~ Hold on., Privata.

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Kevin ¬
view post Posted on 23/6/2013, 17:07 by: Kevin ¬
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Un Platano Picchiatore, la faccia odiosa di von Kraus, poi quella della Aton, una lezione sulle Mandragole, la Stamberga, il cadavere, O'Sullivan, poi Horus, l'aria tesa degli spogliatoi di Quidditch nel pre-partita, il solito occhiolino a Niahndra, Paul e il suo fare ridicolo, Emily e il loro recente bacio, poi l'immagine sfuocata di Sharon, quella di Swan (perché?), l'ufficio della Aton (sempre lei!?) e le parole che si erano detti... poi un precipizio, e lui che cadeva nel vuoto...
*Che cazz...!?* Kevin cadde rumorosamente dal letto, manco fosse stato un sacco di patate. Restò un attimo disteso a terra, con la fronte leggermente imperlata di sudore, a rimuginare su quello stranissimo sogno, all'interno del quale avevano preso vita alcune immagini di quello che gli era accaduto negli ultimi tempi. Il suo respiro si era fatto più affannoso ma, con un sospiro deciso, il Tassorosso riuscì a riprendere il controllo. Socchiuse gli occhi, portandosi una mano nei capelli, riavviandoli con lentezza e sbuffando leggermente. Quello che gli era successo nel sonno non era stata una cosa troppo felice. Anzi, gli era sembrata quasi una scena inquietante. Si rimise a sedere, sempre sul pavimento vicino al letto e si passò la mano sul volto, esibendo una smorfia. Poi, aiutandosi con le braccia, riuscì a rimettersi in piedi, barcollando leggermente. Mentre alzava lo sguardo, un'ombra alla sua sinistra, sulla soglia della stanza, lo fece sobbalzare. Forse stava ancora sognando, il che lo preoccupò subito. Ma, assottigliando gli occhi, Kevin riuscì a distinguere una chioma rossa e una voglia rosea sul volto di un ragazzo di alta statura. Horus lo stava osservando stupito, con le sopracciglia leggermente inarcate. Il biondo lo fulminò con lo sguardo, prima che il compagno potesse proferire parola.

Non ne voglio parlare.

Disse con tono secco. Chissà se Horus si era accorto che ultimamente Kevin non dormiva più tanto bene, assalito com'era dai suoi "incubi". Senza ritrovare la forza di guardare l'amico negli occhi, il ragazzo si vestì ed andò a sciacquarsi il viso. Quando tornò nel dormitorio, Horus stava leggendo, comodamente disteso sul suo letto, e fu per lui un gran sollievo avere una scusa per non disturbarlo. Il biondo si sedette nuovamente sul suo letto, ancora caldo, e si passò una mano sotto al mento, pensieroso. Le lezioni di quella mattina erano state piuttosto noiose (Erbologia, come sempre) e lo avevano indotto a buttarsi sul letto non appena giunto nel dormitorio. Per quello si era addormentato, ed era successo quello che era successo. Guardò l'orologio: era già passata l'ora di pranzo, probabilmente Horus era di ritorno dalla Sala Grande. Lui, ancora una volta, avrebbe invece saltato il pasto. Non sarebbe morto nessuno, ne avrebbe "solamente" risentito la sua fame. Tuttavia, il ragazzo non aveva la minima voglia di restare tutto il pomeriggio all'interno del dormitorio, qualunque attività potesse renderlo occupato. Quel giorno, invece, aveva voglia di uscire, di andare in Giardino, respirare un po' d'aria fresca, godersi un po' di silenzio (non che Horus facesse rumore, sia chiaro), un po' di "sana" solitudine. Poi, riflettendo qualche secondo in più, gli venne in mente quella che reputò una buonissima idea. Si affrettò ad andare a prendere la sua Firebolt (regalatagli da Random Crowell, gesto che non avrebbe dimenticato), preziosamente custodita nel suo baule. Sentì per un momento gli occhi di Horus addosso, al di sopra del libro che stava leggendo. Non facendo caso a tutto ciò, Kevin afferrò la sua sacca e ci mise dentro una sobria maglietta bianca (alla quale aveva tagliato le maniche, in modo da renderla quasi una canottiera) e un paio di comodi pantaloncini corti. Poi, issandosi la saccoccia in spalla e afferrando saldamente la scopa nella mano destra, si diresse verso la porta del dormitorio. Mentre passava dinnanzi al letto di Horus, lo guardò con la coda dell'occhio.

Vado a respirare.

Annunciò, prima di sparire oltre la soglia.



~ Campo di volo

Gli spogliatoi maschili erano un cimitero in confronto all'affollata Sala Comune, riempita dagli studenti che tornavano proprio in quel momento dalla Sala Grande. In ogni caso, Kevin non desiderava altro. La pace che si respirava in quel posto era assoluta, anche con quel piccolo odore di muffa e chiuso che gli arrivava alle narici. Il corpo del Tassorosso si rilassò automaticamente, come se il solo stanziare in quel luogo rinfrescante servisse a calmarlo. Forse era proprio così. Chiuse gli occhi per un momento, mandando la testa all'indietro con un gesto lento, seduto alla solita altezza della solita panca. Improvvisamente, avvertì un nodo alla gola, paradossalmente piacevole, come se stesse per scendere in campo in una partita vera. Era una sensazione strana, quasi un desiderio. La voglia di volare era avvertita da ogni singola particella del suo corpo. Le preoccupazioni erano svanite, come sempre accadeva quando si trovava in quel logo, quando volava. Avrebbe presto accontentato quel suo desiderio.
Si cambiò con tutta la calma del mondo e, quando fu pronto, uscì nuovamente alla calda luce del sole. L'estate era ormai prossima, e quella giornata di sole ne era la prova. Non faceva particolarmente caldo, anche se il suo vestiario avrebbe suggerito il contrario. Ma non era un problema, non avrebbe minimamente patito neanche un po' di freddo. Osservò il campo, le tribune spoglie, una calma quasi surreale. Eppure, guardandosi attorno più attentamente, il Tassorosso poté individuare una sagoma innalzarsi in volo con leggerezza proprio in quel momento. Chi mai poteva essere? Chi mai, poi, poteva aver avvertito quel pomeriggio la sua stessa necessità? Kevin si avvicinò rapido, con la Firebolt vibrante sottobraccio, desiderosa di fendere ancora una volta l'aria. D'altronde, sembrava essere passato un secolo dalla sua ultima partita. Gli occhi etero-cromatici osservarono ancora una volta la figura in volo: era una ragazza, notò dai capelli legati in una morbida coda. Ma, da là sotto, non sarebbe mai riuscito a riconoscerla, anche perché ella gli stava dando le spalle.

Ehi!

Esclamò il ragazzo, in modo da farsi sentire. Appoggiò la saggina della scopa a terra, mantenendo una salda presa sul manico di frassino. La mano sinistra fu portata sulla fronte a mo' di tettoia, in modo da impedire ai raggi del sole di offuscargli la visuale. Presto avrebbe scoperto l'identità di colei che aveva avvertito, come lui, la voglia di volare quel pomeriggio. Presto avrebbe capito se conveniva restare, oppure andarsene.

Finalmente ce l'abbiamo fatta ad aprire. Credo che sarà un piacere ruolare con te :fru:
 
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