Gran Ballo di Fine Anno

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Emily Rose.
view post Posted on 7/8/2014, 00:17 by: Emily Rose.
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« You rise with the sun,
I rise with the moon
»

Dicono che a volte le decisioni sbagliate ci conducano alla cosa giusta. Forse è solo un detto, uno di quei tanti che si usano per mettersi la coscienza a posto e l’anima in pace, senza doversi pentire quand’è ormai troppo tardi, per aver preferito prendere una strada piuttosto che un’altra.
Se Emily avesse saputo di quel modo di dire, probabilmente avrebbe sperato che fosse vero; c’erano molte cose che non andavano in quel momento, forse troppe ma nella loro totalità, creavano una situazione di calma, pacatezza, dove tutto ciò che la fanciulla compiva sembrava esser privo di forzature alcune, come se fosse la cosa più naturale del mondo agire così e non diversamente. Come se fosse … Giusto.
Nonostante ciò che la giovane Rose dava a vedere, tuttavia, c’era parecchia irrequietezza dietro quei gesti così spontanei. Era uno di quei momenti in cui tutto poteva essere considerato sbagliato e lei non riusciva a star dietro ai suoi propri pensieri, non riusciva a cambiare le cose.
Era tanto semplice arrendersi al suo istinto, perché doveva sforzarsi di rompere quel contatto, allontanarsi dal ragazzo ed andare via?
Le onde del mare sembravano ben descrivere la situazione con i loro suoni strascicati: l’acqua si alzava, ricadeva su sé stessa imitando il rumore di un piccolo scontro e terminando in un paio di secondi di silenzio. E poi di nuovo. Così come le emozioni provate dalla fanciulla in quel momento: sorpresa, irrequietezza, fastidio, calma. E di nuovo ancora.
L’unico motivo per cui evitava di pensare al perché quelle emozioni s’alternassero nel giro di pochi istanti, era per paura di scoprire che ciò che davvero voleva in quel momento non combaciava affatto con ciò che doveva, a tutti i costi, fare. Si lasciava, dunque, cullare e dominare da esse come il mare che sembrava essersi improvvisamente adattato ai loro movimenti, concedendosi, come mai prima di allora, quel piccolo lusso. La ragione venne messa da parte, gettata in un angolo come straccio sporco inutile. Quanto ancora avrebbe resistito prima di realizzare che, nel giro di nemmeno un’ora, si era allontanata fin troppo dalla figura schiva, distante e fredda, che ammirava allo specchio prima di scendere in giardino e decidere di prender parte a quell’evento?
Quando poggiò la mano sul collo del giovane, lasciando che egli stringesse delicatamente l’altra con la propria, non si rese effettivamente conto del fatto che, per la prima volta, poteva sentire il calore della pelle di lui. Forse fu semplicemente perché, come lei, anche Horus sembrava avere una temperatura corporea abbastanza bassa, se non più bassa della sua.
Nonostante la sua mente fosse in balìa di un uragano di pensieri, il suo corpo non ebbe fremito alcuno mentre, stretto al collega, si lasciava condurre in quel lento così disinvolto.
La parte ironica di quella scena idilliaca era sicuramente ciò che la Serpina rimproverava a sé stessa: cercava di chiedersi il perché di determinate emozioni per poi passare a chiedersi il motivo dell’assenza di altre.
Era così vicina a lui, da temerlo eppure qualcosa, ancora, sembrava non quadrare: cosa provava realmente?
Socchiuse gli occhi mentre poggiava il capo sul petto nudo di lui, arrendendosi a quel tumulto di questioni irrisolte.
*Come fai ad essere così tranquillo, Ra?*
Avrebbe voluto chiedergli, ma la domanda non venne formulata, interrotta dalla voce profonda di lui e dall’ennesimo gesto che spinse Emily a dare più enfasi alla questione su cui stava rimuginando proprio nell’istante in cui lui aveva ripreso parola dopo l’inizio di quella silenziosa danza.
Il viso perlaceo del giovane era vicino al proprio, potevano quasi sfiorarsi. Le successive parole le giunsero come un sussurro e lei alzò appena la spalla destra, per attutire, istintivamente, l’improvviso soffio avvertito sul collo esile.
Emily riaprì gli occhi ritrovandosi, a causa della vicinanza del suo volto contro il petto di lui, a fissare l’oscurità. Rimase persa nel buio, mentre le sue gambe si muovevano, per inerzia e per volere delle onde, lentamente, seguendo l’andamento deciso dal compagno. Risultava tutto così semplice ed autentico che non doveva concentrarsi per far sì che i suoi movimenti, seppur minimi, fossero armonici e sincronizzati.
Quando il Tassino rialzò il capo, lasciando che un piccolo riverbero lunare definisse di poco i contorni della sua pelle, Emily fece lo stesso, giusto in tempo per cogliere un bagliore in quegli occhi color del ghiaccio.
Se l’era immaginato?

Non ho affatto intenzione di ammaliarti.
Asserì con voce stranamente dura mentre aggrottava di poco la fronte come per dire “hey, per chi mi hai presa?”. Si rese subito conto di aver preso le sue parole un po’ troppo seriamente e tentò, forse in modo vano, di addolcire il tutto socchiudendo gli occhi, chinando il capo e sorridendo appena, prima di proseguire.
Non volevo tirarti giù con me negli Abissi, solo mi sembrava scortese non invitarti.
Scherzò, cercando nuovamente lo sguardo di lui. Credeva davvero che l’oscurità dei fondali, per qualsiasi cosa stesse tale metafora, non fosse il posto adatto a lei?
*Ti sbagli, purtroppo*
Si ritrovò a pensare, ma non disse nemmeno questo.

Se il Cielo fosse il tuo posto e gli Abissi il mio, chi pensi che dovremmo ringraziare *o maledire* per averci concesso questo incontro?

E mentre parlava, la giovane Caposcuola si rese davvero conto di quanto lontano dalla semplice ironia fosse quella frase e quanti significati nascosti potesse, in verità, contenere.
Non si può fissare il sole mentre risplende ma potrei guardarlo durante un eclissi.
Si ritrovò a sussurrare con un fil di voce.
Perché era effettivamente così. Come la superficie del mare che sembrava ricongiungersi col cielo solo all’orizzonte e solo alla limitata vista umana, lo stesso valeva per il Sole e la Luna a cui, Emily, per semplice seguire il proprio flusso di coscienza si ritrovò a far riferimento. Solo all'occhio romantico, durante l’eclissi, essi sembrano fondersi restando, in realtà lontani.
Si limitò a guardarlo, senza aggiungere altro, senza chiedersi, per la prima volta durante quella sera, quanto prive di senso potessero risuonare le proprie parole.
Si limitò a guardarlo e per un attimo, un solo attimo, si godette quell’arrendevole sensazione di pace.
«Three things cannot be long hidden:
The Sun
The Moon
The Truth
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