| E il calore cessò. Ma il dolore lancinante che avvertiva tra le dita e sul collo le ricordavano ogni secondo del danno ricevuto. Non sarebbe passato, non voleva passasse così, come una nuvola di zucchero a velo soffiata sul suo viso. Il dolore vivo doveva tenerla sveglia, attenta, cosciente del fatto che ogni attimo di distrazione sarebbe potuto costarle la vittoria. Un piccolo sbuffo di dissenso, misto a quel fastidio pruriginoso, e tutto le fu più chiaro. Non bastava, non poteva bastare così poco per farla indietreggiare. "Sei inutile...un errore...debole...la tua esistenza è nulla..." Una fitta di dolore le attraversò l'avambraccio destro, che con sforzo stava cercando di sollevarsi. L'incantesimo ricevuto poco prima l'aveva rallentata, quasi ingessata come una mummia. Ogni movimento le risultava aggravato dal doppio del suo peso, come schiacciata da una gravità insopportabile. "...ridicolmente limitata..." Chi era a parlare? Aveva davvero importanza? - Taci... - "...perchè sei qui allora..." - Non per te... - ringhiava a bassissima voce, quasi sussurrando a sè stessa. Quel peso opprimente le stava invadendo il cervello. La mano che impugnava la bacchetta era riuscita con uno sforzo incredibile a risollevarsi, puntando nuovamente al suo avversario. Cosa stesse facendo lui? Mya si scoprì a infischiarsene. Studiare l'avversario non aveva senso. Nessun cacciatore sparava ad un cinghiale pensando a come avrebbero mugugnato i suoi cuccioli, non vedendolo tornare alla tana. Swan era un ostacolo sul percorso, un ostacolo più grande del solito. Dovunque si sporgesse per guardare oltre, non riusciva a scorgere niente. Se Oltre lui ci fosse stato realmente un percorso da seguire, se abbatterlo le avrebbe permesso davvero di avvicinarsi alla sua meta. Ma Mya purtroppo aveva imparato ad andare solamente avanti, poichè ciò che era dietro non lo conosceva. Aveva compreso che il passato non aveva nessuna rilevanza, quel passato che parlava e continuava a fischiarle "inutile" nelle orecchie. Sarebbe andata avanti, contro Swan e contro tutti. Come sempre. Gli occhi viola fiammeggiarono, mentre la presa sul braccio sembrava allentarsi, segno che l'incantesimo aveva iniziato a perder d'efficacia. La sua mente si riempì di bianco assoluto, come un mondo fatto di nulla. E tra un candore ed un altro iniziarono a farsi spazio dei piccoli riflessi, come rifrazione di una luce esterna. La bacchetta tesa a mezz'aria, dalla posizione iniziale si spostò in diagonale, verso l'alto. Doveva metterci tutta se stessa, per combattere contro quella gravità opprimente, concentrare ogni forza nei muscoli del braccio, dell'avambraccio e della schiena. - Fùlcius...adamas - enunciò chiaramente, mentre il braccio disegnava a mezz'aria tra lei e il suo sfidante una vistosa X, con l'incrocio delle diagonali precisamente sul braccio che lui teneva a scudo. Era il principio della fine. Quella variante d'incanto l'aveva studiata tempo prima, aspettando solo il momento opportuno per utilizzarla. Il vetro che solitamente si sprigionava dalla sua bacchetta le era sembrato un materiale grezzo, povero, quasi quanto la sua conoscenza. Aveva preteso di più. Qualcosa di più nobile, di più fine e di indistruttibile, come la sua volontà. Il diamante. Quel riflesso che poco prima si era fatto strada nella sua mente, ora avrebbe trovato realizzazione nella realtà, per mezzo della sua bacchetta di salice e della sua magia. Avrebbe viaggiato con forza e rapidità, libero dai legacci di quel suo impedimento motorio e si sarebbe infranto con violenza sul corpo del caposcuola. Tanto in un duello non c'erano ranghi, ne gradi. C'era solo il valore.
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