| Non vi era più via di fuga, l’affascinante ed esplosivo padrone di casa sembrava non voler lasciare nulla al caso, tutto curato nei minimi dettagli, tutto perfetto, dai vestiti al banchetto, solo uno zotico stolto avrebbe potuto non comprendere cotanta perfezione. All’occhio di Fuco (quello destro) non sfuggiva nulla (quello sinistro era troppo intento a rimirare la sua dama) e senza indugio, quando tutti gli invitati varcarono la soglia d’ingresso, s’affrettò a serrare ogni via di fuga, nulla avrebbe interferito con quel divino banchetto. Nell’immenso salone, gremito di gente, il fato iniziò a compiersi, nulla di preoccupante, solo la solita corsa ad accaparrarsi il posto migliore per non finire accerchiati da chissà che gentaglia. I più furbi si tennero stretti gli amici, altri, preferirono accomodarsi accanto ai nemici, altri ancora, i più temerari, si sedettero semplicemente a caso, solo il tempo avrebbe stabilito quale tra queste mosse fosse quella più saggia, dopo tutto, “Bislacco” era il secondo nome di Fuco. Ognuno dei presenti si stava forse domandando cosa ci facessero lì o, molto più probabile, iniziava a trovare il tutto abbastanza inquietante, di certo il cambio d’abito non aveva aiutato a distendere i nervi. L’arrivo del cocktail per il brindisi d’apertura aprì le danze alle prime macabre supposizioni, il “Sarà avvelenato” e il “E’ davvero commestibile” andavano per la maggiore, anche se sorgeva al Fato spontaneo domandarsi *Perchè mai?* ma gli bastò posare lo sguardo sul detentore del trono per ricordarsi che “affidabilità” non era la parola della serata. Malgrado i dubbi, tutti si erano lasciati convincere, dai piccoli camerieri rosa, a prendere i calici e levarli in aria, se in quel momento qualcuno avesse scattato una foto, sarebbe stata molto suggestiva, tanti piccoli calici dal contenuto arancione, sovrastati da una leggera nebbiolina che avvolse gli invitati, già, il nostro Fuco ci teneva affinché tutto fosse spettacolare (magari lo avrebbero preso come barman al Testa di Porco). I più coraggiosi si cimentarono addirittura nell’assaggio, gli altri si limitarono a riporre il bicchiere, confidando nelle successive portate. Ovunque ci si voltasse i piccoli camerieri erano intenti a prendere ordinazioni e servire le varie portate, veloci ed efficienti, nessuno mai avrebbe detto che fossero al servizio di Fuco, o forse sì, ma solo per l’aspetto. Anche il nostro allegro padrone di casa, soddisfatto, poté, finalmente, prender posto e, il Fato volle che l’unica sedia libera si trovasse proprio accanto alla dama che, con tanto ardore, aveva osato violare il suo bel visino. Tutti erano stati serviti, i piatti sembravano usciti dal miglior ristorante francese e i bicchieri erano pieni, non restava che iniziare a mangiare e godersi la serata. A quanto pareva, tutto sembrava normale, probabilmente qualcuno rimase anche deluso, le aspettative erano tante, ma nessuno si era avvelenato bevendo il cocktail, nessun calderone era piovuto dal cielo per colpirli, nemmeno un minimo principio di soffocamento a causa dei Bulbi Balzellanti, forse, per una volta, forse proprio perchè era Halloween, Fuco aveva optato per la normalità. (Chissà se la sua dolce Caramellina avrebbe apprezzato lo sforzo, guardandolo sotto una luce diversa) *Tre, due, uno* il Fato non apprezzava affatto, era lì per divertirsi, non per guardare un branco di maghi mangiare *Se no me ne andavo a Santa Maria delle Grazie ad ammirare “L’ultima Cena”* L’intera sala cadde nell’oscurità, nemmeno il Luminoso Fuco poté impedirlo e qualsiasi tentativo di illuminare anche solo il piatto davanti a sé sarebbe stato vano, potevano solo sperare in un errore tecnico dell’Enel e che presto tutto sarebbe tornato apposto. Puoi chiudere le porte, sbarrare le finestre, insonorizzare la stanza, ma nulla potrà impedire al Fato di fare i suoi comodi, forse Fuco avrebbe dovuto prevederlo (o forse l’aveva previsto). E mentre i commensali tentavano di capire cosa fosse accaduto, nel buio, intorno a loro, si potevano percepire suoni e rumori, alcuni nomali, il chiacchiericcio, le sedie che si spostavano, la stoffa dei pomposi vestiti che sfregava, altri più inquietanti, il cigolio dei lampadari, porte che si aprivano, finestre che sbattevano, muri che si muovevano. Nessuno poteva dire se tutti fossero ancora al loro posto, se tutti fossero ancora presenti, se, addirittura, si trovassero ancora nella stessa stanza. Per prima cosa mi scuso per il ritardo, tornando a noi, invece, potete continuare a descrivere cosa state facendo prima del calar delle tenebre, lungi da me voler interrompere i vostri discorsi, ma, vi chiedo di concentrarvi sul momento di oscurità, vorrei descriveste le vostre sensazioni, i vostri spostamenti (se ne fate) e, soprattutto, vorrei che provaste a immaginare cosa sta accadendo, non vedete nulla, ma l’udito funziona benissimo, quindi avanti con la fantasia e vediamo cosa ne viene fuori.
Qui vi ho fatto un disegnetto (schematico, molto schematico) su come vi siete seduti a tavola, così evitiamo fraintendimenti e tutti sanno esattamente dove sono seduti.
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