| La situazione andava diventando sempre più grottesca ogni minuto che passava: erano chiuse in quel tugurio dal tanfo insopportabile con quel pazzo che faceva discorsi sconclusionati ed assurdi… Per Merlino! Possibile che fosse tutto reale? No, non poteva essere, ora si sarebbe sicuramente svegliata e avrebbe scoperto di essersi addormentata sopra uno dei testi di Medicina Magica di sua madre… era l’unica spiegazione plausibile. Scosse la testa, dandosi di nascosto un pizzicotto su un braccio. *Ahi* il dolore che percepì la costrinse a constatare, senza altre possibilità d’errore, che non si trovava nell’ennesimo sogno, anche se ne aveva tutte le caratteristiche. Sobbalzò, quando la voce del Direttore tornò a risuonare nella stanza: doveva davvero ascoltare tutti quei discorsi assurdi? Forse era meglio di sì, se l’uomo non fosse stato costretto a ripetersi avrebbero probabilmente ridotto il tempo da passare in sua “compagnia”. Il riferimento alla possibile “concorrenza” che la sua “pseudo-avvenenza” avrebbe potuto fare ad altri uomini le strappò una smorfia ed un’occhiata ironica all’indirizzo di Camille: ma quell’uomo si era mai guardato allo specchio? O forse, ogni volta che ci aveva provato si erano immancabilmente rotti tutti, lasciandolo nella beata ignoranza riguardo il suo aspetto fisico? Le parole successive le confermarono come il suo interlocutore fosse assolutamente pazzo da legare…. eppure era assolutamente certa che esistesse una parte del S. Mungo per certi casi clinici, come mai quel tipo non si trovava lì? Anzi, era addirittura il responsabile dell’intera struttura! Merlino! Aveva anche una percezione alquanto distorta della reltà! Ma probabilmente farglielo notare non sarebbe servito a nulla. Sospirò, augurandosi che la smettesse di delirare riguardo stupidaggini e si decidesse a rispondere alla sua domanda, non vedeva l’ora di andarsene di lì. E dopo l’ultima minaccia di non lasciarle libere finché non avessero risolto il suo problema, finalmente Fuco si decise a rispondere alla sua domanda. Quindi c’entrava la magia Oscura, ecco perché era stata convocata lei. Un Sectumsempra…. Ne aveva letto qualche volta, in qualche libro del reparto proibito, seppur non ne sapesse moltissimo. Sapeva soltanto che poteva causare molteplici ferite con un colpo solo, la gravità delle quali, come nella maggior parte degli incantesimi sarebbe stata determinata dalla potenza del mago che aveva lanciato l’incantesimo, fattore di cui nessuna di loro poteva essere a conoscenza. Ma Fuco, almeno a quanto le era parso di capire, non era stato direttamente colpito dall’incanto… era stato come se l’effetto della maledizione si fosse trasmesso a lui a seguito dell’attacco del cadavere… almeno, a quanto le era parso di intendere. Cosa avrebbe potuto comportare questo? Come avrebbero potuto risolvere la questione? Fece un rapido excursus tra gli incanti di sua conoscenza, mentre camille provava un incanto non verbale che sembrò andare a buon fine. In compenso, un liquame verdognolo dall’odore inconfondibile, arrivò ad investire lei e Camille. Merlino, che schifo! Ma che diamine era? Trattenendo l’impulso di vomitare a sua volta, tentò di prestare attenzione anche alle ultime parole del suo interlocutore… ma sarebbe stato meglio non l’avesse fatto. Peperoni e gorgonzola….bleah…. Ed oltre al danno, la beffa: improvvisamente, le bende evocate dalla Ministra sembrarono prendere vita e la avvolsero strettamente, impedendole di fare movimenti ampi. Ma che diavolo… cosa stava succedendo? E di nuovo Fuco parlò aggiungendo quello che aveva dimenticato…un dettaglio insginficante…. Se avessero sbagliato incantesimo quest’ultimo si sarebbe ritorto contro di loro. Ma erano tutti impazziti? Aveva una volia assurda di andarsene di lì… ma gettando un’occhiata al suo aspetto alla sua migliore amica legata come un salame, decise che non poteva farlo. Ignorando l’esultanza di quel povero decerebrato, ascoltò gli ultimi suggerimenti: doveva riuscire a farlo parlare… ma come? Che lei sapesse, c’era un solo modo. Sospirò, concentrandosi, quindi sollevò la bacchetta puntandola sulla cima della testa del cadavere, facendo attenzione che tra la punta ela pelle dell’uomo ci fossero almeno tre centimetri. Mosse quindi la bacchetta, tentando di mantenere il polso fermo, in linea retta, spostandosi dalla cima della testa, lentamente, fino alla punta dei piedi. Una volta. Poi un’altra e un’altra ancora, sempre partendo dalla testa. Nella mente, l’immagine degli apparati che ripartivano ed una sola parola, scandita anche dalle sue labbra. -Revivi-
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