| Sembrava che Merlino avesse voluto mandargliela buona per quella volta. La discussione con Persefone non era stata troppo lunga ed erano riuscite a raggiungere quella tizia che avrebbe dovuto far loro da guida. Ora non restava che seguirla e vedere di combinare qualcosa di produttivo. Perché, fino a quel momento, non erano riuscite a fare assolutamente nulla, a parte aggiornarsi su ciò che entrambe avevano in testa e, forse, anche intralciarsi un po’. Ma non potevano continuare a quel modo, dovevano collaborare e dovevano fare in fretta, i vampiri non avrebbero aspettato che si mettessero d’accordo, anzi, avrebbero approfittato di ogni segno di cedimento per metterle in difficoltà, Ministro o non Ministro. Si passò nervosamente la mano nel punto in cui Nathan l’aveva morsa: aveva come la sensazione che le prudesse, ma probabilmente era solo nervosa. Non era più stata così vicina a dei vampiri da troppo tempo e non poteva dire di essere tranquilla, vista l’ultima esperienza. Si impose di non pensarci e di concentrarsi sulla strada da percorrere. Non trascorse molto tempo prima che la loro guida si fermasse di fronte ad una villa dal tetto spiovente, sormontata da alcune torri. Doveva essere sicuramente molto antica, si disse, osservando l’intera struttura. Non aveva mai visto edifici di quel tipo, chissà a che epoca risaliva. Ma di certo non era lì per porre quel genere di domande, rammentò a se stessa. Nel frattempo, la sua guida aveva continuato a camminare avvicinandosi all’ingresso. Fu mentre la seguiva che notò il cancello, su cui, in precedenza non si era per nulla soffermata. Sembrava… non ebbe il tempo di pensare alto: una delle ante si aprì al solo avvicinarsi della donna che lo varcò sicura. Trasse un profondo respiro, rivolgendo una veloce occhiata intorno: era arrivato il momento di incontrare quei fantomatici ex ministeriali. Anche la loro guida sembrava pensare lo stesso: aveva aperto il portone d’ingresso, varcandolo ed invitandole ad entrare. Con un lieve cenno del capo, entrò, immergendosi in un ambiente illuminato da candele: era quello che si aspettava? Forse. Ma di certo avrebbe dovuto tenere gli occhi ancora più aperti, vista l’illuminazione. Studiò la stanza per quanto le permetteva la sua posizione e, a un certo punto, i suoi occhi incontrarono una scala a chiocciola, sulla sommità della quale, una figura stava immobile. Trattenne istintivamente il fiato: non era una persona esattamente coraggiosa, ma per quella volta avrebbe dovuto fare appello a tutta la sua razionalità ed evitare di indietreggiare e far vedere quanto essere in quel luogo l’innervosisse. Per fortuna, l’uomo, dopo aver disceso la scalinata, non si avvicinò del tutto a loro permettendo al suo autocontrollo di restare dove stava. Il silenzio che aveva regnato fino a quel momento (fatta eccezione per l’invito a entrare della loro guida) fu rotto in quell’istante da una voce maschile che non poteva appartenere ad altri che a quell’uomo. O meglio, a quel vampiro, come il termine da lui stesso usato le fece ricordare. E i vampiri non dovevano essere fatti arrabbiare. Decise in quel momento che l’avrebbe assecondato per quanto possibile. Innanzi tutto, presentandosi a sua volta -Grazie, Mt. Dusendorf. Io sono Caroline Dalton- Tacque, indecisa se presentare anche Persefone. Istintivamente l’avrebbe fatto, ma forse era meglio permetterle di occuparsene da sola, nella speranza che passasse come un segnale di fiducia. Nel frattempo, i suoi occhi si erano soffermati sulla figura del padrone di casa: a prima vista sembrava un normalissimo uomo della loro età, giusto un po’ anemico, moro e con gli occhi neri. Ed estremamente galante, a quanto sembrava. Perlomeno dalla voce e dal gesto con cui aveva accompagnato l’invito ad accomodarsi. Prese posto sul divano di fronte a lui, dopo che si fu accomodato: restare in piedi sarebbe sembrato segno di diffidenza e scortesia. Alla domanda successiva, però, rimase interdetta: messaggio? Tecnicamente…. Chiuse gli occhi per un istante, cercando le parole giuste, quindi parlò, premurandosi di tenere un tono non troppo alto -Più che un messaggio, è una richiesta, signor Dussendorf. Come forse sa,in questi ultimi anni, la scuola di Hogwarts ha subito diversi attacchi. Uno di questi, proprio a causa di un vampiro, che non riusciamo a rintracciare. Abbiamo delle informazioni, ma non ci sono sufficienti a sapere, dove si nasconda in questo momento e speravamo che voi poteste aiutarci.- Tacque. Non aveva intenzione di investirlo di parole e di far sembrare che avesse troppa fretta, non voleva dare un’impressione errata. -Sappiamo che la persona in questione si chiama Nicholas Black, che si è fatto assumere al Ministero col falso nome di Mordred Allowey e che potrebbe aver assunto una pozione invecchiante o essersi sottoposto a un qualche incantesimo per mascherare la sua età.- Continuava ancora a impuntarsi sulla questione dell’incantesimo, non c’era niente da fare, era più forte di lei. -Abbiamo bisogno di sapere se lo conoscete e se potete dirci qualcosa su di lui.- E se non avessero potuto dirle nulla, li avrebbe schiantati tutti e poi se ne sarebbero andate da lì nel giro di due secondi. Tanto, ormai, la strada per tornare indietro la conoscevano.
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