Esame GUFO Patrick Swan

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Arya Von Eis
view post Posted on 18/11/2014, 11:46




Era giunto il momento, il tempo dei giochi era finito, il Signore Oscuro reclamava la sua fedeltà, le aveva aperto le porte della conoscenza, del potere, ma, quel giorno, doveva dimostrare di meritarlo, doveva dimostrarsi una serva fedele e l’avrebbe fatto.
Una lettera, in realtà, era più un biglietto, la avvisava dell’imminente attacco, il suo Capocasa la chiamava alle armi per conto del loro Signore, impossibile rifiutare, per quanto la missione apparisse suicida, per quanto le loro identità rischiassero di essere svelate, nessuno dei chiamati in causa si sarebbe tirato indietro.
Avrebbero preso il castello, in un modo o nell’altro, sicura che Voldemort non lasciasse nulla al caso, dissolse i suoi timori, preparandosi ad agire.
Non erano una squadra, ognuno giocava per sé, ma tutti giocavano per Lui e, Lui, giocava per se stesso, questo fu l’ultimo pensiero prima di calare il cappuccio del nero mantello sulla maschera che le copriva il volto e, questo pensiero, le ricordò che chiunque poteva essere sacrificabile, lei compresa, poteva contare solo su se stessa, eseguire gli ordini e ambire, così, a un potere maggiore, lo stesso potere che le avrebbe permesso, col tempo, di non temere la morte.
Prima ancora di varcare la soglia della Sala Grande, sapeva benissimo chi si sarebbe trovata di fronte, lei lo aveva detto, avrebbe fatto ciò che doveva e così sarebbe stato.
Il più alto in grado del gruppo spalancò il portone e, senza perdere nemmeno un secondo, tentò di neutralizzare la Preside, non c’era però il tempo per godere di ciò che gli altri facevano, ognuno di loro aveva un obiettivo e, se volevano che tutto filasse per il meglio, dovevano anticipare qualsiasi tentativo di difesa.
Se qualcosa di buono, quella maledetta maledizione, le aveva portato, era il poter godere di qualche piccolo vantaggio, sia in fase di scontro, sia in fase tattica e, quello, poteva decisamente essere un ottimo momento per sfruttare tale condizione, ovviamente, c’era il rovescio della medaglia, l’eccitazione del momento, la tensione, forse anche la paura, l’avrebbero condotta a usare l’istinto più che la ragione e, ora, dovevano annientarli, tutto sarebbe stato in funzione di ciò, persone che conosceva, non erano altro che bersagli contro cui accanirsi.
Sbucata da dietro la figura del loro “comandante”, cercò, il più rapidamente possibile di inquadrare il suo bersaglio, avvicinandosi quel tanto che bastava da non avere ostacoli, sapeva di essere la più veloce in sala, sapeva che, in quel momento, quel piccolo vantaggio poteva fare la differenza, quindi, senza aspettare oltre, strinse più forte la presa sulla bacchetta, portando la mano dominante che la impugnava a contatto con la spalla sinistra, quasi cingendosi il collo
-Everte- pronunciò la prima parte della formula nell’unico istante in cui il braccio fu completamente immobile e, senza perder tempo, con un rapido movimento deciso e con tutta l’intenzione di vedere il suo obiettivo scaraventato all’indietro, possibilmente urtando una superficie molto dura, il muro sarebbe stato perfetto, lo distese verso Camille -Statim-
Sentì la voce, alterata per non farsi riconoscere, del docente di volo, non si voltò, rimase concentrata, se avesse fallito sarebbe stata pronta ad attaccare di nuovo, non poteva permettersi distrazioni.



Statistiche:
Punti Salute: 113 (110 Base + 1 Quest + 2 oggetti)
Punti Corpo: 63 (60 Base + 1 Quest + 2 oggetti)
Punti Mana: 63 (60 Base + 1 Quest + 2 oggetti)
Punti Esperienza: 7 (4 Base + 1 Prefetto + 1 Quest + 1 Quidditch)

Oggetti:
Diadema di Veela

Note:
Chiedo al master di tener conto della natura Lycan di Arya durante i masteraggi (sono sicura che il dettaglio non sarebbe sfuggito, ma farlo presente è sempre meglio XD)
 
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view post Posted on 21/11/2014, 23:00
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Mai le comunicazioni del suo Capocasa erano state banali, ed anche quella volta non si smentì. Lo sospettava fin dall'arrivo del gufo, ne fu certo una volta srotolata la pergamena.
Un sadico ghigno apparve sul suo volto mentre leggeva il testo, e più andava avanti, più il suo viso si deformava.
Ricordava ancora le sensazioni che provò in quegli istanti: a metà dovette fermarsi e prendere un profondo respiro. Aveva il cuore debole, non poteva rischiare un collasso dall'emozione!
Non prima di mettere in atto quanto il suo Signore comandava, almeno.
I giochi sarebbero finalmente terminati, e finalmente il Castello sarebbe finito in mani di persone più competenti, persone che volevano veramente bene agli studenti e al Mondo Magico tutto.
Un sorso di latteleggermentemodificato per trovare energie e ispirazione.
Si diresse quindi verso lo specchio, con già il mantello nero addosso, e molto lentamente indossò la maschera che lo avrebbe reso irriconoscibile, nelle fattezze e nella voce.
Cappuccio in testa, e girandosi di scatto si avviò verso l'uscita.

*Ops...*

si bloccò di scatto e tornò indietro per gettare il bastone da passeggio sul letto, non prima di aver recuperato la bacchetta dal pomello.
Sia mai che si fosse fatto identificare per un errore così stupido.
Proseguì quindi per la via, e in breve si ricongiunse con la squadra adibita alla liberazione del Castello.
Il gran giorno era arrivato.
La spazzatura cominciava a puzzare.
Era ora andarla a buttare.
L'occasione era una delle migliori, un raduno della peggior feccia del Castello per poter raccattare tutta la sporcizia possibile in un colpo solo.
Non sarebbe stato facile, e se fosse caduto in mani nemiche, sarebbe stato per la migliore delle cause.

Rimase per tutto il tempo al fianco di Raven, lasciandogli aprire la porta.
Erano i più forti del gruppo e avrebbero spianato la strada, offrendosi come cavalieri della situazione.
Le due ragazze avrebbero avuto di conseguenza campo libero.
Non appena il Caposcuola aprì la porta, subito con gli occhi cercò il suo obiettivo prefissato.
Ghignò non appena il suo sguardo incrociò la Lancaster.
Quella sera avrebbe molto giocato con la Docente di Difesa, ed era certo che si sarebbe divertito molto.
Avrebbe esordito con qualcosa di molto semplice, perfetto per l'occasione.
Neanche il tempo di focalizzare la sua posizione che le puntò la bacchetta contro

*Decàdo.*

pronunciò non verbalmente, mentre con un movimento continuo del polso eseguì un movimento dall'alto al basso e poi da sinistra a destra, formando così una immaginaria "L".
L'avrebbe aiutata ad adempiere con maggiore celeritá alle parole di Raven, nel caso non fosse stato abbastanza chiaro, e fuori una dai giochi per qualche minuto.
Lo sguardo era freddo, glaciale, nella sua testa quell'inetta già giaceva per terra ai suoi piedi.
E glieli avrebbe fatti leccare quella sera, eccome se l'avrebbe fatto, mentre lui avrebbe leccato il sangue di lei.
Era un peccato aver dovuto lasciare il bastone in stanza, ma le avrebbe volentieri spaccato la testa lì, davanti a tutti, in quel momento esatto.
Non capì se era la strana sostanza che aveva inserito nel latte che cominciava a farsi sentire, o semplicemente quella situazione, ma strane voglie cominciavano a farsi sentire, strane sensazioni che sembravano essersi assopite da tempo e che con furia si stavano risvegliando tutte assieme.
Una cosa era certa.
Non poteva esserci giorno peggiore per organizzare un esame GUFO.



//scusate il ritardo, signori. La festa puó cominciare.

Statistiche:

» Punti Salute: 91/151
» Punti Corpo: 97/105
» Punti Mana: 60/103
» Punti Esperienza: 31

Oggetti:
Runa Ur dell'Istinto.


Edited by Vagnard von Kraus - 26/11/2014, 18:35
 
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view post Posted on 2/12/2014, 21:03
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Il Fato

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Che Hogwarts non fosse più luogo sicuro, era da reputarsi fatto assodato.
Folle assassino aveva violato le indistruttibili mura del castello, dando dimostrazione del fatto che anche le certezze potevano trovare insidiosa falla ed inatteso errore.
Molti studenti avevano perso la vita; altri erano dispersi. Tutti gli altri...Tutti gli altri erano sopravvissuti...Nel ricordo dei cari perduti...
Ma quanto sopra esposto, rappresentava solo il palese, manifesto, dichiarato nemico che, dall'esterno, si era insinuato nel cuore pulsante del Mondo Magico per sottometterlo.
Eppure...Cosa dire della vena direttamente collegata a quello stesso organo pulsante, facente parte dell'apparato coronarico? Cosa pensare del pericolo che, quasi indisturbato, cresceva e trovava vigore all'interno delle mura di Hogwarts?
Spesso si errava nel valutare "pericoloso" solo ciò che effettivamente si poteva trovare all'esterno, magari lontano...Ma...Il crescere numeroso di seguaci dell'Oscuro Signore proprio tra le aule del castello, non era forse pericolo più drammatico?
Laddove Preside, Ministro, Docenti e Studenti si sentivano cullati dalla certezza della Luce e del riparo, si espandeva, rigoglioso il Seme del Male.
Quest'ultimo aveva raggiunto i vertici, le più alte vette, come un tempo...
Più di un Professore, in effetti, doveva fedeltà e credo a Lord Voldemort (o comunque...Presto lo avrebbe fatto).
Non solo, dunque, giovani leve si avvicinavano al Male, affascinate da potere, seduzione, ricchezza; vi erano maghi votati al Buio ed al Caos, alla conoscenza senza limiti ed alla Forza, capaci, abili, desiderosi solo di dilaniare finalmente quelle misere ed inutili regole di una razza debole ed oramai dmentica dei propri istinti e delle proprie passioni, unici, veri indirizzi da seguire.
Era giunto il momento di cambiare le cose. Era arrivato il giorno tanto atteso.
Veniva scelta occasione di ordinaria amministrazione per rendere quello stesso istante indimenticabile ed unico.
Un uomo, dotato di grande abilità magica, fedele all'Oscuro Signore, preparava attacco ben studiato i cui destinatari erano proprio le alte cariche della Scuola. E dove avrebbe avuto luogo tale attacco? Proprio laddove tutti si sentivano al sicuro...
Maschera e finzione dovevano essere dettaglio accuratamente studiato. L'intento ed il Fine dell'atto richiedevano anonimato affinchè, come serpe strisciante e malevola, la malvagità potesse ancora crescere rigogliosa, all'insaputa di ignara fazione del Bene.
Nel bel mezzo di esame GUFO, una figura entrava all'improvviso nella Sala Grande e, con rapidità, maestria e teatralità (la giusta dose di dramma che lo stesso Lord Voldemort apprezzava grandemente), si sbarazzava temporaneamente del primo ostacolo posto a difesa della Scuola: la Preside.
Un incanto offensivo, architettato da mente geniale e crudele, costringeva letteralmente la Professoressa Bennet in ferree ed acuminate catene, ferendola ed arrecandole forte dolore e sanguinamento.
Dolore...
La massima manifestazione di ciò che poteva definirsi offesa...
Nessuno avrebbe potuto evitare tale attacco...La preside, assolutamente impreparata, non avrebbe potuto sollevare bacchetta a difesa.
La sorpresa era stata l'arma più tagliente...
Sconfitta ancor prima di combattere. Neutralizzata senza nemmeno subire piccola perdita.
Glorioso attacco. Perfido Male.
L'offensiva bacchetta dell'uomo mascherato, da alcuno riconosciuto poichè volto e voce eran alterati da maschera oscura, proseguiva come prolungamento dello stesso arto sino a direzionarsi verso e contro l'esaminando, subito dopo avere attaccato la Preside.

Questi erano i fatti.
Questo era avvenuto.

Eppure, il nemico non era solo. Insieme a lui, un gruppo di studenti mascherati faceva ingresso e tentava offensiva mirata a neutralizzare i componenti della commissione: Ministro, Vice Preside, e nuovamente la Preside.
Tutto avveniva con rapidità. Ma, con egual sollecitudine si attendeva ora reazione della controparte.
Del resto, l'effetto sorpresa trovava fine proprio nelle catene che abbracciavano la Professoressa Bennet. Tutto il resto era ancora da decidersi...
Il Male aveva dato inizio a tattica offensiva.
Come avrebbero reagito la Professoressa di Trasfigurazione MelRose, la Vice Preside Hope Lancaster ed il Ministro Camille Pompadour? Vi sarebbe stata possibilità di fermare l'offesa diretta a loro rivolta? Sarebbero fuggite? Avrebbero, di rimando attaccato?
E come si sarebbero difesi il giovane Swan e la Preside Bennet?
Libero arbitrio...Come sempre...Libero Arbitrio.
Ad ogni azione che si rispetti, si abbina reazione...Nulla poteva esser deciso senza valutare reazione...
Il Male si era schierato...Spettava al Bene tentare di palesare le proprie armi.
La battaglia aveva avuto inizio...


Miei cari, intervengo ufficialmente per fare il punto della situazione.
L'unica azione da me già valutata è quella di Raven (ovviamente solo il Fato sa che si tratta di Raven). L'effetto sorpresa lo premia a discapito di Persefone.
Persefone sei legata con catene acuminate. Sei caduta, faccia a terra e stai sanguinando a causa della catena acuminata: perdi 25 punti salute, 4 punti corpo. Non avendo tu scritto, nel tuo post, di avere in mano la bacchetta, ritengo tu sia al momento disarmata. Non so se tu abbia la bacchetta in tasca, oppure se tu l'abbia dimenticata in ufficio, sul tavolo...Quando posterai al prossimo turno, sei ovviamente libera di descrivere tale aspetto. Non dirmi, tuttavia di avere la bacchetta in mano...

Per quanto riguarda Vagnard, Arya, Chrisalide .... Siete entrati nella stanza ed avete effettuato la vostra mossa. Siete esattamente dove avete affermato di essere. Resto, tuttavia in attesa della reazione della controparte, ovvero di Camille, MelRose, Patrick ed Hope, per giudicare l'esito del Vostro operato.
Siete completamente liberi di agire come desiderate.

Scrivetemi qualora qualcosa non sia chiaro. Un piccolo consiglio. Siete due fazioni: consultatevi tra voi e fate bene gioco di squadra.
Buon divertimento!

 

 
 
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~Hope™
view post Posted on 4/12/2014, 16:43





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Vi erano ricordi da trattenere e ricordi da dimenticare. Talvolta però erano soliti restare indelebili, chiari nella mente, quelli che avrebbero invece dovuto essere dimenticati. Lo aveva letto in un libro, anni addietro probabilmente e spesso si rendeva conto di quanto quella citazione fosse conforme alla realtà, almeno per lei. Vi erano ricordi del passato che ancora tormentavano i suoi sogni, alcuni momenti della vita, attimi di calma apparente. Fu così che mentre osservava il volto di Patrick, intento a rispondere con immancabile determinazione il suo sguardo corse oltre, attirato da un movimento repentino in prossimità della porta. La prima cosa che vice e che inevitabilmente la catapultò indietro negli anni fu una maschera il resto poi avvenne a rallentatore. Alcune figure incappucciate e mascherate fecero il loro ingresso nella sala grande, accompagnate da alcuni lampi di luce e poche ma chiare parole. *Ma cosa diavolo …* Non fece in tempo a razionalizzare quel pensiero che Persefone, seduta pochi metri più in la rispetto a lei cadde preda di un incantesimo che l’aveva costretta di faccia a terra mentre alcuni rivoli di sangue le coprivano il volto delicato. Un brivido, più simile alla rabbia che alla paura, le attraversò la schiena. Le ghiandole surrenali presero a funzionare stimolate da quella scena già vissuta innumerevoli volte nei sogni, ma ora vera più che mai. Avvertiva l’adrenalina scorrergli nelle vene, raggiungere ogni singola fibra muscolare del suo corpo. Il cuore accelerò i suoi battiti, pompando il sangue attraverso la circolazione arteriosa in ogni punto del suo corpo. No, non era affatto paura, piuttosto eccitazione, l’eccitazione provocata dalla possibilità di poter finalmente prendere parte a qualcosa che tempo addietro aveva vissuto come vittima. Distese le gambe portandosi in piedi e fece un paio di passi indietro; aveva bisogno di spazio. I muscoli del bracciò si contrassero e rapide le dita guizzarono alla ricerca della bacchetta ben posizionata dietro la schiena. Avvertì chiaramente il legno duro, affatto sconosciuto. Bastarono pochi attimi e il braccio era nuovamente teso in avanti in direzione del gruppo di persone. Non aveva tempo, e questo di certo non l’aiutava. Tuttavia aveva dalla sua qualcosa di più profondo, basilare. L’istinto più forte in assoluto, per qualsiasi essere umano, è quello della sopravvivenza; non vi era nulla di più forte, di più potente che il desiderio di salvarsi. Non poteva far altro che lasciarsi guidare da quell’istinto e dopo aver teso il braccio destro all’altezza della fronte iniziò a disegnare il primo cerchio in prossimità del volto, il secondo in corrispondenza del torace e il terzo più giù terminando in prossimità dei piedi. *Protego Totàlus* pensò nella mente. Il suo piano andava di pari passi con l’esecuzione dell’incanto. Aveva bisogno di proteggere non solo se stessa ma anche le persone che le erano prossime. Le iridi si mossero rapide, cercarono il volto di Camille e quello di Patrick, poco più avanti. Non poteva sbagliare, doveva fare loro il tempo e il modo di riuscire a comprendere la situazione e agire di conseguenza. Inoltre vi era Mel seduta poco più in la subito dopo Persefone che giaceva ancora a terra. No decisamente non poteva permettersi di sbagliare. Se fosse riuscita nel suo intento la barriera sarebbe stata in grado di respingere gli attacchi degli sconosciuti, proteggendo coloro che le erano vicini, primo tra tutti Patrick che ancora dava le spalle all’assurda scena. Ma l’esito di tale piano era nelle mani del fato.



Statistiche
Punti Salute: 194
Punti Corpo: 158
Punti Mana: 180
Esperienza 34,5







 
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view post Posted on 5/12/2014, 00:00
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Difesa e Incantesimi.
Di certo due materie che non conciliavano il sonno.
Questo pensava mentre usciva vincitrice dalla lotta contro uno sbadiglio che riuscì miracolosamente a ricacciare in gola.
Con il gomito piantato sul tavolo e la guancia appoggiata al palmo aperto della mano, disegnava non meglio precisati arzigogoli, percorrendo con le dita il piano levigato.
Passiamo ad Incantesimi. Non le farò molte domande.


*Sia lodata la Preside Bennet*

Ogni tanto persino quella donna riusciva a dire delle cose sensate.
Gli esami erano mortalmente noiosi, soprattutto se gli studenti chiamati a sostenerli rientravano nella cerchia dei migliori. Cosa potevi mai chiedere a uno che sapeva tutto? Le domande si accavallavano e si ripetevano con disarmante costanza, il programma era quello e non si poteva certo pretendere un trattato di scienza pozionistica.
Vi era anche qualcos'altro. oltre allo studio, che la legava a Patrick Swan, l'esaminando. Stima reciproca, certo. Segreti e riservatezza. Un rapporto conflittuale estremamente stimolante. E fiducia.
Lo osservò gesticolare, mostrava una sicurezza che solo pochi studenti potevano vantare di avere lì dentro.
Ma la beata tranquillità che si era condensata sulla Sala Grande come una coltre di fumo venne brutalmente squarciata dal rumore della porta che si apriva. Non ebbe il tempo di collegare il cervello, nessuno lo ebbe.
Un fiotto di luce si schiantò contro la Bennet che, in un attimo, si ritrovò legata alla sedia da pensanti catene.


Questo è un attacco a Hogwarts.

Eh?
Un'altro?
Lì per lì rimase abbastanza basita, il filo che collegava la realtà alla finzione era incredibilmente sottile e il suo cervello rifiutava l'idea che qualcuno potesse - di nuovo - aver valicato le mura della scuola per presentarsi il Sala Grande, in pieno giorno, nel corso di un esame scolastico.
Ma l'immagine della Preside legata come un cotechino, se le sarebbe parsa piacevole in altri contesti, in quel momento le provocò una certa inquietudine e quando altre figure incappucciate affiancarono il primo non ci fu più tempo per porsi domande.
Si alzò di scatto, la sedia dietro di lei si rovesciò con un grande tonfo mentre la mano si insinuava fra le pieghe del vestito, uscendone con l'arma ben salda fra le dita.
Fu rapida - o almeno ritenne di esserlo stata. Aveva avuto fin troppi incontri ravvicinati con scarafaggi di tal fatta da non accorgersi della gravità della situazione.
Lo sguardo ametista, ormai del tutto cosciente, rivolto verso coloro che avevano osato presentarsi senza invito, si fissò su una bacchetta in particolare.
Doveva proteggere Patrick, che era quello più esposto, ma per farlo doveva prima proteggere se stessa.
Gli altri si sarebbero protetti da soli, Hope era un Auror e confidava che la Professoressa Galloway conoscesse qualche mirabolante trasfigurazione che l'avrebbe trasformata in un microbo. O in un drago sputafuoco.
Puntò dunque la bacchetta verso la figura incappucciata che aveva indirizzato la sua verso di lei, doveva difendersi da un Everte Statim pronunciato espressamente. I tempi di reazione erano stretti ma l'incanto che aveva scelto avrebbe richiesto pochissima spendita di attimi e di energie. Con un rapido movimento del polso in senso orario disegnò un cerchio davanti a lei


*Protego*

L'incanto scudo aveva la particolarità di riflettere e rispedire al mittente gli incanti non particolarmente potenti. Bisognava sempre rendere le cortesie, soprattutto se provenienti da un ammasso di vigliacchi privi di capacità decisionale.
Se quell'improvvisata aveva lasciato tutti di stucco, lo stucco si era staccato liberando l'unica cosa che sentiva di provare in quel momento: una gran rabbia.



PS 256
PC 196
PM 246
 
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view post Posted on 10/12/2014, 00:34
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- Deus ex Mazza -

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Quando si era svegliato quella mattina, piuttosto tardi rispetto al solito, aveva come sempre fatto un rapido schema delle attività della giornata nella sua mente; l'esame, ovviamente, ne era il punto focale, ma sapendo che non ci sarebbero stati intoppi non si era nemmeno preoccupato che potesse richiedere più tempo o energie del previsto. Si sbagliava, di certo, mancando ingenuamente di fantasia. Chi si immaginava che qualche scellerato avrebbe attaccato il castello, preside e annessi proprio durante i suoi G.U.F.O.? Che dovesse seriamente cominciare a consultare quotidianamente le foglie di te?

Stava ancora aspettando l'ennesima domanda della Bennet quando il rumore della porta, sfondata a calci da qualcuno, lo costrinse a voltarsi e non perchè volesse, bensì poichè gli eventi vissuti in passato lo avevano addestrato a rimanere sempre sull'attenti.

"Questo è un attacco a Hogwarts!"

Avendo poi modo di captare con lo sguardo le maschere dei Mangiamorte che si erano appena inoltrati nella Sala Grande e udendo le parole di quello che doveva sicuramente essere il capogruppo, gli venne naturale quasi abbandonarsi ad una sarcastica risata che comunque riuscì a trattenere.

*Avanti il prossimo!*

Commentò dentro di se. Possibile che dovessero capitare tutte a lui? Al quinto piano la prima volta, in giardino col mostro di spine, nel terzo mondo con il Dio delle rune.

Eppure nonostante la molteplicità dei pensieri e delle sensazioni, i gesti di Patrick avvennero in pochi secondi: un solo pensiero dominava in quel momento le sue azioni, nessuno avrebbe mandato a monte il suo esame. Potevano anche chiamare Voldemort stesso e farlo uccidere, il Corvonero sarebbe rimasto nel mondo come fantasma e avrebbe terminato. Ah, difendere le docenti non era una sua priorità, erano grandi, grosse e vaccinate, ministri, auror ed eccetera.

Bacchetta già in mano, era l'unico della difesa a possedere quel piccolo vantaggio, decise di non perdere tempo anche perchè il suo braccio si era già mosso portando il corpo con se a rivolgersi verso gli intrusi. Intrusi che avevano scelto di rimanere tutti vicini, perchè si, l'unione fa la forza *pernacchia*. Puntò la stecca di pino verso il pavimento sotto i loro piedi, li avrebbe fatti schizzare in aria come pulci, già si immaginava una potente esplosione verificarsi sotto di loro prima che potessero anche solo provare a saltare via, l'incanto non verbale avrebbe di certo peggiorato la loro situazione. Con quell'azione, Patrick puntava ad arrecare il maggior danno possibile ma, soprattutto, a disperdere le loro forze e a creare un diversivo, qualcuno dietro di lui avrebbe potuto chiamare dei rinforzi o mandare un gufo alla gazzetta, magari. Alcuni di loro erano deboli e probabilmente studenti (chi ha la faccia tosta di attaccare un docente di Hogwarts con un Oppugno?), separandoli i "buoni" avrebbero potuto concentrare gli attacchi sui più forti. Il Caposcuola sapeva di essere il più esposto, ma si ritenne leggermente insultato a non essere stato considerato, pensavano forse che fosse così debole? Peccato per loro, avrebbero assaporato la verità sulla loro pelle. Rimaneva una sola cosa da fare:

*BOMBÀRDA.*




• PUNTI SALUTE: 212
(140 Base + 11 Duelli + 18 Quest + 2 Role + 36 Oggetti + 5 Anzianità)

• PUNTI CORPO: 216
(90 Base + 11 Duelli + 18 Quest + 2 Role + 83 Oggetti + 3 Dagaz + 2 Quidditch + 5 Anzianità)

• PUNTI MANA: 233
(90 Base + 11 Duelli + 18 Quest + 2 Role + 94 Oggetti + 7 Dagaz + 5 Anzianità + 5 Premi + 1 Libri)

• PUNTI ESPERIENZA: 69,5+7=76,5
(13 Base + 3 Riattivazione + 6,5 Duelli + 13,5 Quest + 0,5 Role + 13,5 Quidditch + 1 Prefetto + 2 Caposcuola + 16,5 Master) + (10% Dagaz)

• PUNTI POZIONI: 845
 
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Persefone D. Bennet
view post Posted on 13/12/2014, 06:49




Quella che doveva ritenersi "tranquilla sessione di esami", si tramutava in "pessima giornata" (volendo utilizzare termini eleganti, privi di turpiloquio...).
Che io fossi sempre (SEMPRE) la cavia preferita di pazzi, era oramai un dato assodato, quasi certo, alla stregua di assioma alla base di teorema ben più complesso.
Avevo accettato, molti anni addietro, di assumere il ruolo di Preside. Lo avevo fatto con entusiasmo e con la sincera speranza di esser degna erede di esperta docente, divenuta poi amica.
Ma il momento di accettazione sembrava essere riflesso nell'altrettanta sicura certezza di essere costantemente accompagnata dal pericolo. Hogwarts era stata attaccata più volte, da più fronti, attraverso ogni tipo di magia, anche quella di folli e sconosciuti individui. Il castello, che sempre era stato ritenuto fortezza di sicurezza e pace, mostrava crepe, falle in ogni dove, in ogni momento...
Era dunque solo un'illusione il considerare la scuola sicura, oppure era la mia pessima gestione a permettere che chiunque potesse attaccare Hogwarts?
Era un dettaglio sul quale riflettere. E lo avrei fatto volentieri se ne avessi avuto il tempo. Invece, sembrava che tale opportunità mi venisse continuamente negata. Non si riusciva a vivere un momento di pace...
Durante l'esame GUFO sostenuto da uno degli studenti più promettenti di Hogwarts, accadeva l'imprevedibile: personaggio mascherato faceva ingresso nella sala, nel bel mezzo della mia interrogazione di Incantesimi, puntava la bacchetta contro di me e...Voilà!
Mi ritrovavo riversa sul pavimento, avvolta come un salsicciotto da catene acuminate...Sangue, dolore...
Non avevo avuto nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse accadendo. Non avevo considerato i restanti attaccanti...Non avevo potuto contare il numero dei nemici. Del resto, ero stata letteralmente "bruciata" sul tempo dal primo tizio mascherato.
Mi ritrovavo quindi a terra, disarmata.
Pessima situazione...
Nel corso dell'esame, non aspettando tali "sgraditi ospiti", non avevo la bacchetta in mano. Essa era riposta nella tasca dei miei jeans (sì...ero abbigliata in modo informale).
Nonostante non avessi udito formalmente quale incanto fosse stato a me riservato, ne compresi la natura, ne avvertii il dolore...
Non potevo dimenarmi, non potevo ribellarmi. Dovevo agire con calma e cautela, nella speranza che il nemico non mi attaccasse nuovamente.
Dovevo riuscire a raggiungere la tasca per prendere la mia bacchetta. Dovevo farlo senza attirare l'attenzione dell'avversario. Legata all'altezza del petto, potevo dunque presupporre che le braccia fossero adiacenti al corpo e le mani ai fianchi. Potevo tentare di prendere la mia bacchetta.
Provai. Non potevo sapere se la mia azione fosse destinata al successo o al fallimento. Il Tempo avrebbe manifestato ciò che sarebbe accaduto.



» Punti Salute 232 - 25 = 207
» Punti Corpo 215 - 4 = 211
» Punti Mana 230
» Punti Esperienza 73
 
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view post Posted on 15/12/2014, 20:40
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Il Fato

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Le azioni cominciavano a prendere forma: difesa ed attacco, incanti castati ad arte da entrambe le fazioni, richiedevano responso, esito, giudizio finale da parte di Supremo Atto.
Un duello a più riprese avrebbe avuto luogo nella Sala?
Oppure, il Tutto avrebbe visto epilogo rapido e doloroso?
Vi sarebbe stata finalmente fazione vincitrice, o, per l'ennesima volta, ci si sarebbe trovati di fronte a situazione di stallo?
No, non era contemplata pausa. No, non era accettata l'attesa. No...Impossibile la resa...
Solo una fuga di una delle due fazioni avrebbe potuto portare ad una invitta vittoria, o sconfitta sine dolore. Solo in tal caso Hogwarts non avrebbe visto il volto dei colpevoli impunito o i corpi dei difensori della giustizia privo di ferite e segni di combattimento.
Dall'alto si osservava la battaglia.
Dall'alto si attendeva l'agire dell'uno e dell'altro gruppo, senza conoscere a priori cosa effettivamente sarebbe accaduto.
E così doveva essere.
Allo stato iniziale della vicenda, l'unico combattente a trovarsi in situazione di vantaggio, era proprio quel Capitano Mascherato, crudele, forte, astuto, impavido, pronto a toglier la vita ai presenti, se necessario, in nome di un Sinistro Bene Superiore.
Queste erano le premesse. Questo poteva compiacere l'Oscuro Signore.
Dispiegate le truppe, un soldato dopo l'altro, i seguaci del Male si distribuivano lungo la stanza distanziandosi dal Comandante, ora da un lato ora dall'altro, quasi a fuoriuscire da formazione a corpo compatto sino a creare sorta di disposizione triangolare: il vertice ed i lati.
Invece, la fazione del Bene, sebbene meno compatta, era comunque pronta a reagire dinanzi ad azione chiaramente offensiva.
L'unica a rimanere ancora a terra, legata, sanguinante, era la Preside della Scuola. Essa, attaccata quale primo simbolo di Hogwarts da abbattere, cercava di raggiungere con la mano la propria bacchetta riposta nella tasca dei pantaloni.
Pessima scelta quella di non tenere l'arma magica sempre ben salda nelle proprie mani...Soprattutto in tale periodo oscuro e difficile. Ma l'errore non era stato solo il suo...Altre colleghe avrebbero pagato tale imprudenza...
Ad ogni modo, mentre la donna tentava di prendere la bacchetta, qualcosa colpì violentemente la nuca della Docente già distesa.
L'intento dell'adepto del Male, il più giovane dei tre, era forse quello di raggiungere il bel faccino della Bennet. Un pesante tomo edito dal Celebre Professor Ignotus Albus E. Peverell, giunse a segno, provocando sussulto, dolore al capo e senso di smarrimento alla Preside. Non vi era stata opportunità di difesa.
La Professoressa di Incantesimi, disarmata, era alla mercè del migliore attaccante.
Un semplice ed elementare incanto decretava il fallimento del tentativo di raggiungere la bacchetta. Il colpo aveva deviato attenzione ed azione a sussulto e dolore.

2-0 a favore del Lato Oscuro.

Partita serrata.
Eppure, dietro quella lunga scrivania pronta a giudicare studenti ed esaminandi, vi erano figure forti e coraggiose,
che più volte avevano combattuto: Lancaster, Pompadour. L'esperienza avrebbe aiutato?

Era giusto procedere per gradi.

Una giovane e talentuosa serva dell'Oscuro, la Prefetta Serpeverde, decisa, veloce come nessun umano poteva essere,
sceglieva incanto offensivo per mettere al tappeto il Ministro Pompadour.
Per quanto ragionevolmente le azioni fossero rese più agili e repentine grazie alle abilità da essa possedute, ciò non permise di avere la meglio sulla Professoressa di Pozioni per due ragioni: l'incanto che, per natura e composizione constava fondamentalmente di due parti nel corso dell'esecuzione di movimento e pronuncia dello stesso, risultava vulnerabile per questione di tempo (l'enunciazione verbale di incanto seguendo movimento del corpo, per ovvia necessità di ben pronunciare l'incanto stesso in corrispondenza dei movimenti del braccio, decretava una velocità serrata ma pur sempre umana per ben scandire le parole ed andava ad azzerare quello che poteva definirsi vantaggio fisico se, dall'altra parte, il diretto avversario avesse castato incanto di più immediata esecuzione - come infatti accadde) e soprattutto diveniva debole dinanzi a palese enunciazione sonora...
L'attacco era prevedibile, chiaro, udito da tutti e conosciuto dal Ministro.
Del resto, la giovane ed acuta Arya, si trovava di fronte a strega di esperienza magica piuttosto consolidata.
Se solo la fanciulla avesse castato l'incanto e nel contempo avesse previsto uno scatto di lato, o comunque un movimento
di cambio posizione, per sfuggire ad eventuale contrattacco, la faccenda sarebbe stata diversa...Invece...L'everte Statim andò a buon fine...Ma tornò al mittente, rispedito dalla difesa del Protego perfettamente castato dal Ministro. La giovane Serpeverde, si ritrovò riversa sul pavimento, schiena a terra, vicino alla porta di ingresso, colpita dall'incanto, sebbene non in pieno, in prossimità della spalla sinistra.
Altro dettaglio da considerare: entrambe le donne, Arya e Camille, avevano agito solo dopo aver visto la Professoressa Bennet cadere incatenata...
Se solo Arya avesse attaccato senza attendere la prima mossa di Raven, ma agendo contemporaneamente, probabilmente il finale sarebbe stato alquanto diverso...

2-1...

Nel frattempo, una esperta ed abile Docente, nonchè Auror (e Vice Preside di Hogwarts), avvezza a pericoli, dopo aver visto, con stupore ed orrore la fine misera della Preside Bennet, stesa a terra, si accingeva a castare incanto di protezione potente...L'intento era quello di difendere la propria fazione, ovvero il corpo docenti e soprattutto lo Studente Swan.
Ma la difesa era destinata a fallire...Un astuto Von Kraus, il più esperto degli attaccanti, eccetto Raven, genialmente non attendeva l'esito dell'attacco del proprio capitano, ma immediatamente puntava alla sua preda e, con incanto non verbale,
metteva al tappeto la Professoressa Lancaster. Nessun danno ma immenso risultato. La Professoressa di Difesa contro le Arti Oscure capitolava a terra, priva di forze, distesa prona, quasi incapace a compiere qualsiasi tipo di movimento, anche il più semplice.
Non poteva non esservi successo da parte di Von Kraus...L'incanto non verbale favoriva il giovane...Quest'ultimo non poteva essere prevedibile. Ed il tempo di azione, oltre ad essere rapido, batteva anche sul tempo quello della Vice Preside,
il cui Protego Totalus richiedeva più tempo e maggiore difficoltà di esecuzione. Senza considerare il fatto che la Professoressa Lancaster aveva dovuto prendere la bacchetta la quale non era già salda nelle sue mani come invece quella dello studente Serpeverde.
Semplicità ed astuzia premiavano il Lato OScuro.

3-1...

Ma ecco ulteriore azione da considerare, o meglio reazione...Il più giovane seguace del Bene presente nel luogo della battaglia, dimostrava di esser degno figlio della casata Corvonero.
Minacciato dal Docente mascherato, ma non attaccato direttamente, Patrick poteva castare un perfetto incanto Bombarda.

Un incanto per atterrarli tutti. Un incanto per neutralizzarli, uno per sopraffarli...

I seguaci del Male, si erano effettivamente disposti in modo tale da non allontanarsi particolarmente l'uno dall'altro.
L'incanto Bombarda, castato in prossimità degli Oscuri, faceva capitolare a terra tutti, eccetto la giovane prefetta Serpeverde, già catapultata in prossimità della porta d'ingresso, dall'everte statim da lei stessa castato e rispedito al mittente attraverso il Protego del Ministro.
Trattandosi di incanto volto a distruggere il pavimento e non direttamente castato contro gli avversari, il danno fisico di ciascuno era destinato a non esser devastante, ma certamente rilevante.
Ma l'effetto sorpresa e l'instabilità avrebbero sicuramente condotto a situazione di vantaggio...

Residui, sassi, macerie colpivano gli Oscuri infliggendo loro graffi e ferite superficiali, ma soprattutto caduta.
I due giovani studenti Serpeverde cadevano, bacchetta alla mano, schiena a terra. Stesso destino per Raven...Il Docente di Volo, Bacchetta alla mano, non mostrava più braccio e bacchetta puntata in direzione di Patrick a causa della caduta e dell'instabilità. La bacchetta puntava verso il soffitto.
Tuttavia, benchè in prossimità di onda d'urto, lo stesso Patrick si ritrovò seduto a terra bacchetta alla mano: macerie e residui non lo avevano raggiunto, ma tremore ed onda lo avevano fatto vacillare e cadere.
Difficile decretare il vincitore di tale turno. A dire il vero, l'unica ad essere rimasta illesa era il Ministro.
La semplicità e l'esperienza avevano generato risultati interessanti...



Persefone D. Bennet
Sei ancora legata, distesa a terra, le catene stringono di più e il tomo di Peverello ha provocato un certo dolore alla nuca. Perdi altri 10 punti salute e 8 punti corpo.
Punti Salute: 197
Punti Corpo 207
Punti Mana 230
Punti Esperienza 73

Camille Pompadour
Illesa.
PS 256
PC 196
PM 246

Hope Lancaster
Colpita dal decado castato da Vagnard, sei capitolata a terra, distesa prona, sentendo le proprie forze mancare completamente, trovando impedimento nell'effettuare qualsiasi movimento, anche il più semplice.
Tale situazione non comporta alcun danno prettamente fisico, ma resti ferma per 1 turno.
Punti Salute: 194
Punti Corpo: 158
Punti Mana: 180
Esperienza 34,5

Patrick Swan
Illeso. Tuttavia onda d'urto generata dal tuo stesso incanto Bombarda, trovandoti nella stessa sezione della sala ove si trovano gli Oscuri, ti fa perdere l'equilibrio e ti fa cadere. Sei seduto a terra.
PUNTI SALUTE: 212
• PUNTI CORPO: 216
• PUNTI MANA: 233
• PUNTI ESPERIENZA: 76,5



Raven Shinretsu
Sei caduto a terra a causa dell'incanto bombarda castato da Patrick. Sassi e macerie ti hanno colpito provocando dolore alla gamba sinistra. e ferite superficiali alle mani. Perdi 8 punti salute e 2 punti corpo.
Punti Salute: 302
~ Punti Corpo: 328
~ Punti Mana: 367
~ Punti Esperienza: 70,5


Chrisalide
Sei caduto a terra a causa dell'incanto bombarda castato da Patrick. Sassi e macerie ti hanno colpito provocando ferita alla gamba destra. Perdi 30 punti salute e 9 punti corpo.
PUNTI SALUTE: 71/101
PUNTI CORPO: 49
PUNTI MANA: 58

Arya Von Eis
Arya, sei stata colpita dal tuo stesso Everte statim e sei caduta, schiena a terra. La spalla sinistra è dolorante. Il movimento del braccio corrispondente è compromesso.Il colpo non è stato netto, quindi perdi solo 35 ps e 7 pc
Punti Salute: 78
Punti Corpo: 56
Punti Mana: 63
Punti Esperienza: 7

Vagnard Von Kraus
Sei caduto a terra a causa dell'incanto bombarda castato da Patrick. Sassi e macerie ti hanno colpito provocando ferite superficiali ad entrambe le gambe. Perdi 10 punti salute e 3 punti corpo.
Punti Salute: 81
» Punti Corpo: 94
» Punti Mana: 60
» Punti Esperienza: 31


Signori, da questo momento avete 5 giorni di tempo per postare. Non esiste turnazione. Siete due fazioni: attendo tattiche ed azioni di gruppo astute ed efficaci. Diciamo che è come essere ad una partita di quidditch: ogni fazione intavola un'azione di attacco o difesa e io valuterò il tutto al termine del turno. Non vi attenderò...5 giorni. Non uno di più. Avete a disposizione una possibilità per rimandare di 48 ore il turno. ;)
 
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Aryadne Cavendish
view post Posted on 16/12/2014, 00:55




Il biglietto prese fuoco tra le sue mani e Aryadne lo lasciò cadere nelle vive fiamme del camino, il lieve sorriso che si apriva ogni secondo che passava in una maschera di follia.
Finalmente il momento era giunto, finalmente poteva liberamente riversare la sua rabbia e il suo tremore su coloro che non credevano in Lui. E no, non si riferiva a Nostro Signore, ma al Lord che veramente poteva dimostrare la superiorità e la forza che dimorava nei puri di sangue. Sempre più puri, sempre più puri. Ogni goccia di sangue immondo versato era un passo verso la vera gioia, verso il vero mondo.
Sapeva dove recarsi e qual era l'occasione "festeggiata".
I GUFO di Patrick...poverino, rovinargli una giornata così.... Sarebbe stato molto imbronciato, e lei adorava vedere su quel visino da femminuccia le rughe del disappunto.
E sua cugina Hope? Ah, lei sì che si sarebbe arrabbiata. Estasiante, quando era irata.
Osservandosi allo specchio, raccolse la folta chioma rossa in numerose trecce, in modo da farle aderire bene in una acconciatura che mai nessuno le aveva visto. La preparava solo nelle occasioni veramente speciali.
Il suo cuore spaccava i timpani e le sue mani fremevano, lo sguardo folle che si imprimeva la propria immagine nella mente. Estasiante, la vera bellezza risiedeva in quei comodi abiti neri che stava indossando e in quella maschera dagli scuri colori che ben nascondeva il suo viso camuffandole la voce. Era pronta.

Da lì, le azioni che si susseguirono furono veloci, silenziose, assassine. La "stirpe oscura" che varcò la soglia della Sala Grande fu lesta, tempestosa, drammatica, e rapidamente raggi di luce cominciarono a partire dalle bacchette, colpire qua e là, seminare distruzione, ma Aryadne rimase in disparte, ancora fuori dalla Sala Grande, ad ascoltare, controllare il corridoio e attendere il momento giusto. Ogni strategia che si rispetti ha il suo attacco a sorpresa aggiuntivo. In quel modo gli avversari potevano non capire quanti altri ce ne fossero e loro avevano il vantaggio di avere sempre qualcuno a fare da angelo custode.
Bacchetta alla mano, la dita percorrevano il chiaro, tortuoso legno, la potenza e le vibrazioni vive nel suo palmo, lo sguardo correva da un angolo all'altro del corridoio. Presto qualcuno sarebbe arrivato, attirato dal rumore. Dovevano sbrigarsi, non c'erano dubbi.
A brevi periodi lanciava un'occhiata dentro la stanza, e rapidi stralci le si presentavano alla vista: molte figure nere incappucciate, oggetti che scoppiavano, persone che crollavano in terra. Scene molto concitate, ma il suo momento stava arrivando. Il piano era preciso: appena trovato un momento di stasi combattiva tra i due schieramenti, lei doveva scattare (in quei momenti ringraziava sentitamente gli anni di allenamenti) e creare l'elemento di disturbo visivo.
Le urla si sollevavano e il rumore cresceva rapido come tempesta sugli scogli, il cuore le batteva forte e l'adrenalina non le faceva ricordare nemmeno come si chiamasse. Ma una cosa la sapeva: loro confidavano in lei, e per la prima volta nella sua vita, sentiva che non poteva, che non voleva deluderli.
Loro erano...loro erano la sua vera famiglia. E nessuno poteva toccare i suoi cari, le sue cose, senza il suo permesso. Il fuoco dell'ira bruciò dentro lei e sebbene lei non se ne rendesse conto, il suo corpo aveva iniziato a scottare come nelle peggiori febbri gialle.
Nella sua testa i pensieri correvano rapidi come fulmini, tanto che quasi il tempo era rallentato intorno a lei...forse succedeva così quando tieni così tanto a una cosa, forse succede così quando dentro di te la rabbia e la gioia si combattono così aspramente dando luce alla follia, il più succoso dei frutti.
Un forte rumore, e con la coda dell'occhio riconobbe la figura approssimativa di Arya abbattuta contro la gigantesca porta. Il momento era propizio.
Come se ogni suo muscolo fosse pronto a quell'unico istante, scattò senza indugio, i rapidi passi che mangiavano la distanza tra lei e la ragazza in terra. Era a un passo da lei che le sue labbra si schiusero.
-AH!- emise, come se stesse gridando di dolore, ma tutti i suoi compagni sapevano che quello era il segnale. Chiudete gli occhi, chiudeteli, dannazione. Nessuno grida di dolore, solo cieca follia.
Arrivata in un balzo davanti ad Arya, avrebbe sollevato e teso la bacchetta in direzione dei loro avversari e serrato gli occhi: -LUMOS MAXIMA!- avrebbe gridato, la voce fiera e decisa, la voce di chi non ha niente da perdere, ma tutto da guadagnare, la voce di chi ha un compito da svolgere che farà dannatamente bene, la voce di chi ama, la voce di chi odia.
Se fosse andato tutto bene, gli avversari sarebbero rimasti accecati, i suoi compagni avrebbero chiuso in tempo gli occhi e ad Arya non sarebbe successo niente, protetta in parte dall'ombra prodotta da suo corpo, in parte dalla propria rapidità nell'ubbidire al comando.
Appena eseguito l'incanto, si sarebbe lanciata di lato, cercando protezione da qualsiasi cosa avrebbe trovato, in modo da evitare possibili ritorsioni e colpire da una posizione protetta. Volete guerra? Guerra sia.



Aryadne Cavendish
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view post Posted on 16/12/2014, 21:33
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Semper Fidelis

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× Off-Game ×


× Legenda
Narrazione
°Pensieri°
«Dialoghi»

Cos'è che quei tipi dietro al tavolo non avevano compreso della semplice frase che Raven aveva pronunciato? Sempre a combattere, sempre a non obbedire. Quei tipi non facevano altro che creare situazioni di scontro tra le due fazioni, e poi si lamentavano se qualcuno muoriva, crepava, diventava fantasma. Era così difficile semplicemente stendersi a faccia in giù, affinché la bellissima Sala Grande e Patrick Swan (il più debole tra i prossimi ostaggi di Raven) non subissero gravi danni? Raven sospirò, preparandosi ad affrontare una lunga battaglia. O forse no? Da tempo stava pensando a quella che in uno scontro poteva essere la soluzione finale. Certo, una soluzione un po' drastica, ma a chi importava? Quello che importava era non permettere a quei falsi luridi vermi di tenere ancora in possesso il castello. Quello che importava davvero era stabilire la Pace. Una Pace che durasse per sempre, in eterno, sotto il segno dell'Oscuro Dio, e con le sue leggi e le sue regole. E a chi importava dell'equilibrio? L'universo insegnava: il Male doveva retrocedere dopo le sue malefatte nella scuola, e doveva arrivare il Bene. Il Vero Bene: accessibile a pochi, e da pochi compreso. Da pochi... ma da buoni.
Il gruppo che aveva fatto irruzione nella Sala Grande era stato accuratamente scelto in ogni sua singola parte e particella; era un gruppo d'elité, che forse non era ancora abbastanza cresciuto per quanto riguarda la conoscenza degli incantesimi e delle azioni, della potenza magica e della difesa, ma che, per quanto riguarda le idee, lo spirito di battaglia e le intenzioni era assolutamente imbattibile. Nessuno di loro avrebbe mai ceduto di un solo passo; nessuno sarebbe scappato, nessuno si sarebbe arresto. Erano un gruppo di leoni affamati, e le loro pecore erano dinnanzi, a pochi passi. Non dovevano fare altro che avvicinarsi e afferrare. Ognuno di loro aveva attaccato l'avversario a loro più congeniale; quello, che Vedeva, di cui sentiva il respiro, il sangue, e le cui mosse poteva prevedere. E Raven aveva scelto la sua vittima. La aveva scelta ancora molto tempo addietro, al duello. Poi non aveva fatto altro che indossare una maschera, come tanti, come tutti, e recitare...
Scacco alla Regina! - Pensò Raven, osservando la sua preda dimenarsi, complice delle catene, delle spine sulla catena, e dei bruschi movimenti di quella donna. Non si era portata appresso una bacchetta magica? Hogwarts non era più un posto sicuro per questi falsari! Hogwarts presto sarebbe stato il centro. Il Centro di una nuova Pace. Il centro di una nuova Luce. Da lì, e non da altrove sarebbe partita l'onda che avrebbe pulito il mondo. Da lì sarebbe partito l'Ordine, che avrebbe sottomesso il mondo intero al volere di un unico Dio: il Dio della Pace. Dovevano solo obbedire, dovevano solo piegarsi, e molti ragazzi sarebbero rimasti in vita. Molti padri avrebbero abbracciato i propri figli – maghi o babbani che fossero -, e l'umanità avrebbe finamente trovato il riposto che meritava. Era proprio in quello, era proprio nella propria superbia, nella propria convinzione di essere "quelli buoni", e di lottare per una giusta causa che decretava la morte dei maghi. Ma conoscevano, loro, - la Bennet, il ministro Pompadour -, quante vite potrebbero salvare solo alzando bandiera bianca sopra Hogwarts? Quante famiglie si riunirebbero? Quanti sorrisi si stamperebbero sui visi delle madri e padri, alla vista dei propri figli intatti?
No. L'umanità, quel mondo magico, quelle persone, - forse senza maschere argentee fissate al volto, ma con un altro tipo di maschere: maschere di pelle e di comportamento -, non sapevano dialogare. Chi pecca di sperbia non può che venire castigato. Chi si crede sopraelevato, chi pensa e si convince di fare del bene, mentre ha il Male attaccato alle spalle, non può vivere in eterno. Egli deve percepire il Dolore. Egli deve conoscerlo. Deve conoscerlo abbastanza per capire quanto stupido è stato fino ad allora. Per comprendere i propri errori e non commetterli: deve cambiare sé stesso, perché il vecchio Sé è vecchio e arrugginito. E Raven, - sì! ne era certo! -, avrebbe aiutato ognuno di loro a diventare una persona migliore.
Con il Dolore, o con l'Amore... Poco importava.

La scena che si aprì agli occhi un-po'-mandorla del giapponese, era una scena che gli piacque: la Bennet – paladina di Libertà, ma non della Giustizia -, era strisciante a terra nel miglior ruolo che gli si addiceva: il ruolo del verme; il ministro Pompadour invece era riuscita ad evocare uno scudo semplice e lineare, che aveva scagliato l'incantesimo di qualcuno all'indietro: Raven vide solo come una figura dai lineamenti umani (era forse Arya?), sbalzava indietro, colpita dal suo stesso incantesimo. Certo, facile duellare contro un studente se sei il ministro Pompadour (una leggenda quindi...). Vagnard – la sua missione e il suo obiettivo lo avevano concordato prima della missione con il giapponese -, aveva adempito al suo dovere: la professoressa di Difesa – una nuova, Raven non la conosceva, ma da quanto successo, non sembrava per niente in gamba -, aveva provato a fare qualcosa, evocare un qualche incanto, ma invece di difendersi, era caduta a terra priva di forze, o della capacità di azione alcuna.
Doveva offrirgli da bere a quel ragazzo... O insegnargli qualcosa. Se non era talento quello... Era un fiore che bisognava sviluppare!
Raven sorrise. Poi guardò Patrick: era l'unico a cui non avevano prestato attenzione, e quel tipo non sembrava volere prendersela con calma. Puntata la bacchetta verso i ragazzi nelle maschere, Raven pensò, d'istinto, di sapere già cosa quel ragazzino avrebbe fatto. Fu per quello che cercò di piegarsi per evitare le scaglie, ma fu troppo tardi: l'incantesimo arrivò tutto d'un tratto verso il terreno, e fece sbalzare via la sua intera squadra.
Poi il tutto esplose in un unico tratto: sogni, speranze, idee. Raven si ritrovò a terra, forse sommerso di scaglie e detriti, forse cercando di nascondersi, forse tramando qualcosa... Riprese conoscenza in pochi attimi, e sorrise. Aveva cercato di chiedere loro la Pace in maniera del tutto indolore; aveva provato a far sì, che, Bennet a parte, nessuno di loro subisse danni gravi al cervello o agli organi interni. Aveva provato a lasciare intatta quella bellissima Sala, e le sue mure. Ma a quanto pareva, loro volevano la guerra.
"Mi hai fatto il solletico, Swan." - Pensò Raven, alzandosi rapidamente in ginocchio, e poggiando la gamba sinistra, dolorante, a terra: appoggiarsi ad essa, fare in modo che sostenesse il peso del suo corpo, era un errore. Il dolore era suo nemico in quel caso, ma presto sarebbe stato suo alleato! Dopo l'esplosione anche Patrick stesso si era ribaltato all'indietro; molti forse erano ancora storditi, la Pompadour – l'unica speranza del Buio in quel turno -, doveva essere immediatamente neutralizzata.
Poi un'altra presenza fece sua comparsa nella Sala. Aryadne? Era venuta? Le aveva inviato una lettera. La aveva pregato di farsi vedere. Di venire, di supportare la Causa di un Bene superiore. Era la sua riserva, era la sua speranza... Poi percepì la sua voce e immediatamente agì, chiudendo gli occhi per concentrarsi, e disegnando nella propria immaginazione tre copie del tutto uguali e perfetto di Sè stesso. Erano effimere, non avevano vita, non avevano speranze di esistere. Si concetrò ancora, e infuse in ognuna delle copie una sicntilla vitale: fece sì che le riempisse, che tramandasse il calore del proprio corpo; creò dei nervi, delle linee-tratto da lui verso ognuna delle copie. Erano parti integranti di lui; erano suoi fratelli, e li percepiva come tali all'interno della sua mente.
Erano reali, e avevano dei nomi. Sì, ognuna delle copie aveva un nome. Ogni copia Era. Ogni copia Esisteva. Ogni copia poteva fare ciò che Raven le comandava; ogni copia poteva agire in continuazione con la volontà del proprio creatore e padrone. Poi sospirò, cercando di trovare un equilibrio psicofisico decente. Sì: esistevano. Nella sua mente. Doveva solo fare come aveva fatto al campo, e fare in modo di visualizzarle nella Sala.
Cercò di farlo nella propria mente. Ne mise una dinnanzi a sé, a 3 metri di distanza dal proprio corpo. Un'altra la misa alla propria sinistra, su di un tavolo, a 15 metri circa dal Ministro Pompadour. Infine, la terza, nella propria mente la cercò di mettere alla propria destra, a 15 metri dalla Pompadour. Quindi, effettuato ancora un sospiro per trovare la tranquillità necessaria, Raven eliinò qualsiasi altro suono, odore o rumore, che non appartenesse al suo mondo e al mondo delle copie, per poi agire.
Un rapido movimento con la bacchetta avrebbe tracciato una linea orizzontale, parallela al terreno, da destra verso sinistra, iniziando in contempo a scandire nella propria mente la formula magica dell'incantesimo. Sarebbe stato un gesto in contempo veloce e bruale, ma fluido e concentrato: non poteva sbagliare, e ogni sua fibra muscolare, non poteva che aiutargli in questo. Quindi, finito il movimento, Raven avrebbe tracciato 3 linee verticali laddove prima ne era una sola orizzontale, in contempo finendo di scandire la formula magica in mondo non-verbale.
"Superioris!" - Avrebbe pronunciato il giapponese con tono deciso, facendo sì, che la parola coprisse tutta l'esecuzione dell'incantesimo.
Poi avrebbe atteso.
E sussussato qualcosa, solo nel caso in cui le copie sarebbero comparse, e quindi l'incantesimo riuscito.
«Io sono la Pace!» – Avrebbe sussurrato Raven a dentri stretto, ancora piegato su un ginocchio. - «Deponete le bacchette, e avrete salva la vita.»
"No, anzi. La vita la avrete salva comunque. Ma sarete come noi.
Vi curerò dai vostri mali."
 
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view post Posted on 19/12/2014, 06:10
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- Deus ex Mazza -

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La vicenda si evolse quindi piuttosto rapidamente, l'aveva analizzata con ciascuno dei suoi sei sensi mentre formulava il suo attacco, aveva agito freddamente, di fretta, lasciandosi travolgere dall'istinto ed aveva avuto successo. Bravura? Fortuna? Intelligenza? Esperienza? A quale di questi fattori era dovuta la riuscita della sua mossa? Forse gli anni spesi a combattere avevano finalmente dato i loro frutti. Quello che pareva uno spettacolo pirotecnico ebbe luogo nel salone, triste era il fatto che il tutto fosse riconducibile all'intrecciarsi delle fatture scagliate a destra e a manca dalle due fazioni. Vide con la coda dell'occhio uno degli intrusi capitolare per terra colpito da un incantesimo proveniente dalle sue spalle, probabilmente dal tavolo dei docenti, mentre subito dopo fu spinto all'indietro dall'onda d'urto causata dall'esplosione da egli stesso voluta che lo mise letteralmente con le terga al suolo. Strinse i denti sopportando il lieve dolore causato dall'impatto delle sue natiche sulla superficie marmorea, ma non perse il contatto visivo sui suoi nemici, neppure per constatare l'incolumità delle professoresse alle sue spalle: ogni attimo gli poteva essere fatale. Li vide a terra i nemici, feriti dalle macerie e decise che ne doveva approfittare, trarre vantaggio dalla sua posizione, sebbene esposta, dalla loro posizione, di difficoltà, dalla nube di polvere che inevitabilmente si era alzata. Ma eccola fare capolino dal portone, distinguibile per la luce che penetrava da esso, la figura di un nuovo impostore, un rinforzo o più semplicemente qualcuno rimasto a fare il palo o in seconda linea. Si sentì per un attimo esposto, indifeso e preso alla sprovvista, ma il suo timore durò solo per pochi istanti, il tempo di accorgersi che questo nuovo individuo ora puntava la sua bacchetta verso l'alto...

"Lumos"...

Provò del rammarico... un altro studente, un'altra giovane mente controllata, volente o nolente, dal Signore Oscuro; un incantesimo così banale non poteva che provenire da chi ancora non aveva avuto modo di crescere. Ma non importava, come negli scacchi ogni pedina giocava il suo ruolo, ogni pezzo andava sacrificato se si voleva arrivare al Re. In ogni caso portò il braccio istintivamente davanti alla fronte per proteggere gli occhi e nello stesso tempo abbassò lo sguardo sulle pietre sperando che ciò avrebbe potuto evitare che venisse accecato e trovò in quelle macerie la sua prossima mossa. In prima linea, disposto a sacrificare se stesso, sapeva che doveva permettere ai più forti, in quel caso Camille, di agire indisturbati. Confusione suconfusione, rumore su rumore, disturbo su disturbo, avrebbe fatto di tutto per rendere il compito dei Mangiamorte il più arduo possibile, chissà che qualcun altro nel castello non venisse allarmato da tale trambusto. Inoltre, era l'unico in quella zona della sala a potersi permettere di agire da posizione verticale senza perdere inutile tempo per rialzarsi, era l'unico che con un attacco ad ampio raggio poteva sfruttare la ridotta (anche se Patrick non sapeva di quanto) visibilità e nello stesso tempo non essere penalizzato da essa. Osservava intensamente le pietre, ne analizzò velocemente ogni dettaglio, le spremette con la mente temendo che quest'ultima potesse bruciare e da tale bruciore sperava di trarre l'energia necessaria per sferrare l'imminente attacco. Cercò in quel modo di concentrarsi il più possibile sull'esecuzione, sull'obiettivo, sul fine e mentre sentiva la forza magica crescere dentro di sè puntò la bacchetta in direzione degli oggetti e ruotò velocemente il polso, con gesto dolce ma tenendola salda.

*Candens Missìle.*

Pronunciò con freddezza dentro di sè utilizzando nuovamente un incanto non verbale proprio mentre muoveva la sua stecca in direzione ascendente verso i mangiamorte davanti a lui. Desiderava ardentemente che quelle pietre prendessero fuoco e volassero come missili contro i suoi nemici, non importavano i danni che avrebbero causato, non poteva concedere loro alcun momento di respiro o occasione per riorganizzare l'offensiva: tenendo le pietre quasi raso terra sperava di poterli comunque colpire nel loro tentativo di rialzarsi o anche nel caso avessero deciso di rimanere distesi. Non vi sarebbe stato scampo quel giorno; avevano interrotto il suo esame e ne avrebbero subito le conseguenze.


• PUNTI SALUTE: 212
(140 Base + 11 Duelli + 18 Quest + 2 Role + 36 Oggetti + 5 Anzianità)

• PUNTI CORPO: 216
(90 Base + 11 Duelli + 18 Quest + 2 Role + 83 Oggetti + 3 Dagaz + 2 Quidditch + 5 Anzianità)

• PUNTI MANA: 233
(90 Base + 11 Duelli + 18 Quest + 2 Role + 94 Oggetti + 7 Dagaz + 5 Anzianità + 5 Premi + 1 Libri)

• PUNTI ESPERIENZA: 69,5+7=76,5
(13 Base + 3 Riattivazione + 6,5 Duelli + 13,5 Quest + 0,5 Role + 13,5 Quidditch + 1 Prefetto + 2 Caposcuola + 16,5 Master) + (10% Dagaz)

• PUNTI POZIONI: 845
 
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~Bathory
view post Posted on 19/12/2014, 18:54








L'effetto sorpresa era stato senza dubbio alcuno, ad effetto. I paladini di Hogwarts eran stati colti alla sprovvista e dulle labbra fi Chrisalide si era dipinto un sorrisetto divertito e decisamente soddisfatto. Altri componenti del suo piccolo gruppo oscuro si erano aggiunti e questo l'aveva esaltata, non poteva riconoscerli ma si sentiva incredibilmente a suo agio.
Per un momento, speró che suo padre fosse lí presente, allettante era l'idea di vederlo torturato. Una luce fi pura follia omicida le illuminò le iridi indaco, ma ancora non era pronta per quello, ci sarebbe voluto tempo e pazienza. Rivolse la propria attenzione alla preside che pareva tentasse di raggiungere la propria bacchetta, ma il libro da lei lanciato aveva fatto centro e sviato la donna dalle sue intenzioni colpendo la donna in pieno. Chrisalide sorrise di nuovo, ridendo appena un po'. Quel suo agire sembrava soddisfare anche il suo alter ego, la sua voce di dentro, il quale non si ribellava affatto, anzi , pareva approvare. Con ancora il cappuccio sulla testa, la ragazzina mosse un paio di passi, seguendo il capocasata , rimanendo appena un po' più indietro rispetto a lui, ma di lato, in modo da avere la visuale libera.

Con il susseguirsi dei secondi, I suoi compagni lanciarono altri incantesimi sui diversi docenti, lampi di diversi colori attraversavano la stanza. La serpina vagó con lo sguardo sulla controparte. Fu con orrore che si rese conto, troppo tardi, che il ragazzo corvonero, al quale avevan interrotto l'esame, aveva scagliato un Bombarda, strinse I denti, portando il braccio destro dinanzi al volto, ma l'onda d'urto, assieme ai detriti, la scaraventó violentemente all'indietro, ricoprendola di macerie e ferendola notevolmente ad una gamba.
《 Maledetto...》 sussurró con odio, osservando I pantaloni scuti lacerati sulla coscia destra: la pelle immacolata ora rossa per via del liquido vermiglio che fuoriusciva dal taglio. Con la mano destra spinse via le pietre ed il resto dei detriti, mettendosi in piede velocemente, senza dar peso al dolore, abituata agli anni di punizioni fisiche di suo padre. Strinse meglio la bacchetta, avrebbe voluto colpire il corvonero per vendetta, ma il suo cervello le dosse di ritornare a concentrarsi sulla preside, ancora legata e a terra. Impedirle di prendere la bacchetta ancora una volta sarebbe stato tremendamente esilarante. Volse il corpo verso la Bennett, bracciofino al gomito lungo il fianco. Il resto, dal gomito as l polso, sollevato in direzione della donna, la bacchetta mantenuta con fermezza, ma senza stringere troppo. Eliminó dalla mente ogni pensiero, concentrandosi solo ed esclusivamente sull'incanto che voleva castare.《 Verdimilius !》 Avrebbe pronunciato con sicurezza. Ma prima che potesse controllare l'esito del suo incantesimo, sentí una voce castare un Lumos Maxima, e di istinto, portó l'avambraccio destro davanti agli occhi pet non restare abbagliata...


 
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~Hope™
view post Posted on 19/12/2014, 22:04





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L’ultima cosa che riuscì a vedere fu il lampo di luce che fuoriusciva dalla bacchetta di Patrick al quale seguì un fragoroso boato. Poi il nulla. Le palpebre mobili si chiusero rendendola cieca, e il braccio, che fino a quel momento era rimasto teso mantenendo la bacchetta magica ricadde placidamente lungo il fianco. Avvertì i muscoli della gambe rilassarsi come sotto l’effetto di paralisi flaccida e cadde a terra priva di forze. Era stata una sciocca, aveva tentato di rispondere all’attacco a sorpresa con un incantesimo troppo complesso, potente certo ma troppo elaborato. Provò a sollevare il braccio le quali dita stringevano ancora saldamente la bacchetta, ma senza alcun risultato. Poteva avvertire il corpo di Persefone vicino al suo e i rumori della battaglia che imperversava li vicino oltre la cattedra che fino a pochi istanti prima l’aveva separata da Patrick. Non le restava che attendere, e pensare, riflettere su quella che sarebbe stata la mossa successiva. Non si sarebbe data per vinta, mai. Eppure la cosa che più le faceva male, ancor più dell’errore commesso, era il fatto che i seguaci dell’Oscuro fosse giunti all’interno del castello. Studenti, colleghi molto probabilmente. Ogni giorno le capitava di osservare una moltitudine indescrivibile di volti, occhi diversi, sorrisi simili, espressioni tra le più bizzarre e tra quei volti si nascondevano Mangiamorte, tra i più brutali, capaci di attaccare a quel modo, senza preavviso, con il solo scopo di far del male. No, era impossibile da accettare, un pugnale arrugginito nel petto, un boccone troppo amaro da ingoiare. Rimase immobile mentre la battaglia procedeva, con la sola consapevolezza che presto avrebbe ripreso le forze e si sarebbe trovata faccia a faccia con alcuni dei suoi studenti.



Statistiche
Punti Salute: 194
Punti Corpo: 158
Punti Mana: 180
Esperienza 34,5







 
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view post Posted on 20/12/2014, 10:52
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Neanche il tempo di poter realizzare il successo del suo incantesimo, che neanche il tempo di dire Quidditch ed eccolo già per terra.
Neanche successivamente ebbe il tempo di realizzare cosa era accaduto in quei pochi secondi; il tempo era fattore fondamentale e andava portato a proprio vantaggio. In tal caso sarebbe stato il loro migliore alleato, in caso contrario il loro peggior nemico. La posizione però non gli piaceva più di tanto. Preferiva essere lui quello in piedi, voleva essere lui a comandare il gioco; non a caso aveva letteralmente steso la cara Vicepreside.
Avrebbe sfruttato il movimento che avrebbe compito per alzarsi, per effettuare un leggero movimento verso Raven, già al suo fianco, per avvicinarsi ulteriormente.
Non doveva assolutamente correre il rischio di fallire.
Dopo di che avrebbe semplicemente continuato a seguire il piano.
Avrebbe innanzitutto chiuso gli occhi con il braccio teso all'altezza della fronte; aveva bisogno di molta concentrazione, e la vista era contraria a questa sua volontà. Anche solo fissarsi su un elemento, anche sull'obiettivo, avrebbe portato a non concentrarsi più nella giusta maniera.
Avrebbe quindi eseguito tre cerchi verticali in senso orario, dall'alto verso il basso, cercando la precisione in ogni singolo dettaglio, in ogni singolo cerchio e nella posizione di essi nello spazio di fronte a lui, facendo attenzione a far terminare l'ultimo quanto più vicino possibile ai suoi piedi.
La magia era un Arte, e in quanto Arte poteva essere solo per pochi.
La squadra dell'Oscuro presto lo avrebbe dimostrato.

*Protego Totàlus*

pronunciò mentalmente, marcando l'accento tonico sulla "a" e mantenendo la sillaba quasi fino al termine dell'esecuzione, come prassi voleva.
Doveva eseguire valido scudo che potesse proteggere sia lui che il suo fidato compagno d'armi.
Avevano già combattuto diverse volte assieme, e quella era diventata solo una delle tante volte.
Non aveva bisogno di guardarlo, avrebbero agito in maniera quasi sincronizzata.
Si conoscevano, ed entrambi sapevano cosa fare.
Il piano era stato delineato, ora bisognava solo rispettare scrupolosamente quanto pianificato.
"Blitzkrieg", questo era quello che volevano; pochi attimi ancora e tutto sarebbe finito. Ogni tentativo di resistenza avrebbe solo prolungato la loro agonia.
Ghignò.
Gli era mancata quell'adrenalina che cominciava a scorrere lungo tutto il suo corpo.
Sì, avrebbero fatto loro la partita in pochi minuti.
Ma li voleva vivi.
Sperava di riuscire a giocare un po' con loro al termine della battaglia, quando le acque si sarebbero calmate, giusto per sfogare tutta l'adrenalina che stava accumulando.
E per portarsi in Dormitorio qualche trofeo di guerra.
Una sola cosa era certa: nessuno dei loro avversari quel giorno sarebbe uscito da quella Sala con tutte le parti del corpo nella naturale sede.

 
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Arya Von Eis
view post Posted on 20/12/2014, 18:33




Senza nemmeno rendersene conto o, rendendosene conto troppo parti per evitarlo, il suo stesso incanto le si rivoltò contro, sbalzandola sul fondo della sala.
Qualcosa era andato storto, presa dall’impeto di attaccare non aveva valutato un possibile contro-attacco e ciò era stato fatale nel determinare il suo fallimento.
Schiena a terra, distante dal resto del gruppo, avrebbe potuto perder tempo a maledirsi per essere stata così sciocca, ma non poteva permetterselo, avevano un piano, lo spettacolo doveva continuare, anche se ciò significava subire qualche colpo per il raggiungimento dell’obiettivo finale.
La situazione, li vedeva tutti più o meno a terra, tentò di sollevarsi facendo leva sul braccio sinistro, rendendosi però conto che quello era il punto d’impatto dell’incantesimo riflesso, strinse i denti, provando un senso di rabbia nei confronti dell’unica ancora in piedi, le si sarebbe scagliata contro a mani nude se, in quel momento, il loro diversivo non avesse fatto il suo ingresso.
Indietreggiò posando le spalle al muro, senza però sollevarsi completamente, sapeva cosa sarebbe accaduto, lo sapevano tutti quelli mascherati e, ognuno a modo suo, avrebbero provveduto a non cader vittima del loro stesso stratagemma.
Per quanto la riguardava, in quella posizione, alle spalle di Aryadne e coperta dal suo corpo, non sarebbe stata colpita direttamente dalla luce accecante, ma socchiuse comunque leggermene gli occhi, abbassando lo sguardo, conosceva i suoi limiti, non avrebbe lasciato nulla al caso.
L’idea di base era di infierire su chi, già a terra, si trovava in difficoltà, impedendo così ogni possibile attacco, ma né Persefone, né Hope erano, al momento, alla sua portata, troppo distante, troppi ostacoli tra lei e loro, avrebbe rischiato un nuovo fallimento e non poteva permetterselo.
Da quell’angolazione, l’unico che poteva sperare di avere a tiro era il Caposcuola Corvonero, avrebbe dunque fatto il possibile per impedirgli di infierire nuovamente sui suoi compagni, non avrebbe mollato il colpo, avrebbe continuato ad attaccare, aveva sentito che era uno degli studenti più capaci, poteva rivelarsi un problema almeno quanto i docenti, doveva essere fermato, non curarsi di lui era stato un errore che non avrebbero più commesso.
Rimandò dunque la vedetta sulla docente di Pozioni, senza però sottovalutarla, avrebbe fatto anche lei la sua mossa e non voleva nuovamente essere lei la sua vittima, non si sarebbe fatta cogliere impreparata due volte.
Ora però doveva concentrarsi su Patrick, sicuramente anche lui aveva già ideato un nuovo attacco, doveva limitare i danni.
Portò rapidamente la mano che ancora impugnava saldamente la bacchetta all’altezza del volto, in corrispondenza del naso coperto dalla maschera, l’attenzione di nessuno sembrava puntata su di lei, sola, in fondo alla stanza, dietro il resto dei suoi compagni, probabilmente sarebbe passata inosservata.

-Ex- iniziò l’enunciazione della formula mentre il braccio era ancora fermo, stendendolo poi il più rapidamente possibile in direzione dell’arma del suo obiettivo, l’intento era disarmarlo, strappargliela dalle mani, farla cadere il più distante possibile da lui in modo da neuralizzarlo almeno temporaneamente -pelliarmus- terminò di pronunciare l’ultima sillaba allineando la bacchetta verso quella di Patrick.
Non sapeva cosa lui avesse in mente, sperava di bloccarlo prima che avesse il tempo di agire, ma, se anche avesse ritardato di qualche secondo, aveva comunque la possibilità di impedirgli qualsiasi altra mossa futura.
Fortunatamente il braccio dominante era illeso, non poteva certo dire di non sentire il dolore al sinistro, ma l’adrenalina l’avrebbe, almeno per il momento, aiutata, doveva rimettersi in piedi e trovare una posizione vantaggiosa per la prossima mossa e così avrebbe fatto.

 
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144 replies since 3/8/2014, 09:29   7689 views
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