Serpedoro Grifonverde, Zoey, ma chère, it's for you

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view post Posted on 22/4/2014, 19:18

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

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Aggrottò le sopracciglia all'affermazione di Arya; dava davvero l'impressione di essere così indifesa? Tuttavia sorrise, abbassando lo sguardo, per poi alzare di nuovo gli occhi scuri su Arya, con un sorrisino che voleva essere un misto fra lo scherzoso, il minaccioso, e altro; sapeva bene di sembrare ancora più buffa, ma poco importava.
- Ti hanno mai detto che sono proprio le persone che sembrano più indifese e innocenti quelle più pericolose? -
Disse con noncuranza; poi, in un gesto improvviso, trasse fuori la bacchetta di ciliegio dalla borsa e la puntò alla gola della Serpeverde.
- Non bisogna mai commettere l'errore di sottovalutare chi si ha di fronte. Anche se sembra un agnellino. Anche quando credi di conoscerlo. -
Tenne puntato il legno di ciliegio sulla compagna per qualche altro secondo, poi, lentamente, si ritrasse, riponendo con cura la bacchetta dove l'aveva presa.
Poi guardò di nuovo Arya, gli occhi che brillavano di una luce divertita e birichina; scoppiò a ridere. Non sapeva quale effetto avesse avuto su Arya la sua piccola messinscena, ma voleva fosse chiaro che si trattava solo di uno scherzo innocuo. Ovvio che non facesse sul serio.

- Non ci credo neppure io. Non sarei capace di fare del male gratuito a qualcuno. Non senza motivo. - E scosse la testa, come per dare più validità alle sue parole. Zoey era abbastanza sicura che non ci sarebbe riuscita, ma era difficile averne la certezza matematica, dal momento che non si era mai trovata in situazioni che richiedessero una simile decisione.
Scacciò via il pensiero come se fosse una fastidiosa zanzara; decisamente non era il momento per porsi ed affrontare la questione. Meglio continuare a conversare piacevolmente con Arya...sempre che non avesse deciso di darsela a gambe per il suo comportamento.
A scanso di equivoci, si affrettò a rispondere alle sue domande, come se ciò avesse potuto trattenerla lì con lei.

- Come ho già detto. noi viviamo nelle riserve. C'è una fitta boscaglia a separarci dalla città, e se ciò non bastasse, il fiume segna un confine netto fra la riserva e il centro abitato dai babbani. Inoltre, per un'ulteriore precauzione, abbiamo provveduto ad alzare una difesa magica che celi quel che facciamo. - Sospirò, e poi aggiunse: - E comunque, preferiscono tenersi alla larga da noi.L'Oklahoma non è esattamente uno degli Stati più aperti. Non vede troppo bene gli "stranieri". Dimenticano il fatto che noi eravamo lì prima di loro. - E detto questo, i suoi occhi s'illuminarono di un fuoco nuovo: quella era una questione che non mancava mai d'infiammarla ogni volta. L'Oklahoma era stata territorio di Cherokee, Apache e Cheyenne. Poi erano arrivati i coloni, e i nativi avevano iniziato a diminuire, finché non erano rimasti solo i Cherokee, fra Tulsa e Broken Arrow. E fra nativi e non, la battaglia era ancora aperta; non era raro che si accapigliassero fra loro. O meglio, erano sempre "gli altri" ad iniziare; i Cherokee non avevano mai dato inizio ad alcuno scontro. In tempi antichi, avevano persino accolto di buon grado i coloni inglesi che erano giunti nella loro terra, ragion per cui si erano guadagnati il titolo di "Tribù Civilizzata". Zoey si chiese se non fosse stato uno sbaglio dei suoi avi accogliere gli inglesi.
*Sì, okay, le riflessioni storiche rimandiamole a dopo.*, pensò, scuotendo impercettibilmente la testa; si concentrò su quello che Arya stava dicendo, rimproverandosi di non averle prestato troppa attenzione.
Le dispiaceva che si sentisse così, che non riuscisse a capire per cosa fosse portata, quali fossero i suoi talenti.

Beh, - disse, dopo qualche istante di riflessione - Sono certa che prima o poi lo capirai. Tutti abbiamo delle attitudini per qualcosa. E, ci metterei la mano sul fuoco, tu ne hai molte, cacciarti nei guai a parte; devi solo scoprire quali siano. -
Le sorrise, imbarazzata; cercava di tirarle su il morale, ma aveva il sospetto che non ci sarebbe riuscita. Sperava almeno di non averla fatta innervosire. Chissà che non fosse un'altra sua attitudine, quella di indispettire la gente.


Perdonami per il post penoso, ti prego ç__ç
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 23/4/2014, 21:41




Ormai si era rassegnata a quell’improbabile situazione, anzi, a dir la verità non ci pensava nemmeno più, aveva smesso di cruciarsi riflettendo sul se fosse opportuno lasciarsi andare così tranquillamente senza nemmeno cercare di mantenere un’apparenza di distacco.
Si sentiva stranamente tranquilla e a suo agio e ciò le permise addirittura di concedersi qualche lusso in più, come quella piccola presa in giro, assolutamente non mirata a sminuire la compagna, ma semplicemente voleva esprime la spensieratezza e la dolcezza che quella ragazzina le trasmetteva.
Questa volta, forse per la prima volta, non si era posta il problema di aver parlato a sproposito, quel pensiero non la sfiorò minimamente, per lei era una semplice frase innocente, ma il sorrisetto apparso sul viso della grifondoro lasciava presagire che non gliel’avrebbe fatta passare così facilmente.
Non le diede nemmeno il tempo di replicare che si ritrovò con la bacchetta della compagna che le sfiorava la gola, azione che, in circostanze diverse, avrebbe forse scatenato una serie di reazioni a catena che le avrebbero poi condotte allo scontro.
Non amava essere minacciata e messa alle strette e non era solita non reagire, ricordava ancora lo sforzo fatto per non colpire quell’inutile tasso quando l’aveva messa nella stessa situazione, ma in quell’occasione, purtroppo, dovette lasciarlo fare, in questo caso era diverso.
Non negò a se stessa di essere a disagio, si trovava completamente d’accordo con le parole di Zoey e sottovalutarla sarebbe stato un errore, ma qualcosa, sia nel tono che nella sua espressione le lasciarono intuire che, almeno in quel momento, non si sarebbe dovuta preoccupare.
Si meravigliò comunque di non aver avuto, nemmeno per un istante, l’istinto di portare la mano alla sua di arma, in linea di massima era parecchio diffidente e nemmeno per gioco si sarebbe lasciata così alla mercé di qualcuno, era forse un segno di fiducia che non si sarebbe aspettata nemmeno viste come stavano andando le cose, ma si era ritrovata a lasciarla fare senza opporre la minima resistenza.


-Touché- sorrise divertita quando la compagna ripose l’arma mettendosi a ridere -Me lo sono meritato, non sarò mica io l’unica col diritto di minacciare...direi che mi ha restituito il favore...e...credimi...non è assolutamente mia intenzione sottovalutarti-

*Potresti esser più pericolosa di molti altri* quel pensiero arrivò come un fulmine a ciel sereno, non tanto per l’effettiva pericolosità della ragazzina, avrebbe forse anche potuto batterla in uno scontro diretto, ma appunto per quella mancata reazione alla sua minaccia, aveva abbassato la guardia lasciandole fare il suo gioco, non le era passato per la testa, nemmeno per un momento, di attaccarla ed era forse quello il pericolo maggiore per chiunque, la fiducia.

-Ma...mi sarà pur concesso fidarmi di qualcuno...magari mi sbaglio...ma sono rischi da correre se non si vuole restare soli-

Quella voleva essere l’ennesima battuta, ma si scoprì stranamente seria nel pronunciare quelle parole e decisamente combattuta, negli ultimi mesi si era sentita più volte ripetere che si era sempre soli e che non bisognava fidarsi di nessuno e in qualche occasione aveva anche condiviso quei pensieri, credendo fermamente fossero corretti, ma allo stesso tempo, in altre situazioni si era ritrovata a dissentire completamente, come stava ammettendo ora.
Si riprese immediatamente alle successive parole della compagna, in realtà la portarono ulteriormente a domandarsi cosa stesse combinando e cosa c’entrasse lei con quella ragazzina, dato che, a rigor di logica, lei avrebbe dovuto, senza nessuno scrupolo, ferire ed infierire su chiunque, che ci fosse o meno una motivazione.
Rise divertita, cercando di accantonare quei pensieri, non aveva assolutamente voglia di farsi rovinare la serata.


-Cercherò di non dartene motivo allora...non vorrei trovarmi costretta a rispondere ad un tuo attacco-

Quando Zoey rispose alle sue ulteriori domande sul “suo popolo” si rese conto che infondo, per quanto magari in modo più soft, non vi era poi molte differenze con la situazione in Europa, i babbani americani è vero che sapevano, ma non sapevano quasi nulla e per lo più erano fuorviati da convinzioni proprie che nulla avevano a che spartire con quella che era la realtà.
Non c’era la stessa netta divisione tra mondo magico e babbano, ma alla fine dei conti era come se ci fosse.
Notò che la grifondoro aveva molto a cuore l’argomento e per quanto cercasse di rispondere tranquillamente, si poteva chiaramente vedere che qualcosa la infastidiva.


-Magari avreste fatto meglio ad eliminarli quando ancora erano in pochi-

Già, non conosceva poi molto della storia Americana, ma da quel poco che sapeva era consapevole che quelle tribù erano le uniche a poter effettivamente dire di essere originarie del luogo, vedersi segregate in spazi ristretti non doveva essere il massimo.

-Ehm...oddio...spero tu non voglia iniziare la tua vendetta da qui...- lo disse ridendo, in effetti gli “americani” altri non erano che originari di quelle zone -In tal caso...io non sono inglese- rise nuovamente, non voleva certo interrompere l’atmosfera serena che si era creata con discorsi poco felici.
Non si era poi mai preoccupata più di tanto di capire se ci fosse qualcosa in cui eccelleva particolarmente, si era sempre impegnata in tutto per ottenere i massimi risultati e dimostrare così di eccellere in tutto, ma ovviamente si era dovuta rendere conto che alcune cose le venivano più semplici di altre, mentre qualcosa proprio sembrava distante da lei anni luce.
Notò l’imbarazzo della compagna che probabilmente doveva aver pensato che quella domanda l’avesse messa in “crisi” o le avesse rovinato l’umore, ma nulla di tutto ciò era successo, al momento aveva ben altro a tormentarla che il pensiero delle due “doti.”


-Lei mi lusinga- sorrise -Ma non si preoccupi...al momento non è tra le mie priorità capirlo...devo comunque impegnarmi in tutto no?-

Le fece l’occhiolino a conferma che seriamente l’argomento non la turbava poi più di tanto, ma il fatto che quella ragazzina avesse una così alta stima di lei non poté che farle piacere e si stupì di non aver colto l’occasione per tirarsela.

-Ma le confesso che il cacciarmi nei guai non è poi così una brutta cosa, ho sempre nuovi stimoli per migliorarmi...anche se...-

*A volte dovrei riflettere di più su ciò che faccio* ecco sì, decisamente si vantava tanto dell’essere una persona razionale e riflessiva, ma poi alla fine nelle situazione dove dovrebbe metterci un po’ più di testa, si ritrovava ad agire impulsivamente.

-Non sempre tutto va secondo i piani-

Rise, preferì terminare la frase in modo meno serio, evitando così di dare ulteriori pensieri alla compagna.

 
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view post Posted on 14/8/2014, 18:48

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Quanto tempo era trascorso? Un'ora, due? Non sapeva dirlo con certezza; però doveva essere molto tardi.
Spostò lo sguardo verso la finestra: il cielo era scuro e sereno, non una nuvola a turbarlo, e la luna era sorta da un pezzo. Era rientrata al Castello da poco, ma ancora ricordava quali fossero i suoi compiti da Prefetta, e uno di questi era la ronda notturna. Aggrottò le sopracciglia: i turni, però, le sfuggivano.
Ripose i libri nella borsa; per quella sera, non le sarebbero serviti.
I suoi occhi scuri tornarono ad indugiare sul volto chiaro di Arya, studiandone i tratti e le espressioni mentre parlava.

- Sei una strana Serpeverde. - commentò, quando la compagna ebbe terminato il suo discorso; si rese conto subito che la sua frase avrebbe potuto rischiare di essere fraintesa, e l'ultima cosa che voleva era offenderla. Arrossì, e si affrettò ad aggiungere: - Voglio dire...non prenderla come offesa, non lo è. Intendevo che sei diversa dai tuoi Concasati, quantomeno dalla maggior parte di essi. Ma diversa, in senso positivo. -
Le sorrise, chiaramente a disagio: Arya le piaceva, a differenza di tutti i Serpeverde che aveva conosciuto in precedenza. Era gentile, alla mano, e non prevenuta e arrogante e fredda come gli altri della casata di Salazar. Si chiese sulla base ci che cosa il Cappello aveva scelto di renderla una Verde-argento.
Beh, Serpeverde o no, era felice di parlare con lei: si trovava bene e le sue domande, come invece succedeva fin troppo spesso, non la infastidivano.

- Certo che bisogna fidarsi di qualcuno. Però bisogna anche assicurarsi che quel qualcuno sia una persona degna di fiducia. - rispose, sorridendo; l'affermazione di Arya, però, per quanto la sua risposta fosse stata sicura, la spingeva a pensare. Lei si era mai fidata davvero?
Abbassò lo sguardo e si mordicchiò il labbro inferiore; probabilmente no, non sul serio. Era una questione delicata che non aveva voglia di affrontare.
La realtà era che lei non si era neanche mai impegnata a fidarsi di qualcuno; iniziava con le migliori intenzioni, ma poi lasciava perdere, e si allontanava dagli altri di sua spontanea volontà. Era sempre stato così: stringere un legame era una cosa che la spaventava. Probabile che inconsciamente avesse paura di venire ferita, anche se non se ne accorgeva.

- No. Il mio popolo non l'avrebbe mai fatto. Prendere una vita va contro i nostri valori di vita. Sarebbe stato...terribilmente sbagliato. Neanche con il senno di poi i miei antenati avrebbero osato usare la violenza. E' uno dei motivi per cui i cherokee sono chiamati "tribù civilizzata". - sospirò, scuotendo la testa; per quanto apprezzasse la sua cultura, a volte le risultava faticoso comprendere alcune scelte. - Per quanto riguarda me...io sono di sangue misto, mio padre non è...non era un cherokee. Probabilmente è a causa di ciò che covo risentimento e rancore. -
Già. Risentimento e rancore; sentimenti per cui sua nonna la riprendeva spesso. "Il perdono, u-we-tsi-a-ge-hu-tsa", soleva dire, usando il termine cherokee tanto caro che voleva dire "figlia del mio cuore", "è caratteristica di una persona nobile, ed è proprio di un cuore puro."
Ma lei cosa poteva farci, se era quello che provava? Era qualcosa insito in lei, che non la nobilitava di certo. Era evidente che lei non possedesse un cuore puro.

- Non sei inglese? E di dove sei, se posso chiedere? - chiese, lasciando perdere riflessioni e ricordi, e concentrandosi invece su una parte della frase di Arya che aveva catturato la sua attenzione. La compagna sapeva un bel po' di cose su di lei, ma non viceversa. Non voleva però costringerla a parlare di sé; se avesse voluto, lo avrebbe fatto spontaneamente, come era giusto che fosse.
Stava attendendo la risposta della Serpeverde, quando questa pronunciò una frase che la colpì profondamente; distolse lo sguardo, fissando un punto non preciso della stanza.

- No. - disse, dopo un momento di interminabile silenzio - Nulla va secondo i piani. -



CE L'HO FATTA. :fru:
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 22/8/2014, 01:16




Si stavano intrattenendo già da un po’, non era del tutto sicura di quanto tempo fosse trascorso, avrebbe detto “poco” pensando alla piacevole conversazione e a quella sensazione di pace e tranquillità, in realtà, forse, più di quanto pensavano, probabilmente era anche il caso di congedarsi o magari no, non era ancora convinta di voler abbandonare quell’aula.
In ogni caso cominciò a camminare su e giù per la stanza, mentre ascoltava e rispondeva, come un’anima in pena indecisa sul da farsi, un paio di volte aveva anche posato la mano sulla maniglia pronta ad aprire la porta, ma alla fine l’aveva sempre ritratta.
Non aveva nemmeno quasi battuto ciglio all’affermazione della compagna sul suo essere una “strana Serpeverde”, lo sapeva, ne era consapevole, di certo non se ne vantava e sicuramente cercava di darlo il meno a vedere possibile, ma negarlo sarebbe stata una falsità e se davvero, in quell’occasione, si era lasciata andare mostrandosi per quello che era, forse non era il caso di contraddirsi adesso.
Si era limitata ad osservarla, quasi divertita nell’assistere a quel suo impacciato tentativo di riparare al danno appena fatto, forse avrebbe potuto toglierla dall’imbarazzo prima, dirle di stare tranquilla che non era un’offesa, ma la lasciò terminare prima di replicare.


-Immagino tu non abbia una grande stima dei miei concasati, quindi grazie, sapere di essere “strana”, “diversa” lo prenderò come un complimento- le sorrise dolcemente, non c’era nessun tono di scherno in quelle parole -Spero, però, manterrai questo piccolo segreto- una piccola pausa, una leggera titubanza -Magari, un giorno, chissà, scoprirai che di una serpe ci si può anche fidare, per il momento spero non sarai tu a tradire me per prima-

Le fece l’occhiolino, l’ultima frase l’aveva pronunciata quasi ridendo, non voleva renderla troppo pesante, era vero, però, che stava riponendo forse troppa fiducia nella Grifondoro, ma come durante tutto il resto della conversazione, qualcosa le impediva di chiudersi a riccio dietro l’apparenza ben costruita, l’aveva detto lei per prima che di qualcuno bisognava fidarsi, ecco, per qualche arcano motivo quella ragazzina le ispirava fiducia.

-Io avrei detto “Santi”, ma “Tribù Civilizzata” va bene uguale- sorrise -E tu sei umana, mica si può esser tutti Santi- non voleva tornare a metterla di cattivo umore soffermandosi su quella frase, almeno non ora che il loro incontro pareva dover giungere al termine -Io...beh...ma certo che puoi chiedere, tutto quello che vuoi- simulò un’espressione pensierosa -Facciamo quasi tutto va...comunque beh...oddio...credo di essere nata da qualche parte su quest’isola- in realtà non aveva nessuna certezza a riguardo, per quanto ne sapeva poteva pure essere nata in Tibet ma forse non era carino dire “Non lo so” -Ero troppo piccola per ricordarlo no?- rise -Mia madre era di qui, mentre mio padre era tedesco, però devo ammettere di essere sempre vissuta qui, almeno da che ho ricordi, e...okey, sì, ho barato, per metà sono inglese-

Odiava non avere ricordi, certezze, se non ciò che aveva potuto apprendere da terze fonti, trovava assurdo non saper nemmeno rispondere ad una semplice e banale domanda come quella senza finire con l’incartarsi.
Aveva comunque cercato di buttare tutto sul ridere, non si sarebbe tirata indietro nel soddisfare la curiosità della compagna, ma se poteva farlo senza finire col deprimersi ne era più che felice.
Nuovamente si era ritrovata accanto alla porta, forse si stava facendo tardi sul serio, questa volta posò la mano sulla maniglia più convinta, rivolgendo poi uno sguardo quasi triste alla Grifondoro


-E siccome nulla va secondo i piani, mi sa che forse è il caso di tornare alla civiltà? Oddio non che stia fremendo all’idea, potrei quasi pensare di mettere una tenda qui e accamparmi, mi fa compagnia?- sospirò in segno di rassegnazione -Ma credo che qui ci troverebbero subito, magari la prossima volta studiamo meglio il piano-

*E questo che razza di congedo sarebbe?*

-Miss Lesnicky, dopo di lei- disse aprendo la porta -Le auguro un buon ritorno alla realtà, sperando che presto mi conceda nuovamente parte del suo tempo, anche senza l’intervento del Fato-

*Leggermente meglio*

 
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