Real Eyes, Realize, Real Lies., Privata

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~ Zoey.
view post Posted on 29/9/2014, 16:28 by: ~ Zoey.

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

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« No matter how many breaths that you took,
you still couldn't breathe;
no matter how many nights that you'd lie wide awake to the soud of poison rain.
Where did you go? Where did you go? Where did you go?»





Nessuno dei due sembrava essere particolarmente loquace, in quel frangente; d'altronde, cosa c'era da dirsi?
Nel suo caso, comunque, si trattava più che altro del disagio che Nathan le provocava, più che del non avere nulla di cui discorrere. Fissò la superficie dell'acqua, appena appena increspata dal vento leggero della sera. Sì, un bel panorama davvero; si era ripromessa più volte di recarsi sulla riva del lago, per osservare il paesaggio e starsene tranquilla, ma chissà perché, poi aveva sempre abbandonato questo programma, dando la precedenza ad impegni ben più urgenti e importanti.
Sospirò; era forse questo il suo problema? Era talmente focalizzata su quel che doveva fare, da dimenticarsi di se stessa e di quel che voleva fare? Non era da escludere. Era sempre stata una perfezionista e raramente, se non quasi mai, si era lasciata andare. Dipendeva anche dalle persone.
Poco tempo prima, si era lasciata andare con Arya, ed avevano finito per trascurare i propri doveri; non era accaduto nulla di grave, ovviamente, ma Zoey non faceva che ripensarci, e si chiedeva cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente. Si sarebbero cacciate nei guai, poco ma sicuro.
*Perché ho tanta paura che le cose prendano una piega diversa da quella che mi aspetto?*, si chiese, frustrata; e a dire il vero, non sapeva darsi una risposta precisa. Sapeva soltanto che, per stare bene, doveva avere tutto quanto sotto controllo, e così era la maggior parte delle volte.
Eppure, anche in quel momento, non stava andando contro i suoi doveri? Non avrebbe dovuto andarsene, e avvertire che uno studente stava infrangendo il Coprifuoco?
*Lui non rispetta le regole, ma in questo momento non lo stai facendo neppure tu.*, si disse, abbassando il capo, mentre con le dita strappava qualche filo d'erba e se lo rigirava fra le mani.
Erano pari, dunque; e quella constatazione pose fine anche all'ultimo dei suoi scrupoli. Quella sera, nessuno sarebbe stato denunciato, e quello andava contro ogni suo principio che aveva così faticosamente costruito nel corso del tempo. Il motivo per cui lo stesse facendo, le era ignoto.
Alzò finalmente la testa, e puntò le iride scure sul viso del Concasato, con un'espressione indecifrabile; poi, lentamente, sorrise.

- E mi pare che tu, di tramonti, non te ne perda nemmeno uno. -, commentò, piano, con cautela; non si fidava del tutto di quel ragazzo. E perché mai avrebbe dovuto, dopotutto? Non sapeva nulla di lui, e la prima impressione che dava, era che non si trattasse di una persona molto affidabile. D'altra parte, un po' le dispiaceva non conoscerlo bene.
Si voltò di nuovo verso il lago, poi puntò i piedi contro il suolo umido, e appoggiò braccia e mento sulle ginocchia, contemplando quanto aveva davanti agli occhi; la verità, era che invidiava da morire chi riusciva a godersi un bel tramonto senza farsi affliggere da un senso di malinconia quasi struggente. La Natura, in generale, le faceva sempre questo effetto; lei non era cresciuta in una grande città, moderna e piena di agi, dalla quale provenivano ragazzi e ragazze a volte fin troppo superficiali. Non era quello il suo posto. Il suo posto era in mezzo alla Natura, circondata da grandi alberi sotto i quali sdraiarsi e vicino ai corsi d'acqua; circondata da prati, fiori e sentieri naturali. Era cresciuta fuori dal mondo e dalla civiltà, di questo era consapevole, e andava benissimo così. Non poteva rimanere indifferente davanti ad un tramonto.

- Io soffro d'insonnia, quindi dormo poco e non sono abituata al riposo; ma non mi dispiacerebbe ogni tanto dormire quanto una persona normale. - osservò, e mentre lo diceva, prese un sassolino e lo scagliò nel lago; subito, sulla superficie dell'acqua, si formarono dei cerchi concentrici, che a poco a poco svanirono.
Sorrise; non sarebbe mai stata troppo grande per quel gioco.
Si voltò verso Nathan; reclinando la testa da un lato, assorta, lo osservò. Si chiese perché le sembrasse tanto diverso, e non si riferiva all'aspetto fisico.
Qualche istante dopo, scosse la testa, e tornò a guardare davanti a sé, cambiando posizione e incrociando le gambe. Il cielo diventava sempre più scuro, e il vento più gelido.
Fu scossa da un brivido; presto avrebbe fatto decisamente più freddo. Si pentì di non aver preso almeno il cardigan dalla sua stanza.

- All'inizio del primo anno, venivo spesso qui, probabilmente perché è l'unico luogo di Hogwarts che mi ricorda casa. Poi, non ci ho più messo piede...fino a stasera. - disse, lentamente, prima che potesse frenare la lingua; perché gli stava dicendo quelle cose? Cosa poteva importargliene?
Forse aveva semplicemente bisogno di qualcuno con cui condividerle, ma non le sembrava opportuno parlarne proprio con lui.
Maledicendosi, arrossì per quella confessione; forse non era nulla di che, ma per una come lei, abituata a tenere tutto per sé, era fin troppo. Sperando che lui non vedesse le sue guance colorite per l'imbarazzo, voltò il capo dall'altra parte, fingendo di stare osservando qualcosa.
Iniziava a pensare che sedersi lì, accanto a Nathan, fosse una delle peggiori decisioni mai prese; si sentiva incredibilmente a disagio e fragile, senza un apparente motivo, e ciò non le piaceva affatto.

 
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