A caccia di vampiri, Aberdeen, Scozia

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view post Posted on 5/6/2014, 22:26
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A_STARA_STARA_STARA_STARA_STARA_STAR

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La risposta alle sue domande si fece decisamente attendere. Non era certa di esserne felice. Solitamente un lungo silenzio poteva significare una lunga riflessione, il che poteva far ragionevolmente supporre che qualsiasi commento o risposta fosse uscita in seguito dalle labbra del proprio interlocutore sarebbe stata di certo meditata. O poteva significare il contrario: che l’altra persona non stesse ascoltando e che non si fosse neanche accorta di dover rispondere. Tra questi due estremi vi erano infinite possibilità: in quel momento, però, non aveva né il tempo, né la voglia di mettersi a valutarle tutte. Dovevano spicciarsi, LEI doveva muoversi e presentarsi a quell’incontro senza perdere altro tempo. Se si era comportata in quel modo fino a quel momento, vi era una ragione valida anche in quell’istante: aveva compreso che la sua compagna non sapesse un emerito nulla di ciò che riguardava la missione. E quello non andava bene, non sapere nulla non l’avrebbe aiutata ad agire prontamente. Ecco perché aveva parlato per tutto quel tempo, cercando di spiegarle, di farle capire, di darle una visione reale di tutta quella faccenda mettendola anche a parte di cose che non aveva fatto in tempo a comunicare neanche a Camille stessa. Eppure, sembrava non essere servito a nulla, anzi. La risposta che le aveva dato Persefone non le piaceva del tutto. Sì, le aveva detto che l’avrebbe seguita, alla fine, aveva accettato il suo pensiero, ma… il tono che aveva utilizzato non lasciava molti dubbi su come la pensasse realmente. E anche se qualcuno avrebbe potuto pensarlo, lei non era stupida al punto da non rendersi conto che la Preside di Hogwarts le stava dando ragione più per chiudere il discorso che per reale convinzione. Sospirò, scuotendo la testa: ci rinunciava ufficialmente. Tentare di spiegare ulteriormente avrebbe significato soltanto sbattere contro un muro ed era l’ultima cosa in assoluto che voleva. Afferrò dalla tasca un sacchetto contenente alcuni galeoni, lasciandone tre sopra il tavolo: sarebbero dovuti bastare a saldare il conto e anche a ripagare l’oste del “disturbo” che la loro visita e le loro domande avevano arrecato. Quindi, mentre automaticamente, rimetteva il sacchetto al suo posto, mosse altri passi per avvicinarsi ancora all’uscita, nella speranza di raggiungere la donna che le avrebbe condotte al luogo del loro appuntamento. Questo non le impedì di trovare il modo di lanciare alla compagna un ultimo avvertimento:
-Non te lo ripeto più: non restare indietro. E se lo fai, spero almeno tu abbia lo specchio.- Si era ufficialmente scocciata: non potevano perdere tempo. Dovevano raggiungere la loro guida o quantomeno, trovare quella villa. Non aveva alcuna intenzione di tornare indietro perché la sua compagna era stata attaccata alle spalle, non a quel punto. Sicuramente, sentendo le sue parole e il suo tono, Persefone avrebbe pensato che stesse dubitando delle sue capacità. In realtà, il punto era un altro: per quanto potesse ritenerla capace, lei restava pur sempre una persona sola. Se fosse stata attaccata da qualsiasi essere ostile che avesse deciso di farsi aiutare da uno o più compagni, sarebbe stata facilmente neutralizzabile, nonostante tutte le sue conoscenze. Ma se l’amica non voleva arrivare a considerare quell’eventualità, allora erano affari suoi. Sperava soltanto che non fosse costretta a farci i conti troppo presto. Dovevano raggiungere una villa e incontrare un gruppo di esseri che non amava aspettare. Mentre lei si perdeva in quei pensieri, i suoi piedi l’avevano portata automaticamente davanti alla soglia del locale: la varcò in pochi passi, guardandosi intorno. I suoi occhi avrebbero incrociato quelli della loro guida o avrebbero dovuto affidarsi alle indicazioni che avevano ricevuto oralmente pochi minuti prima?
 
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view post Posted on 29/6/2014, 17:35
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Il Fato

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La ragazza che era stata mandata loro incontro era ancora visibile quando le due donne uscirono dalla taverna.
Raggiungerla non fu difficile, anche se rimasero sempre qualche passo dietro di lei.
Percorsero la strada che era stata loro indicata; la villa non si rivelò essere troppo lontana, il villaggio era relativamente piccolo.
La casa si trovava alla fine della strada che avevano intrapreso, era in stile gotico, con il tetto spiovente e qualche torre bassa.
Un ampio cancello chiudeva la recinzione che faceva da perimetro alla proprietà. Al di là della recinzione non c’era neppure un fiocco di neve, come se lì l’inverno non esistesse.
Quando furono a pochi metri dal cancello, questo si aprì, lasciando entrare le tre donne. Per tutto il tragitto la ragazza era rimasta in silenzio, ed in silenzio aprì il portone d’ingresso ed entrò nella grande villa. Si fermò appena oltre l’uscio.

-Prego, entrate-
La sua voce echeggiò nell’ampio atrio dall’alto soffitto a volta.
L’ambiente interno era avvolto dalla penombra, la poca luce proveniva da candele appese a lampadari sospesi a diversi metri dal pavimento. Un’ampia scala semicircolare portava al piano di sopra e sulla cima di essa una figura in attesa.
Dalla siluette si intuiva che era un uomo.
Scese le scale in pochissimo tempo, pur mantenendo la propria postura, ma non andò oltre la fine dei gradini, per mantenere una certa distanza dalle visitatrici.

-Benarrivate.
Il mio nome è Victor Dusendorf, capoclan di questa comunità-

La voce bassa aveva un suono piacevole.
Illuminato dalla luce delle candele, il padrone di casa si riusciva a vedere meglio. Capelli neri, leggermente ondulati, gli arrivavano alla base del collo; la pelle del viso aveva un colore omogeneo, pallido, sembrava alabastro. Due occhi neri dallo sguardo magnetico, naso fino e labbra sottili di un rosso acceso che quasi stonavano sul candore del suo volto.
Era giovane, sulla trentina, ma poteva apparire anche più piccolo dal momento che non aveva un filo di barba. Vestiva un abito gessato grigio, con una cravatta rossa.
In pochi secondi le aveva studiate entrambe da capo a piedi.

-Vogliamo accomodarci?-
Non era proprio una domanda, più che altro un invito, galante. Aveva allungato il braccio sinistro, indicando la via da intraprendere.
Precedette le due e fece strada verso un salottino.
Un comodo divano le attendeva, ed una poltrona con un alto schienale, priva di braccioli. Nella sala era presente anche un camino, rigorosamente spento. Ad illuminare l’ambiente qualche candelabro sulla mensola del camino e qualche atro su un tavolino di fianco al divano.

-Qual è dunque il messaggio che portate-
Chiese loro dopo essersi accomodato sulla poltrona.

 
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view post Posted on 6/7/2014, 00:00
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A_STARA_STARA_STARA_STARA_STARA_STAR

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Sembrava che Merlino avesse voluto mandargliela buona per quella volta. La discussione con Persefone non era stata troppo lunga ed erano riuscite a raggiungere quella tizia che avrebbe dovuto far loro da guida. Ora non restava che seguirla e vedere di combinare qualcosa di produttivo. Perché, fino a quel momento, non erano riuscite a fare assolutamente nulla, a parte aggiornarsi su ciò che entrambe avevano in testa e, forse, anche intralciarsi un po’. Ma non potevano continuare a quel modo, dovevano collaborare e dovevano fare in fretta, i vampiri non avrebbero aspettato che si mettessero d’accordo, anzi, avrebbero approfittato di ogni segno di cedimento per metterle in difficoltà, Ministro o non Ministro. Si passò nervosamente la mano nel punto in cui Nathan l’aveva morsa: aveva come la sensazione che le prudesse, ma probabilmente era solo nervosa. Non era più stata così vicina a dei vampiri da troppo tempo e non poteva dire di essere tranquilla, vista l’ultima esperienza. Si impose di non pensarci e di concentrarsi sulla strada da percorrere. Non trascorse molto tempo prima che la loro guida si fermasse di fronte ad una villa dal tetto spiovente, sormontata da alcune torri. Doveva essere sicuramente molto antica, si disse, osservando l’intera struttura. Non aveva mai visto edifici di quel tipo, chissà a che epoca risaliva. Ma di certo non era lì per porre quel genere di domande, rammentò a se stessa. Nel frattempo, la sua guida aveva continuato a camminare avvicinandosi all’ingresso. Fu mentre la seguiva che notò il cancello, su cui, in precedenza non si era per nulla soffermata. Sembrava… non ebbe il tempo di pensare alto: una delle ante si aprì al solo avvicinarsi della donna che lo varcò sicura. Trasse un profondo respiro, rivolgendo una veloce occhiata intorno: era arrivato il momento di incontrare quei fantomatici ex ministeriali. Anche la loro guida sembrava pensare lo stesso: aveva aperto il portone d’ingresso, varcandolo ed invitandole ad entrare. Con un lieve cenno del capo, entrò, immergendosi in un ambiente illuminato da candele: era quello che si aspettava? Forse. Ma di certo avrebbe dovuto tenere gli occhi ancora più aperti, vista l’illuminazione. Studiò la stanza per quanto le permetteva la sua posizione e, a un certo punto, i suoi occhi incontrarono una scala a chiocciola, sulla sommità della quale, una figura stava immobile. Trattenne istintivamente il fiato: non era una persona esattamente coraggiosa, ma per quella volta avrebbe dovuto fare appello a tutta la sua razionalità ed evitare di indietreggiare e far vedere quanto essere in quel luogo l’innervosisse. Per fortuna, l’uomo, dopo aver disceso la scalinata, non si avvicinò del tutto a loro permettendo al suo autocontrollo di restare dove stava. Il silenzio che aveva regnato fino a quel momento (fatta eccezione per l’invito a entrare della loro guida) fu rotto in quell’istante da una voce maschile che non poteva appartenere ad altri che a quell’uomo. O meglio, a quel vampiro, come il termine da lui stesso usato le fece ricordare. E i vampiri non dovevano essere fatti arrabbiare. Decise in quel momento che l’avrebbe assecondato per quanto possibile. Innanzi tutto, presentandosi a sua volta
-Grazie, Mt. Dusendorf. Io sono Caroline Dalton- Tacque, indecisa se presentare anche Persefone. Istintivamente l’avrebbe fatto, ma forse era meglio permetterle di occuparsene da sola, nella speranza che passasse come un segnale di fiducia. Nel frattempo, i suoi occhi si erano soffermati sulla figura del padrone di casa: a prima vista sembrava un normalissimo uomo della loro età, giusto un po’ anemico, moro e con gli occhi neri. Ed estremamente galante, a quanto sembrava. Perlomeno dalla voce e dal gesto con cui aveva accompagnato l’invito ad accomodarsi. Prese posto sul divano di fronte a lui, dopo che si fu accomodato: restare in piedi sarebbe sembrato segno di diffidenza e scortesia. Alla domanda successiva, però, rimase interdetta: messaggio? Tecnicamente…. Chiuse gli occhi per un istante, cercando le parole giuste, quindi parlò, premurandosi di tenere un tono non troppo alto
-Più che un messaggio, è una richiesta, signor Dussendorf. Come forse sa,in questi ultimi anni, la scuola di Hogwarts ha subito diversi attacchi. Uno di questi, proprio a causa di un vampiro, che non riusciamo a rintracciare. Abbiamo delle informazioni, ma non ci sono sufficienti a sapere, dove si nasconda in questo momento e speravamo che voi poteste aiutarci.- Tacque. Non aveva intenzione di investirlo di parole e di far sembrare che avesse troppa fretta, non voleva dare un’impressione errata.
-Sappiamo che la persona in questione si chiama Nicholas Black, che si è fatto assumere al Ministero col falso nome di Mordred Allowey e che potrebbe aver assunto una pozione invecchiante o essersi sottoposto a un qualche incantesimo per mascherare la sua età.- Continuava ancora a impuntarsi sulla questione dell’incantesimo, non c’era niente da fare, era più forte di lei.
-Abbiamo bisogno di sapere se lo conoscete e se potete dirci qualcosa su di lui.- E se non avessero potuto dirle nulla, li avrebbe schiantati tutti e poi se ne sarebbero andate da lì nel giro di due secondi. Tanto, ormai, la strada per tornare indietro la conoscevano.
 
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Persefone D. Bennet
view post Posted on 6/7/2014, 11:57




Ciò che avevo deciso di fare fu fatto. Seguii la giovane guida e la mia compagna di avventura lungo un percorso ed un sentiero privo di perigli per giungere dinanzi ad una struttura che poteva definirsi palazzo più che Villa...Ai miei occhi. Il primo pensiero che mi balenò nella mente fu una constatazione sin troppo logica per non corrispondere al vero: non si trattava di abitazione destinata a famiglia poco numerosa...Di certo poteva esser casa privata ma...Temevo fosse più una sorta di quartier generale dei vampiri. Certo...Tutte supposizioni, tutte macchinose riflessioni di una mente che, lungo il sentiero, aveva avuto il tempo di divagare e di viaggiare per vie fin troppo contorte. Il silenzio...Il silenzio lungo il percorso mi aveva condotta nella diffidenza e nella preoccupazione. Ad ogni modo, rispettai il silenzio e soprattutto l'esperienza della mia compagna di avventura.
E varcai il cancello al di là del quale meteo ed "usura" temporale sembravano non aver appiglio alcuno. Avanzai e feci ingresso come le altre due prima di me. L'esterno fu osservato con attenzione poiché luce del giorno lo permetteva.
Ma una volta varcata la porta dell'abitazione, la visuale e soprattutto il raggio della stessa, cambiò.
Stile gotico esterno rispecchiava quello interno: ampio atrio, scalinata circolare, candele ad illuminare dall'alto di lampadari d'epoca poco più di una penombra, tanto da non permettere di individuare nettamente la figura che, alla sommità della scalinata, ci attendeva.
Tempo e discesa dalle scale del padrone di casa permisero di mirare un uomo certamente di bell'aspetto e dotato di fascino. Con discrezione cercai di non perdere di vista la nostra accompagnatrice. E nel contempo mi presentai con educazione ed assoluta cordialità, così come il padrone di casa e Caroline a sua volta, avevano fatto.
Persefone Bennet. Grazie per averci accolte nella Sua dimora.
Il ringraziamento era sincero. Legata alle tradizioni ed alle maniere eleganti e cortesi, non potevo non ricambiare lo stesso tono, nonostante la mia mano stringesse sempre la mia bacchetta sotto il mantello, in maniera curata, discreta.
Seguii nel salottino il vampiro e Caroline e lasciai che fosse la mia compagna a parlare, com'era giusto. Mi accomodai di fianco alla mia amica, di fronte al vampiro. Sembrava non esservi nessun altro, fatta esclusione per la nostra accompagnatrice che supposi, fosse rimasta all'ingresso, dato che di lei non vi era notizia.
Per quanto la visuale non fosse ottimale, la penombra e l'occhio umano potevan ancora convivere in maniera soddisfacente. Gli occhi si abituavano all'ombra, tanto da permettere di vedere quanto umanamente possibile l'intera stanza che veniva da me osservata con cura ed attenzione, senza tuttavia, mancare di rispetto al padrone di casa, mostrandogli attenzione ed ossequioso rispetto con occhi attenti.
Non aggiunsi parola.
Caroline era certamente il messo adatto alla circostanza.
Attesi la risposta del vampiro...Sperando giungesse cortese ed "amica".



Non ho dato per scontato che l'accompagnatrice sia scomparsa. Mi pare che non vi siano dettagli nel post. Qualora abbia letto male o interpretato male il Suo Post, Master, chiedo scusa.
Nonostante la descrizione del salottino sia giustamente sommaria, do per scontato che Persefone, per quanto umanamente possiile, possa osservare il tutto con attenzione per prendere le misure! XD
 
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view post Posted on 18/7/2014, 17:43
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Il Fato

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La sala era piuttosto scarna di arredamenti; la vista di Persefone si abituò presto alla scarsa quantità di luce, cosa che le permise di scrutare l’ambiente da un angolo all’altro. Ma oltre quel misero salotto non vi era nulla. Eccetto una porta dal’altro lato della stanza, a circa cinque metri di distanza, visibile solo per via di una striscia di luce che filtrava da sotto.
La fanciulla che le aveva condotte fino lì era entrata per ultima nel salottino, con discrezione si era avvicinata al divano, fermandosi pochi passi di lato ad esso, in modo da essere visibile da entrambe le ospiti; ma fu Persefone a notarla per prima.

Il Vampiro sedeva sulla poltrona con una postura impeccabile, da far invidia alla famiglia reale Inglese. Lo sguardo rivolto verso Caroline che, in poche parole, arrivò dritta al nocciolo della questione.
Il volto dell’uomo non mutò di una virgola, non ci fu nessuna espressione che potesse lasciar intendere anche la più piccola reazione da parte sua.

-Nicholas Black-
Pronunciato da lui quel nome assumeva un suono inquietante.
-È stato qui qualche tempo fa, ma è andato via lune or sono. Non era individuo adatto a far parte del nostro Clan. Troppo...indisciplinato-
Quell’ultima parola suonava molto di eufemismo. La cosa lasciava intendere che erano stati altri i motivi del suo allontanamento.
-Non sappiamo dove sia andato; lui non l’ha detto. E noi non abbiamo chiesto-
Da come aveva concluso, sembrava che la cosa fosse finita lì.
-Non credo che riuscirete mai a raggiungerlo. Se anche solo vi avvicinaste al luogo in cui si trova, scapperebbe prima che possiate accertarvi che sia realmente lì-

-I Vampiri sono cacciatori, non prede-
La pausa che aveva separato l’ultima frase da quella precedente appesantiva l’atmosfera della conversazione. L’estrema calma mostrata dal vampiro, la sua collaborazione, avevano qualcosa di sinistro...o forse era solo suggestione.

 
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view post Posted on 21/7/2014, 00:36
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A_STARA_STARA_STARA_STARA_STARA_STAR

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Erano, finalmente, giunte a destinazione. Fino a poco prima si era chiesta se ce l’avrebbero mai fatta, se sarebbero mai riuscite a trovare quella maledetta comunità. All’inizio, portare a termine anche solo la prima parte di quella missione sembrava più difficile perfino del trovare il classico “ago nel pagliaio”. E anche quando avevano trovato una guida, non era riuscita ad essere del tutto tranquilla: condivideva i timori di Persefone, erano stati i suoi per un breve lasso di tempo. Il fatto che avesse accettato di seguire la donna non significava che avesse smesso di preoccuparsi. Se aveva imboccato quella strada, era perché sapeva con assoluta certezza che era l’unica cosa da fare se volevano sperare di ottenere un qualche risultato. E ora si trovavano in quella villa, di fronte a un vampiro che sembrava uscito dai più classici romanzi, che le aveva invitate ad accomodarsi. La prima parte della missione –trovare la congrega di ex ministeriali- era stata finalmente portata a termine, ora restava la più complessa: ottenere informazioni su Nicholas Black. E lei era l’unica che fosse in grado di fare domande precise, poiché aveva avuto a che fare con quel ragazzo più di quanto avrebbe desiderato. Aveva quindi preso la parola e posto la domanda al loro ospite nella maniera più semplice che le riusciva: meno crismi ci fossero stati, più possibilità avrebbe avuto di ottenere una risposta che le piacesse. Forse. Tentò di non abbassare lo sguardo, in attesa che Mr Dusendorf parlasse e, nel contempo, cercando segni che rivelassero ulteriori indizi: espressioni, intonazioni, posture… Ma da quel punto di vista non ebbe fortuna: il loro interlocutore era incredibilmente misurato. Non compì un gesto fuori posto e non vi furono espressioni che potessero indirizzarla da una parte o dall’altra. Almeno all’inizio, finché non pronunciò il nome di Black. Furono soltanto due parole, eppure un brivido inquietante, le percorse la schiena.
*Ottimo inizio* non poté fare a meno di pensare, ma rimase in silenzio, cercando di concentrarsi sulle informazioni che quel tipo sembrava disposto a elargire. La frase successiva non le suonò nuova: in fondo Black aveva abbandonato Londra proprio perché non riusciva a fare a meno di fare danni. E il tono in cui era stato pronunciato quell’aggettivo –indisciplinato- lasciava intendere che non fosse quella la parola esatta che l’altro stava cercando. Se Nicholas non era cambiato da quando lei ci aveva avuto a che fare (e non lo credeva possibile) allora doveva aver combinato qualche guaio anche in seno a quella comunità. Stava per chiedere se avessero informazioni relativamente ad altri suoi spostamenti, ma la risposta le venne prima ancora che avesse potuto porre la domanda: lui non aveva detto dove sarebbe andato e loro non avevano voluto saperlo. E non avrebbero dovuto volerlo sapere neanche lei e Persefone, o così le parve di intendere tra le righe. Quella situazione cominciava a non piacerle: all’inizio si era sentita rilassata, dopo aver appurato che il loro ospite sembrava volerle sinceramente aiutare, ma ora…. Ora cominciava a essere sinceramente preoccupta… le ultime frasi poi, non erano affatto confortanti. Come doveva comportarsi? Doveva essere sincera fino all’ultimo? Aveva sempre creduto che la sincerità pagasse, ma cominciava a non essere sicura che valesse in quel caso. Si sentiva una perfetta cretina, in effetti, ma era andata in quel posto con un preciso scopo e avrebbe fatto di tutto per raggiungerlo.
-Mi stia a sentire signor Dusendorf. Non siamo venute qui per farci minacciare, questo sia chiaro. Al momento non abbiamo intenzione di raggiungere Black, non è compito nostro, stiamo semplicemente cercando di aiutare il Ministro nelle ricerche. Perché, le ricordo che ci manda il Ministro, che, se non vado errata, dovrebbe averla avvisata del nostro arrivo.- Cosa voleva ottenere? Di preciso non lo sapeva, ma sperava che l’aver nominato il Ministro facesse rientrare nei ranghi quello che, fino a prova contraria, era un ex dipendente del Ministero. La sua reazione le avrebbe dimostrato quanto l’uomo fosse interessato all’opinione della sua ex datrice di lavoro. Quindi cercò di riordinare le idee, per evitare di dire sciocchezze ed essere presa per una stupida ragazzina.
-Non saremo noi a cercare personalmente Black, se ne occuperanno altre persone più qualificate. Tuttavia noi siamo state incaricate di reperire quante più informazioni possibili in modo da restringere il raggio di ricerca. Per cui, le chiedo: quali informazioni può darci che ci aiutino a raggiungere questo scopo? E cosa intendeva prima quando ha affermato che Nicholas era… come ha detto?- Le occorse qualche secondo per riportare alla mente il termine preciso
-Indisciplinato?- Sicuramente aveva perso dei dettagli, si era fatta prendere dall'agitazione e aveva tralasciato qualcosa... ma sperava di avere tempo di fare mente locale in seguito. o che, se non l'aeva fatto lei, ci pensasse almeno Persefone. In fondo, se erano lì in due era proprio per aiutarsi a vicenda, no?
 
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Persefone D. Bennet
view post Posted on 3/8/2014, 13:57




Santi Numi! SANTI NUMI!
Le mie orecchie stavano davvero udendo quell'assurda conversazione ove, facendo seguito alla minaccia nemmeno tanto velata del padrone di casa, Caroline rincarava la sua dose di scortesia mostrando tanta saccenza?!
La mia amica e compagna desiderava forse esser pasto prelibato di coloro che abitavano quella barocca abitazione!?
Avevo deciso di assecondare i piani ed i progetti di Caroline in quanto maggiormente esperta nella fazione del Bene e gerarchicamente motivata e legittimata a guidarmi e dirigermi.
Ma era stata idea giusta la mia?
Per quanto la mia amica fosse cara e piena di doti, quella della diplomazia era proprio arte a lei ignota. Avrei dovuto parlare io se solo avessi conosciuto nel dettaglio l'oggetto dell'incontro! Ed anche in quel caso, certamente avrei fallito perché quelle creature non avevano alcuna intenzione di trattare...Sesto senso? No! Semplice realismo e dato di fatto. E le parole lo confermavano.
Non contava, in quell'occasione, verità e giustizia, ma collaborazione...Subdola collaborazione destinata ad ottenere quanto desiderato. Un'informazione in cambio di...In cambio di cosa? Cosa avevamo noi da poter offrire a quell'affascinante e pericolosa creatura?
Niente...Se non noi stesse...
Mi sentivo come un polletto allo spiedo, pronto ad esser mangiato come succulento pranzo.
Un'immagine assurda eppure perfettamente calzante. La dimostrazione della forza dei vampiri che, senza nemmeno tanta fatica, eliminavano due figure del Mondo Magico forse scomode o forse inutili per loro...
Possibile che Caroline non si sentisse esattamente così?!
Ecco cosa eravamo: due galline in brodo entrate nella pentola senza nemmeno divincolarsi un pochino. Già spennate, senza rendersene conto. Mancava il fuoco...Ma avevo tanto l'impressione che la minaccia di quell' "uomo" equivalesse all'estrazione dell'accendino dalla tasca. Non restava che avvicinare l'accendino al bruciatore, effettuare un piccolo scatto e...Voilà...
Il tempo dedicato al dialogo del Padrone di casa era servito a farmi osservare attentamente ogni minimo particolare della stanza: mobili, collocazione, porta sospetta dietro la quale potevano attendere chissà quanti vampiri - benché pareva vi fosse forse troppa luce all'interno per poter essere gradito luogo per le creature - e soprattutto la nostra guida, ben visibile, in piedi, taciturna.
Avevo già deciso cosa fare ancor prima di entrare in quella stanza. Ma dovevo attendere momento giusto per farlo...Non avevo mai abbandonato il mio abbraccio alla bacchetta sotto il mantello. Mai avevo abbandonato la reale intenzione di difendere...E di difendermi...Non potevo estrarre l'arma magica. Sarebbe stata una dichiarazione di guerra. E non volevo esser la prima a fare il passo che in realtà era già stato fatto.
Eravamo già in battaglia...Io lo sapevo...Il vampiro lo sapeva...E Caroline? E la guida? Ne erano consapevoli?
Ad ogni modo, il discorrere dell'uomo e di Caroline stessa mi diedero il tempo e l'occasione per agire. Del resto, in quel momento, non ero certo io la protagonista della vicenda! Caroline era certamente attrattiva più luminosa per il suo parlare!
La mano celata sotto il mantello non avrebbe destato sospetti se fosse rimasta laddove era stata sino a quel momento, ovvero nascosta.
Dunque, non avrei compiuto passi falsi. Avrei utilizzato la magia ma agendo su di me...Non avrei attaccato.
Mi sarei difesa utilizzando incanto che mi avrebbe permesso successivamente di essere in vantaggio nei confronti di tutti i nemici o forse di alcuni soltanto. Del resto...Avere un nemico piuttosto di due nemici pronti ad attaccarmi era comunque vantaggio...
E, nel momento della battaglia, avrei effettuato seconda mossa, nella speranza potesse avere successo...
Un passo alla volta, repentino perché...Non ritenevo che il dialogo sarebbe durato troppo a lungo...
Optai per un incanto illusorio...Un incanto difensivo semplice per me, quasi elementare, eppure molto potente se utilizzato da un mago dotato di una certa forza...Non ero la Strega più abile del mondo magico, ma certamente ero tra le più esperte. Dunque, per quanto fossi certa che l'"uomo" dinanzi a noi mi equivalesse o superasse per dote e forza mentale, non poteva dirsi altrettanto per eventuali altri vampiri e soprattutto per la guida, unica "rivale" visibile ai miei occhi al momento...Sempre che di vampira si fosse trattato...Ma io era certa di sì.
Mentre l'uomo discorreva con Caroline io già avevo puntato la mia bacchetta contro me stessa, sotto il mantello. Non era necessario che la bacchetta avesse posizione ortogonale al mio corpo. Bastava puntarla in maniera ferma su me stessa: cosa piuttosto semplice considerando che già la bacchetta, con una lieve direzione interna, impercettibile poiché di uno o due centimetri, poteva puntare su di me. La formula sarebbe stata pronunciata mentalmente, solo ala fine del movimento e del fermo posizionamento della bacchetta diretto su me stessa. Avrei così mentalmente pronunciato
*Séocculto*
ponendo l'accento sulla "e" e pronunciando le due parole "se" e "occulto" come fossero una sola.
L'intenzione era quella di esser ignorata, di non esser notata...Da tutti o quasi tutti i presenti, compresi eventuali osservatori ...Per poter agire al momento opportuno.
Non era incanto difficile...Sperai nella mia abilità per il buon esito. In tal maniera avrei ridotto il pericolo e il potenziale attacco sulla mia persona risultando "Nota" a nessuno o forse solo a uno...Non potevo sapere, non potevo aver certezza di chi avevo di fronte...Il tempo mi avrebbe illuminata...Ne ero certa...




Chiedo scusa al Master per avere postato dopo i tre giorni stabiliti secondo le regole. Ho avuto molto da fare.
Dato che non è stato specificato, ho dato per scontato che la guida non mi stesse fissando continuamente e che quindi io abbia potuto agire nel momento in cui non ero osservata direttamente. E seppure osservata, il minimo movimento obliquo della bacchetta da laterale a laterale interno per puntare su me stessa (movimento di pochi centimetri), ho pensato fosse non sospetto e non percettibile o comunque non ritenuto pericoloso poiché la mano era già, fin dall'inizio all'interno del mantello e, da umana, e non da vampira, il corpo qualche piccolo movimento anche involontario e naturale lo fà.
 
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view post Posted on 11/8/2014, 22:51
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Il Fato

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Quanta sfacciataggine da parte di quella visitatrice; una sfrontatezza che poteva essere sintomo di estrema audacia e sprezzo del pericolo o solo un’eccessiva ingenuità o peggio: stupidità.
In altre parole o era molto coraggiosa o molto stupida per rivolgersi a lui a quel modo, con quelle parole, con quel tono.

-Deve esserci stato un fraintendimento miss Dalton-
Il tono di voce del vampiro non era mutato, ma al termine della frase palesò un sorriso sghembo, quasi derisorio
-La mia non era una minaccia, ma una semplice constatazione-
I lineamenti del vampiro si fecero più duri, assunse un’espressione severa. Guardava fisso Caroline ed il suo sguardo era così penetrante da mettere in soggezione anche la mente più forte.
-So benissimo chi vi manda. Ma se questi qualificati fossero in grado di trovare Black, l’avrebbero già fatto e voi non sareste qui a cercare informazioni. La vostra presenza smentisce le sue parole-
Il discorso del vampiro non faceva una piega, dal suo punto di vista, e dava l’idea che non apprezzava minimamente i toni e le allusioni che osava proferire quella piccola umana.
Le domande che pose Caroline non ebbero risposta, anzi vennero completamente ignorate, come se non fossero stato proprio pronunciate.

-Ad ogni modo possiamo giungere ad un accordo. Noi vi aiuteremo con Black, voi in cambio potrete intercedere presso il Ministro affinché assecondi una nostra richiesta-
Un semplice do ut des.
Tutto era nelle mani di Caroline e Persefone. Quest’ultima, approfittando del fatto che l’attenzione dei presenti era rivolta su Caroline, aveva eseguito un incantesimo semplice, senza dare nell’occhio, complice il fatto che la bacchetta magica era ben nascosta sotto le vesti.
La sua volontà di voler passare inosservata fu accolta dal fato, l’incantesimo andò a buon fine, ma cosa voleva fare la Preside di Hogwarts? E cosa voleva fare Caroline?

 
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view post Posted on 24/8/2014, 00:24
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No, decisamente, quella missione non andava più bene per lei, non dopo quello che le era successo, non dopo l’essere diventata ancora più diffidente di quanto già non fosse nei confronti dei vampiri. Doveva portarla a termine il prima possibile, doveva chiudere quella parentesi, prendersi una pausa e dimenticare, per quanto possibile. Quantomeno, quel morso sembrava non aver avuto conseguenze troppo gravi. Ma perché ora stava pensando a quello? Doveva restare concentrata, doveva ascoltare quello che dicevano gli altri di fronte a lei, doveva tenere conto di tutto ciò che accadeva, di qualsiasi cosa che avrebbe potuto risultare importante. Perlomeno aveva una sola persona da ascoltare. Da quando erano arrivate lì, Persefone era rimasta in perfetto silenzio, se non avesse saputo che era li a fianco a lei avrebbe potuto temere che fosse svanita nel nulla. Ma per fortuna, neanche quel pensiero l’avrebbe importunata, concedendole di concentrarsi su altro. E di restare concentrata aveva bisogno più che mai in quella situazione. Aveva frainteso già qualcosa e forse, avrebbe frainteso altro. E, a giudicare dalle parole del suo interlocutore, anche loro avevano frainteso lei. Trasse un sospiro, cercando di riordinare le idee e di spiegarsi al meglio.
-Per una volta siamo d’accordo, signor Dussendorf. Ritengo anch’io che ci sia stato un malinteso. Intendevo parlare di una semplice divisione dei compiti: noi cerchiamo qui, o in qualsiasi altro posto possa esserci utile, informazioni su Black. Poi le riporteremo al Ministero che incaricherà altri, più competenti di noi, di cercarlo. Per quanto ne so, quindi, il nostro viaggio finisce qui, a meno che non ci dica che possiamo trovare altre informazioni da qualche altra parte.- Ed era stata sincerissima, forse anche troppo. E forse prima aveva reagito in maniera esagerata. Eppure non rimpiangeva nessuna delle sue scelte, tornando indietro si sarebbe comportata esattamente allo stesso modo. Se poi avessero continuato a non capirsi… a quel punto non avrebbe più saputo che fare. Forse avrebbe lasciato parlare Persefone visto com’era stata spigliata in precedenza. Forse era per quello che non aveva risposto alle sue domande? Sospirò: era quasi tentata di ripeterle, ma non era certa che avrebbe ottenuto risultati. Doveva assecondarli il più possibile. E ora ne aveva l’occasione.
-Una richiesta? Quale?- Aveva cercato di essere il più tranquilla possibile, ci sarebbe riuscita? Il suo interlocutore l’avrebbe capito?
 
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Persefone D. Bennet
view post Posted on 24/8/2014, 14:10




Il cambio di rotta continuo mi dava letteralmente il "mal di mare".
Un attimo prima il padrone di casa si accingeva a minacciare le sue ospiti e...Poco dopo tornava a palesare la propria collaborazione, o meglio la neutralità d'azione seppur con un certo disappunto per i toni adottati dalla mia amica e compagna di avventura. Attendevo una reazione violenta e brusca, un innesco di ira e brama di supremazia da parte del vampiro.
Avrei scommesso molti galeoni tintinnanti, puntando su "Battaglia Certa ed Imminente", invece...Niente.
La guida se ne stava esattamente dove era stata sino a quel momento e l'affascinante vampiro continuava a conversare, con alti e bassi, con Caroline.
Un controllo misurato, difficile da sostenere a lungo.
Caroline mostrava prontezza ed eloquente senso del dovere. Ella parlò con pacata sicurezza senza mostrare scomposta impazienza o timore. Dunque, la mia decisione di tacere e lasciare condurre a lei le trattative era sensata e "felice".
Tuttavia, ero determinata a svolgere indagine e azione parallela rispetto alla mia amica. Dovevo e volevo essere scettica e pronta a tutto. Non riuscivo ad abbassare la guardia. Attendevo il peggio poiché ero certa che sarebbe giunto senza dare avvisaglia.
Osservavo e prendevo le misure di distanze, vie d'uscita e zone morte.
Misuravo mentalmente i passi per raggiungere l'atrio e la porta principale d'uscita. Osservavo di fronte a me la parete al fine di individuare finestre ed accessi con l'esterno. Ed osservavo quella porta dietro la quale una luce lasciava spazio ad un'incognita. Perché mai la luce? La stanza dove noi stesse ci trovavamo era male e poco illuminata. Perché la stanza al di là di quella porta faceva filtrare una luminosità apparentemente superiore a quella del salone? La domanda appariva ai miei occhi stupida e superflua, eppure non riuscivo a non pormela.
Il fatto che nessuno mi avesse prestato attenzione sino a quel momento mi fece sperare che l'incanto da me castato fosse andato a buon fine. Del resto, non potevo averne certezza finchè non avessi io stessa agito ma agire significava dichiarare per prima, apertamente battaglia. Oh, sì perché il mio istinto gridava di alzarmi, evocare banalmente un Lumos Solem, afferrare il braccio di Caroline e smaterializzarmi il più lontano possibile da quel sontuoso palazzo.
Ma non potevo farlo...Non ancora...E non ero nemmeno certa che la smaterializzazione sarebbe stata possibile...
E il Ministero come avrebbe reagito? Non potevo certo essere io la miccia della discordia. La fuga sarebbe stata quanto mai scortese...Se "scortese" poteva definirsi l'istinto primordiale di sopravvivenza!
Chissà quanto tempo era stato speso e quanti compromessi erano stati di malavoglia accettati per raggiungere quella formale sopportazione che tale incontro rappresentava pienamente per l'una e l'altra parte (umani-vampiri).
Ed ecco le parole poco promettenti...Una richiesta...Mhm...Pessima situazione.
Qualcosa mi diceva che mai avremmo potuto soddisfare la richiesta. Scettica?! Forse...
La mano che impugnava saldamente la bacchetta continuò a restare celata sotto il mantello. L'altra mano, in attesa della manifestazione della richiesta, era pronta ad afferrare il braccio di Caroline. Ma non era il momento. Non ancora. Non potevo fare movimenti sospetti. Ero quasi certa che la guida e forse la mia stessa amica non notassero la mia presenza, ma lui? Lui era stato soggiogato dal mio incantesimo? Probabilmente no. Dovevo ancora attendere.

 
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view post Posted on 13/9/2014, 22:39
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Il Fato

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Tredici era il numero di passi che occorrevano per raggiungere la porta dalla quale filtrava la luce; se si consideravano normali passi. Sette falcate se fatte di corsa; potevano essere anche sei se si andava abbastanza veloce, dandosi una gran bella spinta iniziale. Tempo richiesto due secondi, ma se a compiere quella distanza era un vampiro, avrebbe impiegato meno di mezzo secondo.
Non sapendo chi si trovava dietro quella porta e perché, soprattutto, era una grande incognita da tenere in considerazione in caso di fuga improvvisa. Persefone calcolava tutto con minuzia, preparandosi al peggio. Il Capo dei vampiri era a cinque passi da loro, la giovano ragazza a due. La porta alle loro spalle distava otto passi ed era l’unica via d’uscita a loro conosciuta, forse la sola. Sarebbe stato davvero difficile riuscire a fuggire da lì illese, se le cose si fossero messe male. L’idea migliore era quella di mantenere la calma ed uscire come erano entrate: in pace.
Persefone stava dando un ultimo sguardo alla porta illuminata, quando la luce si spense.

-Vede Miss Dalton, tra le nostre razze c’è sempre stata una certa... diffidenza-
Rispose il vampiro sentendo la domanda che si aspettava
-Veniamo considerati mostri solo perché per vivere abbiamo bisogno di bere sangue umano. È piuttosto ingiusto direi.-
Seguì una breve pausa
-Ma lei più di altri dovrebbe sapere che a noi non occorre uccidere per nutrirci-
La frase era un chiaro riferimento a quanto successo tra lei e Nathan. Ma come faceva lui a saperlo? Chi glielo aveva detto? O forse aveva visto i segni dei denti che si era così tanto affaticata a nascondere? Eppure era evidente che si riferisse a quello.
-Alcuni di noi lo fanno, è vero, gli umani si uccidono tra loro da millenni, l’essere vampiri non fa molta differenza. Ma Noi siamo perfettamente in grado di coesistere con voi umani e questo villaggio ne è una prova. Siete state alla locanda, lì non c’erano vampiri. Anche Emily
Disse indicando la ragazza al loro fianco
-È una strega, proprio come voi. Vive con noi da quasi cinque anni ed è in perfetta salute-
Fu a quel punto che Victor si alzò, assumendo più autorevolezza di quanto non avesse prima.
-La nostra richiesta è piuttosto semplice. Vogliamo l’abolizione del paragrafo 12 del decreto sul trattamento dei non maghi semiumani e che venga conferito lo status di Mago ai vampiri che possiedono poteri magici-
Quella richiesta di semplice aveva veramente poco. Entrambe conoscevano il paragrafo 12 di quel decreto, imponeva a tutti i vampiri di sottoporsi a marchiatura da parte del Ministero, per poter essere facilmente riconosciuti. Ovviamente molti erano coloro che si sottraevano a tale pratica, scegliendo di nascondere la propria natura. Abolirle quel paragrafo sarebbe stato complicato e avrebbe richiesto tempo, per non parlare del fatto che non sapevano come avrebbe reagito Camille di fronte ad una tale richiesta.

 
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view post Posted on 13/10/2014, 21:34
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A_STARA_STARA_STARA_STARA_STARA_STAR

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La situazione si faceva più complicata ogni minuto che trascorreva. Ormai aveva compreso di dover essere diplomatica con quelle persone, ma non le era affatto facile. La sua esperienza personale la portava a sollevare una barriera impenetrabile ogni volta che si nominava in qualsiasi modo l’argomento “vampiri” e, detto sinceramente, non riusciva a capire come mai Camille avesse deciso di affidare quella missione proprio a lei. Quella conversazione diventava ogni momento più complessa: erano state mandate lì per ricevere un aiuto da quella comunità, ma sembrava fossero loro a dover dimostrare qualcosa benché fossero giunte lì senza alcun intento bellicoso. Cominciava seriamente a non poterne più di quella situazione. Il suo sguardo continuava a essere puntato verso il suo interlocutore, ma lentamente, la coda dell’occhio si spostava, per tentare di capire quale fosse la situazione intorno a lei. E da quel poco che poteva vedere, non sembrava confortante. Era meglio restarsene a conversare tranquilla e dare spago a quei vampiri. Se anche avesse voluto andarsene, avrebbe dovuto farlo alle loro condizioni, che di certo non prevedevano che interrompesse il discorso nel bel mezzo della richiesta. A proposito della richiesta… forse era meglio prestare attenzione a quello che diceva il tizio, in modo da poter riportare correttamente a Camille le loro pretese. Sì, quello poteva farlo, ascoltare e riferire, magari anche subito se avesse…. no, non aveva portato lo specchietto che le permetteva di comunicare con Camille, dannata lei. Aveva avuto troppa fiducia ed era stata convinta che non sarebbe servito, dato che era stata il Ministro in persona a mandarla lì. Ma le cose sembravano aver preso un’altra piega, ora erano quei vampiri a decidere cosa volevano o non volevano sentire. Sollevò un sopracciglio quando il tipo parlò di “diffidenza” tra la razza umana e quella vampira…. Parlare di diffidenza era un mero eufemismo, gli umani avevano sempre avuto paura dei vampiri, le leggende che giravano in merito non aiutavano e tantomeno deponeva a loro favore il fatto che si nutrissero di sangue umano. Che il tipo voleva far passare come un dettaglio trascurabile e che era, invece, il centro della questione. Ma preferì evitare commenti, non era di quello che erano andati a discutere e una qualsiasi parola fuori luogo avrebbe solo corso il rischio di creare ulteriori problemi. Eppure, il tizio sembrava farlo apposta e sembrava che sapesse più cose di quante lei fosse disposta a rivelarne soprattutto se si trattava di uno sconosciuto. Fino al giorno prima, neanche Persefone aveva saputo nulla di ciò che le era successo e tutt’ora non le aveva ancora rivelato tutto… per cui era meglio che continuasse a tacere, anche se la voglia di rompere la testa a quel tipo aumentava ad ogni istante. Per fortuna il leggero cambio di rotta, le permise di mettere da parte i suoi istinti bellicosi. Il riferimento a quella Emily la fece voltare: Emily chi? Pochi istanti le furono sufficienti a comprendere che quello era il nome della ragazza che le aveva scortate. Per un momento aveva pensato… ma non poteva certo essere lei, Emily Lovegood era sparita da anni e se Camille avesse saputo che si trovava lì non avrebbe continuato a considerarla “svanita nel nulla”. Ma scacciò quei pensieri, non appena il termine “richiesta” raggiunse le sue orecchie
*Ci siamo* Finalmente avrebbero saputo di quale richiesta sarebbero state ambasciatrici… e l’udire le parole dell’uomo per poco non la fece saltare in piedi. Camille non avrebbe MAI accettato, ne era più che certa. Abolire quel paragrafo significava abolire ogni controllo su quelle creature. Ma allora perché erano lì, si chiese, se i ponti erano chiusi già prima di cominciare? Quel tipo non poteva veramente essere così ingenuo da credere che il Ministro della Magia avrebbe acconsentito a una simile richiesta… e allora, dov’era il trucco? Cosa, veramente, voleva ottenere? Una cena gratis? Si morse il labbro inferiore, riflettendo. Avrebbe voluto urlare in faccia all’uomo che erano impazziti, ma non sarebbe stata una mossa furba. Doveva trovare una scappatoia. E quando proprio aveva iniziato a disperare di riuscirci, il suo cervello le venne in aiuto: il tipo le aveva chiesto di riportare la sua richiesta a Camille, non di essere lei a decidere. Questo poteva prometterlo, poteva promettere che avrebbe parlato con Camille in merito alla richiesta… in fondo cosa le costava? Sperava soltanto che non avanzassero ulteriori richieste, stavano già perdendo fin troppo tempo.
-D’accordo signor Dusendorf, riferirò la sua richiesta al Ministro non appena sarò nuovamente a Londra-
Ma era troppo, troppo facile. Ora che si era impegnata a fare qualcosa che, in fondo, non le costava poi troppo, avrebbe davvero ottenuto le informazioni che le interessavano?. Avrebbe voluto porre nuovamente la domanda su Black al tipo ma… non era certa che fosse la cosa giusta. Rimase in silenzio, in attesa. Nel frattempo chissà, magari le cose si sarebbero fatte più chiare. O magari Persefone sarebbe riemersa dal suo mondo privato. Da quant’era che non la sentiva parlare? Si portò indietro una ciocca di capelli e attese, preoccupata, incerta sull’esito di quell’incontro.
 
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Persefone D. Bennet
view post Posted on 15/10/2014, 19:40




Et voilà! Eccola lì, una richiestina da niente!
Piccolo dettaglio!
Il Ministro ci aveva condotte in una vera e propria situazione destinata in ogni modo, in qualsiasi momento, in qualunque condizione, a fallire.
Un fallimento, atteso sin troppo, ed ora, palesatosi troppo in fretta.
Avevo scelto la via della diffidenza ad oltranza. Avevo optato per l'indifferenza, riponendo la fiducia nel mio passare inosservata, quasi come non esistessi, quasi fossi null'altro che un decoro ed ornamento nel bel mezzo di una delicata conversazione.
Ma, ahimè, mi resi conto che la mia condotta non era stata delle più astute. La mia amica aveva milioni di pregi: sincerità, volontà, esperienza, praticità, ma NON la diplomazia.
Il che avrebbe anche potuto rappresentare un netto punto a favore, certo...Dipendeva dai punti di vista...Ma non il mio...Quello del padrone di casa...
L'indecifrabile vampiro, misterioso ed altrettanto abile nel celare le proprie intenzioni, poteva essere diffidente, così come fiducioso delle parole di Caroline...Ma di fatto, la mia amica non aveva detto nulla che potesse solo dare adito ad un minimo spiraglio di luce dinanzi alla richiesta. In sostanza le parole della mia compagna suonavano come "Le faremo sapere"...
Del resto, come avrebbe potuto impegnarsi mostrando ottimistica accettazione? Ella non era il Ministro.
Ed il vampiro questo lo sapeva bene. E sospettavo che sapesse anche che la nostra risposta, di qualunque natura fosse stata, sarebbe risultata di fatto insoddisfacente...Ero forse paranoica? O forse la domanda non era altro che pura retorica per giungere all'accusa ed alla cagione dell'inizio del...Dissenso?
Probabile. La situazione non mi piaceva affatto. Non mi sentivo al sicuro. Non che pretendessi missioni facili e dall'esito scontato. Avevo accettato di fare parte di un ordine volto al Bene. Avrei accettato tutte le conseguenze derivanti da tale scelta...Ma...Avrei sopportato il fallimento, senza nemmeno provare a resistere?
Dotata di maggiore arte diplomatica - e questo era un dato oggettivo - rispetto a Caroline, avrei forse dovuto parlare personalmente con il padrone di casa. Ma non conoscendo i dettagli di quella missione, che cosa avrei potuto dire? Cosa di diverso rispetto a Caroline stessa? Forse il mio tergiversare sarebbe risultato irritante e falso (come avrebbe dovuto essere). Forse l'onestà di Caroline ci avrebbe ricompensate.
E nel frattempo, nell'attesa della risposta del vampiro, cosa avrei dovuto fare?
Avevo scelto...Avevo intrapreso la strada dell'ombra, del passare inosservata...Avrei continuato a non far altro che attendere, bacchetta alla mano, il momento di utilizzarla...
La donna era dunque una strega...Interessante...Bacchette in mano non ne vedevo...Ammesso che io fossi nella condizione di vedere le mani della nostra accompagnatrice. Ma osservai con attenzione la donna, sperando di potere cogliere ogni dettaglio importante: posizione delle mani e posizione della bacchetta, se visibile, oppure supposizione della posizione della stessa, se non visibile. Altre misure, altri dettagli. Null'altro che attesa.

 
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view post Posted on 12/11/2014, 20:36
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Il Fato

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Il volto di Victor mostrò una scintilla di soddisfazione.
-Bene. Abbiamo un accordo allora-
Fu in quel momento che sia Caroline sia Persefone si accorsero di essere con le spalle al muro, metaforicamente parlando si intende.
Il bel vampiro aveva ottenuto ciò che voleva, inducendo le due ospiti a perorare la sua causa ed ottenere l’abolizione del decreto che tanto lo affliggeva.

Ripensando alla conversazione, tutto tornava: "possiamo giungere ad un accordo...
vi aiuteremo con Black, voi in cambio potrete intercedere presso il Ministro affinché assecondi una nostra richiesta..."
Loro due erano solo dei tramiti, dei messaggeri, ora era chiaro il motivo per cui il vampiro aveva iniziato chiedendo quale fosse il messaggio che portavano. In realtà la conversazione si stava svolgendo tra il Capo Clan ed il Ministro, ma tramite intermediari. Il Ministro voleva Black, il Vampiro voleva l’abolizione del decreto.
"...Abbiamo un accordo."
E lo avevano.

-Naturalmente se avete bisogno di aiuto, qualora aveste difficoltà a convincere il Ministro, c’è sempre la nostra rappresentante al Ministero, sono sicuro che collaborerà se glielo chiederete-
Ebbene si, una rappresentante, aveva detto proprio così. Ma, più importante, aveva detto convincere il Ministro. Il loro compito era diventato piuttosto chiaro. Non dovevano solo riportare il messaggio, ma anche convincere Camille a collaborare. Lo scambio doveva essere equo –per così dire-, Balck in cambio dell’abolizione di quel famoso paragrafo 12
-Ora, se vogliate scusarmi, ho altre faccende di cui occuparmi-
Dopo averle gentilmente congedate rivolse uno sguardo ad Emily. La fanciulla parve capire al volo. Le sue mani, che fino a quel momento erano state bene in vista, intrecciate l’una all’altra all’altezza del bassoventre, si sciolsero.
-Vi accompagno all’uscita-
Proferì serafica indicando la via verso la porta. Della sua bacchetta sembrava non esserci traccia sotto i vestiti, doveva essere ben nascosta.
Il colloquio era giunto al termine. Victor attendeva ancora in piedi d’innanzi allo scranno dal quale si era alzato. Le due streghe erano andate fin lì per una missione e si ritrovavano ora a doverne svolgere un’altra. Il Vampiro era stato scaltro a sfruttare a suo vantaggio quella visita.




Scusate il ritardo.
Se non vi è chiaro qualcosa, mandatemi pure un mp


Edited by MasterHogwarts - 12/11/2014, 23:35
 
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view post Posted on 14/1/2015, 17:04
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OT: Siamo quasi alla fine. Vi do altri 7 giorni per postare.
 
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