| Persefone aveva chiarito il suo dubbio e lei si era limitata a lasciarla fare. In fondo, far parte dell’Ordine era, prima di tutto, una questione di fiducia e lei aveva accettato di darle fiducia dal momento in cui le aveva proposto di combattere al loro fianco. A quel pensiero non poté fare a meno di darsi della stupida: quante volte aveva dubitato di quella che aveva sempre detto di considerare un’amica? Strinse le labbra ricordandone troppe, troppe volte in cui si era chiesta se non avesse fatto un errore madornale a fidarsi di Miss Bennet. E questo non era corretto, non nei confronti di una persona di cui si era fidata al punto di affidarle senza riserve le vite di tutti i suoi studenti, non nei confronti di qualcuno a cui, col tempo, si era affezionata e che aveva cominciato a considerare quasi al pari di Camille (quasi, il rapporto che aveva con Camille, difficilmente avrebbe potuto averlo con altri, con nessuno aveva passato tutto quello che aveva affrontato con lei). Si chiese perché, perché diavolo dopo tutto il tempo che si conoscevano continuasse ad avere tutti quei dubbi. Beh, se era per quello, e se doveva essere onesta, in quel periodo aveva dubbi perfino riguardo alla sua amicizia con Camille. Chissà, forse erano stati tutti quei cambiamenti di età a renderla così insicura e così continuamente dubbiosa. E quei dubbi erano una delle ragioni per cui restava il più in silenzio possibile in quell’occasione: aveva fatto troppi danni, le ultime volte in cui aveva parlato. E quella missione era troppo importante per comprometterla con sciocchezze. Confidava che Persefone avrebbe avuto abbastanza giudizio da non farle scoprire e ricavare le informazioni che interessavano loro, sembrava abbastanza sicura di ciò che voleva fare. O almeno, quello fu il suo pensiero finché non udì le prime parole che rivolse all’oste, nel frattempo tornato al loro tavolo. *Oca?. Civetta?.* Non poté fare a meno di pensare udendo il tono della sua compagna d’avventura. Merlino santissimo, doveva essere completamente impazzita, cosa le saltava in mente di atteggiarsi a quel modo? Sembrava una di quelle ragazzine sceme come ne aveva viste tante a Hogwarts. Peccato che la sua compagna di viaggio avesse passato la trentina già da qualche anno e non fosse più nell’età di certe stupidaggini. Ma le parole successive la gelarono ancora di più. Per tutti i Fondatori, cosa, esattamente le stava passando per l’anticamera del cervello?. Ora le tirava una testata, chissà, magari riusciva a farla rinsavire. Ok, aveva detto di buttarsi, ma… ma non avrebbe mai pensato che intendesse buttarsi FINO A QUEL PUNTO!. E se neanche la guardava in faccia, voleva dire che anche lei era certa che non avrebbe approvato. E a ragione. Trasse un profondo respiro, cercando di fare ordine nella sua mente e di evitare di mettersi a strillare come una gallina: non erano andate lì per dare spettacolo, avevano una missione e non avrebbero dovuto mai perderla di vista. L’oste, comunque, sembrava catturato dal discorso di Persefone, o chissà, magari era solo attirato dal tono via via più basso della sua compagna, cosa che gli consentiva di abbassare il busto, avvicinandosi gradualmente a lei. Sollevò un sopracciglio, non riuscendo a nascondere un ghigno al pensiero che si era formato nel suo cervello: Persefone era, indubbiamente, una bella donna, sicuramente a quel tizio non sarebbe parso vero di poterle stare a una distanza così confidenziale. Per fortuna, questo non gli fece perdere il filo del discorso. Anzi, era evidente che le avesse prese per due cretine totali, l’ironia intrisa nelle sue successive frasi era palese. E alla successiva affermazione che l’oste “non volesse farsi i fatti loro” fu costretta a mordersi la lingua più forte che poteva… ah no? E tutte quelle domande a cosa servivano esattamente?. Ma essere così schietta forse non avrebbe portato i risultati sperati. E se non si fosse fermata per quello, sarebbero state le parole successive dell’oste a trattenerla: faceva riferimento ad una particolarità del villaggio. Avevano già appurato che fosse un mago, che fosse anche informato di quella benedetta comunità di vampiri? Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Persefone la precedette, facendo domande riguardo ad una comunità di ex ministeriali. Sorrise: non c’era praticamente bisogno di lei in quella missione, Persefone se la stava cavando benissimo da sola. Tutti i pensieri riguardo il fatto che fosse impazzita erano scomparsi all’udire quelle ultime domande: aveva seriamente temuto che l’amica rischiasse di essere troppo sincera e, se così fosse stato, si stava già preparando una scusa plausibile per fare in modo che quelle parole fossero prontamente dimenticate dall’oste. Ma non ce n’era stato bisogno. Per un attimo, non poté evitare di pensare che forse, Persefone avrebbe potuto cavarsela benissimo da sola. Ora solo un duibbio le restava: l’oste si riferiva alla stessa “particolarità” intesa dalla Preside di Hogwarts? Avrebbe voluto chiederlo, per averne la certezza e non rischiare un buco nell’acqua… ma, come in precedenza, si rese conto che farlo avrebbe vanificato tutto ciò che la sua compagna aveva fatto fino a quel momento. Avrebbe tentato di scoprirlo con discrezione in seguito. Se l’oste non l’avesse rivelato di sua spontanea volontà. E mentre quella riflessione prendeva spazio nel suo cervello, un’altra domanda si formava: l’oste aveva capito di non avere a che fare con due semplici babbane? Da questo sarebbe dipesa, probabilmente, la veridicità della sua risposta.-
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