Hidden wounds can't be healed., Paul e Arya

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Arya Von Eis
view post Posted on 3/6/2014, 00:36 by: Arya Von Eis




Mentre poneva quell’unica e semplice domanda, come una risposta involontaria, come suggellando quel legame che fin lì li aveva uniti, sentì un rumore, qualcosa che, scivolando sul pavimento, producendo quel lieve suono, le diceva che il suo compagno era nuovamente vigile, era sveglio e cercava di attirare l’attenzione anche se ancora privo di forze, ma nuovamente, quelle potevano essere solo sue fantasie, nello stato in cui si trovava, non avrebbe distinto facilmente la realtà dal sogno, magari, quel rumore, era solo nella sua testa.
Ma la sua voce aveva attirato l’attenzione della donna che vegliava su di solo e quando si voltò poté confermare che la sua visione era decisamente troppo nitida e reale per essere frutto della sua fantasia, a mettere fine a ogni dubbio, le parole di Caroline, l’aveva riconosciuta, non c’erano più dubbi.
Come in un vortice fu risucchiata dalle domande, la preoccupazione della donna era evidente, senza troppi giri di parole le aveva chiaramente detto che le condizioni del ragazzo non erano delle migliori, anzi, forse nemmeno le sue, ma tutte quelle parole, pronunciate così velocemente, le si confondevano in testa e per metterle in ordine le ci volle un po’, quando fu nuovamente in grado di parlare, però, Caroline era già a lavoro per curare il ragazzo.
Attese, non voleva distrarla, non sapeva nemmeno se la sua voce sarebbe arrivata fino a lei in quel momento, così, aspettò che si voltasse prima di rispondere con calma.


-Io...Miss Dalton è lei? Io...credo...non lo so, mi sento stanca, ho provato a muovere il braccio, ma non ce la faccio, la spalla, mi fa male-

Una smorfia di dolore, mentre tentava nuovamente di raccogliere le forze per sollevare l’arto, sapeva di averlo ancora attaccato al resto del corpo, ma doveva sincerarsene.
Furono le parole di lei ed il tono apparentemente e improvvisamente calmo, a riportarla alla realtà, il momento delle domande era arrivato, non doveva tradirsi, non poteva permettersi di sbagliare, doveva raccogliere le energie e concentrarsi.


-Io...non ricordo bene, non ricordo tutto, ero...ero tornata all’orfanotrofio, sulla scogliera, ho incontrato quel ragazzo e poi...e poi qualcosa ci ha attaccati- aveva quasi le lacrime agli occhi, un po’ per il dolore, un po’ perchè tentava di negare a se stessa la verità, la voce strozzata, ma doveva continuare -Un cane...credo, forse un randagio, non lo so- fece una piccola pausa, che ore erano? Non aveva idea di quanto fosse passato -Da quanto siamo qui? Caroline è tutto confuso, so che ci ha attaccato, abbiamo tentato di difenderci e ci siamo smaterializzati qui-

Quella parte era vera, la confusione, la rapidità con cui tutto era avvenuto, la perdita della cognizione del tempo, non poteva essere più precisa, almeno non subito, non in quel momento.

-Velenoso? No...non credo...cioè...doveva essere un randagio-

La voce le mancò leggermente pronunciando quell’ultima parola, si sentiva debole e anche parlare le richiedeva uno sforzo immenso, se ci aggiungiamo che doveva mentire, il tutto si raddoppiava, ma il licantropo non era da considerarsi velenoso, o meglio, lo era, ma per quello non avrebbe potuto fare nulla, quindi dirglielo non sarebbe stato di nessuna utilità.
Socchiuse gli occhi, tentando di recuperare le poche forze di cui disponeva


-Puoi curarci?-

La domanda era decisamente ridicola, si trovavano in un ospedale, era ovvio che potessero curarli, ma in quel momento avere delle certezze era l’unica cosa che le interessava.

 
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