Il caso Stark: candele ed esplosioni, Per Hope

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~Hope™
view post Posted on 28/2/2015, 14:32







Non era mai riuscita a fidarsi della persone, soprattutto di quelle conosciute da pochissimo tempo; Edna era una di quelle. Aveva lasciato correre ciò che era avvenuto nel piccolo vicolo, dandole la possibilità di farsi da parte, in modo da lasciarla lavorare tranquillamente. Eppure la donna aveva continuato a fare di testa sua e si era così ripresentata all’interno dell’abitazione come se nulla fosse. No, non riusciva proprio a darle fiducia, poiché non vi era soltanto la sua incolumità in gioco ma anche quella di una ragazza innocente che occupava ancora la piccola e mal illuminata stanzetta al San Mungo. Osservò quindi i suoi tratti, la fronte solcata dai segni del tempo, gli occhi che da attenti si erano fatti guardinghi, i muscoli contratti che non facevano altro che sottolineare la preoccupazione che lentamente si stava impossessando di lei. Provò quindi a ricercare qualcosa in Edna che potesse trasmetterle una sensazione positiva, un dettaglio che contribuisse a riconquistare la fiducia perduta. Ma nulla, non poteva fidarsi, non riusciva a mettere da parte il suo istinto, quel sesto senso che la costringeva a mantenere la bacchetta puntata contro la figura della donna in piedi di fronte a lei. Mentre quei pensieri continuavano a turbinare nella sua mente, il baule si fece sempre più vicino; l’anziana donna, rispondendo seppur a malincuore, alla sua richiesta, si era mossa in direzione della stanzetta fino a fermarsi in prossimità di quell’elemento che ancora destava l’attenzione del giovane auror e dopo aver balbettato alcune parole si era voltata verso di lei e continuava a fissarla preoccupata. Cosa poteva esserci di così terrificante all’interno di un modesto baule? Perché Edna si mostrava così impaurita dinnanzi all’ipotesi di far luce su quel mistero? Ne sapeva forse più di quanto realmente avesse detto? Abbassò quindi lo sguardo verso quel classico pezzo di arredamento e ne carpì ogni singolo dettaglio. Chiaramente era immobile e nessuna voce proveniva dal suo interno; sicuramente non vi era nessuno ancora vivo poiché chiunque, messo in allerta dal boato dell’incantesimo precedentemente castato, avrebbe iniziato a chiedere aiuto o comunque a muoversi per riuscire ad attirare l’attenzione dei presenti. Eppure, grazie all’Homenum Revelio, aveva la certezza che l’anziana donna non fosse l’unica presenza all’interno della grande casa e quindi bisognava scoprire chi si fosse nascosto. Non poteva esser certa che avrebbe fatto luce su quel mistero semplicemente aprendo il baule e ciò la spingeva a prestare attenzione non solo verso la donna ma anche verso la cucina attualmente disabitata. - Vorrei che fosse lei ad aprirlo perché, visto che suo fratello non è in casa, dovrà essere lei a fare gli onori; si usa così, se non sbaglio. E poi cosa dovrebbe temere? Siamo solo io e lei qui dentro, non c’è nessun altro. La esorto a continuare, così potremmo passare più velocemente al piano superiore. - Mosse lieve il polso destro come a voler invitare la donna, con quel gesto, ad avvicinarsi al baule per aprirlo. Ogni terminazione nervosa era allerta così come vista, udito e ogni senso che poteva aiutarla in quella strana situazione. Se la sue idee si fossero rivelate inesatte avrebbe potuto essere accusata di aver puntato ingiustamente la bacchetta contro un civile, ma in quel momento non le importava; aveva le sue motivazioni per dubitare dell’anziana donna e lo avrebbe dimostrato dinnanzi a qualsiasi accusa, senza timore alcuno. - Apra quel baule - Insistette nuovamente e fece un passo in avanti, portandosi a pochi centimetri dalla donna. Quelle quattro mura avevano accolto qualcuno, era chiaro ormai, non restava altro da fare se non provare a scoprire chi. Attese ancora una volta l’azione della donna, pronta però ad intervenire in qualunque momento.





 
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view post Posted on 18/3/2015, 21:05
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Il Fato

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Quanti misteri irrisolti, fino a che punto il caso Stark si sarebbe complicato? Candele avvelenate, esplosioni, una figlia ferita e un uomo fuggito. Come se non bastasse, la Lancaster si muoveva tra le stanze di quella dimora conscia delle presenza di una terza figura dalla posizione ignota. Edan, poi, sembrava parecchio guardinga e circospetta, fin troppo sospetta affinché l'auror potesse realmente fidarsi di lei. A cosa avrebbero portato tutti questi piccoli tasselli? Una volta ricomposti, il quadro scaturito ne sarebbe uscito fuori troppo macabro? Forse triste? Eppure c'era una nota di malinconia e amarezza tra quelle pareti, proprio lì in quella stanza era come se si potesse avvertire tramite i sensi l'odore di due figure maltrattate, il sapore di due fanciulli doloranti, il fantasma di un torturatore. Cosa era avvenuto in passato tra le mura della casa di Tullius Stark?
Edan, infine, rassegnatasi all'idea, decise di accovacciarsi al fine di aprire il baule. Nel mostrare le spalle all'auror sul volto dell'anziana donna si dipinse un sorriso sadico da cui trasparivano le sue reali intenzioni. Hope, in quel momento, avrebbe potuto notare qualche piccola avvisaglia di ciò che presto sarebbe stato ovvio. Quando la donna posò le mani sul lucchetto già aperto e sollevò il baule si poté sentire un tonfo accompagnare l'aprirsi di quella che presto si sarebbe rivelata una prigione. Il baule chiudeva al suo interno un pozzo di dimensioni via via più larghe più si scendeva in profondità. Se l'auror avesse osato avvicinarsi di qualche passo, affinché il suo sguardo potesse spingersi fino in fondo, vi avrebbe trovato il corpo immobile di un uomo, qualcuno che poteva essere vivo come poteva essere morto: Tullius Stark.
« Adesso! » In seguito a quanto aveva appena fatto, la donna proferì parola, ordinando qualcosa a qualcuno. La cosa che subito sarebbe saltata all'occhio della Lancaster sarebbe stata la voce della donna, molto simile a quella che era abituata a sentire ma decisamente più giovane, meno rauca. Dove l'aveva già sentita? Beh, Hope non avrebbe avuto il tempo per riflettere che avrebbe visto con la coda dell'occhio un raggio partire alla sua sinistra, schiantandosi sul suo polso, disarmandola. La bacchetta gli sfuggì violentemente di mano, se la stanza non fosse stata tanto piccola sarebbe stata scagliata via a diversi metri di distanza. Fortunatamente il suo moto venne interrotto da una delle pareti, rimbalzando quasi ai piedi della sua padrona, a poco più di trenta centimetri di distanza, alla sua destra. Nel frattempo Edna - se ancora poteva essere definita con quel nome - aveva tirato fuori dalle sue vesti la sua bacchetta e la puntava dritta al petto dell'Auror, sfoggiando quel sorriso diabolico che prima era stata tanto brava a nascondere. Ma l'incanto di disarmo, chiaramente, non era arrivato da lei. Hope, alla sua sinistra, in un angolo avrebbe potuto notare un uomo togliersi il mantello che lo ricopriva, rendendolo invisibile ai suoi occhi. La terza figura ignota era stata svelata e quest'ultima, come l'anziana, gli puntava contro la sua bacchetta. « Avrei preferito spingerla lì dentro con le mie mani ma, beh, sai che ho sempre un piano B, Paul. » Già, Paul, colui che nell'incarico affidato ad Hideto si era fatto chiamare con il nome in codice di Amilcar, una figura che si pensava fosse ormai morta, sparita dopo essere andato ad indagare - o almeno così aveva detto - su un carico di candele avvelenate. Oh, le candele avvelenate, qualcuno le aveva mai viste?
Intanto la pelle della donna sembrava come ribollire, le grinze pian piano iniziarono a dissiparsi e ben presto il suo volto venne completamente modificato tornando alle sue fattezze originali. Assistere ad una trasformazione da Pozione Polisucco era sempre affascinante, persino per un'esperta docente di Difesa Contro le Arti Oscure, nonché Auror professionista. Edna era in realtà Scianna.
« Avresti fatto meglio ad ucciderla subito, perché disarmarla? Sai che è solo carne da macello per noi. » La donna proferì parola ancora una volta e senza alcuna esitazione, era possibile leggere nel tono della sua voce una rinnovata rabbia, un odio covato in anni e anni di tormento, finalmente venuto a galla. Quanto era stato difficile per lei fingersi la dolce figlia vittima dell'intera faccenda. Da vittima a carnefice, sì, perché di questo si trattava.
« I-io... Non dobbiamo continuare per forza, Scianna. Hai ottenuto ciò che volevi, possiamo ancora costituirci. Questa donna non ha niente a che vedere con la nostra situazione. » Dalla fronte dell'uomo fino alla guancia una goccia di sudore scivolò sulla sua espressione terrorizzata, terrorizzata dalla sua stessa sorellastra. Fino a che punto si sarebbe spinta armata di così tanto odio? « Ciò che volevo? Ciò che VOLEVAMO! Preferisci marcire ad Azkaban? Dov'era LEI quando quell'uomo ci torturava? Dov'erano gli Auror quando la nostra infanzia veniva segnata? Hai forse dimenticato cosa faceva nostro padre in questa stanza? Cosa CI faceva. » La donna abbassò la bacchetta con disinvoltura, conscia che il fratellastro stesse tenendo la Lancaster sotto tiro. Sembrava sull'orlo di una crisi di nervi, incapace di ragionare. Mettere piede in quella stanza ancora una volta dopo tanti anni l'aveva destabilizzata, così lei come lui, Paul. L'uomo tremava leggermente ma il suo nervosismo lo rendeva una bomba ad orologeria, non era possibile prevedere quali sarebbero state le sue reazioni qualora l'Auror avesse compiuto un passo falso. « Uccidila, voglio che sia tu a farlo. Lasceremo entrambi i corpi qui, penseranno che lei e Tullius si siano tolti la vita a vicenda. Noi ne usciremo puliti. Uccidila, Paul. » La freddezza nella voce della donna lasciava intendere la sua risolutezza. Hope non era nelle condizioni di fare nulla di avventato, la donna sembrava sicura di ciò che volesse fare mentre l'uomo era chiaramente colto dai dubbi. Chissà che non fosse possibile sfruttare la situazione a proprio vantaggio.





 
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~Hope™
view post Posted on 21/3/2015, 19:19







Nonostante riuscisse ad avvertire chiaramente la presenza del piccolo bastoncino di agrifoglio tra le dita, una flebile voce, proveniente da una parte remota della sua mente, le implorava di prestare attenzione; vi erano troppe cose ancora da chiarite e altre che lasciavano presagire eventi tragici, forse traumatici. Eppure non poteva sapere, non poteva leggere parole nascoste impresse sui muri, probabilmente intrisi di storia, di quella stanza, doveva necessariamente limitarsi a dare una spiegazione, per quanto superficiale, a ciò che stava osservando; sicuramente, tempo prima, qualcuno era stato rinchiuso in quella stanza e questa rimaneva l’unica certezza fino a quel momento. Ma chi? Per quanto tempo? E soprattutto, perché? Domande, domande, solo domande senza un barlume di risposta che potesse chiarire quella situazione. Il pensiero corse a Scianna, probabilmente ancora costretta in quel letto del San Mungo dove l’aveva vista per la prima volta; forse lei sapeva, forse poteva aiutarla a fare chiarezza sul perché di quella stanza, ma avrebbe dovuto attendere poiché era lontana da Londra e dalla ragazza. E poi c’era lei Edna, la donna sbucata dal nulla che aveva deciso, fin dal principio, di dover essere presente a tutti i costi, perdendo però ogni briciolo di credibilità agli occhi dell’auror. Chi era veramente? Perché aveva deciso di intervenire nonostante le sue parole fossero state chiare dal principio? Faceva bene a tenerla sotto tiro o stava erroneamente tenendo la bacchetta puntata contro un’innocua vecchietta? Non riusciva a fidarsi, non vi era una parola, un gesto, o anche semplicemente un’azione che potesse spingerla a credere che Edna fosse li solo per aiutarla. Continuò a mantenere il braccio ben teso in direzione dell’anziana donna, pronta a reagire a qualsiasi movimento avventato o poco limpido; eppure per un momento aveva perso di vista il fatto che vi fosse qualcun altro all’interno della casa lasciandosi invece trasportare dalla curiosità di scoprire quel che era celato all’interno del baule e che probabilmente l’avrebbe aiutata a fare luce su chissà quale verità su quelle catene lasciate cadere placidamente sul pavimento e lungo il muro. Finalmente Edna si decise ad assecondare la sua richiesta e dopo essersi chinata sull’antico baule posò le mani sulla serratura e l’aprì rivelando qualcosa di inaspettato e agghiacciante per certi versi. Fece un passo in avanti fino a visualizzare, nella sua interezza, una stanza nascosta all’interno di quel mobilio, e nella parte più profonda, riuscì ad intravedere un corpo inerme sebbene non fosse in grado, a causa della distanza, di valutare se fosse vivo o morto. Un brivido le percorse la schiena e la costrinse a stringere con forza le dita della mano sinistra intorno a un piccolo lembo di tessuto della camicia; Era giunta finalmente a dunque ma a quale prezzo? Mise a fuoco quell’immagine, resa poco nitida dall’oscurità che avvolgeva quell’austera prigione; chiaramente si trattava di un uomo ma non poteva essere certa che si trattasse di Tullius. Più andava avanti più il mistero pareva destinato ad infittirsi e con esso le trame di quello strano caso che le era stato assegnato. “Adesso” la voce di Edna la riportò indietro, bloccando quel turbinio di pensieri che aveva ripreso a vorticare nella sua mente e dopo aver sbattuto le palpebre tornò a fissare la donna senza comprendere il senso di quella parola. Con chi stava parlando? Si stava forse rivolgendo a lei? Schiuse le labbra pronta a prendere la parola ma un lampo di luce precedette quel momento e improvvisamente le dita della mano destra si ritrovarono a stringere il vuoto mentre la bacchetta impattava contro una delle pareti fermandosi a circa trenta centimetri dal suo corpo. Sorpresa ruotò la testa finché si ritrovò a fissare sgomenta la figura di un giovane sconosciuto, la bacchetta puntata contro di lei, contro il suo petto. *Dannazione* Era stata una folle, aveva abbassato la guardia, si era concentrata sulla donna dimenticandosi del resto; abbassò lentamente il braccio destro fino a farlo ricadere placido lungo il busto e digrigno i denti sentendosi in trappola, impossibilitata a difendersi a soprattutto in grave pericolo. Sarebbe stata una mossa avventata quella di provare a recuperare la bacchetta seppur vicina, poiché sarebbe bastato un attimo all’uomo per castare un incantesimo e in quel caso non avrebbe avuto alcuna possibilità di difendersi dall’attacco. Tornò ad osservare Edna, un sorriso sadico, compiaciuto, le increspava le labbra mentre solleva il braccio destro puntando a sua volta la bacchetta contro di lei. “Avrei preferito spingerla lì dentro con le mie mani ma, beh, sai che ho sempre un piano B, Paul” Paul? La mente corse alle poche righe che aveva letto al quartier generale scritte dall’auror che l’aveva preceduta in quell’indagine; Paul, il fratello acquisito di Scianna, colui che tutti pensavano morto era li fermo dinnanzi ai suoi occhi, pronto ad attaccarla dopo averla disarmata, ma perché? Che intenzioni aveva realmente? Fu però nuovamente Edna ad attirare la sua attenzione, il suo viso ben illuminato dalla tiepida luce del sole che penetrava dalla piccola finestra stava lentamente mutando così come il suono della sua voce che improvvisamente divenne familiare. Sgranò gli occhi, sorpresa. -Scianna?! - La voce era flebile, molto simile a un sussurro. Possibile? Aveva frainteso le reali intenzioni della ragazza fino a quel punto? No, si sarebbe aspettata di tutto da quell’incarico, ma non di ritrovarsi a dover affrontare la giovane donna conosciuta al San Mungo in circostanze ben diverse. “ Avresti fatto meglio ad ucciderla subito, perché disarmarla? Sai che è solo carne da macello per noi.” Le fu impossibile non avvertire l’odio profondo misto al dolore, le emozioni provate dalla ragazza erano fin troppo chiare, com’era chiaro il fatto che a scatenarle era stata la location che le accoglieva da qualche minuto a quella parte. Eppure in quel momento le importava ben poco, aveva chiaramente paura, un sentimento non facile da governare con due bacchette puntate contro il petto. L’amigdala aveva ormai preso il sopravvento sul resto del suo corpo; avvertì i battiti del cuore farsi sempre più numerosi, e il sangue fluire rapido all’interno dei grossi vasi con l’unico obiettivo di nutrire i muscoli e prepararli all’azione, indispensabile per sopravvivere. Ma quanto sarebbe stato saggio, in quella situazione muovere anche solo un passo? Per quanto Scianna pareva sicura era chiaramente in preda ad emozioni negative e quindi fuori controllo. “I-io... Non dobbiamo continuare per forza, Scianna. Hai ottenuto ciò che volevi, possiamo ancora costituirci. Questa donna non ha niente a che vedere con la nostra situazione” spostò le iridi smeraldine sulla figura del giovane mago, ancora una volta; forse era lui la chiave che le avrebbe permesso di uscire da quella situazione pericolosa. Aveva però bisogno di calmarsi, doveva farlo, doveva ragionare e concentrarsi al massimo scegliendo con minuziosa accuratezza le parole da utilizzare. “…Dov'era LEI quando quell'uomo ci torturava?...” Continuò la ragazza con impeto. Quante cose non sapeva? Quante cose le erano state celate durante l’interrogatorio in ospedale? Mano a mano che le carte veniva girate il quadro si faceva sempre più chiaro e lineare. Probabilmente i due prigionieri di quella stanza delle torture erano proprio i due figli di Tullius, ormai cresciuti. Lasciò che la donna terminasse il suo discorso poi schiuse le labbra e facendosi forza iniziò a parlare. -Hai ragione Scianna, non c’ero, ma solo perché non ho avuto la possibilità di esserci. Non potevo sapere ciò che avveniva all’interno di questa stanza, nessuno poteva saperlo e tutto ciò non è giusto. Lo comprendo.- Respirò lentamente, provando a forzare, mitigando, i battiti del cuore per recuperare la fisiologica frequenza. -Ciò non toglie che uccidermi o ucciderlo, non ti renderà migliore di lui ed io so che non è così, che voi non siete così. Dimostramelo.- Girò lentamente il viso verso Paul, doveva essere lui il suo interlocutore principale. -Paul ascoltami. Non lasciarle commettere questo errore, avete una vita davanti. So che è difficile, dopo tutto, provare a credere nella giustizia, ma io sono qui per voi, dal principio sono stata qui per voi e non permetterò che ciò accada, mai più, ma ti prego provate a riflettere, valutate i pro e i contro delle vostre azioni. Se ci ucciderete continuerete la vostra vita ad Azkaban torturati dai dissennatori, avvolti da quell’aura di disperazione che avvolge chiunque sia avvinto dalla loro magia. Ne vale davvero la pena? Avete la possibilità di tornar a vivere, di riappropriarvi delle vostre vite, approfittatene, sono qui per aiutarvi, afferrate la mia mano.- Sollevò appena il braccio destro e tese la mano verso Paul, non poteva far altro che affidarsi ala speranza e vedere dove l’avrebbe condotta.




 
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view post Posted on 24/3/2015, 23:26
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Azkaban, l'apoteosi della condanna, l'estasi del tormento. Quante le luci del senno spente dal bacio dei Dissennatori, quante le vite spezzate, piegate all'apatia e alla sofferenza. Hope non voleva certo questa sorte, né per Paul né per Scianna. Non erano pochi coloro che avevano intrapreso il percorso per la giustizia divenendo Auror ma molti di loro speravano ardentemente una sorte migliore di Azkaban per la maggior parte dei maghi che arrestavano. C'era ancora speranza per quella coppia di fratelli o tale rimaneva finché si presupponeva che Tullius Stark fosse ancora vivo. Lo era? Per quanto ne sapeva Hope, nessuno era ancora stato ucciso, nessuna maledizione senza perdono usata. La flebile fiamma della speranza resisteva ancora a pena, alimentata dalla cera di una candela plasmatasi nella sofferenza e nell'apatia. Paul esitò nell'ascoltare le parole della Lancaster, quasi riuscì ad intravedere quella possibilità che gli veniva tesa, proprio come la mano della donna. La redenzione era a pochi passi da lui, doveva solo allungare la mano, stringere la presa della donna e mettere la parola fine a quella vicenda durata fin troppi anni. Fosse stato solo sarebbe stato tutto così semplice, eppure.
« Una vita davanti? La nostra vita è rimasta attaccata alle catene di questa stanza! » La voce di Scianna riportò Paul con i piedi per terra mentre il suo tremore si intensificava nel rivivere quei giorni, sotto le torture di Tullius. Hope faceva bene a pensare fosse lui l'anello debole, quello su cui puntare con le persuasioni. Dallo sguardo della donna, infatti, si poteva intravedere una determinazione senza pari, frutto di odio ben radicato, inestirpabile. « Siete bravi voi Auror a giudicarci dal vostro piedistallo, cresciuti e coccolati da genitori affettuosi e premurosi. Dici che finiremo ad Azkaban? Ti sbagli. Tu morirai qui e nessuno collegherà questa vicenda a noi, passeremo come le vittime di questa storia, solo così saremo finalmente liberi. » La libertà di cui parlava non era solo quella fisica. Chiudere definitivamente quella vicenda significava anche mettere un lucchetto alla porta dei ricordi, buttar via la chiave di ciò che li aveva rovinati per sempre, costringendoli a tramare un piano durato troppi anni. Troppi anni a tramare nell'ombra, ad attendere il momento propizio, a pregare per un passo falso. Scianna non aveva il minimo dubbio né, probabilmente, aveva cuore a sufficienza per comprendere quanto delicata fosse quella situazione. Il seme della follia era sceso troppo in profondità, non era più in grado di ragionare con coscienza, mettendo sul piano della bilancia le proprie azioni. Non era altrettanto semplice per Paul che, bacchetta in mano, puntava la testa dell'Auror, incapace di prendere una decisione su da farsi. Cercò lo sguardo della sorella che, illuminato dal bagliore dell'ira, sembrava attendere con ansia il momento in cui avrebbe inferto ad Hope il colpo decisivo. « Uccidila Paul, devi farlo tu. » il ragazzo sentì quelle parole entrargli nelle carni come una lama. Sapeva benissimo cosa volesse dire. Fino a quel momento era stata lei ad escogitare il piano e a sporcarsi le mani. Lei era venuta a conoscenza degli spostamenti di Hideto, sapeva bene dove si sarebbe trovato la notte in cui la bottega di Stark saltò in aria. Hideto raccontò di aver visto due figure incappucciate scortare Scianna all'interno della bottega,, aveva dato per scontato lei fosse la vittima e così lei aveva voluto far credere. In realtà la vittima era uno dei due incappucciati, Tullius e a condurre il gioco erano sempre stati Scianna e Paul. Quel giorno la donna disse di aver visto scappare Tullius dopo l'esplosione ma l'uomo non era mai riuscito a fuggire e il fatto che il suo corpo ora si trovasse in quella prigione ne era la chiara dimostrazione.
« UCCIDILA HO DETTO! » L'urlo della donna fu insopportabile. La pressione accumulata dall'uomo esplose, il suo livello di sopportazione era arrivato al limite e - infine - la pressione lo aveva costretto a fare una scelta di cuore. Rapido sposto la bacchetta dal volto di Hope al corpo di Scianna, di fronte lo stupore della donna. Esitò un istante, abbastanza da dare tempo alla ragazza per puntargli la bacchetta contro a sua volta. Entrambi lanciarono il loro incanto non verbale in contemporanea, lo stesso identico incantesimo, qualcosa che potesse mettere fuori gioco l'altro senza ucciderlo: lo schiantesimo per eccellenza, Stupeficium. Le sorti però non furono le stesse per entrambi. Paul venne colpito in pieno, svenendo sotto la potenza dell'incanto della sorella. Scianna, al contrario - causa esitazione di Paul - venne colpita solo di striscio, rimanendo lucida. Era l'occasione che Hope stava aspettando, il caos era sprofondato nella stanza. Se vi era un momento per agire, di sicuro era quello.

 
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~Hope™
view post Posted on 25/3/2015, 17:29







Continuò a guardare il giovane dritto negli occhi, la mano tesa in avanti, pronta ad accogliere ed afferrare quella di lui, la speranza appesa ad un filo talmente sottile da risultare quasi invisibile. Cosa avrebbe fatto se Paul non avesse accettato quel suo invito? Come avrebbe reagito? Sarebbe riuscita ad uscire viva da quella casa? In quel momento non le importava, aveva bisogno di concentrarsi al massimo sul giovane, su quell’isola in mezzo alla tempesta generata dall’ira e dall’odio ormai incontrollato di Scianna. Eppure la redenzione era così vicina che le risultava impossibile riuscire a comprendere perché la giovane donna si ostinasse a non capire. Poteva comprendere solo in parte la reazione di lei; non aveva la capacità di leggere nella sua mente ne tantomeno la giusta empatia per provare a sentire il suo stato d’animo, comprendendo così il suo disagio. Tuttavia vi era una parte remota della sua mente che riusciva a comprendere ogni cosa, ogni desiderio di vendetta, ogni gesto compiuto contro quel padre ben diverso da come lo aveva immaginato quando si era recata al San Mungo per ottenere informazioni. E no, contrariamente a quel che diceva Scianna, non era masi stata coccolata da genitori affettuosi e premurosi, si era limitata a crescere nel migliore dei modi con le sue stesse forze senza però coltivare quel risentimento che invece muoveva le azioni di lei. Avvertiva il desiderio incontrollato di riuscire in quell’ardua impresa, di aiutare quei due giovani che inevitabilmente sentiva vicini, evitando così che fossero i dissennatori a prendersi cura di loro macchiando in modo indelebile la loro anima. Spostò lo sguardo verso Scianna ascoltando con attenzione le sue parole colme di odio, risentimento, ma anche paura e delusione; poteva forse essere così difficile mettere una pietra sul passato e provare invece a vivere in modo diverso? Cosa gli stava offrendo di così sbagliato da suscitare nella giovane una reazione così violenta? Tornò a fissare Paul, la bacchetta ancora puntata contro la sua testa, lo sguardo rivolto invece verso il viso della sorella attento ad ogni singola parola proferita ma chiaramente indeciso sul da farsi. Approfittando di quel momento ricercò con la coda dell’occhio la bacchetta che distava da lei non più di trenta centimetri; le sarebbe bastato così poco per prenderla che per un breve istante fu tentata di provarci, demordendo però subito dopo. Non poteva permettersi di muovere passi frettolosi o azzardati, doveva lasciarsi guidare dagli eventi come aveva fatto fino a quel momento e quando i due fratelli avrebbero distolto da loro attenzione da lei avrebbe agito. “UCCIDILA HO DETTO!” La voce rude e forte della donna rimbombò all’interno della piccola stanza facendola rabbrividire e catturando così nuovamente la sua attenzione. Se avesse adagiato la mano destra sul torace non sarebbe stata capace di avvertire la frequenza respiratoria ne tantomeno il battito cardiaco; il cuore aveva avuto un sussulto, una lieve asistolia, prima di tornare a battere impetuoso contro il diaframma. Fu però quella la goccia che servì a Paul per far traboccare quel vaso che lei accuratamente aveva riempito; fu semplice per l’auror percepire quell’istante dal suo sguardo e non appena il braccio del giovane mago si mosse in avanti, verso la figura della sorella, ella piegò entrambe le ginocchia e portò indietro la gamba destra in modo da trovare la giusta stabilità e il corretto baricentro. Nel medesimo istante, senza perdere di vista Scianna portò il braccio verso destra e conscia della posizione della bacchetta, precedentemente verificata, provò ad afferrarne il manico con decisione. Non appena i due raggi di luce fuoriuscirono dalle bacchette dei due fratelli, effettuò una rapida frustata verso l’alto * Petrìficus* abbassò quindi nuovamente il braccio destro e puntò la bacchetta contro il petto di Scianna * totàhlus*. Non aveva avuto il tempo di ragionare lucidamente, aveva preferito lasciarsi trasportare dall’istinto scegliendo così un incantesimo di semplice esecuzione e risultato immediato. Non aveva intenzione di ledere alla salute della ragazza, aveva bisogno tuttavia di bloccarne i movimenti e trovare così il modo di riportarla indietro e permettere a qualcuno di prendersi cura di lei. Non poteva essere certa della riuscita delle sue azioni, ma era chiaramente decisa a riuscirci per Paul, per Scianna ma anche per se stessa.



Chiaramente tutte le mie azioni sono subordinate al volere del fato ^^
Il braccio che Hope sposta verso destra è chiaramente il destro



 
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view post Posted on 27/3/2015, 23:57
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Esitazione: quella frazione di tempo in cui si è incapaci di agire, di prendere una posizione, giocando le proprie carte al momento opportuno. Quel momento in cui ci si lascia andare, le proprie emozioni prendono il sopravvento e ti avviluppano in una morsa di indecisione e incertezza. L'esitare di quel ragazzo, Paul, aveva avuto delle conseguenze, aveva divorato i suoi piani e le sue certezze, lasciandolo sprofondare nell'oblio del sonno. I suoi dubbi e le sue paura gli avevano impedito la risolutezza di cui la sorella necessitava per scrivere la parola fine a quella storia e chiudere finalmente quella vicenda con un punto. La sua insicurezza lo aveva spinto a lanciare un incanto trovandosi nel panico più totale, incapace di attaccare il sangue del suo sangue, vittima delle stesse torture a cui lui era stato sottoposto a suo tempo, sempre per mezzo di una figura in comune, il padre. Ecco perché a svenire fu unicamente lui, mentre Scianna risentiva del colpo che l'aveva colpita al fianco, costringendola ad indietreggiare di un passo, quasi cadendo nella stessa prigione che lei aveva creato quel padre. Tutto frutto dell'esitazione, istante che l'Auror aveva saputo sfruttare diligentemente, approfittando della situazione per rimpadronirsi della sua fedele bacchetta, arma e amica di numerose battaglie. Oh, sarebbe stato assai più semplice se i due si fossero messi fuori gioco vicendevolmente ma, in fondo, la situazione era sempre migliore rispetto allo scenario precedente, quello in cui lei - disarmata - poteva vedere due bacchette puntate contro di lei e una figura minacciarla di morte. Ma la situazione ora era assai diversa, un avversario (o un amico?) in meno e una nemica sull'orlo di una crisi, destabilizzata dall'attacco dello stesso fratellastro. Si poteva dire che la Lancaster fosse stata meschina nel rivoltare un fratello contro l'altra? Probabilmente no. Assai diverso era invece affermare che lei avesse giocato d'astuzia, trovando il modo per districarsi da quella situazione spinosa nel migliore dei modi, in onore di ciò che era giusto. Che vi fosse o meno una possibilità di redenzione per i due, questo poteva deciderlo solo lei; ma prima vi era altro da fare: bisognava estinguere l'ultima fiamma della minaccia presente in quella stanza. Come fare dunque? Avrebbe dovuto ferirla, batterla su un campo oscuro tanto quanto la materia che insegnava ad Hogwarts, oppure vi era un'altra via, una strada indolore: il Petrificus Tothalus era l'arma ideale, su di essa ricadde la sua scelta.
L'incanto venne eseguito perfettamente sotto lo sguardo inerme di Scianna che, nonostante i suoi tentativi di riacquistare il controllo della situazione, non fu in grado di difendersi. Essa tentò infatti di evocare un Protego ma i danni infertigli dallo Stupeficium del fratellastro l'avevano destabilizzata fin troppo mentre Hope non aveva perso tempo alcuno. La paralisi fu immediata, il raggio si infranse sul petto all'altezza del cuore e la donna non fu in grado di muovere un singolo muscolo. Ogni parte del suo corpo - eccezion fatta per gli occhi - era completamente immobile. La statuaria posizione di colei che un tempo era passata per vittima e che ora si era riscoperta carnefice, preannunciava la vittoria da parte delle forze del bene. L'incanto non sarebbe durato in eterno, certo, ma Hope aveva ora modo di rendere la sua avversaria inoffensiva. Era dunque la fine?

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Sei entrata nuovamente in possesso della bacchetta. Paul è a terra, svenuto mentre Scianna è stata colpita in pieno dal tuo incanto ed è paralizzata. Descrivimi pure in maniera esauriente le tue intenzioni in merito, senza tralasciare le pene che intendi far scontare a tutti. Ti ricordo che vi è anche Tullius e non sai se è vivo o morto. In tutta questa vicenda, valutare chi sia la vittima e chi sia il carnefice non è un compito poi così semplice. La quest può affermarsi in fase di conclusione quindi vorrei che tu descrivessi le tue intenzioni in proposito.

 
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~Hope™
view post Posted on 28/3/2015, 15:37







Da quanti attimi era composto un istante? Non poteva saperlo, eppure quella scena parve svolgersi a rallentatore come se qualcuno avesse magicamente rallentato il tempo per permetterle di venir fuori da quella situazione pericolosa. Dalla punta della sua bacchetta fuoriuscì un raggio di luce azzurra, assai simile al colore assunto dal ghiaccio, che colpì Scianna in pieno petto pietrificandola all’istante e rendendola inoffensiva. Era riuscita nel suo intento, aveva riportato alla ragione Paul e si era sottratta all’ira incontrollata della giovane strega rendendola inoffensiva; poteva chiaramente ritenersi soddisfatta, non aveva alcun motivo di desiderare che i due fratelli scontassero ad Azkaban una pena ingiusta per loro, che inevitabilmente non avrebbe tenuto conto del passato atroce che li aveva visti come protagonisti. Senza esitare si rimise in piedi, raggiunse il corpo granitico della ragazza e dopo aver afferrato con le dita della mano sinistra la sua bacchetta la disarmò, prevenendo così una possibile quanto probabile reazione; in egual modo si avvicinò al corpo inerme del giovane e seppur sicura del suo desiderio di ritornare alla normalità, disarmò anche lui lasciandolo però privo di sensi. Non le restava che verificare se il corpo, precedentemente intravisto all’interno della piccola prigione, appartenesse o meno a Tullius, ma soprattutto se egli fosse ancora vivo o meno. Si affaccio, facendo attenzione a non avvicinarsi troppo - Signor Stark, signor Stark mi sente? Sta bene? - Ritenne inutile utilizzare un incantesimo che contribuisse ad aumentare l’intensità della sua voce in quanto le pareti della piccola prigione avrebbero prodotto un eco ben udibile per chiunque. Tuttavia aveva bisogno di riportare il corpo in superficie quanto prima. Era però consapevole che l’incantesimo utilizzato contro Scianna non avrebbe avuto durata infinita e non aveva voglia di ritrovarsi ancora una volta a doversi confrontare con i sentimenti mal incanalati della giovane; ormai aveva deciso che avrebbe salvato entrambi, soprattutto da loro stessi. Si avvicinò nuovamente a lei e abbassò lo sguardo concentrandosi sulle sue gambe; chiuse quindi per un breve istante gli occhi ed immaginò i muscoli indolenziti, immobili, nessun segnale elettrico avrebbe permesso loro di contrarsi, immobilizzando così di conseguenza l’intero corpo della giovane. Riaprì gli occhi e rinsaldò la stretta sul piccolo bastoncino di agrifoglio, quindi, partendo da un punto decentrato verso sinistra, eseguì un ellisse dinanzi a se mantenendo morbido il polso e formulò nello stesso momento, mentalmente, la formula * Locomotor Mortis* immaginando una delle immense statue di granito presenti all’interno dei corridoi della scuola. Era quello il suo obiettivo, al suo risveglio Scianna non avrebbe potuto muoversi, dandole così l’opportuna di terminare il suo lavoro e riportarla poi a Londra. Se il suo incantesimo avesse avuto l’effetto desiderato si sarebbe concentrata quindi su Tullius, avrebbe cercato il modo di tirarlo fuori da quel buco e poi avrebbe riportato i tre protagonisti di quella vicenda al quartier generale per riuscire a chiarire al meglio quel che era avvenuto. Era difficile per la giovane auror valutare la situazione senza curarsi del passato, un passato racchiuso in una piccola stanza mal illuminata ricca di catene pronte a negare la libertà a chiunque. Non poteva certo sapere chi mentiva, chi invece preferiva nient’altro che la verità, doveva basarsi su stralci di informazioni derivate dai colloqui che aveva avuto quel giorno con i due protagonisti. A modo suo continuava a proteggere Scianna, ma da se stessa piuttosto che dal resto del mondo, era chiaramente lei, una delle vittime di quella vicenda, così come suo fratello. Avevano sbagliato, piuttosto che fare appello al Ministero della Magia, avevano preferito farsi giustizia da soli, ma fortunatamente nessuno ci aveva rimesso la vita e la loro poteva definirsi salva.




 
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view post Posted on 31/3/2015, 13:00
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Il Fato

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Dunque la parola fine era stata scritta, inchiostro nero sulle pagine ingiallite di una storia procrastinatasi troppo a lungo. Una coltre nebulosa si estendeva ancora sul passato della famiglia Stark ma, senza alcun dubbio, era stata acceso un lume di chiarezza nelle tenebre di quella faccenda. Infine il caso Stark aveva ben poco a che fare con candele ed esplosioni, almeno in senso materiale. Volendo trovare un nesso figurato si potevano immaginare le vite di quei due giovani fratellastri come candele destinate ad estinguersi sotto il lento divampare della fiamma della crudeltà. Oh, l'esplosione c'era stata senza dubbio, anche in senso figurato, la rabbia accumulata di Scianna in anni e anni di torture era infine scoppiata, trascinando con se il fratello, forse più puro, forse solo meno coraggioso.
Questa faccenda si era mostrata come una matassa assai difficile da sgarbugliare. poteva Hope armarsi del diritto di scegliere cosa fosse giusto e cosa non lo fosse? Poteva lei sentenziare sulle sorti dei due fratelli o su quella del padre che, per sventura, avevano condiviso? C'era una soglia, un filo talmente sottile da risultare invisibile, pronto a tracciare il limite di ciò che all'uomo è concesso e ciò che non lo è. Scianna aveva superato quella soglia macchiandosi di qualcosa che l'avrebbe segnata a vita? E Paul, complice di tutta quella vicenda, forse vittima delle macchinazioni della sorella, aveva superato anche lui tale soglia? Queste erano domande a cui la Lancaster credeva di poter dare risposta eppure ben altri erano i suoi compiti, sarebbe stato il Ministero a decidere delle sorti dei tre sventurati, partendo dai numerosi crimini di cui si erano macchiati. Ad ogni modo, al fine di accendere una nuova luce nell'oscurità della vicenda, era bene comprendere ancora una cosa: fin dove si era spinta Scianna? Tullius era ancora vivo? Hope si affacciò sulla prigione magica, osservando il corpo immobile dell'anziano. Provò a gridare il suo nome, la sua voce rimbombò prepotente sulle pareti di quello stretto corridoio. Nessuna risposta.
Paul era ancora svenuto, Scianna ancora impietrita e - adesso - anche completamente immobilizzata qualora avesse provato a muoversi. Con un possibile cadavere nella scena del crimine, l'Auror non aveva altra scelta: doveva chiamare rinforzi. Rapidi arrivarono due Auror e due Medimaghi, pronti ad accertarsi della sorte dei presenti. Paul, svenuto a terra, fu privato della sua bacchetta, ammanettato e ridestato per mezzo di un Innerva. La stessa sorte toccò a Scianna che - dimenandosi dal busto in su - cercò di resistere all'arresto. Anche Hope venne controllata da un Medimago ma le sue condizioni erano perfette, era solo un po provata psicologicamente dalla vicenda. Il vero punto di domanda verteva ancora su Tullius. Con un incanto il suo corpo venne raccolto da quel pozzo di disperazione e steso sul pavimento. I medici intuirono subito le sue condizioni e dovettero intervenire entrambi. Ora che il corpo era vicino, ben illuminato, era possibile vedere quanto fosse stato martoriato dalla magia oscura.
« Chi l'ha ridotto in questo stato doveva odiarlo.. ma non abbastanza. » Ferite da piccoli tagli erano disposte equamente su tutto il corpo, danni da contusione, lividi di ogni genere. « A quanto pare non avevano intenzione di ucciderlo, nessun organo vitale è stato danneggiato. » Infine la verità arrivò divampante. Scianna, sebbene serbasse un odio atavico nei suoi confronti, infine non era riuscita ad ucciderlo.
Cosa fosse accaduto dopo rimaneva ancora un mistero. La Lancaster avrebbe steso il suo verbale, raccontato la versione oggettiva dei fatti, magari con una punta di gentilezza per le sorti dei due fratelli, i medici e i restanti Auror avrebbero fatto altrettanto. La decisione ultima spettava però al ministero. No, Paul e Scianna non sarebbero finiti ad Azkaban ma Tullius sì. Oltre al maltrattamento barbaro dei minori, si era macchiato di numerosi atti di violenza e crimini diabolici che, tramite un legilimens, erano stati portati alla luce. Vi erano le circostanze per usare un legilimens anche sui due fratelli e, alla lunga, le loro azioni ne uscirono ben più pulite di come in realtà le avevano narrate. Oh, la libertà era comunque ben lungi dall'essere raggiunta, avrebbero scontato anche loro la pena che gli spettava ma, quantomeno, l'avrebbero fatto lontano dai Dissennatori.

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Hope, ti comunico (con tua enorme gioia) che la quest è finalmente arrivata alla sua conclusione.
Guadagni 2 punti stat + 2 punti exp.
Ti comunico inoltre che la pazienza e l'abilità con cui hai svolto questo incarico ti hanno permesso di raggiungere il titolo di Membro dell'Ordine della Fenice. Congratulazioni.
Sei libera di inserire un post conclusivo della vicenda, scrivendo ciò che preferisci: il tuo verbale, come segui lo svolgimento della vicenda, un discorso autoconclusivo con i PNG. La quest è finita quindi sentiti libera di scrivere quel che vuoi. Ovviamente, sei anche libera di non farlo, è una possibilità facoltativa.

 
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