Five O' Clock

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Horus Sekhmeth
view post Posted on 30/1/2015, 20:39 by: Horus Sekhmeth
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Horus R. Sekhmeth

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BKGhiFR
Horus si limitò a sorridere con pacatezza nell'osservare la reazione dell'uomo intento a scoprire il contenuto della scatola regalatagli. Fu quietamente soddisfatto quand'egli gli rivelò che, con molte probabilità —e andava bene così, preferiva non arrischiarsi a chiedere al misterioso assistente scomparso poco prima dietro una porta—, era stato il primo a regalargli una miscela di tè, anziché un libro. Certo ci aveva pensato, ma aveva come l'impressione che l'uomo avesse letto più o meno ogni libro esistente sulla terra. Al contrario, invece, capì la citazione di Peverell e decise di rispondere: poteva essere un'allusione quella del docente? Decise di non volerlo sapere.
« In realtà, dice molto. Non posso dire di essere un gran cultore di Dante, ma lessi un libro con varie citazioni sul Tempo e fra questi, c'era anche quella da Voi espressa. » Leggermente, il sopracciglio sinistro si incurvò, nascosto dai ciuffi lunghi della frangia. « Sebbene il concetto di sprecar tempo possa avere una valenza decisamente negativa, spero non sia questo il nostro caso. Del resto, tanto per fare un esempio più... in tema, si può dire che lo sprecar Tempo sia quasi come un buon momento del tè: conoscere raffinate miscele e viaggiare per esse a volte potrebbe risparmiarci dall'usarle, giudicandone l'uso uno spreco in paragone al tempo (e danaro) perso per recuperarle. Eppure, bevendo quel tè, consumarlo, ci fa comprendere che sì, abbiamo effettivamente perduto tempo e miscela, ma che ne è assolutamente valsa la pena. » Ammise, candidamente, aggiungendo un pensiero decisamente estemporaneo. Ma c'era un'espressione pronunciata dall'anziano docente che ad Horus non sfuggì e che, anzi, quasi attendeva. Con discrezione, segnò un piccolo trattino sulla pergamena: era solo un mero memorandum, ma era certo che l'avrebbe sfruttato.
Ascoltò con attenzione il racconto dell'uomo, scrivendo qualche parola chiave, tanto per non perdere il filo, e affidando la conversazione alla sua buona memoria. Era come una lezione, un insegnamento individuale per comprendere colui che aveva davanti. Scrisse, appuntò, ma soprattutto sentì ogni tono, ogni titubanza, ogni esaltazione. Motivi banali, che poteva immaginare, eppure al contempo, affascinanti: i Peverell erano un'antica Casata e mai Horus avrebbe immaginato che Ignotus fosse l'ultimo. D'improvviso s'accese anche la curiosità per quella misteriosa figura di cui l'uomo aveva parlato: era in un certo senso... strano, pensare ad un giovane Peverell dalla mente libera, ma pronta come una spugna, inizialmente vuota e poi riempita a mano a mano dall'esperienza, dalle persone, dagli incontri, dai libri e da una miriade di altre cose. E questo, era un classico errore dei giovani e degli stessi adulti: dimenticare che una volta anche i vecchi erano stati fanciulli. Tuttavia, questi pensieri vennero interrotti dal curioso servizio da tè presentato da Peverell qualche momento prima: delle tazzine in ceramica blu e bianca incantate al punto da svolazzare pigramente in aria. Horus sorrise, lanciando loro un'occhiata incuriosita. A proposito di storia dell'arte, il motivo del servizio da tè gli ricordò quei vasi cinesi dell'epoca Ming; probabilmente condividevano la stessa origine.

« Davvero interessante.» Esordì, osservando divertito la zuccheriera così arzilla e volenterosa di sparger zollette per tutto l'ufficio. « Una tazzina e... niente zucchero per favore! » Si rivolse, con cortesia, al bislacco servizio. Si sentì quasi in colpa per quella povera zuccheriera che non avrebbe potuto assolvere il suo compito, ma d'altronde il tè puro era ciò che più preferiva. Raramente il latte (e solo in alcune miscele), mai il limone. Quando la tazzina giunse svolazzando, Horus la prese e la portò alle labbra, sorbendo un sorso di quella deliziosa bevanda: scivolò calda e vellutata nella sua gola, riscaldandolo e procurandogli un piacevole senso di benessere in grado di sciogliere i nervi ancora anchilosati.
« Davvero delizioso, professore. Il tè, il racconto, il servizio, soprattutto. In realtà, no, non penso affatto sia banale e "solito" e mi riferisco al suo discorso e alla miscela scelta. In realtà, trovo, che spesso il banale e l'abitudine intercorrano a rovinare quella sorta di routine che in fin dei conti apprezziamo e ci fa ritrovare in momenti di caos. Certo è che è sicuramente insolito recarsi per lande lontane alla ricerca di miscele di tè. Ammetto sia comunque molto affascinante, non mi dispiacerebbe, più in là, affrontare certi viaggi. » Convenne, bevendo un altro goccino e stringendo più saldamente la piuma scarlatta.
« Ma ditemi: alla Gazzetta, anticipando il vostro ritorno, avete proprio citato un viaggio in Oriente. Questo curioso servizio da tè, la miscela e la voglia di sentirvi giovane vi han spinto fin lì e a lasciare, in completa privacy certamente, la Gran Bretagna, salutando i vostri posti di lavoro e Hogwarts, fra le altre cose? Senza dimenticare le ricerche che avete ovviamente citato. » Domandò; ah ecco, forse era lì nascosto un quesito insidioso, magari anche scomodo, ma pur sempre dovuto.
Horus doveva cercare di non dimenticare il motivo principale della sua visita, sebbene fosse piuttosto difficile non andare a parare su un discorso assai più ampio, cogliendo citazioni, spiegandole e disquisendone al riguardo. Nuovamente, quasi si pentì di quella scelta, di quel colloquio-intervista che poteva porre dei paletti oltre i quali Horus non poteva andare, eppure non si biasimò. Era un assaggio, si tranquillizzò: se non si fossero mandati a quel paese a vicenda, se il tempo sprecato, in realtà, non fosse stato giudicato affatto sprecato come quel tè di cui lui stesso, prima, aveva accennato, allora sarebbe certamente tornato, più curioso di prima, più interessato di prima, più avido di prima.


The Time you enjoy wasting is not wasted time.»

 
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