, tenendo sempre quel tocco necessario per non inimicarsi la scopa, inclinandola poi leggermente verso l'alto in modo da poter compiere anche lui una rotta appena ascendente, questo per facilitare la manovra di recupero. La Gelbsturm, ora, lasciava comprendere tutte le sue potenzialità: grazie al manico sagomato, Horus poté sistemarsi al meglio senza rischiare di cadere, facendo troppa forza per resistere alla pressione dell'aria, stancando i muscoli. Gambe strette, gomiti allineati al busto, sì, ma incredibilmente fluido scivolava sulla scopa quasi fosse un tutt'uno con l'aria. La sensazione di accelerazione su quel mezzo era incredibile. Euforico, il giovane teneva ancora gli occhi sulla Pluffa mentre le distanze tra predatore e preda si accorciavano, il corpo gestiva il volo correggendo rotta e quota seguendo il moto della Pluffa.
Ed ecco la sfera raggiungere il culmine d'altezza a qualche metro di distanza per poi cominciare a discendere, pronta ad incontrare il Cacciatore.
Concentrato al massimo, Horus cominciò a prepararsi all'impatto: giunto in prossimità della Pluffa, tenendola d'occhio, il ragazzo avrebbe coordinato il corpo. Il busto si sarebbe alzato quel tanto che bastava per rallentare in sicurezza la scopa, senza tuttavia fermarsi o rischiare di perdere la palla. Il braccio destro avrebbe fatto forza, la mano arpionata al legno avrebbe garantito sicurezza mentre la parte sinistra del busto si sarebbe staccata dal sostegno. La spalla e il braccio sinistri, caricati, sarebbero stati pronti come molle: in quel frangente, Horus avrebbe cercato rapido con lo sguardo Blaze —sperando si fosse messo in posizione per il ricevimento del passaggio— e a quel punto il Tassino avrebbe rilasciato il caricamento del busto. La mano, chiusa a pugno, avrebbe quindi impattato con violenza sul cuoio, mentre il braccio avrebbe calibrato potenza e mira, direzionando la preda tra le mani del compagno.
Non aveva dimenticato l'irrequietezza della sua Gelbsturm, che aveva gestito con la stessa accuratezza e decisione usata in precedenza, tuttavia, era il momento di unirsi definitivamente, collaborare infine per un obiettivo diverso dalla semplice traiettoria, un obiettivo più affine ad entrambi, del resto.
 
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Bart Blaze
view post Posted on 1/4/2013, 12:29




La sosta che Bart effettuò una volta giunto in prossimità del confine del campo venne seguita da un fragoroso applauso, il quale riecheggiò in tutta l'area della sala. Il Corvonero abbassò lo sguardo e fissò l'esuberante supervisore perdersi in un fugace attacco isterico. Era soddisfatto della prova, ma non abbastanza da ritenerla espletata. Li avvisò infatti di un esercizio conclusivo e poi, aiutandosi con la sua bacchetta, attirò a sé una palla, che sfrecciò dal varco d'ingresso per andare a pararsi in mano sua. Gli occhi di Bart si concentrarono sulla nuova arrivata e la riconobbero all'istante: una Pluffa.
A quel punto le intenzioni dell'esaminatore erano già abbastanza evidenti, ancor prima che questi aprisse bocca per spiegare ciò che avrebbero dovuto fare. Nel frattempo Bart aveva volto il manico verso sinistra, cosicché potesse vedere frontalmente le azioni dell'uomo e fosse pronto per muoversi nuovamente.
Il ragazzo diede una fuggevole occhiata al compagno, parecchio distante da dove si trovava lui attualmente, e poi focalizzò lo sguardo sulla palla che fra pochi secondi si sarebbe librata in volo, spedita dall'arbitro - per così dire -.
E ben presto essa sfrecciò in alto e tagliò l'aria con la sua massa sferica, diretta verso la zona destra del campo lungo un moto diagonale. Era pertanto compito del Tassorosso intercettare la Pluffa e indirizzarla al Corvonero.
Bart spinse ulteriormente il manico verso sinistra, preparandosi ad intervenire. I suoi occhi erano divenuti due fessure e scrutavano le mosse del compagno. Gli pareva strano giocare senza i propri compagni di squadra e con un avversario, per giunta. Era una situazione davvero molto insolita... Ad ogni modo, i due ambivano allo stesso obiettivo e se avessero voluto raggiungerlo avrebbero dovuto collaborare, in modo da gratificare l'impressionabile scrutinatore che li seguiva con occhi da falco.
Il Corvonero allargò per un momento le dita per distendere muscoli e ossa e poi le avvolse ancora una volta attorno all'asse, le falangi che aderivano in modo tenace al fine materiale legnoso. Egli fece lievemente perno sulle mani per distendersi meglio sul fusto, facendo scivolare i glutei che prima, da sedente, aveva portato in avanti. Nel fare ciò, unì le gambe, curvò il busto e lo avvicinò al manico, allentando infine i muscoli degli avambracci e congiungendo questi ultimi alla scopa.
Così posizionato sulla sua Gelbstrum, il ragazzo poté accelerare e riprendere velocità, fluendo in aria lungo un moto perlopiù rettilineo. Il compagno aveva deciso di non incontrare la palla direttamente, bensì di sistemarsi lungo un punto della sua traiettoria in cui essa sarebbe giunta in progressiva discesa. Bart vide un suo braccio sollevato, in attesa che la Pluffa lo raggiungesse per poterla colpire e dirigerla verso di lui. Un'adrenalina frizzante lo colse improvvisamente e lo percosse da capo a piedi, tumultuosa e formicolante. Era un'emozione che gli era ormai familiare e lo accompagnava costantemente nel Quidditch; finanche ora, mentre percorreva il campo in senso opposto a pochi minuti prima, sebbene tutto ciò che lo circondava fosse una grossolana imitazione di quello sport che amava da tanti anni.
L'aria gli gonfiava le vesti e faceva sventolare il suo mantello, tanto da farlo sembrare quasi un Dissennatore all'attacco. Bart era tuttavia concentrato sulla ricezione della palla, la scopa leggermente rivolta verso destra: egli rimase ben appigliato al manico con la mano portante, mentre staccava la mancina e protraeva il braccio sinistro, pronto ad arrestare la furente corsa della Pluffa e a ghermirla con le dita. Di conseguenza sollevò di poco il busto e rallentò gradualmente: avrebbe colto il globo rosso al volo, ad una velocità moderata, e avrebbe frenato del tutto solo nel momento in cui questo si fosse trovato al suo fianco.

 
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