Il Retrobottega, e la Scopa, Accessori di Prima Qualità per il Quidditch

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view post Posted on 1/4/2013, 15:23
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Il Fato

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Ed il sorriso non scomparve dal volto dell'istruttore, anzi divenne ancora più ampio e marcato nel giro di qualche secondo. Tirando un sonoro sospiro di sollievo, l'uomo assistette all'azione dei ragazzi denotando immensa soddisfazione.
Entrambe le scope risposero prontamente e senza inceppi ai comandi dei loro piloti; il volo del Tassorosso risultò rapido e fluido, permettendogli di giungere in tempo al cospetto della Pluffa cadente. Non appena il braccio di Horus ebbe impattato con il cuoio rosso, la Pluffa virò scattante e tagliò l'aria dirigendosi verso la zona sinistra del campo.
Ad attenderla, nel frattempo, si era accinto Bart. Seguendo la manovra del compagno da lontano, aveva sfruttato quel distacco per disporsi opportunamente sulla scopa e cominciare a dirigersi verso il centrocampo. Lì la sua traiettoria e quella della Pluffa si incontrarono, e quest'ultima finì, come da programma, sul palmo ghermente del Corvonero.

CLAP CLAP CLAP CLAP.
Complimenti! Complimenti! Non ho nulla da aggiungere, la prova è terminata!
Scendete dalle scope e raggiungetemi.

L'istruttore diede sfogo alla sua euforia e, senza aggiungere altro, rimise in tasca penna e taccuino e intraprese una corsetta verso l'ingresso dello stadio. Attraversato l'uscio, sparì alla vista e all'udito, lasciando i due ancora in aria. Aveva detto loro di raggiungerlo, probabilmente l'esame era realmente giunto al termine.

 
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Bart Blaze
view post Posted on 1/4/2013, 16:10




Il suo braccio, teso, ricevette infine la Pluffa e la sua mano l'accalappiò, il palmo aperto sul cuoio scarlatto e le dita distanziate e adunche. Bart si strinse la palla al fianco sinistro e frenò lentamente, tant'è che si ritrovò inoltrato nella zona destra del campo.
Stavolta gli applausi scroscianti gli giunsero con maggiore rimbombo e rischiarono di farlo trasalire a tal punto da fargli perdere il possesso della palla. Egli riuscì però a rimanere in sella alla propria scopa e a mantenere la sfera accanto a sé. Compresse così le cosce e contrasse i muscoli dei polpacci, mentre si preparava a virare con una sola mano: non era certo un gioco da ragazzi, specialmente con una scopa come la Gelbsturm. Teso e irrigidito come un tronco, il ragazzo riuscì a virare la scopa e ad avere una visuale diretta dell'uomo che, esaltato, sembrava miticizzare il loro operato. Bart non riuscì a trattenere un sorriso mentre quegli annunciava loro che l'esercitazione era conclusa e li invitava a seguirlo.
Il Corvonero declinò perciò la scopa e si chinò su di essa per accelerare e puntare verso il basso. Il suolo si avvicinava sempre più e ciò gli dava l'impressione di essere sul punto di schiantarsi... Risollevò in tempo il manico e toccò infine terra, non troppo dolcemente. Appena appena scombussolato, smontò dalla Gelbsturm. L'uomo era già uscito dalla stanza e Bart attese così che il compagno scendesse a sua volta prima di imitarlo e risalire le scale con la scopa stretta nella mano destra e la palla ancora al fianco sinistro.
Non aveva dubbi, l'esperienza appena avuta lo aveva convinto: doveva avere quella scopa. Nella sua mente aveva già programmato di comprarla, un giorno o l'altro. Purtroppo, quel pomeriggio non aveva portato con sé molti soldi, dunque sarebbe tornato successivamente.

 
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view post Posted on 1/4/2013, 16:19
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I suoi occhi seguirono la Pluffa volare via, secondo la direzione da lui impartitagli, arrivando dritta dritta tra le braccia di Blaze. Un sorriso soddisfatto si dipinse sul suo volto quando assistette alla scena, e non fu il solo. Poco più in basso giunse un rumore di applausi e la voce concitata dell'esaminatore, evidentemente compiaciuto dalla loro azione.
Non c'erano più dubbi: avevano terminato. L'esito non era poi così difficile da prevedere. Con il cuore in gola per l'eccitazione e l'euforia, Horus tornò a stringere il manico, puntandolo verso il basso, beandosi un'ultima volta di quella piacevole brezza tra i capelli. In prossimità del terreno cominciò a rallentare, rimettendo in piano la scopa e con un salto, fu giù, atterrando morbido sull'erba. La Gelbsturm rimase lì, a mezz'aria, pronta ad essere inforcata da un nuovo giocatore che avesse voglia di mettersi alla prova con quella testarda scopa. Horus le lanciò un ultimo sguardo divertito e poi si diresse dietro l'uomo. Per un secondo incrociò lo sguardo del Corvonero e gli accennò un sorriso cordiale.

« Ottimo lavoro, eh. » disse affabile,; in fondo avevano quasi rischiato di spiaccicarsi entrambi sul terreno. Un minimo di interazione ci doveva essere.
Risalì dunque le scale, sentendosi infinitamente più leggero e con il desiderio di ritrovarsi sul Campo di Quidditch e testare la sua, di Gelbsturm. Ma, sfortunatamente per lui, Lysander l'attendeva appena uscito dal negozio, costringendo il giovane a ricacciare quel desiderio in fondo. Con un flebile sospiro, ripercorse inverso il tragitto effettuato all'andata e tornò nell'ambiente principale, aspettando dietro al bancone che l'esaminatore sistemasse le scartoffie.
Per fare ulteriore pratica avrebbe dovuto attendere un altro po': Mya, in ogni caso, non si sarebbe fatta scrupoli e l'avrebbe ucciso in allenamento. Come sempre, pensò ironico.
 
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view post Posted on 1/4/2013, 16:42
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Il Fato

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Non appena i due furono sbucati nella sala principale del negozio, poterono osservare l'esaminatore curvo sul bancone, intento a compilare alcuni moduli con fare frenetico. Alla sua sinistra, Gary - così l'aveva chiamato mezz'ora prima - prelevava due tesserini caldi di stampa da un macchinario anonimo nascosto sotto la cassa.
Udendo i ragazzi alle sue spalle, si voltò per assicurarsi che fossero indenni e, tornando alle sue carte, sfilò le tessere dalla presa delicata del garzone e le dispose sul legno. Estrasse uno stampo dal cassetto alla sua destra, infine, e timbrò le patenti, facendo tremare persino le pareti tanto era stata vigorosa la botta.
Fatto ciò, sollevò il capo e si voltò di nuovo verso il Tassorosso ed il Corvonero, esibendo sorridente due foglietti identici. Tese le braccia e li consegnò ai rispettivi proprietari.
Ecco le vostre patenti; con queste potrete pilotare una Gelbsturm quando vi pare.
E' stato un vero p-piacere ragazzi, vi saluto... Ah! Se vuoi quella scopa rivolgiti a Gary, eheh! Ciao!

Fece l'occhiolino a Bart, che non aveva ancora staccato le mani dalla sua scopa di prova, e sparì dietro l'ingresso del retrobottega.



Esame superato: siete abilitati all'utilizzo della Gelbsturm.

WANShQ2 r79nlxx


Quest libera!



Edited by MasterHogwarts - 1/4/2013, 18:20
 
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view post Posted on 13/5/2013, 20:13
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Da qualche tempo, ormai, Talìa aveva preso confidenza con la sottile arte del volo. Sul campo da Quidditch si era impegnata a dar prova, con più o meno successo, delle sue abilità di giocatrice. Per quanto gli allenamenti raffinassero e potenziassero le sue tecniche, erano le partite a farla crescere davvero, sia fisicamente che mentalmente.
Amava il brivido dell'aria sulla pelle, così come amava il suo ruolo abitudinario. Quando il fischio dell'arbitro giungeva alle sue orecchie tutto scompariva, e restavano lei e il piccolo esserino che tanto spesso compariva nei suoi incubi più agitati, o nei suoi sogni più dolci. La scopa, sotto suo comando, partiva a velocità altissime, alla rincorsa della vittoria. Essa era come un prolungamento del suo corpo; in battaglia, sapevano diventare un tutt'uno.
Fin dal primo giorno in cui era entrata a far parte della squadra di Quidditch una cosa le era stata chiara: la strategia e la velocità erano due elementi fondamentali. Il lavoro da svolgere era, dunque, palese. Doveva affinare, col tempo, entrambi gli aspetti. Il primo era una questione di ragione, di testa. Anche di istinto, a volte. Il secondo coinvolgeva la fisica, i movimenti e l'efficienza delle attrezzature.
E fu proprio per tale ragione che quella mattina, ancora timidamente riscaldata, la Serpe si recò nel quartiere magico londinese. L'obiettivo era uno. Sapeva che sarebbe stato fondamentale per la squadra, ma soprattutto per se stessa. Altra esperienza, altre abilità, altri modi per mettere alla prova la sua persona. Un passo in più verso la gloria.
Si morse il labbro al solo pensiero, e ancor più svelta camminò e raggiunse il suo luogo di interesse. "Accessori di Prima Qualità per il Quidditch".
Ricacciando i piccoli, stupidi accenni di timidezza fin sotto la corazza del suo gelido sguardo e della sua camminata, la studentessa si avvicinò al bancone, dove si rivolse al garzone:


- Buongiorno. Sono qui per l'abilitazione alla guida della Gelbsturm. -

D'un tratto il ricordo di un sogno le attraversò la mente, rapido come un lampo. Era il sogno che aveva fatto prima della sua primissima partita di Quidditch. Non era mai riuscito a ricordarlo prima di quel momento.

C'era lei, correva in direzione del campo. I giocatori erano già tutti schierati, ma lei era ancora nei sotterranei, appena fuori dalla Sala Comune. Correva, correva. Il campo però sembrava distante chilometri. La partita sarebbe presto iniziata, da un momento all'altro. Voleva muoversi, voleva correre e raggiungerli, ma i suoi piedi sembravano pesanti, incollati a terra. Urlava, ma nessun suono usciva dalla sua gola. Un attimo dopo si trovava negli spogliatoi, già munita della divisa della squadra. Il campo era ormai appena fuori dalle porte, ma la sua scopa non c'era, non c'era da nessuna parte. La partita era iniziata ormai, ma lei poteva ancora entrare, lo sapeva. Eppure la scopa non c'era. Non riusciva a trovarla da nessuna parte. Doveva solo essere veloce, trovarla e uscire. Giocare.

Il ricordo del sogno la fece sorridere debolmente. Era sempre divertente rivivere gli incubi. Eppure quella rimembranza aveva trasmesso in lei un senso di fretta, di impazienza, più che di inquietudine. Chissà, magari sarebbe stato troppo tardi anche per prendere quella maledetta abilitazione.


- Iniziare il prima possibile sarebbe splendido. Se non le dispiace. -

E così la solita, antipatica, fredda Talìa era tornata a governarla. L'avrebbe ringraziata. Almeno lei riusciva ad essere vigile e costante sul corpo, mentre la sua anima più altalenante si abbandonava agli sciocchi turbini dei ricordi. Rischiava di perdere, a momenti, quella schematica lucidità che doveva apparire dall'esterno.
Doveva essere proprio quella stessa lucidità a regolarla, quel giorno. La perfezione sarebbe stata essenziale per ottenere ciò che desiderava. Occorreva una mano ferma.
Un altro scalino verso il successo stava per essere scavalcato.

 
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view post Posted on 16/5/2013, 15:45
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Il Fato

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//Dato che non arriva nessun altro, cominciamo pure ;)


Se a quella non calda giornata molte persone preferivano il tepore delle proprie case e molti Studenti quello del Castello, la giovane Talìa entrava da "Accessori di prima qualità per il Quidditch".
Era alla ricerca di qualcosa.
Dalla insolitamente disabitata via di Diagon Alley, la ragazza improvvisamente si ritrovò nella calca del negozio, sempre colmo di persone, giovani e meno giovani, chi per necessità, chi solo per curiosità e per passare una calda libera mattinata in compagnia degli amici, fantasticando sullo sport più bello del mondo.
Con passo deciso la Serpeverde si avvicinò al bancone, chiedendo per l'abilitazione all'uso della Gelbsturm.
Il Garzone, piuttosto indaffarato ad impacchettare una Firebolt, si limitò ad indicarle una stanza dietro il bancone stesso.
Non lo si poteva di certo definire un bel ragazzo; sulla ventina, non molto alto, capelli color carota, pelle chiara e spruzzatine di lentiggini in alcune zone sì, in altre no; anonimi occhi marroni, qualche brufolo qua e là ed un viso abbastanza segnato dall'acne.

- Segua la scala di pietra e mi aspetti davanti alla porta... -

si limitò a rispondere automaticamente, senza staccare gli occhi dal suo lavoro. Sempre indaffarati come erano, i Garzoni di quel negozio erano ormai abituati a fare più cose contemporaneamente.
Quando lo fece per controllare se era già munita di scopa, fu colto come da una vampata, attirato dalla bellezza glaciale di quella giovane fanciulla.

- S...se non ha già una Gelbsturm gliela procurerò direttamente io. -

specificò poi, scuotendo la testa come per eliminare l'imbarazzo iniziale.
Ancora pochi secondi e avrebbe terminato il suo lavoro per potersi dedicare alla giovane.

 
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view post Posted on 24/5/2013, 23:11
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Osservò la zona frettolosamente indicata dal ragazzo. Una scala di pietra, una porta al termine. Non aveva mai notato quella sezione del negozio, nonostante vi si fosse recata più di una volta.
Il ragazzo che si sarebbe occupato di lei sembrava molto giovane, possibile che avesse già la facoltà di insegnare a cavalcare una scopa come quella? Lo guardò nuovamente, quando si rivolse a lei per la seconda volta.
Non rispose.
Era ovvio che non possedesse una Gelbsturm, o che tantomeno l'avesse in quel momento. Si limitò ad allargare le braccia, alzando un sopracciglio. Non aveva nulla con sé, se non la sua bacchetta in tasca ed il completo rigorosamente nero che indossava. Il resto del viso non si sconvolse di un millimetro.
Apparire scortese non era tra le sue abitudini, mai, nonostante a volte si presentasse decisamente spigolosa e non desse l'impressione di essere particolarmente affabile. Non lo era, questo lo sapeva, ma aveva ricevuto un'educazione ben precisa, rigida ed inquadrata. Il nome che possedeva andava portato con onore, mancare di rispetto all'educazione sarebbe stato mancare di rispetto a se stessa.
Lentamente si avviò lungo le scale di pietra, mentre sentiva il corpo vibrare ad ogni passo, scosso dalla discesa di gradino in gradino.
Cosa la aspettava in quella stanza? Ma soprattutto, quanto sarebbe stata diversa quella scopa da altre già provate? La curiosità si impadronì di lei, mentre la porta si avvicinava lentamente. Giunse finalmente davanti ad essa. Per un attimo ebbe l'impulso di aprirla, o di tentare di farlo, ma si trattenne. Quel tizio le aveva detto di aspettarlo, e lei avrebbe ubbidito. Si voltò di nuovo verso le scale, attendendo che il ragazzo la raggiungesse.
Un'altra attesa. Non aveva già aspettato abbastanza per poter prendere quel dannato patentino? Come una folata di vento gelido, la delusione di quell'
Eccellente in bella vista sulla bacheca, al termine degli esami del primo anno, attraversò il suo corpo.
L'avrebbe uccisa...
Strinse i denti, chiudendo dentro di sé, al sicuro, una qualsiasi imprecazione derivante da quel ricordo. Era stata solo colpa sua, certo, doveva essersi impegnata poco. Non c'era altra spiegazione, nessuna colpa da dare ad altri. Era dipeso solo da lei, se lo ripeteva continuamente... eppure... eppure era perfetto, lo sapeva. Gli occhi si assottigliarono. Non aveva mai accettato quella sconfitta. Quella giornata avrebbe mondato definitivamente una delle impurità della sua carriera scolastica, quella più fastidiosa per lei, Cercatrice della squadra degli adepti di Salazar.
Ma no, non era il momento di abbandonarsi ai ricordi, né alla poco lucida morsa dell'ira. Sbatté le palpebre. Le avrebbe riaperte un secondo dopo, e l'odio e la rabbia sarebbero scomparse. Non ci sarebbe stato più posto per loro finché si trovava in quella bottega.
Così fu.
Incrociò allora le braccia, cercando, piuttosto che dimostrarsi nervosamente impaziente, di trovare la concentrazione e la tranquillità. Dipendeva sempre da quello. Ormai lo sapeva bene. Tutto era tornato perfettamente normale. Non restava che attendere ancora qualche secondo.
Il negoziante sarebbe sceso di lì a poco e presto quella piccola parentesi nella sua carriera sportiva si sarebbe aperta.

 
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view post Posted on 6/6/2013, 21:23
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Il Fato

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Tempo di finire di impacchettare la scopa-regalo acquistata dal cliente, accertarsi di avere con sè il mazzo di chiavi e di recuperare una Gelbsturm utilizzata appositamente per i provini, si incamminò anche lui verso la porticina dietro al bancone, cominciando a scendere le scale già percorse da Talìa.
Purtroppo i fine settimana erano delle giornate critiche; tanti clienti, poco personale. Sarebbe spettato a lui occuparsi di tutto, vendite e patentini, o almeno per altre due ore, prima che l'altro ragazzo gli desse il cambio.
Nonostante l'oscurità che scala dopo scala avvolgeva sempre più la zona circostante, alzando lo sguardo il timido ed impacciato commesso potè individuare la ragazza che già ad un primo sguardo gli aveva mandato in ebollizione gli ormoni.
Non l'avesse mai fatto.
In maniera piuttosto maldestra inciampò pestando il laccio della scarpa destra che si era sciolto pochi istanti prima a sua insaputa, ruzzolando scala dopo scala fino a stramazzare a pochi passi da Talìa.
Qualche istante di silenzio assoluto.
Era morto? Fortunatamente per Talìa, no.
Lentamente il nostro commesso brufoloso si mise seduto, tirando a sè il ginocchio ed emettendo ritmicamente una serie di respiri e lamenti per circa un minuto.

- Ssst ahhh, sssst ahhhh, ssst ahhh, sssst ahhh. -

non appena sentì il dolore cominciare lentamente a scemare, chiese alla ragazza con tono evidentemente provato

- Prendi le chiavi, apri tu. E' quella più grande. Tre scatti a sinistra. -

rimase impalato con lo sguardo fisso su di lei per qualche secondo, rimanendo ancora una volta ammaliato dallo sguardo della giovane.
Scosse la testa, ed una volta rinsavito le indicò il mazzo, caduto proprio di fronte al piede sinistro di lei.
Deglutì amaramente, mentre con quanta più forza di volontà possibile cercava di rialzarsi.

*Dannazione, proprio di fronte ad una ragazza così carina dovevo fare questa figuraccia?*

imprecò tra sè e sè; quantomeno il provino non era in pericolo. D'altronde si sarebbe dovuto limitare a dare le dovute istruzioni alla giovane.

Entrando nella stanza, il Prefetto Serpeverde con ogni probabilità sarebbe rimasta stupita.
Un vero e proprio campo da Quidditch in miniatura si sarebbe parato di fronte a lei, senza ovviamente gli spalti; e sebbene il tetto che sovrastava la scalinata era piuttosto basso, alzando lo sguardo la ragazza avrebbe potuto notare come dimensioni del retrobottega erano completamente sproporzionate rispetto al corridoio precedente.
Ovviamente volare a ad altezza considerevole avrebbe comportato un biglietto di sola andata per il San Mungo.

Il commesso intanto si alzò aiutandosi con il muro di fronte a lui, e zoppicando si apprestava a seguire la Serpeverde.

 
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view post Posted on 9/7/2013, 15:06
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Talìa sobbalzò, facendo un piccolo passo indietro e aggrottando le sopracciglia all'improvviso. Come era possibile che un essere umano raggiungesse tali livelli di incapacità?
Oltretutto per una stupida rampa di scale, dannazione. Era inconcepibile.
Sospirò, osservando il ragazzo mettere in scena quella patetica scenetta per un ginocchio un po' ammaccato. Era così serena quando era arrivata, perché doveva per forza innervosirsi prima ancora di iniziare?
Il mazzo di chiavi col quale avrebbe dovuto aprire la porta era finito a terra con un tonfo metallico, proprio davanti ai suoi piedi.
Guardò con occhi gelidi il ragazzo, che parlavano evidentemente da soli una lingua aspra e sprezzante.


*Ti terminerei qui, ora, se solo non dovessi insegnarmi a cavalcare quella maledetta scopa.*

Come in un lampo, percorse con la mente un insieme sostanzioso di idee su come avrebbe potuto torturare quel mostriciattolo, prima di toglierlo dalla faccia della terra, purificandola un po'. Esseri come quello erano davvero uno spreco di spazio.
Accucciandosi lentamente per recuperare le chiavi, non staccò gli occhi dal ragazzo, col preciso fine di imbarazzarlo e di farlo sentire ancor più ridicolo. Lentamente, molto lentamente. Almeno qualcosa di positivo c'era: un po' di sadico divertimento.
Quando le sue mani toccarono il ferro delle chiavi, le raccolse con uno strattone silenzioso, sollevandole e tornando in posizione eretta con una rapidità spaventosa. Quegli sbalzi di velocità nelle sue azioni avevano il semplice scopo di mettere paura, ovviamente.
Inoltre, avevano già perso abbastanza tempo. Non era lì per giocare o per fare da babysitter a un ragazzo fin troppo impedito.

Velocemente, infilò la chiave più grossa nella relativa fessura, facendola scattare tre volte a sinistra come indicato. Abbassò la maniglia. Aprì la porta e osservò davanti a sé.
Caspita.
Era...era un piccolo campo da Quidditch, all'interno di un negozio. Davvero curioso. Come poteva una bottega contenere quello spazio così grosso? Era incredibilmente stupefacente.
Dimenticando quasi il commesso in terra alle sue spalle, oltrepassò la soglia della porta, muovendo gli occhi a destra e sinistra, senza muovere troppo la testa.
Mostrarsi stupita o sorpresa come una sciocca bambina curiosa non faceva parte dei suoi modi.
Incrociò le braccia davanti al petto, stette immobile per qualche secondo, poi si volse in direzione di quell'individuo, assottigliando gli occhi.


- Be'? Vogliamo cominciare o no? -

Fece con tono acido e impaziente, con una voce strascicata che la rendeva insopportabilmente antipatica.
Prima sarebbe finito quel giochino, meglio sarebbe stato.

 
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view post Posted on 19/7/2013, 13:58
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Il Fato

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Il giovane garzone rimase interdetto per un attimo, osservando le movenze della ragazzina. Terribilmente provocante, ed anche un tantinello sfrontata.
Che riuscisse a mantenere quella faccia tosta anche durante il provino?
Il ragazzo deglutì, scosse la testa liberandola da ogni pensiero libidinoso e, seppur a fatica, varcò la soglia della porta, senza staccare per un attimo lo sguardo dal fonoschiena di Talìa, cosa che fu costretto a fare nel momento in cui ella si voltò per chiedere di dare il via alle danze.

- Oh...s..si, certo... -

rispose, come svegliatosi di soprassalto.
Gettò la ramazza per terra, all'altezza del centrocampo. Si trattava sì di una Gelbsturm, ma ormai già usurata da tempo, a furia di essere maltrattata durante i provini da ragazzi maldestri ed inesperti. Inoltre stuzzicarla un pochino avrebbe reso la prova di quel giorno ancora più...divertente.


- Ovviamente sai come chiamare a te la scopa, vero? Me ne sincero solo perchè se sei qui a sostenere questo provino, significa che all'esame di Volo non devi avere ottenuto una buona valutazione. -

Fece quindi cenno di procedere, tralasciando volontariamente un importante dettaglio, come a voler prunire la sfacciataggine della giovane Prefetta.
Da degna erede di Salazar qual'era, non avrebbe avuto difficoltà a capirlo da sola.
Se c'era una cosa che il garzone non sopportava, erano le ragazzine che si divertivano a prendersi gioco di lui, in un modo o nell'altro.
Questa volta però, il coltello dalla parte del manico ce l'aveva lui.

 
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view post Posted on 8/8/2013, 15:27
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Guardò il ragazzo mentre entrava finalmente all'interno della stanza e gettava a terra la scopa. Non era la prima volta che vedeva un modello di Gelbsturm, tuttavia, sapendo che a cavalcarla sarebbe stata lei stessa, l'effetto fu un tantino differente. Una vena di eccitazione si insinuò nel suo corpo: presto avrebbe cavalcato la migliore scopa in circolazione.
Non era il caso, però, di lasciarsi andare con l'emozione. Il semplice gesto di afferrare quella scopa e salire su di essa richiedeva grande concentrazione e sangue freddo. E determinazione.
Osservando la scopa come incantata, studiandola e quasi cercando di stabilire un contatto "mentale" con essa, l'irritante voce del garzone giunse nuovamente ai suoi timpani, non richiesta e assolutamente provocante.
Spostò lentamente gli occhi, passando con la massima calma dal vecchio legno della scopa al pavimento, poi al corpo del ragazzo e, finalmente, al suo sguardo.
Gli gelidi occhi della Serpeverde sembravano, paradossalmente, bruciare. Sembravano lanciare dardi infuocati verso quelli del ragazzo. Eppure, il resto del suo viso reagì esattamente all'opposto.
Completamente disteso e rilassato, il volto si sciolse in un sorriso dolce, forse il più dolce sorriso che avesse mai fatto. Le belle labbra disegnarono una sagoma ricurva perfetta, un'immagine così tenera che neppure lei credeva di poter donare. Dolce e innocente, come il sorriso della morte.
Ma gli occhi parlavano una lingua diversa, la lingua muta dell'odio e della sadica crudeltà, sembravano rispecchiare il giovane corpo del garzone martoriato e il viso irriconoscibile, al posto di quello sfacciato che possedeva ora.
Distolse infine lo sguardo, dopo qualche interminabile secondo, e lo posò di nuovo sulla scopa.
Da quel momento in poi, non ci sarebbero più state distrazioni di alcun tipo.
Camminò in direzione della scopa con calma, ristabilendo quel contatto di poco prima che era stato bruscamente interrotto.
Sembrava parlare con quel manico di scopa, comunicargli che poteva essere intrattabile quanto voleva, ma dal momento in cui avrebbe posato le sue mani su di lui, sarebbe stata lei a comandare. Doveva fidarsi di lei.
Si posizionò sul lato destro del manico, così come la regola richiedeva, e stese la mano sinistra, senza fretta, di fronte a sé. Guardò nuovamente il manico. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma conosceva anche le proprie potenzialità, e sapeva che sarebbe stata all'altezza della situazione. Raccolse tutta la concentrazione e la decisione possibile, era attenta solo a quel manico, che poteva essere tanto il suo migliore alleato quanto il suo peggior nemico.
Socchiuse gli occhi, interiorizzando il tutto. La mano era aperta, pronta ad afferrare il legno della scopa una volta che si fosse sollevato.
Quando si sentì pronta, dopo aver raccolto ogni granello di energia nel suo corpo e dopo aver sentito la determinazione trionfare dentro di sé, aprì gli occhi, inspirò, poi esclamò:


- Su! -

 
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view post Posted on 23/9/2013, 11:54
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Braccia conserte, il brufoloso impiegato assisteva alla performance della serpe.
Lentamente la vide posizionarsi alla destra del manico ed allungare la mano sinistra.

*Mancina, quindi*

poi, dopo qualche secondo di attesa, probabilmente dovuta alla concentrazione, pronunciò la fatidica parola.
Il manico, inizialmente restio, sembrava quasi tremare. Lentamente cominciò a levitare, continuando a muoversi, come se volesse resistere, come se qualcosa gli stesse dicendo di non fidarsi.
La forza di volontà della giovane però ebbe la meglio, e la scopa dovette arrendersi ben presto.
Pochi secondi e il manico era stretto attorno alla salda presa della mancina.
Sotto di essa, la giovane poteva sentir scorrere il calore che la scopa emanava, come se volesse avvertirla. Procedeva a ondate, come un cuore all'interno a pulsare sangue.
Quella sensazione fu nuovamente interrotta dalla voce del garzone.


- Molto bene. Ora, prova a cavalcarla. Ti consiglio di essere molto attenta nei movimenti e di trattarla con cura. Non apprezza i modi bruschi. La forma del manico, come puoi vedere, è diversa dalle altre scope che hai utilizzato finora; attenta quindi a non sfiorarla con i piedi, o potrebbe reagire male...come un toro imbizzarrito per capirci. -

E sinceramente l'idea della scopa che disarcionava e maltrattava la serpe non gli sarebbe dispiaciuta più di tanto. Bella, sensuale e provocante, ma anche sfacciata e troppo sicura di sè stessa.
Appoggiò le spalle al muro, curioso di vedere come se la sarebbe cavata nel proseguio.

 
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view post Posted on 11/1/2014, 16:19
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Non fu affatto facile per la sua mente dare un nome a tutte le sensazioni che provò quando la scopa raggiunse il palmo della sua mano. "Piacere" sarebbe stato troppo esagerato, "emozione" troppo inadeguato, "potere" troppo poco modesto. Eppure era qualcosa di nuovo, una specie di gioia sepolta pronta a tornare in superficie, era il ritorno di qualcosa che stava cercando da tempo.
Sembrò passare un'infinità di tempo da quando la scopa aveva raggiunto la sua mano a quando ascoltò nuovamente la voce del garzone. Ebbe l'impressione, in quell'istante, di tornare alla realtà, dopo aver assaporato una musica sublime, che era passata attraverso l'arto e giunta su nei timpani.
Guardò la sua mano, guardò la scopa.
Indisciplinato o no, ora quell'oggetto era sotto la sua influenza, e avrebbe fatto sì che ci fosse rimasto. Non allentò la presa dal manico, anzi intensificò la concentrazione. Era passata solo la prima fase, ora toccava a quella più...pericolosa: cavalcare la scopa.
Fece allora passare una gamba dall'altro lato, stando ben accorta, come le aveva suggerito il ragazzo, a non sfiorarla con i piedi o fare movimenti bruschi. Strinse allora entrambe le mani sul manico, mentre i piedi ora si trovavano uno a destra della scopa, uno sulla sinistra.
Era la posizione standard, quella classica con cui aveva sempre cavalcato un manico, a partire da quelle in dotazione della scuola, fino alla sua cara e fedele Firebolt che, se tutto fosse andato come sperato, presto avrebbe sostituito. La posizione era la stessa, era il suo spirito che era diverso.
Questa volta non poteva permettersi di sottovalutare la potenza e la diversità di quell'attrezzo, avrebbe dovuto essere pronta ad ogni evenienza, in guardia, ma sicura del proprio controllo. No, non avrebbe fallito. Ogni movimento doveva essere pulito e preciso, controllato e attento. Nessuna sbavatura era permessa.
Mantenendo la presa salda, il suo animo le disse che era pronta a sollevarsi.
Sollevò dunque la scopa verso l'alto e dette una spinta decisa e regolata, non troppo avventata o veloce, in modo che anche la scopa stessa potesse abituarsi a lei, ai suoi modi e ai suoi comandi. La spinta doveva essere tale da permetterle di alzarsi in volo senza errori e senza far irritare la scopa.
Tutto quello che desiderava era riuscire a pilotare quella scopa, che le avrebbe permesso di avere un punto in più nel suo ruolo di Cercatrice, il ruolo che sembrava fosse stato cucito su misura per lei e che mai avrebbe sostituito o abbandonato.



Sono...ancora in tempo?
 
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view post Posted on 12/1/2014, 21:21
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Il Fato

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Lieto del suo ritorno, Signorina Blackstorm. Possiamo proseguire.


Sebbene con iniziale e comprensibile difficoltà, la giovane montò sulla scopa, stando ben attenta alle istruzioni che il brufoloso ragazzo le aveva impartito.
Come toro imbizzarrito e poco restio ad essere addomesticato, cercò inizialmente di divincolarsi, dando qualche strattone, prima a destra, poi a sinistra, e nuovamente a destra, ed una leggerissima fumareggia giallastra cominciava a fuoriuscire dalla saggina della scopa.
Continuò così per qualche secondo, ma la ragazza fu brava a gestire la situazione, e con presa salda e ferma volontà riuscì a controllare gli scatti della bestia ribelle, piegandola lentamente al suo volere, come se la Gelbsturm, pur da oggetto qual'era, riuscisse a percepire lo charme che la ragazza emanava, venendo ammaliato da esso.
Quando questa sembrò essersi placata, la ragazza si levò leggermente verso l'alto.

Nel mentre il garzone si era diretto verso un cassetto alle sue spalle, accanto alla porta da cui i due erano entrati non molto tempo prima. Da esso tirò fuori qualcosa che strinse in pugno, tenendolo nascosto agli occhi della ragazza.
Era curioso di vedere fino a che punto se la sarebbe cavata, ricordandosi in quel momento che doveva in qualche modo fargliela pagare.
Improvvisamente rilasciò la presa, e agli occhi di Talìa si sarebbe materializzato un Boccino, che nel giro di pochi secondi, scomparì nel campo fittizio.
Il campo era forse più piccolo di uno reale, ma la velocità del boccino rimaneva immutata.
Dopo pochi secondi, una volta dissolta al nebbiolina gialla creatasi pochi istanti prima, avrebbe potuto notarlo giocare attorno agli anelli alla sua sinistra, divertendosi a percorrere la circonferenza degli anelli come fosse un filo intento ad attorcigliarsi.


- Prova a prenderlo. Se ci riesci. Se non te la senti, puoi sempre rifiutare. -

Sorrise, con le braccia conserte.
La sfida che le era stata posta non era delle più facili, e rinunciare era nelle facoltà della Serpeverde: il provino si sarebbe svolto in diversa maniera.
Ma il Garzone aveva come l'impressione che la giovane non si sarebbe fatta sfuggire l'occasione di poter trovarsi fronte a fronte con il Boccino, ed era pronto a godersi lo spettacolo.
La scopa, intanto, apparentemente placata, stava solo aspettando la prima disattenzione della ragazza prima di divincolarsi e liberarsi dalla sua sensuale presa.

 
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view post Posted on 19/4/2014, 15:28
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La scopa rispose ai suoi comandi. Le mani restavano saldamente strette attorno al manico legnoso, mentre tutto il corpo, e la mente, si concentravano nell'atto di controllare e rendere familiare lo sconosciuto carattere della scopa.
Ed ora restava sollevata, la scopa si era lasciata cavalcare e la giovane Serpeverde era riuscita a mantenerla in sottomissione, ma era proprio questo il momento in cui la troppa sicurezza avrebbe rischiato di sopraffarla: non avrebbe dovuto perdere la concentrazione, né la decisione con la quale era riuscita a governare quella benedetta Gelbsturm.
Era, invece, la fase in cui avrebbe dovuto mettere alla prova la sua abilità nell'effettuare dei movimenti, per poi pensare a regolare la velocità e, di conseguenza, l'andamento del volo.
Senza notare alcun'azione da parte del giovane garzone, concentrata com'era nel controllare la scopa, la studentessa inclinò allora leggermente il manico verso l'alto, effettuando dei movimenti precisi e delicati, in modo da sollevarsi ulteriormente, ma con delicatezza. La determinazione restava invariata, per non lasciare spazio alla volontà della scopa, almeno all'inizio, fin quando non avesse ottenuto una maggior fiducia da parte sua.
Incredibile pensare come si potessero attribuire dei sentimenti ad un oggetto qual era un manico di scopa, eppure nel mondo magico era proprio così che andava: la magia sembrava pervadere qualunque cosa. Persone, animali, oggetti sembravano tutti schiavi di quella forza sovrannaturale e sconosciuta, una forza misteriosa, alla quale, da sempre, gli uomini avevano tentato di avvicinarsi, scoprendone soltanto una minima parte.
E così quella scopa, un semplice pezzo di legno, era dotato di un'anima, un'entità pensante che sembrava donargli la vita, rendendola in grado di decidere, di affezionarsi, di ribellarsi o di fare i capricci. Era con queste consapevolezze che Talìa aveva imboccato la via per poter pilotare la Gelbsturm, con queste consapevolezze che ora cavalcava quella scopa cercando di infonderle le sue sicurezze e di fare in modo che potesse fidarsi di lei e capire che non era una sciocca studentella qualsiasi, ma una figlia di Salazar, erede dei segreti della casata di Serpeverde, custode del sapere magico più perfido atto a raggiungere la gloria.
Sentì allora la scopa sollevarsi, rispondendo alla sua volontà. Con accortezza, ma determinazione, si chinò lentamente sulla scopa, misurando lo spostamento di ciascun muscolo dalla schiena fino ai piedi, con particolare attenzione per le braccia e le gambe, che dovevano sia calibrare gli spostamenti che svolgere una primaria funzione di sostentamento nel malaugurato caso in cui la scopa avesse deciso di fare di "testa" sua. Era da mettere in conto, comunque.
Si spostò in avanti, alzò ancora un po' il manico, ridiscese, continuò ad avanzare in linea retta; arrivata alla fine di quella misera palestra, spostò il manico sulla destra e cambiò direzione. L'impressione era quella di essere tornata alla prima lezione di volo, quando ogni singolo movimento sembrava un'impresa e il cuore si trovava su di giri per l'emozione. Ovviamente il suo volto non lasciava trapassare nulla, la sua espressione sempre seria e controllata fungeva da barriera per qualunque sentimento interiore. Per lei, interno ed esterno erano due universi distinti.
Stava iniziando a prendere più confidenza con la compagna, quando una voce giunse ai suoi timpani, distogliendo per un istante quella sorta di complicità che si era creata e sembrava eterna ed immutabile. Fortunatamente l'esperienza giocò a suo favore: le minime distrazioni non esistevano nel ruolo di Cercatrice, così non fu difficile per lei recuperare la concentrazione e non lasciare che la scopa perdesse il sopravvento sulla sua volontà.
Così, accompagnato dalla voce del giovane, il momento che aveva atteso giunse: il garzone le stava proponendo una sfida. Ovviamente era parte dell'addestramento, su questo non c'era dubbio, ma dal tono che utilizzò il ragazzo una piccola lampadina si accese nel suo istinto, dicendole che, in parte, quella sfida aveva del personale. Che avesse stuzzicato fin troppo la sensibilità del garzone? Il pensiero le provocò un sorriso, decisamente divertito, e il modo in cui diede la risposta fu inaspettato anche per lei stessa, che mai si lasciava andare fino a quel punto:


- Ma certo! -

Disse con un vero sorriso sulle labbra, guardandosi attorno come un falco che cerca la sua prossima preda. La ragione era, in verità, estremamente semplice: la ragazza amava le provocazioni e ovviamente il modo in cui aveva agito fino a quel momento era certamente teso a far arrossire il giovane. Non lo faceva di proposito, semplicemente era nella sua natura. Era così che si divertiva.
Senza mai, comunque, abbandonare la presa salda sulla scopa, indirizzò lo sguardo in direzione dell'ultimo sprazzo dorato che aveva avvistato al momento del lancio, ma ovviamente il movimento fu troppo lento e, per quando si girò, esso era scomparso. Eppure non poteva essere lontano. I suoi occhi, ormai familiari a quel genere di ricerca, notarono non troppo lontano un secondo bagliore, attorno a uno degli anelli situati alla sua sinistra. Fu verso quella direzione che si lanciò letteralmente alla presa del Boccino, il suo nemico-amico di sempre. Per farlo, si chinò col busto sul manico, prendendo rapidamente velocità, contemporaneamente all'avvistamento. La perdita di tempo era un lusso che nessuno poteva permettersi, se si aveva a che fare con un nemico di quel genere. Era sempre un grosso impatto adrenalinico quando l'aria smossa dal movimento le andava a spettinare i capelli, era il momento in cui più si sentiva libera e onnipotente, rapida e letale come un dardo avvelenato. Il percorso della palla dorata le si faceva più chiaro man mano che si avvicinava agli anelli: era quello di un serpente intento a giocherellare con il percorso ad ostacoli creato dalle circonferenze degli anelli.
Attenta sia al movimento del Boccino, che all'andatura della scopa, la ragazza effettuò una discesa in picchiata tentando di intercettare il punto in cui il Boccino avrebbe incontrato la sua traiettoria. Senza esitazione, ma tenendo la presa salda con la mano destra, l'intero arto sinistro andò ad allungarsi in avanti in direzione del punto dove la palla, in teoria, avrebbe dovuto trovarsi. Tuttavia, prevedendo un possibile cambio di direzione improvviso, la mano tentò di anticiparne l'arrivo, incurvando il braccio esattamente in direzione contraria rispetto alla direzione del dispettoso oggetto. Le gambe restavano ancorate al legno, mentre il corpo si staccava leggermente dal manico per poter favorire l'allungamento della mano sinistra. Ora, come al solito, non restava che sperare, questa volta in due fattori: la sua precisione e la stabilità della scopa.
La concentrazione e la determinazione come al solito erano componenti fondamentali, decisamente centrali.
Strinse gli occhi, sperò.

 
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