Gran Ballo di Fine Anno

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Emily Rose.
view post Posted on 29/7/2014, 21:35 by: Emily Rose.
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Aveva parlato senza prendere in considerazione le diverse e possibili reazioni del ragazzo; avrebbe potuto considerarla pazza, dirle che, magari, aveva esagerato col vino elfico, incitandola a tornare ai propri dormitori prima che il suo vaneggiare divenisse spettacolo per i presenti. Invece, colpita dalle parole che le giunsero in risposta, Emily sembrò rilassarsi, felice di sentirsi, seppur superficialmente e solo in relazione a quei “dilemmi esistenziali” - così da lui definiti, compresa.
È inquietante il fenomeno chiamato “comprensione”.
È inquietante come delle volte, improvvisamente, ci colpisce la verità delle cose.
È inquietante la sensazione che ci avvolge quando, in un solo istante, si riesce a capire la banalità, lo squallore di certe persone e la profondità, l’incredibile bellezza di altre.
Emily alzò istintivamente il capo, posando lo sguardo sul volto perfetto del Tassino, adornato da un ciuffo ribelle e da una voglia rossastra che sempre aveva incuriosito la fanciulla; al buio, fermi sulla riva, coi raggi lunari che illuminavano il candore delle loro fattezze scoperte, le sembrò di guardarlo per la prima volta.
Aveva incrociato Horus diverse volte tra i corridoi della Scuola e pochi mesi addietro, aveva persino creduto d’aver visto la sua chioma rossastra, venata da accesi riflessi arancioni, oltre la vetrina di un negozio a Diagon Alley ma non aveva avuto alcun motivo per constatare la veridicità delle sue impressioni; nonostante i mesi, gli anni, vissuti tra le stesse mura, nonostante il ruolo che li accomunava, Emily, a differenza di ciò che pensava di molte altre persone, non era mai riuscita a farsi un’idea di lui, chiedendosi, di tanto in tanto, quanto fossero vere le voci sul suo conto, chi fosse lui in realtà.
Dicevano avesse una ragazza, Tassorosso anche lei e pensando alla donzella che aveva visto accompagnarlo all’ultimo Ballo, poteva almeno supporre che il giovane Sekhmeth avesse buon gusto in merito.
Ma per il resto, non sapeva nulla di lui e questo non faceva che generare in lei stupore ogni volta che avevano avuto modo d’incontrarsi, ogni volta che lui le rispondeva, spiazzandola e sorprendendola, facendo l’esatto contrario di ciò che s’aspettava da una persona “comune”.
Siamo troppo poco importanti
Fu quella frase a colpirla più del constatare quanto simili ai propri fossero i suoi pensieri. Se avesse tuttavia dovuto spiegarne il motivo, non ci sarebbe riuscita, non in quel momento. C’era qualcosa di così drammaticamente vero ma confortante in quelle parole che il peso di ciò che la Serpina andava pensando poco prima, sembrò essere inghiottito da quelle stesse onde, così distanti e vicine, che bramavano la seta blu marino.

Spero di spegnermi dopo una grande esplosione allora.
Asserì, pensando a quelle stelle più grandi che, prossime alla morte, durante la loro ultima fase di vita, esplodono in maniera spettacolare, formando delle supernove.
*Se fossi una stella, se ti spegnessi, daresti vita ad un buco nero, Rose*
Pensò teatralmente mentre restava in balia del volto del Caposcuola come se ad ogni secondo passato ad osservarlo senza essere notata – od almeno così credeva, corrispondesse una maggiore comprensione riguardo al suo essere.
La sua domanda, volta evidentemente a portare una ventata di leggerezza nel loro discorso, la colse, ancora, di sorpresa, soprattutto perché i suoi occhi metallici incontrarono i propri.

Abbastanza da voler tornare negli abissi.
Rispose dopo attimi di, sperò inosservata, esitazione. Non addolcì le sue parole con il sorriso che ci si sarebbe aspettato da chi sta tacitamente al gioco messo in atto dal proprio interlocutore.
Le iridi di quel ragazzo avevano un colore sovrannaturale; l’avevano scoperta ad osservarlo quando Egli s’era voltato? Si era sentito a disagio? Provava anche lui quella strana sensazione che Emily non poteva, non voleva, spiegare, fingendo piuttosto che non esistesse; che non le importasse.
*Invece sembra proprio che t’importi*
Prima ancora che fosse lui a rompere il contatto visivo, Emily si voltò e senza indizio alcuno, mosse un passo verso le acque del mare. Le onde, assetate, vennero dunque accontentate: gli orli della gonna che sfioravano la fine sabbia bianca, furono i primi a bagnarsi, lasciando che l’acqua si trasmettesse lungo la seta morbida e leggera.
Un altro passo.
La brezza costante che solleticava la pelle della fanciulla con dolcezza, spirò con forza crescente, gettando indietro una ciocca dei suoi lunghi capelli vermigli, impigliandola tra due canali della stella marina adagiata sul capo.
Con la sinistra Emily liberò lentamente i capelli dall’Asteroidea, stringendo quest’ultima tra le esili dita adornate da due anelli dorati.
Riportò lo sguardo sul ragazzo e questa volta, seppur quasi in modo impercettibile, sorrise; gli tese la mano e l’oggetto inanimato.

Potrai venire con me, magari preferirai anche tu i fondali a questo orribile mondo sporco.
O almeno, vienimi a trovare, una di quelle volte che risalirò in superficie per osservare le stelle e sentirmi
*bene* poco importante.




 
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