| L’uomo al suo fianco impallidì di colpo e Selene non poté fare a meno di chiedersene il motivo: cosa mai aveva detto di così spaventoso? Uhm… forse non avrebbe dovuto parlare di persone “desiderose di cibarsi di sangue altrui”: se quell’uomo fosse stato un tipo impressionabile, avrebbe rischiato di sentirsi male, in barba alla sua stazza. E in effetti, sembrava parecchio spaventato. Non poté fare a meno di chiedersi che reazione avesse avuto quando i suoi familiari l’avevano aggredito: chissà, magari si era perfino messo a frignare come una femminuccia. Sbuffò a quel pensiero: neanche lei si era comportata in maniera così infantile. Ma le parole dell’uomo l’allarmarono: era partito in quarta, si era subito convinto che lei fosse una licantropa e non si era fatto remore a dirlo chiaramente. Assurdo, quell’uomo doveva essere pazzo. E ora era assoggettato alla stessa condizione sua e dei suoi cari e per nessun motivo al mondo gli avrebbe permesso di metterli a rischio. Lo afferrò risoluta per il colletto della camicia, strattonandolo decisamente per fare in modo che il suo viso fosse ad una distanza infinitesimale da quella di quell’idiota. Il tono basso con cui gli parlò, non lasciava dubbi su quali fossero le sue itnenzioni -Stammi a sentire molto attentamente, idiota. Cosa ti dà l’assoluta certezza che io sia ciò che pensi e non, ad esempio, una medimaga che studia certe malattie?Non mi sembra di stare girando con una targa appesa al collo con la scritta “sono una licantropa” a caratteri maiuscoli. E questo è il tuo primo errore.- Tacque per un istante, volendo essere certa che il suo interlocutore la seguisse senza perdere neanche una sillaba. Doveva memorizzare tutto ciò che gli avrebbe detto e tenerlo presente per il futuro, ne andava della loro sopravvivenza e di quella della sua famiglia, ma soprattutto, della libertà di tutti loro: non avevano alcuna intenzione di cominciare a prendere la Pozione Antilupo, era troppo esaltante poter correre liberamente e sentire sotto i denti, la carne delle prede. Mise da parte quei pensieri, tornando a dedicarsi al futuro membro del branco. -Il secondo è parlare così apertamente di certe cose, facendo addirittura intendere che tu sia stato morso da un licantropo. Se fossi una medimaga, farei di certo in modo di spedirti al San Mungo per sottoporti a tutti gli esami del caso: hai idea di che opportunità perfetta sarebbe per qualsiasi dipendente del San Mungo, mettere le mani su un potenziale essere umano infettato da un licantropo? L’ennesimo esemplare su cui potrebbero basare le loro ricerche.- Un ringhio basso uscì dalla sua gola, mentre digrignava i denti infastidita: che nervoso! Perché mai Fenn aveva dovuto mordere un tale cerebroleso? Quel tipo li avrebbe messi nei guai, lo sentiva. Eppure doveva istruirlo, o avrebbe fatto ancora più danni e sarebbe stata solo colpa sua. -Per tua fortuna, io non sono una medimaga, la tua supposizione è giusta. E quei lupi che vi hanno attaccato sono effettivamente un branco, sono la mia famiglia e d’ora in poi saranno la tua. Ma fai attenzione, il branco sceglie chi è degno di fiducia e chi non lo è, un passo falso e sarai abbandonato a te stesso.- A quel punto, s’interruppe, ritenendo di essere stata sufficientemente chiara. E se non lo fosse stata, beh, a pagarne le conseguenze sarebbe stato solo quel tizio: sua madre non era una persona buona e gentile, con chi metteva in pericolo la sua famiglia e neanche lei. -Se questi punti sono sufficientemente chiari, risponderò alle tue domande, altrimenti continuerò a ripeterli finché non saranno impressi a fuoco nel tuo cervello.- E chiunque l’avesse conosciuta almeno un po’ avrebbe avuto la certezza che sarebbe stata in grado di farlo solo osservando la sua espressione. Simon avrebbe afferrato il concetto?
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