Five O' Clock

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Horus Sekhmeth
view post Posted on 29/1/2015, 17:13 by: Horus Sekhmeth
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Horus R. Sekhmeth

~
BKGhiFR
Ed ecco che l'arzillo vecchietto, dopo un'ultima passata di spolverino sulle antiche mensole, non mancò di dimostrare la sua gentilezza e la sua classe, con il diniego previsto dal Tassino: nessun cenno di imbarazzo, nessuna difficoltà, forse un tono troppo alto, magari dato dall'entusiasmo. Horus si limitò ad annuire, spostando educatamente lo sguardo dalla figura rialzata —intenta a scender le scale a mo' di scalata dell'Everest— per osservare i magnifici vetri colorati delle finestre a sesto acuto. Quel particolare elemento architettonico gli ricordò quelle antiche cattedrali dell'epoca gotica che tuttora si trovano sparse per tutta l'Inghilterra, la Scozia e l'Irlanda (questo, per volersi limitare alla sola Gran Bretagna). Ah, quanto avrebbe desiderato andare a farsi un giro per tutti quei fantastici posti: pur non condividendo la fede cristiana, cattolica o protestante che fosse, Horus aveva sempre riconosciuto che i luoghi di culto religioso spesso e volentieri erano grandiosi per arte e costruzione. E poi, inaspettatamente, mentre Horus era perso nei ricordi e nelle immagini di vecchi libri di storia dell'arte, le finestre si chiusero, mettendo fine alla piacevole brezza che rinfrescava (e arieggiava, con tanti ringraziamenti del giovane) l'ufficio. Il Caposcuola, dunque, si voltò, constatando che l'anziano uomo si era infine riappropriato della sua quota standard e di un elegante mantello viola che, una volta indossato, rendeva Peverell nuovamente il professor Peverell. Inevitabilmente, alla sua affermazione, Horus sorrise nuovamente, annuendo con un leggero cenno del capo.
« Non posso che darvi ragione, Professore. Buffo il Tempo e la sua percezione, di questo ormai siamo tutti a conoscenza, ma rimango sempre stupito al riguardo. Mi auguro che anche la nostra intervista risulterà piacevole tanto da ingannarlo. » Sottile allusione? Forse, chi poteva saperlo. Del resto era opinabile il divertimento e di conseguenza, anche la velocità del tempo. Horus non avrebbe mai definito troppo divertente una pulizia con il naso sempre avvolto da nuvolette di polvere, ma d'altronde, Peverell avrebbe potuto definire quell'incontro come una noia mortale, ora che era stato sottratto al passatempo pomeridiano di quel giorno.
« A proposito di tè, professore. La vostra fama di cultore di questa bevanda vi precede ormai dovunque. Vi ho dunque portato un pensiero di bentornato, in un certo senso, fra queste mura. Ammetto un po' in ritardo, ma ho trovato che questa fosse l'occasione propizia. » Annunciò, una volta che si fu accomodato sulla morbida poltrona offertagli. Con delicatezza, Horus aprì la borsa che si era appoggiato sulle gambe, ed estrasse la scatolina di legno. L'appoggiò con cautela sulla scrivania, lasciando al docente il piacere di aprirla. Una volta che l'uomo l'avesse presa fra le mani, sollevando il coperto intarsiato di eleganti motivi geometrici, avrebbe scoperto al suo interno dei piccoli scomparti, sei per la precisione, al cui interno c'erano delle foglie essiccate dall'intenso sentore di tè nero, ananas, ed altre spezie.
« È una delle mie miscele preferite, proviene dall'Africa. Tè nero africano, ananas, karkadè e un pizzico di rooibos. E quando vorrete provarlo, ve lo consiglio con un goccino di latte, senza limone o zucchero. » Spiegò, con naturalezza. Quella miscela proveniva direttamente da una vastissima collezione di sua madre che, del resto, aveva tramandato la sua passione per la bevanda al figlio, insegnandogli a gustare diversi tipi di miscele con questo o con quell'altro metodo. A dirla tutta, anche ora che si trovava davanti l'uomo, pur essendo conscio dei modi affabili del docente, e sicuro che egli non gli avrebbe mai sputato in faccia il tè che lui gli aveva regalato, Horus sentiva ancora una punta di titubanza per quella scelta così... particolare. Avrebbe potuto portare il classico Earl Grey o un Royal Blend, che tanto stava bene con quel goccio di latte in più. Eppure... aveva osato, se così voleva dire. Del resto, poteva essere un assaggio di quel colloquio-intervista che Horus, sperava, si rivelasse fruttuoso, curioso, incoraggiante e tanti altri epiteti che preferiva tacere, più che altro per non deludere le sue aspettative.
*Ma questo, dipende anche e soprattutto da me.*
Si rimproverò, estraendo dalla borsa anche la sua piuma scarlatta prendi-appunti e autoinchiostrante e il preciso blocchetto di pergamena. Per un secondo, un lampo di indecisione lo trapassò da parte a parte: doveva, poteva cominciare? Poi, tuttavia, la curiosità ebbe la meglio ed Horus diede quel cosiddetto... La.
« Mentre magari preparate il tè, in cui mi unirei a voi, se non vi dispiace, nel degustarne una tazza, posso chiedervi da cosa deriva questa ormai vostra leggendaria passione, tra le tante altre passioni? Andate pure tranquillo, se preferite prima preparare il tutto. Comprendo la minuzia di certe cose. » Si azzardò a chiedere, con scioltezza, ma con un pizzico di umiltà. Non voleva certo pressare l'uomo, ma i silenzi sanno essere piuttosto imbarazzanti, anche durante la preparazione del tè che, di fatto, poteva esser sacra. Meglio provare a suonare una nota, in attesa di sentirne un'altra: il suo eco avrebbe certamente riempito l'intervallo di tempo necessario, risuonando piacevole.

The Time you enjoy wasting is not wasted time.»

 
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