Icy Moon, Paul e Arya

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Arya Von Eis
view post Posted on 8/2/2014, 21:17 by: Arya Von Eis




Per tutta la vita aveva atteso il giorno in cui avrebbe abbandonato quel luogo, il luogo che per anni aveva dovuto chiamare casa ma che mai lo era veramente stata, un piccolo orfanotrofio situato sull’isola scozzese Hoy, nella periferia, se così poteva chiamarsi, di un pittoresco villaggio.
Si era ritrovata lì all’età di due anni, senza nemmeno comprenderne a pieno il motivo, a fatica era riuscita a stringere qualche amicizia, ma nulla di solido, col tempo aveva imparato che lì i bambini andavano e venivano, non restavano mai troppo a lungo, così preferì scegliere di non legarsi, aggrappandosi alla speranza che un giorno anche lei se ne sarebbe andata.
Quando finalmente arrivò quel giorno, non fu assolutamente come se lo immaginava, fu mille volte meglio, le stravolse la vita, ma le diede la possibilità di ripartire da zero e senza troppa nostalgia decise di partire, di accettare la sua natura ed abbandonare quel luogo in direzione Hogwarts, qualsiasi cosa sarebbe stata meglio che vivere lì, senza un passato e probabilmente senza un futuro.
Non vi aveva più messo piede, la sola idea di poterci rimanere di nuovo bloccata la dissuadeva dal solo pensiero di tornarvi, preferiva passare il tempo libero a scuola, dedicandolo alle ricerche sul suo passato e a qualsiasi cosa che potesse aiutarla a farsi strada tra quella miriade di studenti, era stata nessuno troppo a lungo per esserlo anche nella sua nuova vita eppure furono proprio quelle ricerche a riportarla su quell’isola.
La sua prima idea fu quella di inviare un gufo, rapido ed indolore, ma alla fine si convinse di voler andare personalmente, era un addio, almeno per il momento definitivo, non avrebbe avuto più nessun legame con quel luogo, nulla che la costringesse a tornarci, a meno che non fosse stata lei a volerlo, non se la sentiva di liquidare la sua infanzia con un pezzo di carta.
Ci mise un po’ a decidersi, un bel po’ a trovare il coraggio, ma quando fu pronta non ebbe più dubbi.
Quella nuova “condizione” le imponeva di render conto di ogni sua azione, più o meno, dato che non sempre si può essere onesti al cento per cento, alla sua nuova tutrice, una cugina che non sapeva di avere e con la quale il fato l’aveva casualmente fatta incontrare durante le sue ricerche, il Ministero aveva poi fatto il resto ed ora, ora che aveva almeno in parte preso coscienza di ciò che era avvenuto, era il momento di tagliare i ponti con ciò che c’era prima, di comunicare alla direttrice dell’orfanotrofio che quella sarebbe stata la sua unica ed ultima visita, che aveva, almeno in parte, trovato la sua famiglia e che non era più sotto la sua responsabilità.
Senza girarci troppo intorno aveva espresso alla cugina il desiderio di voler tornare all’orfanotrofio per un ultimo saluto, domandandole così il permesso di farlo, non glielo avrebbe negato, l’aveva ritenuta in grado di decidere del suo futuro, non le avrebbe negato quel piccolo viaggio e così fu, il giorno seguente di prima mattina lasciò la scuola vestita in perfetto stile babbano, senza però separarsi dalla sua bacchetta, non avrebbe corso rischi, ma aveva imparato a non separarsene.
Il viaggio fu meno lungo e faticoso del previsto, e appena messo piede sul molo dell’isoletta si ritrovò a sorridere divertita, aveva tanto desiderato andarsene ed ora si trovava lì per sua scelta.
L’orfanotrofio non distava molto, spesso da bambina si era ritrovata a ripercorrere quelle stesse strade per evadere la monotonia di quelle quattro mura alla ricerca di una qualche avventura che magari avrebbe potuto trovare tra i boschi o sulle scogliere, la tentazione di deviare dal suo percorso l’aveva quasi corrotta, ma era lì per uno scopo preciso, avrebbe avuto il tempo successivamente per abbandonarsi ai ricordi e salutare i luoghi nei quali si rifugiava anni addietro.
Dall’esterno l’edificio era anonimo, si confondeva col resto delle costruzioni, a dir la verità ora che ci faceva caso non c’era nemmeno nulla che lo identificasse come orfanotrofio, ma lei ci aveva vissuto per anni, lo avrebbe riconosciuto tra mille, bussò al portone, ad aprirle una ragazza, doveva essere nuova, non l’aveva mai vista, un sorriso gentile e cordiale mentre la faceva accomodare domandandole come mai si trovasse lì, ma prima che potesse rispondere un ragazzino si avvicinò di corsa girandole intorno e pronunciando incredulo il suo nome, era forse l’unico vero amico che avesse mai avuto, l’unico per il quale aveva provato un po’ di nostalgia, lo salutò regalandogli un sorriso, avvisandolo che quello sarebbe però stato un addio, non voleva fermarsi troppo, se avesse potuto avrebbe evitato di incontrare chiunque per evitare l’amarezza che lasciano gli addii.
Chiese di poter parlare con la direttrice e dopo qualche minuto fu condotta nel suo ufficio, se lo ricordava più grande, ma tutto sarebbe apparso più piccolo dopo essere stati ad Hogwarts.
La conversazione durò più del previsto, per quanto vedesse passare di lì una moltitudine di bambini e ragazzi, quella donna, voleva bene ad ognuno di loro come se fossero figli suoi, le fece mille domande alle quali però avrebbe ricevuto solo risposte vaghe, meno informazioni dava sul mondo magico meglio era per tutti, finchè alla fine non arrivarono al nocciolo della questione...un addio forse più doloroso di quanto si era immaginata, ma ora...ora nulla la tratteneva lì.
Com’era arrivata se n’era andata, senza salutare nessuno, senza lasciare traccia del suo passaggio.
Si ritrovò sola per le strade di quel paesino, ormai il sole aveva ceduto il posto alla bianca luna, rendendo quelle vie ancora più suggestive, doveva rientrare, tornare al castello, ma...poteva concedersi ancora un po’ di tempo, imboccò una stradina, la stessa che solo qualche anno prima percorreva quasi tutti i giorni per raggiungere il luogo che preferiva, una scogliera dalla quale osservare l’orizzonte e sognare di andarsene.
Lentamente gli edifici si fecero più radi, fino a scomparire, lasciando spazio al verde prima ed alla roccia poi, davanti agli occhi le si aprì uno scenario che, per quanto visto mille volte, la lasciava sempre estasiata, come se ancora inseguisse il sogno di scappare, la luna si specchiava nell’acqua macchiandola di piccole luci argentee e gli unici suoni percettibili erano l’infrangersi delle onde sulla roccia ed il frusciare del vento tra le foglie degli alberi alle sue spalle.

*Ancora qualche minuto*
Lo domandava a se stessa, avrebbe portato quel luogo con se se avesse potuto, ma non poteva, quindi si sarebbe concessa qualche altro istante per imprimere indelebilmente quell’immagine nella sua memoria, chissà se sarebbe mai riuscita a rivivere nuovamente quei momenti di pace che fino a quel momento aveva trovato solo lì.

Statistiche:
Punti Salute: 111
Punti Corpo: 61
Punti Mana: 61
Punti Esperienza: 6
 
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