Per Aspera ad Astra

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view post Posted on 6/1/2015, 01:19
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Era giovane, certo, doveva però esserci sotto anche dell'altro, non sarebbe stato plausibile anche solo pensare il contrario. Certo, i giovani avevano i loro personalissimi pensieri, ed opinioni, guai a toccarli, e metterli in forse, ma da lì ad un silenzio di tomba ne sarebbe sempre corso parecchio. Gli Attwater cosa potevano avere mai in comune con i Babbani? Qualcosa doveva esservi, un legame, un sottile nesso che gli sfuggiva, che non aveva mai saputo, del resto, l'omniscienza sarebbe stata anch'essa terribilmente tediosa, a modo suo. Non erano Babbani, o Mezzosangue, quindi quella pista andava esclusa, eppure la conoscenza e l'interesse della giovane per quei campi del sapere erano profondi, se non del tutto insoliti, ben più ampi di quanto non avrebbe ammesso lui stesso, che in certi ambienti, era da sempre considerato un pioniere di quei rapporti sì strambi, ed eccentrici. Sarebbe mai cambiato qualcosa? La domanda taciuta e tacita di fondo sembrava essere comunque sempre quella, ed in tutta onestà non si sarebbe potuto scommettere molto sulla sua riuscita. Sarebbe davvero cambiato qualcosa, di lì a pochi anni? Perchè avrebbe dovuto? Quali cause avrebbero innestato il mutamento? Quanto era probabile una Guerra? Una nuova Grande Guerra Magica, non ce n'era sentore, ve ne sarebbero già state le avvisaglie? O forse no? Era possibile mantenere così a lungo il segreto, mobilitando tali ingenti forze, da riuscire a rovesciare in breve tempo una serie di Governi amici, prendere il controllo strisciante di una serie di alleati, e tentare il colpo gobbo, prima che risuonassero le campane d'allarme lungo le frontiere d'una ancora addormentata, e quieta Europa. Che l'Inverno stesse arrivando? Che fosse solo un'altra fase di una lunga e travagliata stagione autunnale? Che la stagione fosse palesemente fallace? Come determinarla era dubbio, incerto, le pratiche antiche, arcane, fallibili, umane. C'era una Verità superiore da conquistare, comprendere, e di cui farsi aquiliferi? Un messaggio da annunciare alla nuova epoca? Dio era nuovamente morto?
Eppure, accarrezzò improvvisamente l'ipotesi malsana che in fondo alla giovane Tassorosso potesse anche non interessare tutto quello. Era giovane, era una studentessa, un Prefetto, una nipote, come fargliene una colpa? Avrebbe mai potuto? Era compito di altri, dovevano occuparsene, era il loro uffizio ad imporglielo, avevano delle responsabilità, ed altri le avevano avute, prima di cedere il testimone, molti, troppi, contavano sul lavoro di pochi, ce l'avrebbero fatta? Il Mondo, com'era giusto che fosse, era e sarebbe continuato ad essere nelle mani di pochi, se si fossero sbagliati, tutti ne avrebbero pagato le conseguenze, con una nuova lunga Era oscura. Flussi e riflussi storici, era giusta e sana l'alternanza, per quanto palese o meno che fosse, il Ministero era influenzato, il Ministro la metà degli anni al potere un burattino nelle mani di qualcuno, un capro, un paravento per i comodi del vero potere, un simbolo, sacrificabile al momento opportuno. Era fuori dai giochi da molto, lo sarebbe rimasto, quanto salda era la presa sul potere del Ministero? Erano vere le voci di crescenti instabilità nei bassifondi? Quali rischi si andavano stratificando, ed accumulando pazientemente? Cosa c'era di vero?
E nuovamente la giovane aveva funzionato come perfetta ed efficiente ancora, era tornato sul pezzo, ci doveva tornare, nulla di più semplice, ed allo stesso tempo difficile, complesso, irrealizzabile, se non a costi proibitivi. Certo, la giovane non comprendeva appieno tutto il discorso, quanto era probabile che l'avrebbe compreso? In fondo, nemmeno lui lo comprendeva davvero appieno, sul serio, sino all'ultima stilla. Sarebbe stato possibile il contrario? Era verosimile? Qualcosa del genere era probabile? Quanto? In una qualche scala logaritmica? Molto andava oltre l'umana comprensione, giocavano tutti come ignari scolaretti sulle rive dell'Oceano della conoscenza, tentando ogni volta la sorte, rischiando il disastro, più o meno inconsciamente, confidando che la Provvidenza gliela mandasse infine buona, ancora una volta. C'era fine a quell'eterno gioco d'azzardo? Ve ne sarebbe mai stata una? Quanto la comprensione avrebbe davvero potuto aiutare la crescita magica delle nuove generazioni? Perchè in fondo era di quello che stavano discutendo, per quanto vi volessero giungere passando e prendendo la Trebisonda, e la sua tangente, comprendere per agire. Quanto era possibile impiantare Profezie? Sarebbero anche in quello davvero mai stato capaci? Quanti Ateniesi erano veri Profeti? Sussisteva davvero il rischio di allargare il problema, sino a creare una catastrofe, ponendone e minandone le fondamenta? Come poteva la giovane prendere una cantonata, muovere dal più classico dei fraintendimenti ancora una volta, ritrovare il sentiero orbato, e nuovamente pervenire alla più giusta delle possibili conclusioni, facendosi beffe del Sillogismo? Era una conversazione ai limiti del paradossale, fuori dai confini dell'umana logica? Oltre non era possibile spingersi? Le colonne d'Eracle erano ormai lontane, distanti, l'Ira del Divino era già stata destata? Avevano già peccato ampiamente di Ubris? O la redenzione era ancora in tempo?
Semplicemente ridicolo.
Sorrise, per non scoppiare a ridere, i delicati occhiali cristallini sfilati in scioltezza, trattenuti con blando fare ammonitore, quasi a volersi schiarire le idee, prima di riprendere, e cambiare l'ottica, e l'angolo di visione del Mondo. A volte era utile, altre indispensabile, talvolta del tutto inutile. Due lentiggini rosee sul naso spiccavano sul pallore del volto, alloggiamento abituale dei naselli. Una risposta. Era in debito di una risposta.


Temo che per quanto sia giunta alle giuste conclusioni, abbia mosso da premesse del tutto fuorvianti. Pur non essendo la mia materia, e pur non essendo io sicuramente un esperto, deve avermi frainteso. Gli Ateniesi pur muovendosi in questo Tempo di cui ha intuito a grandi tratti la natura, molto difficilmente avrebbero la possibilità di influenzarlo direttamente, salvo l'attivazione di Profezie dormienti, che però, badi bene, dovrebbero essere state poste da altri lì. Evocare una Profezia non è mestiere per tutti, tali Profezie dovrebbero già essere in agguato, per così dire, e solo un Profeta ne avrebbe potuto avere la facoltà, e mi sento di escludere la possibilità di avere un Profeta tra gli Ateniesi. Certo, non posso escludere la possibilità che risalire la corrente del Tempo, possa marginalmente interferire con l'attuale Presente, per il tramite delle Profezie, ma son circostanze piuttosto rare, che possono essere trascurate. Mi segue? Tornando al Tempo X, e seguendo, o meno, il flusso degli Eventi, il nostro Presente non ne risentirebbe comunque, a meno che facendo ciò venisse attivata una Profezia sino ad ora dormiente, su quel ramo del tempo, ma se tale Profezia fosse essenziale per lo sviluppo del nostro presente, il Tempo e la Storia avrebbero imboccato sicuramente un altro ramo, dal momento che stiamo pur sempre parlando di eventi di centinaia d'anni fa, e non potendo attendere tutto questo tempo prima della loro attivazione, la Storia avrebbe nel frattempo con ogni probabilità preso un'altra piega. Ciò nonostante, il condizionale è d'obbligo, comprenderà bene, considerando la complessità della materia. Gli Ateniesi si limitano a dare una sbirciatina, risalendo per breve tempo la corrente, nulla di troppo invadente da urtare gli equilibri, ma non per questo privo di rischi, come potrei garantirglielo, del resto?

Tutto e niente, ancora una volta?
Eppure, molto era stato detto.


Ad ogni modo, non credo che debba preoccuparsene troppo, mademoiselle.
Son dettagli che per quanto rilevanti, una volta fatta la frittata, perdono parte del loro fascino, al suo ritorno dalle vacanze invernali, avrà luogo il primo incontro, ne riceverà tutte le informazioni del caso, se avrà voglia, potrà decidere di partecipare, diciamo così. Ovviamente non sarà una passeggiata, ma mi sembra sufficientemente intelligente da farcela.


Certo, c'era dell'altro.
Ma c'era sempre dell'altro.
Che vi fosse un'ulteriore domanda?
Degna di nuove attenzioni, ed una risposta?

 
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view post Posted on 8/1/2015, 20:29
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Tra errori di espressione tra significante e significato, tra sostanza e forma, tra ciò che si diceva, ciò che si desiderava dire e ciò che l’interlocutore effettivamente percepiva di volta in volta, da un punto di vista esterno la conversazione non era stata eccellente. Almeno per quanto riguardava Elhena.
In lei si agitavano due forze contrapposte: il desiderio di sfidare Peverell e, soprattutto, se stessa per dimostrare il proprio valore intellettuale si scontrava con l’istinto di incassare la testa nelle spalle, distogliere lo sguardo, borbottare un paio di scuse tra i denti e arrossire di una tonalità sempre più accesa man mano che il docente di Storia puntualizzava le sue comprensioni.
E se nel dibattito sul rapporto tra i Maghi e i Babbani, la Tassina era restia, sul piano delle convinzioni personali, a cedere terreno, ad inchinarsi di fronte al torrente di parole di Peverell, così complesse, arzigogolate, intrecciate in fitte volute che stringevano la mente come l’edera fa con le piante, il discorso sul Tempo era tutt’altra faccenda.
Lì, la Tassa si era salvata in corner. In caduta libera, come uno scalatore la cui corda si rompa, aveva teso le mani – metaforicamente parlando –verso la parete rocciosa, verso il proprio bagaglio di conoscenze, sperando che fosse sufficientemente solido da sostenerla, alla ricerca di possibili appigli che le impedissero di sfracellarsi sul fondo aguzzo della propria, lampante, ignoranza.
Metri di caduta. Poi ecco un’intuizione, una sporgenza, una liana a cui aggrapparsi e su cui fare forza per ricominciare la salita, per raggiungere la terrazza più vicina e lì riprendere fiato, prima di riattaccare la montagna con un unico obiettivo: la vetta. Si illudeva di avere il lusso di tirare il fiato e di aver trovato la via, ma Peverell era sempre arrivato a sottrarle tutti gli appoggi. Be’, quasi tutti. Qualche intuizione di Elhena, per fortuna, si rivelò corretta. Altrimenti sarebbe stato un fiasco totale. Lo stesso Peverell, in improvvisi slanci verso la collaborazione, era propenso a seminare indizi – metti il piedi lì, la mano là – ma per la ragazza essi non erano mirati. Cioè, non erano del tutto chiari. Quasi nulla di quanto uscito dalla bocca dell’anziano Mago era stato limpido, schietto e lineare, sempre avviluppato da avverbi e aggettivi, come una rassicurante coperta di Linus.
Questo, almeno, era ciò che Elhena aveva percepito di minuto in minuto. Non negava che tale sensazione derivasse molto da come lei si rapportava con gli estranei – male, in generale – e che la sua timidezza congenita tendesse ad ingigantire tutte le minuzie in enormi rimproveri nei suoi confronti. Forse era l’imperturbabile placidità di Peverell a metterla a disagio, l’impossibilità di sapere che cosa stesse davvero pensando, quanto la sua cortesia fosse sincera e quanto solo una maschera di finta educazione. Come la considerava? Una sprovveduta capace unicamente di mescolare, nemmeno troppo bene, informazioni raffazzonate oppure una giovane intelligente e colta, con la potenzialità di evolvere?
Solo il tempo avrebbe saputo dirlo.
Eppure Elhena non avrebbe potuto negare di percepire come un muro di vetro – o gomma – che attraversava la cattedra, separando la sua sedia e quella del docente. Ogni tanto riusciva a scalfirlo abbastanza perché qualcosa, una battuta, passasse e raggiungesse le orecchie dell’altro (e viceversa), ma durava poco. Lotta si chi si dimenava nelle sabbie mobili.
In fondo era tutto un gioco. Anzi, una lotta. Una lotta senza spargimenti di sangue, ma non per questo meno violenta. E in una lotta bisognava combattere, senza arrendersi, nonostante si fosse stati spinti all’angolo. Nonostante il divario di esperienza tra noi e l’avversario.
“Ah, ora è più chiaro” rispose alla spiegazione di Peverell. Secca e asciutta. In realtà era lungi dall’aver compreso tutto con la massima limpidezza, ma rispetto al buio in cui brancolava prima era già un bel passo avanti. E forse era inutile insistere su quel punto, perché una risposta netta non era prevista. Non per lei. Non in quel momento. Avrebbe dovuto toccare con mano, immergersi anima e corpo nei misteriosi viaggi della Scuola di Atene, e verificare con i suoi occhi. Solo allora avrebbe potuto formarsi un’opinione genuina sull’argomento, non filtrata dai pareri altrui, non importa quanto eruditi. Il mondo della Magia era lotta.
Una mente attiva non poteva esistere in un corpo che non fosse altrettanto forte e la Tassina desiderava diventare forte. Non dover più vergognare di se stessa o della propria debolezza, in un universo che, nonostante tutte le bugie, non era in pace. Non era sicuro.
Viaggiare nel Passato, in qualsiasi misterioso modo lo facessero gli Ateniesi, per comprendere anche il Presente? Comprendere le ragioni della situazione attuale, fin dove si estendevano le radici dell’albero del Tempo e da quale terreno traevano nutrimento, forza o veleno che fosse.
E infine, quando cominciava a pensare che non sarebbe successo, giunse l’invito. Velato, ma presente. Quasi insperato. In grado di accendere un poco la sua autostima. Oh, avrebbe dimostrato che non era solo “sufficientemente intelligente”.

“Sarei felice di partecipare, salvo imprevisti dell’ultimo minuto, si intende. La ringrazio per il Suo tempo, la Sua fiducia e per l’opportunità che ha deciso di offrirmi.”
Rimase in silenzio per qualche secondo, indecisa su cosa fare, se aspettare il congedo di Peverell o prendere in mano la situazione, ringraziare un’ultima volta e andarsene. Infine optò per la seconda ipotesi. Spinse all’indietro la sedia, che grattò sul pavimento di pietra, si alzò e, con un lieve cenno del capo, indietreggiò verso la porta. Cominciava ad avvertire l’oppressione dell’ambiente, man mano che in lei si diffondeva la stanchezza cerebrale per la complicata discussione sostenuta fino a quel momento e il desiderio di rifugiarsi da qualche parte dove avrebbe potuto rimanere da sola a ricaricare le batterie.

“Le auguro un buon proseguimento di serata” salutò. Avrebbe aspettato la risposta del docente, per poi abbassare la maniglia e scivolare al di là della porta, nel corridoio. Molte domande erano rimaste senza risposta, a volteggiare a mezz’aria come falene notturne, ma tutti i pezzi sarebbero andati al loro posto. A loro tempo.
Chissà, magari poteva anche permettersi il lusso di cedere all’euforia e al dolce sapore del successo.


Eee, fine! Almeno per me. XD
 
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view post Posted on 10/1/2015, 02:14
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Tutto era già stato deciso, tutto era già scritto, era solo una questione di giusta ed opportuna scelta dei tempi, di saper cogliere quei piccoli piaceri che venivano ed andavano tra una cosa e l'altra, tra una noia, ed una qualche inaspettata gatta da pelare. Eppure, quanto di quello che già era stato scritto fosse noto, non era dato saperlo a tutti, era interessante per quello, era divertente, sfizioso, abbarbicarsi in poltrona, armati di interesse e The, assistendo allo spettacolo, senza muovere un dito, sordi a tutto e tutti, nell'impossibilità di fondo di fare alcunché per molti versi. Crudeltà? Sevizia? Infamia? Menefreghismo? Poteva essere letto in molti modi, con una certa indifferenza era bene lasciar fare, generazioni e generazioni di letterati si erano scornati su qualcosa di terribilmente simile, il Laissez faire in fondo, cos'era? Solo, certo, applicato ad un altro campo, con un'altra finalità, ma l'essenza era la stessa. Giunti a determinati traguardi, era inevitabile maturare determinate conclusioni, il resto sarebbe venuto da sé. Eppure, perché aspettare che la giovane decidesse di andarsene, per sollevarla infine di quel peso? O forse non era quello il punto? Che se ne andasse, proprio perché sollevata di quel peso? Avrebbe quindi oggettivamente dovuto, in tutta onestà, sollevarla sin dall'inizio, come in fondo aveva deciso già di fare, o avrebbe dovuto rimandare ancora? Se era possibile catalogare, e collezionare genomi umani, ne sarebbe stato tra i primi cultori, lo faceva per diletto, avrebbe continuato a farlo, anche se in fondo poteva non essere la più nobile e la più utile delle occupazioni, dieci minuti ed aveva già preso la sua decisione, che dovesse forse rivelarglielo, infine? Quante clessidre si erano giocati, prima del poker d'assi? O magari più banalmente un tacito silenzio? in fondo, si era divertito, a modo suo, quanto scossa ne era uscita la giovane? Certo, una questione d'abitudine, e lei non lo era, per forza di cose. Da qualche parte si sarebbe pur dovuto iniziare, e perché sentirti in colpa, di qualcosa, che in fondo, non ne aveva? Non l'aveva chiamata lui, non aveva pendenze, non aveva ancora pubblicato l'articolo che avrebbe presto finito di scrivere, si era presentata sponte sua, ed a modo suo, era anche finita con l'ottenerlo, con un'innata leggerezza, quasi come se in fondo, fosse scontato dal momento in cui era entrata. Quale sarebbe potuto essere un possibile finale alternativo? Era concepibile? Sussisteva la possibilità? Se ve n'era, non l'aveva certo vista, ed a che pro farlo? In fondo, era quello che cercava, forse anche di più.
Lo sfregare del legno sulla pietra sembrò passare sotto silenzio, c'era ancora qualcosa in agenda? Quel qualcosa che sino ad allora aveva giocato prima a rimpiattino, e poi a nascondino, era destinato ad emergere? In fondo, qualcosa a suo tempo era stato nominato, certo, un eccellente assist, un allungo propizio, una cosa tira l'altra, e via? Ma era anche vecchio, aveva doppiato l'età pensionabile di buona parte del mondo mediterraneo, ma non demordeva. C'era qualcosa, e quel qualcosa sarebbe saltato fuori.
Certo, la sommossa della sedia aveva fatto scattare il conto alla rovescia. Quanto avrebbe potuto protrarre il silenzio, prima che diventasse troppo imbarazzante per entrambi? Istintivamente, quasi a voler prendere tempo, tornò al The, come pretendere una risposta, da qualcuno impegnato in attività un filo più frivole? Secondi preziosi, sotto lo sguardo inflessibile dell'ormai ridestata attenzione del nobile volatile, ultimo giudice di quella che sarebbe comunque stata un'altra Storia. Volatile, che era anche l'aggancio tanto agognato, l'anello mancante, l'ultimo tassello di quel mosaico!
Aprì lesto l'ultimo cassetto della scrivania, estraendo un libello, poggiatolo sul piano ormai sgombro da lavoro, per quanto potesse tale parola suonare così stramba su certe labbra, destra ormai libera, afferrò la piuma, ed aperta la copertina di candida pelle bianca, autografò la copia, non senza una certa soddisfazione. In fondo, una lettrice, era pur sempre una lettrice! Richiusa la copia, lasciò che fluttuasse verso la porta, ormai raggiunta dalla giovane Tassorosso, in procinto di dipartirsene. Ce l'aveva fatta. Ce l'avevano fatta. Un sospiro di sollievo? Forse sarebbe stato troppo. Quello sì, per certi versi, per altri forse no. Come se la fosse cavata la giovane a modo suo aveva del miracoloso, come se la fosse cavata a sua volta del rocambolesco. Dei sopravvissuti? Molto era stato detto. Molto sarebbe stato fatto?
"Apologia di un'Ingiustizia, di Ignotus Albus E. Peverell" un libello non troppo pretenzioso, interamente bianco, le lettere argentate incise sulla costola con il titolo, timoroso di occupare troppo spazio, rattrappito su sè stesso, chiuso nelle profondità del proprio essere, meditando sulle parole ivi racchiuse. Galleggiava, lì a mezz'aria, in attesa di essere afferrato, pronto al migliore dei molteplici utilizzi possibili: era un libro, o solo un libro?


Il piacere è stato mio, mademoiselle Attwater, non avere problemi pendenti giova incredibilmente al conversare. Un omaggio per lei, una lettura che potrebbe trovare... interessante? E ne avrà ancora per qualche tempo l'esclusiva, non è ancora edito nelle librerie. Le auguro una buona serata, ed un buon Natale, qualora non dovessi rivederla.

Ironizzò tranquillo, prima di un ultimo fugace sorriso alla giovane che si congedava.
Doveva tornare a sovrintendere all'apparecchiatura della scrivania, c'era del lavoro da sbrigare, una ricerca da ultimare, ed una bozza almeno da iniziare. Era vecchio, certo, ma non ancora tocco. Alcune cose andavano fatte, per le altre si sarebbe anche potuto tergiversare il necessario, non c'era fretta.
Aveva trovato la prima, ad un buon prezzo.
Un buon bilancio, in fondo.


Liberi come fringuelli!
Tieni conto che il libro non costituisce Mana aggiuntiva, per il resto è tuo.
 
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