Gran Ballo di Fine Anno

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Horus Sekhmeth
view post Posted on 29/7/2014, 00:56 by: Horus Sekhmeth
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Era partito con nient'altro che la testa affollata di pensieri e ricordi, senza un punto da dove incominciare, senza un piano, senza un discorso; a dirla tutta, senza neanche una motivazione vera e propria. I suoi piedi, dopo l'indecisione iniziale, l'avevano infine condotto verso Emily senza che Horus potesse fare dietrofront una volta per tutte. A suo discapito, del resto, andava l'immenso spazio che fino a poco prima aveva considerato un pregio di quella location: senza nessuno a pararsi davanti a lui, se non fatta eccezione per qualche sporadico gruppetto, era più che scontato che la ragazza si accorgesse di lui. Ormai, era fatta. Quando lei parlò, ironica come sempre, Horus sbuffò divertito, alzando un sopracciglio.
« Devo stare attento allora affinché i miei gingilli non illuminino te, o ci ritroveremo d'improvviso in una discoteca. » Rispose col medesimo tono di lei, facendo finta di sistemare la cinta dorata in modo da spostare la luce. Quando Emily pronunciò il suo nome, senza preavviso, Horus fece fatica a mascherare il leggero sussulto che gli aveva provocato, riuscendo a non alzare la testa di scatto come reazione involontaria. Lentamente, sollevò il volto verso di lei, lasciando sfumare il sorriso dapprima ironico, in uno più morbido e neutrale, gli occhi che osservavano intensamente quelli di lei.
« Grazie, Claire. » Si limitò a dirle, ponendo una leggera enfasi nel pronunciare il suo nome. Era chiaro per cosa lei si congratulasse, eppure la confidenza che si era presa, nel chiamarlo per nome stonava incredibilmente con la proverbiale freddezza che veniva dipinta (a buon ragione) addosso la Caposcuola Serpeverde. Lo aveva infastidito? No, si disse il giovane, corrugando appena le sopracciglia al pensiero. Eppure si chiese cosa l'avesse spinta ad uscire fuori dai soliti schemi, con un gesto all'apparenza insignificante. Era forse l'atmosfera di assoluta libertà che quel ballo, fuori dalle mura di Hogwarts, donava? Oppure era un vago tentativo di mostrarsi più aperta, meno criptica, rispetto agli eventi passati? *... Inutile, cosa me ne importa?*
Ecco, il problema è che gli importava sempre più di quanto lui stesso avesse voluto ammettere. Preso da quelle considerazioni, non si avvide nemmeno degli attimi di silenzio che erano intercorsi e quando si riconcentrò su Emily, si accorse che lo sguardo di lei seguiva, per qualche attimo, i contorni della cicatrice sul suo petto. In quel momento, Horus sentì il calore salirgli alle orecchie e benedisse il copricapo che indossava e i supi capelli rossi, che assicuravano una fantastica copertura a quella palese dimostrazione di imbarazzo. Con discrezione e con non-chalance, quindi, incrociò le braccia, in modo tale da nascondere almeno parzialmente la cicatrice alla vista. Si sentì immensamente a disagio e nudo come un verme, come se tutti quegli strati di stoffa e gioielli non fossero fatti che di cristallo trasparente. Avrebbe voluto aprir la bocca per parlare, tirar fuori una blanda scusa — *"Eh niente, a mia nonna è scappato il trinciapolli di mano, quand'ero piccolo e la aiutavo a cucinare, mentre stavamo ballando insieme una salsa."* — ma Horus si ostinò a tacere. Non ce n'era bisogno, si rimproverò. Quando Emily si voltò, senza dir nulla al riguardo, il giovane sospirò impercettibilmente di sollievo. Si ritrovò così a partecipare, quasi in punta di piedi, all'esposizione dei pensieri della ragazza —stupendolo non poco— le parole di lei, decidendo di affiancarla e seguendo il suo sguardo verso il mare. Le onde si susseguivano con ritmo lento, accompagnate dal dolce suono della risacca. Gli strascichi della magia che incantava le acque le faceva brillare a malapena e quando un'onda si ritirava dalla spiaggia, regalava alla sabbia quel tenue luccichio che la impreziosiva, finché di nuovo l'acqua non tornava a possederla e così ancora, e ancora in un moto sempiterno. La voce di Emily, velata dalla malinconia, sembrava un morbido sussurro alle onde stesse e ad esse pareva legarsi. Un piccolo paguro sbucò da dietro un sassolino, zampettando sulla spiaggia bagnata alla ricerca di qualcosa da spiluccare, finché l'ennesima onda non lo travolse.
« In un certo senso, hai ragione. » Convenne il Tassorosso, senza distogliere lo sguardo dal punto ove l'animale era scomparso. Quando l'acqua si ritirò, lasciando una scia di schiuma brillante, il paguro uscì dal suo guscio, come se nulla fosse stato, e ricominciò a camminare.
« Ma è anche vero che questo non si limita alla sola spiaggia. » Horus alzò gli occhi verso l'alto, godendosi la vista di un meraviglioso cielo stellato. Da quella latitudine, erano visibili costellazioni che mai aveva visto prima, se non in qualche libro di Astronomia, e questo lo rinfrancava più di qualsiasi altra cosa. « Siamo infinitamente piccoli, come granelli di sabbia. La luce che lassù osserviamo, potrebbe ormai essersi spenta da migliaia di anni e noi non possiamo che guardarne il mero riverbero attraverso il Tempo, chiedendoci: "Ciò che guardo, vive ancora? O è un'illusione?". Ma siamo troppo poco importanti, per poter sapere la verità. In qualsiasi parte del mondo, qualsiasi cosa facciamo, siamo tutto e niente. Con o senza la risacca del mare, a cancellare le nostre orme, prima o poi ci spegneremo. E non resterà che un piccolo riverbero che a poco a poco scomparirà. Come se non fossimo mai esistiti. » *Viviamo solo nei ricordi... e talvolta... neanche in quelli.* A poco a poco, la sua voce si era affievolita, le sue parole vennero allontanate dal vento, ma Horus era consapevole che Emily sarebbe riuscita ad udirle. Rimasero ancora qualche altro istante, in silenzio, accarezzati dalla brezza marina; in lontananza, l'eco delle chiacchiere e della musica della festa, così vicina, così distante.
« Io e te parliamo davvero poco. » *Ma va?* Disse d'un tratto, voltandosi verso la ragazza. I tiepidi raggi lunari e il bagliore del mare le illuminavano il volto e il collo, riflettendosi sulle scaglie olografiche che le decoravano le spalle donandole un particolare gioco di luci che accentuava l'eterea figura. « Eppure, quando lo facciamo, tiriamo fuori veri e propri dilemmi esistenziali che ci fanno sembrare due che han vissuto troppo. » Rise, debolmente, stringendo appena la presa sulle proprie braccia. « Quanto hai veramente vissuto sulla Terra, oh Sirenetta? »

« I'm not strong enough to pay this ransom. One more monster crawled inside, but I swear I saw it die. Can you save me from the nothing I've become? »

 
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