~ Children should not play with dead things., {privata - pro Je'}

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Jessica A. Evans
view post Posted on 25/11/2014, 14:59 by: Jessica A. Evans






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La lezione di Erbologia si era protratta più del necessario e Jessica l'aveva intuito sentendo il familiare brontolio del suo stomaco in segno di protesta. Fame, fame, fame. Una sola parola offuscava il discorso dell'insegnate, che la Corvonero non metteva nemmeno più a fuoco. Le parole arrivavano al suo cervello sottoforma di brusio distorto, come se si fosse sintonizzata su un canale radio con frequenza imperfetta. Pregustava già il banchetto serale, visualizzando mentalmente il tavolo della sua casata stracolmo di prelibatezze e ghiottonerie, cosa che non fece altro che peggiorare la situazione, accendendole lo stomaco di fuoco vivo. Si mise una mano in epigastrio, come a voler contenere l'incendio che si stava propagando dentro i suoi visceri. Uno dei benefici del riprendere i corsi di studio era stato il ritorno dell'appetito. Aveva ripreso a consumare i pasti ad orari regolari, ingerendo un quantitativo calorico sufficiente al suo cervello e al suo apparato locomotore per svolgere le quotidiane mansioni. Quando l'insegnate congedò l'aula, afferrò rabbiosamente la sua tracolla, si mise il giubbino in pelle e uscì nella brezza dei vespri. Jessica si fermò poco lontano dall'uscio e si godette l'atmosfera serale, permettendo alla brezza di giocare con la sua chioma e di carezzarle le gote arrossate dal calore della serra. Inspirò una profonda boccata d'aria, come se ne avesse fame, ringraziando di essere nuovamente all'aria aperta. Le luci della sera prendevano il posto dei colori accesi del giorno, conferendo ai giardini un aspetto solenne e rilassante. Si incamminò per la lunga salita che conduceva alla sala grande, soddisfatta e desiderosa di addentare qualcosa di commestibile.
Ma inevitabilmente qualcosa la distrasse; poco lontano dalla sua solitaria via, c'era un'adunata rabbiosa di ragazzini, al centro della quale identificò una figura dalla chioma candida come neve fresca e immacolata. Si arresto, lentamente, rimanendo impalata ad osservare cosa stesse accadendo da una lecita e sicura distanza. Dapprima aggrottò la fronte curiosa, ma poi la sua espressione mutò, divenendo allarmata e tesa. I ragazzi si sfidavano, bacchetta spianata e sguardi ostili, e il suo non sopito istinto da Caposcuola fece capolino, spingendola ad intervenire. Fece un sospirò, lanciando malinconica uno sguardo al castello rendendosi conto che il suo appetito doveva attendere e si avvicinò circospetta al gruppo di ragazzini, rimanendo in disparte. Osservandoli uno ad uno si rese conto che erano per la maggior parte più piccoli di lei, e ringraziò il fenotipo materno per apparire innocente e impacciata, a copertura del suo discreto potenziale magico. Avrebbe ottenuto l'effetto sorpresa. Ma subito la sua attenzione venne rapita dalla tenacia della giovane ragazza dai capelli albini. L'aspetto fragile, come se potesse venir spazzata via da un colpo di vento troppo forte, veniva mascherato dalla tenacia e determinazione con cui difendeva le sue ragioni. Jessica non sapeva che cosa avesse scatenato la lite tra i ragazzi ma era pronta ad intervenire: mano rapida, esperta, fugace era già scesa all'interno della tasca a stringere il manico freddo della bacchetta e la mente era ricettiva, a cogliere i possibili esiti di ciò che aveva davanti. E poi un verso stridulo, debole, sofferente la distrasse e veloce ne cercò la fonte, identificando una piccola creatura sofferente impalata da un legnetto appuntito. L'insensatezza di quell'atto di crudeltà gratuita, riscosse qualcosa dentro di lei, rivendendosi, per assurdo, nella fragilità di quell'essere vivente. Il pipistrello agonizzante ed impaurito non era tanto diverso da lei stessa qualche anno addietro, accasciata sugli spalti dello stadio di Quidditch sfigurata permanentemente da una maledizione. Il cuore accelerò il battito, martellandole nel petto così rapidamente che quasi temette che le sarebbe sbalzato fuori e mesta sgomitò tra i ragazzini, scansandoli in malo modo, avvicinandosi offuscata dalla rabbia verso la piccola creatura al centro della folla. "Per l'amor della volta celeste!" sputò, incurante dei presenti, concentrandosi unicamente sul pipistrello agonico. Estrasse la bacchetta e si diresse a testa bassa verso la piccola creatura. Disegnò a mezz'aria un semicerchio in senso orario, dando una finale stoccata in direzione della ferita che deturpava le membra dell'animale e mentalmente lasciò che la formula dell'incanto si concretizzasse prepotentemente. *Medeor vulneratio!*.
La lesione si ricucì all'istante e il legnetto schizzò fuori, cascando a terra sotto la forza della gravità. Si rialzò in piedi, osservando la creatura riprendere vigore e svolazzare lontano dai suoi aguzzini e si impose di riprendere calma e lucidità, per evitare di scaricare le sue frustrazioni su un branco di bambini sadici. *No, Jessica, non sono i Mangiamorte che ti hanno ferita... Sono solo degli sciocchi e subdoli mocciosi, non fare stupidaggini* si ammonì, mentre si costringeva ad allentare la presa sulla bacchetta e a permettere alla circolazione di rivascolarizzare la sua mano, sbiancata dalla forza con cui stringeva la bacchetta. Non c'è niente da vedere, quindi sparite prima che possa contattare i vostri Prefetti e farvi sbattere in Sala trofei a lucidare gli ammennicoli" aggiunse con forza, facendo un ampio gesto del braccio, come a voler scacciar via la folla. Possibile che non ci fosse più buon senso al mondo? Fece un respiro profondo e puntò interrogativa lo sguardo sulla giovane dai capelli bianchi, che aveva sfidato, da sola, una folla di ragazzini, in cerca di spiegazioni.


 
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8 replies since 23/11/2014, 05:49   141 views
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