Icy Moon, Paul e Arya

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Neor;
view post Posted on 24/2/2014, 17:49 by: Neor;
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Quel sussurro inatteso, ambasciatore dei suoi pensieri, contro ogni previsione si rivelò fortuito. Fu come agitare le mani nella nebbiolina d’incoscienza che permeava l’ambiente, scomponendone il velo per riuscire a vedere cosa si stagliava oltre. E con sorpresa, dal fondo ne giunsero delle risposte, diradando completamente l’ormai flebile foschia che tratteneva le due voci dall’incontrarsi.
Trascendendo gradualmente l’incanto che ammaliava la vista, il ragazzo cominciò a dedicare parte del suo interesse alla figura che sostava al suo fianco, colei che aveva risposto al richiamo dei suoi pensieri. Staccando lentamente lo sguardo dallo sfondo magnetico, rivolse un’occhiata intensa alla sconosciuta. Dimentico delle sue abitudini, lo sguardo che si soffermò sul volto della giovane ragazza non era mosso da curiosità, né dalla maniacale cura per i dettagli che il suo essere previdente gli aveva donato. Le iridi sbiadite trovarono conforto nel verde di quegli occhi accesi d’interesse che, nel frattempo, si erano posati su di lui. Non ebbe cura di darsi un perché; per una volta nella sua vita, non era da se stesso che si aspettava delle risposte. La connessione che cercava disperatamente di instaurare con quella mente estranea provava l’inadeguatezza che in quel momento gli stringeva il petto. Serrò ancor più forte i pugni, mentre lo spettro di una muta battaglia disegnava sul suo volto un’espressione spaesata alla mercé della ragazza.
Le parole giunte in risposta avevano stuzzicato quel senso di smarrimento che fin dal suo risveglio lo aveva turbato; denotavano un’appartenenza a quel luogo, a quella situazione, di cui lui lamentava la mancanza. Fu con naturalezza che percepì quindi il bisogno di aggrapparsi alle sicurezze di lei, scorgendo in esse la speranza di capire di più sul misterioso luogo che lo stava ospitando.
« Non proprio. Sembra avermi attratto oltre i limiti della…consapevolezza. »
Pronunciò l’ultima parola socchiudendo gli occhi, abbandonatosi ad un pensiero nascente. Era giunto come un violento campanello d’allarme, un accenno di ragionevolezza che tentava di condizionare i suoi gesti, i suoi discorsi, il suo punto di vista. Deglutì silenziosamente, il capo chino e le ciglia ad adombrargli gli zigomi.
Stava forse dando sfoggio delle sue debolezze? Questa constatazione gli sfiorò la mente come una brezza gelida, risvegliando la parte di coscienza che avrebbe tentato di farlo desistere da un comportamento del genere. Confrontarsi così, a viso aperto, era sempre stata considerata una condotta da evitare, estremamente dannosa. Ma i tempi in cui si fidava ciecamente di quella voce interiore erano passati. Ciò che ne rimaneva era un’eco, rimasugli di una personalità che da tempo, seppur poco, aveva distrutto e sostituito. Che avrebbe continuato ad ignorare, per molto ancora.
Riaprì gli occhi, sollevato nel riscontrare ancora una volta la presenza immutata di ciò che aveva abbandonato per un attimo infinito. Stava per ritentare, lo sguardo acceso di fiducia, i muscoli tesi per l’ansia dell’attesa, quando un suono diverso dalle due voci interruppe il silenzio che li avvolgeva. Un inconfondibile ululato, tanto noto per la sua fama, gli rimbombò nei timpani mai così vivido ed autentico. Un brivido gli corse lungo la schiena, e l’aria intorno a sé parve assumere consistenza, caricandosi lentamente d’elettricità. Voltò di scatto la testa alla sua sinistra, lontano dal bagliore onirico, verso il vivo del paesaggio, dove le tenebre notturne si fondevano alla verde distesa d’erba. In quei pochi istanti l’urgenza che le sue insicurezze avevan proclamato scemò, sostituita da una priorità diversa. La sentì, più concreta, gelargli le membra e pesargli nel petto, alimentata da un timore reverenziale verso quel luogo che solo ora riusciva a valutare con chiarezza. Strinse le dita attorno al legno ruvido, abbandonandosi definitivamente al suo amor proprio, che gli gridava chiaramente di affrettarsi.
« Credo sia ora di andare. »
Istintivamente allungò la mano disarmata verso la ragazza - la cui identità era ancora avvolta nel mistero - fermandosi appena prima di toccarle la spalla. Strinse un’ultima volta i denti, mentre diverse voci si rincorrevano nella sua mente, e fece un passo verso la via di ritorno, costringendole, per il momento, al silenzio.
 
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