Real Eyes, Realize, Real Lies., Privata

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Nathan Scott
view post Posted on 28/9/2014, 21:55 by: Nathan Scott
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VII Anno

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C’era una strana tensione nell’aria, insolita, e per qualche ragione anche Nathan ne era complice. Zoey non era diversa solo nell’aspetto, sembrava più sicura e autorevole di come la ricordava, oppure nascondeva in modo impeccabile uno stato d’ansia e inquietudine che la sfioravano, nel momento in cui gli occhi del ragazzo si posavano sui di lei. Amante del controllo? O paura a lasciarsi andare? Il carattere indisciplinato e imprevedibile di Nathan si scontrava senza alcuna eccezione contro quello della ragazza, razionale e sincero, o almeno così era quel che credeva lui. Ogni persona emanava delle sensazioni, certi babbani le definisco emozioni a pelle, conoscendo di sfuggita qualcuno o magari parlandoci pochi minuti, puoi farti un’idea, se ne vale la pena e desideri rivederla, oppure no, parte tutto da lì, dalla prima volta che l’hai vista. Nathan non era un tipo da lunghe chiacchiere, non era spinto dalla voglia di conoscere ogni cosa, ogni segreto dell’altra persona per dire se potesse piacergli o no, per lui l’affetto che lega due persone non poteva essere misurato dalla quantità di parole che si scambiano, si affidava più a queste sensazioni d’impatto, alle emozioni del momento. Magari poteva aver commesso un errore il più delle volte, fidandosi di quelle emozioni per poi restarci fregato, ma nonostante questo il suo essere impulsivo e il volersi buttare totalmente nelle scelte e nelle persone, non l’aveva mai abbandonato. Una testa dura insomma. Anche con Zoey si affidava a quelle sensazioni, a quello che sentiva quando le stava vicino.
Le regole, obbligo che la ragazza non mancò di evidenziare, ma in fondo uno come lui non era fatto per le regole, per dei limiti imposti da altri, quando mai lei l’avrebbe capito? Chissà se quel carattere sconsiderato sarebbe riuscito a fuoriviare quello impeccabile della ragazza. Un‘impresa ardua ma stimolante, veder cadere il controllo da quegli occhi scuri e profondi, osservare Zoey essere trasportata dalle emozioni senza alcuna razionalità a frenarla.

« Se rischi puoi essere punito, ma se non lo fai mai, sai quanti tramonti perdi »
Sorrise accentuando la frase, come se volesse darle un messaggio di fondo, rivolto in modo più generale che al momento preciso. Lo divertiva rispondere in quel modo, e vedere un accenno di sorriso fra le labbra della ragazza. Cauta e restia a fidarsi, qualcosa teneva la sua schiena ancorata al tronco della quercia, ogni suo passo successivo pareva poi ben pesato, nonostante ogni cosa le diceva di andarsene, o magari chiamare Gazza a far compagnia a quel Grifo, la scelta finale fu quella di sedersi. Ora era vicino a lui, rispettando la distanza d’intimità, ovviamente. L’erba umida della notte accolse il calore di un altro corpo, decisamente ben più caldo di quello del Vampiro, lui non smise di guardare la ragazza nemmeno per un istante, doveva aggrapparsi fin da subito a quel che sentiva.
« Odio dover dormire. Penso che se ne avessi il potere, inventerei un incantesimo in grado di togliere il sonno e la stanchezza »
Sorrise, pensando alla sua situazione, perdere le ore in cui era più ricettivo e forte non doveva essere proprio il massimo, in realtà quel pensiero di non riuscire mai a trovare del tempo per tutto, gli rimbalzava in testa sin dal primo giorno di scuola. Poi rimase in silenzio, non aveva paura dell’imbarazzo di non aver parole, anche se star vicino a Zoey risultava diverso dallo stare vicino a qualunque altra ragazza, o almeno così era per lui. C’era chi considerava Nathan un adulatore, chi sparlava, e chi non ne aveva mai sentito parlare, ma se c’era un momento in cui potevi assistere alla sua realtà era un tramonto in riva al lago. Zoey era l’unica lì vicino, anche se le loro anime potevano essere lontane, quel momento era Loro e di nessun altro. Non avrebbe giocato con lei, in alcun modo, e non credeva neanche che la personalità della ragazza glielo permettesse. Spostò senza riflettere, lo sguardo sulle labbra di lei, l’attimo di un battito, per poi essere distratto dal vento che smuoveva i lunghi capelli. La fissò metterseli in ordine con la mano e le guerre della razionalità non contavano più niente.
 
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