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| Aveva sempre creduto che la condizione peggiore dell'uomo fosse la sofferenza, si era sempre chiesta sin da bambina perché una persona fosse capace di provare tanto dolore. E provocarne altrettanto. Quale era la finalità? Se c'era un motivo, e doveva esserci, quale era? Temeva il dolore molto più delle altre cose, una condizione straziante, un tarlo continuo che sprofonda inesorabile, trapanando, infierendo, distorcendo la realtà e impossessandosi della lucidità di un uomo, imperversa nella mente, la plasma e se ne appropria, deformandola, uccidendo. Ma forse, qualcosa di peggio c'era; altrettanto logorante, altrettanto persistente, invadente. E questa, era il dubbio. L'assenza di risposta, una domanda senza pace, un cruccio senza fine, mancanza di certezze, l'attimo in cui le peggiori tribolazioni prendono vita, alimentate dall'attesa, dall'ansia, dalle aspettative; i secondi passano e la speranza vacilla sotto il peso del silenzio, la consapevolezza che qualunque sarà la risposta è stata ponderata attentamente e quand'anche fosse positiva, nel migliore dei casi, è frutto di attenzione, mai di un pensiero spontaneo, mai di uno slancio sincero. Può anche essere una vittoria, ma ha i contorni amari di una sconfitta. ~
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