Lo scontro, la caduta, il fumo, l'avvistamento dell'uovo. Quante cose accadute in così poco tempo. Entrambi sgomenti, anche se in modo differente, i due si rialzarono, assicurandosi reciprocamente di non essersi fatti del male e analizzando su due piedi la situazione. Avevano incontrato il ladro, questo era certo, ma qualche riserva la avevano tutti e due. Megan non aveva potuto fare a meno di notare la stranezza del ragazzo, l'aria sciupata, il debole tentativo di atterrarli per darsi alla fuga. Non riusciva a togliersi dalla testa il suo sguardo cupo e spaventato, ma anche determinato. Aveva già deciso cosa fare, prima ancora di parlare con Edmund. Dal canto suo, neppure il ragazzino pareva troppo convinto. La sua mente attiva e particolarmente brillante per la sua età partoriva svariate teorie, alcune intriganti, altre più fantasiose, ma non per questo meno possibili. L'unica certezza che il primino aveva era Megan, l'assoluta verità delle sue parole e l'impossibilità di ricevere promesse non mantenute dalla sua Caposcuola. L'invito della ragazza a restare nascosto mente lei si avventurava per lo zoo avrebbe potuto non essere apprezzato dal giovane Edmund, ma la reverenza e l'obbedienza nei confronti di una persona di cui si fidava ciecamente ebbero la meglio. E così, come nei migliori film dell'orrore, i due si separarono. Che fosse l'idea migliore, o la più sciocca, ancora non avevano modo di saperlo. Ma forse lo avrebbero scoperto a breve.
***
Riparato dal mantello, Edmund decise di addentrarsi in mezzo ai tendoni. Furbo, attento ai dettagli e deciso a far funzionare l'arma più potente a sua disposizione - il cervello - non mancò di considerare le impronte sulla neve prodotte dai suoi piedi. Voltatosi di spalle alla stradina che voleva percorrere, come un salmone si incamminò controcorrente, coprendo di volta in volta le orme appena lasciate. Uno dopo l'altro, ogni segno veniva ricoperto grossolanamente, il tanto comunque da non far notare il passaggio di qualcuno a un occhio non particolarmente attento. Ma qualcun altro, poco distante, di attenzione ne stava prestando parecchia a tutto ciò che lo circondava. Le antenne tese di Edmund forse gli avrebbero consentito di udire i passi alle sue spalle, ma non abbastanza in tempo da evitare il danno.
Lasciati indietro i Berretti Rossi e quegli incapaci definiti "guardie" da un branco di incompententi, Gregor si era incamminato verso l'altro lato dello zoo. Si era spazientito, e tanto: non vedeva l'ora di mettere le mani addosso a quel ladruncolo, recuperare l'uovo e porre fine a quella storia durata fin troppo. Aveva il passo pesante, ma con una falcata copriva più di un metro. Fu così che attraversando la zona degli insetti prima e il lago artificiale dopo, Gregor superò il tendone numero tre. Avrebbe proseguito oltre, sempre svelto, per giungere all'ingresso dello zoo, ma una strana visione lo bloccò. Qualche metro davanti a lui, la neve stava assumendo un atteggiamento piuttosto insolito: prima si abbassava, poi si riformava, a ripetizione. Bingo. *Stupido idiota, pensa davvero di fregarmi così?*. Sogghignò, euforico. La potenza magica del ladruncolo era irrisoria in confronto alla sua, da mago adulto ed esperto quale era, e qualunque incantesimo o strumento avesse usato per nascondersi non era un bluff valido. Coprì con poche falcate lo spazio che lo separava dall'ultimo lembo di neve magicamente ricomparso, allungò la mano verso dove era certo - o molto convinto - si trovasse il ragazzo, chiuse le dita a pugno e con uno strappo cercò di tirare via un qualche tessuto o perlomeno di tastare un corpo umano. Ma con sua sorpresa, anche se effettivamente tirò via un mantello, sotto non c'era il ragazzo che aveva visto scappare con l'uovo, bensì un bambino. «E tu? Che ci fai qui? E perché ti nascondi?» Il biondino gli arrivava forse alla pancia. Guardandolo dal basso verso l'alto, Edmund avrebbe potuto osservare un altro omone, meno imponente del guardiano dello zoo ma più minaccioso, che di faccia poteva ricordare serenamente un mafioso russo. Indossava abiti classici da impiegato ministeriale, una targhettina a illustrare nome e impiego - Regolazione e controllo delle creature magiche - che lasciavano ben pochi dubbi sulla sua identità. Gregor lo scrutava, senza capire se si sentisse più frustrato o meravigliato da quell'inatteso colpo di scena. Gli balenò in testa per un attimo l'idea che fosse un complice, ma era troppo curato nell'aspetto e nel vestiario per essere uno straccione del suo fetido gruppo. Lo guardò a fondo, a lungo, pensando. E se magari... sì, forse... Era una buona idea? Non ne era certo, ma valeva la pena provarci. Tenendo il mantello tra le mani, si inginocchiò all'altezza del ragazzino, per farlo sentire a suo agio. «Mi chiamo Gregor, lavoro per il Ministero. Sto cercando un ragazzo che ha rubato un uovo di drago. A giudicare dal fatto che stai facendo di tutto per restare nascosto» fece un cenno al mantello e alle ultime impronte nella neve non ancora cancellate «deduco che ti stia nascondendo proprio da lui. Ottima idea, comunque, nascondere le impronte, ma non dare mai le spalle al pericolo.» Lo guardò negli occhi lasciandosi andare a un mezzo sorriso, sondando il terreno, per non lasciarsi sfuggire nemmeno un frammento della sua reazione alle domande e considerazioni. «Non posso lasciarti qui da solo, se ti ho trovato io può farlo anche lui. Vieni con me, ti porto al sicuro, dove non ti potrà fare alcun male.» Si sforzò di farla sembrare una domanda, ma si trattava di un imperativo piuttosto chiaro: non lo avrebbe lasciato lì, non avrebbe potuto, e la sua presenza lì sarebbe stata pure un intralcio alla ricerca. In un modo o nell'altro, avrebbe portato con sé quel bambino.
***
Decisa e ferma, come sempre, Megan si era indirizzata verso il punto in cui aveva visto sparire il giovane ninja. Si era lasciata Edmund alle spalle, nella speranza che si sarebbe attenuto al piano e che sarebbe rimasto nascosto e al sicuro, e aveva dato il via alla sua missione: mettere fine a quella mattinata senza senso e tornare alla sua vita e ai suoi problemi quotidiani. Prima di svoltare dietro la zona diciassette, decise di provare a ricevere tutto l'aiuto possibile, persino dalle creature che la circondavano. «Avete visto un giovane ragazzo passare adesso, lo so. Sapete dirmi dov’è andato?» Due lepricani, indistinguibili l'uno dall'altro, si avvicinarono alle sbarre della gabbia. Avrebbero presto fatto pentire Megan di aver rivolto loro la parola.
«Un giovane ragazzo, dice?»
«Dice così, sì, dice così.»
«Non lo so, lo abbiamo visto?»
«Forse sì, forse no.»
«Io forse uno l'ho visto.»
«Sicuro? Io non ho visto niente. O forse sì.»
«Ma tu sei scemo. Non lo ascoltare, signorina.»
«"Signorina"? Da quando questa confidenza con gli umani?»
«Ma l'hai vista? Quanto è bella!»
«E quanto sei stupido tu! Stupido, sei uno stupido.»
«Come ti permetti?!»
Uno dei due tolse il cappello all'altro, che si alterò non poco e gli diede un calcione, facendolo saltare dall'altra parte della gabbia. Si presero a urla e a calci per un po', finché non caddero a terra, stremati. Quello più vicino a Megan, che già all'inizio sembrava intenzionato a parlare, prese il cappello che aveva in mano e lo lanciò in direzione della ragazza per attirare la sua attenzione.
«Di là. Ha proseguito qui e l'ho visto girare dopo gli Unicorni. Li odio quelli, piacciono a tutti!»
«Sei tu che non piaci a nessuno, perché sei stupido.»
«Ne vuoi ancora?»
Sarebbero potuti andare avanti tutta la sera. Nonostante il tempo perso, Megan aveva comunque ottenuto l'informazione che cercava. Proseguì, sull'attenti, nella direzione presa dal ragazzo, e svoltò dopo la zona quindici, come indicato dal lepricano. Se Megan avesse prestato la stessa attenzione di Edmund per le orme, avrebbe forse evitato il teatrino e visto subito la direzione presa dal ragazzo. Nel lasso di tempo in cui il giovane Corvonero, procedendo a passo di gambero, si impegnava a nascondere ogni sua traccia e veniva placcato dal ministeriale, Megan riuscì a percorrere un tratto di strada decisamente maggiore. Seguendo le tracce, salì verso l'alto fino ad arrivare in mezzo a tre zone: la dodici, la tredici e la quattordici. E lì lo vide di nuovo. Cercava di nascondersi, rannicchiato dietro uno degli acquari della zona dodici, l'uovo rozzamente nascosto dentro la felpa ma visibile anche da lontano. Il ragazzo, ancora più pallido rispetto al primo incontro, la vide: sgranò gli occhi, impaurito, e tenendosi sempre basso prese a correre verso il fondo dello zoo, una mano salda sulla bacchetta e l'altra a tenere chiusa la felpa. Ma poi si fermò. Non poteva andare nella strada principale, le guardie lo avrebbero visto. Si stava imbottigliando da solo. Poteva solo provare a fare come prima, fermarla e scappare nella sua direzione, cercando una via di fuga, che iniziava a pensare che non avrebbe mai trovato. Ma non voleva farle del male, non voleva fare del male a nessuno. Mise in atto la prima, seppur debole, strategia che gli venne in mente. Puntò la bacchetta verso Megan, e a bassa voce enunciò «Distrao». Megan non fu in grado di sentire il nome dell'incantesimo. Tutto ciò che potè udire furono dei passi provenienti dalla zona undici, particolarmente vicini a lei, che ne catturarono inevitabilmente l'attenzione. Ci avrebbe messo poco a capire che non c'era nessuno in avvicinamento, ma avrebbe guardato in quella direzione il tanto da consentirgli di passarle di fianco diretto verso il basso, tra la zona tredici e quattordici. Nel momento in cui le fu vicino, la guardò, perdendosi per un istante nel suo meraviglioso sguardo oltremare. Non sapeva chi fosse, né perché lo stesse inseguendo, né se effettivamente lo stesse inseguendo. Ma non poteva correre rischi. La voce calma, decisa, ma a tratti implorante: «Devi lasciarmi in pace. Tu non capisci.» Riprese a muoversi svelto verso il basso. Aveva ovviato all'ostacolo-Megan, ma la ragazza era ancora in tempo per fermarlo. Un attacco, una distrazione. O magari la parola poteva essere l'arma più efficace, in quel momento?
Nella mappa, il puntino azzurro è Edmund, quello viola Gregor, quello verdino in alto è Megan, il puntino rosso è il ladro, la X rossa è il punto in cui Megan lo vede rannicchiato e la freccia indica il percorso che fa quando Megan si distrae (il punto da cui sente il rumore dei passi è quello zigzag nero).