Halloween...Cena con Delitto...

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Jessica A. Evans
view post Posted on 4/11/2014, 22:58







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La visione inaspettata e del tutto imprevista di Nathan, il ragazzo a cui associava dolci ma amari ricordi la scosse, profondamente, intensamente, fino a mandarle in fibrillazione il cuore. Il ritmo cardiaco aumentò all'impazzata, l'adrenalina si riversò in circolo come un fiume in piena trattenuto invano da una fragile diga di legno. Si innescò il processo del 'lotta o fuggi', le gote impallidirono, lo stomaco si chiuse e Jessica percepì i muscoli delle gambe irrigidirsi, pronti a sostenere una corsa sovrumana lontano da quella villa maledetta. Eppure qualcosa la impietriva, come se la gravità fosse aumentata sopra il suo capo e la schiacciasse inesorabilmente in quel quadrato di pavimento. Panico. Ansia. Tristezza. Dolore. Speranza. Si susseguirono nel suo inconscio un numero incredibili di emozioni, e Jessica cercò di catalogarle tutte, oggettivarle, per poterle allontanare da sé, combattere. Rendere materiale qualcosa di puramente psicologico aiutava il corpo a superarlo, sbarazzarsene. Ringraziò la presenza di Jennifer al suo fianco, che riportò la sua attenzione alla conversazione che stava avvenendo e che arrivava ai suoi timpani lontana, come attraverso del fluido denso. trattenne il respiro ed espirò velocemente, chiuse gli occhi e si concentrò sul bicchiere che stringeva in mano, incontaminato, l'unico appiglio materiale al mondo. "F-fuco hai detto?" balbettò, riaprendo infine gli occhi e osservando apatica la Prefetta. "Che nome assurdo". Nemmeno si era accorta che nel frattempo erano state avvicinate dalla professoressa di Cura delle Creature Magiche, la loro Vice Capocasa. Ringraziò il cielo che Jennifer se ne occupò, e Jessica fece appena in tempo a salutarla che questa si assentò, a recuperare un conoscente. Riflettendoci bene, non si era nemmeno resa conta che dell'outfit che indossava prima di uscire dalla Torre di Divinazione, rimanevano solo il Cappotto e il cappello. Spalancò gli occhi sbalordita, rendendosi conto che il suo abito era ritornato lungo fino ai piedi, ricoperto di orrendi merletti e fiocchetti glitterati e rivestiti di zucche finte. Quando era successo? Pensandoci bene, osservando per la prima volta i presenti nel dettaglio, Jessica si rese conto che nessuno sano di mente avrebbe scelto quel genere di abbigliamento per una festa a Versailles. "Stupido omuncolo..." sussurrò, rintracciando Fuco con lo sguardo e assottigliando le palpebre. Doveva essere stata una sua brillante idea. Con il bicchiere ancora in mano, e la sensazione di essersi persa un brindisi, seguì le compagne al tavolo rotondo, immenso, mastodontico parcheggiato in mezzo al salone. Gli omuncoli continuavano a passare da un lato all'altro della stanza portando immensi vassoi ricolmi di cibo. A Jessica veniva solo da vomitare. Allontanò il menù che alloggiava sotto il suo naso e diede un sorso alla bevanda. Il sapore agrodolce le accarezzò la gola e il sentore alcolico le diede speranza di potersi sballare al punto di dimenticarsi dove si trovava, e soprattutto, chi aveva appena visto. Con lo sguardo iniziò a scandagliare la sala, alla ricerca di qualche viso conosciuto. Ricononobbe Von Kraus di Serpeverde seduto alla sinistra del tavolo e nei limitrofi vide James, Camille e Sirius, tutti membri dell'Ordine. Volse lo sguardo al lato opposto del suo posto e riconobbe la loro capocasa e di fianco... Nathan. Allora era davvero lì, non se l'era sognato. Deglutì un groppo in gola con difficoltà, come se avesse della sabbia tra le fauci e si costrinse di recuperare il contegno. "Ma chi diamine ha organizzato una festa così stramba?" chiese riferita alle sue vicine di posto. Rose era riapparsa alla sua sinistra, in compagnia di un giovane Corvonero che aveva conosciuto in sala Comune e Jennifer era accomodata al fianco di Lily alla sua destra. Non fece tempo ad appoggiare il bicchiere sul tavolo che qualcosa cambiò. Era come se dai calici color amaranto si fosse levata una sottile nebbia artificiale, densa, fumosa, che penetrava nelle iridi e bruciava gli occhi. La Corvonero scosse la testa, come a volerla scacciare e per abitudine infilò una mano nella tasca interna, afferrando il manico freddo della bacchetta. Qualcosa non andava e aveva uno strano, inquietante presentimento. E d'un tratto, come a voler confermare i suoi sospetti, il mondo si oscurò, un buio opprimente che premeva sulle tempie e faceva fischiare i timpani. La sala entrò in subbuglio, sentì un grido vagamente familiare, forse un tentativo di riportare la luce con la magia, ma non funzionò. Jessica cercò a tentoni con il piede la gamba della compagna alla sua destra, per tenere il contatto corporeo "Jen? Sei tu?" chiese allarmata all'oscurità. Se gli incanti per riportare il chiarore non funzionavano, doveva trovare un modo per affettare l'oscurità, penetrarla, vincerla... *MA CERTO!* Jessica chiuse gli occhi ed estrasse la bacchetta. Il frastuono intorno a sé era caotico, il buio opprimente, ma la giovane Corvonero cercò di concentrarsi sulla formula magica che aveva a mente, un'idea illuminante che le aveva accarezzato le meningi. Sangue freddo. Contegno. Fece un respiro profondo, poi un altro, cercando di abbassare la frequenza cardiaca. Allineò parallelamente la bacchetta al pavimento, cercando stabilità con il busto e le gambe, ignorando il terremoto che sembrava avesse colpito Versailles in un minuto e mezzo. Con un movimento rapido, fluido passò la bacchetta dalla posizione parallela a davanti i suoi occhi serrati e nel mentre la formula dell'incantesimo si materializzò chiaramente nella sua mente, come da tempo aveva imparato a fare. *Visibula Noctambulus!*. Le due parole esplosero nella sua testa con il fragore di una bomba. Attese speranzosa che qualcosa, qualsiasi cosa accadesse.

 
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Richard Count
view post Posted on 4/11/2014, 23:22




gli si era appena avvicinata la professoressa di cura delle creature magiche che lo invitò ad unirsi a loro durante la festa, era contento di aver incontrato qualche volto familiare così rispose: "Professoressa anche lei qui,certamente la seguo, per fortuna ho incontrato qualcuno sta sera "
Così la seguì e incontrò altri ragazzi corvonero con cui aveva parlato l'altro giorno ed insieme si sedettero in una parte del tavolo circolare , dopo un po ' tutti stavano prendendo posto e Richard chiese:

"Cosa prendete voi da mangiare? Io non saprei

Dopotutto era un nato babbano e si trovava un po' in difficoltà nel comprendere il menù, ma non appena rivolse la domanda la luce si spense totalmente .
Non riusciva a vedere proprio nulla , tutt'intorno incominciarono a sentirsi fruscii sinistri intervallati da qualche tonfo, incominciata ad essere veramente spaventato e smarrito , quando un urlo squarciò il buio , ma poi di nuovo i fruscii.
Preoccupato incominciò a chiedersi se stava per finire o se questo smarrimento sarebbe durato ancora a lungo


Edited by Richard Count - 4/11/2014, 23:45
 
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view post Posted on 5/11/2014, 00:34
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Oh bene.
James a parte, il Serpeverde non si stava dimostrando particolarmente loquace. Lo osservò con fare distratto, se ne stava impettito, con entrambe le mani sul pomello del bastone e lo sguardo fisso su Fuco. Ora, l'ex Direttore del San Mungo non si poteva certo dire che fosse un soggetto particolarmente affascinante da studiare, non lo era da normale, figuriamoci vestito in quel modo.
Lo zelante cameriere rosa confetto le servì le lasagne, prese la forchetta e sfiorò appena la parte superiore della crosta, era squamosa.


"Bah, mi spiace dirlo ma la Zuppa di Rabarbaro dei cari elfi di Hogwarts è decisamente superiore ..."

Tuttavia la consistenza delle lasagne pareva essere l'ultimo dei suoi problemi. D'un tratto calò l'oscurità e con lei si abbuiò anche il ricordo della pasta fatta in casa che giaceva davanti al suo naso. Istintivamente alzò gli occhi al cielo.
Il buio legato alle feste era sempre foriero di qualche mirabolante sorpresa e, conoscendo il luminoso padrone di casa, il pensiero di quello che poteva avere in serbo per loro la fece rabbrividire. Si strinse nel mantello aguzzando la vista, non riusciva a distinguere neanche i suoi compagni di sedia.
Captò una certa agitazione fra i commensali, rumori di ignota provenienza ruppero il silenzio che era calato accompagnando il buio. Qualche sedia raschiò il pavimento, segno evidente della smania di qualcuno di muoversi. Dal canto suo rimase perfettamente immobile, non aveva timore e non sentiva il gelo dei presagi, l'unica cosa che la infastidiva era l'impossibilità di raggiungere il bicchiere di Amaretto.
Una voce chiamava a gran voce una certa Lucilla. O forse Ludmilla? No, era sicura che fosse Lucilla, sembrava così intrisa di preoccupazione che accantonò subito l'idea di un cane sfuggito al proprio padrone.


*Lucilla, ti prego, batti un colpo e i miei timpani ti saranno eternamente grati*

Udì appena un flebile click provenire dalla sua sinistra, cosa diamine stava architettando Vagnard? Si voltò dalla sua parte allungando la mano sinistra, gli toccò il braccio (o almeno credeva che fosse il braccio), non ricordava se lo stinco ci fosse nel menù nè se il Serpeverde lo avesse ordinato. Il movimento provocò la caduta di un oggetto di metallo, probabilmente la forchetta o il coltello.

"Uff"

Sbuffò.

"Mi chiedo perchè si faccia chiamare Il Luminoso se poi dobbiamo mangiare tutti al buio"

Acida constatazione.
Con la grazia di un troll di montagna si lasciò scivolare fra la sedia e il tavolo, si sentiva particolarmente ingombrante e non ricordava affatto di aver indossato una gonna larga e pesa come una tenda. In ginocchio sotto il tavolo prese a tastare il terreno, cercando di recuperare la forchetta perduta
.

 
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Arya Von Eis
view post Posted on 5/11/2014, 01:27




Totalmente presa dal salutare l’amica e dal fulminarla con lo sguardo per la sua simpatia, odiava i ragni, non poteva tollerarli, decisamente Fuco sapeva come farsi odiare, si era per un attimo persa se la fanciulla accanto a lei avesse risposto o meno alla sua domanda.
No, non l’aveva fatto, sicuramente non l’aveva fatto o la sua attenzione sarebbe stata catturata in anticipo invece che farle comparire una faccia da ebete alla successiva presentazione di Zoey.


-Chris?- *Chris Alide, Chrisalide, ma...* -Quando torniamo a scuola mi racconti tutto- disse comprensiva sorridendole -Anche perchè sarà il caso di rivedere la composizione delle stanze- *Eccerto, alla composizione delle stanze pensi ora*

In realtà la cosa l’aveva lasciata abbastanza perplessa, non sapeva nemmeno esattamente come comportarsi, ma non poteva ignorare né le parole di Zoey, né quelle dell’interessata che titubante e quasi spaventata stava tentando di giustificarsi.

-Siamo a una festa no? Cerchiamo di godercela, il resto può aspettare domattina-

Non aggiunse altro e, anche se il tarlo del “perchè mai si sarà iscritta come ragazzino” sembrava continuare a saltarle da una parte all’altra del cervello, decise di ignorarlo, probabilmente, quella sera, quello sarebbe stato l’ultimo dei loro problemi.
Optarono per il non perdersi di vista e, nel trambusto generale, la cosa che la spiazzò maggiormente fu l’abbraccio di Zoey, non se l’aspettava, i precedenti non erano sicuramente stati amorevoli, sorrise ripensando alle velate minacce scherzose che si erano scambiate nell’aula di Rune e si sentì nuovamente in colpa per il bolide, già, ci voleva fantasia per vederci una solida amicizia, ma evidentemente, quel gesto, confermava il fatto che l’intesa era reciproca, indipendentemente dalle apparenze.
Ricambiò la stretta e non poté evitare di lasciarsi contagiare dall’innato buon cuore della compagna


-Ma certo, prometto che non userò nessuno strumento di tortura su di lei-

Probabilmente si sarebbe guadagnata un’occhiataccia, ma era solo un modo per sdrammatizzare e farle comunque capire che aveva compreso .
Come detto in precedenza rimasero fedeli al “non separiamoci” e anche la giovane serpina si accomodò con loro anche se ancora in evidente imbarazzo, probabilmente si sentiva anche un pesce fuor d’acqua, ma, a pensarci bene, chi non lo era?
Il brindisi filò liscio, a parte una leggera intossicazione dovuta al fumo che fuoriusciva dai bicchieri
*Lo strozzo, prima della fine lo strozzo*
Era forse il caso di ordinare, non voleva rischiare che i piatti meno pericolosi terminassero, costringendola a lottare col Tranello del Diavolo o a rincorrere fagioli per l’intera sala, ma la sua attenzione fu, per qualche istante, distolta dal menù, una strana sensazione, già sentita, già provata.
Istintivamente alzò lo sguardo e, esattamente di fronte a lei, scorse un altro viso conosciuto, un viso così perfetto che non poteva non restare impresso nella mente, ma, allo stesso tempo, così intriso di mistero che, dimenticarlo, sarebbe forse stato rischioso.
Le tornarono alla mente tutte le sensazioni provate quella notte in biblioteca, c’era qualcosa in lui che l’attirava, qualcosa che le impediva di restare indifferente.
Non immaginava di incontrarlo nuovamente così presto, ma la cosa non le dispiacque, magari avrebbero avuto l’occasione di un secondo round, magari avrebbe potuto scoprire il segreto del suo fascino, in ogni caso gli rivolse un sorriso malizioso per poi tornare a dedicarsi al menù.
Stava giusto per chiedere consiglio a Zoey quanto l’intera sala cadde nel buio più totale
*Aeroplanino, le bollette si pagano* certo non era il momento di fare dell’ironia, ma non riuscì a trattenere quel pensiero.
Probabilmente la cosa più saggia sarebbe stata iniziare ad allarmarsi, come molti già stavano facendo, ma sapeva che, così facendo, avrebbe avuto più difficoltà a controllare i suoi sensi e non avrebbe avuto modo di capire cosa stesse accadendo.
Chinò il capo in modo da celare il suo viso ai presenti, non che fosse necessario dato che non si vedeva nulla, ma, forse, gli occhi dorati, al buio, non sarebbero passati inosservati, già, un piccolo inconveniente quando si concentrava troppo per usare le sue abilità.
Cercò di guardarsi intorno, almeno quel che poteva vedere senza destare attenzioni su di sé, non poteva dunque riconoscere i volti, avrebbe rischiato di smascherarsi, ma poté comunque distinguere chiaramente alcune figure che abbandonavano la loro posizione e udire i vani tentativi di utilizzare la magia per illuminare la stanza.
Qualcosa non tornava, decisamente qualcosa non tornava, quell’oscurità era innaturale, come il resto dei rumori in quella stanza, sembrava quasi che il palazzo stesse modificando la sua conformazione, come se, una volta tornata la luce, la stanza sarebbe apparsa completamente diversa.

*Se questo è un altro dei tuoi scherzi* pensò rivolta al padrone di casa e il pensiero di cosa potesse tramare da una parte la inquietava, dall’altra un po’ la sollevava, non sembrava un tipo pericoloso, bizzarro sì, totalmente fuori di testa anche, ma decisamente non l’avrebbe classificato come pericoloso.
Controllò solo di avere ancora accanto Emily e Zoey, sinceratasi di ciò restò in allerta nel tentativo di percepire se la faccenda si stesse facendo pericolosa o se, semplicemente, al ritorno della luce si sarebbero ritrovati in mutande.

 
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view post Posted on 5/11/2014, 03:23
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Il Fato

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*Non pensavo di creare cotanto scompiglio solamente spegnendo la luce*
Il Fato gongolava soddisfatto, aveva ben altro in mente, qualcosa che andava ben oltre il semplice spaventarli, ma si godette comunque la scena, forse aveva seriamente sottovalutato il potere del buio.
Nulla riuscì a scalfire l’oscurità, la magia pareva non avere effetto e nemmeno Nathan e Arya riuscirono a vedere nulla più che qualche sagoma sfocata, ma l’impenetrabile velo nero era ormai destinato a scomparire, presto tutti avrebbero rivisto la luce e non solo quella.
Quella cena, all’apparenza normalissima (eccezion fatta per i costumi), stava per diventare la scena di un crimine.
I commensali, per la maggior parte ancora seduti, non poterono dunque percepire che qualcuno, forse per vendetta, forse per antipatia, forse per puro divertimento o, semplicemente per follia, si preparava a mettere fine alla vita di qualcun altro.
Bacchetta alla mano non ci pensò due volte, puntò verso il soffitto, lì, dove poco prima i lampadari illuminavano la sala e, senza fiatare, castò un “Diffindo”, rapidamente, prima che l’oggetto arrivasse anche solo a metà della sua corsa verso il tavolo, lo scaraventò in direzione della sua vittima, un movimento deciso e veloce, un “Oppugno” non verbale e il misfatto era fatto.
Nessuno vide nulla, ma tutti sentirono un sonoro tonfo.
E luce fu, il criminoso atto era compiuto, tutti dovevano vedere, tutti dovevano sapere, tutti si dovevano sentire in pericolo, nessuno poteva uscire, nessuno poteva entrare, come avrebbero reagito i commensali a quella visione?
Adelaide Van Strooker giaceva a terra senza vita, la sedia poco più in là con una gamba rotta e il grosso lampadario le comprimeva la gabbia toracica, l’urto era stato troppo violento, il peso dell’oggetto sproporzionato alla ragazzina e, inevitabilmente, la Morte era sopraggiunta a reclamare la sua anima.
Quante possibilità c’erano che il colpevole si facesse avanti e confessasse il suo reato? Nessuna, era stato ben furbo a cogliere il momento migliore per agire, nessuno l’aveva visto, nessuno l’aveva sentito, ma, nemmeno lui poteva infrangere le regole, nemmeno a lui fu concesso di vedere oltre l’oscurità e, quando vide la fanciulla priva di vita, sapeva di aver mancato il bersaglio, di aver fallito.
Deluso dal fallimento, arrabbiato per aver colpito la persona sbagliata, promise a se stesso che la volta successiva nulla gli avrebbe impedito di centrare il bersaglio, non si sarebbe arreso, non si sarebbe fermato, ma questo, i nostri commensali, ancora non potevano saperlo.
Qualcuno avrebbe vendicato la ragazzina? Qualcuno avrebbe cercato di scoprire cosa fosse successo?
Una cosa era sicura, potevano contare solo su loro stessi, se volevano uscire di lì dovevano risolvere il mistero e, l’unione fa la forza, ma di chi potevano fidarsi? Chi dava loro la certezza che l’assassino non fosse proprio accanto a loro?




Si entra, finalmente, nel vivo del gioco.
Giusto qualche piccolo chiarimento:
-Come avevo detto, nessun incantesimo vi ha permesso di illuminare la stanza, né di vedere al buio, Nathan, Arya, dato che, per vostra natura avete l’abilità di vedere al buio, diciamo che ho limitato il vostro potere (che ora torna comunque pienamente operativo) quindi, nemmeno voi siete riusciti a vedere cosa sia successo.
-Il black out ha interessato anche la magia, ma ora, col ritorno della luce, le vostre bacchette tornano a funzionare e vi dirò di più, ognuno di voi, dal primino al ministro, potrà attingere a tutti gli incantesimi del forum, dalla prima classe a quella maestra, quindi sbizzarritevi, non vi capiterà mai più (non vi è dato sapere il perchè, quindi almeno tentate di sembrare sorpresi quando lo scoprirete).
-Come detto la stanza era sigillata, chi ha scritto di essere uscito, di averla abbandonata, di aver camminato etc, in realtà scoprirà di essere ancora lì.
-Ricordo che nessuno può andarsene, non è possibile nemmeno smaterializzarsi.
-Adelaide Van Strooker è morta, dunque fuori dai giochi, ma le sarà concesso di tornare sotto forma di fantasma, dovrà ovviamente descrivere la sua morte e poi potrà infestare la sala come più le pare (non potrà però aiutare gli altri a scoprire chi è l’assassino)
-Cosa vi chiedo ora? Mi pare ovvio, dovete scoprire chi è l’assassino, fatevi le domande giuste, tentate di cercare indizi, fate supposizioni ben pensate e ragionate, ma, attenzione, distinguete ciò che i vostri pg sanno, da ciò che voi sapete.
Voglio vedervi ragionare meglio di Sherlock.
Un’ultima cosa, l’unione fa la forza, più teste sono meglio di una, ma se volete lavorare da soli non sarò io a impedirvelo.

Avete le solite 24 ore di tempo per postare.
 
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view post Posted on 5/11/2014, 09:58
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Non sentì più nulla. Il suo timpano era esploso proprio in quel momento, così come la serie concatenata di eventi che la sorpresero lasciandola, letteralmente, senza fiato. Sentì il peso di quel lampadario sulle proprie costole e non so quanti organi interni, venir compressi con violenza contro il pavimento, in quel dannato corpetto così meticolosamente legato e stretto. Innaspò con forza, mentre il crudo sapore del sangue le attraversava vorace e desideroso di uscire dalla laringe, riempendole la bocca di un sapore ferroso.
Gemette, con estrema debolezza, tossendo con forza, mentre il sangue faceva capolino sul suo volto in un piccolo ma grottesco rivolo. Tentò di respirare ma il sangue, fece nuovamente capolino sul suo volto fragile ed infantile, contornato da quelli che erano i suoi lunghi capelli fulvi, adesso riversi malamente sul pavimento. Le lacrime, le solcavano le pallide guance. Il tripudio di sensazioni, le sensazioni che l'avevano investita in quel momento durano soli pochi secondo mentre la sua breve e misera vita, le passava davanti con estrema velocità, mentre il tempo si era fermato intorno a lei.

"N..non v...voglio morire."
Fu questo il suo ultimo pensiero, prima di spirare guardando per l'ultima volta, quel soffitto a volta da favola, mentre il resto iniziava ad incupirsi, a sfocare. Sopraffatta ormai dal buio.
Dopo qualche istante, iniziò nuovamente a vedere: lentamente, iniziò ad intravedere il complesso ed elegante soffitto che avvolgeva la stanza che in cui era calato, un gelido silenzio. Si alzò e vi riuscì senza problemi a differenza di quanto era successo prima, restando comunque gelata: Era viva o morta? Perché la stavano fissando? Intravide negli occhi dei presenti sgomento, terrore e rammarico forse per quella bimba sconosciuta e così gracile. Guardò in terra e, se avesse avuto ancora uno stomaco, avrebbe sicuramente vomitato: Vide lei stessa, in un lago di sangue con gli occhi sbarrati, rivolti al soffitto mentre la sua gamba, facile capolino in una macabra posizione.

"S...sono morta, veramente?!"

Si chiese, ora terrorizzata. Nessuno forse avrebbe percepito la sua mancanza, d'altronde non era riuscita a socializzare molto con il resto dei suoi compagni di casa e di questo, se ne rammaricò.
Si inginocchiò con fare pesante pensando, triste e delusa da sè stessa per aver, in vita, preferito tacere piuttosto che provare anche un solo approccio.
Adesso nulla le sarebbe stato più reso, oppure tutto questo era solo una punizione per aver messo da parte gli affetti temendone di non essere capace?


Mi scuso per l'html ma il dato che rispondo dal cellulare non è proprio il massimo .-.


Inviato tramite FFMobile
 
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view post Posted on 5/11/2014, 14:30
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La misteriosa bevanda si rivelò non solo non avvelenata o incantata, ma
anche sorprendentemente gustosa; i piatti non iniziarono a volare per la
stanza, sfuggendo ai commensali, né i cibi delle portate pensarono di
ribaltare la catena alimentare che li aveva così tristemente visti vittime, attaccando gli ospiti. Rimasero buoni, tranquilli e immobili, del tutto crudi o del tutto cotti a seconda dei casi, in attesa di essere infilzati dalla forchetta o dal coltello di turno.

E fu quanto fece la Tassa, immergendo la posata adatta nei morbidi e
cremosi chicchi del risotto alla zucca, che si rivelò … commestibile.
Non era una delizia eccelsa – i manicaretti serviti ad Hogwarts
continuavano ad essere superiori – ma poteva essere ingerito senza
problemi o espedienti vari, come ingollare litri di succo di zucca per
coprirne il sapore.

Niente di tutto questo.

Tenendo la forchetta a mezz’aria tra il piatto e la bocca, lasciando
cadere qualche chicco sulla tovaglia, Elhena si voltò verso Eloise.
Annuì con vigore quando quest’ultima le chiese conferma sulla bontà
dei cibi Babbani e avrebbe proseguito la chiacchierata verso argomenti
più ameni ed interessanti, se la luce non avesse avuto improvvisamente
la brillante idea (il gioco di parole è del tutto intenzionale) di
andarsene anch’essa a festeggiare.

Elhena non temeva il buio in sé. Se cercava una qualsiasi fonte
luminosa era per rischiarare la propria via ed evitare di scontrarsi con
qualsiasi ostacolo il Fato avesse voluto porre sulla sua strada. Le
tornò alla mente l’avventura nella Foresta Proibita quando ancora era
una primina, più inesperta e spaventata di quanto non fosse ora.
Costringendosi a prendere un bel respiro, lento e profondo, posò
entrambe le mani sul bordo del tavolo di fronte a sé.

Probabilmente non era nulla di grave, un semplice calo di corrente
elettrica o un soffio di vento che aveva fatto spegnere tutti i fuochi,
a seconda di quale fosse stato il tipo di illuminazione scelto da Fuco.


“Non c’è altro da fare che aspettareâ€
borbottò, trattenendo tra
i denti una lieve imprecazione. A tastoni cercò la forchetta, perché
sperava di poter continuare a mangiare anche nell’oscurità, una volta
che il suo corpo si fosse abituato alla mancanza della vista. Comunque,
se da un lato si imponeva di non andare nel panico, dall’altro essere
cieca non le piaceva proprio per nulla, facendola sentire
fastidiosamente vulnerabile.

Tentò di convincersi che non sarebbe successo nulla di grave o
irreparabile, sottolineando la propria argomentazione contro se stesso
col fatto che alcuni dei docenti di Hogwarts avevano preso parte al
banchetto. Se nemmeno loro riuscivano a gestire la situazione, allora
erano davvero messi male. Lasciò cadere la posata nel piatto, ne udì
il tintinniò contro la ceramica rpima e il pavimento poi, finché non
l’avvertì fermare la sua caduta vicino al suo piede destro.
L’avrebbe raccolta dopo. Ora desiderava solo accertarsi della presenza
di Leah ed Eloise al suo fianco. A loro avrebbe poi domandato di
verificare che i rispettivi vicini fossero ancora vivi e vegeti e così
via, finché la catena avesse tenuto.

Non ebbe bisogno di farlo. Proprio mentre si stava chinando per
sussurare all’orecchio della Eliott – almeno sperava fosse il suo
orecchio – la sala tornò ad essere immersa nella luce. E questo era
un bene. Qualcuno castò un incantesimo che fece precipitare il pesante
lampadario sulla povera Van Stroker. E questo era un male.
Strinse i pugni fino a far sbiancare le ginocchia, conficcando le unghie nella carne, mentre si imponeva di guadagnare quel minimo autocontrollo necessario a non farle rigettare il cibo da poco ingerito.

"È uno scherzo, vero?"
balbettò. La voce si alzava di qualche tacca ad ogni parola, scivolando nello stridente isterismo. Il fatto che ad essere colpita fosse stata una concasata, rendeva la Tassa ancora più furiosa. "Chi è stato!" gridò, indicando il cadavere, nonostante sapesse benissimo che il colpevole non avrebbe mai confessato spontaneamente. All'idea di avere un assassino nella stanza, stille di sudore freddo scivolarono sulla schiena. Di chi poteva fidarsi? Non riusciva a credere che persone con cui condivideva la propria quotidianità potessero uccidere così a sangue freddo.
"È come in Dieci Piccoli Indiani"
sussurrò. Si sentiva diversa, come se qualcuno avesse riversato tutto in una volta una grande dose di sapere magico.

 
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view post Posted on 5/11/2014, 15:11
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- Deus ex Mazza -

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Mentre attendeva la risposta dell'omncolo il Corvonero si apprestò; ad assaggiare il cocktail all'amaretto appena offertogli. Un sorso, due sorsi, tre sorsi, nessun risposta, anzi l'omino pareva essersi volatilizzato nel nulla, come se volesse non rispondere ai quesiti di proposito. In ogni caso, Patrick ebbe solo il tempo di arricciare la fronte stranito prima che una voce attirasse la sua attenzione dalla parte opposta, alla sua destra, un timbro che conosceva ma che non riuscì nell-immediato a collegare ad un volto. Si volse all'istante, anche se in maniera lenta e controllata, per poi riconoscere negli occhi verdi, nella pelle pallida e nei capelli rossi una sua vecchia collega che non vedeva da tempo, Aryadne Cavendish. Dove diavolo era finita? Aveva persino pensato potessere essere morta durante l'attacco al castello, e invece eccola li, con lo stesso tono sadente la medesima ironia tagliente.

«Cavendish!»

Esordì con tono calmo ma allo stesso tempo sorpreso.

«Se non ti avessi davanti in questo momento starei ancora pensando che tu sia morta, o scomparsa, o qualcosa del genere.»

Non fece caso al fatto alle vivande che venivano celermente servite (Vulcanomenta compresa), fece per afferrare con delicatezza la mano della fanciulla per baciarla con garbo, mentre sl suo volto compariva faceva capolino un espressione che era un misto di sfida, malizia e divertimento. Così facendo, ebbe modo di scorgere vicino alla ragazza la figura di Von Kraus, un Serpeverde che come la prima si era promesso di tenere sotto controllo, e poi il Ministro di fianco a lui: i Serpeverde erano praticamente in trappola. Fu però in quel momento che la cena decise di prendere una piega bizzarra: le luci si spensero all'improvviso lasciando i commensali nell'oscurità più assoluta, cosa anche abbastanza prevedibile per una festa di Halloween. Cosa sarebbe venuto dopo? Per un istante il Caposcuola sperò che qualcuno mettesse su na buona traccia in stile babbano e qualche luce psichedelica, ma tutto ciò che fu in grado di dire furono voci confuse e spaventate e il rumore delle sedie strisciare sul pavimento. Rimase immobile, fin quando un tonfo sordo seguito dal rumore di cristalli fece compagnia al riaccendersi delle luci. Una ragazzina, una sedia più in là, giaceva a terra priva di sensi, probabilmente morta. Sorrise, ironicamente prima di esprimere con sarcasmo:

«Happy Halloween!»

Impasibile decise di rimanere al suo posto, decise che per iniziare si sarebbe goduto la scena; con la stanza sigillata dal padrone di casa stesso, il colpevole era di sicuro tra i presenti.


 
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Crudelia DeMon
view post Posted on 5/11/2014, 15:17




Quella serata, sarebbe stata indimenticabile: una serie di infortuni così di seguito non le era mai capitato. Prima l'avevano conciata con un vestito dell'800 rosa chiaro a fantasie di zucca, poi la sfortuna volle che alla sua sinistra si sedesse nientepopodimeno che l'omucolo che era la causa di tutta la sua rabbia. Infine, come se non bastasse, andò via la luce. Però, grazie al cielo, la bevanda non era avvelenata. Si sarebbe potuta aspettare di tutto da quell'ometto idiota.
Comunque, ora Crudelia si era davvero stufata: si alzò e si diresse a tentoni verso la porta da cui era entrata per andarsene, ma le trovò sbarrate. Imprecò. Provò con un "Alohomora", ma non ci riuscì. Evidentemente aveva bisogno di qualcuno che stesse ai suoi ordini senza discutere e che la aiutasse ad uscire di qui, ma non sarebbe stata credibile con quei vestiti. Così tirò fuori la bacchetta e con qualche piccolo incanto abbastanza basilare trasformò quell'orrendo vestito in un lungo vestito bianco, con attorno al collo un foulard nero. Per la pettinatura non poté farci nulla, perché ci sarebbe voluto troppo tempo e nel complesso era la meno peggio. Col nuovo vestito, che naturalmente non era di pelliccia, Crudelia si sentì rinvigorita.
Prese la bacchetta, la puntò alla gola e pronunciò "Sonorus," Sentendo subito il tono della voce crescere disse:


Ascoltatemi tutti! dobbiamo fare squadra per uscire di qui! Cercate di venire qui alla porta e cercheremo insieme un modo per uscire! A chi non gli fa schifo, è pregato di fermare Fuco, legarlo e portarlo qui!



Aveva appena finito di parlare quando si sentì un tonfo le luci si riaccesero. Una ragazza era morta. Doveva uscire di lì subito. Ma chi poteva essere stato? Nessuno sapeva chi erano gli altri invitati, e chi poteva avercela con una ragazzetta? Gli altri compagni di scuola molto probabilmente non sapevano nemmeno fare. L'unico possibile colpevole doveva essere Fuco, questo spiegherebbe anche perchè aveva chiuso le porte e aveva portato tutti in un luogo abbandonato,. Non poteva aspettare, puntò la bacchetta contro Fuco "Incarceramus!", poi, rispuntando la bacchetta al proprio collo e ripronunciando "Sonorus," cercò di farsi sentire da tutti:

Signori, dobbiamo andarcene a chiamare le autorità! Perchè ho fermato il cicciobomba? Perchè è l'unico che poteva architettare una cosa simile. Infatti nessuno sapeva chi erano gli altri invitati, quindi nessuno avrebbe potuto premeditare il delitto. Inoltre, qualche compagna o compagno di scuola non sarebbe stato in grado di fare una fattura così potente per scagliare un lampadario addosso a qualcuno, e l'unico folle che potrebbe uccidere una bambina senza motivo, è lo stesso folle che ci ha fatto venire qui in massa senza motivo, vestirci ridicolmente senza motivo e farci assistere a questo terribile spettacolo senza motivo. Quindi adesso dobbiamo aiutarci e riuscire ad uscire di qui!


Sperò sinceramente che la Ministro le desse man forte, e se non fosse riuscita a farsi ascoltare avrebbe fatto esplodere il muro tenendosi a dovuta distanza. Mors tua, vita mea

Edited by Crudelia DeMon - 5/11/2014, 16:48
 
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view post Posted on 5/11/2014, 16:26
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Your smile, fragments and gentle voice have disappeared to the moon

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Quello era solo un incubo. Un incubo dal quale presto si sarebbe risvegliata. Sì,sì. Si trattava di un sogno dovuto a tutto quello che aveva mangiato oppure lei era ancora in sala comune di fronte al caminetto e nell’aspettare che accadesse qualcosa si era addormentata, oppure. Sì, doveva essere così, il cambio di vestiti, i cosi strani, doveva essere stato tutto un sogno sin dall’inizio. Ma allora, perché stava singhiozzando? Perché cercava di non guardare là dove si trovava il corpo spezzato di una ragazzina della sua età? Quello era orribile. Quello era troppo orribile. Non poteva crederci, non voleva crederci. Era appena morta un’ospite. Ed era stata uccisa. Non poteva essere altrimenti. Il buio improvviso, il lampadario ancora incastrato in quella posizione così orripilante nelle ossa della giovane. C’era troppo sangue. All’improvviso tutto si fece più sfocato, e un forte conato le salì dallo stomaco. Stava per vomitare. Il corpo si piegò in due mentre veniva scosso dallo sforzo di tenere il cibo dentro. Rimase china per qualche secondo, la bocca semiaperta, quel poco di acido che era risalito ad invaderle la bocca. Era amaro e disgustoso. Ma al momento non le importava. Al momento l’unica cosa a cui riusciva a pensare era una: l’assassino si trovava tra di loro. Realizzata nella sua pienezza quel terribile pensiero non vomitò, quella volta non fu scossa da conati. Urlò. Urlò con quanto più fiato avesse in gola, sentendo il sapore del ferro, sentendo la gola raschiare per lo sforzo, per l’acutezza di quel gemito. Era orribile, tutto quello non poteva essere vero. Le lacrime iniziarono a scendere copiose lungo il volto. Quello che stava succedendo era troppo per lei, era troppo per una bambina di appena undici anni. Troppo. Troppo. Troppo. Troppo. Lentamente riuscì a riprendere controllo del proprio corpo e della propria mente. Dovevano capire chi era il pazzo lì dentro. Dovevano capire chi era il maniaco che aveva ucciso una ragazzina di undici anni. Immediatamente i suoi sospetti vagarono su colui che li aveva invitati lì, su colui che appena erano entrati aveva chiuso a chiave le porte. Però non poteva essere stato lui: era troppo vicino alla vittima e sembrava che il lampadario fosse stato lanciato addosso a quella. Certo, a meno che non lo avesse attirato sulla ragazza. Ancora piangendo scosse la testa. Al momento poi Fosco non era più una minaccia, visto che una strega lo aveva appena legato. Dovevano capire chi avesse lanciato il lampadario, ma come? Come? Certo. Con una magia. Il lampadario doveva essere stato lanciato o attirato verso il bersaglio con una magia. Prior Incantatio. Gliene aveva parlato suo padre quando in ufficio c'era stato uno stupido litigio che era finito con un tizio schiantato e per capire chi avesse scagliato la fattura, da quello che aveva capito stavano volando in giro un sacco di fogli, avevano usato quella magia. Se solo fosse stata in grado di praticare quell’incantesimo… Però, forse, forse c’era qualcuno in quella sala che poteva esserne in grado. Improvvisamente decisa si girò verso i propri compagni di casa alla sua sinistra e, cercando di farsi sentire solo da Jenifer e dalla professoressa vicina annunciò la sua idea.
-Jenifer! Bisogna che qualcuno capace usi il Prior Incantatio per capire chi ha ucciso quella ragazza, però subito, prima che qualcun altro o il colpevole faccia un nuovo incantesimo!-
Urlarlo sarebbe stato da stupidi, come minimo metà della gente in sala avrebbe cercato di usare quell’incantesimo e probabilmente anche il colpevole in modo da nascondere le prove… La sua unica speranza erano Jenifer e la professoressa Rose
In seguito alla modifica di Crudelia ho optato per modificare anche il mio post


Edited by pagos - 5/11/2014, 18:13
 
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view post Posted on 5/11/2014, 16:46

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

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Con immenso piacere, notò che Chrisalide, alla fine, aveva deciso di sedersi vicino a lei; doveva ammettere di sentirsi sollevata. Aveva temuto di averla ferita, prima. Del resto, non era certo quella una conversazione che si affronta tutti i giorni.
Le sorrise, gentile.

- Ma certo che puoi stare con noi...anzi, ne saremmo felici! - disse, convincente; poi si portò il calice alle labbra e bevve un altro sorso della bevanda non identificata; non era poi così malaccio, constatò con sorpresa.
Si guardò attorno, e scorse moltissimi visi che già conosceva: c'era Leah, la dolce Tassina con cui aveva condiviso tempo prima una spiacevole avventura a Diagon Alley, Elhena, un'altra Tassorosso con cui aveva avuto occasione di parlare mesi addietro sulla Torre di Astronomia, c'era persino Sirius, il Caposcuola della sua Casata; lo salutò con la mano, ma non era sicuro che riuscisse a vederla.
C'erano poi vari professori di Hogwarts, e poi l'attenzione cadde su una strana donna, eccentrica e strana; sperò vivamente che la sua pelliccia leopardata fosse sintetica. Arricciò il naso, contrariata.

- Ce n'è di gente strana qui dentro, eh? - soffiò ad Arya, sporgendosi verso di lei per non farsi sentire da nessun altro. - Voglio dire, abiti a parte. -
Si rimise composta, giocherellando con una ciocca di capelli; diede un'occhiata ai menù, ma nulla le sembrava particolarmente invitante, e preferiva passare, almeno per il momento. A dire la verità, non si fidava di nulla che fosse direttamente connesso allo strambo organizzatore, Fuco il Luminoso, si faceva chiamare.
*Pretenzioso, l'ometto.*, pensò, con un sorriso ironico; poi, con noncuranza, alzò gli occhi, e, di fronte a lei, dall'altra parte del tavolo, c'era Nathan. Le riaffiorarono in mente i ricordi di quella sera non troppo lontana, quando lo aveva visto in riva al lago e si era avvicinata a lui, e arrossì lievemente; distolse lo sguardo, perché né Arya, né tantomeno lui se ne accorgessero. Poi, sospirò e rialzò la testa; lo guardò e gli sorrise, complice. Non era il caso di dire nulla, né di sentirsi in imbarazzo. Tanto bastava.
Di colpo, senza alcun preavviso, le luci si spensero; la sala fu avvolta dal buio. Istintivamente, cercò la mano di Arya e la strinse; poi guardò alla sua sinistra, e a tentoni, cercò anche il polso di Chrisalide, per assicurarsi che fosse ancora lì; quando ne ebbe la certezza, trasse un sospiro di sollievo.
*Cosa sta succedendo?*
Sentì il rumore di bacchette che venivano sfoderate, di tentativi di incantesimi per far luce; ma nulla di tutto questo funzionò. Qualunque cosa stesse per succedere, erano impotenti, realizzò con terrore. Rimase ferma, ancorata alla sedia, il cuore che martellava nel petto. Aveva un brutto presentimento.
Poi, vi fu un tonfo sordo; qualcosa era caduto; tornò la luce.
A terra, dall'altra parte del tavolo, vi era una ragazzina; giaceva al suolo, senza vita. L'aveva notata prima, anche se non le aveva prestato più di tanta attenzione, per ovvie ragioni: era la ragazza che sedeva accanto a Nathan.
Si portò la bocca sgomenta; subito i suoi occhi saettarono a destra e a sinistra. Il colpevole era sicuramente fra loro, non c'erano dubbi. Si chiese chi potesse essere. Fuco? Troppo scontato. Poteva davvero essere così stupido da uccidere uno dei suoi invitati?
Deglutì, non sapendo bene cosa fare, finché la strada donna dalla tinta bicolor e con una passione per le fantasie animalier non parlò; la sua superficialità le fece, di nuovo, arricciare il naso. Si schiarì la voce, e, guardandola, disse, pacata, fredda, ma ferma e decisa:

- E' appena morta una ragazza, ragazza che molti di noi conoscevano, fra l'altro, e lei pensa a salvarsi la pelle senza neppure chiedersi cosa sia successo? E suggerisce di fare squadra tutti insieme, senza neppure prendere minimamente in considerazione che uno di noi, qui, è responsabile della morte della ragazza? -
Incrociò le braccia al petto, e continuò a fissarla, accigliata; nel frattempo, l'agitazione e la tensione continuavano ad affliggerla e a crearle un tumulto dentro, ma, in tutti i modi cercò di non darlo a vedere. Non era quello il momento di lasciarsi prendere dal panico. Bisognava restare lucidi e mantenere, per quanto possibile, la calma. Soltanto così, forse, sarebbero riusciti a trovare una soluzione, e, soprattutto, un colpevole.

 
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view post Posted on 5/11/2014, 16:48
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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Un tonfo, e la luce tornò. Eloise era pronta a rimettersi a mangiare, ma notò uno strano brusio, degli strani rumori provenienti dalla gente, che le fecero percepire che qualcosa non andava. Alzò lo sguardo e, con l’acutezza di un bradipo, notò che un candelabro era crollato a terra. Dall’attrarre la sua ammirazione, era diventato un mostro divelto, responsabile di un orrore indicibile.
La Lynch si alzò per vedere qualcosa in più, e ciò che notò la fece rabbrividire: c’era un corpo sotto quel candelabro. Automaticamente percorse la sala con lo sguardo, cercando di individuare se la vittima era qualcuno di conosciuto. A quanto pareva, tutti i volti familiari erano illesi. Tornando a rivolgere la sua attenzione verso la morta, vide dei capelli rossi e un corpicino piccino, e alla mente le sovvenne un volto noto. Era una Tassorosso anche lei.
Con fare inorridito, mosse qualche passo in direzione di quel corpo distrutto, ma una volta trovatasi dietro Niah non si sentì in diritto di avanzare oltre. Sarebbe stato come violare l’intimità di una morte, dirigersi con passo pesante verso una tristezza che non le apparteneva, se non in modo sottile e distaccato. Una cosa raccapricciante.
In molti iniziarono a parlare, ma fu Elhena a dare voce ai suoi pensieri, domandando se si fosse trattato di uno scherzo. Tornò a girarsi verso le compagne per evitare di vedere cotanta crudeltà messa davanti ai suoi occhi, e disse – dando voce all’ovvio:

«Ma quindi quel buio è stato un trucco dell’assassino per non rivelarsi? Dobbiamo scoprire chi è stato.»
Sicuramente, come proposto da una strega là accanto, sarebbe stato necessario interrogare il proprietario, Fuco. Le dita di Eloise vennero percorse dal desiderio di castare un incantesimo contro di lui, quasi di aggredirlo per ottenere una spiegazione di quello scempio, ma si trattenne. Oltre a non voler trarre conclusioni affrettate, lungi da lei il prendere l’eccentrico padrone come capro espiatorio.
« Io non ci ho fatto caso, ma il buio era solo dovuto alle finestre chiuse o era un buio magico creato con qualche altro tipo di incanto? Dobbiamo mettere il proprietario come primo indagato o è un sospetto come tutti noi?»
Chiese, rivolta alle sue compagne.
 
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~Bathory
view post Posted on 5/11/2014, 17:17




Doveva ammettere che quel risotto alla zucca non era stato per niente una cattiva scelta, anzi! La zucca stessa era cotta a puntino, e pareva sciogliersi in bocca all'istante.
La serpina stava gustando il primo piatto quando all'improvviso le luci saltarono. Si ritrovó paralizzata, stringendo ma forchetta. Le iridi indaco cercavan di metter a fuoco, capire cosa stesse succedendo, ma l'oscuritá era totale.
Si strinse nelle braccia intimorita nel rimembrare ricordi funesti ambientati in un buio simile ed anche allora, non aveva saputo cosa fare. Con la mano destra fece per afferrare la bacchetta, ma qualsiasi incanto tentasse, niente pareva funzionare. Strinse I denti frustrata, attendendo che la luce tornasse da sé. Chrisalide udí un tonfo, per poi esser costretta a socchiudere gli occhi per il ritorno improvviso della luce.
Quando si guardó attorno , la sua faccia pietrificó quando vide il corpo di una ragazzina schiacciato sotto il peso dell'enorme lampadario. Non era spaventata, assottiglió lo sguardo, inclinando il capo verso destra.
Era come essere protagonist a di uno dei racconti di suo nonno...
Una cena misteriosa, il buio e poi.... c'era scappato il morto...
Chrisalide sbatté le palpebre più di una volta, in silenzio, ad osservare. La sala era stata chiusa tutto il tempo, ció significava...che l'assassino era ancora lí dentro in mezzo a loro. La serpina strinse la bacchetta maggiormente, non aveva paura, il sangue fiero degli Hyde scorreva dentro di lei, e se qualcuno avesse cercato di attaccarla, avrebbe venduto cara la pelle. Si mosse solo dopo un po', raggiungendo la parete per avere le spalle coperte.
 
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view post Posted on 5/11/2014, 17:49
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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Le voci delle persone le arrivavano leggermente attutite. Aquileia doveva essere piuttosto distante dal grande tavolo, *ammesso che mi trovi ancora nella stessa stanza e non sia un altro scherzo*. Intorno a lei, solo l'oscurità impenetrabile; Lucilla finora non aveva ancora risposto, né si era fatta sentire. Se fosse stata vicino al tavolo, o almeno in quella stanza, l'avrebbe sentita, ma in quelle condizioni, Aquileia non poteva partire da sola e cercarla dappertutto, era un'impresa impossibile.
Si portò una mano alla fronte, nel tipico gesto che faceva sempre quando doveva trovare una soluzione efficace velocemente.
All'improvviso, un cigolio. Aquileia drizzò la testa.
*Una porta?*. Ma erano tutte chiuse e sbarrate, aveva visto bene... *Eppure...* Ma no, non era il cigolio del legno, era un suono diverso...sembrava... *Metallo. Una serratura?*. Forse. Forse una porta era stata aperta...ma prima che potesse pensare oltre, ecco ancora un altro cigolio come il primo, stavolta più forte. E proveniva dall'alto. *Il lampadario* realizzò. *Non faceva un rumore così forte, prima*. Forse il rumore le giungeva più definito proprio perché era più distante dal tavolo e dalla confusione. *Ma COSI' forte?*. Tese l'orecchio tentando di sentire di nuovo quel rumore.
Ma il lampadario (ammesso che fosse davvero il lampadario) non emetteva più suoni.
*No. Non mi piace per niente.*. Ora, con la schiena, ci si era messo anche lo stomaco. Rimase ancora ferma in ascolto, e quello che sentì nell'oscurità la fece trasalire.
Un sonoro schianto
-*è caduto!*-, rumore di legno spaccato -*oddio, sul tavolo*-, di cristalli in frantumi -*sì, era il lampadario*-, e... *Quello era un lamento*.
Che diamine era successo?
Corse nella direzione dello schianto, riavvicinandosi al tavolo. Non appena lo raggiunse, l'oscurità si dissolse. Aquileia si ritrovò poco distante da dove era seduta, nella direzione di Fuco, guardando verso sinistra. Alcune persone, come lei, si erano alzate, ma parecchie altre erano rimaste al loro posto e quasi nessuno si era allontanato dal tavolo. Fece scorrere lo sguardo velocemente verso destra, osservando tutti, e appena lo vide, le si gelò il sangue.
Uno dei grandi lampadari era caduto accanto al tavolo, proprio vicino al mago che lei aveva notato prima, ed era andato a colpire violentemente quella ragazzina che sembrava tanto agitata, subito prima di quell'oscurità. La ragazzina era morta, schiacciata dal peso del lampadario e dalla forza dell'urto. "Chi è stato!" gridava una ragazza. Un'altra anche gridava, mentre cercava di trattenere i conati di vomito alla vista di tutto quel sangue. Quel lampadario poteva essere caduto accidentalmente?
Forse sì...ma perché allora non lo aveva sentito staccarsi? Pesante com'era, avrebbe dovuto provocare almeno una crepa nel soffitto, e lei era distante dal tavolo...se era riuscita a sentire i cigolii, perché non il creparsi del muro?
Alzò lo sguardo verso il soffitto, individuando il punto dove prima doveva esserci stato il lampadario.
Niente crepe.
Si avvicinò al lampadario caduto per osservarlo meglio.
Niente distorsioni nel metallo.
E soprattutto, il lampadario non era caduto perpendicolarmente al punto di giunzione con il soffitto.
"E' stata ammazzata" disse fra sé. Il lampadario era stato staccato e scagliato di proposito. Ma chi diavolo poteva essere così senza cuore da uccidere una ragazzina?
Si guardò intorno. Molte persone erano già spaventate e alcuni studenti scioccati.
*Forse stanno realizzando anche loro*. Il suo pensiero corse subito a Lucilla, che ancora non si era fatta vedere, mentre guardava tra la gente. Tra gli altri, riconobbe il ragazzo che era seduto alla sua sinistra, prima che l'oscurità invadesse la stanza, e gli si avvicinò. *Forse lui ha visto la mia amica*. "Scusami" iniziò, "mi chiamo Aquileia. Lo so che non è affatto il momento adatto, ma non riesco a trovare la ragazzina che era seduta vicino a me. Tu per caso l'hai vista? Era molto impaurita e non vorrei che fosse capitato qualcosa di grave anche a lei". Dopo aver ascoltato la risposta del ragazzo, ritornò per un momento immersa nei suoi ragionamenti. *Se è stato qualcuno di noi, avrebbe dovuto usare la magia. Ma non si poteva usare alcuna magia in quel buio...a meno che le restrizioni non fossero circoscritte agli incantesimi per fare luce* ragionò. Era piuttosto assurdo...ma da qualche parte doveva pur cominciare. *Se le cose stanno così, l'unico rimedio è un Prior Incantatio. Ma ci sarà qualcuno che lo sa fare qui?*
Ad un tratto, una voce altisonante e forte invase la sala:
"Ascoltatemi tutti! dobbiamo fare squadra per uscire di qui! Cercate di venire qui alla porta e cercheremo insieme un modo per uscire! A chi non gli fa schifo, è pregato di fermare Fuco, legarlo e portarlo qui!"
Era la strega della ripassata all'entrata (che aveva provveduto a cambiarsi d'abito).

*Legare il padrone di casa?! Ma questa è fuori!*. Però su una cosa aveva ragione, dovevano almeno provare ad uscire da lì. Ma prima dovevano capire chi era stato così crudele e codardo da ammazzare una ragazzina in piena oscurità. La strega, intanto, senza nemmeno aspettare la risposta di qualcuno, aveva legato il padrone di casa e aveva iniziato una bella filippica contro di lui.
Non sapeva se era una buona idea, ma Aquileia ribattè a tutta quella fiumana isterica di parole, subito dopo che una giovane studentessa le ebbe scagliato contro tutta la propria rabbia e tensione.
"Mi scusi... ha ragione, saremmo tutti più contenti se uscissimo di qui, ma credo che sarebbe più opportuno non aizzare e impaurire tutti inutilmente, non più di quanto già lo siano. Detto ciò, la ragazza ha ragione: questo non è stato un incidente, e dobbiamo preoccuparci di trovare il responsabile dell'accaduto" *E speriamo che questa non mi casti addosso qualcosa*, pensò, tenendo a mente di avere la bacchetta sottomano.


Scusate, ho visto solo adesso che Crudelia aveva modificato il suo post e ho dovuto adattare


Edited by Aquileia Goodheart - 5/11/2014, 18:32
 
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Aaron Haderus Fenrir
view post Posted on 5/11/2014, 18:55




Un tonfo assai forte, tanto da sovrastare la confusione che dominava la sala, fece cessare quegli attimi di puro delirio. Insieme ad esso, tornò la luce, e con lei, anche una visione macabra, degna della festa che si stava svolgendo quella sera. La festa dei morti, è vero, ma chi si aspettava che qualcuno la prendesse così alla lettera. Il ritorno della luce fu accompagnato anche da qualche grida, di gente esterrefatta. Aaron si sentiva proprio così. Il cuore, non trovando via di fuga dal petto, si faceva strada dalla gola, battendo più forte che mai. La bocca aperta, delineava l' espressione incredula del giovane Tasso. Una ragazzina, che doveva avere la stessa età sua, giaceva a terra, con una gamba spezzata, probabilmente in più punti. Sopra il torace, un grosso lampadario la comprimeva. Aveva già vissuto un evento simile, aveva già visto il cadavere di una persona, quando era appena un bambino, ma ricordava ben poco di quella sera. Aaron strinse la bacchetta, che precedentemente era caduta, mentre strava prendendo una manciata di Api Frizzole dalla tasca destra. Per quel mero motivo, non poté castare un Lumos. Ma sentì che molte altre persone provarono ad enunciarlo, con scarsi risultati. Non conosceva la povera vittima direttamente, sapeva solo che, come lui, apparteneva alla Casata Tassorosso. Aaron notò che, il lampadario era stato tranciato, dopodiché, condotto alla sventurata. Non poteva trattarsi di uno sfortunato incidente. Era tutto premeditato, studiato nei minimi dettagli, l' opera di un assassino. Il ginocchio del ragazzo cominciò a prudere, quasi come un sesto senso, che lo metteva in guardia: non era al sicuro. Aaron, ancora seduto, tentò di grattarsi il ginocchio, ma non cessava. * Forse sono allergico a quello strano cocktail * Pensò tra sé. Chissà, in realtà, cosa ci avrà messo dentro quello stramboide del padrone di casa, Fuco, l' ideatore della festa. Probabilmente, molti penseranno che lui abbia a che fare con l' omicidio, ed è chiaro che dovrà, come minimo, dar risposta a molte domande. Ma sarebbe alquanto banale. Il ragazzo non ne era convinto. In effetti, arrivarono subito le prime accuse. Una donna, situata vicino alla porta, stava mettendo tutti in guardia, additando Fuco come colpevole. Facile incolpare senza evidenti prove, chiunque può osare. Già insospettito dalla fuoriuscita della donna, Aaron si chiese cosa ci facesse al portone. Sembrava tutto così surreale, che non realizzò a pieno quello che era appena accaduto. « Scusami » Una voce placò i suoi ragionamenti. « Mi chiamo Aquileia. Lo so che non è affatto il momento adatto, ma non riesco a trovare la ragazzina che era seduta vicino a me. Tu per caso l'hai vista? Era molto impaurita e non vorrei che fosse capitato qualcosa di grave anche a lei » Era la donna mora, con i capelli ricci e lunghi, che prima era seduta alla sua sinistra. Aaron non aveva idea di chi stesse parlando. Aquileia sembrava decisamente turbata dall' accaduto, e come se non bastasse, era preoccupata per quella ragazzina. Scosse la testa e rispose: « No, mi dispiace. Io sono Aaron. Mi raccomando, fai attenzione. » L' aria nella sala si fece ancora più greve. I brividi infestarono gradualmente il corpo del biondino, dalla testa, alle punte dei piedi.
 
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