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Torre di Divinazione, Sala Comune Corvonero, Dormitorio Femminile. – 29 Ottobre.
Jessica era comodamente adagiata sul suo letto a baldacchino, un ginocchio flesso con la pianta del piede sul materasso e l’altra gamba accavallata sopra, leggeva un vecchio libro sospeso sopra la testa. Approfittava delle ultime ore di luce del pomeriggio, per non dover ricorrere alla magia ed accendere le candele, e così rincorreva con le pagine i flebili raggi di sole filtranti dalle finestre, per illuminare le parole. Era rimasta chiusa in camera tutto il pomeriggio, annoiata e apatica, senza la minima voglia di fare nulla se non leggere per ore. Quando, facendo l’ennesima acrobazia per voltare pagina in quella posizione, il libro le cadde sul naso e poi a terra, e lei si rannicchiò a sedere con le mani sul volto per attutire la botta, il suo campo visivo inquadrò la scrivania e vide una busta nera. Ancora dolorante si alzò e si diresse verso l’elaborato bancone ligneo ricoperto di oggetti, e afferrò il piccolo quadratino di carta spessa e corvina. *Ah, già. Quella stupida festa…* pensò con uno sbuffo, ricordando che la busta conteneva un invito per una festa in maschera stile vittoriano, a cui non aveva alcuna intenzione di andare. Non aveva decisamente tempo per partecipare ad eventi mondani…
Torre di Divinazione, Sala Comune Corvonero, Dormitorio Femminile – 31 ottobre.
La giovane Corvonero osservava il suo riflesso allo specchio, maledicendosi per aver cambiato idea ed essersi addobbata a dovere per partecipare alla festa in maschera. Sospirò sconsolata, mentre cercava di sistemarsi l’elaborato cappello adorno di ragnatele e ragni finti sulla testa. Si sentiva ridicola e in completo imbarazzo. Un nastro di seta nero le fasciava il collo chiaro e il lungo abito corvino le svolazzava attorno alle ginocchia. Lo stile vittoriano era richiesto dall’invito, con mittente sconosciuto per giunta, e adattare la pomposità del secolo alla sua personalità non era stato affatto semplice. Aveva tagliuzzato ed adattato un pomposo abito, in modo che fosse il meno possibile ingombrante e, di contro, assolutamente comodo. Ricordandosi che si trattava, nonostante tutto, della festa delle streghe aveva aggiunto piccoli dettagli a tema, come le ragnatele attorno al cappello e qualche arabesco disegnato con il trucco sul viso. I suoi occhi erano adorni di un elaborato ghirigoro fine, che ricordava vagamente una maschera di pizzo e le labbra rilucevano di rosso vermiglio. I capelli rossi rimbalzavano in morbidi boccoli sulle spalle, in perfetto contrasto con il nero pece dell’abbigliamento. Girò su se stessa per assicurarsi che tutto fosse in ordine, dalla chiusura del corsetto della parte superiore agli stivali lucidi che le fasciavano la parte inferiore della gamba. Era pronta, sperava di non sfigurare all’evento ignoto che sembrava essere sulla bocca di tutti, a scuola e fuori le mura. Si vociferava che il Ministro della Magia in persona ne avrebbe preso parte. Deglutendo a fatica, e cercando di non pensare a quanto poco adatta si sentisse in mezzo ad una folla di persone felici ed allegre, afferrò il lungo cappotto di pelle adorno di dettagli metallici dorati e lo allacciò in vita, pronta a partire.
Afferrò l’invito all’ora prestabilita, secondo le indicazioni e inaspettatamente si sentì artigliare la vita, come da un gancio invisibile e il suo corpo si staccò dal suolo cominciando a roteare, facendole aumentare la nausea che già si era impossessata di lei al solo pensiero di incontrare sconosciuti ad un party. Quando il moto sussultorio terminò, Jessica si ritrovò per sua grande sorpresa sull’enorme viale d’ingresso di una altrettanto mastodontica villa rinascimentale. *Ma dove diavolo sono? Non sarà mica che…* pensò inebetita, passando lo sguardo dal maniero all’invito, ripetutamente. Ebbene sì, l’unica spiegazione del fatto che si trovasse davvero dinnanzi a Versailles, era che il pezzo di carta fosse una passaporta. *Ottimo. Di nuovo in Francia, che palle*; sbuffò e si incamminò per la via. Aguzzò lo sguardo e vide una piccola folla adunata all’ingresso e il suo viso si accese di stupore. C’erano un sacco di studenti e maghi fuori l’uscio e guardavano in massa verso l’individuo più strano che Jessica avesse mai visto. Sembrava che Robespierre avesse cacciato la testa in una zucca, così per divertimento. L’uomo color cachi che li accolse era pomposo ed entusiasta e li invitò ad accomodarsi nell’immenso ed elaborato salone. Jessica non poteva smettere di osservare i decori preziosi e gli affreschi che adornavano le pareti sfarzose. Non poteva credere di essere stata invitata ad una festa a Versailles, la villa dei regali di Francia. Si costrinse a distogliere lo sguardo dall’ambiente e incominciò a fissare i presenti, nel tentativo di riconoscere qualcuno e di poter proseguire in compagnia, ma più fissava i presenti e più realizzava di essere circondata da sconosciuti. Il panico stava iniziando a d invaderla, avrebbe potuto andare peggio? Circondata da ignoti mascherati, in una villa regale ad un party organizzato da uno stramboide? Ma come le era venuto in mente? Osservando meglio il proprietario di casa si rese conto che uno dei due occhi non era affatto normale, ma roteava inquieto nelle orbite, facendo il giro completo e portando l’iride addirittura ad osservarsi le spalle. *Merlino di prego, aiutami* pensò sconsolata. Qualcosa le urtò le gambe e quando abbassò lo sguardo vide un ominide rosa porgergli un bicchiere. “Per Diana e Giunone!” esclamò facendo un passo indietro. Osservò sbalordita la piccola creatura, simile ad un elfo domestico color fragola e prese con mano tremante il bicchiere da cocktail che le venne offerto. Quando rialzò lo sguardo, incrociò uno sguardo familiare e intravide la sua Prefetta di Corvonero, si fece largo tra le maschere che si accalcavano nell’ingresso e cercò di raggiungerla. “Jennifer! Meno male… Bel vestito!” esclamò sollevata, affiancandola nella sala del banchetto e apprezzandone l'outfit ben coordinato. “Come ha detto di chiamarsi quel tale?” chiese borbottando all’orecchio della ragazza, scrutando l’individuo in cachi con le sopracciglia sollevate, mentre sbraitando invitava gli ospiti ad accomodarsi. “Che dici, ci sediamo vicine?” mormorò, e si sarebbe diretta verso il primo posto appetibile, se la stessa avesse accettato l’invito. E mentre distoglieva nuovamente lo sguardo dalla zucca che ballonzolava sulla testa del damerino, il suo sguardo intercettò un ragazzo con un completo nero e sobrio, elegante, con due occhi corvini e la pelle candida; il suo cuore saltò un battito e per un momento si paralizzò, sbiancando, prima che la folla si richiudesse a celarle dalla vista la visione che aveva appena avuto... “Quel ragazzo…” sussurrò, a sé stessa.
Era Nathan.