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| Sospirò a lungo, mentre le dita massaggiavano le tempie doloranti. Inutile dire che la vista, ormai, era andata a farsi benedire, mentre le iridi scorrevano quelle pagine, le lettere minuscole vergate sulla pergamena sempre più sfocate. Chiuse gli occhi e poggiò una mano fredda sopra le palpebre, trovando un po' di sollievo nel buio totale di quel piccolo gesto. Il suo Secondo Anno ormai era quasi al termine, eppure, la mole di cose da studiare sembrava non lasciarlo mai, le pile dei libri e dei compiti sempre più invadenti nei suoi impegni giornalieri. Senza contare quel senso di pesantezza con cui ormai conviveva ogni giorno. Decisamente aveva bisogno di una vacanza. *Ma anche se non hai esami, ti conviene continuare a leggere di Merlino... non si studia certo da solo.* si ammonì il ragazzo. E con riluttanza allontanò la mano dagli occhi e si rimise a studiare, rimpiangendo il calore del suo amato letto, qualche piano più in basso. Il dito scorreva lentamente la quinta fila, per poi andare a capo e scorrere la quinta fila, e dopo aver finito di scorrere quella, saltò alla quinta fila... *Seh, buonanotte, Ra!* sbottò. La sua concentrazione era andata a farsi benedire. Ma questa volta non fu colpa della sua stanchezza, bensì di un fattore esterno. O meglio, PIU' fattori esterni. Un vociare confuso, quasi un ronzio, aveva rotto la sacralità di quel luogo e del suo suicidio in solitaria. Alzò la testa dal tomo e si guardò intorno, intercettando lo sguardo assetato di sangue di un'isterica bibliotecaria prossima ad una crisi di nervi. Se con quegli occhi spiritati la donna non gli avesse comunicato una furia omicida e il rischio, tra l'altro, che le prendesse un embolo, probabilmente Horus se ne sarebbe rimasto comodamente seduto a deridere la fonte di quel casino, per poi andarsene indignato, blaterando delle nuove generazioni bacate come un vero bacucco poteva fare. Ma, purtroppo per lui, quel muto invito ad alzare le chiappe dalla sedia e fare il suo dovere, fu troppo esplicito da poter essere ignorato. Con un cenno, il Tassorosso tranquillizzò la donna e con cautela si alzò dalla sua postazione. Il vociare proveniva qualche metro più in là e le fonti erano nascoste da più librerie. L'ennesimo sospiro ed Horus cominciò ad avvicinarsi, accostandosi, tuttavia, al muro senza esporsi alla massa di ragazzini urlanti. La testa, nel frattempo, ringraziava lanciando fitte dolorose al poveretto che cominciò a maledire in aramaico tutto quel caos, i nervi scoperti. Fortuna che la Biblioteca doveva ispirare silenzio e rispetto. Horus si fermò, accostandosi ad una libreria e rimanendo quindi celato e al sicuro da sguardi altrui dietro quei libri. Impossibile stabilire chi e quante persone ci fossero al di là né cosa stesse accadendo, ma dalle voce infantili, non era difficile farsi un'analisi. Rimase in silenzio, come un'ombra, appoggiato alla parete, le orecchie ben tese. Il comodo e caldo letto sempre più lontano dalla sua portata.
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