~ Hold on., Privata.

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Mistake
view post Posted on 7/9/2013, 14:01 by: Mistake
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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E se la mente di Kevin vagò sul filo di vecchi ricordi, quella di Nia rimase presente a se stessa, caratterizzata da quella placida lucidità che l'essere assorbita totalmente da un compito le donava; non sapeva perché, ma era proprio sotto pressione che riusciva a dare il meglio di sé, la testa lavorava con maggiore facilità analizzando dettagli e possibilità che non avrebbe considerato altrimenti.
Le uniche cose di cui si occupava al momento erano le loro posizioni nello spazio - per quanto potesse intuire i movimenti di Kevin alle sue spalle - il vento tra i capelli legati e che le carezzava la pelle al di sotto dei larghi indumenti e le varie alternative che le si palesavano davanti agli occhi, tutto pur di resistere fino all'ultimo istante, guidata dalla logica ma completata dall'istinto; la riuscita stava nel legare le due cose insieme, affinché divenissero inscindibili, affinché lei divenisse inafferrabile.
Una volta scartato verso sinistra, aveva proceduto più o meno in modo rettilineo, moto che teoricamente avrebbe dovuto favorirla in quanto manteneva inalterate le distanze tra i due e il ritardo leggero accumulato dall'avversario all'inizio della sfida, ritardo su cui avrebbe giocato per rimanere libera; c'era un che di metaforico nella scena che si stava srotolando sul campo di volo, l'ennesima dimostrazione che ogni cosa aveva più e più piani di lettura ed interpretazione, un monito che ricordava quanto fosse difficile almeno per lei abbandonarsi completamente. In un certo senso volare la scopriva, metteva in risalto dettagli che non si sarebbe lasciata sfuggire a terra, e concentrare le proprie energie, i pensieri su un unico punto l'aiutava a mantenere il controllo, a celarsi; ancora.
Doveva rifuggire le catene per ancora poco più di una quarantina di secondi, tuttavia il tempo aveva perso il suo valore convenzionale, gli attimi si dilatavano e le davano tempo di percepire ogni cosa nonostante la velocità; diede la colpa all'adrenalina, ma non le importava più di tanto mentre con dimestichezza imponeva il suo volere al manico di scopa che docile ubbidiva, era tempo di dare una smossa, il legno stesso fremeva per dimostrare di che pasta fosse fatto.
Senza un minimo di preavviso, senza niente che potesse preannunciare un cambiamento, lasciando il biondo fino ad allora a chiedersi da che parte sarebbe sgusciata via, la Alistine sferzò un colpo di reni all'indietro senza però allontanare mai il petto dalla scopa, i gomiti ancora piegati che pigiavano contro i fianchi; inclinò il manico in alto, perpendicolare al terreno, era stato quel gesto istintivo a permetterle di afferrare per la prima volta la pluffa durante i provini di quidditch, battendo Paul sul tempo per così poco, ma questo Kevin non poteva saperlo. Era abituata ormai alla forza che l'attirava a terra, proseguendo verso l'alto, avendo cura di non lasciare la presa; un paio di metri, forse tre, pochi così da non dare al ragazzo il tempo di abituarsi, e poi deviò ancora una volta a sinistra, un altro colpo di bacino ma questa volta lateralmente verso il basso, alcun gesto brusco, tutt'altro, tentò di rendere il movimento molto fluido così da renderlo più facile e meno pericoloso: così mentre il Tassorosso era ancora coinvolto in quell'ascesa ripida, lei lo beffeggiava dileguandosi in basso, senza tuttavia scendere in picchiata.

Ventiquattro secondi.

 
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