La Rapina, Quest n. 3

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view post Posted on 12/1/2016, 17:14
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Allo sguardo che Aaron le aveva lanciato aveva risposto con un sorriso incoraggiante e un’alzata di spalle quasi impercettibile: la sua reazione era stata più che giustificabile, lei stessa comprendeva che non era il massimo essere aggrediti dal nulla senza apparente ragione.
La conversazione proseguì come Eloise si sarebbe aspettata: il guardiano non prese bene la battuta di spirito del suo compagno. Gonfio di autorevolezza e orgoglioso del suo ruolo, si rivolse al biondo con un tono schietto, che non ammetteva repliche. Personalmente, la rossa sperava che quella storia finisse lì per due principali ragioni: primo, non erano lì per quello, ma per cercare una dannata creatura oscura; secondo, odiava quando le persone iniziavano a rispondersi male senza nessuna ragione evidente. Lei, Eloise Lynch, che rifuggiva i conflitti come la peste, avrebbe retto per poco quel tono fastidioso.
Come aveva sperato, Aaron non rispose a quella provocazione, cosa che per un attimo tranquillizzò la ragazzina. Osservando quella figura magrolina, dall’aria sconfitta, con quel cipiglio di preoccupazione – forse la sua fu una misinterpretazione di quell’aria paranoica – quasi ebbe un moto di comprensione. Un moto che si spense del tutto quando quel tizio le rispose con quel tono di chi la sa lunga, insinuando che la motivazione della loro presenza lì non fosse verosimile. Eloise sgranò gli occhi, mezza sconvolta dal fatto che qualcuno potesse davvero comportarsi così e trattare le persone in quel modo. La frase lasciata a metà aumentò il fastidio che la donzella provava in quel momento e le ci volle un immenso sforzo di concentrazione per non travolgerlo di parole per confutare quella sua teoria. Quasi come un toro imbestialito, Eloise dilatò le narici e fece un respiro profondo. Decise poi di non prendersela, perché non c’era ragione per dare corda a quella follia. Come già aveva avuto modo di constatare poco prima, fare muro contro muro sarebbe stato poco produttivo e non avrebbe fatto altro che ritardare il momento in cui si sarebbero messi sulle tracce di ciò che stavano cercando.
L’imperativo di svuotare le tasche diede a Eloise la conferma del fatto che c’era qualcosa che non andava, che quella improvvisa chiusura dei cancelli, l’aria paranoica del guardiano e le sue insinuazioni dovevano avere una giustificazione sensata e coerente. Qualcosa scattò in lei: il desiderio di sfuggire dalle grinfie di quel fastidioso guardiano si convertì in curiosità di sapere cosa stava accadendo in quella che sembrava una tranquilla domenica.
Guardando Aaron, notò che non aveva nessuna intenzione di mostrare il contenuto del suo zaino e delle sue tasche. Da parte sua, la donzella si disse che non aveva nulla da nascondere – e probabilmente neanche il compagno – ma venire messi alle strette per qualche atto che non chiaramente non avevano mai compiuto faceva passare la voglia di collaborare. Eloise avrebbe anche mostrato i suoi effetti personali, ma vedere quella determinazione nel suo compagno la fece titubare. Decise quindi di adottare un’altra strategia.

«Ma siamo appena entrati! Neanche il tempo di mettere piede nello zoo e i cancelli si chiudono alle nostre spalle... Ci siamo avvicinati alla mappa, non siamo nemmeno riusciti a decidere dove andare che lei è arrivato e ci ha accusati... Di…» La rossa titubò un secondo, incerta. Perché erano stati placcati? Non si rendeva conto, il guardiano, dell’assurdità della richiesta? Iniziava a pensare che se la stesse prendendo con loro solo perché erano giovani e perché risultavano delle facili prede di quell’atteggiamento spocchioso e arrogante. Qual era esattamente la definizione di “sospetti” che il simpatico guardiano aveva nella sua testa? «Sospettati di che? Cosa sta succedendo? Perché dovremmo svuotare le tasche?»
Non le pareva che alle altre persone che vagavano in quella zona fosse stata mossa una simile richiesta. Eppure, gli indizi facevano intuire che c’era qualcosa in ballo. Le possibilità erano due: o quel guardiano era un gran rompiboccini, o era successo qualcosa di grosso.


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Edit: avevo la gif pronta per il "vuotare le tasche".

Edited by Nih . - 13/1/2016, 12:37
 
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view post Posted on 15/1/2016, 15:40
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Se in quel preciso momento si fosse presentato l’anziano padrone dello zoo, Tim avrebbe passato un brutto quarto d’ora se il vecchio fosse stato di buon umore – scarsamente probabile visto che avevano appena rubato un preziosissimo uovo di drago – o sarebbe stato licenziato in tronco, se nella peggiore delle ipotesi. Peggiore, ma non così lontanamente improbabile. Glielo aveva già ripetuto una volta il suo capo, agitandogli un dito sotto il naso con fare minaccioso, che se non avesse mutato il proprio atteggiamento nei confronti dei clienti, lo avrebbe sostituito con una persona più affabile e cortese.
“Non sei un Auror, miseria!”
Il problema era che Tim credeva fermamente e saldamente che il suo comportamento fosse corretto, più che adeguato a un buon custode di zoo; egli, si ripeteva, doveva occuparsi della cura degli animali, non di fare salotto o di intrattenere gli ospiti, per cui considerava alla stregua di una perdita di tempo avere modi gentili con i sempre diversi visitatori. A volte arrivava persino a rifiutare di rispondere a domande troppo banali, limitandosi ad indicare con aria svogliata il cartello – o i cartelli – dove l’informazione di turno era stampata a lettere cubitali.
Era davvero un mistero come avesse fatto a mantenere il posto così a lungo. Del resto, Tim era convinto che lo avrebbe perso se non avesse perseguito tutte le persone sospette, vecchine e bambini compresi. Soprattutto i bambini. Non avrebbero dovuto trovarsi ad Hogwarts?
Il loro rifiuto di farsi perquisire non fece altro che accendere i suoi dubbi. Cominciò a parlare con un tono di voce di qualche tacca più alto del normale, agitando le braccia. Ciuffi di capelli sudati gli cadevano sugli occhi.

“Ah, lo sapevo! Piccoli ladruncoli, credevate di farla franca. Adesso chiamo la sicurezza … “e altre simili frasi, senza accennare minimamente a dissipare i dubbi di Aaron e Eloise. Perché avrebbe dovuto, si diceva, non sapevano loro forse già tutto? Sì, il loro atteggiamento da bambini spauriti era solo una messa in scena. Ma certo, forse non erano nemmeno bambini!
Fu in quel momento che un uomo sul metro e settanta, completamente vestito di scuro e dal volto incappucciato, sfrecciò a razzo vicino a loro, urtando Aaron. Correva a testa bassa e sotto il mantello si poteva individuare un rigonfiamento sospetto.
Poteva essere?

"È lui, è lui! Il ladro, il ladro di uova! Qualcuno lo fermi!”cominciò a urlare. Chissà, magari si aspettava che i ragazzini facessero il lavoro sporco al posto suo. Be’, magari lo avrebbero fatto comunque, non appena Aaron si fosse accorto che il fuggiasco gli aveva rubato lo zaino.



Aaron, il ladro ti ha sottratto lo zaino e il suo contenuto.
 
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Aaron Haderus Fenrir
view post Posted on 4/2/2016, 15:38




Niente da fare, nonostante Eloise avesse messo del suo per rafforzare la loro innocenza, era come se il custode avesse i tappi alle orecchie. Sembrava ancora più agitato e sconvolto di prima ed era come se dovesse trovare per forza qualcuno per dimostrare che lui non era affatto negligente. Purtroppo sta volta era toccato ai due Tassini; infatti, a dir poco adirato, il custode li aveva appena accusati, dandogli dei ladri. Ancora una volta Aaron si accigliò perché gli sembrò una situazione così surreale che non pareva nemmeno vera. Erano andati allo Zoo per una semplice ricerca e guarda adesso in che guaio si trovavano. Ma non era preoccupato, sapeva che erano innocenti e dopo indagini approfondite ne sarebbero venuti fuori; sarebbe stata solo una grande perdita di tempo, questo lo faceva imbestialire a dir poco. E il fatto che il custode li stesse denunciando senza motivo urlando cosicché tutti lo avrebbero potuto sentire, non aiutava affatto. Avrebbe voluto colpirlo con un pugno sul viso, mettendolo a tacere; ma dopo sì, che sarebbero stati nei guai. Lanciava occhiate preoccupate ad Eloise come dire “ E adesso? Che facciamo? “. In effetti, come si sarebbero tirati fuori dall' inconvenienza? Dovevano riflettere: per fortuna non erano degli sprovveduti, o almeno così pensava Aaron.
Improvvisamente accadde una cosa del tutto inaspettata: qualcuno o qualcosa urtò contro la schiena di Aaron e successivamente si sentì sfilare distintamente lo zaino. Era troppo concentrato sul custode e su quella situazione per provare ad evitare lo scippo, ma si riprese in fretta e rapidamente prese la bacchetta dalla tasca e la impugnò saldamente. Per fortuna la prontezza era sempre stata un suo forte. Girandosi poté distinguere una figura incappucciata correre, già abbastanza distante da loro.

« È lui, è lui! Il ladro, il ladro di uova! Qualcuno lo fermi! » Il custode sembrò cambiare idea immediatamente. * Tch, coerenza, questa sconosciuta. * Con quel “qualcuno” intendeva forse loro due? Probabilmente per ripicca, Aaron non avrebbe mosso piede se non fosse per il fatto che gli aveva sfilato lo zaino. Adesso era diventata anche una sua faccenda. Una figura incappucciata, con uno strano rigonfiamento sotto al mantello se la correva di gran carriera. Anche se il custode non lo avesse gridato, chiunque avrebbe dedotto che si stava trattando di un furto. Adesso, però, sapeva che cosa era stato rubato: un uovo. Un uovo, si presume, di grande valore. Se in qualche modo avrebbe fermato il ladruncolo, di certo non lo avrebbe fatto per quel custode che poco prima li aveva accusati ingiustamente. Principalmente voleva indietro il suo zaino, poi, se ci fosse incastrato, avrebbe recuperato anche l' uovo, perché no.
Rapido puntò la bacchetta verso il primo oggetto scagliabile a portata, come, ad esempio, un sasso di modeste dimensioni o comunque qualcosa grande abbastanza per poter colpire e recare danno ad una persona. Dopo aver indirizzato la bacchetta contro l' oggetto, la spostò mirando alla schiena del fuggitivo, pronunciando la formula:
« Oppugno. » Voleva e doveva fermarlo a tutti i costi; non l' avrebbe di certo fatta franca. Tuttavia contava sull' aiuto di Eloise: era certo che si sarebbe mossa immediatamente come aveva fatto lui, quindi avevano doppia possibilità di fermarlo.
Nel caso contrario, cioè se non fossero riusciti a fermarlo, avrebbero dovuto iniziare a scaldare i muscoli. La giornata, tutto ad un tratto, aveva preso una piega impensabile.
 
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view post Posted on 7/2/2016, 17:57
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Ancora una volta, le parole del duo di Tassorosso vennero ignorate completamente da quel delizioso guardiano dello zoo. E questo causò non poco fastidio in Eloise, che odiava essere lasciata all’oscuro delle cose. Alzò gli occhi al cielo, pensando a quale strategia adottare per far capire alla loro compagnia mattutina che loro non c’entravano niente con quella storia – qualsiasi storia fosse. Intercettò lo sguardo di Aaron, che la guardava in maniera interrogativa, anche lui alla ricerca di una soluzione a quella situazione. Si portò un dito alla tempia, facendolo roteare, iniziando il compagno all’idea che quel tizio dovesse avere qualche rotella fuori posto.
Oltre ad odiare il non conoscere le cose, Eloise non poteva sopportare le accuse ingiuste come quella. Nella vita ne aveva fatte tante, di marachelle da marmocchia, e si era presa tante punizioni. Ma quando qualcuno l’accusava senza alcuna prova, solo perché abituato a prendersela con lei, allora diventava incontrollabile. Al suo arrivo a Hogwarts aveva diminuito le bravate, e questa era la prima volta che si prendeva un’accusa bella e buona. E ora ricordava il fastidio e l’impazienza di dimostrare di essere nel vero.

«Va beh, possiamo anche mostrarle quel che abbiamo, ma io le dico che resterà deluso, perché non siamo noi quelli che sta cercando...» Si era stufata, e quello le sembrava il modo più veloce per togliersi quel peso di torno e ricominciare la loro ricerca. Non aveva pensato che, anche se in quel momento avessero provato la loro definitiva innocenza, il custode avrebbe potuto restare della sua idea e accusarli di aver nascosto la potenziale refurtiva da qualche parte. Ostinato com’era, non avrebbero dovuto sorprendersi.
Tirò fuori dapprima la bacchetta e, mentre faceva cenni ad Aaron per convincerlo che la perquisizione sarebbe stata la soluzione migliore, vide una gigantesca figura scura urtare il suo compagno di merende. Gigantesca per lei che, dal suo modesto metro e quaranta, lo poteva vedere solo dal basso all’alto. Lo spavento iniziale venne sostituito dalla rabbia, non appena si accorse che l’uomo si era impadronito dello zaino di Aaron. La rabbia venne sostituita dallo sgomento quando capì che era quello l’uomo che il custode stava cercando. Senza perdersi in parole inutili come “Gliel’avevamo detto che non eravamo noi i ladri”, oppure “Ben le sta”, si focalizzò sulla loro prima esigenza: recuperare lo zaino di Aaron.
Nei brevi istanti che seguirono, decise di affidarsi ad un incanto semplice da eseguire, che nonostante la distanza della sua preda avrebbe potuto garantirle un risultato soddisfacente. Stese il braccio della bacchetta, già pronta come naturale estensione dello stesso, e mosse il polso dall’interno verso l’esterno, con decisione. La bacchetta puntava al tratto di strada su cui il ladro sarebbe corso negli istanti successivi.

«Lapsus!» Esclamò con decisione mentre muoveva il polso. Nella mente immaginava chiaramente una superficie liscia, ricoperta d’olio, che avrebbe anche potuto causare il capitombolo di chiunque, anche di qualcuno che se ne stava fermo e calmo, per quanto era scivolosa. Voleva vederlo capitombolare, quel ladro da quattro zellini!
Una volta eseguito l’incanto, Eloise iniziò a correre al massimo delle sue capacità per cercare di raggiungere quel ladro. Il guardiano e le sue accuse erano ormai lontani anni luce, c’erano solo più lei, il suo obiettivo, e un compagno di squadra con cui collaborare. Cos’avrebbe fatto una volta davanti alla vittima, se fosse riuscita a raggiungerlo, l’avrebbe improvvisato.



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view post Posted on 22/2/2016, 13:12
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Il Fato

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Ormai tre cose erano chiare.
Uno: il nevrotico guardiano della gabbia degli ippogrifi non sarebbe stato di alcun aiuto, a meno che non si considerasse aiuto lo sbraitare ordini a chi fino a un secondo prima era stato accusato di furto.
Secondo: l’uovo di drago era nelle mani di un ladro incallito, che ora era in possesso anche dello zaino – non vuoto – del giovane Aaron.
Terzo: i due Tassini dovevano accantonare l’idea di poter sfruttare il pomeriggio allo zoo a fini di studio.
Superato un breve momento di sorpresa iniziale, né Aaron né Eloise avevano perso tempo prima di agire con l’intenzione di fermare il malvivente. Il primo, parte lesa nel contesto, puntò con successo la bacchetta verso un sasso di medie dimensioni situato sul ciglio della strada, che si sollevò da terra e sfrecciò a tutta velocità verso il ladro. Lo colpì alla nuca, facendogli perdere l’equilibrio. Sarebbe stato comunque ancora in grado di reggersi in piedi se non fosse stato per la mossa della Lynch. La ragazzina, infatti, con un lapsus ottimamente castato riuscì a rendere il ruvido e caldo asfalto in una lastra scivolosa che non mancò di mandare il ladro lungo disteso a pancia in giù. A causa della caduta l’uovo gli volò via dalle mani, disegnò un arco e riatterrò a qualche metro da lui, per fortuna senza riportare danni, rotolando via dalla vista, in mezzo ai piedi degli ignari passanti. Dove venne calciato via, rimbalzando e rotolando di nuovo in un punto non identificato.
Il ladro si alzò, massaggiandosi la testa con la mano. Si sentiva intontito e stordito. Frammenti di ricordi vorticavano impazziti nella sua testa, senza chiarezza alcuna. Non ricordava perché si trovasse lì o che cosa fosse successo. La sua mente, tuttavia, non era del tutto annebbiata; sapeva, ad esempio, di essere un mago, ma tale informazione non gli era più utile di un fazzoletto in mezzo a una tempesta. Pensò che dovesse esistere un incantesimo contro le amnesie, ma quale?

“Alohomora” disse, senza alcuna cognizione di causa, puntando per puro caso la bacchetta in direzione della radura degli gnomi, che presto si sarebbero riversati sulla strada. Per quanto riguardava il ladro, non sperimentò nessun miglioramento. Si accorse tuttavia di stringere ancora la borsa sottratta al ragazzo di poco prima. Nonostante non ricordasse questo particolare, fu invaso dalla cupidigia quando scorse qualcosa di luccicante all’interno dello zaino. Poteva aver perso la memoria, ma rimaneva un ladro.
Più indietro, dove ancora si trovavano Aaron ed Eloise, il guardiano cacciò un urlo. Si era infatti accorto degli gnomi, di cui aveva un’assoluta quanto irrazionale fobia. E le piccole, dannate creaturine si stavano riversando nella loro direzione, sgambettanti e urlanti, intralciando il passaggio e dando un certo vantaggio al quel maledetto ladro.





OT Il pallino marroncino è il ladro, quello verde è Eloise, quello arancione Aaron. Il guardiano si trova vicino a voi.

Edited by Master Adepto - 22/2/2016, 15:48
 
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Aaron Haderus Fenrir
view post Posted on 11/7/2016, 10:50




C'era poco da fare: il ladro andava fermato a tutti i costi; a maggior ragione perché adesso aveva anche lo zaino del Tassino. Glielo aveva sfilato, si, da sotto il naso ma alle spalle, come solo un codardo saprebbe fare. Adesso era li che sgambettava schifosamente verso la luce, ovvero la salvezza. Poco importava chi o cosa si sarebbe imposto tra Aaron e il ladro, il biondino lo avrebbe trovato prima o poi e gliel' avrebbe fatta pagare.
Il sasso sfrecciò precisamente nel punto dove voleva lui, ovvero sulla nuca. Digrignò i denti sperando che gli avesse fatto abbastanza male da fargli uscire del sangue. Nel frattempo l' Incantesimo di Eloise, la sua roscia compagna, andò a buon fine: una combo perfetta.
Non ne fu poi così stupito, poiché aveva notato che tra loro due c'era una buona affinità.
Le lanciò un occhiolino di sfuggita e un sorrisetto complimentandosi. Con la rovinosa caduta del ladro, Aaron notò l' uovo schizzargli via dalle mani e rotolando scomparì. Il malintenzionato si alzò, visibilmente stordito, con lo zaino sempre ben saldo tra le mani. In quello che sembrò un attimo, il ladro aveva pronunciato un incantesimo: sembrava che nemmeno lui sapesse cosa stava facendo. Aaron, voltandosi nella direzione in cui la bacchetta del ladro era puntata, notò che il recinto degli Gnomi era aperto e uno sciame di questi si stava riversando verso di loro. Il guardiano cacciò un urlo spaventato e Aaron si chiese che problemi potesse avere e se almeno si sarebbe rivelato almeno un po' d' aiuto. Sgranando gli occhi, guardò Eloise. Le fece cenno indicando gli Gnomi. Una volta ancora, dovevano agire rapidamente, fidandosi l' uno dell' altra. Ogni dubbio o esitazione avrebbe compromesso l' esito della prossima azione. Sebbene gli Gnomi non siano Creature pericolose, con molta probabilità avrebbero contribuito a far fuggire il ladro, quindi la situazione doveva essere soffocata sul nascere.
Tenendo salda la bacchetta nella mano destra, Aaron indicò con un cenno della testa la direzione in cui si trovava il ladro. Arrivati a questo punto, quella persona andava fermata.
Doveva occuparsene lui, un segno del destino, dal momento in cui gli aveva rubato lo zaino.
D' altro canto aveva piena fiducia nelle capacità della concasata, a tal punto che ormai dava le spalle agli Gnomi. La sua attenzione era totalmente incentrata sul ladro e aveva già pianificato il da farsi.
Agì velocemente e con molta concentrazione in modo da non sbagliare e di recare maggior danno al suo obbiettivo. Fece qualche rapido passo puntando la bacchetta contro il ladro e roteando il polso in senso orario tre volte esclamò:
« Flipendo. »
Se l' Incantesimo sarebbe andato a buon fine, il Tassino si sarebbe precipitato di gran carriera verso il ladro cercando di recuperare lo zaino. Doveva riprenderselo a tutti i costi, visto che al suo interno si trovava un oggetto che poteva tornare molto utile ai due Tassi in quella specifica circostanza.
 
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view post Posted on 14/7/2016, 22:23
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«Quell'uovo è volato di là! Se ci tiene tanto le conviene prenderlo!» Urlò Eloise indicando bruscamente la direzione verso cui l'uovo era andato a finire. Si era rivolta al guardiano che, sorpresa delle sorprese, era riuscito a mantenersi alle loro calcagna. Non che sarebbe rimasto per molto, stando a come si erano evoluti gli eventi.
Il suo Lapsus era andato a buon fine e, vedendo il ladro capitombolare su quella superficie liscia, la rossa aveva ceduto a un momento di esultanza. Aveva risposto all’occhiolino del ragazzo Fenrir con indice e medio alzati, chiaro segno di vittoria. Quell’istante trionfale si era rivelato fin troppo presto illusorio, considerata la velocità con cui il ladro di uova si era rialzato. Lanciata l'imprecazione del caso ("per tutti i Marciotti smarriti!"), Eloise aveva ripreso l'inseguimento. Oltre ad avere quel chiaro difetto di essere un ladro, la loro vittima - o il loro carnefice - non doveva essere troppo furba. Questa caratteristica purtroppo non fu colta dalla Tassorosso che, presa com’era dalla necessità di raggiungere il ladro, non aveva veramente capito cos’avesse provocato il suo movimento di bacchetta.
Fu solo quando Aaron le fece un cenno che notò che la strada davanti a lei era gremita di ottusi gnomi: dovevano essere stati liberati da qualche parte. Non fu complicato fare due più due. Notando che il suo compagno stava agendo in fretta, lei, con la bacchetta ancora in mano, si impose di non essere da meno.
Gnomi. Gnomi, uh? Non c’era nulla di strano, nulla al di fuori dall’ordinario, nulla di diverso dai pomeriggi di degnomizzazione che aveva passato in compagnia dei suoi fratelli. Un moto di riconoscenza andò a Newt Scamander e al suo metodo di disinfestazione (afferrarli, farli roteare e scagliarli il più lontano possibile). D’altra parte, se solo Galatea - la Jarvey di sua cugina - fosse stata nei paraggi, sarebbe stata lei a sbarazzarsi di tutti quei mostriciattoli.
Purtroppo le variabili non erano favorevoli all'adottare queste strategie: la Jarvey era lontana e non c’era tempo di afferrarli uno a uno e lanciarli via. Bisognava agire in fretta e cercare di farsi strada in mezzo a quell’orda molesta. Lanciò uno sguardo ad Aaron che, grazie alle ue gambe slanciate, era in vantaggio rispetto a lei e si apprestava ad attaccare il ladro in fuga.
Contro ogni previsione, Eloise si fermò. Stava per finire dritta dritta tra le braccia degli gnomi e per fare ciò che aveva in mente di fare aveva bisogno di tutta la concentrazione possibile. Mosse in fretta il braccio della bacchetta intorno al collo, posando la mano destra sulla spalla sinistra.
«Everte...» pronunciò la prima parte della formula puntando la bacchetta verso gli gnomi, mentre se li immaginava scaraventati indietro - esattamente come quando li vedeva volare nel suo giardino. Nell’istante seguente, mosse il braccio, spostandolo per puntare la bacchetta dritto dritto verso le vittime del suo attacco. «Statim!» enunciò mentre concludeva il movimento con il braccio disteso.
Non c’era tempo di pensare ad altro. Concluso l’incanto, riprese la sua corsa: se avesse avuto effetto la strada sarebbe stata libera, se non fosse andato a buon fine avrebbe cercato di saltare gli gnomi e calciarli via dalla sua strada. Bisognava pensare al ladro, allo zaino e all’uovo, ma soprattutto: bisognava correre in aiuto di un compagno che era in difficoltà. Nel petto della Lynch batteva un cuore Tassorosso.


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view post Posted on 3/8/2016, 22:17
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Due approcci diversi quelli adottati dai due Tassini. Due obiettivi diversi, anche. Se da un lato il giovane Fenrir aveva da subito puntato al ladro per comprensibile desiderio di recuperare quanto gli era stato sottratto, la Lynch aveva preferito tentare di eliminare l’ostacolo rappresentato dagli gnomi.
Entrambi gli incantesimi andarono a segno, ma ciò non fu sufficiente a dare ai due giovani un vantaggio. Infatti, sebbene l’Everte Statim avesse mandato a gambe all’aria qualche gnomo, altri accorsero subito a dare man forte ai compagni. Qualcuno riuscì anche ad arrampicarsi sui polpacci di Aaron ed Eloise, affondando i dentini aguzzi nella carne (-2 pc, -2 ps).
Nel frattempo il ladro veniva colpito in mezzo alle scapole dal Flipendo del giovane Fenrir, cadendo così faccia a terra. Tuttavia il vantaggio che i due adepti di Tosca avrebbero potuto ottenere su di lui fu presto perduto a causa degli gnomi, infuriati a causa del colpo ricevuto. Così il ladro ebbe il tempo di rialzarsi e di ricominciare a correre, svoltando a destra tra la radura degli gnomi e la vasca degli animali marini Babbani.


Eloise Lynch
PS: 121/123
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Aaron Haderus Fenrir
PS: 121/123
PC: 62/64
PM: 67.
EXP: 5.

Ladro
PS 144/160
PC: 107/110
PM: 110



 
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L’onda d’urto del suo incantesimo sbalzò indietro gli gnomi che le si erano parati davanti. Ancora in quell’assurda posizione che aveva assunto per eseguire l’incantesimo, li aveva osservati capitombolare qualche metro più in là. Neanche il tempo di sbrogliare il braccio da dietro la testa, che nuovi gnomi si erano riversati sulla strada a sostituire i vecchi, come perfetti stuntman, come se ci fosse un generatore infinito di gnomi.
Forse sarebbe stato più utile andare a visitare le fenici o le sfingi delle aree lì vicino. Perché ora erano punto a capo, fermi all’istante precedente, con degli gnomi su di giri che grazie alla sua geniale trovata avevano deciso di attaccarli.
Stava alzando lo sguardo per incrociare quello di Aaron e decidere il da farsi quando sentì un dolore alla gamba destra, seguito subito da un disagio molto simile al polpaccio sinistro. Dannati gnomi, che gli potessero cadere tutti quei loro dentini maledetti! Scrollò la gamba destra, facendo volar via lo gnomo che si era attaccato e allontanò quello della gamba sinistra con le mani. Non potevano certo farsi fermare da quelle creature ottuse! Avevano uno zaino da recuperare!
Ignorando le macchioline di sangue ormai assorbite dai suoi jeans, Eloise si disse che dovevano agire in fretta, altrimenti il vantaggio del ladro sarebbe stato eccessivo. Dovevano agire in fretta e in maniera massiva, per togliersi gli gnomi di torno una volta per tutte. Per fortuna erano due, erano una squadra, e gli sforzi di entrambi potevano essere ricompensati con un risultato duplicato. Bastava un pizzico di astuzia e un pizzico di fortuna.
La giovane Lynch schioccò le dita per attirare l’attenzione del suo compagno e, notando che anche lui era stato attaccato dagli adorabili gnomi, esclamò con decisione:
«Oppugnami questo, Fernir!» E il suo solito sorriso sghembo non tardò a palesarsi sul suo viso.
Non le aveva fatto bene vedere Aaron ferito per una scemenza che aveva causato lei, ma nella sua estrema vigliaccheria aveva allontanato quel disagio. A differenza di quando era stata in missione per Peverell, durante la quale erano stati attaccati da esseri provenienti da ogni parte - che loro non avevano mai istigato, questa volta se l’era proprio cercata. E causare dei danni a un compagno non era incluso nella sua gamma di malefatte: era il caso di rimediare il più presto possibile.
Sapendo di avere gli occhi del compagno puntati su di sé, richiamò a sé tutta la sua concentrazione. Aveva in mente un incanto facile, che con il giusto impegno avrebbe sortito i risultati sperati. Mentre distendeva il braccio, impegnandosi a non tenerlo rigido, nella sua mente iniziò a evocare un ronzio tipico di quei simpatici animaletti che, oltre a portare il miele, amano punzecchiare a destra e a manca.
«Apis!» Scandendo l’incantesimo focalizzò la sua attenzione sulla quantità di api che sarebbe venuta fuori, sulla loro aggressività, sul loro veleno e sul fatto che il loro obiettivo dovevano essere quelle piccole creature che li avevano attaccati. Dovevano essere tante, ci avrebbe pensato poi Aaron a oppugnarle nella giusta direzione.
Se solo ce l’avessero fatta, se i loro sforzi fossero stati ricompensati, allora sì che si sarebbero lanciati nella corsa verso il ladro. Avrebbero richiesto il massimo sforzo alle gambe e, una volta braccato il ladro, avrebbero ripreso lo zaino del Tasso dalle sue manacce.



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La RapinaLondon Zoo

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Una lunga e apparentemente interminabile doppia fila di orme si dipartiva dai passi di Edmund Knight, mentre saliva lungo Serpentine Road, alla ricerca dello Zoo Magico di Londra, in Hyde Park. Orme piccole, non troppo grandi, ma ben distanziate tra loro, dettaglio che potenzialmente può rivelare informazioni su chi le possiede, accennando forse a quell'età intermedia in cui si è ancora troppo piccoli per indossare scarpe grandi, ma sufficientemente grandi da poter compiere ampie falcate. Era la neve a registrare tutto ciò, era la neve a rendere visibili quelle orme che altrimenti sarebbero semplicemente scomparse tra la polvere della celebre via londinese. Quella notte infatti la neve aveva coperto Londra con il suo candido manto e la capitale Britannica si era svegliata dolcemente innevata, coi tetti e i marciapiedi ricoperti da un soffice strato bianco nel quale i piedi affondavano in quella piacevole sensazione che si prova quando si è ben calzati.

Mentre si affrettava a percorrere la distanza che lo separava dallo zoo, Edmund si guardava attorno stupito, affascinato, incantato, non soltanto dalla neve in sé, quanto piuttosto dal poter ammirare quello spettacolo in solitudine, galvanizzato dal poter atteggiarsi a grande, dato che gli era concesso passeggiare senza lo sguardo vigile dei genitori a giudicarne azioni incomprese o sguardi troppo prolungati sui buffi babbani che si potevano incontrare. Non era stato affatto facile convincerli a lasciarlo andare da solo allo zoo quel mattino; avrebbe dovuto infatti rimanere con il resto della famiglia all' "Ospedale San Mungo per le malattie e ferite magiche" dove i Knight si erano recati per riparare un piccolo incidente accaduto al fratello minore di Edmund. Philippe, molto più spavaldo e molto meno riflessivo del fratello maggiore, si era rotto una gamba in circostanze piuttosto misteriose. Come avesse fatto, a nessuno era dato a sapere, aveva adotto spiegazioni bizzarre e improbabili, e più i familiari insistevano nel chiedere dettagli, più le spiegazioni diventavano poco plausibili rasentando l'assurdo, al punto che Edmund si era rassegnato ad accettare quella strana verità per cui le ossa dei bambini possono anche rompersi da sole. Per quanto però Edmund provasse affetto per il fratellino, l'idea di passare un'intera giornata in un ospedale tra gente con le gambe rotte e con le parti del corpo compromesse dalle più assurde maledizioni, di certo non lo entusiasmava.

Quel volantino dello Zoo Magico di Londra lo aveva trovato quasi per caso nella dimora dei nonni paterni, era sul tavolo del salotto, arrivato nell'edizione mattutina della Gazzetta del Profeta, ma ai nonni non sarebbe servito e così, per quell'abitutudine appresa dal suo vecchio precettore, lo raccolse e lo conservò. Sapeva che prima o poi gli sarebbe tornato utile ed ecco che, quando quel giovedì delle vacanze natalizie i genitori gli dissero che avrebbero dovuto andare necessariamente dai medimaghi del San Mungo per la frattura di Philippe, Edmund non si era fatto cogliere impreparato.

«Va bene, tanto anch'io ho delle faccende da sbrigare a Londra!»

aveva detto con il suo solito tono deciso che sembrava sempre non ammette repliche.
Tuttavia non era stato affatto facile convincerli a lasciarlo andare da solo, anzi a dirla tutta, l'impresa più ardua era stata convincerli che la visita allo Zoo fosse importante almeno quanto la gamba del secondogenito, gamba che lui, di certo, non avrebbe potuto curare. Ma vuoi per l'insistenza smisurata di Edmund, vuoi per la sua capacità argomentativa e persuasiva, vuoi soprattutto per quella piacevole sensazione che avrebbero provato i genitori una volta silenziate le insistenti richieste del figlio, alla fine acconsentirono, a patto ovviamente che avesse obbedito a una serie di ordini e di raccomandazioni... nulla di nuovo, il solito pacchetto all inclusive <i>del bravo maghetto obbediente.
Non fu semplicissimo per Edmund nemmeno arrivare concretamente a Hyde Park; da Diagon Alley era dovuto salire infatti, o meglio scendere, in quella che credeva essere una navicella sottomarina, un bruco volante con gli occhi gialli davanti e rossi dietro, che viaggia al buio. Oltre a cercare di capire le insolite abitudini dei babbani, aveva dovuto prestare molta attenzione anche a non essere scoperto, così infatti prevedevano gli ordini del padre; ma per fortuna una signora si offrì di aiutarlo, una donna strana con qualche capello bianco che, dal momento che anche lei sarebbe andata a Hyde Park, lo rassicurò che lo avrebbe avvisato di quali operazioni avesse dovuto mettere in atto una volta giunti in prossimità del famoso parco londinese. Era una donna gentile ma molto strana, sembrava sapere tutto di quella navicella spaziale, anche se non sembrava nemmeno sapeva sapesse scrivere dalla faccia che fece quando vide Edmund scriversi il nome della fermata di arrivo della navicella con la piuma di gallo che sempre portava con sé. Era poi anche molto testarda, Edmund la ringraziò molto di quel suo aiuto, ma evidentemente non dovette essere abbastanza visto che la donna continuava a chiedergli se le potesse fare qualcosa su una tavoletta nera che teneva sempre in mano, operazioni cui erano avvezzi i nipotini della signora, più piccoli di Edmund. Il ragazzino provò a dirle che non sapeva usare quegli oggetti da grandi, che a scuola non li avevano ancora studiati, che avrebbe voluto ma non sapeva proprio come aiutarla, e che gli sembrava strano i suoi nipoti lo sapessero usare visto che lui era l'unico della sua età che sapeva accendere il fuoco senza fiammiferi, ma, anche se la donna continuò a guardarlo torvo, per fortuna lo accompagnò senza troppi problemi alla destinazione corretta senza insistere oltre di scriverle quel dannato messaggio. Lasciata quindi la signora si era ritrovato sul limitare del parco, ed era entrato nell'amplissima area verde pennellata di bianco; la via che ora stava percorrendo attraversava in due il parco, viottolo che aveva intravisto essere la strada giusta per arrivare alla meta prefissata. Non ci era mai stato, non dire di recente per lo meno, forse molto tempo indietro quando era piccolo, ma in un passato talmente remoto che non gli consentiva di ricordarsi neppure cosa avesse visto. Ecco perché pubblicità dell'arrivo di un nuovo drago allo zoo lo incuriosì a tal punto da ritenere quella visita non procrastinabile oltre.

Era passata circa una dozzina di minuti dal suo arrivo ad Hyde Park, quando vide finalmente l'accesso allo Zoo; varcati i cancelli si guardò intorno il suo obiettivo era uno e uno solo: i draghi e, in particolare, il nuovo ospite, il Panciasquamato Ucraino. Dei draghi aveva sentito parlare moltissimo, li aveva visti rappresentati nei libri, li aveva osservati sputare fuoco persino in un dipinto appeso al quarto piano di Hogwarts, ma vederli dal vivo sarebbe stata tutta un'altra questione! Tuttavia, non vedendo recinti coi draghi all'orizzonte decise di seguire l'itinerario classico.
Superato un recinto che conteneva solamente pezzi di carne che si mangiavano da soli incontrò un'area abitata dagli gnomi. Le facce tondeggianti di questi esemplari curiosi facevano capolino dalle tane sommerse dalla neve; non aveva mai avuto a che fare con i gnomi, una volta il padre gli raccontò che il loro giardino ne fu infestato ma gli elfi domestici avevano risolto la questione prima che Edmund riuscisse a vederne le fattezze. L'undicenne decise quindi di soffermarsi al recinto numero 7 per provare a conoscere questi esemplari apparentemente divertenti.

Se in un primo momento aveva pensato che il loro principale difetto fosse la bruttezza, dovette presto ricredersi: ciò che più mancava loro non era la bellezza quanto l'intelligenza. Uno gnomo più intraprendente degli altri rimaneva a fissarlo non distante da lui, non distante dal recinto invisibile; l'astante reggeva lo sguardo di Edmund, sbeffeggiandolo con linguacce e pernacchie e l'undicenne, non dandosi di certo per vinto, si ostinava a provare e riprovare a intavolare una sorta di discussione.

«Guarda che non ricambio, non sono nato stupido come te, se vuoi comunicare usi le parole come faccio io! Per la barba di Merlino, quanto hai il cervello sottosviluppato!»

Il piccolo Knight rimase quindi in attesa, cercando di reggere lo sguardo dello gnomo e di decifrarne i movimenti.
In attesa, in paziente attesa.



ATTIVO E CONOSCENZE
∇ Bacchetta magica - Legno di Vite, nucleo in pelo di Demiguise,11 pollici, rigida
∇ Zainetto
∇ Pergamena (nello zaino)
∇ Orologio al quarzo (tasca del cappotto)
∇ Clessidra (nello zaino)
∇ Bottiglietta d'acqua (nello zaino)
___

∇ I Classe completa



RIASSUNTO E DANNI

Edmund, approfitta di un appuntamento dei Knight al San Mungo per recarsi in visita allo zoo magico di Londra.
Aggirato un recinto di creature invisibili si sofferma al recinto degli gnomi dove tenta, con scarsi risultati, di instaurare un dialogo con uno di essi.

––


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Edited by Edmund Knight - 12/12/2022, 21:31
 
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Se c’era una cosa che amava era vedere Londra abbracciata dall’inverno. Un po’ meno sopportava le decorazioni natalizie, che in quel periodo dell’anno macchiavano la città come un pittore dilettante alle prese con i colori. Da molto tempo ormai quella festa aveva assunto per lei sfumature che mal conciliavano con la visione di un’adolescente affascinata dall’atmosfera che emanava. Megan, così, passeggiava per la città con un caffè in mano, godendo dell’aria fredda che le accarezzava il viso arrossandole il naso e gli zigomi sotto l’ampia sciarpa di lana morbida.
Avvolta nel lungo e pesante cappotto, avanzava nella parte est del centro della Capitale. Quella mattina aveva deciso di approfondire alcuni argomenti che avrebbe affrontato al VI anno, affascinata dal programma che avrebbe ben presto affrontato al superamento dei GUFO.
Dopo un salto in biblioteca, prendendo in prestito alcuni libri babbani - dai quali avrebbe potuto fare un'analisi più approfondita - si era spinta nei pressi dello Zoo. Non era di certo uno dei suoi luoghi preferiti; non più almeno da quando aveva compreso l’importanza della libertà, sebbene gli spazi fossero un limite che la magia rendeva infinito.
Megan era lì, dinanzi all’entrata. Il flusso di persone la risucchiava costringendola ad avanzare verso la lunga fila di persone che attendevano di visitare quel posto. Il caos dei bambini, le urla dei genitori e la tristezza che l’assaliva ogni qualvolta notava quelle piccole ma essenziali interazioni che le mancavano tanto.

«Papà vorrei quell’enorme lecca lecca a forma di Demise, quello tutto peloso con gli occhioni gialli. Guarda è lì!»
«Demiguise, Meg» rispose Carl accompagnato da Eloise al proprio fianco.
«Sì magari possiamo darglielo, è goloso ha detto la guida!» continuò la piccola dondolandosi.
«Non si può dare il cibo agli animali, lo sai» ribatté l’uomo.
«Ma di nascosto sì!» abbassò la voce con un sorrisetto furbo stampato in volto, mentre gli occhioni blu indagavano attorno a sé temendo che qualcuno l’avesse sentita.


Il ricordo era tornato chiaro nella sua mente proprio guardando una bambina poco distante alle prese con quel dolcetto che, qualche anno prima, aveva stretto tra le dita anche lei. Sorrise non appena incontrò i suoi occhi e la nostalgia le attraversò il petto bruciando come carne su fiamme ardenti.
Sospirò, portando lo sguardo in alto. Il cielo schermava la luce di un sole nascosto dietro una barriera fatta di soffici candide nuvole. Quando fu il suo turno prese il biglietto e, successivamente, varcò il cancello di quel luogo che si sviluppava su un enorme perimetro nascosto agli occhi dei babbani. Proseguì verso la zona cinque e sei andando incontro alla struttura dedicata proprio al Demiguise. Si avvicinò tentando di intravedere la creatura all'interno senza riuscire a trovarne traccia. Megan sapeva che una delle abilità di quella specie era proprio quelle di rendersi invisibili all'uomo, così si fermò dinanzi osservando con attenzione. «Dove ti sei nascosto?» chiese con voce bassa, nella speranza di vederlo apparire da un momento all’altro. Poi, si ricordò dei Spettrocoli e tirandoli fuori dallo zaino li indossò puntando di nuovo lo sguardo al di là di quel vetro assente.
«Eccoti...» continuò tra sé quando lo vide alla propria destra, a ridosso di un albero, immobile.


ATTIVO E CONOSCENZE
∆ Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida (legata in vita)
∆ Zaino in pelle
∆ Polvere buiopesto Peruviana (nello zaino)
∆ Nanosticca (nello zaino)
∆ Filtro sonno leggero (nello zaino)
∆ Mantello della Disillusione (nello zaino)
∆ Spettrocoli (nello zaino)
∆ Carillon Soporifero (nello zaino)
∆ Pungiglione della Manticora (nello zaino)
∆ Anello Difensivo (indice dx)
∆ Bracciale "Zanna di Acromantula" (braccio sinistro)

___

∆ I, II, III, IV, V Classe completa + Iracundia, Plutonis e Stupeficium.
Eccetto: Circumflamma, Colossum, Ignimenti, Mucum Ad Nauseam, Napteria, Neptuno, Repsi Genitum, Claudo e Parclaudo, Nebula Demitto, Vultus Converto.



RIASSUNTO E DANNI

Megan decide di recarsi allo Zoo di Londra per approfondire alcune Creature Magiche che andrà a studiare al VI anno. Tra ricordi e caos alla fine varca la soglia e si ferma dinanzi alla struttura dove è presente il Demiguise. Quest'ultimo si nasconde alla vista ma Megan indossa gli Spettrocoli per non lasciarselo sfuggire.

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Il punto salute è stato sottratto per la mancata cura dopo la Quest Fissa "Don't forget to close the door..."
 
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Se fosse stata notte fonda, vedere lo zoo deserto e con i cancelli chiusi sarebbe stata la norma. La neve comodamente posata sui viottoli e sopra le panchine, le creature dormienti al pari del resto della città. Morgan avrebbe fatto qualche giro di perlustrazione ogni tanto, più o meno ogni ora, e per il resto se ne sarebbe rimasto al calduccio dentro il suo gabbiotto sferruzzando la sciarpa che stava terminando per sua madre. Sarebbe stato tutto molto normale. Ma non era quello il caso. Eh no, perché era mattina, lo zoo avrebbe dovuto brulicare di piccoli maghetti e streghette urlanti e di genitori impazziti, i cancelli sarebbero dovuti essere aperti. Le bestie sì, quelle erano belle sveglie, e alcune pure piuttosto confuse. Nemmeno loro erano abituate a non avere visitatori quando sopra di loro c'era il sole e non la luna. Chissà se quelle creature avevano capito cos'era successo. E come avrebbero potuto? Magari una di loro aveva persino visto il ladro ma non poteva comunicarlo.
Poco dopo l'apertura del parco, quella mattina, alcune guardie erano venute a bussare alla sua porta, appena prima della fine del suo turno. Più che bussare, per poco non la buttavano giù. Morgan aveva messo via i ferri e la lana alla meglio dentro il cassetto della scrivania, pregando che nessuno li vedesse. Aprì la porta e accolse le due piccole guardie, che trovandosi di fronte a un omone alto quanto la porta stessa e grosso il doppio deglutirono a più riprese per trovare il coraggio di riferirgli l'accaduto. «Che volete?» Corrucciato, guardava i due ometti dall'alto in basso, non che avesse poi scelta, lui guardava tutti a quel modo. Il più giovane dei due, forse una nuova leva, alzò la testa per cercare di ridurre il divario tra sé e l'uomo-frigorifero barbuto. «C'è stato un furto, signore! Un uovo di drago è stato rubato. Abbiamo iniziato a dare l'allarme e a radunare la folla, signore. Ma abbiamo, ehm, bisogno di lei.» Morgan attese. Non sapeva bene cosa aspettasse, forse una smentita, una risata, perché quella doveva essere una battuta. Per forza. Ma non arrivò nessuna smentita, anzi, per poco i due ometti non scoppiarono in lacrime per l'agitazione. Ma cosa avevano da agitarsi? Se c'era qualcuno che doveva iniziare a cercare un’altra sedia che gli scaldasse le chiappe quello era lui, il guardiano che avrebbe dovuto controllare lo zoo durante il suo turno. Sbattè con forza entrambi i pugni sulla scrivania, facendo sobbalzare le due guardie terrorizzate. Già poteva sentire le parole dei grandi capi, le loro urla, il contratto strappato, la scatola con i suoi lavori a maglia pronta da riportare a casa. Eh no, no no no. Avrebbe trovato quel ladro e lo avrebbe fatto presto. Tuonò all'improvviso contro i due, facendoli saltare sul posto dallo spavento. «Che ci fate ancota qui? Chiamate le altre guardie, cacciate tutti i visitatori e chiudete i cancelli. E per favore, prima di mandare via le persone perquisitele, controllate che se non se ne vadano in giro con un grosso, ovale e ben visibile uovo di drago.»
Quando i due uscirono, Morgan si prese un momento per mettere insieme i pensieri. C'era un ladro che si aggirava per lo zoo, sempre che non se la fosse già data a gambe - quelle guardie non erano proprio le più sveglie. Si mise davanti allo specchio, che non riusciva nemmeno a coprire l'intera immagine. Prese un respiro, poi un altro, cercando di calmarsi. Non c'era nulla da temere, avrebbe trovato il ladro, si sarebbe risolto tutto. Sicuramente. Non c'era alcun dubbio. Dopo qualche minuto di rilassamento muscolare poco riuscito, si decise a dare inizio alla caccia.
Torvo, assonnato, arrabbiato, Morgan era uscito dal suo caldo stanzino armato di cappottone per andare alla ricerca del ladro. Sperava davvero di trovarlo presto, prima che addirittura venisse coinvolto il Ministero. Ci mancavano solo quelli a peggiorare una giornata iniziata - o finita, tecnicamente lui sarebbe dovuto andare a dormire a breve - malissimo. Teneva la mano destra nella tasca del cappotto, salda sulla bacchetta, pronto ad attaccare non appena avesse individuato qualcuno di sospetto. Arrivato nei pressi dell'area numero sette, una vocina lo attirò. Chi diavolo c'era lì? Nessuna delle guardie aveva quella voce, che fosse l'ennesima nuova leva? Cercando di non farsi sentire, si avvicinò al punto da cui proveniva la voce, bacchetta dritta. Ma quando girò l'angolo, tutto ciò che trovò fu un bambino biondino e riccioluto intento a parlare con uno gnomo. «Cosa ci fai qui? A quest'ora dovrebbero essere stati tutti perquisiti e mandati via.» Morgan non sapeva cosa pensare. Non gli era venuto in mente nemmeno per un istante che quel bambino avesse a che fare col furto, ma per prima cosa non poteva certo lasciarlo lì, e secondo non poteva trascurare nessuna traccia, nemmeno la più improbabile, per non rischiare di perdere il posto. «Uhm... sospetto, sì, molto sospetto...» Borbottava a voce alta, più per spaventare il ragazzino che per altro. Si piazzò davanti a lui, un confronto decisamente impari, considerato che era grande e grosso circa il triplo. «Tu, con me. Non te lo sto chiedendo.» Afferrò il ragazzino per la collotola come un gatto e se lo portò al fianco sinistro, pronto a trascinarlo di peso se avesse opposto resistenza. Mentre pensava a come liberarsi in fretta di quella scocciatura e dedicarsi finalmente alla ricerca del vero ladro, incamminandosi verso il basso, notò un'altra figura. Era certamente una ragazza, e fin lì tutto ok. Indossava un paio di spettrocoli, in tanti li usavano dentro quello zoo nella speranza di vedere le creature più sfuggenti. Un altro avventore dimenticato dalle guardie: bene, perfetto, tutto a posto! Grugnì, infastidito, e tuonò ancora una volta per richiamare l'attenzione della donna. «Ehi! Che stai facendo? Neppure tu sei stata perquisita? O hai a che fare con il furto e ti hanno piazzata qui come diversivo?» Nemmeno lui credeva a quello che stava dicendo, ma non poteva permettersi leggerezze o superficialità. «Lui è con te?» le chiese, indicando con la testa il piccolo ragazzo che si era portato appresso e spingendolo in avanti con una pacca sulle scapole. Aspettò che i due gli fornissero una risposta convincente, mentre valutava cosa fare di loro. Potevano essere legati al furto, o potevano comunque avere informazioni a riguardo. Le guardie non avevano certo fatto il loro lavoro al meglio, se erano riusciti a saltare la perlustrazione di un'intera zona dello zoo. E chissà se si erano persi pure altra gente. Doveva risolvere la faccenda con quei due ragazzi, andare a cecare il ladro e prepararsi a dare una sonora strigliata. Una cosa era certa: una volta catturato il ladro, più di qualcuno avrebbe passato un brutto quarto d'ora.



Edmund, Megan, benvenuti alla vostra quest. Vi invito a contattarmi per eventuali dubbi o domande. Divertitevi!

 
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view post Posted on 11/12/2022, 17:40
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Non si poteva certo dire che la conversazione con lo gnomo stesse procedendo bene, tutt'altro. Ma questa era appena ai suoi inizi, chissà se dandogli un po' di tempo, quel curioso esemplare avrebbe appreso le basi del buon conversare e sarebbe così riuscito a scambiare con Edmund informazioni che non fossero linguacce e spernacchiamenti.
Tale domanda restò tuttavia inevasa, non tanto per un'improvvisa perdita di pazienza del ragazzino quanto piuttosto per l'imprevedibile irruzione di un tale che, secondo il modesto parere di Edmund, doveva essere totalmente fuori di senno, più dello gnomo senza dubbio, gnomo attonito almeno quanto il Corvonero per l'accaduto, dal momento che, per una volta, interruppe la sequenza di versi per osservare la scena immobile.
Edmund si sentì interpellare ma quando si voltò per mettere a fuoco chi gli avesse parlato, prima ancora che potesse deglutire e trovare le parole per formare una risposta di senso compiuto da rifilare, vide un omone enorme avanzare verso di lui con la bacchetta puntata e fare minaccioso, una serie di convenevoli che culminò nell'afferrarlo per la collottola come fosse stato uno stupido gnomo o una qualunque altra bestia dello zoo. O era una guardia, o si stava fingendo tale, sta di fatto che, qualunque fosse la sua identità, non sembrava disposto ad ammettere repliche né a spiegare in modo dettagliato ed esaustivo ad Edmund cosa stesse accadendo né cosa trovasse di così curioso, o meglio, sospettoso come avrebbe detto lui, nel vedere un bambino allo zoo.
Sebbene Edmund avesse voluto replicare con indiscussa ferocia verbale, fu incapace di proferire alcunché, si pietrificò nel cappotto, si irrigidì e la voce gli morì in gola; era spaventato, molto spaventato, spaventato come non mai, la paura si impossessò di lui e gli raggelò il sangue nelle vene. Già non si fidava del genere umano in generale, figurarsi di uno sconosciuto che gli puntava la bacchetta contro. E lui era drammaticamente indifeso.
La guardia vera o presunta probabilmente avrebbe voluto il ragazzino lo seguisse, ma questi non avrebbe mosso un muscolo per agevolare l'operazione di trasporto del corpo, anzi, all'opposto, cercò di opporre resistenza; piantò i piedi nella neve e premette verso il terreno con tutto se stesso al fine di aumentare l'attrito con il terreno e rallentare quell'inesorabile avanzata verso l'ignoto. Fortunatamente la paura riusciva a paralizzare il corpo ma non la mente che lavorava frenetica per intravedere un'ancora di salvezza. Perché quel tale lo stava per rapire non gli era chiaro, ma che quello fosse un rapimento in piena regola era abbastanza evidente; constatato ciò, realizzò altresì che avrebbe potuto fare ben poco per mettersi in salvo ma, di certo non era sua intenzione facilitargli il compito.
Furono molti i pensieri che gli attraversarono la mente in quel frangente; era la prima volta che i genitori lo lasciavano girovagare per Londra da solo, si erano da sempre detti contrari e aveva dovuto insistere oltre ogni ragionevole decenza per convincerli quel giorno ed ecco che alla prima occasione in cui i due gli avevano dato fiducia era finito tra gli artigli di un pazzo. Chissà se quell'uomo era una guardia divenuta pazzo o un pazzo divenuto guardia o chissà se era sempre stato entrambi. Impossibile da dire, l'unica speranza era che ci fosse stato qualcuno nelle vicinanze disposto a salvarlo: velocemente concluse tra sé e sé che se avesse visto anima viva avrebbe provato ad urlare con tutto se stesso, magari avrebbero capito che era un ostaggio e lo avrebbero così salvato da quel rapitore di bambini. Urlare senza la certezza della presenza di qualcuno nelle vicinanze avrebbe peggiorato la situazione: mossa da evitare, decisamente.
Per un istante gli passò per la testa che quella fosse un'operazione di routine, però quando un barlume di raziocinio si affacciò alla soglia dell'intelletto comprese che se quella fosse stata una normale guardia non lo avrebbe mai sequestrato, tutt'al più se fosse stato in un'area interdetta gli avrebbe chiesto educatamente di allontanarsi, non avrebbe mai messo le mani addosso a un ragazzino.
Una parte di Edmund lo invitava a diffidare delle eccessive certezze, a prendere in considerazione l'ipotesi che quella guardia avesse solamente subito un'involuzione caratteriale dovuta all'eccessiva frequentazione di esseri dall'intelligenza inferiore a quella umana, e che a quello si dovessero quei modi barbarici, ma più quel tale trascinava il corpo di Edmund vincendo ogni resistenza dell'esile undicenne, più egli si convinceva di essere finito nelle mani di un pazzo.
Finalmente la vista di un'umana.
Edmund inspirò a fondo, era pronto a urlare con quanto fiato aveva in gola, strinse i denti e si preparò a gridare, ma la guardia si rivolse con altrettanta arroganza a quella seconda visitatrice del parco faunistico.
Perquisita? Furto? Diversivo?
Megan?
La vista del vice-capitano della squadra di Quidditch con la quale aveva giocato due partite nell'ultimo periodo fu un'ulteriore secchiata gelida. Riconoscere la ragazza bastò a stroncare sul nascere ogni tentativo di urlare; non avrebbe dovuto dire niente, convinto com'era che la caposcuola Corvonero avrebbe certamente capito al volo che era stato rapito e che lo avrebbe aiutato a mettersi in salvo.
Stava ancora cercando di elaborare un piano, di pensare cosa dire, di decidere cosa fare.
Poi l'insperato.
La guardia, con i suoi modi antietoniani, lo spinse in avanti e parlò alla ragazza.
Per quanto sciocco e imprudente fosse il suo agire, Edmund non appena inspirò quel refolo di libertà, aprì naso e bocca per incamerare quanta più aria fresca fosse riuscito a immagazzinare nei polmoni.
La spinta della dubbia guardia gli fece leggermente perdere l'equilibrio, ma quando curvò le spalle, inclinò il capo e mise il piede destro davanti al sinistro per non piantare il muso nella neve, l'istinto prevalse e, approfittando del dialogo della guardia con la ragazza, prima ancora di capire quanto quella mossa fosse intelligente, Edmund iniziò a fuggire.
Cercò l'angolo più vicino in cui svicolare, sperando la guardia fosse lenta nei riflessi e che, anche quando avesse lanciato fatture per fermarlo, per la corsa irruenta e irregolare del ragazzino, facesse cilecca. Chissà, forse Megan avrebbe potuto approfittare del diversivo creato da Edmund per attaccarlo, lei era forte, si sarebbe sicuramente saputa difendere.
Le punte rimbalzavano nella neve mentre correva più veloce che poteva, più lontano possibile da quel pazzo che aveva cercato di rapirlo. Continuò a correre senza voltarsi indietro, il più possibile stretto in sé, per fendere l'aria e sparire dalla vista dell'alto omone in divisa.



ATTIVO E CONOSCENZE
∇ Bacchetta magica - Legno di Vite, nucleo in pelo di Demiguise,11 pollici, rigida
∇ Zainetto
∇ Pergamena (nello zaino)
∇ Orologio al quarzo (tasca del cappotto)
∇ Clessidra (nello zaino)
∇ Bottiglietta d'acqua (nello zaino)
___

∇ I Classe completa



RIASSUNTO E DANNI

Edmund, rimanendo immobile, cerca di opporsi alla sua traslazione forzata.
Riconosce Megan e alla prima occasione in cui si sente libero dalla presa della guardia, prova a scappare.

––


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view post Posted on 14/12/2022, 21:46
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PS: 302/303 | PC: 238/238 | PM: 249/249 | EXP: 40.5



Lo sguardo percorse la lastra di vetro che la separava dal Demiguise e solo dopo aver scrutato anche gli angoli più nascosti di quel luogo riuscì a scorgerlo. Il pelo perlaceo, gli occhi neri che con disinteresse osservavano un punto fisso nel vuoto mentre fra gli artigli della zampa destra mangiava un frutto. Megan avanzò di qualche passo, avvicinandosi il più possibile al perimetro senza però sfiorare la barriera. Sguardo fisso, gli Spettrocoli poggiati sul naso e il ricordo che bussava di nuovo nella sua mente, facendosi strada senza alcuna difficoltà. Rivivere quei momenti fu come allungare le mani in direzione di un camino acceso, fiamma viva, in un inverno troppo rigido da sopportare.
E così, anche il cuore si scaldava e le sembrò come se nulla fosse mai passato, come fosse ancora lì insieme a loro, in quella giornata spensierata nei suoi giovani e ingenui anni.
Ecco il tempo fermarsi, gli occhi blu incorniciati in un viso i cui lineamenti perdevano la durezza che il presente portava con sé. Le mani stringevano dita grandi e forti e la fronte poggiava sulla parete invisibile dinanzi.


«Secondo te perché non si fa vedere papà?» disse con voce triste.
«Perché non si fida delle persone» rispose Carl.
«E perché non dovrebbe farlo?» replicò la piccola Megan senza staccare gli occhi dalla mela che oscillava nell’aria, tenuta in mano dall'arto invisibile del Demiguise.
«Perché non siamo come lui, rappresentiamo un pericolo» le accarezzò la testa.
«Ma io non voglio rappresentare un pericolo» riprese la piccola portando gli occhioni blu sull’uomo al proprio fianco. Carl rise teneramente ma un guizzo di tristezza sfavillò tra le pupille lasciando perdere il colore caldo di cui erano ammantate. Si accucciò raggiungendo la sua stessa altezza, la voce un sussurro che le abbracciò l’anima: «Questo non significa che tu non possa avere la sua fiducia» sorrise e poi tutto svanì.


Nello stesso istante il Demiguise le rivolse i suoi occhioni profondi, incuriosito. Il tempo di rivolgergli un sorriso stupito, un battito di ciglia e tutto cambiò. Megan si voltò e la creatura si nascose, impaurita dalla voce imperiosa dell’uomo poco lontano dalla gabbia.
«Ehi! Che stai facendo? Neppure tu sei stata perquisita? O hai a che fare con il furto e ti hanno piazzata qui come diversivo?»
Poi: «Lui è con te?»
Megan guardò l’uomo, di istinto alzò gli occhiali portandoli sulla testa, poi posò gli occhi sul ragazzino che stringeva con forza. Edmund Knight era a pochi passi da lei, lo sguardo impaurito e l’esigenza di divincolarsi da quella presa che lo bloccava da qualsiasi via di fuga.
«Intanto si calmi, Signore» il tono di voce era infastidito e lo sguardo corrucciato. Come poteva trattare così un bambino? Quale diritto aveva di strattonarlo con quell’impeto?
«Lasci mio fratello prima che chiami le autorità di competenza. Non mi interessa chi sia lei ma non ha il diritto di trattare così le persone. Mi chiedo se tratta così anche queste povere creature o i suoi figli» lo ammonì serafica. La maschera che aveva appena indossato le coprì perfettamente il volto, celando la bugia che aveva appena detto. Era molto brava.
«E no, non ne sappiamo niente del furto e non mi stupisce affatto che qualcuno sia entrato e vi abbia derubati» alzò le spalle sempre sposando la stessa tranquillità e controllo. Avrebbe mosso i primi passi solo in quel momento, avvicinandosi all’uomo ma fermandosi alla giusta distanza per tendere la mano ad Edmund sperando che lui cogliesse ciò che stava cercando di fare.
«Ora possiamo andare? Vuole guardare nel mio zaino? Ma poi mi chiedo: ne ha forse il diritto?» gli avrebbe mostrato un finto sorriso.


ATTIVO E CONOSCENZE
∆ Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida (legata in vita)
∆ Zaino in pelle
∆ Polvere buiopesto Peruviana (nello zaino)
∆ Nanosticca (nello zaino)
∆ Filtro sonno leggero (nello zaino)
∆ Mantello della Disillusione (nello zaino)
∆ Spettrocoli (nello zaino)
∆ Carillon Soporifero (nello zaino)
∆ Pungiglione della Manticora (nello zaino)
∆ Anello Difensivo (indice dx)
∆ Bracciale "Zanna di Acromantula" (braccio sinistro)

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∆ I, II, III, IV, V Classe completa + Iracundia, Plutonis e Stupeficium.
Eccetto: Circumflamma, Colossum, Ignimenti, Mucum Ad Nauseam, Napteria, Neptuno, Repsi Genitum, Claudo e Parclaudo, Nebula Demitto, Vultus Converto.



RIASSUNTO E DANNI

Megan continua a cercare il Demiguise, lo vede ed è di nuovo abbracciata da un ricordo che la vede protagonista di un discorso con Carl avvenuto molti anni prima. Quando riesce ad avere il primo contatto con la creatura viene distratta dall'uomo che arriva alle sue spalle. Si volta e risponde prontamente, evidenziando il fatto che il ragazzino che stringe con forza a sé è suo fratello. Mente ma per una giusta causa e cerca di essere più convincente possibile, provando a sottolineare quanto il comportamento avuto dall'uomo sia decisamente fuori dalle righe. In fine tenta di avvicinarsi e allungare la mano verso Edmund, chiedendo se è possibile andarsene da lì (Master consentedo.).

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Zero danni subiti




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