La Rapina, Quest n. 3

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view post Posted on 15/12/2022, 15:11
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Il Fato

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Non ci mise molto a comprendere di aver esagerato. Il bambino riccioluto era terrorizzato, pareva che stesse vivendo il suo incubo peggiore. Non era certamente colpevole, ma cosa avrebbe dovuto fare, lasciarlo lì? Non considerare nemmeno l'ipotesi che fosse complice, anche inconsapevole, di quel furto? Il ladro avrebbe potuto piazzarlo lì come diversivo, dando per scontato che nessuno lo avrebbe associato al furto, e magari il bambino non sapeva nulla del modo in cui lo stavano sfruttando. Non poteva né ignorarlo né lasciarlo lì, a maggior ragione, con un pericoloso ladro in circolazione.
Quando lo spinse in avanti, il ragazzino riprese coscienza del suo corpo e tentò di darsi alla fuga. Non gli lasciò terminare il secondo metro di corsa che gli puntò la bacchetta ai piedi, e con un Pedes Plumbeum lo piantò sul terreno. Per poco non perse l'equilibrio, ma alla fine riuscì a restare dritto sulle sue gambe, vicino all'altra ragazza. Decisamente un tipino tosto, lei. «Intanto si calmi, Signore», gli aveva detto. Morgan aveva sgranato gli occhi, scioccato dalla freddezza della giovane. In effetti, aveva sbraitato e tirato via un ragazzino senza alcuna spiegazione. Ma quei due ficcanaso non avevano idea di quello che stava succedendo, di quanto della sua vita ci fosse in ballo in quel momento. Se solo l'avessero immaginato, forse avrebbero capito la sua irruenza. Non aveva mai pensato realmente che la giovane fosse colpevole, ma la loro presenza lì era comunque fonte di problemi e indice di collaboratori decisamente poco efficienti.
«Quindi questo è tuo fratello?» Non si somigliavano per niente, ma lui stesso aveva un fratellastro che in confronto a lui era alto un tappo di bottiglia e largo mezzo. Ascoltò il rimprovero della ragazza con gli spettrocoli, senza dire una parola. Aveva veramente, veramente esagerato questa volta. Guardò prima l'uno, poi l'altro, il Riccioluto ancora spaventato a morte. «Sentite... Vi chiedo scusa, ok?» Passò lo sguardo sui loro occhi, cercando la loro sincerità, e seppur non convinto di tutto alla fine la trovò. Con un rapido movimento di bacchetta sciolse l'incantesimo che teneva bloccato il ragazzino, che si avvicinò alla sorella che nel frattempo si era fatta un po' avanti per venirgli incontro. «Normalmente non sono così... beh, così. C'è stato un furto e le guardie avrebbero dovuto perquisirvi e mandarvi via. Capite, non potevo ignorarvi solo perché siete dei ragazzi.» Cercò di capire se almeno loro due si stessero calmando, perché lui per quanto ci provasse non riusciva a bloccare l'ansia che lo stava attanagliando da quando aveva scoperto del furto. «Non ti controllerò lo zaino, ma anche volendo non posso nemmeno mandarvi via. I cancelli sono chiusi, non può più uscire nessuno, e non posso lasciarvi qui in giro con un pericoloso ladro che si aggira, probabilmente armato, e forse nemmeno da solo. Lo capite, sì?» Anche se non avessero capito, non c'erano comunque altre opzioni. «Non siete nei guai, né vi farò niente, ma dovete venire con me. Mi dispiace ma non avete altra scelta.»
C'era una sola cosa che poteva fare: portarli nel suo ufficio. Li avrebbe tenuti chiusi lì, al sicuro, protetti da un incantesimo fino a che non avessero catturato il criminale e recuperato l'uovo. Il gabbiotto, che si trovava vicino all'ingresso dello zoo, non era lontano, per cui arrivarono a destinazione nel giro di un minuto. Li fece entrare e li seguì all'interno. Non era molto grande, ma ci stavano comodamente anche cinque persone anche grosse quanto Morgan. L'arredamento era scarno: un armadietto in ferro sulla sinistra, chiuso a chiave, tre sedie impilate l'una sopra l'altra, la sedia girevole di Morgan e sulla destra una lunga scrivania di legno con pile di documenti, pergamene, piume, inchiostri vari, e cassetti pieni di cianfrusaglie e soprattutto i suoi lavori a maglia. Si accorse con orrore di non aver chiuso bene il cassetto con la sciarpa e i ferri, e con uno scatto ci si piazzò davanti, tentando di chiuderlo con le mani dietro la schiena. «Dunque, ehm, questo è il mio ufficio. Rimarrete qui dentro finché non avremo trovato il ladro, o finché non ci sarà qualche modo di farvi uscire da qui in sicurezza. Siamo intesi?» Sempre dall'alto in basso, armato della sua possente stazza, li ammonì con lo sguardo uno alla volta, lasciando intendere che realmente non avevano alternative. «Io ora esco, voi chiudetevi a chiave dall'interno. Se il ladro vorrà entrare proverà a buttare giù la porta, ma la proteggerò con un incantesimo. Prima però, vi chiedo una cosa, e siate sinceri: avete visto qualcosa, qualunque cosa o persona sospetta? Qualcuno che potesse sembrare un ladro, un tipo losco, insomma qualcosa che possa essere una traccia?» Suonava disperato, e se ne rendeva conto. Si era trattenuto dal farcire quella frase di improperi solo perché tra loro almeno uno era certamente un minore. Si era veramente ridotto a chiedere a degli studentelli un aiuto per risolvere quel disastro? Era davvero alla frutta.
Mentre ascoltava le risposte alle sue disperate richieste, Morgan sentì uno strano sibilo provenire dalla tasca dei suoi pantaloni. Inizialmente lo ignorò, ma il sibilo si fece più insistente. Ci mise più del dovuto a ricordarsi che si trattava della ricetrasmittente. Non aveva mai dato l'approvazione per l'uso di quegli apparecchi babbani, e soprattutto sperava che non sarebbero mai serviti, ma le disposizioni dall'alto erano chiare e l'amministratore era stato irremovibile. Tirò fuori quell'aggeggio parlante, che gli metteva i brividi. «Morgan? Morgan! Risponda, è urgente!» La stessa frase continuava a uscire dall'altoparlante della ricetrasmittente. Quel suono lo mandava in bestia. Si mise un indice davanti al naso per dire ai due di fare silenzio, e poi remette il bottone come gli avevano insegnato. «Cosa c'è? Avete trovato l'uovo?» tuonò, nervoso.
«Morgan! Ehm, cioè, capo!» Era la voce della nuova leva. «No, niente uovo. Deve venire qui, subito!»
«E dov'è 'qui'?»
«Ah, già. Zona 10. Il ladro ha fatto un macello, ci sono dei Berretti Rossi in fuga, ci serve che venga subitissimo!»
*Ma porca miseria!*
Non c'era tempo per pensare. Non poteva andare peggio di così, anzi, avrebbe potuto ma il suo cervello non riusciva a immaginare che qualcosa potesse andare ancora più storto. Si rimise quell'aggeggio infernale in tasca, girò i tacchi e si fermò sull'uscio. «Tu» Si rivolse alla ragazza, che sembrava sufficientemente affidabile. «Tieni d'occhio tuo fratello, ok? Restate qui, abbiamo già fin troppi problemi oggi. Torno appena posso.» Non attese nemmeno una risposta, e se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle e lasciando la chiave nella toppa all'interno della stanza, così che potessero chiudercisi. Ma non fece alcun incantesimo per proteggere la stanza, complice la fretta, il nervoso, l'agitazione. I ragazzi erano rimasti soli, liberi di obbedirgli e restare lì dentro - senza essere comunque al sicuro - o di uscire, scappare, o fare qualunque cosa gli venisse in mente.




Edmund, ricordati di usare il condizionale per desrivere le azioni il cui esito dipende dalla mia valutazione (in questo caso, mi riferisco alla corsa per scappare via).

 
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view post Posted on 22/12/2022, 13:10
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*E questa topaia lui la chiamerebbe ufficio...!*

Edmund aveva seguito la sedicente guardia dentro quel gabbiotto che, con un notevole sforzo di fantasia, aveva ritenuto di definirlo come il suo "ufficio", mai cessando di guardarla di sottecchi con ostentata diffidenza.
Era parzialmente rassicurato dalla presenza della caposcuola al suo fianco tuttavia, sebbene l'atteggiamento della guardia si fosse notevolmente addolcito dopo la reprimenda della ragazza, Edmund non aveva ancora deciso se fidarsi o meno di lui, né aveva abbandonato l'idea di provare a fuggire. O meglio, non aveva ancora deciso di smettere di non fidarsi, il resto sarebbe venuto di conseguenza.
Era vero, non lo stava più trascinando a forza, e, a modo suo aveva addirittura provato a scusarsi, lanciandogli un incantesimo xxxxx, eppure, pur essendo leggermente mutate le condizioni al contorno, la sinopsi dell'accaduto non sarebbe mutata. La guardia, ora come prima, si accingeva a sequestrare i due ragazzi e rinchiuderli dentro il "suo ufficio", prima nolenti, ora volenti, per farne una coppia di ostaggi. Con le sue ultime mosse aveva semplicemente trovato un'alternativa al trascinamento forzoso dell'undicenne, ma sempre di un rapimento si trattava, era inutile negarlo; a proposito, a ben pensarci, perché mai stavano agevolando così docilmente le idee scellerate del rapitore? Perché Megan non faceva nulla? Riteneva forse quella guardia fosse troppo forte per scontrarsi con essa? Perché oltre che lamentarsi per come aveva trattato lui poco prima, onore davvero inatteso, non si opponeva a quell'unica opzione data loro?
I passi cadenzavano le domande: a ogni passo corrispondeva un'orma sulla neve, a ogni orma un interrogativo irrisolto, il quale si stampava nella materia grigia del Corvonero come le tacche delle calzature incidevano il manto candido. Le domande si accumularono così, una dopo l'altra, fintanto che la combriccola raggiunse il gabbiotto e lì fu comandata di restare.
*Bene, chissà quanti giorni dovremmo passare qui dentro? Per fortuna sono in compagnia!*
Si disse Edmund mentre ascoltava l'omone blaterare, senza veramente sentire ciò che diceva. Da quando era giunto nel gabbiotto, infatti, era rimasto fermo immobile con le mani nelle tasche del cappotto e gli occhi puntati sulla guardia: non lo guardava direttamente, ma teneva il viso sempre inclinato verso il basso direzionando le pupille sufficientemente in alto da vedere le espressioni del loro carceriere, molto più attento ai suoi gesti che alle sue parole; da quella posizione non mancò di scorgere un particolare movimento delle mani dell'uomo, sembrava voler immediatamente togliere qualcosa dalla loro vista; cosa? Interessante quel comportamento, davvero interessante, annotò mentalmente, prima di passare ad analizzare i movimenti della Corvonero.
La sorte è qualcosa di strano e imprevedibile, lui aveva cercato in tutti i modi di liberarsi del parental control per poter gironzolare per lo zoo in totale solitudine "come fanno i grandi" ed ecco che si ritrovava segregato e pure con la babysitter; doveva ammettere che gli era andata decisamente bene visto che si trattava di Megan, tuttavia, era evidente che avrebbe preferito di gran lunga passeggiare con lei per lo zoo senza quella reclusione forzata ad opera di un misterioso rapitore. Edmund aveva sempre nutrito per Megan un'ammirazione smisurata, era il modello da seguire, perfetta in tutto, al vertice della carriera delle cariche scolastiche e di una bellezza fuori portata; non l'avrebbe mai ammesso a nessuno, forse nemmeno a sé stesso, ma poco a poco si era invaghito di quel fascino altero, ammaliato da quello sguardo penetrante pur con la consapevolezza della sua totale inarrivabilità. Non poteva quindi che gradire la sua presenza lì sebbene fosse a suo modo altresì fonte di problemi: la reclusione in fondo poteva essere un pretesto, una scusa per rivolgerle la parola, per avere qualcosa da dire, per costringerlo a parlarle vista la sua innata ritrosia, tanto più che lo aveva elevato al ruolo di fratello minore, ma parlarle non era per lui così semplice come poteva apparire. Per il momento però sarebbe toccato a lei parlare; gli adulti erano tutti strani, ma tutti abbastanza prevedibili. Quando vedevano uno più grande e uno più piccolo, era ovvio a chi dei due avrebbero prestato ascolto, non valeva nemmeno la pena di prendersi la briga di rispondere. Edmund quindi, mantenne gli occhi fissi su di lei e attese le sue parole; già da un bel po' di tempo avrebbe avuto da obiettare all'accondiscendenza della Corvonero ma era consapevole di avere ben poca voce in capitolo contro quel tale, la protezione di Megan gli avrebbe fatto comodo, tanto valeva allinearsi alla sua versione, in toto. Avrebbe quindi atteso di sentire cosa avrebbe detto, pronto a confermare con un cenno di assenso qualunque cosa avesse detto all'uomo, financo che era una Grifondoro e che vendeva caramelle a Godric's Hollow. Di lui non si fidava per niente, non si era fidato sin dal primo momento, sospetto rinnovato dopo che lo attaccò e confermato non appena espresse a voce alta l'intenzione di rinchiuderlo; avvertì un'increspatura di questa inscalfibile certezza quando il tale gli chiese con tono al limite dell'implorante se avessero visto qualcosa; ma, se Edmund avesse visto qualcosa e avesse creduto davvero quella fosse una guardia, glielo avrebbe sicuramente riferito; come poteva dunque distinguere uno sciocco guardiano da un ottimo ladro attore? Dilemma viscerale.
In ogni caso, rimandò l'espressione a voce alta di questo pensiero a un secondo momento, quando finalmente avrebbero potuto definirsi soli.

Dopo poco dei colleghi chiamarono l'uomo mediante un Patrono a forma di scatoletta, un Patrons abbastanza buffo, tanto più che non ne aveva mai visto di così scuri. Quella conversazione fu una notevole sorpresa e, se sotto certi punti di vista, fu la conferma che Edmund attendeva, d'altro canto riaprì ogni possibile scenario. Il ragazzino apprese moltissime informazioni da quella conversazione, innanzitutto che quel tale, che rispondeva al nome di Morgan sembrava essere il capo di quel gruppo di banditi. Dopodiché c'era la questione uovo, l'uomo lo stava cercando davvero e questo rimetteva in pista la possibilità avesse detto il vero e che la sua non fosse solo una fola per convincerli a seguirlo. Rimetteva in pista l'ipotesi, ma non escludeva affatto che quello volesse rubare l'uovo insieme a dei complici e che fosse questo il motivo di quella forsennata ricerca. Chi gli garantiva che il significato denotativo delle parole pronunciate rispondesse a realtà? Nessuno.
Per un po' Edmund esitò, pronto a ridargli fiducia, ma poi cambiò avviso. Era evidente che fosse un ladro.
Doveva certamente essere così, perché mai altrimenti non avvalersi dell'aiuto di Megan e tenere al sicuro solo Edmund. No quel tale non gliela raccontava giusta, di lui non c'era da fidarsi, questo era poco ma sicuro.

Grazie al cielo se ne andò, minacciando di tornare al più presto. Chissà!
Edmund sospirò e aspettando qualche commento dalla compagna di cella, una volta accertatosi che l'uomo se ne fosse andato davvero, con le orecchie tese verso l'esterno a captare il tonfo dei passi sempre più flebile, si avviò verso il cassetto che l'uomo si era affrettato a rinchiudere.
Se fosse risuscito ad aprirlo avrebbe rovistato all'interno, per scoprire cosa avesse voluto tenere loro segreto in primis, e prendere tutto ciò che avrebbe potuto tornargli utile in secundis.
E questo era il primo obiettivo che si era dato per impegnare il tempo in attesa del futuro.

«Secondo me quello non lo rivedremo per un bel po'! Starà scappando!
Anzi, starà cercando di rubare l'uovo e poi scapperà!»



Disse quasi sottovoce in direzione della Corvonero. Era curioso di sapere se condividesse la sua opinione su quel tale.

«Io non mi fido per niente, per me mente ed è sicuramente lui il ladro! Tu ti fidi di quello...

...sorella?»


Avrebbe pazientemente atteso di sentire cosa ne pensasse Megan, in ogni caso, se anche la ragazza si fosse fidata di quel tale, Edmund si sarebbe certamente speso per convincerla che sarebbe stato meglio fuggire di lì. Come convincerla e con quali argomenti ci avrebbe pensato una volta appurata la sua lettura degli eventi, per il momento bastava limitarsi a chiedere.

«Che facciamo? Secondo me è meglio se proviamo a scappare da quel pazzo! Altroché chiuderci dentro! Ci ha preso proprio per due stupidi!»


ATTIVO E CONOSCENZE
∇ Bacchetta magica - Legno di Vite, nucleo in pelo di Demiguise,11 pollici, rigida
∇ Zainetto
∇ Pergamena (nello zaino)
∇ Orologio al quarzo (tasca del cappotto)
∇ Clessidra (nello zaino)
∇ Bottiglietta d'acqua (nello zaino)
___

∇ I Classe completa



RIASSUNTO E DANNI

Edmund, rimanendo immobile, cerca di opporsi alla sua traslazione forzata.
Riconosce Megan e alla prima occasione in cui si sente libero dalla presa della guardia, prova a scappare.

––


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view post Posted on 28/12/2022, 18:06
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Il comportamento dell’uomo cambiò repentino. Megan non parve essere troppo d’accordo con la decisione presa da quest’ultimo ma si limitò ad annuire, guardando di sottecchi Edmund al suo fianco. Si convinse che seguire quella via fosse la soluzione ma di certo non si sarebbe limitata a rimanere chiusa in uno squallido ufficio. Camminò affrettando il passo e varcata la soglia dell’edificio, impresse le iridi oltremare lungo le pareti di una stanza dall’arredamento scialbo, totalmente insignificante e disordinato. Un’espressione disgustata le macchiò il viso, portando poi lo sguardo sull’uomo che si parò davanti ad un cassetto rimasto aperto. La Corvonero non ebbe il benché minimo interesse nel curiosare cosa stesse celando agli occhi suoi e a quelli di Edmund ed incrociò le braccia al petto impaziente. Quella storia non la riguardava, non aveva interesse di sottostare a delle imposizioni dettate dal nulla; se mai ci fosse riuscita.
«L’unico tipo losco qui, mi perdoni, sembra lei» rispose prontamente, mascherando l’espressione ilare. Poi la chiamata allarmò i suoi sensi. Ascoltò con attenzione, voltandosi verso Edmund. «Ce ne andiamo subito» bisbigliò, stando bene attenta che arrivasse alle sue orecchie ma non a quelle del custode.
Quando l’uomo sparì chiudendosi la porta alle spalle, Megan sciolse la presa attorno al proprio corpo, lasciando le braccia penzolare lungo i fianchi come un’altalena sospinta dal vento leggero. Avanti e indietro. Ascoltò Edmund.
La fiducia strisciava come un serpente in un buco stretto e asfissiante. Il pericolo avanzava con gli artigli graffiando le pareti. Andare via da lì era indifferibile. «Non mi fido di nessuno» si avvicinò. «E sì… Non so cosa stia succedendo là fuori ma dobbiamo andarcene da qui, possibilmente evitando i Berretti Rossi o qualsiasi altra creatura in libertà» aggiunse subito dopo. L’ansia aveva iniziato a pizzicarle in gola, costringendola più volte ad inghiottirne il nodo. Edmund era diventato sua responsabilità e ne sentiva il peso, la paura che potesse accadergli qualcosa.
Cercò la calma afferrando lo zaino e tirando fuori il lungo mantello della Disillusione. «Questo potrebbe essere utile», lo stese dinanzi mostrandone la fattura. «Ci permetterà di mimetizzarci.» La pesante tunica nera avrebbe potuto celarli da occhi nemici, in passato le era stata molto utile. Megan indossò il soprabito lasciando scoperta la testa, poi camminò avanti e indietro nella stanza. Non sapeva quali fossero le possibilità di uscire da lì senza troppe complicazioni, ma l’idea di raggiungere i cancelli d’entrata e uscita, per quanto allettante, avrebbe potuto essere fin troppo scontata e esposta a pericoli certi.
«Di sicuro l’entrata sarà sorvegliata, dovremmo costeggiare il perimetro e cercare qualche uscita d’emergenza o… Crearla!» si ritrovò a dire con un breve ghigno, per poi fermarsi di nuovo davanti ad Edmund. «Su andiamo! Resta al mio fianco ed evita di fuggire senza di me, per favore» esortò il ragazzino a seguirla, impugnando la bacchetta tra le dita della mano e accertandosi, prima di intervenire, che la porta non fosse stata chiusa a chiave.
Senza troppe difficoltà, allora, sarebbe sgattaiolata fuori. Corpo chino, come se stesse strisciando in un cunicolo. Uno sguardo a sinistra e poi a destra, aspettando il momento giusto per prendere la strada scelta ed inoltrarsi tra le gabbie, nello stretto labirinto, rimanendo il più possibile al confine di quel luogo.
Con Edmund al proprio fianco, Megan sarebbe tornata verso la zona dei Demiguise, girando l’angolo in velocità.
Non dovevano essere visti.


ATTIVO E CONOSCENZE
∆ Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida (legata in vita)
∆ Zaino in pelle
∆ Polvere buiopesto Peruviana (nello zaino)
∆ Nanosticca (nello zaino)
∆ Filtro sonno leggero (nello zaino)
∆ Mantello della Disillusione (nello zaino)
∆ Spettrocoli (in testa)
∆ Carillon Soporifero (nello zaino)
∆ Pungiglione della Manticora (nello zaino)
∆ Anello Difensivo (indice dx)
∆ Bracciale "Zanna di Acromantula" (braccio sinistro)

___

∆ I, II, III, IV, V Classe completa + Iracundia, Plutonis e Stupeficium.
Eccetto: Circumflamma, Colossum, Ignimenti, Mucum Ad Nauseam, Napteria, Neptuno, Repsi Genitum, Claudo e Parclaudo, Nebula Demitto, Vultus Converto.



RIASSUNTO E DANNI

Megan storce il naso ma accetta di seguire il custode. Una volta nell’ufficio, dopo aver sentito la chiamata di emergenza, è sempre più convinta di voler uscire da lì. Sente il peso della responsabilità data la presenza di Edmund; evitare il pericolo sembra essere l’unica e inderogabile certezza. Tira fuori il Mantello della Disillusione dallo zaino, lo mostra ad Edmund spiegandogli la sua funzione per poi indossarlo. Spera possa essere utile ad entrambi in caso di complicazioni. Pensa così ad un piano di fuga, trovare un’uscita di emergenza - o crearla -, piuttosto che dirigersi verso le porte principali dello zoo. Bacchetta in mano, accertandosi della presenza del Corvonero al suo fianco, torna nella zona 5, girando l’angolo alla sua sinistra, costeggiando il confine di quel luogo. (Master consentendo.)

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view post Posted on 5/1/2023, 09:56
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Ci sono dei casi in cui la sorte, il caso, la dea bendata, la sfiga o come la si vuole chiamare fa sì che ci si trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Di sicuro è ciò che successe al giovane Edmund e alla bella Megan quella mattina, quando malauguratamente presero la decisione di avventurarsi nello zoo. Quando, stiracchiandosi giù dal letto, scelsero di indirizzare i loro corpi verso quel luogo, non avevano certo in mente di finire in mezzo alla scena di un reato. Una voleva scrutare creature nascoste, tuffandosi nei dolorosi ricordi di un'infanzia ormai lontana ma pur sempre troppo vicina. L'altro voleva godersi un po' di libertà, voleva sentirsi grande, scorazzare in giro senza la supervisione di un adulto. Ma forse, più del fatto di trovarsi in trappola con un pericoloso ladro senza via di uscita, erano rimasti perplessi dal caso che li aveva fatti essere lì assieme. Edmund e Megan, Megan e Edmund. Una strana coppia, fratello e sorella per un giorno - e basta, sperava certamente il piccolo Edmund, combattuto tra il riverente piacere nel trovarsi vicino alla sua Caposcuola e il desiderio di fuggire il più lontano possibile da quel luogo. In parte fu accontentato: anche se non potevano ancora scappare dallo zoo, potevano certamente uscire da quel misero gabbiotto, che seppur minuto e malconcio era pur sempre la seconda casa di un uomo un po' burbero ma bravo e dedito al lavoro e alla famiglia. Morgan li aveva spaventati, forse, fatti agitare o comunque li aveva trattati male, ma quando in gioco c'è il tuo lavoro, la tua reputazione e pure la tua vita non è semplice mantenere il controllo. Forse Morgan si sarebbe scusato una volta di ritorno, se solo li avesse trovati ancora dove li aveva lasciati. E invece i due non avevano impiegato più di un minuto per decidere di darsi alla fuga. Reticente, diffidente ma costretto dagli eventi, Edmund aveva seguito l'intraprendente Megan sotto il suo Mantello della Disillusione e insieme avevano preso una direzione ben precisa. Appena fuori dall'ufficetto, sulla destra poterono notare come l'ingresso fosse privo di guardie: forse erano tutte dall'altra parte dello zoo, dove i Berretti Rossi stavano creando più di un problema, o forse ritenevano giustamente inutile presidiare un ingresso che ormai chiuso aveva la stressa valenza di un qualunque altro muro. Megan aveva preso, com'era naturale che fosse, il comando della situazione, e scelse di tornare là dove si trovava prima di essere gentilmente scortata via dal grosso e rozzo custode. La prima, breve parte del percorso non presentò alcun problema, ma quando svoltarono l'angolo a sinistra, quello che li avrebbe portati all'inizio dell'area cinque, furono violentemente colpiti da qualcosa. O meglio, da qualcuno. Lo scontro fu immediato, tanto che i due fecero solo in tempo a riconoscere istantaneamente la sua inevitabilità. Caddero tutti e tre a terra, Edmund e Megan da un lato uno sopra l'altra, lo sconosciuto dall'altro, un tintinnio ad accompagnare la caduta. Insieme a loro cadde anche il mantello, che li lasciò scoperti. La stretta di Megan sulla bacchetta era abbastanza salda da consentirle di mantenere la presa sul suo legno di ciliegio, anche se in quel momento non le servì a molto se non a dover recuperare una cosa in meno una volta levatosi il biondo riccioluto di dosso ed essersi rialzata. In ogni caso, si ritrovarono tutti col sedere per terra. Il ragazzo fautore di quello scontro si rialzò di scatto, raccogliendo immediatamente da terra un grosso oggetto dorato e tondeggiante. Era stato quello la causa del forte tintinnio. Guardò dall'alto i due, che ancora si stavano riprendendo dalla botta e dallo shock, ma che comunque dal pavimento avevano gli occhi aperti e piazzati addosso a lui: sarebbero stati certamente in grado di osservare lui e ciò che teneva in mano, che aveva tutta l'aria di essere un uovo piuttosto grande. Non poteva avere più di ventitré o ventiquattro anni, a giudicare dal fisico longilineo, dai lineamenti delicati, e dai riflessi scattanti con cui era balzato in piedi, ma pareva pure emaciato e sciupato. Forse a Edmund quella rapida visione non avrebbe fatto effetto, troppo giovane, presumibilmente, per cogliere determinati aspetti di una persona. Ma Megan, invece, era dotata di una sensibilità tale che avrebbe potuto consentirle di percepire una distonia nello sguardo verde, stanco e impaurito del ragazzo. La tuta nera che aveva indosso lo faceva sembrare un ninja un po' troppo sportivo. Tra lo scontro e il momento in cui lo sconosciuto agì passarono solo pochi istanti. Prima che potessero alzarsi, attaccare o anche solo pensare, il ninja dall'aria spaventata gridò un «Fumos», scagliato dritto ad avvolgere i due che nel frattempo erano quanto meno riusciti a tornare verticali sui loro piedi. Rimettendosi il cappuccio a oscurargli il volto e la chioma bionda raccolta in un codino basso e approfittando della debole nuvola di fumo creata, lo sconosciuto li superò e scappò via nella stessa direzione in cui stava andando prima di finire addosso ai due malcapitati. Quando Megan e Edmund si rimisero completamente in piedi, il fumo aveva già iniziato a diradarsi, complice il sole che timidamente era spuntato con qualche raggio. Era stato un incanto piuttosto debole, apparentemente frutto più di uno spavento che di un desiderio di attaccare o fare del male. Se lo avessero seguito con lo sguardo o con le gambe, avrebbero potuto vederlo curvare a sinistra e sparire completamente dietro la zona diciassette. Era veloce, il ragazzo. E non c'erano dubbi su cosa tenesse in mano: era un uovo, grosso e dorato come ne escono solo dagli apparati riproduttivi di creature come i draghi. Possibile che Morgan e le sue guardie stessero brancolando nel buio tutto il tempo e che i due ragazzi, già sfortunati a essersi trovati lì, si fossero schiantati proprio contro il ladro? Possibile che acciuffarlo e recupeare l'uovo fosse la loro migliore opzione per andarsene da lì, considerato che di vie d'uscita non parevano proprio essercene? Valeva la pena cercare di buttare giù le possenti mura dello zoo per fuggire, o piuttosto aveva più senso mettersi alla prova e tentare di porre fine a quella caccia all'uovo? Chissà quanto tempo ci sarebbe voluto prima che quelle guardie incapaci acciuffassero quel giovane ninja, chissà quanto avrebbero dovuto aspettare prima di poter tornare a casa. Chissà se avrebbero potuto accorciare i tempi di quell'accidentale prigionia.




La caduta non vi arreca danno, ma ci mettete di più dello sconosciuto a rialzarvi, sia per la rapidità di lui sia perché Edmund cade addosso a Megan, facendovi perdere tempo. Non serve scacciare il fumo, quel poco che rimane quando siete in piedi non vi disturba la vista. Il mantello è attualmente a terra. Vi ho allegato una mappa per semplificarvi la visione dell'azione: il puntino viola siete voi, è lì che avviene la collisione, la freccia blu indica la direzione presa dal ladro (dopo che curva dietro la zona 17 non vedete dove gira, ne perdete le tracce).

 
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Uno scatto semplice ma risoluto. Megan ed Edmund svoltarono l’angolo e di colpo, senza possibilità di frenare il passo, vennero colpiti in pieno. L’impatto scaraventò entrambi a terra e la Corvonero si ritrovò dolorante sull’acciottolato e con il concasato addosso. Un dolore lancinante aveva percorso la schiena dal coccige fino alle spalle, era riuscita a mantenere la testa alta per evitare di sbatterla sulla superficie irregolare ma il peso di Edmund le aveva tolto il respiro quanto basta da costringerla a spingerlo leggermente per farlo alzare.
Lo sguardo dinanzi a sé mentre una nube di fumo si diramava come uno sbuffo di polvere. Niente che non avesse consentito a Megan di poter scorgere i connotati di un ragazzo biondo, in piedi, che tra le mani stringeva quello che sapeva benissimo essere un uovo di Drago, lo stesso che aveva sentito tintinnare poc’anzi durante l’impatto contro il terreno. Lo sguardo vacuo e visibilmente preoccupato del giovane, non le permise di staccargli gli occhi di dosso, né di puntare contro di lui la bacchetta che fortunatamente non aveva perso durante la caduta; non riteneva fosse un pericolo. Si alzò in piedi seguendo con lo sguardo la folle corsa di quello che era a tutti gli effetti il rapinatore che il personale dello zoo stava cercando, vedendolo sparire dalla parte opposta del perimetro, costeggiando le mura che delimitavano quel luogo.
Avrebbe dovuto raggiungere la zona dei Berretti Rossi, avvisare il custode di ciò che aveva appena visto, eppure non sentì l’esigenza di farlo proprio perché il pericolo che tanto doveva suscitare quella figura non intaccò affatto l’animo di Megan. Avrebbe potuto attaccarli, invece aveva deciso di non farlo; la paura che aveva colto nell’istante in cui aveva fissato i suoi occhi verdi non riusciva ad abbandonarla, perché?
Condusse di riflesso lo sguardo verso il cancello principale e piegò appena la testa da un lato, interrogandosi con un’espressione accigliata per quale motivo non avesse tentato di scappare da lì. Probabilmente era impossibile e questo spiegava l’assenza dei controlli in quella zona.
«Stai bene?» solo in quel momento le iridi cobalto si posarono sul piccolo Edmund, la mano sinistra a raccogliere il mantello da terra. «Hai visto ciò che stringeva tra le mani? Era l’uovo di Drago quello che stanno cercando» lo informò. «Dovresti prendere questo» gli allungò la veste, «mettilo addosso e non ti muovere da qui. Vado a vedere dove è andato, ok?».
In tal modo, nonostante avesse visto la direzione iniziale intrapresa dal ragazzo, si sarebbe assicurata di seguirne le tracce senza incappare in un vicolo cieco, o almeno così desiderava.
Sperando che Edmund rimanesse lì dandogli completamente fiducia, avrebbe corso in direzione della zona 17 accostandosi alla parete prima di svoltare ed entrare nella stradina. Uno sguardo attento, rapido, per non farsi cogliere impreparata. Quella parte dello zoo era abitata dai Lepricani e così avrebbe tentato di estorcere loro delle informazioni, benché fosse a conoscenza del carattere non tanto amichevole di quei piccoli nani irlandesi.
«Avete visto un giovane ragazzo passare adesso, lo so. Sapete dirmi dov’è andato?» avrebbe chiesto loro cercando di sembrare più tranquilla possibile con i sensi in allerta; la bacchetta ancora ben salda tra le dita.
ATTIVO E CONOSCENZE
∆ Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida (legata in vita)
∆ Zaino in pelle
∆ Polvere buiopesto Peruviana: è in grado di creare un buio intenso e impenetrabile dura 5 minuti e si può utilizzare una sola volta. (nello zaino)
∆ Nanosticca: permette di assumere dimensioni di 30 cm. (nello zaino)
∆ Filtro sonno leggero: se viene ingerito questo filtro inodore manda tra le braccia di Morfeo. La durata del sonno varia a seconda di dove viene utilizzato il filtro. (nello zaino)
∆ Mantello della Disillusione (nelle mani di Edmund)
∆ Spettrocoli, permettono di vedere creature invisibili o immaginarie. Attenzione, se indossati per troppo tempo possono provocare stordimento. (nello zaino)
∆ Carillon Soporifero (nello zaino)
∆ Pungiglione della Manticora, se scagliato contro un nemico, lo raggiungerà come una freccia fa col suo bersaglio, avvelenandolo per un turno e dissolvendosi non appena entra a contatto con il corpo della vittima. (nello zaino)
∆ Anello Difensivo (indice dx)
∆ Bracciale "Zanna di Acromantula" (braccio sinistro)

___

∆ I, II, III, IV, V Classe completa + Iracundia, Plutonis e Stupeficium.
Eccetto: Circumflamma, Colossum, Ignimenti, Mucum Ad Nauseam, Napteria, Neptuno, Repsi Genitum, Claudo e Parclaudo, Nebula Demitto, Vultus Converto.



RIASSUNTO E DANNI

Dopo essersi scontrata con il ladro, Megan cerca di togliersi di dosso Edmund caduto sopra di lei. Vede il furfante stringere tra le mani l’uovo di drago e sì alza in piedi mentre lo guarda scappare. Lo segue con lo sguardo memorizzando la strada da lui intrapresa e dopo aver osservato i cancelli ed essersi chiesta per quale motivo non fosse fuggito da lì, trovando una risposta poco dopo, si accerta che Edmund stia bene. Raccoglie il mantello e glielo dà chiedendogli di coprirsi e rimanere in attesa del suo ritorno.
I passi successivi la portando poi a seguire il percorso intrapreso dal giovane rapinatore, fa attenzione a svoltare prima di inserirsi nella stradina e chiede ai Lepricani informazioni su ciò che hanno visto.
Master consentendo.

––


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Se una volta sceso dal letto e stiracchiatosi, quella mattina gli avessero detto che la visita di quel giorno allo zoo avrebbe previsto anche il ritrovarsi letteralmente sopra la sua caposcuola, Edmund avrebbe potuto prendere in considerazione l'ipotesi di pagare il biglietto il doppio, o anche il triplo. Realizzazione di un sogno che mai avrebbe creduto realizzabile, non così nel breve termine perlomeno.
Eppure accadde. Ma nell'istante stesso in cui tale episodio fu realtà, conseguenza di un urto tanto improvviso quanto violento, tutto fu terribilmente diverso da come il ragazzino avrebbe potuto immaginarselo.
Poco prima, una volta lasciato il gabbiotto, aveva iniziato a incamminarsi verso l'uscita dello zoo sotto l'ala protettiva della diciannovenne, adeguando il suo passo a quello della ragazza, affrettando di quando in quando la camminata per non perdere il ritmo delle falcate di lei, inevitabilmente più ampie delle sue, ricorrendo talvolta a una veloce coppia di passetti per restare il più possibile in pari; cercava di rimanere al suo fianco così come gli aveva comandato, sforzandosi di mantenersi interamente coperto dal mantello della disillusione; le orecchie erano in stato di allerta più di quanto non potessero fare gli occhi, prestando attenzione a ogni possibile suono potesse rivelarsi un indizio. Era piuttosto agitato e vagamente inquieto, ma era altresì rassicurato da quella presenza: Megan era sinonimo di sicurezza, fonte indiscussa di autorità, per il suo ruolo a Hogwarts come per quel suo modo di fare altero e deciso. La giovane era riuscita, almeno per il momento, a infondergli un minimo di calma dopo il burrascoso incontro con la sedicente guardia; la Corvonero aveva oltretutto affermato che se ne sarebbero andati di lì e il ragazzino era assolutamente certo che quelle parole si sarebbero realizzate, gli sarebbe bastato seguire le sue indicazioni, né più, né meno; gli aveva detto di restare al suo fianco e di evitare di fuggire, ebbene, lui l'avrebbe fatto, senza indugio alcuno, sicuro dell'efficacia di quella richiesta; a inizio anno aveva similmente detto che, diversamente dall'anno prima, avrebbero vinto la Coppa delle Case annientando i Tassorosso, e così era stato, perché mai stavolta avrebbe dovuto sbagliarsi o promettere il falso?
La mente cercava di pensare velocemente, provando a scrollarsi di dosso il torpore provocato dalla paura, mentre i passi si susseguivano nella neve, instancabili; ripensava a quanto accaduto fin lì, alle parole di lei, a quel "Non mi fido di nessuno" che aveva totalmente confermato i suoi sospetti, e cercava un modo di rendersi utile. Non era un grande mago, anzi non era affatto un mago, era al più un dilettante maghetto, in grado al massimo di alzare sassi e fare sparire l'inchiostro dai cartelli; però, come diceva il professor Wright "la sua testa aveva sempre funzionato discretamente bene per la sua acerba età", poteva quindi provare a usarla per trovare una via di fuga o una qualsivoglia forma di soluzione. È vero, non era intelligente come Megan, ma i grandi si sa ragionano tutti nello stesso modo, con poca fantasia e molto conformismo, magari avrebbe potuto ugualmente esserle di aiuto con qualche idea vagamente sensata. Lo sperava perlomeno.
A interrompere il flusso dei pensieri fu uno scontro tanto inatteso quanto prevedibile, era evidente che non avrebbero potuto essere schivati essendo invisibili. Si rialzò più rapidamente che poté, rotolandosi di lato, lateralmente nella neve, per liberare Megan dalla sua incombenza, e rialzandosi in piedi con il fiatone per lo spavento. Gli occhi si spostarono rapidamente dalla ragazza, cui temeva di aver fatto male gravandola coi suoi 36 kg a peso morto, a quell'oggetto dorato che poco prima aveva tintinnato cadendo a terra. Non c'era giovane mago che non ne avesse visto uno, raffigurato ovviamente: i draghi abitavano da sempre storie e racconti di nonni e libri per bambini. E l'uovo di drago era il tesoro per eccellenza, dal valore inestimabile, presagio di ricchezza e avventura. Oggetto di brama, da sempre. Anche lui ne avrebbe voluto uno, forse.
Non c'era da stupirsi qualcuno volesse rubarlo; ma era dunque quello il vero ladro e il burbero omone diceva il vero? O era colui che aveva cercato di proteggerlo? O erano due ladri in competizione tra loro?Eppure sembrava un ragazzo tanto innocuo; non ebbe il tempo di osservarlo per bene, quando si decise a metterlo a fuoco, quello se ne andò tra il fumo della bacchetta. E in fin dei conti, non gli aveva fatto nulla di male, aveva prodotto solo un po' di fumo per andarsene tra gli effetti speciali, mica gli aveva bloccato gambe e piedi come quell'altro!
Quando si fu completamente rialzato, e ripreso il senso degli spazi, il biondo e atletico ragazzo era ormai sparito dalla vista, lui e l'uovo non c'erano più; Megan invece era ancora lì non distante da lui.

«Sì sì, io sto bene, tu? Non volevo farti male... Scusa!»

Le disse cercando di scusarsi per quanto avvenuto poco prima.
Ascoltò quanto la ragazza aveva da dirgli, annuendo solennemente a ogni frase della caposcuola, esattamente come faceva quando i prefetti spiegavano le nuove regole per la gestione delle bacheche della sala comune. Annuiva convinto senza discutere, ogni dubbio era vagliato dalla mente in segreto, non serviva necessariamente rendere sempre tutto pubblico: ogni domanda va posta solamente al momento giusto, così almeno aveva imparato in quei lunghi mesi tra i bronzo-blu, abitudine questa più frutto della frequentazione dei concasati, che della sua indole incline a esprimere sempre ciò che pensava senza troppo preoccuparsi delle conseguenze.
Quando la ragazza le porse il mantello, lo prese con gli occhi colmi di gratitudine, era l'unica difesa di cui potevano disporre e le era immensamente grato per avere lasciato fosse lui ad usarlo. In altri contesti avrebbe rifiutato l'offetta tuttavia, solo senza di lei, si sarebbe sentito indifeso e debole, quel mantello era un salvagente cui aggrapparsi.

«Va bene, magari mi cerco un nascondiglio fin che torni, cerca di non farti vedere da quello!»

Le disse a voce sempre più alta vedendola allontanarsi verso il viale d'ingresso che curvava in prossimità della foresta dei Lepricani.
E ora, che fare?
Era vero, gli aveva detto di non muoversi di lì, ma poco prima gli aveva pure detto di starle vicino, non avrebbe forse potuto trovare un punto di caduta tra quelle due opzioni?
Senza pensarci troppo si rimise il mantello della disillusione rintanandosi sotto di esso e, mentre tornava ad essere invisibile, iniziò a guardarsi attorno. Due coppie di file di orme si dipartivano verso la foresta dei Lepricani, quelle più distanziate del ragazzo vestito di nero, e quelle di Megan. Poco prima, sulla sinistra, c'erano due tendoni che sembravano perfetti per trovare un nascondiglio. Magari di lì avrebbe persino potuto avvicinarsi a dove stava andando Megan e controllare così che stesse bene e non si mettesse nei guai. Non che potesse aver bisogno dell'aiuto di un primino, ma era meglio esserne certi.
Quella soluzione poteva essere un compromesso accettabile, sì, quella poteva essere una buona idea. Decise quindi di incamminarsi in quella direzione: avrebbe seguito il viale d'ingresso fino al vialetto tra i tendoni (settori 18 e 19) e lo avrebbe imboccato con l'intenzione di percorrerlo fino alla fine se possibile, oppure fino a quando non avesse visto qualcosa di sospetto, di degno di nota, oppure non avesse intravisto la caposcuola.
Restava un problema però: le orme.
Il suo vantaggio strategico era l'invisibilità ma quelle avrebbero potuto tradirlo: rendere palese la sua posizione tracciando la scia dei suoi passi. Non ci pensò due volte, del resto non aveva mai creduto fino in fondo a quella storia della traccia dei minorenni, convinto al cento percento fosse un'invenzione del padre. Estrasse con la destra la bacchetta in legno di Vite dalla tasca interna del cappotto e iniziò a percorrere il tragitto che si era prefissato, ma all'indietro, questo in modo da poter sempre avere di fronte a sé le orme appena lasciate. La sinistra reggeva il mantello sopra il suo capo. A ogni coppia di passi, si sarebbe arrestato e avrebbe puntato la bacchetta alle tracce da rimuovere provando a ripristinare con la magia la neve calpestata poco prima. In testa fissa l'immagine della neve intonsa prima che il piede vi affogasse dentro, la bacchetta sotto il mantello salda nella destra che la impugnava con presa leggera puntandola su ogni singola orma. La mano avrebbe instancabilmente ripetuto il medesimo movimento circolare prescritto mentre le labbra ad ogni passo si sarebbero dischiuse per recitarne la formula: «Bryus».
Avrebbe provato ad avanzare fintanto che il fato gliene avesse data la possibilità, alla ricerca di qualcosa, di un suono, di un dettaglio, di Megan. I passi si sarebbero susseguiti cautamente, uno dopo l'altro, mentre, impossibilitato dell'uso della vista, le orecchie sarebbero rimaste tese a recepire ogni minimo suono. Con la speranza che il crescendo dei battiti del cuore, segno indiscutibile della crescente agitazione del ragazzino, non li avessero coperti con il rumore delle loro inarrestabili palpitazioni.

ATTIVO E CONOSCENZE
∇ Bacchetta magica - Legno di Vite, nucleo in pelo di Demiguise,11 pollici, rigida
∇ Zainetto
∇ Pergamena (nello zaino)
∇ Orologio al quarzo (tasca del cappotto)
∇ Clessidra (nello zaino)
∇ Bottiglietta d'acqua (nello zaino)
___

∇ I Classe completa



RIASSUNTO E DANNI

Edmund si rialza e, dopo aver accettato da Megan il mantello della disillusione, si incammina nel sentiero tra le aree 18 e 19 provando altresì ad occultare le tracce lasciate nella neve.

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view post Posted on 5/2/2023, 15:55
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Il Fato

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Lo scontro, la caduta, il fumo, l'avvistamento dell'uovo. Quante cose accadute in così poco tempo. Entrambi sgomenti, anche se in modo differente, i due si rialzarono, assicurandosi reciprocamente di non essersi fatti del male e analizzando su due piedi la situazione. Avevano incontrato il ladro, questo era certo, ma qualche riserva la avevano tutti e due. Megan non aveva potuto fare a meno di notare la stranezza del ragazzo, l'aria sciupata, il debole tentativo di atterrarli per darsi alla fuga. Non riusciva a togliersi dalla testa il suo sguardo cupo e spaventato, ma anche determinato. Aveva già deciso cosa fare, prima ancora di parlare con Edmund. Dal canto suo, neppure il ragazzino pareva troppo convinto. La sua mente attiva e particolarmente brillante per la sua età partoriva svariate teorie, alcune intriganti, altre più fantasiose, ma non per questo meno possibili. L'unica certezza che il primino aveva era Megan, l'assoluta verità delle sue parole e l'impossibilità di ricevere promesse non mantenute dalla sua Caposcuola. L'invito della ragazza a restare nascosto mente lei si avventurava per lo zoo avrebbe potuto non essere apprezzato dal giovane Edmund, ma la reverenza e l'obbedienza nei confronti di una persona di cui si fidava ciecamente ebbero la meglio. E così, come nei migliori film dell'orrore, i due si separarono. Che fosse l'idea migliore, o la più sciocca, ancora non avevano modo di saperlo. Ma forse lo avrebbero scoperto a breve.

***

Riparato dal mantello, Edmund decise di addentrarsi in mezzo ai tendoni. Furbo, attento ai dettagli e deciso a far funzionare l'arma più potente a sua disposizione - il cervello - non mancò di considerare le impronte sulla neve prodotte dai suoi piedi. Voltatosi di spalle alla stradina che voleva percorrere, come un salmone si incamminò controcorrente, coprendo di volta in volta le orme appena lasciate. Uno dopo l'altro, ogni segno veniva ricoperto grossolanamente, il tanto comunque da non far notare il passaggio di qualcuno a un occhio non particolarmente attento. Ma qualcun altro, poco distante, di attenzione ne stava prestando parecchia a tutto ciò che lo circondava. Le antenne tese di Edmund forse gli avrebbero consentito di udire i passi alle sue spalle, ma non abbastanza in tempo da evitare il danno.
Lasciati indietro i Berretti Rossi e quegli incapaci definiti "guardie" da un branco di incompententi, Gregor si era incamminato verso l'altro lato dello zoo. Si era spazientito, e tanto: non vedeva l'ora di mettere le mani addosso a quel ladruncolo, recuperare l'uovo e porre fine a quella storia durata fin troppo. Aveva il passo pesante, ma con una falcata copriva più di un metro. Fu così che attraversando la zona degli insetti prima e il lago artificiale dopo, Gregor superò il tendone numero tre. Avrebbe proseguito oltre, sempre svelto, per giungere all'ingresso dello zoo, ma una strana visione lo bloccò. Qualche metro davanti a lui, la neve stava assumendo un atteggiamento piuttosto insolito: prima si abbassava, poi si riformava, a ripetizione. Bingo. *Stupido idiota, pensa davvero di fregarmi così?*. Sogghignò, euforico. La potenza magica del ladruncolo era irrisoria in confronto alla sua, da mago adulto ed esperto quale era, e qualunque incantesimo o strumento avesse usato per nascondersi non era un bluff valido. Coprì con poche falcate lo spazio che lo separava dall'ultimo lembo di neve magicamente ricomparso, allungò la mano verso dove era certo - o molto convinto - si trovasse il ragazzo, chiuse le dita a pugno e con uno strappo cercò di tirare via un qualche tessuto o perlomeno di tastare un corpo umano. Ma con sua sorpresa, anche se effettivamente tirò via un mantello, sotto non c'era il ragazzo che aveva visto scappare con l'uovo, bensì un bambino. «E tu? Che ci fai qui? E perché ti nascondi?» Il biondino gli arrivava forse alla pancia. Guardandolo dal basso verso l'alto, Edmund avrebbe potuto osservare un altro omone, meno imponente del guardiano dello zoo ma più minaccioso, che di faccia poteva ricordare serenamente un mafioso russo. Indossava abiti classici da impiegato ministeriale, una targhettina a illustrare nome e impiego - Regolazione e controllo delle creature magiche - che lasciavano ben pochi dubbi sulla sua identità. Gregor lo scrutava, senza capire se si sentisse più frustrato o meravigliato da quell'inatteso colpo di scena. Gli balenò in testa per un attimo l'idea che fosse un complice, ma era troppo curato nell'aspetto e nel vestiario per essere uno straccione del suo fetido gruppo. Lo guardò a fondo, a lungo, pensando. E se magari... sì, forse... Era una buona idea? Non ne era certo, ma valeva la pena provarci. Tenendo il mantello tra le mani, si inginocchiò all'altezza del ragazzino, per farlo sentire a suo agio. «Mi chiamo Gregor, lavoro per il Ministero. Sto cercando un ragazzo che ha rubato un uovo di drago. A giudicare dal fatto che stai facendo di tutto per restare nascosto» fece un cenno al mantello e alle ultime impronte nella neve non ancora cancellate «deduco che ti stia nascondendo proprio da lui. Ottima idea, comunque, nascondere le impronte, ma non dare mai le spalle al pericolo.» Lo guardò negli occhi lasciandosi andare a un mezzo sorriso, sondando il terreno, per non lasciarsi sfuggire nemmeno un frammento della sua reazione alle domande e considerazioni. «Non posso lasciarti qui da solo, se ti ho trovato io può farlo anche lui. Vieni con me, ti porto al sicuro, dove non ti potrà fare alcun male.» Si sforzò di farla sembrare una domanda, ma si trattava di un imperativo piuttosto chiaro: non lo avrebbe lasciato lì, non avrebbe potuto, e la sua presenza lì sarebbe stata pure un intralcio alla ricerca. In un modo o nell'altro, avrebbe portato con sé quel bambino.

***

Decisa e ferma, come sempre, Megan si era indirizzata verso il punto in cui aveva visto sparire il giovane ninja. Si era lasciata Edmund alle spalle, nella speranza che si sarebbe attenuto al piano e che sarebbe rimasto nascosto e al sicuro, e aveva dato il via alla sua missione: mettere fine a quella mattinata senza senso e tornare alla sua vita e ai suoi problemi quotidiani. Prima di svoltare dietro la zona diciassette, decise di provare a ricevere tutto l'aiuto possibile, persino dalle creature che la circondavano. «Avete visto un giovane ragazzo passare adesso, lo so. Sapete dirmi dov’è andato?» Due lepricani, indistinguibili l'uno dall'altro, si avvicinarono alle sbarre della gabbia. Avrebbero presto fatto pentire Megan di aver rivolto loro la parola.
«Un giovane ragazzo, dice?»
«Dice così, sì, dice così.»
«Non lo so, lo abbiamo visto?»
«Forse sì, forse no.»
«Io forse uno l'ho visto.»
«Sicuro? Io non ho visto niente. O forse sì.»
«Ma tu sei scemo. Non lo ascoltare, signorina.»
«"Signorina"? Da quando questa confidenza con gli umani?»
«Ma l'hai vista? Quanto è bella!»
«E quanto sei stupido tu! Stupido, sei uno stupido.»
«Come ti permetti?!»
Uno dei due tolse il cappello all'altro, che si alterò non poco e gli diede un calcione, facendolo saltare dall'altra parte della gabbia. Si presero a urla e a calci per un po', finché non caddero a terra, stremati. Quello più vicino a Megan, che già all'inizio sembrava intenzionato a parlare, prese il cappello che aveva in mano e lo lanciò in direzione della ragazza per attirare la sua attenzione.
«Di là. Ha proseguito qui e l'ho visto girare dopo gli Unicorni. Li odio quelli, piacciono a tutti!»
«Sei tu che non piaci a nessuno, perché sei stupido.»
«Ne vuoi ancora?»
Sarebbero potuti andare avanti tutta la sera. Nonostante il tempo perso, Megan aveva comunque ottenuto l'informazione che cercava. Proseguì, sull'attenti, nella direzione presa dal ragazzo, e svoltò dopo la zona quindici, come indicato dal lepricano. Se Megan avesse prestato la stessa attenzione di Edmund per le orme, avrebbe forse evitato il teatrino e visto subito la direzione presa dal ragazzo. Nel lasso di tempo in cui il giovane Corvonero, procedendo a passo di gambero, si impegnava a nascondere ogni sua traccia e veniva placcato dal ministeriale, Megan riuscì a percorrere un tratto di strada decisamente maggiore. Seguendo le tracce, salì verso l'alto fino ad arrivare in mezzo a tre zone: la dodici, la tredici e la quattordici. E lì lo vide di nuovo. Cercava di nascondersi, rannicchiato dietro uno degli acquari della zona dodici, l'uovo rozzamente nascosto dentro la felpa ma visibile anche da lontano. Il ragazzo, ancora più pallido rispetto al primo incontro, la vide: sgranò gli occhi, impaurito, e tenendosi sempre basso prese a correre verso il fondo dello zoo, una mano salda sulla bacchetta e l'altra a tenere chiusa la felpa. Ma poi si fermò. Non poteva andare nella strada principale, le guardie lo avrebbero visto. Si stava imbottigliando da solo. Poteva solo provare a fare come prima, fermarla e scappare nella sua direzione, cercando una via di fuga, che iniziava a pensare che non avrebbe mai trovato. Ma non voleva farle del male, non voleva fare del male a nessuno. Mise in atto la prima, seppur debole, strategia che gli venne in mente. Puntò la bacchetta verso Megan, e a bassa voce enunciò «Distrao». Megan non fu in grado di sentire il nome dell'incantesimo. Tutto ciò che potè udire furono dei passi provenienti dalla zona undici, particolarmente vicini a lei, che ne catturarono inevitabilmente l'attenzione. Ci avrebbe messo poco a capire che non c'era nessuno in avvicinamento, ma avrebbe guardato in quella direzione il tanto da consentirgli di passarle di fianco diretto verso il basso, tra la zona tredici e quattordici. Nel momento in cui le fu vicino, la guardò, perdendosi per un istante nel suo meraviglioso sguardo oltremare. Non sapeva chi fosse, né perché lo stesse inseguendo, né se effettivamente lo stesse inseguendo. Ma non poteva correre rischi. La voce calma, decisa, ma a tratti implorante: «Devi lasciarmi in pace. Tu non capisci.» Riprese a muoversi svelto verso il basso. Aveva ovviato all'ostacolo-Megan, ma la ragazza era ancora in tempo per fermarlo. Un attacco, una distrazione. O magari la parola poteva essere l'arma più efficace, in quel momento?




Nella mappa, il puntino azzurro è Edmund, quello viola Gregor, quello verdino in alto è Megan, il puntino rosso è il ladro, la X rossa è il punto in cui Megan lo vede rannicchiato e la freccia indica il percorso che fa quando Megan si distrae (il punto da cui sente il rumore dei passi è quello zigzag nero).

 
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view post Posted on 10/2/2023, 11:42
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Quando Edmund sentì un tonfo sordo sulla neve e tese l'udito per capire da dove provenissero quei passi, era decisamente troppo, troppo tardi. La figura appena intravista una volta alzato lo sguardo dall'orma di neve che stava ricostruendo, si erse in tutta la sua statura di fronte a lui e lo scovò prima ancora che il ragazzino avesse il tempo di pensare a cosa fare.
La sorpresa probabilmente fu di entrambi, vista l'espressione basita che si dipinse sul viso dell'omone, ad accompagnare una reazione verbale altrettanto incredula.
Edmund si immobilizzò e raggelò, ormai spogliato di quel mantello che era allo stesso tempo la sua unica armatura e l'unica certezza di protezione, prezioso scudo che con tanta cura Megan gli aveva cinto attorno, ora andato in frantumi.
Il ragazzino ne osservò le fattezze, il fare minaccioso e l'abbigliamento standardizzato, l'espressione singolare mista di autorità e commiserazione. Non ci aveva messo molto a capire che era un dipendente ministeriale, latore di quella doppia "M" sul tesserino che chiunque avesse un genitore con qualche bislacco incarico presso il ministero, non avrebbe potuto non riconoscere alla stessa velocità con cui gli adolescenti babbani individuano il controllore sull'autobus. L'uomo gli faceva un po' paura, e come non avrebbe potuto, visto che Edmund si trovava da solo in uno zoo semi-deserto con presunti ladri in circolazione, un omone burbero che lo voleva rapire, e dove, fatta salva la caposcuola, l'unico aiuto che avrebbe sparato di trovare era il fuoco dei draghi, i soli in grado di incenerire tutte quelle minacce che tutte insieme avevano disturbato la sua tranquilla visita allo zoo.
Ascoltò quindi le parole del ministeriale, limitandosi ad arricciare il naso alle supposizioni del signor Gregor. Facile dirgli di non dare le spalle al pericolo, fin lì ci sarebbe arrivato pure lui, come sono banali delle volte i grandi! Mai che capiscano che la situazione è sempre più complicata di quel poco che le loro testoline riescono a intuire! L'omone poi concluse il suo discorso provando ad addolcire il ragazzino con un mezzo sorriso e invitandolo a seguirlo.
Edmund lo fissò e, senza spostare gli occhi da lui, si rialzò e si lisciò i pantaloni dalla neve.
Sebbene l'omone lo intimidisse notevolmente, l'undicenne si sentiva decisamente più sicuro di sé rispetto al precedente incontro con Morgan. Si era appena rialzato, aveva appena ultimato la risalita e il signor Gregor terminato di parlare, quando due lettere sfuggirono dalle labbra prima che la mente potesse comprenderne la ragione.

«NO!»

Edmund in quel frangente si era reso conto che gli arti non erano totalmente paralizzati ma bensì sembravano rispondere correttamente agli impulsi nervosi e, suo malgrado, che benché la bocca fosse completamente secca, le corde vocali funzionavano alla perfezione, anche troppo.
Forse per quel continuo stato di allerta che lo aveva reso meno incline a spaventarsi per ogni nonnulla, forse per quella familiarità dei modi di un dipendente del ministero, forse per quell'apparente ben disposizione nei suoi confronti, Edmund trovò un coraggio che non credeva di avere, replicando con decisione al signor Gregor. Non perché non volesse obbedirgli, quanto piuttosto per dirgli la sua verità.
Si affrettò a correggere il tiro e, sforzandosi di sostenerne lo sguardo provo a giustificare il monosillabo.

«Cioè magari vengo con lei ma io non mi sto nascondendo dal ladro, io mi sto nascondendo da Morgan! Morgan mi vuole rapire!
Il ladro adesso è con Megan, e io devo andare ad aiutare Megan! Lei pensa di fare tutto da sola, ma è meglio se vado anch'io ad aiutarla...»


Il Corvonero prese fiato, cercando di capire se Gregor stesse seguendo o meno il filo del discorso. Spostò lo sguardo nella direzione verso cui si stava dirigendo prima dell'interruzione dell'uomo, rievocando l'incontro funambolico con il ragazzo vestito di nero. Un pensiero prese corpo e, con la leggerezza della neve che cade, spiccò il volo dalle labbra del ragazzino, facendosi suono sotto forma di sussurro. Riflessione tra sé e sé, ma sufficientemente sonora affinché qualcuno nei paraggi potesse coglierla.

«Ma tanto non è quello il vero ladro, il ladro è Morgan!»

Edmund tornò a osservare Gregor, pronto a seguirlo. Del resto, cosa avrebbe potuto fare lì da solo e senza mantello? Prima avrebbe potuto almeno proteggersi celandosi alla vista altrui ma ora, tanto valeva approfittare della magia adulta di Gregor. Ma già, il mantello.
Il ragazzino si accinse a muoversi in direzione di Gregor, ma si bloccò. Allungò timidamente la destra in direzione dell'uomo, a metà tra un gesto per indicare e un gesto per ricevere.

«Ma quello potrei riaverlo? Vengo con lei ma sarebbe meglio me lo tenessi addosso, Morgan... E poi non è neanche mio... me lo ha dato Megan...»

Attese la risposta dell'uomo e, in ogni caso lo avrebbe seguito, con o senza mantello tra le sue mani, con o senza mantello sopra il suo corpo. Non era Megan, non aveva né il suo fascino, né il suo charme, non era certo di potersi fidare ciecamente di lui come con la caposcuola, né che realmente lo volesse proteggere, ma era un ministeriale adulto, gli avrebbe potuto fare comodo e si sa, piuttosto che niente, meglio piuttosto.

ATTIVO E CONOSCENZE
∇ Bacchetta magica - Legno di Vite, nucleo in pelo di Demiguise,11 pollici, rigida
∇ Zainetto
∇ Pergamena (nello zaino)
∇ Orologio al quarzo (tasca del cappotto)
∇ Clessidra (nello zaino)
∇ Bottiglietta d'acqua (nello zaino)
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∇ I Classe completa



RIASSUNTO E DANNI

Edmund viene sorpreso da Gregor; dopo avergli spiegato la sua visione dei fatti decide di seguirlo, non prima di avergli chiesto indietro il mantello.

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La risposta dei Lepricani lasciò nascere sul volto di Megan un’espressione spazientita ma la giovane Corvonero non poté nascondere, poi, un sorrisino divertito vedendoli discutere animatamente. Li osservò in silenzio, alternando lo sguardo in fondo alla stradina sempre attenta ad individuare movimenti sospetti. Prima di rinunciare alla causa e partire alla ricerca in solitaria e senza nessun aiuto, però, venne distratta da uno dei piccoli esseri che con mancata delicatezza lanciò contro la gabbia il cappello, cercando la sua attenzione e rivolgendole la parola.
«Di là. Ha proseguito qui e l'ho visto girare dopo gli Unicorni. Li odio quelli, piacciono a tutti!»
«Grazie» rispose Megan e non appena lo sentì battibeccare con uno dei suoi simili si lasciò sfuggire due parole in sua difesa, cercando di mettere a tacere una discussione che sarebbe ripresa e durata chissà quanto tempo ancora.
«Nah, non dargli retta. Tu piaci a me, gli Unicorni sono sopravvalutati» gli sorrise, per poi riprendere la direzione e proseguire dritto sino a svoltare a sinistra nella zona quindici e a spingersi tra la dodici, tredici e quattordici dove arrestò il passo. La vista periferica gli permise di scorgere il ragazzo tra lo spazio riservato alla radura delle Fate e il piccolo lago artificiale, ma prima di muoversi verso la sua direzione lo osservò reagire e scappare verso il confine dello Zoo avvolto dal totale panico.
«Aspetta!» gridò portando lo sguardo alla sua destra sempre in allerta e poi, ignara del rumore generato dal ragazzo, subito a sinistra. Il tempo di pochi secondi e quando tornò a condurre gli occhi in fondo al viale dinanzi, si accorse che era svanito. Poi sentì la sua voce: «Devi lasciarmi in pace. Tu non capisci» le disse, per poi continuare a dirigersi verso il basso. Tuttavia, prima che potesse allontanarsi Megan avrebbe in qualche modo tentato di fermarlo. La Caposcuola aveva compreso che lui non avrebbe voluto farle alcun male e che non rappresentava per lei un pericolo; d’altronde, avrebbe potuto attaccarla sin dal principio e ora, che era a pochi metri, aveva di nuovo scelto di non farlo.
«Fermati!» avrebbe nuovamente gridato. «Ti stanno cercando e non saranno clementi con te. Pensi che rubare un uovo possa darti ciò che cerchi senza subire delle conseguenze?» il tono era serio così come lo sguardo. Sapeva cosa stava dicendo, lei stessa aveva rubato e fatto cose di cui si era pentita in passato per ottenere quello che era un capriccio legato ad un ricordo e che, ora, teneva rinchiuso in un cassetto. Qualunque cosa avesse indotto il giovane a rubare l’Uovo di Drago, sapeva per certo che non avrebbe portato lui nulla di buono. Così, sarebbe rimasta ferma: la bacchetta lungo il busto a sottolineare il fatto che non gli avrebbe fatto alcun male.
«Dici che non potrei capirti ma dammene almeno la possibilità!» avrebbe aggiunto come ultima istanza in attesa che il ragazzo le rivolgesse almeno lo sguardo, sperando che quella mano tesa venisse afferrata, lasciando alla fiducia la possibilità di consolidarsi.
ATTIVO E CONOSCENZE
∆ Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida (legata in vita)
∆ Zaino in pelle
∆ Polvere buiopesto Peruviana: è in grado di creare un buio intenso e impenetrabile dura 5 minuti e si può utilizzare una sola volta. (nello zaino)
∆ Nanosticca: permette di assumere dimensioni di 30 cm. (nello zaino)
∆ Filtro sonno leggero: se viene ingerito questo filtro inodore manda tra le braccia di Morfeo. La durata del sonno varia a seconda di dove viene utilizzato il filtro. (nello zaino)
∆ Mantello della Disillusione (nelle mani di Edmund)
∆ Spettrocoli, permettono di vedere creature invisibili o immaginarie. Attenzione, se indossati per troppo tempo possono provocare stordimento. (nello zaino)
∆ Carillon Soporifero (nello zaino)
∆ Pungiglione della Manticora, se scagliato contro un nemico, lo raggiungerà come una freccia fa col suo bersaglio, avvelenandolo per un turno e dissolvendosi non appena entra a contatto con il corpo della vittima. (nello zaino)
∆ Anello Difensivo (indice dx)
∆ Bracciale "Zanna di Acromantula" (braccio sinistro)

___

∆ I, II, III, IV, V Classe completa + Iracundia, Plutonis e Stupeficium.
Eccetto: Circumflamma, Colossum, Ignimenti, Mucum Ad Nauseam, Napteria, Neptuno, Repsi Genitum, Claudo e Parclaudo, Nebula Demitto, Vultus Converto.



RIASSUNTO E DANNI

Megan reagisce positivamente al caos che generano i Lepricani e una volta ottenute le informazioni prosegue verso la strada indicata. Giunta davanti al ladruncolo, dopo essere stata distratta da quest'ultimo ed esserselo lasciato sfuggire per una seconda volta, tenta un approccio pacifico in virtù del fatto che il giovane non ha mai tentato di farle del male. La Caposcuola cerca di convincerlo con le parole e spera di poterlo aiutare con estrema sincerità.
Master consentendo.

––


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Saper analizzare in fretta una situazione e capire la mossa migliore nel giusto contesto è una qualità meno comune di quanto si possa pensare. Molti la danno per scontata, altri sono troppo impulsivi per farlo, altri ancora ci provano ma prendono la decisione sbagliata. In questo caso, Megan prese senza dubbio quella più adatta. Spaventare ulteriormente un ragazzo già in preda al panico lo avrebbe solo allontanato. Ma la parola, soprattutto se pronunciata col tono corretto, fa più miracoli di qualsiasi magia. E questo concetto Megan mostrò di averlo capito bene. Già verso la fine della prima frase della Caposcuola, il ragazzo si fermò, dandole le spalle a qualche metro di distanza. Furono diversi i motivi che lo portarono ad arrestare la sua corsa. La verità dietro le sue parole, innanzitutto. Non aveva modo di uscire da lì, e per quanto fosse abile e rapido nello sfuggire dalle grinfie delle guardie non avrebbe potuto continuare a farlo in eterno. La calma dietro alle urla della ragazza, poi. Non suonavano come minacce, quanto più come avvertimenti sinceri. La disperazione di non avere più idea di cosa fare per uscire da quella situazione, anche. E poi quegli occhi. Era affondato nell'oltremare per una manciata di istanti, ma gli erano bastati a cogliere la purezza di intenzioni della ragazza - o almeno, questo era ciò che gli avevano trasmesso. Poteva essere una trappola, poteva lavorare per le guardie e avere semplicemente un approccio più studiato ed emotivo, meno "barbarico". Ma che alternative aveva? Gli aveva chiesto di darle una possibilità di capire le sue intenzioni. L'avrebbe accontentata. Si prese più di qualche secondo per decidersi a farlo. Un lungo e profondo respiro per prendere coraggio, e si voltò. «D'accordo. Vieni con me.» Si incamminò verso di lei, le afferrò il polso della mano con cui teneva la bacchetta, stringendo forse appena più forte del necessario per via della fretta. Percorse la stessa strada a ritroso, fino a tornare nel punto in cui si era nascosto prima che la ragazza arrivasse, di fianco al lago artificiale. In piedi ma leggermente piegato, istintivo gesto per sentirsi più nascosto, la invitò con un cenno della mano ad avvicinarsi per starlo a sentire. Megan avrebbe potuto notare lo sguardo sempre più stanco e disperato del ragazzo, che cercava di trattenere le lacrime. Lei non poteva saperlo, ma non erano lacrime di paura. Erano lacrime di rassegnazione. «Cosa pensi che cerchi io da questo uovo? Credi forse che voglia fare un torto a qualcuno, o forse venderlo? Ovvio che lo pensi, è la prima cosa che penserebbero tutti solo guardandomi.» Si riferiva al proprio aspetto da ragazzo di strada. Non c'era nulla che potesse nasconderlo, un occhio attento lo avrebbe notato. Un ragazzo giovane provato da una vita povera e fin troppo movimentata per le strade di Londra. Il viso tradiva ogni dolore. «Beh, ti sbagli. Sì, sto rubando quest'uovo, ma non per me. Non volevo nemmeno portarlo via, io... sto cercando di salvarlo.» Abbassò lo sguardo, timoroso. Non era affatto sicuro che la ragazza gli avrebbe creduto, avrebbe potuto arrestarlo e denunciarlo in ogni momento, ma quali alternative aveva? Riportò gli occhi su quelli di lei, intensi come oceani. «Io amo le creature, tutte, non farei mai loro del male... Per questo mi sono accampato qui vicino, sai? Ogni tanto riesco a intrufolarmi e guardarle un po'...» Sforzava ogni muscolo per trattenere le lacrime, dovute sia alla tensione del momento sia alla consapevolezza della miseria della propria situazione. «Ho sentito per caso di alcuni bracconieri che organizzavano il furto di un uovo di drago, e... non potevo lasciarli fare. Ma lo sai come funziona, no? Non mi avrebbe mai creduto nessuno se avessi dato l'allarme. Chi crede alle parole di uno straccione?» Passò pollice e indice all'altezza del setto nasale, ancora una volta per frenare il pianto. «Ho rubato l'uovo prima di loro, per portarlo in salvo, ma non ho idea di cosa fare... Io, semplicemente... Non ci ho pensato. Non posso scappare, e la cosa peggiore è che il vero ladro si spaccia per una guardia, mi ha visto e mi sta inseguendo, e se mi prende gli crederanno senza dubbio. Non so che faccia abbia, sono corso via appena è arrivato, ma ho visto che è grosso. Molto grosso. Se mi prende, io... Sono spacciato. Ma l'uovo può essere ancora salvato.» Tirò su col naso, mostrando però un'aria fiera che stonava un po' con il suo aspetto. Serio, sempre disperato, riversò sulla ragazza che aveva di fronte ogni sua speranza. «Mi chiamo Felix. Ti prego, aiutami a tenere l'uovo al sicuro.» Felix teneva una mano sopra l'uovo, ancora nascosto dentro la giacca, pronto a consegnarlo alla giovane di fronte a lui. Chissà Megan cosa avrebbe pensato di tutto quel discorso, se gli avrebbe dato ascolto, se gli avrebbe creduto, se avrebbe accettato di prendere l'uovo in consegna.

***

Non troppo distante dall'incontro tra Megan e Felix, una bizzarra conversazione stava avendo luogo tra il piccolo Edmund e il grosso ministeriale dai tratti sovietici. Il biondino aveva sbottato alle parole di Gregor, come se gli avessero appena proposto di abbattere un albero di legno per bacchette. Era più teso di una corda di violino, spaventato, preoccupato e anche un po' nervoso. L'ennesimo contrattempo della giornata lo aveva fatto scattare come una molla. «Io non mi sto nascondendo dal ladro, io mi sto nascondendo da Morgan! Morgan mi vuole rapire!» Morgan, eh? Per quale motivo Morgan avrebbe voluto rapire un bambino? Sorrise, senza dire nulla. Rimase incuriosito dal nome pronunciato dal ragazzino. Tale "Megan" era insieme al ladro. Sembrava preoccupato per le sorti di questa Megan, doveva essere qualcuno di importante per lui. Appuntò l'informazione, restando ad ascoltarlo, cercando di mostrarsi il più accondiscendente possibile. «Ma tanto non è quello il vero ladro, il ladro è Morgan!» Gregor strizzò ogni muscolo della faccia per trattenere una risata. Sapeva chi era Morgan, cosa stava facendo in quel momento, e il rapimento di bambini non era certo la sua prima preoccupazione. Ma valutò bene quali parole usare. Se il bambino era così convinto della colpevolezza del custode, probabilmente dirgli che aveva torto avrebbe rischiato soltanto di fargli perdere la fiducia nei suoi confronti. Sembrava un bambino piuttosto sveglio e dalla mente vivace, avrebbe potuto addirittura pensare che fossero in combutta e non fidarsi. «Non ti preoccupare. Salveremo la tua amica Megan e fermeremo questo Morgan. Per quanto coraggiose siano le tue intenzioni, non penso che da solo saresti in grado di aiutarla contro il ladro. Andiamo insieme.» Riguardo la richiesta di riavere indietro il mantello, e su quegli affari in generale, Gregor aveva le idee piuttosto chiare. «Te lo restituisco, ma fossi in te non lo metterei. Questa specie di mantello ti dà solo l'illusione di essere al sicuro. Questo non è un mantello dell'invisibilità, ti rende meno visibile a chi non è molto attento o molto forte, ma qualunque nemico abbastanza esperto ti scoprirebbe, e tu saresti in svantaggio perché erroneamente convinto di essere protetto.» Lo guardò dritto negli occhi, severo. «Poi fai come vuoi. Il mio consiglio te l'ho dato. Tanto io ti vedrò lo stesso, con o senza mantello.» Glielo porse, invitandolo a riporlo in una tasca, ma se anche l'avesse indossato non sarebbe cambiato niente, sarebbe comunque riuscito a tenerlo sott'occhio. «Stammi davanti, un po' di lato, così non ti perdo di vista.» Non dovette stare a riflettere per capire quale direzione prendere. Il ragazzino stava risalendo dal basso, per cui proveniva da lì. E non gli sfuggì lo sguardo che il biondino aveva rivolto proprio a quella direzione. Avrebbe proseguito verso nord, poi di zona in zona avrebbe capito dove svoltare.
Camminarono per qualche metro in linea retta, Edmund sempre a pochi centimetri in avanti e a sinistra rispetto a Gregor, che ogni tanto gli metteva una mano sulla spalla per farlo andare più veloce e guidarlo nella direzione giusta. Non girò tra la zona tredici e la ventuno, perché aveva percorso quella strada poco prima, e in ogni caso poco più in alto era pieno di guardie. Per cui, guidando il ragazzino a precederlo, svoltò tra la tredici e la venti. E lì sentì delle voci. Poteva essere una qualunque creature dello zoo, questo era vero, anche perché tutto il caos di creature non consentiva di distinguere alla perfezione ogni suono. Ma valeva la pena tentare. Strinse nuovamente la spalla del ragazzino, incoraggiandolo ad accelerare il passo. Ci volle giusto qualche metro per individuarli. Lo sporco ladro e una ragazza. Non attese di chiedere conferma al suo piccolo compagno di viaggio. «Megan, suppongo.» Più che una frase, fu un tuono. La sua voce era possente quanto il suo aspetto. «Il tuo amico mi ha parlato di te.» Gli diede una pacca sulla spalla sinistra che poi tornò a stringere, tanto da ancorarlo a terra e rendere difficile qualunque spostamento. Che volesse forse proteggerlo? «Aveva paura che fossi in pericolo, ma vedo che non ne hai bisogno. Hai catturato il ladro eh?»
Come Edmund, anche Megan - soprattutto Megan - non avrebbe faticato a identificare l'omone che stava insieme al suo fratellino-per-un-giorno. Forse da quella distanza non avrebbe potuto leggere il dipartimento, ma che fosse un ministeriale le sarebbe stato chiaro come il sole. Dalla lunga manica destra di Gregor spuntava una bacchetta: non era puntata su nessuno, ma avrebbe potuto agire in fretta, in ogni momento. «Ora puoi consegnarmi il criminale e darmi l'uovo, così mettiamo fine a questa storia e torniamo tutti a casa.» Aveva perso fin troppo tempo dietro a quella faccenda, era ora di farla finita. Felix si acquattò dietro Megan prima di poter vedere in faccia il nuovo arrivato, tanta era la paura di essere catturato. Ma quando l'omone riprese a parlare, al ragazzo la sua voce risultò particolarmente familiare. Terrorizzato com'era, non trovò la forza di parlare. Difficile sapere come avrebbe reagito Megan di fronte a un imperativo avanzatole da un dipendente del Ministero, con cui andava d'accordo come la panna con la carbonara. La rabbia avrebbe prevalso sul buon senso? L'astio nei confronti di tutto il Ministero l'avrebbe accecata, privandola della giusta lucidità?





La situazione è questa. Edmund si trova appena davanti a Gregor, leggermente spostato sulla sinistra, con la mano sinistra di Gregor a tenergli la spalla. Di fronte a loro hanno Megan, a circa quattro metri di distanza. Felix è rannicchiato dietro Megan, con la bacchetta in mano (che abbia o meno l'uovo ancora dentro la felpa dipende da cosa decide di fare Megan - Gregor arriva circa mezzo minuto dopo che Felix le offre l'uovo).


Statistiche Gregor
PS: 310
PC: 240
PM: 160

Statistiche Felix
PS: 180
PC: 130
PM: 200

Legenda mappa: rosso=Felix, verde=Megan, azzurro=Edmund, viola=Gregor

 
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view post Posted on 4/5/2023, 21:08
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Il silenzio che avanzò dopo quelle parole fu per Megan estenuante attesa. Sebbene avesse constatato che il giovane non volesse farle alcun male, era tesa. Riversava la sua frustrazione lungo il ciliegio che stringeva in pugno e per qualche istante si era chiesta se non fosse giusto poter semplicemente porre fine a quella storia ora che il ladro era a pochi metri da lei, immobile, di spalle.
Quando si decise a rivolgerle attenzione, andandole incontro, la Corvonero aveva buttato fuori un profondo e lungo respiro; poi, si era lasciata afferrare il polso e aveva percorso la strada a ritroso, ritrovandosi nella zona adiacente al lago artificiale.
Poche parole bastarono a farle capire quanta verità si celasse dietro a quel ragazzo e quanto il dolore avesse avuto un peso importante nella sua vita. Poteva forse non averne la certezza ma il cuore, che batteva forte nel petto lasciandola a tratti senza fiato per via della tensione, le suggeriva che quella sofferenza fosse reale. Le lacrime che tentò di asciugare, poi, lasciarono lo stomaco stringersi e la costrinsero ad intervenire con poche e semplici parole: «Io mi fido, ok? Calmati»
Lo lasciò spiegarsi e stando ai fatti pregò qualsiasi tipo di divinità affinché Edmund fosse rimasto lì dove lo aveva lasciato. Chiuse gli occhi un solo istante mentre le parole finivano di fare il loro corso e recepiva ogni singola sillaba in maniera chiara, elaborando una soluzione che potesse essere la più giusta per non mettere in pericolo nessuno.
«Io sono Megan, Felix. Ti aiuterò, puoi fidarti ma se sei in pericolo scappa» disse frettolosamente ma in modo che giungesse a lui in maniera chiara e incisiva. Allungò la mano afferrando l’uovo e mettendolo prontamente nello zaino, che richiuse subito dopo portandolo dietro le spalle.
In che razza di guaio mi sto cacciando! pensò poi tra sé.
«Senti, devo torn-» fu interrotta bruscamente.
«Megan, suppongo.» La voce chiara e profonda di un uomo piombò nello spazio con una calma che la fece rabbrividire. La ragazza alzò lo sguardo e lo vide tenere fermo Edmund con poca grazia. Un membro del Ministero, stando a quanto vi era raffigurato nel distintivo sul petto.
«Aveva paura che fossi in pericolo, ma vedo che non ne hai bisogno. Hai catturato il ladro eh?» Aggiunse la figura sconosciuta.
Megan sentì il cuore in gola e condusse un occhiata rapida verso il ragazzino, un rimprovero che forse avrebbe potuto comprendere se solo l’avesse osservata.
«Ora puoi consegnarmi il criminale e darmi l'uovo, così mettiamo fine a questa storia e torniamo tutti a casa.»
«Le dispiace dirmi chi è precisamente?» chiese cercando di mantenere il controllo. La mano si strinse attorno alla bacchetta, alle sue spalle Felix tremava e stando a quanto le aveva detto poco prima pensò che chi aveva davanti potesse essere senza pochi dubbi la figura descritta dal giovane.
«E per quale motivo tiene un ragazzino in quel modo? Le fa male non crede?» Inclinò il capo verso sinistra e le sopracciglia si corrucciarono appena. Era ribrezzo quello che provava sulla pelle, la sola vicinanza ad un Ministeriale le provocava il voltastomaco. Doveva lasciare Edmund e doveva farlo subito, il senso di protezione e impotenza iniziava a martellarle nella testa, insopportabile.
«E comunque, se vuole il ladro e l’uovo non sono di certo io a doverglieli consegnare può venire a prenderseli. Si chiama Francis, ho cercato di calmarlo e mi sembra incline al dialogo, vero?» sorrise con una finzione teatrale per poi girarsi verso il ragazzo intimandogli con il solo sguardo di scappare non appena si fosse fatta da parte e l’omone fosse giunto abbastanza vicino per afferrarlo. In quel modo Megan stava creando un diversivo nella speranza di poter pensare a qualcos’altro per mettere al sicuro quel dannato uovo che nessuno sapeva avesse lei.
ATTIVO E CONOSCENZE
∆ Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida (legata in vita)
∆ Zaino in pelle
∆ Polvere buiopesto Peruviana: è in grado di creare un buio intenso e impenetrabile dura 5 minuti e si può utilizzare una sola volta. (nello zaino)
∆ Nanosticca: permette di assumere dimensioni di 30 cm. (nello zaino)
∆ Filtro sonno leggero: se viene ingerito questo filtro inodore manda tra le braccia di Morfeo. La durata del sonno varia a seconda di dove viene utilizzato il filtro. (nello zaino)
∆ Mantello della Disillusione (nelle mani di Edmund)
∆ Spettrocoli, permettono di vedere creature invisibili o immaginarie. Attenzione, se indossati per troppo tempo possono provocare stordimento. (nello zaino)
∆ Carillon Soporifero (nello zaino)
∆ Pungiglione della Manticora, se scagliato contro un nemico, lo raggiungerà come una freccia fa col suo bersaglio, avvelenandolo per un turno e dissolvendosi non appena entra a contatto con il corpo della vittima. (nello zaino)
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∆ Bracciale "Zanna di Acromantula" (braccio sinistro)

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RIASSUNTO E DANNI

Megan segue il ladro, ascolta le sue parole e si fida. Prende l’uovo con se nascondendolo nello zaino e una volta davanti al Ministeriale prende tempo. Decide di “consegnare” Felix all’uomo, sperando che il ragazzo si fidi e l’assecondi.
È preoccupata per Edmund e per le decisioni prese, teme di potersene pentire.
Master consentendo.

––


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PS: 106/106 | PC: 52/52 | PM: 50/50 EXP: 3



Era triste doverlo ammettere, ma gli adulti si rivelavano in fondo sempre tutti uguali. Prevedibili nel comportamento, tronfi nell'atteggiamento e dannatamente banali in ciò che, pur mettendoci tutto il loro impegno, riuscivano a dire.
E dire che in Gregor, Edmund aveva pure visto del potenziale, ma forse era più un pregiudizio legato al distintivo che un reale accenno di opinione. Asserzione presto dimostrata, con quel pregiudizio pronto ad essere spazzato via dall'analisi logica, come la marea è usa fare coi castelli di sabbia sulla battigia. Analisi logica, strumento indispensabile per soppesare le battute proferite dall'omone, analisi che lo riportò alla cruda realtà: anche quello era come tutti gli altri. Peccato. Per lui.
In qualche modo Edmund ne aveva avuto il sentore anche nello scambio precedente, coi suoi "utili" ammonimenti sul "non dare le spalle al pericolo", ma aveva provato a dargli un minimo di credito visto che gli serviva una presenza più adulta, e talvolta è opportuno fare di necessità virtù, tanto più che quel tale gli aveva ispirato fiducia coi suoi modi garbati. Ma ora che stava camminando con Gregor a muoverlo come un burattino, coi suoi spessi fili conficcati tra scapola e clavicola, tutte le affermazioni sentite poc'anzi gli tornavano alla mente, fastidiose e acri come l'olezzo della risacca, come un maleodorante reflusso, e lui non poteva fare altro che prenderle, rileggerle e ricollocarle nel puzzle degli eventi. Tanto più fastidiose quanto più le dita dell'uomo tornavano a forzare il contatto con il corpo del ragazzino. Questa sì, una libertà mai acconsentita. Visto che ci sapeva fare con le parole, perché non limitarsi a parlare visto che Edmund gli aveva dato la sua parola di seguirlo, cosa serviva pilotarlo usando il suo corpo come il volante della macchinina degli autoscontri, probabilmente solo ad aumentare l'insofferenza di Edmund verso quel tale. E così, anche le parole dell'uomo cominciavano a rivelarsi fuori posto.
Gli aveva detto che da solo Edmund non sarebbe stato in grado di aiutare Megan, che arrogante! Lui aveva detto aiutarla, mica salvarla, cosa ne sapeva Gregor delle sue abilità, subito a giudicarlo dalle apparenze, superficiale come la maggior parte dei bipedi della sua specie! E poi a salvarla da chi?
Dal ladro naturalmente! Come volevasi dimostrare: non gli aveva minimamente creduto, punto. Avrebbe potuto risparmiarsi la successiva messinscena. Di dubbio gusto oltretutto.
E dargli la lezioncina sul mantello dell'invisibilità, ma chi si credeva di essere, suo prozio Marcus?
Ciliegina sulla torta, c'era pure quel «Stammi davanti, un po' di lato, così non ti perdo di vista.»! Il Corvonero avrebbe voluto rispondergli e chiedergli come mai, proprio lui che aveva una vista aquilina in grado di penetrare mantelli dell'invisibilità, ora aveva bisogno che il ragazzino gli stesse davanti e di lato per non perderlo di vista. Ma pensò fosse meglio continuare a camminare e tacere, almeno fino a quando non avrebbe trovato un modo sensato di levarsi quella palla al piede. A differenza di Gregor, sapeva bene quanto l'astenersi dal tacere poteva tradirlo.
«Stammi un poco di lato», sì certo, come no, peccato che ogni volta che cercava di posizionarsi in una posizione impercettibilmente diversa da quell'esatta angolazione iniziale, quel vecchio gli premeva sulle ossa e lo ricollocava nella posizione che secondo lui doveva essere ottimale, altroché un po' di lato. Probabilmente non era vero che vedeva sotto i mantelli dell'invisibilità, probabilmente stava solo fingendo e ci vedeva poco da un occhio, interessante! Magari era pure sordo come la maggior parte degli uomini vecchi.
Difficile dire cosa lo avesse più infastidito, se il non avergli creduto, o se quella mozione coatta, in ogni caso, avrebbe dovuto tenere questi elementi per sé e assecondarlo, nella speranza di non incontrare Morgan.
Già, Morgan! Ma tanto era inutile Edmund continuasse a sperare quello gli avesse dato credito, non stavano andando da Morgan, ma dalla ragazza che con Morgan spartiva solo quattro lettere del nome. Di Morgan a Gregor non importava, come non gli importava avesse provato a fargli del male e rapirlo, del resto cosa stava facendo lui di diverso da Morgan?
Gregor lo aveva illuso di credergli, lo aveva solo approcciato in modo più garbato, ma solo apparentemente, e così Edmund vi era cascato, che stupido! E ora, ecco che Gregor si stava rivelando uguale a quell'altro; era vero, non lo stava tirando, ma spingendo, cambiava dunque qualcosa? Chissà dove lo avrebbe condotto, se lo avrebbe rinchiuso in uno stanzino analogo a quello di Morgan? E non ci sarebbe stata Megan stavolta ad aiutarlo. Megan!
Edmund era troppo distratto dai pensieri per perdersi a guardare i vari recinti dello zoo e i loro inquilini, troppo distratto dalle domande e dai dubbi. Aveva appena iniziato a chiedersi se avrebbero trovato Megan lungo il percorso verso il suo nuovo luogo di prigionia o come avrebbe reagito la ragazza se lo avesse visto avanzare con quel tale, quando la realtà si sostituì al periodo ipotetico. E l'undicenne si trovò, insieme a Gregor, a poca distanza dalla Caposcuola e dal ragazzo che era corso via con l'uovo.
Edmund avrebbe avuto una serie di giustificazioni al suo essere lì ma, ciononostante, evitò accuratamente di intercettare lo sguardo della ragazza, troppo timoroso di disapprovazione, paura, disappunto o rabbia, sentimenti che i suoi celebri occhi oltremare avrebbero potuto ben veicolare senza troppe parole. Le iridi chiare di Edmund studiarono invece i loro corpi, rannicchiati a distanza ravvicinata, apparentemente senza uovo. Anche qui, avesse dato retta alle domande che gli frullavano in testa, non avrebbe fatto altro per l'intera settimana successiva. Come mai erano lì insieme, si conoscevano? Cosa sapeva ora Megan più di lui?
Ma poi la Caposcuola parlò, e il rintocco delle sue parole fu come il gong rimbombante sul ring. Di certo disapprovava il comportamento di Edmund, vista l'occhiataccia che a malapena riuscì a schivare, ma altrettanto faceva con il comportamento dell'uomo. Al risuonare del gong Edmund iniziò a dimenarsi, in un crescendo incipiente, prima solo di qualche millimetro poi sempre più, come un trapano che vuole allargare il buco entro cui si sta facendo strada. Muoveva le spalle e tirava con le gambe da una parte e dall'altra, a cercare di liberarsi da quella presa. Le gambe cercavano in ogni modo di fare presa sulla neve mentre i gomiti si aprivano a intermittenza come le ali di un uccello rimasto impigliato. Ora che c'era Megan, si sentiva più al sicuro, e se lei aveva detto che non si teneva così un ragazzino, doveva assolutamente dimostrarle che aveva ragione e che a un tale comportamento si stava opponendo.
Restava però sul tappeto il dilemma degli sconosciuti: con chi schierarsi? Beh, con nessuno naturalmente. Non si sarebbe mai schierato ciecamente dalla parte del ragazzo vestito di nero, ma di sicuro si sarebbe opposto con tutto se stesso alla permanenza forzata dalla parte di qualcuno che lo stava costringendo a fare qualcosa. E poi, anche a Megan sembrava non stare simpatico! Gli aveva fatto comodo, uno scudo umano bello grosso qualora Morgan si fosse fatto vivo, ma ora c'era Megan e di Gregor poteva tornare a fare a meno.

Mugugnando sottovoce, Edmund si sarebbe divincolato fintanto che non si fosse liberato, oppure, fintanto che non si fosse messo alla destra di Gregor costringendolo a bloccarlo con la destra anziché con la sinistra. Si sarebbe continuato a muovere come un anguilla, initerrottamente. Il mantello era ancora appallottolato e tenuto sotto il braccio della destra, parzialmente a coprire la mano destra, lì dove era rimasto per tutto il viaggio; sotto di esso Edmund si assicurò di avere ancora la presa sulla bacchetta. Non era un grande mago, ma era l'unica arma che aveva, alla peggio poteva provare a conficcarla nella mano dell'uomo appoggiata sulla sua spalla. Di certo, non sarebbe stato insensibile anche a quello.

«Mi stai facendo male»

Riusci solo a dire prima di tornare a dimenarsi tra espressioni indecifrabili.


ATTIVO E CONOSCENZE
∇ Bacchetta magica - Legno di Vite, nucleo in pelo di Demiguise,11 pollici, rigida
∇ Zainetto
∇ Pergamena (nello zaino)
∇ Orologio al quarzo (tasca del cappotto)
∇ Clessidra (nello zaino)
∇ Bottiglietta d'acqua (nello zaino)
___

∇ I Classe completa



RIASSUNTO E DANNI

Edmund, insofferente a chi gli mette le mani addosso, comincia a infastidirsi del suo nuovo accompagnatore. Lo asseconda fintanto che raggiungono Megan dopodiché inizia a dimenarsi come un'anguilla.

––


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C’è un limite a quanto una persona può fingersi chi non è. Una situazione lineare, che procede secondo i piani, può far andare avanti una farsa anche molto a lungo. Ma quando ci sono degli imprevisti, e così numerosi, il nervosismo e la mancanza di autocontrollo possono mettere fine a tutto all’improvviso. E questo è esattamente ciò che accadde al limitare nord-est dello zoo nei minuti che seguirono l’incontro del bizzarro quartetto.
Il primo elemento di disturbo fu la diffidenza della ragazza, quella Megan di cui aveva sentito parlare dal ragazzino e che ora si trovava davanti a lui, impettita e irriverente. Gregor non aveva mai messo in dubbio nemmeno per un istante che la sua "identità" di Ministeriale avrebbe fatto presa su chiunque avesse incontrato. Mentre Megan appariva tutto fuorché rispettosa della sua divisa. La sola richiesta di un ministeriale di consegnargli il ladro avrebbe dovuto essere più che sufficiente ad ottenere ciò che voleva, era una delle parti più solide del piano. Ma così non fu. La ragazza aveva pure avuto il coraggio di avanzargli dei rimproveri su come stava tenendo il ragazzino. Il fastidio che Gregor provò a quella mancanza di rispetto fu tale da provocargli i primi accenni di vero nervosismo.
Il secondo campanello fu il poco convincente invito di Megan ad avvicinarsi personalmente a prendere il ladro. Era piuttosto convinto che i due, Megan e Edmund, non avessero nulla a che fare col furto, e allora perché quella supponente ragazza lo stava ostacolando? Non era certo delle sue intenzioni, non era sicuro più di niente in quel momento. E dannazione, quanto lo infastidiva non avere il pieno controllo! Sentiva la vena sulla fronte che iniziava a pulsare sempre più forte, e la mano che impugnava la bacchetta tremare. Ma non era solo Megan a infastidirlo. Era tutta la situazione. Avrebbe dovuto essere tutto molto semplice, e invece si stava rivelando inutilmente complesso per la presenza di uno schifosissimo ladro e due scomodi intrusi che ancora non si capiva quale ruolo avessero nella faccenda. Se avesse saputo che ci sarebbero stati così tanti imprevisti, avrebbe agito diversamente sin dal principio.
Terza, e fatale, causa di nervoso fu il costante e sempre più crescente dimenarsi da parte del pargolo riccioluto. Il suo moto viscido era pressoché inutile, avrebbe potuto continuare a muoversi all’infinito che tanto l’impressionante forza del braccio di Gregor l’avrebbe comunque tenuto ancorato al terreno. Ma, per la barba di Merlino, che diavolo di fastidio! Non aveva mica accettato il lavoro per ritrovarsi a fare il babysitter! Che insulto. Quel vermicello che ancora puzzava di latte non la smetteva di muoversi, e più di una volta gli aveva schiacciato un piede, contribuendo alla crescita esponenziale del suo nervoso e dello spessore della vena sulla fronte.
Tutto questo, il susseguirsi dei tre elementi di disturbo, accadde troppo rapidamente e in maniera troppo impattante per riuscire a mantenere il controllo. Per cui, Gregor lo perse completamente. All’ennesimo moto convulso di Edmund, l’omone lo avvicinò a sé con un forte strattone che lo fece barcollare, e gli mise il braccione sinistro attorno al collo, puntandogli poi la bacchetta, che teneva sempre sulla destra, dritta sulla testa. Aveva già intenzione di usare quel ragazzino come merce di scambio se si fosse trovato in difficoltà, per cui ora lo avrebbe usato come ostaggio, come pianificato nel momento esatto in cui lo aveva visto. Lo teneva stretto a sé, la bacchetta che premeva tanto forte sulla tempia da lasciare certamente un segno.
«Ti ho detto di consegnarmi il ladro, ragazzina. Te l’ho chiesto gentilmente, ma ora mi avete fatto perdere la pazienza. Dammi subito quello schifoso ladruncolo, se ci tieni alla vita del tuo amichetto. Non farmelo ripetere.» La voce di Gregor era sempre profonda, e anche se non stava urlando tradiva comunque il nervosismo che l’aveva pervaso. Come avrebbe reagito Megan a quella netta e reale minaccia nei confronti di Edmund? Sapendo di avere lei l'uovo al sicuro, avrebbe venduto lo sconosciuto Felix per salvare il suo concasato, o avrebbe trovato un'altra soluzione? Cosa avrebbe provato a fare il giovane Edmund per far fronte a quell’ennesimo sequestro di persona, con tanto di minaccia concreta alla sua vita?
Nel frattempo, durante quel lunghissimo minuto, dietro la solenne figura di Megan si trovava ancora Felix, rannicchiato e in preda al panico. Non aveva mosso un muscolo finché non aveva udito chiara come il sole la minaccia a quel ragazzino, di cui non sapeva nulla, vero, ma non aveva bisogno di conoscerlo per capire quanto marcia e pericolosa fosse la situazione. La sua natura non lo lasciava indifferente di fronte alla sofferenza delle creature, e lo stesso valeva per i ragazzini. Non intervenne, nella pratica, ma quanto meno tornò in posizione eretta, tremando ancora ma, forse, pronto all’azione.






Innanzitutto, chiedo davvero scusa per l’estremo ritardo.
La situazione grafica è la stessa del turno precedente. Gregor tiene Edmund come descritto, per il collo e stretto a sé ma con le mani libere (Edmund ha ancora la bacchetta in mano). Per quanto abbia la bacchetta a disposizione, non dimenticate che ha comunque un’arma puntata alla testa. Cercate di essere coerenti e realistici nella gestione del turno: un’azione sconsiderata potrebbe portare a gravi conseguenze.
Scrivetemi per qualunque dubbio, e buona fortuna!



Statistiche Gregor
PS: 310
PC: 240
PM: 160

Statistiche Felix
PS: 180
PC: 130
PM: 200

Legenda mappa: rosso=Felix, verde=Megan, azzurro=Edmund, viola=Gregor

 
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view post Posted on 9/7/2023, 09:50
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Ocean eyes.

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PS: 302/303 | PC: 238/238 | PM: 249/249 | EXP: 40.5


Le iridi cobalto seguirono la situazione attente a non perdere nemmeno un dettaglio. Non v’era movimento che a Megan sfuggisse, né singola parola. La mano dell’uomo tremava stringendo in pugno la bacchetta e fu immediato per lei percepire la futura minaccia. Infatti, non si trovò sorpresa quando, qualche istante dopo, vide l’arma puntata contro la testa del ragazzino e non lo fu nemmeno della rabbia che si avvinghiò al suo corpo, oscurando la mente e minacciando di non lasciarla ragionare nemmeno per un singolo secondo. Lo avrebbe ammazzato se solo avesse potuto e non provò paura al solo pensiero, né si sentì stupita di un simile istinto. La conferma che i Ministeriali fossero un gruppo di persone senza un minimo di dignità e umanità era per lei assodato, altresì il fatto che lei aveva del rancore piuttosto radicato e che in principio partisse già prevenuta. Ma era davvero un membro del Ministero o no? In realtà non aveva importanza dopotutto, quel che stava accadendo era sbagliato in ogni caso.
Megan aveva avuto modo di poter aggirare la situazione, tentare che le conseguenze delle sue azioni non portassero alcuno svantaggio, ancor meno a mettere in pericolo Edmund, ma le carte in gioco venivano di nuovo mescolate e la partita stabiliva, così, un nuovo inevitabile inizio. Ogni azione portava ad una conseguenza, lo sapeva bene, ma questo non frenò l’istinto nel tentare di imporsi dinanzi a quello che era in tutto e per tutto un abuso di potere insensato. I pensieri erano frecce che viaggiavano nel tentativo di colpire il bersaglio senza mai cogliere il centro esatto; capiva ora l’incertezza delle possibilità ormai ridotte all’osso: non v'era modo di uscire da quella situazione se non affrontandola di petto.
«Ti ho detto di consegnarmi il ladro, ragazzina. »
Così, il suono di quelle parole accesero una fiamma che divampò nello stomaco quando Megan ebbe la certezza che quello fosse un chiaro avvertimento. Le parole successive, suonarono ancor più aspre e l’istinto prevaricò senza alcun ostacolo a frenarlo.
Avrebbe agito senza pensare a ciò che sarebbe potuto accadere dopo. Nell’immediata sequenza di gesti, Megan avrebbe enunciato la formula di disarmo lasciando fluire il nugolo di sensazioni - fatte di rabbia, paura e impotenza - aiutandosi così a compiere l’intenzione con un’impeccabile non solo capacità tecnica ma anche cognitiva. Non avrebbe permesso in alcun modo che l’uomo facesse del male ad Edmund, aveva già fatto abbastanza tenendolo stretto a sé in quel modo.
«Colpiscilo Ed!» ordinò.
Doveva ascoltarla per una volta!
Le dita ancorate alla bacchetta avrebbero fatto subito più pressione attorno al legno di ciliegio; uno scatto rapido: l’avambraccio a sollevarsi verso l’alto, la mano all’altezza del naso, poco più avanti.
«Ex-»
Sarebbe rimasta in quella posizione solo per pochi attimi.
«-pelliarmus!»
Il braccio avrebbe abbandonato deciso quell’apparente staticità, compiendo un movimento chiaro in direzione dell’obiettivo: la mano destra dell’uomo nella prevedibilità di un possibile movimento, anche in virtù di un eventuale intervento del Corvonero. Uno scatto verso il basso, il braccio disteso in avanti. Megan avrebbe fatto attenzione a non colpire Edmund, direzionando il futuro fascio di luce proprio sulle dita tozze dell’imponente figura. Il raggio rosso avrebbe dovuto colpire con estrema precisione il bersaglio e se così fosse stato l’indice e il pollice dell’uomo avrebbero allentato la presa, a seguire le restanti dita, lasciandogli scivolare via la bacchetta dalla mano.
ATTIVO E CONOSCENZE
∆ Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida (legata in vita)
∆ Zaino in pelle
∆ Polvere buiopesto Peruviana: è in grado di creare un buio intenso e impenetrabile dura 5 minuti e si può utilizzare una sola volta. (nello zaino)
∆ Nanosticca: permette di assumere dimensioni di 30 cm. (nello zaino)
∆ Filtro sonno leggero: se viene ingerito questo filtro inodore manda tra le braccia di Morfeo. La durata del sonno varia a seconda di dove viene utilizzato il filtro. (nello zaino)
∆ Mantello della Disillusione (nelle mani di Edmund)
∆ Spettrocoli, permettono di vedere creature invisibili o immaginarie. Attenzione, se indossati per troppo tempo possono provocare stordimento. (nello zaino)
∆ Carillon Soporifero (nello zaino)
∆ Pungiglione della Manticora, se scagliato contro un nemico, lo raggiungerà come una freccia fa col suo bersaglio, avvelenandolo per un turno e dissolvendosi non appena entra a contatto con il corpo della vittima. (nello zaino)
∆ Anello Difensivo (indice dx)
∆ Bracciale "Zanna di Acromantula" (braccio sinistro)

___

∆ I, II, III, IV, V Classe completa + Iracundia, Plutonis e Stupeficium.
Eccetto: Circumflamma, Colossum, Ignimenti, Mucum Ad Nauseam, Napteria, Neptuno, Repsi Genitum, Claudo e Parclaudo, Nebula Demitto, Vultus Converto.



RIASSUNTO E DANNI

Dinanzi a una chiara minaccia Megan non cerca più di aggirare la situazione bensì la prende di petto. Nel momento in cui l'intenzione di inveire contro Gregor è chiara, ordina ad Ed di colpirlo. Nello stesso istante enuncia la formula di disarmo, tentando di togliergli la bacchetta stretta tra le dita della mano destra e puntata sulla testa del Corvonero.
Master consentendo.

––


Zero danni subiti




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view post Posted on 23/7/2023, 13:56
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PS: 106/106 | PC: 52/52 | PM: 50/50 EXP: 3



L'immagine della scena che si sviluppava davanti ai suoi occhi vispi cambiava velocemente, troppo velocemente, a tratti mossa, a tratti sfocata, sequenza ininterrotta di fugaci diapositive, traccia insoluta dell'irruente oscillare delle pupille, riflesso naturale del moto già convulso dell'undicenne. Difficile dire quanto le sue azioni fossero ponderate, quanto determinate dal suo raziocinio, o quanto invece mera reazione istintiva e impulsiva all'input esterno, arco-riflesso del quale nemmeno c'era il tempo di misurarne le dimensioni e valutarne le conseguenze. Ma una spiegazione c'era, sempre.
Stanti le condizioni al contorno, ogni azione avrebbe potuto placare l'incendio o aizzarlo ulteriormente, e definitivamente, quale delle due non sarebbe stato né frutto del caso, né di imperscrutabili elucubrazioni, ma unicamente frutto della più logica delle deduzioni sulla fisiologia dell'individuo.
La stretta improvvisa dell'omone fu l'evento scatenante, un moto forte e deciso che sferzò Edmund, vittima inerme della forza bruta, causa che come da manuale, avrebbe prodotto l'effetto. Delle miriadi di possibilità riguardo al contingente due erano le principali direzioni che il suo agire avrebbe potuto imboccare: pietrificarsi dalla paura o scatenarsi incontrollato, della prima ne sarebbe stata responsabile la mente, calcolatrice quanto bastava da avvertirlo che ogni sua azione sconsiderata avrebbe potuto peggiorare la sua condizione, della seconda l'istinto primigenio.
Quale delle due avrebbe prevalso non sarebbe stata tuttavia una possibilità, ma una necessità; il tempo non è mai un fattore accessorio, men che meno quando scarseggia. Il sistema nervoso simpatico agì prima che l'undicenne potesse fermarlo, innescando una violenta inondazione di adrenalina che ne rimosse ogni inibizione e accese la scintilla su quel fascio di nervi e benzina. La mente arrivava tardi, era stato il corpo il primo a reagire.
Il tempo che la reazione chimica avvenisse e una fiammata decisa si sostituì alla sempre più fragile carne da macello del Corvonero.
Il moto convulso di Edmund non sarebbe cessato, ma sarebbe proseguito, sempre più indeterminato, sempre più aleatorio, sempre più ostinato, incurante del suo effetto o meno sull'omone, aizzato dall'aumento del battito cardiaco e della circolazione sanguigna. Non appena l'adrenalina si sarebbe riversata nel sangue, il fragore della reazione sarebbe stato testimoniato dalla più irrefrenabile delle deflagrazioni: un boato fatto di grida, urla, vocaboli indistinguibili scagliati con la massima intensità. Un'ondata di disperazione e terrore. Irrefrenabile.
Stridenti strepiti sarebbero imperversati fintanto che le corde vocali avrebbero retto la violenza dell'onda. Il suono di quell'incendio sarebbe stata una cacofonia di grida disperate incentrate sulle frequenze medio-alte della vocina di Knight. Uno stridio penetrante e atroce, quasi che quelle dita fossero tenzone infuocato conficcato nella carne.
Il moto di Edmund provocava un deciso attrito tra la carne vetusta del sedicente ministeriale e la pelle candida del ragazzino, rigirando l'arnese di tortura già infisso nella piaga, producendo così, ad ogni scossone, un nuovo impeto di disperate urla.
Ogni suono esterno era ovattato e sovrastato dalle sue stesse grida, delle parole dell'omone non ne sarebbe rimasto che un indistinguibile mugugno, rumore grigio. I versi degli animali, i tonfi nella neve, i respiri affannati, tutto era conficcato nel sottosopra delle percezioni e spento, privato dell'alito vitale. Solo la voce di Megan, troppo imperscrutabilmente suadente per essere appiattita a tutto il resto, riuscì a farsi strada in quel groviglio di paure e istintive reazioni, solo il suono caldo e potente delle sue parole riuscì a insinuarsi nel ragazzino fino a trovare posto nel timpano.
Un ordine a cui doveva ubbidire.
Facendo pressione sulla neve sotto i suoi piedi, cui era ben ancorato dalla pressione del tale, stavolta il movimento del corpo si fece volutamente preciso e netto. Edmund doveva colpirlo, più forte che poteva, ma con le mani gli sembrava solo di colpire l'aria e di urtare il vuoto. Mosse la testa in avanti, inclinandola più che poté dall'asse dorsale; una volta che questa avrebbe raggiunto la massima inclinazione, ne avrebbe invertito il moto con la massima repentinità e violenza possibile, una catapulta, più o meno.
La munizione non sarebbe stata una palla di pietra bensì quelle 12/13 libbre della sua scatola cranica, l'avrebbe usata come arma, accelerandola il più possibile affinché l'inerzia della stessa potesse essere tale da massimizzarne l'impulso e così indebolire l'uomo quando la testa del ragazzino avrebbe urtato più o meno anelasticamente la gabbia toracica del vecchio ministeriale. Non sapeva se si fosse fatto male, ciò che sapeva era unicamente che doveva colpire e fare male, la sua testa era abbastanza dura che un colpetto non lo avrebbe ammazzato, ma che avrebbe ferito, o almeno così sperava.
Se gli dei lo avessero favorito, il rimbalzo del cranio sul busto del carceriere, ne avrebbe sbilanciato il corpo in avanti, favorendone così un conseguente moto ultimo e disperato. Una volta che la testa si sarebbe staccata dal busto dell'uomo, Edmund ne avrebbe assecondato il moto, aiutandola a sbilanciarsi, il piede destro si sarebbe così staccato da terra e avrebbe calciato indietro più forte che poteva, acme del moto rotatorio volutamente forzato in avanti.
Che avesse colpito il perone, la tibia, la rotula il femore, il polpaccio, lo scroto o il vuoto, ce l'avrebbe messa tutta per colpirlo, ferirlo, indebolirlo. Doveva colpire, gli era stato ordinato.
Almeno in quello avrebbe provato ad ubbidire e accontentare la Caposcuola, una volta tanto così le avrebbe dato retta.


ATTIVO E CONOSCENZE
∇ Bacchetta magica - Legno di Vite, nucleo in pelo di Demiguise,11 pollici, rigida
∇ Zainetto
∇ Pergamena (nello zaino)
∇ Orologio al quarzo (tasca del cappotto)
∇ Clessidra (nello zaino)
∇ Bottiglietta d'acqua (nello zaino)
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∇ I Classe completa



RIASSUNTO E DANNI

Edmund, continua a dimenarsi; lo strattone di Gregor non placa l'undicenne che continua a dimenarsi iniziando a urlare disperato.
Alle parole di Megan prova a colpire il carceriere come può.

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Zero danni subiti




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