Hidden wounds can't be healed., Paul e Arya

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Neor;
view post Posted on 4/7/2014, 11:49 by: Neor;
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La tensione continuò a permeare l'aria mentre la scena si svolgeva, davanti ai suoi occhi, con una superficialità tale da relegarlo a mero spettatore.
Stette ad osservare i movimenti della strega, ad analizzare ogni parola proferita, lottando ogni istante contro il doloroso slancio che prendeva il suo cuore al minimo sentore di pericolo.
Disteso sul lettino, nel suo torbido riposo, era in realtà immobile ma vigile, e come un riccio sentiva che da un momento all'altro, qualora la minaccia avesse raggiunto un certo livello di rischio, i suoi aculei sarebbero finalmente spuntati e nulla avrebbe più potuto dissimulare la sua presenza.
E come a voler affrettare quell'eventualità, la ragazza prese posto al suo capezzale, scrutandolo con occhio critico e denotando evidentemente la sua appartenenza a quel luogo. Ma quello sguardo, lo stesso che aveva immaginato varcata di malavoglia la soglia dell'edificio, carico del medesimo dubbio, disappunto che aveva predetto e disgustato, si stava posando sulle sue ferite controverse, scandagliando indisturbato in cerca di una verità. La sola sensazione di freschezza genuina che gli fluì attraverso la gamba ferita, ad un gesto imprevisto della guaritrice, fu in grado di troncare lo sguardo aggressivo e certamente traditore che, silenzioso e stanco il corpo, l'istinto avrebbe indotto in risposta a quelle silenziose provocazioni.
Nonostante l'atmosfera carica d'attrito avesse definitivamente bruciato l'ovatta che sminuiva i suoi sensi, gli risultava tremendamente difficile formulare delle reazioni a quel che accadde nei minuti successivi. Le frasi, i movimenti gli giungevano concisi ed inconfondibili, ma prima che potesse interiorizzarli e porsi delle domande, se ne aggiungevano altri, e presto si scoprì a galleggiare inerme in quel fiume di constatazioni, mentre l'urgenza generale contribuiva a fargli pesare quella condizione.
Nella confusione più totale, sentì che le uniche parole a superare la barriera delle percezioni furono due nomi. Giunsero come in risposta a dei quesiti inespressi che avevano bussato inuditi sulle pareti del suo inconscio, e forse per questo riuscì a trarne qualche consapevole riflessione.
Aggrappato a quel debole successo, non si accorse in tempo - e forse fu un bene - del rinnovato interesse della donna nei suoi confronti... Fu un gemito infastidito, esalato dalle sue stesse labbra, a riscuoterlo e renderlo sensibile al dolore acuto e persistente che gli percorreva la gamba. Gli occhi si posarono sul bianco della fasciatura, oltre la quale la ferita si richiudeva, in un'illusione di guarigione, sigillando per sempre la maledizione nella sua carne. Rifuggì anche quella visione, il bruciore diffuso ora in tutto il corpo rendeva più densa l'elettricità che caricava ogni scena tradotta in urgenza dai suoi sensi esaltati. Un'ultima frase risuonò nitida mentre dirigeva lo sguardo sul letto accanto al suo; fu proprio quell'attimo, inaspettato ed irruente, a spingerlo al culmine della sopportazione.

« Arya era con me, l'ho accompagnata personalmente sull'isola... E posso garantire per lei. »
Proferite con la stessa sicurezza di una risposta ben congegnata, le parole vennero scandite senza tentennare come se realmente fossero state ponderate da tempo dal suo cervello, mettendo insieme le informazioni che aveva recepito e assimilato seppur inconsapevolmente.
Era stata l'ansia, il rischio di una rivelazione a trasformare il pensiero in suono, smorzato semplicemente dal sincero esaurimento che attanagliava il suo corpo dolorante. Ed ora che aveva dato sfogo a quella trepidazione, sentiva finalmente sue le consatazioni prodotte precedentemente, reale la sua presenza ed incidenza in quella stanza.
Si trovava al San Mungo, sotto gli occhi di Caroline Dalton... E lui ed Arya dovevano andarsene, in fretta.
 
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